maggio 2009 - Società Filosofica Italiana
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filosofo. C’è oltre tutto da diffidare di un carisma che spesso va a sostenere una didattica<br />
molto personalizzata, intesa a esporre il pensiero dell’insegnante piuttosto<br />
che ad avviare giovani menti alla lettura e interpretazione dei classici.<br />
Meditando per mio conto sulla rarità dell’autentico carisma e sui rischi della<br />
falsa competenza, ho finito con lo scegliere il male minore, ossia mi è parso che si<br />
debba trattare la storia della filosofia in modo più tradizionale di quello previsto<br />
dalle Proposte della SFI. Da queste tuttavia non mi discosto quanto<br />
all’individuazione dei “nuclei fondamentali” nelle teorie e nelle opere, forme e generi<br />
della ricerca filosofica dall’antichità ad oggi, ma ritengo che la conoscenza delle teorie<br />
di alcuni grandi filosofi sia preliminare e basilare, anziché complementare. A differenza<br />
delle Proposte SFI per le quali la storia della filosofia funge da riferimento<br />
rispetto alla lettura dei testi (“i temi…. devono essere approfonditi mediante il riferimento<br />
alla storia della filosofia attraverso i testi”) io ritengo sia meglio invertire<br />
l’ordine, facendo così precedere all’individuazione dei problemi da trattare la conoscenza<br />
del terreno storico da cui sono sorti. Soprattutto non ritengo che questa conoscenza<br />
si possa raggiungere attraverso la lettura dei testi, ovvero, come finirebbe<br />
con l’accadere, attraverso premesse e commenti ai testi man mano che se ne<br />
presenti l’opportunità, e perciò in modo occasionale e frammentario. Mi sembra che<br />
così verrebbe a mancare ogni possibilità di conoscenza complessiva della visione<br />
teoretica dei vari autori, dal quale far discendere il senso dei loro frammenti o brani<br />
scelti per la lettura.<br />
Al contrario, ritengo che una ricognizione essenziale della visione teoretica dei<br />
<strong>maggio</strong>ri filosofi sarebbe la base necessaria, sia per la lettura di un loro testo sia<br />
per l’avventura del filosofare in proprio da parte di giovani studenti.<br />
Questo, tuttavia, richiede che in sede universitaria (o di scuole di specializzazione<br />
che sostituiranno le SSIS) si riconosca di nuovo la storia della filosofia come<br />
centro della preparazione di insegnanti liceali. E richiede che il quadro orario settimanale<br />
dei licei preveda tre ore per la filosofia non solo per il classico e per quello<br />
delle scienze umane, ma anche per lo scientifico: almeno se non si vuol ridurre<br />
quest’ultimo a un corso di nozioni tecniche, poiché l’impianto culturale<br />
dell’istituzione liceale va incontro alle peggiori contraddizioni quando si vuole restringerne<br />
i tempi per contenere le spese. In poco tempo si può, infatti, imparare<br />
un po’ di “tecnica” della materia (oltre a date, nomi, titoli, i riassuntini delle teorie e<br />
l’aspetto più superficiale del linguaggio filosofico); ma in poco tempo non ci si può<br />
fermare a riflettere per capire, e tanto meno a esercitare la critica, ossia a trovare il<br />
bandolo degli errori propri e altrui.<br />
Tornando a quello che potrebbe essere il profilo del corso di tre ore settimanali,<br />
quella di riprendere il metodo storico non è una proposta riduttiva, se si accompagna<br />
a modalità nuove per suscitare negli studenti lo spirito dell’investigazione<br />
filosofica e farne, anziché i destinatari di notizie su di un dibattito che non li riguarda,<br />
i primi interessati a parteciparvi. Il passo indietro che io propongo consente egualmente<br />
di raggruppare le nozioni storiche principali sotto il segno di alcuni dei<br />
grandi interrogativi da cui sono sorte, e di collegare l’aspetto antico di questi problemi<br />
al loro volto più attuale: si tratterebbe di un raggruppamento fatto a posteriori<br />
rispetto alla fase di studio introduttivo, costituito dagli elementi di storia della filosofia.<br />
Da qui nascerebbero le proposte alla classe di scegliere uno dei temi studia-