Angelo Poliziano L'apparizione di Simonetta - Palumbo Editore
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parte quarta L’età delle corti: la prima fase<br />
della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />
T6<br />
on line<br />
52 Spesso vengo a svagarmi (mi <strong>di</strong>porto) in questo luogo<br />
(loco), vengo (vegno) qui tutta soletta a passeggiare<br />
(soggiornar); questo [posto] è un dolce rifugio<br />
(porto) per i miei (de’ mia) pensieri, qui mi attirano<br />
(m’alletta) l’erba e i fiori, [e] l’aria (aier) fresca; [la<br />
strada per] tornare da qui (quinci) a casa (magione)<br />
mia è breve (accorto), [io,] <strong>Simonetta</strong> mi trattengo<br />
(mi <strong>di</strong>moro) lieta qui all’ombra, [e vicino] a qualche<br />
sorgente (linfa) limpida (chiara) e rinfrescante (fresca),<br />
e spesso in compagnia <strong>di</strong> qualche (d’alcuna)<br />
fanciulla (ninfa).<br />
53 Nei giorni (tempi) festivi (ociosi = oziosi), quando [il]<br />
nostro lavoro (fatica) s’interrompe, io sono solita (soglio)<br />
andare (venire) presso [i] sacri altari [: in chiesa]<br />
nelle vostre chiese (tempî) insieme (fra) alle altre<br />
donne [e] con gli ornamenti (pompe) <strong>di</strong> rito (usate);<br />
<strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong> ~ L’apparizione <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
52<br />
Sovente in questo loco mi <strong>di</strong>porto,<br />
qui vegno a soggiornar tutta soletta;<br />
questo è de’ mia pensieri un dolce porto,<br />
qui l’erba e’ fior, qui il fresco aier m’alletta;<br />
quinci il tornare a mia magione è accorto,<br />
qui lieta mi <strong>di</strong>moro <strong>Simonetta</strong>,<br />
all’ombre, a qualche chiara e fresca linfa,<br />
e spesso in compagnia d’alcuna ninfa.<br />
53<br />
Io soglio pur nelli ociosi tempi,<br />
quando nostra fatica s’interrompe,<br />
venire a’ sacri altar ne’ vostri tempî<br />
fra l’altre donne con l’usate pompe;<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
La struttura dell’ottava L’*ottava <strong>di</strong> <strong>Poliziano</strong> ha una musicalità<br />
calma ed equilibrata. Struttura metrica e struttura sintattica<br />
tendono a coincidere, la misura del verso corrisponde quasi sempre<br />
a una porzione precisa <strong>di</strong> senso, con la conseguente assenza <strong>di</strong><br />
*enjambements. L’ottava si regge su un equilibrio bilanciato, su un<br />
complesso sistema <strong>di</strong> pesi e <strong>di</strong> contrappesi: al suo interno appare<br />
infatti frantumata in una successione <strong>di</strong> dettagli e talora persino <strong>di</strong><br />
piccoli episo<strong>di</strong>. Si veda l’ultima ottava qui riportata (54), de<strong>di</strong>cata allo<br />
scendere della sera: i primi sei versi colgono ciascuno un parti-<br />
I topoi Troviamo in questo episo<strong>di</strong>o un vero e proprio repertorio<br />
<strong>di</strong> *topoi letterari: il locus amoenus della natura fiorita, la caccia,<br />
la cerva-ninfa, le metamorfosi (la cerva-ninfa-<strong>Simonetta</strong>), Amore<br />
che scaglia la freccia, la primavera associata alla bellezza femminile.<br />
Situazioni ovi<strong>di</strong>ane, dantesche (nella rappresentazione <strong>di</strong><br />
ma affinché io (perch’io) possa sod<strong>di</strong>sfarti (t’adempi)<br />
in tutto il [tuo] grande desiderio (desir) [: sapere<br />
se la fanciulla è <strong>di</strong>vina o mortale] e possa sciogliere<br />
(tolga) il dubbio che assilla (rompe) [la] tua mente,<br />
non ti meravigliare (meraviglia...non prender) delle<br />
mie tenere bellezze, [poi]ché io sono nata nel grembo<br />
<strong>di</strong> Venere [: in riva al mare]. <strong>Simonetta</strong> <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appartenere<br />
