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Scarica il libro - Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli

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eNte PARco NAtuRAle MigliARiNo SAN RoSSoRe MASSAciuccoli<br />

<strong>Parco</strong> Naturale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong><br />

Guida Natura<br />

ViAggio AllA ScoPeRtA del PARco<br />

Ambiente<br />

Flora<br />

Fauna


ENTE PARCO NATURALE MIGLIARINO SAN ROSSORE MASSACIUCCOLI<br />

<strong>Parco</strong> Naturale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong><br />

GUIDA NATURA<br />

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL PARCO<br />

Ambiente<br />

Flora<br />

Fauna


Testi Francesca Logli (botanica, selvicoltura e ecologia)<br />

Luca Gorreri (agricoltura)<br />

Antonio Perfetti (ecologia, conservazione della natura e zoologia)<br />

Illustrazioni Ombretta <strong>San</strong>ti (acquarelli e particolari grafici)<br />

Progetto grafico Ombretta <strong>San</strong>ti<br />

Coordinamento editoriale Sergio Paglialunga<br />

Susanna Paoli<br />

Si ringraziano le Prof.sse Benedetta Battisti e Lucia Stelli per la gent<strong>il</strong>e collaborazione ai contributi forniti<br />

Il presente volume è stato realizzato con <strong>il</strong> finanziamento del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca<br />

(ex art. 4 Legge 6/2000 per la diffusione della cultura scientifica)<br />

© 2006 Ente <strong>Parco</strong> Regionale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong> - Pacini Editore SpA<br />

ISBN 88-7781-770-4<br />

Realizzazione editoriale<br />

Via A. Gherardesca<br />

56121 Ospedaletto (Pisa)<br />

Fotolito e Stampa<br />

Industrie Grafiche Pacini<br />

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso<br />

previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 apr<strong>il</strong>e 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO,<br />

CONFESERCENTI <strong>il</strong> 18 dicembre 2000.<br />

Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione r<strong>il</strong>asciata dall’Editore.


Prefazione<br />

Il presente volume nasce dalla volontà di offrire uno strumento di lavoro e un sussidio didattico agli insegnanti e agli studenti della Scuola Media<br />

Inferiore. La motivazione che ha condotto l’Ente <strong>Parco</strong> ad affrontare un tale lavoro è stata la necessità di riaffermare <strong>il</strong> proprio ruolo come<br />

educatore di tutta la cittadinanza e delle nuove generazioni in particolare.<br />

Del resto, tra gli elementi che caratterizzano la cultura della nostra società negli ultimi decenni, emerge la progressiva diminuzione nel sapere<br />

collettivo, della conoscenza del territorio e delle caratteristiche dell’ambiente, inteso come complessità di fattori.<br />

Il passare ad una economia industriale prima e post-industriale poi, ha reso meno dipendenti i nostri “lavori” dalle condizioni ambientali e dagli<br />

elementi naturali.<br />

Per l’agricoltore era fondamentale conoscere non solo l’evoluzione delle stagioni, ma anche l’assetto idraulico e la struttura dei terreni, le<br />

operazioni necessarie per <strong>il</strong> mantenimento di un bosco; da queste conoscenze dipendeva la sua capacità di sostenere la propria famiglia.<br />

I processi di urbanizzazione, <strong>il</strong> superamento della famiglia patriarcale, i miti di una presupposta modernità, hanno interrotto quel flusso costante<br />

di trasmissione della cultura materiale e della conoscenza del territorio, della fauna, della flora e del loro reciproco equ<strong>il</strong>ibrio.<br />

Queste conoscenze rappresentavano <strong>il</strong> presupposto del rispetto e della stessa cautela nell’ut<strong>il</strong>izzo produttivo del territorio.<br />

Le profonde trasformazioni sociali ed economiche della nostra società, se da una parte hanno consentito un notevole e positivo miglioramento<br />

delle condizioni di vita, hanno, per altro, prodotto un distacco tra uomo e natura.<br />

