You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Josephi tempora • Comunità Servi dell’Amore Misericordioso • Francesco vai!<br />
Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />
Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia - ecobrigna@libero.it<br />
Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />
Numero <strong>72</strong><br />
Novembre 2009<br />
ECO <strong>della</strong><br />
BRIGNA<br />
• Greci e latini nella nostra comunità arbëreshë di Sicilia • In ricordo di P. Nilo<br />
• Ci stavamo tanto a(r)mando • L’influenza dei suini • La leva calcistica • Servizio Civile<br />
• 25 anni di Prospettive • Una donna scende in... campo! • Bambinile in progress
don Enzo Cosentino Josephi<br />
editoriale di<br />
2e<br />
tempora<br />
Nel 1795, ad opera di<br />
Francesco Grimaldi,<br />
veniva istituita la<br />
Confraternita di Gesù<br />
Maria e Giuseppe. Negli<br />
anni seguenti la<br />
Confraternita, organizzandosi maggiormente,<br />
sentì il bisogno di un ordinamento<br />
per “...regolare l’andamento<br />
dei singoli membri”, così, il 12 aprile<br />
1819, venivano presentati al Governo<br />
gli schemi dei nuovi capitoli che furono<br />
approvati il 2 maggio 1819. Alla<br />
fine del XIX secolo, si nota nella<br />
nostra Comunità una forte devozione<br />
verso il Santo Patriarca. È di quel<br />
periodo l’istituzione <strong>della</strong> Cassa rurale<br />
“San Giuseppe”, che funzionerà fino al<br />
1937 circa. Il superiore del tempo,<br />
siamo nel 1898, Giuseppe Bonanno di<br />
Antonino, in questo clima favorevole,<br />
si impegna a riordinare tutta l’amministrazione<br />
<strong>della</strong> Confraternita, seguendo<br />
il rinnovamento di quel periodo e<br />
nel contempo si impegna a non tralasciare<br />
le antiche consuetudini. Così, il<br />
23 febbraio 1902, predispone un<br />
nuovo regolamento, approvato poi il<br />
25 maggio 1902. Il 15 febbraio 1899 i<br />
deputati di quell’anno, Giuseppe<br />
Bonanno, Rosario Maida, Vincenzo<br />
Raia e Francesco Carlisi, spostano la<br />
festa esterna dal 19 marzo al 27 settembre<br />
e, nel contempo, per “...dare<br />
maggiore importanza alla festa del<br />
S.Patriarca...”, chiedono al Comune<br />
di Mezzojuso, il 19 marzo 1899, di<br />
deliberare l’istituzione di un mercato<br />
di animali. Il 7 maggio 1899, il<br />
Consiglio Comunale, ritenendo valida<br />
la richiesta di avere istituiti due mer-<br />
cati di animali, uno precedente (fiera<br />
del SS. Crocifisso) e l’altro susseguente<br />
al raccolto dei cereali (settembre)<br />
“... perché di grande utilità per il<br />
paese”, all’ unanimità di voti, con la<br />
delibera <strong>n°</strong> 231, istituisce la fiera.<br />
Sempre in questi anni, un certo<br />
Domenico Moscato da Corleone, per<br />
incarico <strong>della</strong> Confraternita, ricama le<br />
bisacce e tutto l’arredo per le due retini<br />
che dovevano seguire la torcerìa.<br />
Dopo questo breve capolino nella storia<br />
<strong>della</strong> Confraternita di San<br />
Giuseppe rientriamo ai nostri giorni,<br />
constatando come la situazione socioeconomica<br />
e le necessità del tempo<br />
abbiano condotto a modificare gli statuti,<br />
eliminare delle consuetudini o<br />
apportare delle innovazioni e addirit-<br />
Frontespizio dello Statuto <strong>della</strong> Confraternita<br />
di Gesù Maria e Giuseppe approvato nel 1902.<br />
tura spostare la data <strong>della</strong> festa esterna.<br />
Ma ogni cambiamento è stato attivato<br />
da un’unica e sola esigenza che è<br />
allo stesso tempo buon proposito e<br />
aspirazione: rendere sempre più solenne<br />
la festa del Patriarca San Giuseppe<br />
e favorire sempre di più la partecipazione<br />
popolare.<br />
Una simile esigenza la viviamo ormai<br />
anche ai nostri tempi. Da diversi anni,<br />
assistiamo ad una mutazione del clima<br />
che ha cambiato le caratteristiche del<br />
nostro autunno. Se una volta si godeva<br />
delle ultime fresche serate nell’ultima<br />
settimana di settembre, proprio durante<br />
gli spettacoli per la Fiera di San<br />
Giuseppe, nell’ultimo quinquennio il<br />
passaggio dall’estate all’autunno è<br />
brusco e il maltempo imperversa proprio<br />
nell’ultimo decade di settembre. E<br />
così anche noi dobbiamo sottostare al<br />
tempo e modificare le nostre consuetudini.<br />
Ci troviamo nella necessità di<br />
anticipare la festa esterna del Santo<br />
Patriarca da settembre ad agosto. Il<br />
fine di questa nostra esigenza è sempre<br />
quel buon proposito, quella aspirazione:<br />
rendere più solenne la celebrazione<br />
in onore di San Giuseppe. Dopo lunga<br />
ed attenta riflessione, di comune accordo<br />
con la Confraternita, si è deciso che<br />
a partire dal prossimo anno 2010, la<br />
festa estiva di San Giuseppe verrà anticipata<br />
di un mese e celebrata il 26 - 27<br />
agosto di ciascun anno. Sono convinto,<br />
da quanto ho percepito parlando di<br />
questa decisione con alcune persone,<br />
che la data scelta sia l’unica soluzione<br />
possibile. E d’altra parte anche Gesù<br />
disse: «Il sabato è per l’uomo e non<br />
viceversa».
La nuova aula dei Servi dell’Amore Misericordioso<br />
luogo di culto e spazio polifunzionale<br />
Sabato 24 ottobre 2009, alle ore 11.00,<br />
a Santa Cristina Gela, alla presenza di<br />
una nutrita assemblea di persone: sacerdoti,<br />
religiosi, religiose e laici, provenienti,<br />
nonostante la pioggia insistente, da<br />
diverse località, si è svolta l’inaugurazione<br />
dell’aula adibita al culto e spazio polifunzionale<br />
per attività sociali-culturali,<br />
sorta per iniziativa <strong>della</strong> Comunità dei<br />
Servi dell’Amore Misericordioso.<br />
L’inaugurazione è iniziata con il solenne<br />
ingresso dell’ Eparca, Mons. Sotìr<br />
Ferrara, del superiore dei Servi<br />
dell’Amore Misericordioso, Padre<br />
Emilio Cassaro, e di numerosi sacerdoti<br />
provenienti sia dalla nostra Eparchia<br />
che da altre diocesi <strong>della</strong> Sicilia. La<br />
Liturgia si è aperta con il rito di consacrazione<br />
dell’altare, attorno al quale si<br />
sono disposti i celebranti, mentre veniva<br />
cantato il Salmo 144. Terminato il<br />
Salmo, l’Eparca ha lavato l’altare con<br />
acqua calda e dopo lo ha unto con il<br />
Sacro Myron, mentre l’assemblea pregava<br />
il Salmo 22. Successivamente<br />
La Comunità nasce, con la benedizione<br />
di S. E. Mons. Sotìr Ferrara, a<br />
Santa Cristina Gela, il 23 dicembre<br />
1999. Ad iniziare sono stati in sei, Padre<br />
Emilio Cassaro, Superiore <strong>della</strong><br />
Comunità, e cinque ragazze. Ad essi si<br />
aggiunsero, prima nei mesi e poi negli<br />
anni successivi, altri fratelli e altre<br />
sorelle. Da subito la Comunità ha avuto<br />
modo di sperimentare come la<br />
Provvidenza non l’ha mai abbandonata,<br />
ma anzi l’ha assistita con il necessario e<br />
non solo. Il 30 aprile del 2000, nella<br />
parrocchia di Maria SS. Annunziata,<br />
Padre Emilio riceveva, dalle mani del<br />
Vescovo Sotìr, il nuovo abito <strong>della</strong><br />
comunità, dopo avere ricevuto l’esclaustro<br />
dall’ordine dei frati minori cappuccini<br />
<strong>della</strong> provincia monastica di<br />
Palermo. Il 4 giugno dello stesso anno,<br />
nove confratelli ricevevano l’abito e iniziavano<br />
così il noviziato. La Comunità<br />
si assestava e si rafforzava.<br />
Continuando un’intensa vita interna<br />
l’Eparca ha benedetto l’altare con le<br />
mani e lo ha incensato, girandovi attorno<br />
tre volte, e quindi ha incensato l’intera<br />
aula, mentre il diacono intonava la<br />
grande litania. A conclusione del rito di<br />
consacrazione, sono stati cantati gli<br />
Apolytikia di San Demetrio, patrono<br />
<strong>della</strong> Eparchia, dei Santi martiri del giorno,<br />
Areta e compagni, e il Kondàkion<br />
<strong>della</strong> prossima festività dell’ingresso al<br />
tempio <strong>della</strong> Santissima Madre di Dio. A<br />
questo punto del rito il nostro Eparca ha<br />
dettato la sua omelia, seguita dal rito<br />
<strong>della</strong> benedizione delle Icone che rivestono,<br />
quasi per intero, il pannello di legno<br />
centrale del Presbiterio. Si tratta <strong>della</strong><br />
senza tralasciare gli impegni dell’animazione<br />
dell’Eucaristia Domenicale,<br />
presso il Santuario dell’Odigitria in<br />
montagna; le confessioni del sabato<br />
mattina; i raduni Mariani. Nel 2001, ad<br />
Erice, la Comunità dei Servi mette per<br />
iscritto il Piano di Vita, per non perdere<br />
la memoria di ciò che Dio aveva chiesto<br />
a ciascuno dei suoi componenti, sia personalmente<br />
che comunitariamente. In<br />
quello stesso anno inizia per la<br />
Comunità l’esperienza dei Campi estivi,<br />
dando l’opportunità a tanti partecipanti<br />
di vivere momenti di Grazia, aiutandoli<br />
a rientrare nelle proprie realtà ecclesiali<br />
con maggiore forza e determinazione. Il<br />
servizio dei Campi, la direzione spirituale,<br />
i raduni non vogliono presentarsi<br />
come momenti durante i quali centrare<br />
l’attenzione sulla Comunità, con una<br />
malcelata operazione pubblicitaria, ma<br />
sono strumenti che la Comunità stessa<br />
offre ai fratelli e alle sorelle che la<br />
incontrano per scoprire la Volontà di<br />
Icone <strong>della</strong> Deesis, proveniente dal<br />
Monastero Ortodosso di Lepanto, con il<br />
Cristo Pantocratore in trono e con la<br />
Santa Madre di Dio e San Giovanni<br />
Battista in atteggiamento di supplica.<br />
L’Eparca ha unto con il Sacro Myron gli<br />
angoli dell’icona. Prima <strong>della</strong> conclusione<br />
del rito, Padre Emilio ha preso la<br />
parola: innanzi tutto per ringraziare Dio<br />
di questo evento, che coinvolge tutta<br />
l’Eparchia, e poi per mettere in evidenza<br />
la portata ecclesiale di questo luogo,<br />
che rimane aperto e a servizio <strong>della</strong><br />
Chiesa e del territorio, al fine di promuovere<br />
attività sociali e culturali capaci<br />
di incidere nel tessuto sociale. Un ringraziamento<br />
particolare è stato rivolto<br />
alle Autorità e all’equipe tecnica che ha<br />
reso possibile la realizzazione <strong>della</strong><br />
struttura geodetica. Infine, dopo la<br />
benedizione, si è dato appuntamento per<br />
la serata, per vivere insieme un momento<br />
di adorazione Eucaristica e per la<br />
giornata seguente, per la celebrazione<br />
<strong>della</strong> Divina Liturgia.<br />
La comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso a Santa Cristina Gela<br />
Dio lì dove il Signore li ha chiamati,<br />
ritornando alla propria vocazione originaria<br />
e realizzando tale Volontà nella<br />
propria vita. La comunità ha sempre<br />
curato la formazione interna e il lavoro<br />
di rifinitura del Piano di Vita, acquisendo<br />
i dati fondamentali <strong>della</strong> vita monastica<br />
e scoprendo sempre più, nell’ascolto,<br />
nella preghiera e nella vita<br />
fraterna, la chiamata a vivere quanto<br />
Dio le chiede. Il 6 dicembre del 2002 il<br />
Vescovo Sotìr dà alla Comunità la gioia<br />
immensa del riconoscimento come<br />
associazione privata di fedeli di diritto<br />
Diocesano ad experimentum per cinque<br />
anni. Tale evento porta i Servi<br />
dell’Amore Misericordioso a scoprire<br />
che Dio quando chiede molto dà subito<br />
molto: hanno lasciato case, lavoro,<br />
affetti e impegni ecclesiali per rispondere<br />
alla voce di Dio, ed hanno ottenuto la<br />
conferma <strong>della</strong> strada intrapresa e la<br />
consolazione di un sicuro discernimento<br />
<strong>della</strong> Madre Chiesa.<br />
e3
e4<br />
Papàs Gjergji Schirò<br />
Greci e latini<br />
nella nostra<br />
comunità<br />
arbëreshë<br />
di Sicilia<br />
Il 26 ottobre u.s., g iorno sacrato a San<br />
Demetrio Megalomartire, protettore<br />
dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, un<br />
occhio non distratto avrebbe captato una<br />
novità significativa al solenne pontificale<br />
presieduto nella Cattedrale di Piana<br />
dall’Eparca Mons. Sotir Ferrara: concelebravano<br />
anche tre sacerdoti latini, di cui due<br />
parroci e uno appartenente a un recente<br />
ordine religioso. Altre volte la concelebrazione<br />
si era svolta con la presenza di un<br />
prete latino, ma stavolta il fatto mi pareva<br />
assumere un significato diverso, dopo l’assurda<br />
vicenda di Contessa Entellina e i sottili<br />
“bizantini” screzi tra sacerdoti, tutti<br />
appartenenti a un’unica famiglia ecclesiastica,<br />
l’Eparchia di Piana, screzi tra sacerdoti<br />
“greci” e sacerdoti “greci”, tra sacerdoti<br />
“greci” e sacerdoti “latini”, tra sacerdoti<br />
“latini” e sacerdoti “greci”, tra sacerdoti<br />
“latini” e sacerdoti “latini”, che non ben<br />
comprese dal popolo dei fedeli, serpeggiano<br />
tra gli anfratti <strong>della</strong> fragilità umana, dove<br />
