e10 Cultura di Nicola Perniciaro AMezzojuso c’era un cinema, denominato “Silvio Pellico” o comunemente detto “A PALESTRA”, con licenza parrocchiale, era ubicato in via Barone Schiros, e gestito dal sig. Giacomo Dorsa, da tutti chiamato Giacuminu. Nel primo pomeriggio alle ore 17,00 il sig. Dorsa, provvedeva a far appendere in p.zza Umberto I, nel prospetto del salone Bua, angolo via Accascina, il cartellone pubblicitario. L’ingresso dell’ex cinema “ ...Nel primo pomeriggio alle ore 17,00 il sig. Dorsa, provvedeva a far appendere in Piazza Umberto I°, nel prospetto del salone Bua, angolo via Accascina, il cartellone pubblicitario. Il ragazzo incaricato poteva considerarsi privilegiato, dato che la sera entrava gratis al cinema... “
Il ragazzo incaricato di appendere il cartellone pubblicitario, poteva considerarsi privilegiato, dato che la sera entrava gratis al cinema. Contemporaneamente, il sig. Dorsa, esponeva una locandina nel bar Caffè Roma. Noi ragazzi eravamo divisi in due gruppi: il gruppo dell’Azione Cattolica “Silvio Pellico”, e il gruppo del “Cristo Re”. I ragazzi del “Silvio Pellico”, godevano tutti dello sconto per entrare al cinema; invece i ragazzi del “Cristo Re” avevano la possibilità di entrare gratis, in base ad un elenco, che il parroco, padre Frank Ver<strong>eco</strong>ndia, dava al sig. Dorsa. Il pomeriggio, in una bacheca esposta nella Madrice latina, padre Frank, segnalava a noi ragazzi, se era consentita la visione dei films, facendo una graduatoria: tutti sottolineato blu, adulti o adulti con riserva colore giallo, sconsigliato in rosso. La prima cosa che facevamo noi ragazzi era di andare in chiesa e vedere la bacheca, leggere la graduatoria, e capire se era consentito andare al cinema usufruendo delle agevolazioni. Negli anni Sessanta e inizi anni Settanta, la Palestra era un locale dove gruppi familiari, potevano assistere alla proiezione dei films. La domenica o i giorni festivi, di solito il sig. Dorsa faceva due proiezioni; la prima alle ore 17,00, dove assistevano i bambini e le famiglie, e l’altra alle ore 20,30. Il locale era composto da un piccolo ingresso - biglietteria, la sala e un gabinetto unico, sia per uomo che per donna. Vicino al gabinetto vi era l’uscita di sicurezza. Dietro lo schermo vi era ricavato un piccolo locale adibito a deposito; alla cabina di proiezione vi si accedeva dalla sala, mediante una piccola scala. Il soffitto era ricoperto con tela di iuta. Il locale poteva contenere 152 spettatori, ed era così diviso: le prime tre file, circa 40-50 posti, sedili in legno non imbottiti, riservate ai ragazzi; le altre file, costituite da sedili imbottiti, riservate agli adulti. Il costo del biglietto era differenziato. I ragazzini avevano il biglietto ridotto, circa 50 lire; gli adulti, circa 100 lire, biglietto intero. I ragazzi potevamo prendere posto solo nelle prime tre file, guai se qualcuno si azzardava a sedere negli altri posti, non appena arrivava un adulto era costretto ad alzarsi; anzi era Prima di iniziare la proiezione e durante l’intervallo, in sala passava una persona che vendeva le aranciate e le gazzose. Famose erano le aranciate a caffè, una bevanda simile al chinotto. proprio il sig. Dorsa a farlo alzare. Dentro il locale venivano appese diverse locandine per propagandare i films che si dovevano proiettare, e in alcune veniva indicato, a caratteri cubitali, la data <strong>della</strong> proiezione. Addirittura quando era un film di grido la locandina veniva appesa un paio di mesi prima. Prima di iniziare la proiezione e durante l’intervallo, in sala passava una persona che vendeva le aranciate e le gazzose. Famose erano le aranciate a caffè, una bevanda simile al chinotto. L’inizio <strong>della</strong> proiezione avveniva in questo modo: si sentiva un suono di campanello e subito iniziava la proiezione <strong>della</strong> “La settimana INCOM” (una rubrica culturale settimanale), a seguire proiettavano la pubblicità dei films, che noi chiamavamo “a rappresentazione”, poi si accendevano nuovamente le luci <strong>della</strong> sala, passava qualche minuto, si sentiva di nuovo il suono del campanello, si accendevano delle luci colorate attorno allo schermo e iniziava la proiezione del film. Gli operatori più importanti, sono stati: Pietro Cannizzaro, Ciccio Vittorino, Totò Barone e Nino Cosentino. Per la proiezione dei “I Dieci Coman- damenti”, (data l’importanza), il sig. Dorsa si è fatto aiutare dai fratelli Cuttitta, i figli di “mastro” Matteo. I fratelli Cuttitta, anche loro cineoperatori, se non ricordo male, sono stati i primi ad iniziare l’attività nella sala <strong>della</strong> “Palestra”. Per la cronaca, alla fine degli anni cinquanta, a Mezzojuso vi era un altro operatore, il sig. La Gattuta Salvatore, però operava solo in piazza. I film che appassionavano gli spettatori erano quelli di Maciste, Ercole, Sansone, cappa e spada. Negli anni ‘70 andavano di moda i film western, come: Per un pugno di dollari, Il buono il brutto e il cattivo, ecc. Erano seguiti anche i films comici, di Totò, Franchi e Ingrassia, e quelli muiscali (In ginocchio da te, Nel sole, ecc). Verso la fine degli anni Settanta con l’avvento <strong>della</strong> televisione a colori, andava scemando l’interesse per il cinema. Nelle grande città alcune sale chiudevano, molti locali cominciarono a cambiare genere di film, nella maggior parte incominciarono a proiettare film sex, e anche nel nostro cinema si incominciano a proiettare questo genere di pellicole. Ormai la palestra è frequentata solo da persone che vanno a vedere esclusivamente questi films. Qualcuno, forse preso dalla vergogna di farsi notare, si recava al cinema a spettacolo iniziato e andava via un po’ prima <strong>della</strong> fine, così, s<strong>eco</strong>ndo lui non veniva notato, non sapendo che si sapeva tutto e di tutti. Così come tutti gli altri locali, anche la Palestra è costretta a chiudere. Nel film “Nuovo Cinema Paradiso” il cinema viene demolito, facendolo saltare in aria, per creare un posteggio. A Mezzojuso, i proprietari del locale lo frazionano e lo dividono in diverse parti adibendoli a magazzini. Quanti ricordi belli, come posso dimenticare quelle serate d’inverno in cui la sala era piena zeppa, si aspettava solo, con ansia, l’inizio <strong>della</strong> proiezione, malgrado l’aria era resa irrespirabile dal fumo di sigarette e i vestiti restavano impregnati per diversi mesi. Ma malgrado tutto, trascorrevamo le serate in compagnia con allegra spensieratezza, a differenza dei ragazzi di oggi che chiusi nelle loro stanzette dialogano solo con il computer e i telefonini. 11 eCultura