Il contributo che un parco naturale o un’area protetta in generale può dare alla collettività non si limita solo all’attuazione di azioni tese alla<br />

salvaguardia di ambienti naturali, ma deve prevalentemente indirizzarsi verso lo sv<strong>il</strong>uppo della conoscenza dell’ambiente, la diffusione di una<br />

migliore educazione ambientale, attraverso fattive collaborazioni con le scuole, gli enti locali, <strong>il</strong> mondo della cultura e delle scienze.<br />

Questa pubblicazione rappresenta un proficuo esempio per mezzo del quale si è prodotto un concreto e sicuramente duraturo strumento di<br />

conoscenza del nostro territorio, affrontando in modo approfondito i diversi aspetti che costituiscono la storia e la cultura di questo territorio.<br />

Il Presidente<br />

Giancarlo Lunardi<br />

3


TITOLO CAPITOLO


...<strong>il</strong> nostro parco<br />

Lo scopo principale di un Ente <strong>Parco</strong> è la tutela del territorio. Il modo con cui questa si attua è molteplice. Siamo convinti che per tutelare la<br />

natura presente sul nostro territorio, una delle condizioni fondamentali è innanzitutto farla conoscere ed apprezzare, in modo guidato ed intelligente,<br />

sv<strong>il</strong>uppando nel visitatore, piccolo o adulto, turisti o scuole, un senso educato di rispetto e di affetto. Stare in un <strong>Parco</strong>, educare all’ambiente,<br />

conoscere “sul campo” i suoi delicati equ<strong>il</strong>ibri anche con i suoi problemi, i suoi paesaggi ed i suoi numerosi abitanti, i suoi prodotti sono<br />

per noi le migliori azioni per comprendere e rispettare <strong>il</strong> valore ed <strong>il</strong> significato della gestione attiva della natura. Allo stesso tempo oggi, le aree<br />

protette sono in grado di proporsi come veri e propri laboratori territoriali dove “tutela e valorizzazione” dell’ambiente vanno d’accordo.<br />

Ma, già dai primi anni dall’istituzione, l’Ente <strong>Parco</strong> ha attuato anche un’azione di educazione naturalistica ed ambientale, perché la conoscenza<br />

è la premessa all’affezione, dalla quale nasce un rispetto profondo per l’ambiente ed un ulteriore stimolo per <strong>il</strong> sapere, contribuendo<br />

a creare nel giovane la coscienza di diventare un cittadino attivo e partecipe alla vita della terra e del pianeta in cui vive. A metà degli anni<br />

ottanta, Pierluigi Cervellati, redattore del Piano del <strong>Parco</strong>, scriveva che questo territorio “stupisce ed istruisce”, mettendo in evidenza come lo<br />

stupore suscitato dalla visita del parco faccia nascere <strong>il</strong> desiderio di conoscere più profondamente la realtà che lo costituisce, le dinamiche<br />

che lo rendono vivo, l’origine dei suoni e dei colori che lo animano.<br />

I Programmi di educazione ambientale che presentiamo vogliono offrire un complesso panorama di arte, storia e natura davvero speciale.<br />

Da noi vi aspettano antiche dune, lame, <strong>il</strong> lago di <strong>Massaciuccoli</strong>, pinete, boschi, paduli, uccelli, flora e fauna di rara bellezza. Tutti elementi<br />

questi che si fondono armoniosamente con affascinanti viali, edifici e manufatti, vissuti da una storia che ha garantito un alto grado di bio-diversità<br />

e di civ<strong>il</strong>tà. L’offerta presentata è molteplice, per rispondere alle esigenze e curiosità che caratterizzano l’età giovan<strong>il</strong>e, e ai programmi<br />

educativi attuati dalle varie scuole. Ma i nostri programmi sono rivolti anche ad un pubblico adulto, che, nell’ottica del concetto della life<br />