è facile che si annidi il serpente tentatore di<br />
rotture, scissioni, scismi, per esagerare.<br />
Ho pensato: l’Eparchia serra le fila? È<br />
quanto ci pare logico che avvenga. Perché<br />
l’Eparchia ci interessa, ci interessa la<br />
sopravvivenza del rito bizantino-grecoalbanese-cattolico,<br />
ci interessa la lingua<br />
albanese, che nell’Eparchia dovrebbe<br />
essere preminente e dovrebbe essere la sua<br />
lingua ufficiale con quella italiana.<br />
La realtà attuale arbëreshe presenta alcune<br />
interessanti novità per quanto riguarda la<br />
tutela <strong>della</strong> minoranza, anche in quei paesi<br />
non “parlanti” l’arbëresh, ma di conclamata<br />
origine arbëreshe, che oggi desiderano<br />
riappropriarsi del proprio passato, soprattutto<br />
del proprio passato linguistico, per<br />
proiettarsi, come si afferma un po’ enfaticamente,<br />
verso un felice futuro.<br />
Nella comunità arbëreshe, oggi, non si sa<br />
domani, sono presenti ancora i due raggruppamenti<br />
classici dei “greci” e dei “latini”.<br />
“Essere arbëresh”, nelle nostre comunità,<br />
significa automaticamente “essere di rito<br />
bizantino-greco”? E analogamente “i fedeli<br />
di rito latino di ieri e di oggi sono da annoverare<br />
tra gli arbëreshë”?<br />
A testimoniare a quale fede appartenessero<br />
i Nostri, da dove provenissero, c’è solo la<br />
tradizione orale. Senza documenti scritti<br />
non si fa storia. Non ci sono documenti<br />
antichi che diano uno straccio di prova che<br />
indichi l’esatta provenienza dei Nostri Avi<br />
profughi, per esempio, degli anni a partire<br />
dal 1440. Chi li dice venuti come soldati<br />
senza precisarne la provenienza, chi li dice<br />
fuggiti, dopo la fine di Skanderbeg, dalla<br />
Ciameria e dalla Laberia o dalla Morea –<br />
Peloponneso. È quasi certo che tutti i profughi<br />
provenienti da tali zone fossero di rito<br />
bizantino-greco. Ma nessun profugo proveniva<br />
per esempio dal nord dell’Albania, da<br />
Scutari, dove la Repubblica di Venezia<br />
aveva messo radici anche religiose con la<br />
presenza del clero cattolico di rito latino,<br />
clero di etnia albanese? E se qualche profugo<br />
“latino”, approdato alle nostre sponde, si<br />
fosse adeguato, per buona pace, al rito <strong>della</strong><br />
maggioranza degli arbëreshë? È chiaro<br />
dove andrò a parare: “i latini” sono entrati<br />
nella nostra comunità “dopo” l’insediamento<br />
dei Nostri nelle contrade delle diocesi di<br />
Monreale, di Palermo e di Agrigento, o già<br />
qualcuno dei Nostri era “latino” e non appena<br />
si infiltrarono (consenzienti gli<br />
Arbëreshë) famiglie latine dei paesi limitrofi,<br />
“ritornò” alla ritualità di provenienza?<br />
Supposizioni. La realtà nessuno ce la attesta.<br />
Nobili guerrieri, nobili pastori, nobili<br />
agricoltori, nobili preti, ma nessun nobile<br />
cronista! Avrebbe importanza oggi sapere<br />
se qualche “latino” sia stato e sia discendente<br />
diretto degli eventuali arbëreshë<br />
“latini” sbarcati in Sicilia durante tutto il<br />
secolo XV. Non cambierebbe la storia, ma<br />
potrebbe offrire un aggancio a quei “latini”<br />
che oggi desiderano essere considerati o<br />
riconsiderati “arbëreshe”, pur avendo perduto<br />
l’espressione linguistica.<br />
L’equazione “arbëresh” uguale soltanto<br />
“greco”, potrebbe non reggere più;<br />
dovrebbe essere modificata: “arbëresh”<br />
uguale “greco e latino”. Forse ho espresso<br />
chiaro il concetto.<br />
In Albania e da noi i primi testi religiosi<br />
vennero tradotti dal latino, essendo i reverendi<br />
sacerdoti di quel tempo essi stessi di<br />
rito latino, eccetto il nostro Luca<br />
Matranga, ma nello stesso tempo ferventi<br />
patrioti schipetari e arbëreshë.<br />
Gjon Buzuku (1555): Meshari (latino) - Il<br />
Messale.<br />
Luca Matranga (1569-1619) La Dottrina<br />
Cristiana - E mbësuame e Krështerë, del rev.<br />
P. Dr. Ledesma <strong>della</strong> Compagnia di Gesù.<br />
Pietro Budi (1566-1643) Dottrina<br />
Christiana (1618). Il rituale romano con<br />
rubriche in albanese e la spiegazione <strong>della</strong><br />
Messa romana. (1621). Speculum<br />
Confessionis (1621).<br />
Francesco Blanco (Frang Bardhi) -(1606-<br />
1643). Dictionarium latino epiroticum<br />
(1635). Georgius Castriottus Epirensis<br />
(1636).<br />
Pietro Bogdano (1630-1689) Cuneus<br />
Prophetarum de Christo Salvatore Mundi.<br />
Atti del Concilio Provinciale (1703)<br />
Kuvendi i Arbënit. Leggiamo in<br />
“Svolgimento storico <strong>della</strong> Cultura e <strong>della</strong><br />
letteratura albanese - Gaetano Petrotta -<br />
Palermo 1950”: “Gli Atti di questo Concilio<br />
Provinciale celebratosi per ordine del Papa<br />
Clemente XI nel 1703, furono scritti in latino<br />
e in albanese da Mons. Vincenzo Zmajevich.<br />
Furono tradotti di nuovo in albanese da D.<br />
Enjell Radoja nel 1867 e pubblicati nel 18<strong>72</strong><br />
per i tipi di Propaganda” - (Fide - n.d.r.).<br />
E anche i Nostri Nicola Figlia da<br />
Mezzojuso, Nicola Brancato da Piana,<br />
Nicolò Chetta da Contessa Entellina, Giulio<br />
Variboba in Calabria, i loro testi sacri li tradussero<br />
dal latino o dall’italiano in albanese.<br />
La sorgente latina è quasi esclusiva per i<br />
Nostri traduttori, di qua e di là<br />
dell’Adriatico.<br />
Le traduzioni sistematiche dal greco iniziano<br />
con mons. Paolo Schirò (1866-1941. Il<br />
Vangelo <strong>della</strong> Domenica in Fiala e t’in Zoti;<br />
Mesha, la Liturgia di San Giovanni<br />
Crisostomo), con i contemporanei papas<br />
Gaetano Petrotta e papas Sepa Petta, i quali<br />
adattavano all’espressione arbëreshe anche i<br />
canti sacri italiani e siciliani, perché il popolo<br />
potesse pregare nella propria lingua.<br />
Fan Noli (1882-1965), fondatore <strong>della</strong><br />
Chiesa Autocefala Ortodossa d’Albania, tradusse<br />
un secolo fa dal greco buona parte<br />
<strong>della</strong> liturgia bizantina.<br />
Continuatore, in modo più vivace e articolato,<br />
dei testi tradotti dal greco fu papas<br />
Giorgio Schirò (1907-1994) di Piana, che<br />
rese arbërisht (in albanese) quasi tutta la<br />
liturgia greco-bizantina.
Nel 1988 papas Giorgio Schirò, arciprete<br />
di rito bizantino-greco-albanese-cattolico<br />
(per intenderci l’aggettivazione deve essere<br />
completa), aveva già tradotto la messa<br />
latina nella parlata arbëreshe di Piana, su<br />
invito del vescovo di allora mons.<br />
Lupinacci, che riteneva “i latini”<br />
dell’Eparchia autenticamente arbëreshë.<br />
La sua convinzione era valida sicuramente<br />
per Piana. Se papas Giorgio si dedicò alla<br />
traduzione <strong>della</strong> messa latina fu perché<br />
anch’egli era sicuro che almeno i latini di<br />
Piana (e di Santa Cristina Gela), erano<br />
arbëreshë autentici con certificazione anagrafica.<br />
Anch’essi avrebbero dovuto pregare<br />
arbërisht (in albanese), così come<br />
parlavano arbërisht nell’arco <strong>della</strong> giornata.<br />
L’applicazione pratica di tale traduzione<br />
abortì, ma il lavoro “latino” di papas<br />
Giorgio Schirò resta valido: arbëreshë<br />
sono anche “i latini” indigeni dei nostri<br />
cinque paesi e quindi secondo le disposizioni<br />
del Concilio Vaticano II, anch’ essi<br />
hanno diritto di pregare con la loro lingua,<br />
l’arbëreshe. Il fatto è che gli arbëreshë<br />
hanno come lingua, prima o seconda non<br />
andiamo a indagare, anche l’italiano. Ma<br />
se gli arbëreshë “latini” pregano in italiano,<br />
non da meno sono gli arbëreshë<br />
“greci”, che pregano anch’essi sempre più<br />
spesso in italiano.<br />
In definitiva, che cosa salverà la nostra lingua<br />
arbëreshe, inserita nel novero delle<br />
lingue minoritarie da tutelare in Italia?<br />
L’appartenenza alla ritualità “greca” o a<br />
quella “latina”? L’appartenenza a entrambe,<br />
è chiaro. A patto che l’aggettivo arbëresh<br />
sia il comune denominatore.<br />
Appartenere quindi all’una o all’altra<br />
espressione liturgica, non inficia o non<br />
dovrebbe inficiare la comune identità<br />
arbëreshe.<br />
E del resto con grande intelligenza e lungimiranza,<br />
la Chiesa Cattolica, che travalica i<br />
confini degli Stati ed è contemporaneamente<br />
chiesa europea, africana, asiatica, americana,<br />
australe, ha voluto che la giurisdizione<br />
dell’Eparchia di rito bizantino di Piana degli<br />
Albanesi venisse esercitata su entrambe le<br />
componenti: “la greca” e “la latina”, essendo<br />
entrambe racchiuse dentro lo stesso spazio-paese-comunità.<br />
È chiaro che non tutti “i latini”, presenti<br />
nelle comunità di origine arbëreshe, sono<br />
arbëreshë. Però il fatto di vivere e di operare<br />
in paesi che si sono sentiti e si sentono<br />
orgogliosi di appartenere a una nobile<br />
ed antica schiatta, dovrebbe renderli partecipi<br />
allo sviluppo armonico <strong>della</strong> comunità.<br />
Per fortuna ciò avviene. Una civiltà è<br />
vincente se coopta anche chi ne viene<br />
influenzato.<br />
L’individuo arbëresh dei paesi che hanno<br />
perduto l’espressione linguistica albanese,<br />
non ha resistito all’ironia e al sarcasmo del<br />
vicino siciliano, che per il modo di espri-<br />
mersi gli diceva “parla gjegju”, volendo<br />
intendere che parlava in modo incomprensibile.<br />
Se si fosse sentito sicuro di sé, orgoglioso<br />
di sé, l’arbëresh avrebbe coinvolto il<br />
siciliano nel suo gioco vitale; invece si sentì<br />
preso in giro e rinunciò a “parlare”. Cosa<br />
che per fortuna ancora non avviene a Piana<br />
degli Albanesi o a Santa Cristina Gela, dove<br />
gente venuta da fuori e accasatasi in loco, ha<br />
appreso i rudimenti, ma forse più dei rudimenti<br />
<strong>della</strong> lingua, e prende parte al quotidiano<br />
fluire <strong>della</strong> vita nella comunità arbëreshe,<br />
sia frequentando, se credente, la chiesa<br />
latina sia partecipando alle festività <strong>della</strong><br />
chiesa bizantina. La nostra deve essere civiltà<br />
vincente. Cito una poesia (da G. Schirò,<br />
Trimdita-Giorneroe - poesie bilingui, 2009)<br />
che esprime chiaro il concetto <strong>della</strong> civiltà<br />
vincente (anche se “vincente” non lo è ancora<br />
del tutto): perfino gli schipetari di ultima<br />
emigrazione (dal 1991) hanno appreso l’arbëresh,<br />
infarcito di termini siculo-italiani, e<br />
lo utilizzano per tenere i contatti quotidiani<br />
con gli arbëresh veri e propri.<br />
QYTETËRIM MUNDËSOR<br />
Mundësor<br />
qytetërimi ynë Arbëreshësh<br />
bij dialektorë t’Italisë.<br />
Buzët e zjarrta shqiptare të imigrantes së re<br />
përbëjnë tingujt e të folmes sonë të përditshme<br />
me të njëjtën sintoni zëri<br />
ashtu që ndërvënë<br />
fjalë dialektore siciliane<br />
me natyrshmërinë tonë.<br />
Jemi pikë referimi të qytetërimit mundësor.<br />
CIVILTÀ VINCENTE<br />
È vincente<br />
la nostra civiltà di Arbëreshë<br />
figli dialettali d’Italia.<br />
Le infuocate labbra albanesi dell’immigrata<br />
recente compongono i suoni del nostro<br />
quotidiano eloquio<br />
con medesima sintonia di suono<br />
e intercalano parole<br />
dialettali siciliane<br />
con la nostra naturalezza.<br />
Siamo riferimento di civiltà vincente.<br />
Così il poeta. Naturalmente saremmo davvero<br />
«civiltà vincente» se, nei cinque paesi<br />
di origine albanese <strong>della</strong> Provincia di<br />
Palermo, si tornasse a parlare l’arbresh dove<br />
non si parla o si riprendesse la correttezza<br />
<strong>della</strong> pronuncia e <strong>della</strong> sintassi dove si parla,<br />
oggi che i mezzi (le grammatiche, i testi,<br />
ecc.) e gli strumenti a disposizione non<br />
mancano. Ma certamente l’assunto «il<br />
greco» è arbëresh e «il latino» è altro, per<br />
chi crede nello sviluppo delle intelligenze<br />
all’interno delle nostre comunità, non ha più<br />
senso che circoli ancora.<br />
E del resto non si può certo pretendere oggi<br />
che «i latini», siciliani in questo caso, che<br />
entrano nelle nostre comunità di espressione<br />
albanese, come Piana, per esempio, si comportino<br />
come i siciliani del 1580: «ad alcune<br />
famiglie emigrate dai vicini paesi riuscì<br />
finalmente di trapiantarsi in Piana, dove<br />
esse però adottarono tosto la lingua, i costumi<br />
ed i riti religiosi <strong>della</strong> maggioranza<br />
(albanese – n.d.r.)» (G. Schirò - Canti trad. -<br />
1923 - pag. LXXXV): evidentemente codeste<br />
famiglie siciliane, certo spinte dal bisogno<br />
materiale a guadagnarsi da vivere, si<br />
accorsero di avere a che fare con una popolazione<br />
straordinaria, tollerante, anche se<br />
decisa a preservare i costumi e la ritualità<br />
orientale degli Avi.<br />
«Nel 1590 le famiglie originate da padre<br />
latino, ma che, per necessità di cose e per<br />
ragioni di matrimonio, professavano il rito<br />
greco, non superavano la trentina...; però<br />
