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maggio 2009 - Società Filosofica Italiana

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te 70 , tra la produzione e la fruizione creativa di opere d’arte è un gioco al secondo<br />

grado? La terra, “sorgente e nascondimento protettivo di ogni cosa” dove trova collocazione<br />

in un contesto in cui il virtuale si sostituisce in parte all’esperienza personale<br />

diretta, in cui è difficile individuare l’identità dell’io o ,se è possibile, la si individua<br />

solo nella relazione con “l’altro”? Nell’esperienza estetica e nell’esperienza di<br />

filosofia e del confilosofare dov’è l’io dei giovani?<br />

13. Esperienza estetica e confilosofare<br />

Nel senso prima chiarito l’esperienza estetica è in un contesto scolastico<br />

un’esperienza formativa in quanto ha anche una valenza cognitiva, contribuisce in<br />

modo peculiare ad un processo di comprensione, di chiarificazione, di attribuzione<br />

di senso, di valore che coinvolge i soggetti che apprendono. In un contesto di ricerca<br />

quale quello determinato dall’esperienza di filosofia nella comunità della classe,<br />

anche le percezioni, i sentimenti, le emozioni possono funzionare cognitivamente, in<br />

combinazione con altri mezzi di conoscenza. La percezione, la concettualizzazione e<br />

il sentimento interferiscono e interagiscono tra di loro creando le condizioni per<br />

un’esperienza che ha i caratteri di un’indagine in cui sia impossibile distinguere tra<br />

ciò che è emotivo e ciò che cognitivo 71 . Secondo lo psicopedagogista J.Bruner vi<br />

sono due tipi di pensiero, quello paradigmatico e quello narrativo, che caratterizzano<br />

due modi di produrre conoscenza, diversi e complementari tra loro, ciascuno con<br />

propri principi operativi, criteri di verità, proprie procedure. Il primo,logicoscientifico,teorico,<br />

utilizza un sistema descrittivo ed applicativo formale e matematico,<br />

fondato sulla categorizzazione e sulla concettualizzazione, tende<br />

all’astrazione,convince una persona della propria verità attraverso argomenti validi,<br />

e si occupa delle cause di ordine generale, si serve di procedure atte ad assicurare<br />

la verificabilità referenziale e a saggiare la verità empirica, ha bisogno di coerenza e<br />

di non contraddittorietà, tende a costruire certezze, mondi immutabili. L’altro, quello<br />

narrativo, che secondo Ricoeur nasce dall’interesse per la condizione umana, 72<br />

convince una persona attraverso la verosimiglianza dei racconti 73 , si occupa delle<br />

intenzioni e delle azioni umane, nonché delle vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano<br />

il corso, costruendo contemporaneamente due scenari, quello<br />

dell’azione e quello della coscienza delle persone. Ciò che dà unità al racconto è il<br />

modo in cui situazioni, personaggi e consapevolezza interagiscono tra di loro 74 . Nel<br />

pensiero narrativo la realtà è “posta al congiuntivo”, ovvero in cui le azioni e uno<br />

stato di cose non vengono pensati come fatti certi ma artefatti, interpretazioni, espressioni<br />

di desiderio, ecc. I lettori sono chiamati a farei conti con la congiuntività<br />

della realtà offerta dalla narrazione e a confrontarla con il suo repertorio di concezioni<br />

delle vicende umane 75 , a riscrivere “un testo ideale-virtuale” che ridescriva il<br />

proprio mondo, per renderlo comprensibile, sensato, desiderabile, degno di<br />

valore 76 .<br />

69<br />

M. Heidegger, L’origine dell’opera d’arte ,in Id., Sentieri interrotti, La Nuova Italia, Milano 2000,<br />

pp. 29 ssgg.<br />

70<br />

H.G. Gadamer, Verità e metodo, cit.,pp. 227-279.<br />

71<br />

N. Goodman, I linguaggi dell’arte, cit., p.214.<br />

72<br />

P. Ricoeur, Tempo e racconto, cit.<br />

73<br />

J. Bruner, La mente a più dimensioni,cit., p.15.<br />

74<br />

Ivi, p.27.<br />

75<br />

Ivi, p.43.<br />

76<br />

Ivi, pp. 45 ssgg.

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