long learning, cioè nell’ottica dell’apprendimento durante tutto l’arco della vita, può trovare o approfondire nuove realtà, trattate da guide<br />

esperte ed appassionate.<br />

L’elemento centrale di queste nostre proposte è la visita e la conoscenza diretta del territorio del parco. Riteniamo infatti, che in una società<br />

come la nostra, in cui sempre più spesso la realtà virtuale sostituisce l’esperienza diretta, <strong>il</strong> contatto personale e fisico sia essenziale per apprezzare<br />

gli ambienti del parco. Il visitatore giovane o adulto viene dunque completamente coinvolto, tutti i suoi sensi devono poter essere sollecitati.<br />

Tutti gli strumenti messi poi a disposizione dalla tecnologia aiuteranno nell’approfondimento e nella conoscenza senza mai sostituire l’incontro<br />

personale e fisico con gli ambienti per favorire un’esperienza di coinvolgimento totale in questa “aula verde” a cielo aperto. È in questa ottica<br />

che l’Ente <strong>Parco</strong> ha iniziato a realizzare percorsi e strumenti anche per coloro che hanno difficoltà motorie, sensitive, psicologiche, ecc. Infatti,<br />

a tutti deve essere permesso un contatto diretto con la natura, perché è da questo che nasce lo stupore che attiva la curiosità del ragazzo e<br />

dell’adulto, così che la conoscenza non sia solo un dovere o un passatempo, ma la risposta ad una domanda e ad un desiderio, che arricchirà<br />

nel ragazzo l’approccio alla vita e nell’adulto, apporterà nuova consapevolezza e forse, un nuovo modo più maturo e corretto di relazionarsi<br />

con l’ambiente naturale.<br />

Pisa marzo 2006<br />

Il Consigliere all’Educazione Ambientale<br />

Paolo Cassola


TITOLO CAPITOLO


INDICE<br />

- Introduzione pag. 11<br />

- Sezione 1 - INQUADRAMENTO AMBIENTALE<br />

Il paesaggio tra ecologia, geografia e storia pag. 13<br />

Lo studio dell’ecologia e del paesaggio pag. 13<br />

Un parco tra terra e acqua, dove <strong>il</strong> mondo è in continuo cambiamento pag. 15<br />

Le caratteristiche naturali del territorio pag. 16<br />

La gestione dell’ambiente pag. 18<br />

Le risorse economiche di un territorio pag. 21<br />

La ricchezza ecologica di un territorio pag. 26<br />

Minacce per l’ambiente pag. 28<br />

Alla scoperta degli ambienti del <strong>Parco</strong> - SCHEDE DI LAVORO pag. 31<br />

Il paesaggio ed i suoi componenti pag. 31<br />

L’osservazione sul campo del paesaggio pag. 32<br />

Sintetizza le informazioni dei vari gruppi pag. 33<br />

Analizza le osservazioni raccolte pag. 34<br />

Rappresenta <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del paesaggio che hai attraversato pag. 35<br />

Impara ad ut<strong>il</strong>izzare una carta pag. 36<br />

Le differenti unità di paesaggio della pianura costiera pag. 37<br />

Descrivi le diverse morfologie, origine e funzione degli elementi di paesaggio osservati pag. 38<br />

Dove e perché nelle diverse aree del parco ci sono problemi ambientali pag. 39<br />

Il ciclo dell’acqua sulla costa pag. 40<br />

Compara tre ambienti rispettivamente di foresta umida, arida e agricolo di bonifica pag. 41<br />

Sintesi dei dati raccolti comparando gli ambienti pag. 41<br />

Analisi delle informazioni raccolte pag. 42<br />

7


8<br />

- Sezione 2 - LO STUDIO DELLA FLORA<br />

Lo Studio della Vegetazione pag. 43<br />

I boschi pag. 44<br />

Le pinete pag. 47<br />

I boschi misti di caducifoglie pag. 51<br />

I boschi allagati (ontanete e frassinete) pag. 54<br />

Le rampicanti e le liane pag. 59<br />

Le specie acquatiche delle zone umide pag. 62<br />

Le piante delle sabbie ovvero una vita al limite pag. 68<br />

L’albero: un monumento della natura pag. 70<br />

Alla scoperta della vegetazione del <strong>Parco</strong> - SCHEDE DI LAVORO pag. 72<br />

