e10 Ci stavamo tanto A(R)MANDO Illustrazione di Nicola Figlia.
FINALMENTE INIZIÒ… LA CERIMONIA DI INTITOLAZIONE DELLA PLURISCUOLA DI BASE DI MANSILFELICE DI SOPRA A UN NOTO UOMO DI SPETTACOLO CHE I DUE EX COMUNI SI ERANO CONTESI PER LUNGHISSIMI ANNI: LA FAMOSA GUERRA DEI SESSANTA ANNI. C ’era qualcosa di strano quel giorno nell’aria, anzi di nuovo! Si era appena conchiuso un lungo periodo di fratricide tenzoni combattute non a suon di torte in faccia ma di registri in testa: di nascita, di battesimo, di matrimonio e di morte. Piccole lotte di piccolissime comunità, avevano sentenziato un cardinale e un teologo. A porre fine a tali scontri era arrivata - inaspettata: lodo o dolo? - una delle tante leggi di riforma emanate per risparmiare, semplificare, accorpare, cancellare. Del resto, più si semplifica, più si cancella, più si è allegri e… sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re. Tale “normativa” infatti aveva annullato di colpo due comuni, facendo nascere Mansilfelice. Il nome recuperava due costanti allora vincenti: la salvaguardia delle radici (“mansil”) e la visione ottimistica <strong>della</strong> realtà (“un giornale imbottito e un panino illustrato, la felicità”). Mansilfelice non era però un nuovo comune, ma una nuova frazione: una doppia frazione del comune dei Beifrati. Dunque, quel giorno una folla enorme si accalcava tra l’edificio scolastico e il corso di Mansilfelice di Sopra. A Mansilfelice di Sotto erano rimasti i quattro soliti fanatici fondamentalmente fondamentalisti e un gruppo di vecchi, quelli per cui la terra è piatta, non ci sono più le mezze stagioni e i giovani d’oggi sono di un’ignoranza mostruosa. Erano presenti le ex massime autorità dei due ex comuni. In attesa dell’apertura <strong>della</strong> cerimonia, la folla veniva intrattenuta da un vociante catanese che in piedi su un furgone tentava di piazzare scatole vuote made in China. Nell’adiacente villetta ex comunale dei bimbetti, dall’alto di una variopinta ruota <strong>della</strong> fortuna, salutavano tremanti i genitori. Alcuni vip targati TV, arrivati con leggero ritardo ma con occhi azzurri e biondi capelli, distribuivano dolci baci, languide carezze e profumati autografi. Ad essi furono riservati dei posti in prima fila. Finalmente iniziò… la cerimonia di intitolazione <strong>della</strong> pluriscuola di base di Mansilfelice di Sopra a un noto uomo di spettacolo che i due ex comuni si erano contesi per lunghissimi anni: la famosa guerra dei sessanta anni. Dal palco policromato da centinaia di palloncini si udì la voce suadente <strong>della</strong> valletta che con ostentato piacere dava la parola al funzionario governativo. Questi parlò di futuro radioso, di prati verdi e cieli azzurri e dell’arcobaleno che stava aleggiando sugli scolari di Mansilfelice spingendo le nere nuvole delle lotte tribali dentro le cavità infernali <strong>della</strong> vicina Montagna Incantata. In quel preciso istante cadde un ampio telo azzurro che copriva l’ingresso <strong>della</strong> scuola: la folla poté ammirare in tutti i suoi effetti speciali un enorme arcobaleno in plexiglas autoreggente sotto cui campeggiava una scritta inneggiante all’Allegria! Il funzionario meritocrate parlò ancora, parlò evidentemente di mete per le quali bisognava rischiare tutto. Parlò di “bottino <strong>della</strong> vita” che se non lasciato si sarebbe raddoppiato. Gli schermi televisivi dello sfondo man mano che il funzionario si infervorava sembravano esplodere a reti unificate. Era un crescendo da fuochi d’artificio da 15.000 euro. L’oratore spingeva a fondo come ciclista gregario in fuga, sembrava tutt’uno con gli schermi, la folla e la propria Parola: bella, pulita, semplice, chiara: una risposta esatta, senza ambiguità, senza se e senza ma, diversa da tanta passata immondizia che poteva far impazzire due comunità. Lo stacco pubblicitario irruppe ricordando: “Contro il logorio delle battaglie moderne bevete Marosidra, l’acqua <strong>della</strong> concordia”. Alla ripresa, il teleguidato applauso fu seguito dallo scoprimento di una enorme targa in similmarmo con impresso il nome del noto personaggio televisivo. E su una basa da karaoke il coro pluriscuola dei bambini di Mansilfelice - di Sopra e di Sotto - intonò il famoso inno patriottico “Sì, la vita è tutta un quiz”; ma qualche scolaretto imperterrito si lasciò andare in un “Sì, la scuola è tutta un quiz”. Revisionismo storico o terrorismo culturale? La festa fu evidentemente rovinata. Volarono parole grosse ed impegnative: identità, autonomia, secessione! Sciorinarono dal campanile (sera) un fazzoletto bianco con la scritta “Libertà”. Iniziò a suonare a stormo la campana grande. La sommossa, scoppiata anche a Mansilfelice di sotto, fu domata a tarda notte. L’indomani si insediò la commissione parlamentare di inchiesta che ancor oggi non ha concluso i lavori. I soliti vecchi refrattari di Mansifelice di Sotto ricordarono che “Se il bongiorno si vede dal mattino si stava megghiu quannu si stava peggiu”. Mentre alcuni sapitura allittrati posero mano agli ormai impolverati registri. Laicus Mansilfelicensis e11