accanto ad esse vi erano poche altre,<br />
venute ultime, le quali non volendo, o non<br />
potendo adattarsi ai rigori del rito greco,<br />
sollecitavano e pregavano di continuo le<br />
Autorità locali e l’arcivescovo Diocesano<br />
perché fosse loro concessa dagli Albanesi<br />
una qualche chiesa, per l’amministrazione<br />
dei Sacramenti secondo il rito romano»<br />
(pag. LXXXVIII).<br />
In seguito venne concessa ai latini siciliani la<br />
chiesa di San Vito. Ma: «Ben presto la Curia<br />
Arcivescovile, accortasi che il culto non<br />
avrebbe potuto mantenersi nella chiesa ceduta,<br />
per la quasi assoluta mancanza di fedeli,<br />
con tutti i mezzi di cui allora disponeva, si<br />
diede a molestare le famiglie di origine siciliana,<br />
che già professavano il rito greco, pretendendo<br />
di costringerle a far ritorno al rito<br />
latino. Gli interessati non indugiarono a far<br />
ricorso a Roma, e (...) ottennero di essere<br />
lasciate in pace (pag. XC).<br />
L’Eparchia è stata nel recente passato, ed è<br />
per fortuna ancora oggi, il collante che ha<br />
tenuto insieme i nostri cinque paesi di origine<br />
arbëreshe, così come dal 1750 il<br />
Seminario di Palermo, fondato da P.<br />
Giorgio Guzzetta, ebbe la funzione vitale di<br />
radunare tutte le intelligenze delle nostre<br />
comunità fin quasi ai nostri giorni, sostituito<br />
a partire dagli anni 1950 dal Seminario<br />
Diocesano di Piana, che istruì e dette le basi<br />
cristiano-bizantine a moltissimi ragazzi<br />
<strong>della</strong> comunità albanese <strong>della</strong> provincia di<br />
Palermo, fino al suo forse evitabile declino.<br />
Oggi la situazione, nei nostri cinque paesi di<br />
origine albanese, è migliore rispetto a ieri,<br />
sia perché è presente una sensibilità nuova<br />
alle nostre tematiche, laiche e religiose, sia<br />
perché è sorta un’organizzazione che si<br />
denomina «Unione dei Comuni Arbëreshë»,<br />
che sicuramente dal punto di vista <strong>della</strong><br />
«governabilità arbëreshe» dei comuni che ad<br />
essa aderiscono, potrà far sentire la sua voce<br />
accanto a quella autorevole dell’Eparchia.<br />
Giuseppe Schirò Di Maggio<br />
scrittore arbëresh<br />
e5
e6<br />
PADRE NILO SOMMA<br />
Ricordo un Leone…<br />
Padre Nilo tra i suoi ragazzi, 1971.<br />
Sono stato allievo di padre Nilo<br />
Somma dal settembre del 1967<br />
alla fine di luglio del 19<strong>72</strong>. Gli anni<br />
del liceo classico, nel seminario<br />
Benedetto XV a Grottaferrata.<br />
L’avevo conosciuto già nei primissimi<br />
anni sessanta a Mezzojuso, quando era<br />
uno degli educatori degli “interni” che<br />
frequentavano le medie nel Monastero<br />
Basiliano. Il primo incontro diretto lo<br />
ebbi, da chierichetto, durante una processione,<br />
allorché mi porse una candela<br />
accesa dicendomi: - “Reggi qua”. Io,<br />
per risposta, vi soffiai con tutte le mie<br />
forze spegnendola. - “Ti ho detto<br />
‘reggi’, non ‘spegni’!” Fu la sua replica.<br />
“Reggi!”. E chi aveva mai sentito<br />
quella parola! In sintesi: padre Nilo<br />
sarebbe diventato il mio docente di<br />
italiano al liceo ed io… adesso insegno<br />
italiano alle medie! Potrei chiudere<br />
qui la presente testimonianza.<br />
Anni complessi, quelli a cavallo tra il<br />
67 e il <strong>72</strong>. Belli, verrebbe da dire, perché<br />
legati alla nostra giovane età. Su<br />
quel gruppo di allievi la presenza di<br />
padre Nilo, come educatore, non è scivolata<br />
via come uno degli episodi di<br />
una vita che in<br />
genere ne annovera<br />
tanti. È<br />
stata una presenza<br />
forte.<br />
Beh, padre Nilo<br />
era una persona<br />
con cui o non<br />
andavi d’accordo<br />
e litigavi<br />
ogni giorno, o<br />
andavi d’accordo<br />
e a maggior<br />
ragione litigavi<br />
continuamente.<br />
Le mezze misure<br />
non esistevano.<br />
Non esistevano<br />
e non ne<br />
tollerava.<br />
Aveva voluto<br />
un notiziario il<br />
cui titolo -<br />
“Impegno” -<br />
era tutto un programma.<br />
Il periodo, si<br />
diceva, tendeva proprio in quella direzione:<br />
impegno, dibattiti, messa in<br />
discussione di tutto e noi lì… con<br />
padre Nilo che ora ci spronava, ora ci<br />
faceva la guerra, poi di nuovo ci meravigliava<br />
con aperture insperate o con<br />
chiusure frustranti, mai senza possibilità<br />
di replica.<br />
Ricordo le interminabili discussioni<br />
fino a tarda notte (l’indomani ci si<br />
sarebbe alzati alle 5,45) sul<br />
Catechismo Olandese che qualcuno di<br />
noi aveva acquistato e padre Nilo leggeva,<br />
o sulla provocazione del latinista<br />
Paratore che all’università di<br />
Roma aveva fatto tradurre ai suoi studenti<br />
un brano del libretto rosso di<br />
Mao… o sulla qualità delle canzoni<br />
del festival di Sanremo o infine sulla<br />
eterna sfida Merckx-Gimondi. Con lui<br />
ci si appassionava di tutto. E tutto<br />
aveva una dignità culturale.<br />
Come docente di letteratura italiana<br />
era preparatissimo ed aggiornatissimo.<br />
Al suo ben fornito schedario di<br />
appunti aggiungeva materiali su materiali<br />
e con noi era molto esigente. La<br />
letteratura dovevamo studiarla non<br />
solo sui testi o sul compendio di<br />
Natalino Sapegno, ma su tutta una<br />
serie di critici letterari che andavano<br />
dallo storicismo allo strutturalismo.<br />
Ci fece innamorare soprattutto di un<br />
“metodo” che, andando ben oltre i<br />
nozionismi, le saccenterie, i pressappochismi,<br />
richiedeva umiltà, tenacia,<br />
curiosità, apertura ai diversi punti di<br />
vista, capacità di acquisire e rielaborare<br />
sempre nuove informazioni. Al<br />
liceo gli autori piacciono o non piacciono.<br />
I giudizi sono spesso di pancia<br />
o di cuore; farli diventare di mente è<br />
difficile: ma era il suo obiettivo.<br />
Aveva insistito con il docente di filosofia<br />
affinché agli esami di maturità<br />
presentassimo Marcuse. Lui si intestardiva<br />
ancora con la neo-scolastica<br />
ma in seminario faceva arrivare i<br />
periodici cattolici più avanzati o faceva<br />
insegnare le materie scientifiche a<br />
due fratelli dichiaratamente atei. Era<br />
un appassionato di Beethoven ma finì<br />
ad ascoltare con noi De André, Baez<br />
ed Hendrix. L’importante per lui era<br />
coltivare interessi, avere idee, saper<br />
argomentare, trovare una base culturale<br />
su cui poggiare un dialogo.<br />
Traghettare un’istituzione e soprattutto<br />
dei giovani verso il ’68 e oltre non era<br />
facile. Qualcuno preferì chiudersi a riccio<br />
anche di fronte alle evidenze, alzando<br />
barricate di paura. Altri scelse la via<br />
dell’accondiscendenza stupida perché<br />
acritica. Lui preferì andare a fondo alle<br />
questioni in un continuo ping pong con<br />
noi che gli stavamo esplodendo davanti.<br />
E buona parte di quella sua impostazione<br />
relazionale e culturale ce la portiamo<br />
ancora addosso dopo quarant’anni.<br />
Desiderava tanto che continuassimo<br />
lungo la via per la quale erano stati<br />
inventati i seminari. Per molti non è<br />
stato così. Ma per tutti padre Nilo è<br />
stato senz’altro un educatore come<br />
pochi e noi… - lo ha ribadito contento<br />
ancora qualche anno fa - la generazione<br />
che l’ha fatto impazzire.<br />
Grazie, padre Nilo Somma, al secolo<br />
Leone: va’ tranquillo, l’eco dei tuoi<br />
ruggiti umani, spirituali e culturali<br />
l’avvertiamo ancora.<br />
Pino Di MIceli
PER IL PASSATO: “GRAZIE” PER IL FUTURO: “SI!”<br />
BIOGRAFIA<br />
P<br />
. Nilo (al secolo Leone Somma)<br />
nasce a Firmo il 30 aprile 1926.<br />
Da giovane, grazie all’opera di propagazione<br />
vocazionale a favore<br />
dell’Abbazia di Grottaferrata svolta<br />
dall’allora papàs Giovanni Stamati,<br />
poi Vescovo di Lungro, decide e ottiene<br />
di essere accolto fra i probandi<br />
<strong>della</strong> Badia.<br />
L’1 febbraio dell’anno 1945 fa la sua<br />
professione monastica col nome del<br />
fondatore del Monastero di S. Maria:<br />
S. Nilo di Rossano.<br />
Gli studi filosofici e teologici, lo conducono<br />
a Roma, con altri professi,<br />
nello studentato di S. Basilio.<br />
Dopo l’ordinazione sacerdotale (22<br />
aprile 1954), gli vengono affidati vari<br />
incarichi in seno alla Congregazione<br />
dei Monaci di S. Basilio.<br />
Successivamente viene trasferito nel<br />
Monastero di S. Maria di tutte le<br />
Grazie in Mezzojuso e lì si distingue<br />
per le sue doti di educatore dei probandi.<br />
Tra le varie occupazioni ha il tempo<br />
anche di laurearsi in Lettere classiche<br />
all’Università di Palermo con un lavoro<br />
su alcune poesie giambiche di S.<br />
Giovanni Damasceno.<br />
L’Egumeno di allora, p. Isidoro Croce e<br />
poi il suo successore P. Teodoro<br />
Minisci e quindi P. Paolo Giannini, gli<br />
affidano compiti sempre più onerosi,<br />
che lui svolge con correttezza, serenità<br />
e con quel suo ottimismo che ti conquistava<br />
a prima vista, confidando sempre<br />
nell’aiuto del Signore e <strong>della</strong> sua<br />
SS.ma Madre di cui era devotissimo.<br />
Ma l’ufficio che più lo ha contraddistinto,<br />
davanti all’opinione pubblica,<br />
è stato l’incarico di Rettore presso il<br />
Seminario “Benedetto XV”, non più<br />
unito materialmente, ma non spiritualmente,<br />
alla vetusta Abbazia di<br />
Grottaferrata, perché costruito in un<br />
terreno adiacente, più adatto alle esigenze<br />
dei seminaristi e anche a quelle<br />
dei monaci.<br />
Anche se Rettore dell’unico e, allora,<br />
prestigioso, Seminario delle due<br />
Eparchie, in cui si educavano i giovani<br />
di un’età particolarmente difficile e<br />
critica: quella <strong>della</strong> giovinezza, p.<br />
Nilo non si è mai montato la testa e,<br />
dinnanzi alle difficoltà, non si perdeva<br />
di coraggio, anzi incoraggiava i ragazzi,<br />
e quando era necessario rimproverarli,<br />
li sapeva poi riconquistare, qualche<br />
volta dopo anni, con quella semplicità<br />
del tratto facendo trasparire un<br />
animo sensibile e paterno.<br />
In seminario era un vulcano: estroso,<br />
versatile, colto, intelligente, fine<br />
umorista. Si intendeva di musica e fu<br />
brillante compositore, conosceva la<br />
pittura e dipingeva, era un ottimo e<br />
preparato predicatore, padre spirituale<br />
abile, fine curatore delle anime,<br />
dotto professore di Liceo. Il Signore<br />
gli ha dato questi e tanti altri talenti<br />
che ha impiegato e fatto fruttificare,<br />
di gran lunga superiori a qualche<br />
debolezza caratteriale.<br />
Il Crocifisso lo ha configurato a sé,<br />
non risparmiandogli grandi delusioni,<br />
amarezze e incomprensioni, che ha<br />
subíto come la sua croce, ma credo<br />
mai accettato, perché non provenienti<br />
che dall’invidia e dalla malevolenza<br />
degli uomini!<br />
Vorrei terminare queste mie parole<br />
con il motto del’immaginetta ricordo<br />
dei suoi venticinque anni di sacerdozio:<br />
Per il passato: “Grazie” per il<br />
futuro: “Si!”<br />
Credo che la vita di P. Nilo si sia<br />
“imperniata”, su questo “grazie”,<br />
perché era convinto che “ogni beneficio<br />
e ogni dono perfetto discende dall’alto<br />
e ci vien dato dal Padre delle<br />
luci”, e su quel suo “Si” generoso,<br />
che altro non era se non il “Si” <strong>della</strong><br />
sua Signora, la Santissima Madre di<br />
Dio, al cui solo cenno, gli si riempivano<br />
gli occhi di lacrime.<br />
Mi ricordo le sue ultime parole – ed<br />
era lucido di mente –, quando lo vidi<br />
per l’ultima volta: «quando giungerà il<br />
giorno <strong>della</strong> morte sarò sereno perché<br />
verrà la Madonna a prendermi per<br />
mano e mi accompagnerà davanti al<br />
Figlio suo che mi dirà: “Vieni servo<br />
buono e fedele, sei stato fedele nel<br />
poco, ma ti darò potere su molto”» e<br />
piangemmo finalmente insieme.<br />
Archimandrita Marco V. Sirchia<br />
Come suo ex alunno ed amico<br />
molte volte ho avuto il piacere<br />
di porgergli personalmente gli auguri<br />
di buon onomastico per la festa di<br />
S. Nilo. Anche quest’anno ho avuto<br />
la gioia di stare e di pranzare assieme<br />
in Badia il 26 settembre 2009 e<br />
di questo ultimo giorno <strong>della</strong> sua<br />
vita conservo, come prezioso ricordo<br />
sia la sua fotografia, fatta dopo<br />
avergli consegnato un originale<br />
biglietto con gli auguri di Buon<br />
Onomastico, testo più volte da lui<br />
letto con commozione, sia il testo di<br />
questo pensiero augurale, di seguito<br />
riportato, che esprime la riconoscenza,<br />
la stima e l’amicizia, sempre<br />
riservata a P. Nilo, per il notevole<br />
contributo dal medesimo dato alla<br />
formazione religiosa e culturale di<br />
molti giovani italo-albanesi.<br />
Nilo, Leone o Leopardo?<br />
Tutti conoscono P. Nilo,<br />
uomo di cultura immensa,<br />
non misurabile a chilo<br />