Costruisci un erbario pag. 72<br />

Trova la chiave di accesso nel labirinto della conoscenza delle piante pag. 73<br />

Gli alberi danno i numeri pag. 74<br />

Tanti alberi formano… pag. 75<br />

... <strong>il</strong> bosco pag. 76<br />

Scova gli alieni! pag. 77<br />

Missione di ricerca pag. 78<br />

- Sezione 3 - LO STUDIO DELLA FAUNA<br />

Lo studio della fauna: gli uccelli pag. 79<br />

Gli ambienti degli uccelli pag. 80<br />

Gli adattamenti degli uccelli pag. 81<br />

Una rondine non fa primavera… ma un rondone si!! - Le migrazioni degli uccelli pag. 83<br />

La determinazione delle specie d’uccelli pag. 86<br />

Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - SCHEDE DI LAVORO pag. 104<br />

A ciascuno <strong>il</strong> suo… ali, s<strong>il</strong>houette, becchi, e zampe, una questione di st<strong>il</strong>i di vita pag. 104<br />

Forma, comportamento e strategie d’alimentazione pag. 105<br />

Osservare gli uccelli pag. 106<br />

Analisi delle osservazioni ornitologiche fatte pag. 107<br />

Le osservazioni ornitologiche nel tempo pag. 108


Analisi delle osservazioni ornitologiche effettuate pag. 109<br />

Trova la rotta: ricostruzione dei viaggi degli uccelli osservati pag. 110<br />

Lo studio della fauna: gli invertrebati pag. 111<br />

I gruppi principali di invertebrati pag. 111<br />

Gli adattamenti all’ambiente degli invertebrati pag. 114<br />

Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - SCHEDE DI LAVORO pag. 115<br />

Descrizione dell’habitat, prelievo e studio degli invertebrati pag. 115<br />

Determinazione delle specie o dei gruppi di invertebrati pag. 116<br />

Incontro di generazioni: cerca quello giusto per ogni specie pag. 117<br />

Sintesi delle osservazioni degli invertebrati pag. 118<br />

Lo studio della fauna: i mammiferi pag. 119<br />

Sulle tracce dei mammiferi pag. 119<br />

Cos’è un mammifero? pag. 119<br />

Come vivono i mammiferi? pag. 119<br />

Come si osservano i mammiferi pag. 120<br />

Il Daino pag. 121<br />

Il Cinghiale pag. 122<br />

Il Tasso pag. 123<br />

L’istrice pag. 124<br />

Lo Scoiattolo pag. 125<br />

Il Coniglio selvatico pag. 126<br />

Il Riccio pag. 127<br />

Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - SCHEDE DI LAVORO pag. 128<br />

Occhio alle tracce dei mammiferi pag. 128<br />

Analisi degli indizi trovati sui mammiferi pag. 129<br />

Sintesi delle osservazioni sui mammiferi pag. 130<br />

- Norme di comportamento per <strong>il</strong> naturalista curioso pag. 131<br />

- Per saperne di più pag. 132<br />

- I luoghi pag. 133<br />

9


“Il vero viaggio di scoperta non consiste<br />

nel cercare nuove terre,<br />

ma nell’avere nuovi occhi.”<br />

Marcel Proust


Introduzione<br />

Il <strong>Parco</strong> Regionale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong>, istituito nel 1979, da molti anni persegue le finalità di<br />

ricerca scientifica e divulgazione naturalistica che sono due delle principali funzioni legate alla conservazione della<br />

natura. Essa avviene infatti in concreto, attraverso azioni dirette e la pianificazione di uno sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e.<br />