alla stessa società cui appartiene Iulio: frequenta<br />
infatti le chiese fiorentine vestendo gli abiti<br />
lussuosi richiesti per tra<strong>di</strong>zione nei giorni <strong>di</strong> festa. Meraviglia…a<br />
Venere: la bellezza della donna non deve<br />
far stupire il giovane: ella è infatti nata a Genova, quin<strong>di</strong><br />
in riva al mare; e dalle onde del mare è nata anche<br />
Venere, dea della bellezza. Tenere: l’agg. si riferisce<br />
alla giovinezza <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong>.<br />
54 Ora, dal momento che (poi che) il sole abbassa (in<br />
3<br />
ma perch’io in tutto el gran desir t’adempi<br />
e ’l dubio tolga che tuo mente rompe,<br />
meraviglia <strong>di</strong> mie bellezze tenere<br />
non prender già, ch’io nacqui in grembo a Venere.<br />
54<br />
Or poi che ’l sol sue rote in basso cala,<br />
e da questi arbor cade maggior l’ombra,<br />
già cede al grillo la stanca cicala,<br />
già ’l rozo zappator del campo sgombra,<br />
e già dell’alte ville il fumo essala,<br />
la villanella all’uom suo el desco ingombra;<br />
omai riprenderò mia via più accorta,<br />
e tu lieto ritorna alla tua scorta».<br />
Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese, La letteratura come <strong>di</strong>alogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> E<strong>di</strong>tore]<br />
capitolo III<br />
Firenze nell’età <strong>di</strong> Lorenzo<br />
basso cala) le sue ruote [: tramonta], e da questi alberi<br />
(arbor) scende (cade) un’ombra più lunga (maggior),<br />
già la cicala stanca lascia il posto (cede) al<br />
grillo, già il rozzo conta<strong>di</strong>no (zappator) si allontana<br />
(sgombra) dal campo, e già il fumo si alza (essala)<br />
[dai comignoli] delle case in alto (dell’alte ville), [e]<br />
la conta<strong>di</strong>nella (villanella) apparecchia (ingombra =<br />
riempie) la tavola (el desco) al suo compagno (uom);<br />
io riprenderò ormai [la] via più breve (accorta) [per<br />
casa] mia, e tu ritorna felice (lieto) alla tua comitiva<br />
(scorta)[<strong>di</strong> cacciatori]. Avvicinandosi la sera, <strong>Simonetta</strong><br />
decide <strong>di</strong> tornare a casa e invita Iulio a ricongiungersi<br />
ai suoi compagni <strong>di</strong> caccia. ’L sol…cala: il<br />
sole veniva raffigurato come una <strong>di</strong>vinità alla guida <strong>di</strong><br />
un grande carro. La stanca cicala: la cicala canta tutto<br />
il giorno e al tramonto è quin<strong>di</strong> stanca.<br />
colare <strong>di</strong>verso che talora assume l’aspetto <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o, seppure<br />
minimo: il sole che cala, l’ombra che cade più grande dall’albero, il<br />
grillo che subentra alla cicala, il conta<strong>di</strong>no che lascia il campo, il fumo<br />
che sale dal tetto della casa, la conta<strong>di</strong>nella che prepara la cena.<br />
Questa struttura analitica dell’ottava dà risalto a ogni singolo<br />
dettaglio, ma tutti i particolari vengono poi riassorbiti dall’atmosfera<br />
unitaria <strong>di</strong> armonia e <strong>di</strong> musicalità che pervade ogni stanza. Il<br />
realismo dei dettagli viene così stemperato e sfumato, ricondotto a<br />
una superiore sintesi espressiva.<br />
<strong>Simonetta</strong> con i fiori c’è un’eco <strong>di</strong> Matelda nel Purgatorio), stilnovistiche,<br />
petrarchesche (la rappresentazione della fanciulla fra<br />
i fiori e le «chiare e fresche linfe» sono calchi <strong>di</strong> «Chiare, fresche<br />
et dolci acque») vengono riprese e rielaborate, assumendo nella<br />
poesia <strong>di</strong> <strong>Poliziano</strong> un tono nuovo.