e accumulata con pazienza.<br />
Più monaco che eremita,<br />
di carattere gioviale,<br />
docente e maestro di vita,<br />
nella musica anche geniale.<br />
Padre Nilo<br />
Somma si è<br />
addormentato<br />
nel Signore a<br />
Grottaferrata<br />
il 27 settembre<br />
2009.<br />
Prudente da monaco Nilo,<br />
ma forte col nome Leone,<br />
a cultura e fede fa il filo,<br />
con impegno e con passione.<br />
Foto C. Raviotta<br />
Son passati tanti anni,<br />
oggi canuto vegliardo,<br />
rimane per amici ed ex-alunni<br />
Nilo, Leone e Leopardo.<br />
(Calogero Raviotta<br />
Grottaferrata, 27 settembre 2009)<br />
e7
e8<br />
Francesco vai!<br />
Festa di San Francesco a Mezzojuso<br />
di Francesca Brancato<br />
La memoria del<br />
Transito di Francesco,<br />
il 4 ottobre, data dedicata<br />
alla celebrazione del<br />
Santo, quest’anno è ricorsa di<br />
Domenica. Come ogni anno, anche in<br />
questo la Celebrazione Eucaristica si è<br />
svolta non in Parrocchia ma nella chiesa<br />
dell’Immacolata dell’ex Convento<br />
latino dell’ordine dei Frati Minori che<br />
custodisce, in una piccola nicchia,<br />
entrando a destra, il simulacro del<br />
Poverello di Assisi, proprio uguale nell’aspetto<br />
alla descrizione di Benedetto<br />
da Celano. Tutta la comunità è accorsa<br />
per partecipare alla Santa Messa delle<br />
ore 19.00. La chiesa è colma di fedeli,<br />
i ragazzi devono continuare a portare<br />
sedie e ancora sedie in fondo. Ed<br />
eccoci tutti insieme per ritrovare quel<br />
piccolo uomo che ha svelato alla storia<br />
come i precetti del Vangelo non<br />
sono utopia ma verità, quel piccolo<br />
gigante. Alla fine <strong>della</strong> Celebrazione,<br />
quando frate sole è già volto al tramonto,<br />
ci ritroviamo sul sagrato pronti<br />
per quella piccola sorpresa che don<br />
Enzo ci ha riservato quest’anno: una<br />
breve processione del simulacro per le<br />
strade dei quartieri Convento e<br />
Madonna dei Miracoli. Ci disponiamo<br />
su due file, per illuminare con la sola<br />
fioca luce delle nostre candele la strada<br />
che percorreremo insieme a lui. E<br />
Francesco è li, al centro del corteo,<br />
portato dagli ideatori e promotori di<br />
questa semplice ma significativa processione:<br />
i giovani <strong>della</strong> Parrocchia.<br />
Non c’è illuminazione, non c’è tamburo,<br />
non c’è banda musicale, non c’è<br />
microfono, non ci sono stendardi, non<br />
ci sono abitini, non ci sono autorità<br />
civili e militari, ma ci sono i fedeli e la<br />
preghiera. È una processione autentica,<br />
c’è quello che vorrebbe Francesco,<br />
fare un pezzo di strada con lui, con<br />
semplicità ed umiltà, per pregare<br />
insieme, da veri fratelli. Forse è<br />
l’evento che richiama il ricordo, o è<br />
dal ricordo che nasce l’evento:<br />
comunque dopo la processione di<br />
Domenica, i più grandi cominciano a<br />
raccontare quella volta che a<br />
Mezzojuso si fece la festa pure a questo<br />
Santo. A dirmi come è andata quella<br />
volta è stato lo zio Ciccio Lo<br />
Monte. “Siamo verso la fine degli<br />
anni Cinquanta! - Mi dice lo zio
In alto, i promotori <strong>della</strong> Processione. A destra e nella pagina accanto alcuni momenti <strong>della</strong><br />
Processione.<br />
Ciccio - io non avevo ancora vent’anni.<br />
Fu Ciccio Como, giovanissimo<br />
anche lui, che si era sposato da poco,<br />
che mi disse di volere organizzare una<br />
festa al nostro Santo, quello di cui portavamo<br />
il nome! Anzi mi disse che<br />
avrebbe chiesto l’offerta proprio a<br />
quelli che si chiamavano Ciccio/Cicca,<br />
Franco/Francesca, Ciccu/Ciccina e<br />
così via. Per prima cosa Ciccio Como<br />
va all’Ufficio Anagrafe del Comune a<br />
prendere la lista di tutti i Franceschi e<br />
le Francesche e poi comincia il giro<br />
per raccogliere le offerte”. C’è un<br />
altro giovane che si entusiasma per<br />
l’iniziativa e offre ciò che può alla<br />
festa: è frate Carmelo Corticchia. Lo<br />
zio Ciccio Lo Monte mi racconta che<br />
quest’ultimo era un suo coetaneo che<br />
faceva il barbiere, poi decise di entrare<br />
a far parte dell’ordine dei francescani e,<br />
sotto la guida di padre Innocenzo,<br />
divenne frate predicatore. Dunque tre<br />
giovani decidono di celebrare solennemente<br />
il Serafico Patriarca e si mettono<br />
in moto per organizzare la festa: Ciccio<br />
Como promuove la questua, lo zio<br />
Ciccio Lo Monte è con lui, allargano il<br />
giro, partecipano con un cospicuo contributo.<br />
Frà Carmelo invece farà una<br />
bella predica senza pretendere neppure<br />
una lira, solo per l’onore del Santo,<br />
a differenza dei suoi confratelli, i<br />
quali, come ricorda bene lo zio Ciccio,<br />
per tanto tempo membro del comitato<br />
di Sant’Antonino, sull’obolo non transigevano.<br />
Chi ha avuto la fortuna di<br />
conoscerlo, anche per poco tempo<br />
come me, sa che anima nobile e sincera<br />
era lo zio Ciccio Como, sinonimi al<br />
suo nome sono sincerità, disponibilità<br />
e gentilezza.<br />
Ciccio Como dunque il 28 dicembre<br />
del 1964, va alla Cassa Centrale di<br />
Risparmio di Mezzojuso, apre un<br />
libretto al portatore, sapete con quale<br />
nominativo? San Francesco! Vi deposita<br />
la somma raccolta: £ 4.130. Passa<br />
quasi un anno. Alla fine di settembre<br />
Ciccio Como preleva il necessario per<br />
la festa: a Francesco basta sempre<br />
poco, in qualsiasi tempo, così lo zio<br />
Ciccio prende solo £ 4.000 e, siccome<br />
onestà è l’altro sinonimo del suo<br />
nome, le restanti £ 130 sono ancora lì,<br />
in quel libretto di risparmio intestato a<br />
San Francesco, unico documento di<br />
questa storia. La mattina del 4 ottobre<br />
del 1965 è tutto pronto per la festa: la<br />
banda musicale comincia il suo giro, la<br />
S. Messa è celebrata a mezzogiorno e<br />
la processione solenne all’imbrunire.<br />
“Quale collaborazione dei frati!<br />
Quale aiuto dall’Arciprete!<br />
Pensammo a tutto noi” ricorda lo zio<br />
Ciccio Lo Monte. Indimenticabile fu<br />
alla fine <strong>della</strong> processione la bella<br />
omelia di Frà Carmelo davanti la cappella<br />
<strong>della</strong> Madonna, di fronte ad una<br />
piazza simile alla chiesa <strong>della</strong><br />
Immacolata nel giorno del 4 ottobre<br />
2009: piena di fedeli, riunitisi per pregare<br />
insieme a Francesco come lui<br />
stesso ci ha insegnato, con amore e<br />
semplicità.<br />
Ringrazio tanto il Sig. Francesco Lo<br />
Monte, che preferisco chiamare Zio<br />
Ciccio, per avermi aiutato a ricostruire<br />
questo avvenimento e che insieme al<br />
cognato, il Sig. Rosario Cosentino,<br />
ovvero lo Zio Sariddu, mi ha portato,<br />
attraverso un viaggio fra vari ricordi, ad<br />
uno spaccato di vita contadina nella<br />
Mezzojuso degli anni Cinquanta.<br />
Grazie anche alla Signora Antonina<br />
Valenti, vedova di Francesco Como, per<br />
tutti noi l’indimenticabile Zio Ciccio,<br />
che ha custodito finora il libretto di<br />
risparmio di San Francesco, mettendolo<br />
a mia completa disposizione.<br />
“<br />
Non c’è illuminazione,<br />
non c’è tamburo,<br />
non c’è banda musicale,<br />
non c’è microfono,<br />
non ci sono stendardi,<br />
non ci sono abitini,<br />
non ci sono autorità civili e militari,<br />
ma ci sono i fedeli e la preghiera.<br />
”<br />
In alto, il compianto<br />
Ciccio Como.<br />
A fianco, il Sig.<br />
Ciccio Lo Monte<br />
di anni 81.<br />
9e
e10<br />
Ci stavamo tanto<br />
A(R)MANDO<br />
Illustrazione<br />
di Nicola Figlia.
FINALMENTE INIZIÒ… LA CERIMONIA<br />
DI INTITOLAZIONE DELLA<br />
PLURISCUOLA DI BASE DI<br />
MANSILFELICE DI SOPRA A UN NOTO<br />
UOMO DI SPETTACOLO CHE I DUE EX<br />
COMUNI SI ERANO CONTESI PER<br />
LUNGHISSIMI ANNI:<br />
LA FAMOSA GUERRA DEI SESSANTA<br />
ANNI.<br />
C<br />
’era qualcosa di strano quel giorno<br />
nell’aria, anzi di nuovo!<br />
Si era appena conchiuso un lungo<br />
periodo di fratricide tenzoni combattute<br />
non a suon di torte in faccia ma di<br />
registri in testa: di nascita, di battesimo,<br />
di matrimonio e di morte. Piccole<br />
lotte di piccolissime comunità, avevano<br />
sentenziato un cardinale e un teologo.<br />
A porre fine a tali scontri era arrivata<br />
- inaspettata: lodo o dolo? - una<br />
delle tante leggi di riforma emanate<br />
per risparmiare, semplificare, accorpare,<br />
cancellare. Del resto, più si semplifica,<br />
più si cancella, più si è allegri<br />
e… sempre allegri bisogna stare, che<br />
il nostro piangere fa male al re.<br />
Tale “normativa” infatti aveva annullato<br />
di colpo due comuni, facendo<br />
nascere Mansilfelice. Il nome recuperava<br />
due costanti allora vincenti: la<br />
salvaguardia delle radici (“mansil”) e<br />
la visione ottimistica <strong>della</strong> realtà (“un<br />
giornale imbottito e un panino illustrato,<br />
la felicità”). Mansilfelice non era<br />
però un nuovo comune, ma una nuova<br />
frazione: una doppia frazione del<br />
comune dei Beifrati.<br />
Dunque, quel giorno una folla enorme<br />
si accalcava tra l’edificio scolastico<br />
e il corso di Mansilfelice di Sopra.<br />
A Mansilfelice di Sotto erano rimasti<br />
i quattro soliti fanatici fondamentalmente<br />
fondamentalisti e un gruppo<br />
di vecchi, quelli per cui la terra è<br />
piatta, non ci sono più le mezze stagioni<br />
e i giovani d’oggi sono di<br />
un’ignoranza mostruosa.<br />
Erano presenti le ex massime autorità<br />
dei due ex comuni. In attesa dell’apertura<br />
<strong>della</strong> cerimonia, la folla<br />
veniva intrattenuta da un vociante<br />
catanese che in piedi su un furgone<br />
tentava di piazzare scatole vuote<br />
made in China. Nell’adiacente villetta<br />
ex comunale dei bimbetti, dall’alto<br />
di una variopinta ruota <strong>della</strong> fortuna,<br />
salutavano tremanti i genitori.<br />
Alcuni vip targati TV, arrivati con<br />
leggero ritardo ma con occhi azzurri<br />
e biondi capelli, distribuivano dolci<br />
baci, languide carezze e profumati<br />
autografi. Ad essi furono riservati<br />
dei posti in prima fila.<br />
Finalmente iniziò… la cerimonia di<br />
intitolazione <strong>della</strong> pluriscuola di base<br />
di Mansilfelice di Sopra a un noto<br />
uomo di spettacolo che i due ex<br />
comuni si erano contesi per lunghissimi<br />
anni: la famosa guerra dei sessanta<br />
anni.<br />
Dal palco policromato da centinaia di<br />
palloncini si udì la voce suadente <strong>della</strong><br />
valletta che con ostentato piacere dava<br />
la parola al funzionario governativo.<br />
Questi parlò di futuro radioso, di prati<br />
verdi e cieli azzurri e dell’arcobaleno<br />
che stava aleggiando sugli scolari di<br />
Mansilfelice spingendo le nere nuvole<br />
delle lotte tribali dentro le cavità infernali<br />
<strong>della</strong> vicina Montagna Incantata.<br />
In quel preciso istante cadde un ampio<br />
telo azzurro che copriva l’ingresso<br />
<strong>della</strong> scuola: la folla poté ammirare in<br />
tutti i suoi effetti speciali un enorme<br />
arcobaleno in plexiglas autoreggente<br />
sotto cui campeggiava una scritta<br />
inneggiante all’Allegria!<br />
Il funzionario meritocrate parlò ancora,<br />
parlò evidentemente di mete per le<br />
quali bisognava rischiare tutto. Parlò<br />
di “bottino <strong>della</strong> vita” che se non<br />
lasciato si sarebbe raddoppiato. Gli<br />
schermi televisivi dello sfondo man<br />
mano che il funzionario si infervorava<br />
sembravano esplodere a reti unificate.<br />
Era un crescendo da fuochi<br />
d’artificio da 15.000 euro. L’oratore<br />
spingeva a fondo come ciclista gregario<br />
in fuga, sembrava tutt’uno con gli<br />
schermi, la folla e la propria Parola:<br />
bella, pulita, semplice, chiara: una<br />
risposta esatta, senza ambiguità,<br />
senza se e senza ma, diversa da tanta<br />
passata immondizia che poteva far<br />
impazzire due comunità.<br />
Lo stacco pubblicitario irruppe ricordando:<br />
“Contro il logorio delle battaglie<br />
moderne bevete Marosidra, l’acqua<br />
<strong>della</strong> concordia”. Alla ripresa, il<br />
teleguidato applauso fu seguito dallo<br />
scoprimento di una enorme targa in<br />
similmarmo con impresso il nome del<br />
noto personaggio televisivo. E su una<br />
basa da karaoke il coro pluriscuola dei<br />
bambini di Mansilfelice - di Sopra e di<br />
Sotto - intonò il famoso inno patriottico<br />
“Sì, la vita è tutta un quiz”; ma<br />
qualche scolaretto imperterrito si<br />
lasciò andare in un “Sì, la scuola è<br />
tutta un quiz”. Revisionismo storico o<br />
terrorismo culturale?<br />
La festa fu evidentemente rovinata.<br />
Volarono parole grosse ed impegnative:<br />
identità, autonomia, secessione!<br />
Sciorinarono dal campanile (sera) un<br />
fazzoletto bianco con la scritta<br />
“Libertà”. Iniziò a suonare a stormo la<br />
campana grande. La sommossa, scoppiata<br />