La conoscenza dell’ambiente naturale è necessaria per stupirci e meravigliarci di cose reali, che vivono accanto<br />

a noi, accrescendo così una sensib<strong>il</strong>ità e un rispetto profondo verso la natura.<br />

Oggi questo aspetto risulta di particolare importanza, in un mondo globalizzato, dove la tecnologia permette di<br />

“conoscere <strong>il</strong> mondo” e di muoversi ad un ritmo senza precedenti, ma allo stesso tempo riduce la percezione diretta<br />

dell’ambiente. Causa di ciò sono in particolare, la frammentazione della conoscenza, legata allo sv<strong>il</strong>uppo delle<br />

varie specializzazioni, e dall’altro lato poi, per i ragazzi che vivono nelle città, risulta quasi assente un’esperienza<br />

naturalistica diretta per la netta divisione che si è venuta a creare tra mondo urbano e mondo naturale. Infatti<br />

spesso l’unico veicolo di esplorazione è costituito da internet e dalla televisione, necessariamente superficiali<br />

perché legati all’immagine e ai tempi veloci della comunicazione dei mass media. Al contrario le esperienze<br />

naturalistiche, che sono <strong>il</strong> vero veicolo di conoscenza, non possono essere legate a scorciatoie tecnologiche ma<br />

ai tempi della natura (giorni, stagioni, anni ecc.).<br />

Progetto MIUR del <strong>Parco</strong><br />

Questo lavoro è stato finanziato dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per la divulgazione della cultura scientifica Italiana. Il <strong>Parco</strong><br />

Naturale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong> vi ha aderito volendo proporre un’opera che non è un classico testo naturalistico su un parco nè una guida al<br />

riconoscimento delle specie animali e vegetali. Esso è piuttosto uno strumento in mano a studenti ed insegnanti delle Scuole secondarie di primo grado, da<br />

usare per mettere a fuoco i concetti base dell’Ecologia, di come sono fatti cioè gli ecosistemi e di come funzionano, per poi provare, toccare con mano,<br />

quello di cui si parla sia attraverso verifiche in classe sia soprattutto con esperienze sul campo.<br />

Struttura del <strong>libro</strong><br />

Il <strong>libro</strong> ha una struttura gerarchica:<br />

• È costituito principalmente da tre sezioni : la prima è relativa al paesaggio, alla sua storia, all’ecologia e agli habitat naturali e seminaturali. La seconda è<br />

relativa alla flora, mentre la terza descrive <strong>il</strong> mondo animale del <strong>Parco</strong> Naturale di <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong>.<br />

• Ognuna delle tre sezioni è suddivisa in due parti, la prima introduce i concetti generali mentre quelle successive guidano e stimolano verifiche di apprendimento<br />

in classe e esperienze sul campo. Così, all’inizio di ogni sezione ci sono delle schede generali che introducono l’argomento ed i principali temi ad esso legati<br />

con esempi sempre relativi al <strong>Parco</strong> e poi vi sono le schede di lavoro suddivise tra schede di campo e schede di analisi. Le prime permettono di pianificare,<br />

raccogliere ed organizzare le osservazioni/reperti legati all’esperienza di campagna per poi analizzarli con l’aiuto della relativa scheda di analisi. Le schede<br />

di analisi quindi hanno lo scopo di aiutare a ragionare su quanto appreso in classe o sul campo per arrivare così ad una sintesi generale e personale di ogni<br />

argomento.<br />

11


12<br />

Al termine del <strong>libro</strong> vi sono le norme di comportamento ut<strong>il</strong>i per una visita naturalistica del <strong>Parco</strong>, una piccola bibliografia per eventuali approfondimenti, e un<br />

elenco di luoghi dove è più fac<strong>il</strong>e venire in contatto con esperienze di ricerca scientifica naturalistica. I termini più complessi sono spiegati attraverso rimandi<br />

a lato del testo.<br />

Obiettivi generali<br />

Questo <strong>libro</strong> è una guida per un viaggio alla scoperta del <strong>Parco</strong> di <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong>. All’inizio di ognuna delle tre sezioni (paesaggio<br />

