maggio 2009 - Società Filosofica Italiana
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I modi e i mezzi del filosofare non sono separabili dalle singole filosofie, dalle<br />
concrete esperienze di ricerca sugli oggetti del filosofare, sui problemi di senso di<br />
valore e di verità, realizzati dai filosofi. Non esiste la possibilità di definire un sistema<br />
unico di verità filosofiche né un sistema omogeneo di mezzi e di metodi della ricerca.<br />
Non esiste un’essenza della filosofia. Il “minimo comun denominatore” che<br />
unisce teorie, concetti, mezzi e metodi diversi del filosofare è costituito soltanto<br />
dall’intenzionalità di fare ricerca sulle questioni di senso, di valore e di verità, utilizzando<br />
strategie di pensiero e modi di conduzione del ragionamento e di convalida<br />
caratterizzati dalla concettualizzazione e dalla razionalità, nella pluralità dei modi in<br />
cui si sono configurati nella tradizione. Non vi è possibilità di imparare a filosofare<br />
senza fare una qualche esperienza di filosofia, a partire dalla realtà e da esperienze<br />
di ricerca filosofica già compiute, confilosofando con gli autori, dialogando con loro<br />
attraverso i testi. Egli apprende i mezzi e i metodi per porre domande, condurre razionalmente<br />
i ragionamenti, l’uso dei concetti e così via. In questo senso in didattica<br />
della filosofia non esiste una possibilità di didattizzare la filosofia senza la filosofia<br />
o impoverendo, snaturando la filosofia. Non vi è nessuna valenza formativa<br />
dell’insegnamento della filosofia senza filosofia.<br />
Quando si attribuisce una valenza formativa all’insegnamento della filosofia lo<br />
si fa in termini pedagogici e didattici, cioè ci si riferisce alla capacità<br />
dell’insegnamento di qualunque filosofia di mutare in qualche aspetto significativo<br />
alcuni assetti interni cognitivi ed affettivi della personalità dell’allievo. 4<br />
4. Centralità dell’esperienza di filosofia per una formazione filosofica<br />
Il concetto di esperienza di filosofia costituisce il nucleo centrale di un percorso<br />
di formazione filosofica dell’allievo. In didattica della filosofia si intende per esperienza<br />
di filosofia non un modello o un metodo peculiare di insegnamentoapprendimento<br />
della filosofia, bensì una forma generale di apprendimento del filosofare,<br />
in cui si apprende “facendo prova di ricerca filosofica”, “saggiando se stessi”<br />
nell’affrontare problemi reali, valorizzando i contenuti concettuali e le forme di ricerca<br />
mediante le quali nella tradizione si sono definiti e risolti i problemi (centralità<br />
della conoscenza della tradizione, dei concetti, dei metodi di ricerca e di conduzione<br />
del ragionamento), in un “viaggio guidato” all’interno dei testi filosofici (centralità<br />
dei testi filosofici), attraverso una continua transazione tra soggetti, tra soggetti e<br />
ambiente formativo (centralità della comunicazione). L’esperienza degli allievi parte<br />
da domande che si pongono all’interno dell’esperienza, simili a quelle da cui nasce<br />
lo stesso pensiero dei filosofi, si nutre dell’esperienza di ricerca filosofica accumulata<br />
nei testi filosofici. In questo senso la conoscenza storica fa le veci dell’esperienza<br />
personale e alimenta nuova esperienza. Lo scritto filosofico promuove la ricerca viva,<br />
personale, quella “scritta nell’anima”, dello studente e del docente. La lettura e<br />
l’interpretazione dei testi è un esercizio di “ripetizione” che nello stesso tempo si<br />
presenta come “nuova esperienza” irripetibile, irriducibile ad altro, evento di ricerca<br />
di senso, nuova apertura.<br />
L’esperienza di filosofia può essere realizzata attraverso molteplici modelli e<br />
molteplici metodi, e tende a promuovere conoscenze, competenze e capacità filoso-<br />
4 Sottolineare la valenza “formativa” della filosofia a scuola non implica necessariamente<br />
l’accettazione di un’idea di filosofia come “attività edificante”, che costruisce mondi di senso e forme<br />
di vita, al di fuori di ogni potenzialità veritativa, come quella di R. Rorty, ma indica soltanto la capacità<br />
dell’insegnamento della filosofia di trasformare alcuni aspetti della personalità del giovane studente.