anche a Mansilfelice di sotto, fu<br />
domata a tarda notte. L’indomani si<br />
insediò la commissione parlamentare<br />
di inchiesta che ancor oggi non ha<br />
concluso i lavori. I soliti vecchi refrattari<br />
di Mansifelice di Sotto ricordarono<br />
che “Se il bongiorno si vede dal<br />
mattino si stava megghiu quannu si<br />
stava peggiu”.<br />
Mentre alcuni sapitura allittrati posero<br />
mano agli ormai impolverati registri.<br />
Laicus Mansilfelicensis<br />
e11
e12<br />
L’influenza<br />
dei suini<br />
Un’epidemia molto contagiosa<br />
di Carlo Parisi<br />
Da un pò di tempo a<br />
questa parte, pare che<br />
l’Italia sia influenzata da<br />
correnti di basso profilo<br />
morale e poco edificanti. Da un lato il<br />
decrescente livello di partecipazione<br />
alla politica da parte dei cittadini evidenzia<br />
la sfiducia dell’opinione pubblica<br />
nei confronti <strong>della</strong> politica stessa e<br />
soprattutto nei confronti dei politici.<br />
Dall’altro lato, i governi che si sono<br />
succeduti negli ultimi quindici anni
IL DECRESCENTE LIVELLO DI PARTECIPAZIONE<br />
ALLA POLITICA DA PARTE DEI CITTADINI<br />
EVIDENZIA LA SFIDUCIA DELL’OPINIONE PUBBLICA<br />
NEI CONFRONTI DELLA POLITICA STESSA<br />
E SOPRATTUTTO NEI CONFRONTI DEI POLITICI.<br />
circa, vedono il popolo, non come una<br />
risorsa, ma come un problema. Spesso i<br />
politici, arroganti <strong>della</strong> loro posizione,<br />
esercitano le proprie responsabilità, non<br />
come un servizio dovuto ai cittadini,<br />
bensì come misericordiosi donatori di<br />
beneficenze. Così, ad esempio, l’abolizione<br />
di qualche tassa, l’intervento sulle<br />
immondizie napoletane o sui disastri<br />
abruzzesi, non esprime un atto di<br />
responsabile governabilità, ma una concessione<br />
personale del Primo Ministro.<br />
L’informazione è spesso modificata di<br />
occasione in occasione, cambiando il<br />
significato intrinseco dei valori e riducendo<br />
il “senso dello Stato” a favore<br />
del personale politico di turno; i comportamenti<br />
pratici sostituiscono, di<br />
fatto, i valori teorici e le parole usate<br />
ne stravolgono i significati. Ad esempio.<br />
Le guerre vengono definite missioni<br />
di pace, ed i nuovi eroi servono a<br />
depistare gli innumerevoli incidenti<br />
sul lavoro sommerso. Qualche lodo, di<br />
qua e di la, può stravolgere il vecchio<br />
detto che la legge è uguale per tutti e<br />
che i farabutti dovrebbero stare in<br />
galera, e lo scudo fiscale potrebbe<br />
divenire un pretesto per riciclare denaro<br />
sporco. La riforma scolastica e<br />
<strong>della</strong> pubblica amministrazione,<br />
esprime un’attenuante per continuare<br />
a mungere fondi alla faccia del pubblico<br />
impiego o semplicemente fumo<br />
negli occhi per gli italiani poco attenti.<br />
Il posto fisso, manifesta l’ultima<br />
riscoperta del ministro con la erre<br />
moscia, per camuffare diversi anni di<br />
politica a favore del precariato. Le<br />
previsioni meteorologiche suscitano<br />
un evasivo passatempo per i telespettatori<br />
di Emilio Fede. Intrattenersi con<br />
una escort rivela, con eufemismo, la<br />
possibilità di alcuni imprenditori di<br />
pagare le puttane oltre il dovuto.<br />
Promuovere le primarie, nasconde<br />
l’incapacità di un partito ad organizzare<br />
una seria opposizione. Nel nostro<br />
piccolo, la rivalutazione delle mino-<br />
ranze etniche confonde un buona giustificazione<br />
per catturare contributi<br />
dalle pubbliche amministrazioni.<br />
E la libertà di stampa?<br />
Una locuzione sulla quale dibattere,<br />
per offuscare una libera e spontanea<br />
sovranità dell’informazione.<br />
Di recente si usa l’informazione anche<br />
come mezzo di rappresaglia contro gli<br />
avversari politici, sia da parte <strong>della</strong><br />
maggioranza sia dell’opposizione,<br />
spostando gli argomenti sulle questioni<br />
private, piuttosto che sui problemi<br />
reali del Paese.<br />
Il gossip, che prima era prerogativa<br />
degli attori e dei cantanti, si fonde<br />
ulteriormente con il mondo <strong>della</strong> politica<br />
e qualcuno utilizza il pettegolezzo,<br />
non sempre per denigrare l’avversario,<br />
ma anche per far parlare di se: è<br />
sempre pubblicità!<br />
Alcune movenze, riproducono poi,<br />
l’impertinenza di alcuni parlamentari,<br />
che credono di essere gli unici detentori<br />
<strong>della</strong> verità, nonché gli unici salvatori<br />
<strong>della</strong> Patria. Il vecchio detto, “o con<br />
me o contro di me”, traspare spesso<br />
come l’unica filosofia di alcuni governanti.<br />
(… meno male che c’è Silvio!).<br />
Altri atteggiamenti dell’attuale<br />
Governo, invece, sembrano ricalcare<br />
storiche logiche di potere che possono,<br />
per certi versi ed in via analogica,<br />
paragonarsi al periodo fascista, e per<br />
altri versi anche all’impero romano.<br />
La sola differenza, dettata dai tempi<br />
storici, è che oggi si usano i mezzi di<br />
comunicazione di massa, sia per diffondere<br />
l’idea che tutto va bene, sia<br />
per “dividere ed imperare”.<br />
A parer mio, quello che si presenta più<br />
fastidioso in tutto questo panorama<br />
“teatrale”, è la poco democratica e<br />
maleducata arroganza di alcuni “onorevoli”<br />
Ministri.<br />
Quando “l’imperatore”, magnificandosi<br />
come il miglior Capo del<br />
Governo degli ultimi centocinquant’anni,<br />
incrimina tutti di essere dei<br />
comunisti, ogni qualvolta le cose non<br />
gli vanno per il conveniente verso,<br />
allora, appare chiara la presunzione!<br />
Come se essere di sinistra, o semplicemente<br />
pensarla diversamente, sia uno<br />
dei peccati capitali!<br />
L’insolenza sembra invece evidente,<br />
quando, durante le parate militari, il<br />
medesimo “imperatore” si mostra in<br />
televisione, un passo più avanti a coprire<br />
la figura del Presidente <strong>della</strong><br />
Repubblica, ed inoltre, ogni qualvolta<br />
offende la dignità dei colleghi parlamentari<br />
e delle persone tutte. Soprattutto,<br />
quando oltraggia i non suoi elettori,<br />
accusandoli di essere dei coglioni!<br />
Superbia e soprattutto maleducazione,<br />
anche da parte del minuscolo Ministro,<br />
quando ingiuria i dipendenti pubblici.<br />
Vorrei tanto, dire a questo piccolissimo<br />
ed apparente complessato uomo, che<br />
prima di offendermi, dichiarandomi<br />
fannullone, potrebbe iniziare a dar<br />
dignitoso lavoro agli impiegati dello<br />
stato, senza dover loro togliere i servizi<br />
per affidarli ai privati.<br />
Non sono di meno i boriosi leghisti,<br />
che con il loro esercito e la loro bandiera,<br />
violentano, con tono terroristico,<br />
l’unità nazionale e molteplici anni<br />
di duro lavoro per affermare i diritti<br />
d’uguaglianza tra gli uomini. Che vergogna!<br />
Non dovrebbero nemmeno<br />
stare in Parlamento, come d’altronde<br />
tutti quei deputati che hanno commesso<br />
dei reati.<br />
…e via dicendo, certamente questa<br />
non può essere la giusta sede per elencare<br />
tutte le malefatte dei politici.<br />
Sarebbe comunque auspicabile essere<br />
governati da una classe politica di persone<br />
nuove, di persone onorevoli, ma<br />
soprattutto di persone … e basta!<br />
Pulite, responsabili, colte, intelligenti<br />
e degne di rappresentare la gente<br />
comune.<br />
A quanto pare, per adesso non v’è speranza!<br />
Sarà colpa dell’influenza suina?<br />
e13
e14<br />
di Doriana Bua<br />
Era il 1984 quando, col<br />
manifesto costitutivo<br />
che ne sanciva la nascita,<br />
l’Associazione culturale<br />
“Prospettive” cominciava la sua “scommessa”.<br />
Un interesse e un impegno che<br />
da 25 anni sono rivolti al nostro territorio,<br />
inteso e nella dimensione spaziale e<br />
in quella temporale; tenendo sempre<br />
conto, comunque, delle diversità e del<br />
pluralismo insiti in ogni realtà. Da qui il<br />
nome Prospettive, inteso come «scelta e<br />
promozione <strong>della</strong> diversità e <strong>della</strong> onnidimensionalità<br />
dell‘uomo».<br />
Il 19 settembre scorso l’Associazione,<br />
per celebrare l’anniversario, ha allestito<br />
presso l’Istituto A. Reres, la mostra<br />
“RETROSPETTIVE in immagini” che,<br />
con foto e locandine, rievocava molte<br />
delle attività svolte in questi anni; a<br />
seguito dell’inaugurazione si è tenuto<br />
un incontro-dibattito con i soci, ex soci,<br />
simpatizzanti ed operatori culturali.<br />
Giorno 20, invece, lo spettacolo dal titolo<br />
“RETROSPETTIVE in musica”, ripercorrendo<br />
un peculiare aspetto<br />
dell’Associazione, ha riproposto diversi<br />
brani musicali tratti da “E ghennesis”<br />
(1994), “Tu da che parte stai?” (1995),<br />
“Canto di Natale” (1998), “Vinni cu<br />
vinni” (2007), fino ad arrivare a “Mezzo<br />
secolo breve” (2008). In questo ampio<br />
arco di tempo Prospettive ha organizzato-realizzato<br />
più di 120 attività-iniziative<br />
che hanno riguardato l’ambito del<br />
teatro, <strong>della</strong> musica, delle arti figurative,<br />
<strong>della</strong> fotografia, delle conferenze, <strong>della</strong><br />
beneficienza e delle pubblicazioni.<br />
Il settore in cui si registrano il maggior<br />
numero di attività è, senza dubbio,<br />
quello teatrale. Ed è proprio questa<br />
predilezione che ha permesso la nasci-<br />
25anni di<br />
PROSPETTIVE<br />
ta, in seno all’Associazione, di un vero<br />
e proprio gruppo teatrale che dal 1999<br />
al 2005, grazie alla collaborazione con<br />
il regista Enzo Toto, ha generato diversi<br />
spettacoli, tra i quali spicca sicuramente<br />
“I sogni di un cieco” (1999).<br />
Nel campo delle arti figurative dobbiamo<br />
certamente ricordare le otto estemporanee<br />
di pittura e grafica svoltesi tra<br />
il 1985 e il 1995 e le numerose mostre.<br />
Gli svariati interessi e le differenti<br />
richieste dei soci, ma non solo, hanno<br />
condotto alla realizzazione di corsi di<br />
chitarra, fotografia, ballo, ginnastica,<br />
inglese e persino un laboratorio di scrittura.<br />
L’interesse per la storia del nostro<br />
paese e per la riscoperta di una memo-<br />
ria storica, che hanno sempre fatto da<br />
sfondo all’attività associativa di<br />
Prospettive, è stato particolarmente evidente<br />
nella Celebrazione del Centenario<br />
<strong>della</strong> nascita di Ignazio Gattuso.<br />
In tutti questi anni, Prospettive non si è<br />
occupata solo di “cultura”, ma ha<br />
mostrato attenzione ed ha saputo<br />
rispondere a particolari esigenze che, in<br />
certi momenti, la nostra realtà ha avuto;<br />
sopperendo, spesso, ad altri enti. Il<br />
bilancio, quindi, che possiamo tracciare,<br />
nonostante gli alti e i bassi, è più che<br />
positivo e l’Associazione può dirsi già<br />
rivolta verso nuove sfide e nuovi impegni,<br />
ovvero verso nuove prospettive.<br />
Alcuni momenti dello spettacolo “RETROSPETTIVE in musica. Foto di Danilo Figlia.<br />
www.associazioneprospettivemezzojuso.org
Servizio Civile:<br />
Una straordinaria esperienza di vita<br />
Il gruppo di Volontari <strong>della</strong> Caritas Diocesana dell’anno 2008-2009.<br />
Il 30 settembre scorso, si sono conclusi<br />
i progetti di servizio civile promossi<br />
dalla Caritas Diocesana nei<br />
Comuni <strong>della</strong> Eparchia di Piana degli<br />
Albanesi. Il progetto che si è svolto a<br />
Piana degli Albanesi, denominato<br />
“Urtësia e Madhe - La Grande<br />
Saggezza”, rivolto agli anziani, ai<br />
quali si prestava assistenza morale e<br />
spirituale, è stato per noi Volontari in<br />
Servizio Civile un’esperienza unica e<br />
formativa. Le anziane, persone autosufficienti,<br />
prelevate quotidianamente<br />
dalle loro abitazioni e accompagnate<br />
al Centro Diurno, usufruivano dei<br />
nostri servizi e svolgevano le seguenti<br />
attività: ascolto di musica, giochi di<br />
società, pittura, preghiera e meditazione,<br />
ma soprattutto la conversazione su<br />
temi di attualità, su esperienze vissute<br />
dalle anziane stesse o su vari argomenti.<br />
Stare ogni giorno a contatto<br />
con gli anziani ci ha permesso di<br />
accrescere il nostro bagaglio culturale<br />
e morale, ma specialmente ha sviluppato<br />
in noi una profonda sensibilità<br />
umana verso questa fascia di popolazione,<br />
spesso abbandonata a se stessa<br />
ed incompresa; ed è forse l’essere riusciti<br />
a lenire il senso di solitudine che<br />
caratterizza spesso la vita degli anziani<br />
a renderci orgogliosi dell’esperienza<br />
appena conclusa. L’anno di servizio<br />
civile ha rappresentato, oltre che<br />
un’impegnativa attività quotidiana,<br />
anche un arricchimento personale;<br />
mentre noi credevamo di trasmettere<br />
agli anziani quel “qualcosa in più”,<br />
sono state le anziane stesse a trasmetterci<br />
quei valori e quegli insegnamenti<br />
che la società odierna spesso abbandona:<br />