- flora - fauna), attraverso le schede generali, vengono forniti spunti per gli insegnanti (o approfondimenti per gli allievi) per preparare le lezioni introduttive<br />

alle esperienze di campo (schede di campo) ed alle verifiche successive (schede di analisi) dando quindi in definitiva le “coordinate d’insieme” di ogni<br />

argomento. Queste coordinate andranno a costituire una mappa mentale che ci guiderà nel lavoro in natura organizzato con l’aiuto della scheda di campo<br />

e le successive analisi delle conoscenze/osservazioni acquisite con l’aus<strong>il</strong>io delle relative schede di analisi. Questo percorso costituirà quindi, per completare<br />

la metafora, un viaggio di collaudo della nostra mappa mentale. L’ordine degli argomenti è solo uno dei possib<strong>il</strong>i, ma <strong>il</strong> percorso didattico potrà essere scelto<br />

liberamente a seconda della stagione, del tempo, degli ambienti e, perché no, del gusto degli insegnanti e degli allievi.<br />

Questa esperienza ci invoglierà probab<strong>il</strong>mente a formulare risposte ed ipotesi, ma soprattutto nuove domande che potranno stimolarci nella ricerca di nuove<br />

esperienze naturalistiche e di acquisizione di ulteriori conoscenze; per così dire cioè, ad aggiornare la nostra mappa, portando, ci auguriamo, un po’ di amore<br />

e di rispetto per l’ambiente naturale.<br />

Contenuti<br />

In base ai programmi ministeriali d’insegnamento delle materie scientifiche, si affrontano i seguenti temi tenendo presente la scala territoriale del <strong>Parco</strong>:<br />

• L’evoluzione del paesaggio: la formazione ed i componenti di un paesaggio e l’influenza dell’uomo.<br />

• Conoscenza delle caratteristiche del nostro ambiente: habitat e nicchie ecologiche; influenza sulla distribuzione degli esseri viventi, ambienti naturali,<br />

seminaturali e artificiali.<br />

• Gli esseri viventi e l’adattamento all’ambiente: migrazioni, riproduzione, alimentazione, osmosi e respirazione.<br />

• Le popolazioni animali e vegetali: come sono regolate e come influisce l’uomo.<br />

• Rapporto tra gli esseri viventi: reti alimentari, commensalismo, parassitismo.<br />

Approccio<br />

Viene ricercato lo sv<strong>il</strong>uppo di una sensib<strong>il</strong>ità verso l’ambiente con un approccio scientifico. È importante tuttavia, per evitare fraintendimenti, tenere presente<br />

che nelle scienze biologiche gli stessi fenomeni possono avere spiegazioni che sottendono almeno a quattro diverse sfaccettature (conosciute come le<br />

quattro domante di Tinbergen) 1 : adattativa (in funzione all’ut<strong>il</strong>ità per l’animale o la pianta) – causa (esterna o interna p.e. fisiologica) – sv<strong>il</strong>uppo (legata alla<br />

crescita dell’individuo) – storia evolutiva. In questo testo naturalmente, lavorando a livello descrittivo/percettivo, è soprattutto la prima, relativa alla funzione<br />

quella che è più ut<strong>il</strong>izzata nelle spiegazioni dei fenomeni biologici osservati. Tuttavia spesso sono accennate o sottese anche quelle evolutive o legate alle<br />

cause. Questo approccio vuole in ogni caso trasferire e fare applicare i contenuti appresi a scuola in un ambiente specifico, <strong>il</strong> <strong>Parco</strong>, attraverso esperienze<br />

dirette e concrete, sul campo, secondo lo schema:<br />

1. Definizione di una problematica generale. 2. verifica di quanto appreso. 3. Raccolta dati sul campo. 4. Analisi, sintesi ed interpretazione degli stessi.<br />