rispetto per la famiglia e per il<br />
prossimo in generale, ascolto e rispetto<br />
verso il “diverso” a prescindere dall’etnia<br />
o dal ceto sociale dal quale egli<br />
proviene. Non a caso la Caritas<br />
Diocesana ha promosso, a Santa<br />
Cristina Gela, un altro progetto, dal<br />
nome “Mirë Pritja - Buona<br />
Accoglienza”, che si occupa dell’accoglienza<br />
degli immigrati: in questo<br />
progetto abbiamo provato a fare integrare<br />
diverse culture ed etnie nella<br />
nostra società. Ad esempio, noi volontari<br />
abbiamo svolto corsi di lingua italiana<br />
rivolti agli ospiti del Centro di<br />
Prima Accoglienza “Oasi del<br />
Viandante” con l’obiettivo dell’integrazione<br />
nel contesto italiano. Certo,<br />
non è stato facile potere interagire con<br />
persone provenienti da diverse culture<br />
e con diverse abitudini e ciò ha rappresentato<br />
un ostacolo non indifferente da<br />
superare per cercare di ottenere la loro<br />
fiducia o per cercare di integrarli in un<br />
nuovo contesto. Ma è altrettanto vero<br />
che dagli stessi immigrati ospitati nel<br />
Centro di Prima Accoglienza proviene<br />
un insegnamento straordinario: la<br />
capacità di rimettersi in gioco, il<br />
coraggio di affrontare la vita, abbandonando<br />
tutto ciò che avevano nei loro<br />
paesi di provenienza, a causa di problemi<br />
politici e/o giuridici, per andare<br />
alla ricerca di qualcosa di concreto,<br />
anche a costo <strong>della</strong> propria vita, o <strong>della</strong><br />
serenità per sé e per i propri cari.<br />
Anche grazie a questi insegnamenti,<br />
abbiamo potuto integrarci e socializzare<br />
con gli altri volontari del terzo<br />
progetto <strong>della</strong> Caritas Diocesana,<br />
“Mille papaveri rossi”, svolto a<br />
Mezzojuso, Palazzo Adriano e<br />
Contessa Entellina e destinato ai<br />
minori, potendo così confrontare le<br />
rispettive esperienze e creando, quindi,<br />
un rapporto amichevole e di scambio<br />
interculturale. Per queste ragioni<br />
siamo dispiaciuti che gran parte dei<br />
progetti non siano stati finanziati per<br />
l’anno prossimo, perché il servizio<br />
civile è una straordinaria esperienza,<br />
in grado di cambiare la vita.<br />
Per noi Volontari, questo anno “al servizio<br />
degli altri” ha rappresentato, nel<br />
nostro percorso di vita, un momento<br />
formativo e di profonda riflessione e<br />
cercheremo di mettere in pratica gli<br />
insegnamenti ricevuti per potere vivere<br />
in un mondo migliore, basato sulla<br />
solidarietà e sul rispetto del prossimo.<br />
Francesco Candiotta,<br />
Maria Concetta Matranga,<br />
Rosalia Schirò, Salvatore Saieva.<br />
e15
e16<br />
Bambinile<br />
in progress<br />
di Nino Brancato<br />
“Il sacrificio <strong>della</strong> Patria<br />
nostra è consumato”,<br />
nel senso che siamo<br />
rimasti in pochi<br />
a credere nello Stato di<br />
diritto, nella cittadinanza<br />
attiva; nella necessità di<br />
promuovere la cultura,<br />
anche <strong>della</strong> legalità.<br />
C ’avete1 fatto caso? I miei alunni<br />
ed io si! Quest’anno, che c’è<br />
stato una grande moria delle vacche,<br />
abbiamo registrato una enorme quantità<br />
di spot pubblicitari di zaini, diari,<br />
astucci. In meno.<br />
Com’è? Nei miei ultimi anni di studente<br />
liceale, ricordo con rabbia lo shop<br />
asfissiante di pubblicità che, dalla fine<br />
di luglio ad ottobre inoltrato, riempivano<br />
i programmi televisivi (ed altro, fino<br />
a saturazione, negli spettatori, soprattutto<br />
studenti) durante le fasce di programmazione<br />
pre-post-adolescenziali e<br />
non. Cosa sarà successo?<br />
La crisi? Quale? Quelle delle banche<br />
che giocano coi (loro) soldi di niente e<br />
con quelli (dei clienti) di carta e<br />
metallo (che diventano niente)?<br />
Forse. Però, strano. Le pubblicità<br />
s(k)olastiche ci sono. I pubblicitari, si<br />
sa, sono i veri geni creatori e artisti<br />
del nostro evo. Due spot (telefoniniaci)<br />
per tutti:<br />
- in uno, un noto attore, incarnando il<br />
suo solito ruolo (quello dell’ignorante<br />
felice e superbo di essere tale), ci prova<br />
con una giovane profy vagamente riottosa,<br />
e si dimostra peggio del figlio (che<br />
ancora, fortunatamente, non compare);<br />
- il secondo è terrificante, una specie di<br />
miniserie inserita nella fascia (e nel canale<br />
un sacco giovane) di Narhuto,<br />
Onepiece, Simpson e Futurama: in una<br />
specie di Eton dove si parla un italiano<br />
corretto al glocal, alcuni più che trentenni<br />
maschio e femmina hanno problemi di<br />
comunicazione (di fesserie). Ovviamente<br />
il telefonino è l’unico oggetto pensante<br />
dell’intrattenimento [?].<br />
Dove sono finiti i richiami alla Scuola<br />
di Barbie, Ulk e Topo Gigio?<br />
La stragrande maggioranza dei programmi<br />
televisivi (in chiaro), si sa,<br />
sono dei riempitivi tra una sfilza di<br />
spot e l’altra: questa la grande intuizione<br />
che ha fatto tale Sua Emittenza.<br />
Del “fattaccio” provo a dar(me)ne<br />
ragione: nonne Scola è ormai una<br />
parola che evoca disagio? Per chi?<br />
- Per il bravo Genitore (e/o la bravissima<br />
Genitrice) che non vede l’ora di<br />
irrompere nell’edificio scolastico per<br />
ripigliarsi il discente niscente, dopo 4<br />
o 5 ore di babysitteraggio gratuito (per<br />
il principino o la pargola) e una buona<br />
mezz’ora di gossip e misurazioni<br />
socio-relazionali (per lei/lui);<br />
- per il buono e onesto cittadino che<br />
all’inizio dell’anno ha accompagnato
l’alunno chiedendo perché non c’era il<br />
Maestro unico (preferibilmente maschio<br />
e in giacca e cravatta blu a pallini bianchi)<br />
“’nc’ o rissiru ‘a televisioni”;<br />
- per lo spettatore dei meravigliosi servizi<br />
che TG1 dedica alla scuola da un<br />
mese a questa parte, colmando il<br />
vuoto [?] lasciato da quel pietoso e<br />
pessimo avanspettacolo che andava in<br />
onda tutte le sere sul 4° canale sintonizzato<br />
dal televisore del Bar 2 (servizi<br />
che fanno, in ogni modo, anche e solo<br />
piangere; servizi grazie ai quali abbiamo<br />
saputo tutto, cosa pensa la<br />
Gelmini, cosa Eminenz, cosa pensano<br />
i bimbi, cosa pensa la Lega; che la<br />
Scuola ha tanti soldi, che i libri di<br />
testo sono pieni di errori [?] etc. Tutto,<br />
tranne come stanno le cose);<br />
- per l’adolescente o presunto tale che<br />
pensa [?] e proclama al mondo intero<br />
il suo profondo disprezzo per chi pretende<br />
che almeno la mattina si abbottoni<br />
per bene i pantaloni (a vita bassa<br />
preferibilmente griffati);<br />
- per il Docente, stanco e frust[r]ato, che<br />
ogni mattina si arrabbata a sopravvivere<br />
alla prossima ora (di lezione) e anela<br />
alla pensione, sempre più diafana nelle<br />
vaporose caligini del verrà; e per il giovane<br />
Docente, che non riesce a capire,<br />
con tutta la sua buona volontà, che<br />
colpe abbia mai potuto commettere per<br />
sentirsi additato e messo in gogna da<br />
sbraitoni dall’eloquio [forbito ed elegante,<br />
ciceroniano addirittura] che cercano<br />
solo l’occasione buona per esternare<br />
tutta la carica di canne corte e complessi<br />
di inferiorità e bassezza (morale<br />
intendo), insomma, in buona parte <strong>della</strong><br />
cosiddetta “utenza” e “eroganza”, scuola<br />
(la parola, intendo) ingenera forse un<br />
irriflesso, inconscio disagio?<br />
I pubblicitari queste cose le sanno, le<br />
sentono a naso, le studiano: il consumatore<br />
non deve pensare, deve comprare.<br />
Allora meglio se sceglie da solo, non<br />
c’è bisogno di investire in anima traficorum,<br />
si comprerà negli ipermercati.<br />
La scuola è ora finalmente, pienamente,<br />
degradata, nell’immaginario sempre<br />
più collettivamente entomologico,<br />
a bambinile 3 . Si può andare avanti con<br />
il programma: ora tocca all’Università.<br />
******** 4<br />
Circa quasi un anno fa scrissi su questo<br />
giornale un articolo come qualmente<br />
senza Scuola (pubblica) non ci<br />
potreresse essere futuro. Non è cam-<br />
biato niente. La categoria “insegnanti”<br />
non esiste; i tagli ci sono stati e ci<br />
saranno; i sindacati…lassamu perdiri.<br />
Proviamo quindi a fare un punto (a<br />
croce) <strong>della</strong> situazione, a partire da<br />
una rilevazione non sistematica:<br />
1. “Il sacrificio <strong>della</strong> Patria nostra è<br />
consumato” 5 , nel senso che siamo rimasti<br />
in pochi a credere nello Stato di diritto,<br />
nella cittadinanza attiva; nella necessità<br />
di promuovere la cultura, anche<br />
<strong>della</strong> legalità etc. Fesserie. Cose da<br />
dichiarare in tv subito dopo aver fatto il<br />
perfetto contrario. L’esecutivo non<br />
recepisce più nemmeno le sentenze del<br />
TAR, fa finta di niente, tira dritto; il<br />
governo sta aspettando che il nuovo<br />
“assetto” diventi quotidianità (Fatto!);<br />
2. I politici [?] regionali, avendo fiutato<br />
l’occasione di farsi un nuovo consistente<br />
pacchetto voti, non vedono<br />
l’ora di buttarsi in questa nuova<br />
avventura a pesce [cane]; stanno solo<br />
perdendo un po’di tempo per la spartizione<br />
delle quote, anche perché, poi,<br />
opus erit fare mercu confusu con la<br />
formazione professionale e, si sa, ‘a<br />
squagghiata a nivi… speriamo solo<br />
che le prossime convocazioni non si<br />
tengano presso la sede di qualche<br />
assessorato con corollaria domanda a<br />
chi esce: “c’annaghiasti?”<br />
3. Ai Dirigenti Scolastici, quelli che<br />
fortunatamente ancora talvolta posso<br />
chiamare Presidi, viene chiesto (apertamente)<br />
di fare i manager senza soldi,<br />
e quindi di possedere a iosa innate<br />
doti, non da didatti, educatori, amministratori,<br />
programmatori partecipi per<br />
uno sviluppo, intellettuali, bensì quelle<br />
d’improvvisazione proprie e tipiche<br />
del liquidatore fallimentare;<br />
4. Parecchi miei colleghi, precari,<br />
sono indecisi se:<br />
- stazionare sotto Palazzo D’Orleans<br />
chiedendo l’applicazione del nuovo<br />
principio dello Stato Longobardo di<br />
Diritto Catto-Celtico (il nuovo guidrigildo,<br />
cu c’è c’è e cù nun ci nasciu un<br />
c’è e un ci po’ essiri, mancu chiancennu<br />
o pagannu);<br />
- aspettare comodamente a casa che,<br />
fatto salvo il punteggio, qualcuno si decida<br />
a dare un congruo assegno di disoccupazione<br />
(una gentillima collega mi ha<br />
deliziato facendomi sapere che, nel caso<br />
si realizzi questa eventualità, lo<br />
str…upido saressi io che ci lavoro pure);<br />
5. Sento ancora dire che ora è venuto<br />
il momento d’informare forme, intavo-<br />
lare tavoli, assemblare assemblee,<br />
discutere discussioni, dibattere dibattiti<br />
etc.<br />
6. Intorno e dentro le Superiori fioriscono<br />
gruppi e movimenti xenofobi,<br />
razzisti, beceri, fascisti. Qualche giornalista<br />
(Rai Sicilia) cerca pure, a<br />
tempo perso, di accreditarli come<br />
“bravi ragazzi”, i potenziali amici<br />
ideali dei propri figli;<br />
7. È realizzata la differenza tra bisogno<br />
e bisogno. Gli alunni stranieri, in<br />
un modo o nell’altro, se la devono<br />
vedere brutta. In qualche Scuola <strong>della</strong><br />
civile Padania se la vedono brutta gli<br />
insegnanti meridionali, spesso bistrattati<br />
da colleghi altrettanto meridionali,<br />
ma con tre mesi di permanenza in più;<br />
8. Il ministero, come sostiene un<br />
amico 6 , per mero errore materiale, ci<br />
ha scambiato per parrucchieri: per<br />
mesi non si è sentito parlare altro che<br />
di tagli, code, permanenti, pettini;<br />
9. Ogni ‘gnoranti e vastasu si sente<br />
autorizzato a dire quello che la scuola<br />
e gli insegnanti devono o no fare (tipo<br />
insegnare i diàleti, ostarìa).<br />
Non è cambiato molto dunque. Tranne<br />
qualche migliaio di insegnanti in<br />
meno. Tranne una Scuola sempre più<br />
povera d’idee e persone che pensano<br />
con la propria testa.<br />
In fondo, che sarà mai? Il limite dell’indecenza<br />
che → + ∞, se non ricordo<br />
male, = 0.<br />
1 Voce del verbo ciavare, ciavere…vedasi<br />
Mery per sempre, scena di King Kong<br />
siddiatu.<br />
2 Non posso dire quale perché farei pubblicità.<br />
Occulta e negativa al Bar, intendo.<br />
3 Vedasi il primo episodio di “Amici miei”.<br />
4 Con licenza dè Superiori (E. Scalfari).<br />
5 Da Sorraio Scaumonegli, Artisti pop dell’ottocento<br />
italiano. In Sous les arbres des<br />
petites ballottes, Conversazioni. Edizioni<br />
Brahämmatabrà: Mezzojuso, 1996.<br />
6 Il M° Giuseppe Di Chiara, violinista, compositore,<br />
didatta. Si è esibito a Mezzojuso<br />
qualche anno fa per S. Giuseppe, prestando<br />
il suo violino ‘o Zù Angiulinu.<br />
e17
e18<br />
Una donna scende in…campo!<br />
di Francesca Brancato<br />
La mattina del 21 settembre scorso, in piazza<br />
Principe Corvino, proprio accanto al simulacro di<br />
San Pio, papàs Pietro Lascari, presente anche il<br />
Sindaco Nicolò Cannizzaro ed alcuni Assessori<br />
<strong>della</strong> Giunta di Mezzojuso, impartisce la benedizione a un<br />
“Deutz- Fahr - 130 cavalli”. Si proprio così! Viene affidato alla<br />
Benedizione del Signore non, come più di consueto, un nuovo<br />
negozio di abbigliamento o di articoli casalinghi, una parruccheria<br />
o altro genere di esercizio commerciale, ma un enorme trattore<br />
gommato, ultimo acquisto necessario alla gestione dell’azienda<br />
agricola di Irene Napoli. Irene da tanti anni porta<br />
avanti un progetto: continuare a coltivare la terra che prima di<br />
lei coltivarono suo nonno Gioacchino e poi suo padre Totò.<br />
L’Azienda agricola di Irene si trova in contrada “Guddemi”, un<br />
toponimo arabo che significa “più avanti”. Ed Irene proprio<br />
questo vuole fare: guardare alla tradizione del passato per andare<br />
sempre più avanti! Attiva sin dai primi del ‘900 l’azienda<br />
<strong>della</strong> famiglia Napoli ha sempre prodotto grano e foraggio.<br />
Poche persone oggi sono disposte ancora ad investire e a credere<br />
nel settore primario. Da un lato assistiamo alla crescita di<br />
una…moda del prodotto tipico locale, garanzia di bontà e di<br />
genuinità, dall’altra però i prodotti che da secoli sono coltivati<br />
nel nostro territorio sono totalmente mortificati dai prezzi del<br />
mercato nazionale e internazionale. E così la Sicilia, granaio di<br />
Roma repubblicana, vale a dire patria del grano duro sin dal II<br />
secolo a. C., vede oggi scendere il prezzo dei suoi chicchi d’oro<br />
a 0,13 centesimi di euro al Kg. Sono fatti di cronaca locale delle<br />
ultime settimane le proteste degli imprenditori agricoli che con<br />
gesti esasperati, i blocchi di protesta in alcune strade <strong>della</strong> provincia<br />
palermitana e nissena, tentano di focalizzare l’attenzione<br />
sulla crisi di questo mercato. In un momento veramente critico<br />
per l’agricoltura la scommessa di questa giovane imprenditrice<br />
è davvero ardua e la sua fermezza è davvero grande visto che<br />
deve affrontare tale realtà agricola non semplicemente e tradizionalmente<br />
da imprenditore ma coraggiosamente e innovativamente<br />
da imprenditrice. Lei stessa ci racconterà di seguito la sua<br />
scelta e i suoi progetti, le difficoltà incontrate e le soddisfazioni<br />
ricevute. Ad Irene i più sentiti complimenti per la sua determinazione<br />
insieme ai migliori auguri per la Sua Azienda, da parte<br />
mia e dell’intera Redazione.<br />
“<br />
La mia attività come imprenditrice<br />
agricola inizia nel 1998, da quando<br />
un’ischemia cerebrale costrinse mio<br />
padre su una sedia a rotelle per 10 lunghi<br />
anni. Mi sono così ritrovata, a soli<br />
23 anni, con un’azienda di 90 ettari da<br />
gestire. E…credetemi, non è stato per<br />
niente facile! Soprattutto il primo<br />
anno: ritrovarsi da studentessa ad<br />
imprenditrice è stato proprio difficile,<br />
ma con l’aiuto del buon Giovanni<br />
Crispiniano, il signore che lavorava<br />
con la mia famiglia da 37 anni e che<br />
tutti in paese ricordano, di mio zio<br />
Nino Napoli, che mi ha istruito su<br />
sementi, tumoli, salme, e quant’altro<br />
necessario per immettermi nel sapere<br />
contadino e, soprattutto, grazie alla<br />
mia forza di volontà, sono riuscita a<br />
portare avanti la mia azienda. Il primo<br />
anno pensate che ho seminato 5 salme<br />
di terreno e mi sono rimasti 17 sacchi<br />
di sementi… Vi lascio immaginare<br />
che cosa ho raccolto! Dal secondo<br />
anno in poi mi sono fatta una vera cultura,<br />
ho studiato su testi di agraria e,<br />
addirittura qualche anno, sono riuscita<br />
ad avere produzioni di frumento molto
alte. Entrare, da donna, in un mondo<br />
come quello dell’agricoltura, in una<br />
realtà come quella di Mezzojuso, è<br />
stato difficilissimo. I primi tempi sono<br />
stata criticata tantissimo, ma io, caparbia<br />
come sono, non ho ascoltato nessuno,<br />
sempre dritta per la mia strada!<br />
Senza dubbio quello che stavo cercando<br />
di realizzare, gestire un’azienda<br />
agricola da sola, era qualcosa più<br />
grande di me, ma ora che ci sono riuscita<br />
per me è una soddisfazione grandissima.<br />
Anche oggi, non è che abbia<br />
risolto tutti i problemi ma… posso<br />
dire di essere riuscita ad affermarmi e<br />
a farmi tenere in considerazione…<br />
anche dai miei colleghi, tutti uomini…<br />
che da qualche tempo mi chiedono<br />
pure consigli sulle sementi, sul<br />
fieno che produco, sul meccanico.<br />
Altra cosa che ho sperimentato è la<br />
grande disponibilità da parte di tutti i<br />
compaesani imprenditori nei miei confronti<br />
che per questo ringrazio calorosamente.<br />
Pensare che ci sono voluti 11<br />
anni per arrivare a questi risultati. Certo<br />
me ne sono capitate di tutti i colori,<br />
alcune proprio nere, altre più variopinte,<br />
come quando un commerciante, che<br />
doveva acquistare il fieno e chiedeva di<br />
contrattare con mio marito, alla notizia<br />
che non ero sposata ha chiesto almeno<br />
del mio fidanzato, sconfortato dall’assenza<br />
pure di quest’ultimo mi ha detto:<br />
«Ma io mai n’hai fattu prezzu ri fenu cu<br />
nà fimmina!». «Ci cominci da oggi!» È<br />
stata la mia risposta. Altro aneddoto che<br />
posso raccontarvi è quello del radiatorista<br />
che per pulirmi il radiatore del trattore<br />
mi ha chiesto 25 euro, ed io gli ho<br />
detto: «Come 25 euro? Al mio amico<br />
con 20 euro gli hai pulito il radiatore<br />
<strong>della</strong> trebbia, che è per quattro volte<br />
quello di un trattore, e ne vuoi 25 da me<br />
per il radiatore del trattore?» Sapete<br />
qual è stata la sua risposta: «Si fimmina,<br />
però si furba! Dammi 10 euro và!»,<br />
quasi legittimato dal mio sesso a prendermi<br />
in giro. Insomma fra alti e bassi<br />
ho cercato di rinnovare la mia azienda<br />
che gestisco con tanto amore quasi<br />
come fosse una figlia da far crescere nel<br />
migliore dei modi. Il sogno <strong>della</strong> mia<br />
vita era quello di rinnovare il suo parco<br />
macchine, e, finalmente quest’anno,<br />
grazie anche al contributo del 50% <strong>della</strong><br />
spesa da parte <strong>della</strong> Regione Siciliana ci<br />
sono riuscita: ho acquistato un trattore<br />
da 130 CV e la relativa attrezzatura.<br />
Ringrazio tutte le persone che mi hanno<br />
aiutato a realizzare il mio sogno: mia<br />
sorella Ina, gli Impiegati dell’Ispettorato<br />
Agricoltura e Foreste per l’istruttoria<br />
<strong>della</strong> pratica e… soprattutto devo ringraziare<br />
la mia forza di volontà, che mi<br />
aiuta tanto e in tutto.<br />
Acquistare il trattore è stata un’odissea,<br />
come impegno economico, dal punto di<br />
vista burocratico e per la scelta delle sue<br />
caratteristiche tecniche. E questo lo<br />
sanno bene tutti i miei amici che torturavo<br />
quando ero in preda a mille difficoltà.<br />
Li voglio ringraziare per la loro<br />
pazienza e per avermi ascoltata e consigliata<br />
nel migliore dei modi. Per<br />
svolgere la mia attività mi ritrovo a<br />
stare in giro intere giornate e soprattutto<br />
ad avere a che fare con tantissime<br />
persone. I miei impegni di lavoro<br />
non mi sottraggono comunque da<br />
tutte le cose che caratterizzano il quotidiano<br />
di una ragazza. Ci sono dei<br />
periodi in cui sono tantissime le cose<br />
da fare e arrivo veramente distrutta.<br />
Immaginatevi la semina, la fienagione,<br />
il raccolto… lavori già parecchio<br />
duri per un uomo! Che le cose da fare<br />
sono tantissime lo sa anche Francesca,<br />
alla quale chiedo scusa per tutte le<br />
volte che ho rimandato l’appuntamento<br />
per le notizie relative alla mia attività,<br />
la ringrazio di avere insistito e la<br />
ringrazio soprattutto per la sua<br />
pazienza. Ma nonostante ciò sono<br />
veramente felice di fare il mio lavoro.<br />
Mi auguro di avere sempre questa<br />
voglia di fare e quest’ottimismo,<br />
spero proprio che non mi abbandonino<br />
mai perché mi aiutano tantissimo<br />
ad andare avanti e a progredire”.<br />
Irene Napoli<br />
Irene Napoli con il piccolo Breno La Gattuta a bordo del nuovo trattore. A sinistra, il caseggiato <strong>della</strong> famiglia Napoli in contrada Guddemi.<br />
e19
e20<br />
LA LEVA CALCISTICA<br />
di Margherita Reres<br />
Ascoltando questa<br />
famosissima canzone<br />
del grande Francesco<br />
De Gregori pensavo che<br />
le sue parole riflettessero la visione<br />
più vera e pulita dello sport: un giocatore<br />
lo vedi dal coraggio, dall’altruismo,<br />
dalla fantasia…<br />
Poi mi è venuta in mente l’Adrasto:<br />
tutti ne conosciamo il nome e l’attività,<br />
ma mi sembra che in pochi si siano<br />
resi veramente conto del lavoro, dell’impegno<br />
gratuito, <strong>della</strong> passione,<br />
che muovono la dedizione di chi ha<br />
fatto di uno sport, il calcio, o come<br />
l’abbiamo sempre chiamato noi “u<br />
palluni”, una visione più grande.<br />
Così un venerdì pomeriggio ho chiamato<br />
Pino Como che, con entusiasmo<br />
ha accettato di scambiare con me<br />
qualche parola. Dopo un paio di giorni<br />
ci siamo incontrati, assieme ad<br />
alcuni altri tecnici, amici ed “ex-calciatori”,<br />
in quella che è la sede dell’associazione.<br />
Entrando non ho potuto<br />
fare a meno di notare le pareti (rossoblu<br />
come i colori <strong>della</strong> squadra) piene<br />
di foto, ordinate cronologicamente in<br />
modo meticoloso, le più rappresentative<br />
<strong>della</strong> storia dell’Associazione.<br />
Incontri con squadre “stellari”: provate<br />
ad immaginare i ragazzi di<br />
Mezzojuso che sfidano quelli <strong>della</strong><br />
stessa categoria dell’Inter o <strong>della</strong><br />
Stella Rossa di Belgrado. Ma la cosa<br />
più evidente è che sarebbe stato possibile<br />
trovare in quelle foto ogni bambino,<br />
o quasi, che dal 1997 (anno di fondazione<br />
dell’associazione) ad oggi,<br />
avesse vissuto nel nostro paese, e<br />
anche qualcuno da quelli limitrofi. È<br />
da qui che ha inizio la nostra conversazione.<br />
Pino mi fa notare che tra<br />
quelle foto c’è anche qualche ragazzo<br />
che adesso vive lo sport da professionista.<br />
Eppure il motivo d’orgoglio è<br />
un altro: l’Adrasto accoglie tutti, non<br />
solo i ragazzi portati per il calcio, che<br />
amano lo sport e che hanno un fisico<br />
atletico. Le porte sono sempre state<br />
aperte anche per quei bambini che,<br />
seppure non proprio dotati dal punto<br />
di vista fisico, avessero voglia di trascorrere<br />
qualche ora facendo sport.<br />
Ho capito che uno degli aspetti più<br />
curati e degli obiettivi fondamentali<br />
che gli istruttori cercano di raggiungere<br />
è che i bambini, e come loro i<br />
ragazzi più grandi, comincino da subito<br />
a conoscere e rispettare le regole<br />
del gioco. Attenzione però, il gioco<br />
non è solo quello che dura novanta<br />
minuti, in campo. Forse è proprio questo<br />
che rende speciale questa scuolacalcio:<br />
l’idea che ci siano delle regole,<br />
dei principi che possono essere trasmessi,<br />
attraverso lo sport, nella vita<br />
di ogni giorno. Così la lealtà sportiva,<br />
il rispetto per l’avversario, l’impegno<br />
dell’allenamento e la generosità verso<br />
i compagni diventano gli elementi di<br />
un puzzle che componendosi rivela la<br />
volontà di farsi carico di un onere<br />
come quello di coadiuvare le famiglie<br />
(qualche volta davvero poco presenti)<br />
nell’educare questi giovani ragazzi<br />
verso il rispetto delle norme sociali.<br />
Infatti, non possiamo pensare che<br />
Mezzojuso si trovi dentro una bolla di<br />
protezione, attraverso la quale le componenti<br />
negative <strong>della</strong> distorta società<br />
del benessere non possano filtrare.<br />
Anche qui c’è il “bullismo”, la violenza<br />
tra i giovani, lo scarso senso civico,<br />
ed è soprattutto per questi motivi che<br />
il lavoro di questa associazione è da<br />
apprezzare, visto che per affrontare<br />
questi temi ha promosso più volte attività<br />
e incontri che esplicitamente sensibilizzassero<br />
la collettività verso i<br />
problemi sopra elencati.<br />
Alla luce di queste ragioni, credo che<br />
l’impegno di chi si preoccupa di trasmettere<br />
principi sani come quelli dello<br />
sport vada sottolineato e riconosciuto.<br />
Il mio auspicio quindi è che l’Adrasto<br />
“non fugga” dall’impegno di continuare<br />
ad investire sui ragazzi, pur<br />
dovendo spesso far fronte ad impedimenti<br />
economici o carenze strutturali<br />
dei nostri impianti sportivi, e che continui<br />
a configurarsi come una nota<br />
positiva, in un pentagramma, in cui di<br />
note, purtroppo, ce ne sono davvero<br />
troppo poche!
I nostri lettori ci scrivono<br />
La mia venuta a Mezzojuso, in occasione<br />
<strong>della</strong> festa di S.Giuseppe, mi ha<br />
riportato alle mie origini perse oramai<br />
da parecchi anni. Per me rivivere questa<br />
festa, che non vedevo da ben quarant’anni,<br />
è stato veramente molto<br />
toccante e commovente in modo particolare<br />
quando ho visto la processione<br />
notare con quanta devozione era<br />
seguita da tutti. In un attimo sono<br />
ritornata alla mia infanzia alle mie<br />
origini mai dimenticate, nonostante il<br />
mio non far più parte <strong>della</strong> comunità<br />
di Mezzojuso.<br />
Mi ha fatto molto piacere notare che<br />
questa festa è ancora molto sentita<br />
anche dalle persone più giovani. C’era<br />
veramente parecchia gente ed è stato<br />
molto bello poterci essere.<br />
Nonostante i miei quarant’anni a<br />
Torino, le mie tradizioni sono sempre<br />
radicate nel mio cuore, probabilmente<br />
il mio ritornare periodicamente a<br />
Mezzojuso fa si che ci sia sempre un<br />
legame ben saldo.<br />
Un saluto a tutti quelli che conosco.<br />
Torino, 21/10/09<br />
Maria Stassi<br />
S abato 21 novembre 2009, alle ore<br />
16.30, a Piana degli Albanesi<br />
nella Cattedrale di San Demetrio,<br />
sarà presentato il volume di<br />
Giovanni D’Angelo, Vita di Padre<br />
Giorgio Guzzetta a cura di Pietro<br />
Manali, Salvatore Sciascia Editore,<br />
Caltanissetta - Roma, 2009 (rist. ed.<br />
Palermo, Sulli, 1798).<br />
Interverranno S. E. Sotir Ferrara,<br />
Eparca di Piana degli Albanesi,<br />
Giuseppe Cangialosi, Presidente<br />
Unione dei Comuni BESA, Don Rino<br />
La Delfa, Preside Pontificia Facoltà<br />
Teologica di Sicilia, Vito Lo Verde,<br />
Presidente Commissione Storica per<br />
la Causa di Beatificazione di Padre<br />
Giorgio Guzzetta.<br />
Nuovo Comandante dei Carabinieri a Mezzojuso<br />
Alessandro D’Amico è il nuovo<br />
Comandante <strong>della</strong> Stazione dei<br />
Carabinieri di Mezzojuso. Il<br />
Comandante, 30 anni, originario di<br />
Palermo, nell’Arma dal 2000, ha prestato<br />
servizio nella provincia di<br />
Vicenza per 7 anni. In seguito ha frequentato<br />
la Scuola Marescialli a<br />
Firenze, conseguendo il grado di<br />
Maresciallo. Nella Stazione di<br />
Mezzojuso succede nell’incarico al<br />
Maresciallo Rocco Salerno, destinato a<br />
nuovo incarico presso la Compagnia di<br />
San Giovanni in Fiore, in Provincia di<br />
Cosenza. Ad entrambi i migliori auguri<br />
<strong>della</strong> Redazione per i nuovi incarichi.<br />
OFFERTE RICEVUTE<br />
Abbruscato Ant., Ponte Tresa 100,00<br />
Terranella Giuseppe, Varese 20,00<br />
Vittorino Anna, Varese 30,00<br />
Salzano Nicola, Mezzojuso 10,00<br />
D’Anna Gaetano, Zibello (PR) 20,00<br />
Cusintino Giuseppe, Svizzera 20,00<br />
Schirò dott. Enzo, Enna 50,00<br />
Bellone Pietro, Torino 50,00<br />
Bellone Andrea, USA 50,00<br />
Gebbia Salvatore, Svizzera 50,00<br />
Magnate Antonio, Buenos Aires 50,00<br />
Rizzo-Durante, Palermo 20,00<br />
Barna Salvatore, Palermo 20,00<br />
Perniciaro Rosolino, Castellanza 30,00<br />
Perniciaro Luciano, Legnano 20,00<br />
Perniciaro Nunzia, Castellanza 30,00<br />
Spata Nunzio, Spagna 50,00<br />
Castellini Francesco, Mezzojuso 30,00<br />
Zerilli/Bua, Palermo 20,00<br />
D’Amico/Bua, Palermo 20,00<br />
I NUOVI ARRIVATI<br />
MARIA BEATRICE GIARDINA<br />
di Salvatore e Rosalba Tavolacci<br />
ALESSANDRO PIETRO FOTI<br />
di Edgardo e Rosa M. Cannizzaro<br />
ANNAMARIA R. DI MICELI<br />
di Francesco e Giandomenica Grillo<br />
RIPOSANO NEL SIGNORE<br />
LA GANGA SEBASTIANO<br />
17/07/1923 - 06/10/2009<br />
RUBINO GIUSEPPE<br />
18/01/1955 - Hagen (D) 17/10/2009<br />
DELFINO GIUSEPPE<br />
26/07/1928 - 22/10/2009<br />
DIPLOMA<br />
Il 29 settembre 2009, presso il<br />
Conservatorio di Musica di Stato “V.<br />
Bellini” di Palermo, Sara Lo Mino ha<br />
conseguito il Diploma in Clarinetto<br />
con la votazione di 9/10; eseguendo,<br />
oltre agli studi, il 2° CONCERTO in<br />
Mi b op. 74 per clarinetto e orchestra<br />
di Carl Maria Von Weber e la SONA-<br />
TA op. 167 per clarinetto e pianoforte<br />
di Camille Saint - Saëns.<br />
e21
e22<br />
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIB<br />
SETTEMBRE 2009<br />
Giovedì 3<br />
Alle 18.30, presso il Santuario di<br />
Santa Rosalia, il parroco don Enzo<br />
celebra i Vespri Solenni e a seguire la<br />
Liturgia Eucaristica.<br />
Venerdì 4<br />
Festa di Santa Rosalia: di mattina la<br />
banda musicale “G. Verdi” fa il suo<br />
ingresso in piazza e procede al giro<br />
del paese. Alle 11.30, don Salvatore<br />
Ruffino celebra la Liturgia Eucaristica<br />
sul sagrato del Santuario. In serata si<br />
svolge per le vie del paese la processione<br />
con il simulacro <strong>della</strong> Santuzza.<br />
Sabato 5<br />
In serata, in piazza, i bambini del<br />
Centro Intergenerazionale si esibiscono<br />
in un festival <strong>della</strong> canzone.<br />
Foto Danilo Figlia<br />
Lunedì 7<br />
I festeggiamenti per la Madonna dei<br />
Miracoli proseguono nel pomeriggio<br />
con il giro per alcune vie del paese del<br />
Complesso bandistico “G. Verdi” di<br />
Mezzojuso.<br />
Alle 18.00 don Enzo celebra la<br />
Liturgia Eucaristica nel luogo dell’apparizione<br />
<strong>della</strong> Vergine.<br />
In serata, in piazza Umberto I, si esibisce<br />
in concerto Annalisa Minetti.<br />
Martedì 8<br />
Festa <strong>della</strong> Natività <strong>della</strong> Beata<br />
Vergine Maria:<br />
Alle 07.00 l’alborata, con lo sparo di<br />
mortaretti in contrada Passo Latà,<br />
sveglia il paese annunciando il giorno<br />
di festa.<br />
Alle 09.00 comincia il giro per la vie del<br />
paese <strong>della</strong> banda musicale “G. Verdi”.<br />
Alle 11.00 il parroco don Enzo e don<br />
Salvatore Ruffino concelebrano la Santa<br />
Messa Solenne davanti al Santuario, in<br />
via mons. Giuseppe Perniciaro. Al termine<br />
<strong>della</strong> S. Messa viene distribuito fra<br />
i fedeli presenti il pane benedetto.<br />
Al termine <strong>della</strong> S.Messa, si svolge la<br />
tradizionale “Cunnutta” per le vie del<br />
paese.<br />
Alle 17.30 Intrattenimento musicale<br />
<strong>della</strong> Banda in Piazza.<br />
Alle 20.15, con partenza dal Santuario,<br />
ha inizio la solenne processione del<br />
simulacro <strong>della</strong> Madonna dei Miracoli,<br />
al termine l’ omelia è officiata dal predicatore,<br />
padre Massimiliano Purpura.<br />
Venerdì 11<br />
Alle 21.30, in via Palermo, si svolge<br />
l’ultimo Caffè Concerto <strong>della</strong> rassegna<br />
estiva di Mezzojuso.<br />
In serata, a Godrano, i Lupetti del<br />
gruppo Scout di Mezzojuso, accompagnati<br />
dai loro Capi Akela (Angela<br />
Giammanco) e Bagheera (Giacomo<br />
Lisciandrello), più i nuovi Capi che ad<br />
essi si aggiungeranno per il 2009/10,<br />
incontrano i Lupetti del gruppo di<br />
Piana per una pizza e per vedere le<br />
foto del campo estivo trascorso insieme<br />
nel mese di agosto a Favignana.<br />
Domenica 13<br />
Alle 18.30, nella chiesa del SS.<br />
Crocifisso, papàs Pietro Lascari celebra<br />
i Vespri Solenni per la festività<br />
<strong>della</strong> Santa Croce.<br />
Lunedì 14<br />
Festività dell’ Esaltazione <strong>della</strong> Santa<br />
Croce: Al SS. Crocifisso, papàs Pietro<br />
Lascari celebra la Solenne Esaltazione<br />
<strong>della</strong> Croce e la Divina Liturgia. La<br />
Santa Croce è posta su un desco ricoperto<br />
di foglie di basilico che viene<br />
distribuito ai fedeli al termine <strong>della</strong><br />
Celebrazione.<br />
Inizia l’anno scolastico per gli alunni<br />
dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola”<br />
di Mezzojuso.<br />
Martedì 15<br />
Ottava <strong>della</strong> Madonna dei Miracoli:<br />
Alle 17.00, giro del paese del Banda<br />
musicale “G. Lanna”.<br />
Alle 17.30, nella chiesa Maria SS.<br />
Annunziata, è celebrata la S. Messa<br />
dell’Addolorata.<br />
Alle 21.00, i festeggiamenti in onore di<br />
Maria SS. dei Miracoli, si concludono<br />
con la processione, per alcune vie del<br />
paese, del simulacro <strong>della</strong> Vergine. Al<br />
termine delle processione il parroco e<br />
don Salvatore Ruffino concludono con<br />
la predica di chiusura davanti al<br />
Santuario e la Benedizione finale.<br />
Giovedì 17<br />
Alle ore 12.00, lo sparo di mortaretti<br />
in piazza e il suono dei tamburi<br />
annuncia “l’Appizatina du Paliu ri<br />
San Giuseppi” sul campanile<br />
dell’Annunziata e l’inizio dei festeggiamenti<br />
per la Fiera di Settembre in<br />
onore <strong>della</strong> Sacra Famiglia.<br />
Venerdì 18<br />
Alle 20.30, in Parrocchia ha inizio il<br />
Novenario in onore di San Giuseppe,<br />
con la recita del S. Rosario, la S.<br />
Messa officiata dal parroco don Enzo<br />
e al termine la Benedizione Solenne.<br />
Mercoledì 23<br />
Alle 18.00, don Enzo celebra la S.<br />
Messa nel ricordo del transito di S. Pio<br />
da Pietralcina, che per il secondo anno<br />
consecutivo, a causa del brutto tempo,<br />
si svolge in Parrocchia e non in piazza<br />
Principe Corvino dove sorge la cappella<br />
con il simulacro del Santo.
BREVIBREVIBREVIBREVIBREVI a cura di Francesca Brancato<br />
Giovedì 24<br />
Il programma dei festeggiamenti in<br />
onore <strong>della</strong> Sacra Famiglia prevede<br />
per le ore 21.30 “Shume Vizita”, opera<br />
originale in tre atti di Giuseppe Schirò<br />
Di Maggio, offerta del Comune di<br />
Mezzojuso e rappresentata al Castello<br />
Comunale.<br />
Venerdì 25<br />
Un’ordinanza del Sindaco da lo stato di<br />
allerta a causa del forte maltempo e<br />
invita i concittadini a transitare in paese<br />
con gli autoveicoli solo se strettamente<br />
necessario.<br />
Alle 21.30, al Castello Comunale si<br />
svolge lo spettacolo di cabaret “Simon<br />
Vito in The Night Show”, anch’esso<br />
inserito nel programma di festeggiamenti<br />
in onore <strong>della</strong> Sacra Famiglia e<br />
offerto dal Comune di Mezzojuso.<br />
Sabato 26<br />
Alle 17.30, i festeggiamenti in onore<br />
<strong>della</strong> Sacra Famiglia prevedono la<br />
Celebrazione <strong>della</strong> Liturgia Eucaristica<br />
officiata dal parroco don Enzo presso la<br />
Cappelluzza russa in contrada Cursa.<br />
Alle 17.30, fa il suo ingresso in paese<br />
la Fanfara dei Bersaglieri - Sezione di<br />
Palermo.<br />
Alle 20.30, in Parrocchia si celebrano i<br />
Vespri Solenni in onore di San Giuseppe.<br />
Alle 21.00, la Fanfara dei Bersaglieri si<br />
esibisce in concerto, in piazza Umberto<br />
I, incantando adulti e bambini.<br />
Alle 22.00, lo spettacolo prosegue con<br />
un concerto di musica leggera de “I<br />
SANTAROSA”.<br />
Domenica 27<br />
Festa di Gesù, Maria e Giuseppe:<br />
alle ore 07.30, l’annuncio del giorno<br />
di festa è dato dall’alborata.<br />
Alle 09.00 fa il suo ingresso in Piazza<br />
la banda musicale “ G. Verdi”, per poi<br />
proseguire il giro lungo le diverse vie<br />
e i vari quartieri del paese.<br />
Alle 11.00 il parroco don Enzo celebra<br />
in Parrocchia la Liturgia Eucaristica<br />
alla quale prendono parte numerosi<br />
fedeli. Al termine <strong>della</strong> S. Messa, alle<br />
12.15, si svolge, con partenza dalla<br />
Parrocchia la tradizionale “Cunnutta”<br />
e la sfilata di “retini”.<br />
Alle 20.00 ha inizio con partenza dalla<br />
Parrocchia la processione del simulacro<br />
<strong>della</strong> Sacra Famiglia, il trittico di<br />
Gesù, Maria e Giuseppe.<br />
Mercoledì 30<br />
Ultimo giorno di servizio per i<br />
Volontari dei progetti 2008/2009 di<br />
Servizio Civile Nazionale <strong>della</strong> Caritas<br />
Diocesana di Piana degli Albanesi.<br />
OTTOBRE<br />
Giovedì 1<br />
Il presbiterio dell’Eparchia si ritrova ad<br />
Altofonte, presso la Casa Poggio San<br />
Francesco per un ritiro spirituale di due<br />
giorni, predicato dall’Arcivescovo di<br />
Foggia Bovino S. E. Mons. Francesco<br />
Pio Tamburino OSB, Visitatore<br />
Apostolico nella Eparchia.<br />
Venerdì 2<br />
A causa del forte maltempo una seconda<br />
ordinanza del Sindaco in poche settimane<br />
avverte i concittadini di utilizzare<br />
gli autoveicoli lungo il transito<br />
urbano solo se strettamente necessario.<br />
Domenica 11<br />
Alle 16.30 si svolge nella chiesa<br />
dell’Immacolata un momento di preghiera<br />
con la testimonianza del gruppo<br />
di preghiera “Isola Bianca” di Palermo.<br />
Il gruppo organizza ogni mese pellegrinaggi<br />
per visitare il Santuario <strong>della</strong><br />
Culla di Gesù Bambino a Gallinaro, in<br />
provincia di Frosinone. I prossimi pellegrinaggi<br />
saranno il 20 novembre e il<br />
7 dicembre 2009.<br />
Lunedì 12<br />
Da giorni uno sciopero dei lavoratori<br />
<strong>della</strong> COINRES blocca la raccolta dei<br />
rifiuti. Vari angoli del paese restano<br />
sporchi di spazzatura e le aree dove si<br />
trovano i cassonetti sono sommersi di<br />
rifiuti uno scenario che avvicina il<br />
nostro piccolo paese agli stessi disagi<br />
di Palermo e di altre grandi città.<br />
Domenica 25<br />
Per le Primare del Partito Democratico<br />
si vota nei locali del Castello dalle ore<br />
07.00 alle ore 20.00. I votanti sono<br />
stati in totale 296. Fra i candidati<br />
all’Assemblea Regionale del Partito<br />
presente anche il Segretario del Gruppo<br />
PD di Mezzojuso, dr. Sandro Miano,<br />
nella lista denominata Crocetta con<br />
Lumia, il quale ha riportato 119 voti.<br />
In mattinata l’Associazione AVITI organizza<br />
una raccolta di sangue al Castello.<br />
Lunedì 26<br />
Festa di San Demetrio Megalomartire:<br />
In mattinata, nella Cattedrale di Piana<br />
degli Albanesi, S.E. Mons. Sotir<br />
Ferrara, Eparca di Piana degli<br />
Albanesi, celebra il pontificale in<br />
onore di San Demetrio Megalomartire<br />
patrono <strong>della</strong> Eparchia.<br />
Venerdì 30<br />
Alle ore 10.40 viene attivato dalla<br />
Integrys di Palermo il servizio di connessione<br />
wireless ad Internet a banda larga.<br />
Domenica 18<br />
In Parrocchia durante le Celebrazioni delle ore 11.30 e delle ore 19.00, il parroco<br />
don Enzo promuove l’iniziativa nazionale STAND UP: contro le povertà nel<br />
mondo. I fedeli sono invitati al simbolico gesto di annodare un fazzoletto per ricordarsi<br />
e soprattutto per promuovere presso il proprio Governo gli impegni assunti dai<br />
Paesi ricchi e industrializzati verso i Paesi del Terzo Mondo.<br />
e23
eECO<br />
BRIGNA<br />
<strong>della</strong><br />
Quel che resta...<br />
(foto di Danilo Figlia)<br />
In copertina:<br />
I “retini”<br />
di San Giuseppe.<br />
PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />
Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97<br />
Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />
Condirettore: Carlo Parisi<br />
Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita Reres<br />
Indirizzo: Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091.8203179 - E-mail: ecobrigna@libero.it - Codice IBAN: IT41 F076 0104 6000 0002 0148 904<br />
Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />
Stampa: Consorzio ASTER Stampa - Roccapalumba (PA)