Tutto questo nella convinzione che sarà la conoscenza e non certo l’ignoranza o <strong>il</strong> pregiudizio, ad aumentare fascino, stupore e rispetto per la Natura.<br />

1 Tinbergen N. 1963. On aims and methods of ethology. Z. Tierpsychol. 20: 410-33.


IL PAESAGGIO TRA ECOLOGIA, GEOGRAFIA E STORIA<br />

LO STUDIO DELL’ECOLOGIA<br />

E DEL PAESAGGIO<br />

Cosa è un paesaggio?<br />

Il paesaggio è l’immagine d’insieme che si<br />

presenta ad un osservatore. È <strong>il</strong> risultato di<br />

una storia molto lunga, dell’interazione tra<br />

le numerose forze della natura, compreso <strong>il</strong><br />

lavoro dell’uomo.<br />

Che cosa è l’ecologia?<br />

L’ecologia è la scienza che studia come è<br />

costituito e come funziona l’ambiente, ai<br />

diversi livelli di organizzazione.<br />

Per esempio a livello di singoli individui,<br />

di popolazioni, di interazione tra specie<br />

diverse ed infine, tra queste ed <strong>il</strong> mondo fisico.<br />

Aren<strong>il</strong>i e foreste del <strong>Parco</strong><br />

Come e perché studiarli?<br />

Per studiare l’ambiente è necessario acquisire delle capacità di osservazione,<br />

di descrizione e di analisi supportate da un bagaglio teorico comune. Questo<br />

ABC dell’ecologia è necessario per affiancare, accanto alle sensazioni uniche<br />

che l’osservazione del mondo naturale darà a ciascuno di noi, un bagaglio<br />

comune, che ci permetta di comunicare e di confrontarsi nell’analisi e nel<br />

lavoro di gruppo. Si arriva così con tutti i nostri sensi a percepire, riconoscere<br />

e poi comprendere le componenti del paesaggio, le visuali d’insieme, le<br />

opere dell’uomo, i tipi di vegetazione, le specie animali attorno a noi. Studiare<br />

<strong>il</strong> paesaggio significa quindi comprendere <strong>il</strong> nostro territorio, come funziona,<br />

come si è formato, quale è stata l’azione dell’uomo, arrivando così ad una<br />

profonda consapevolezza della sua importanza per la nostra vita.<br />

1. La popolazione è un gruppo di<br />

individui della stessa specie che vivono<br />

su un’area geografi ca defi nita, detta<br />

areale, potendosi potenzialmente<br />

incrociare tra loro. Esempi di<br />

popolazioni biologiche sono le farnie<br />

in un bosco o le libellule di una certa<br />

specie in una palude.<br />

2. La specie è l’entità biologica<br />

comprendente tutti gli individui aventi<br />

caratteristiche sim<strong>il</strong>i, tali da essere<br />

capaci di incrociarsi tra loro e di<br />

produrre a loro volta prole fert<strong>il</strong>e.<br />

Il loro nome è per convenzione in<br />

latino, scritto in corsivo e composto<br />

da due nomi: quello del genere e<br />

quello della specie. P.e.: la ninfea è<br />

Nimphea alba.<br />

La s. è l’unità fondamentale della<br />

classifi cazione dei viventi (vedi<br />

Sistematica) al di sopra della quale<br />

vi sono <strong>il</strong> genere, la classe ecc. (vedi<br />

classe) mentre al di sotto vi è la sottospecie<br />

(o razza nel mondo animale;<br />

cultivar o varietà in quello vegetale).<br />

13


14<br />

Aren<strong>il</strong>e<br />

Dune<br />

Zona retrodunale<br />

Prof<strong>il</strong>o degli ambienti principali del bosco<br />

Pineta<br />

Le zone Dunali<br />

Boschi mesof<strong>il</strong>i<br />

Il Paesaggio del <strong>Parco</strong> Naturale di <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong><br />

Il <strong>Parco</strong> Naturale ha un paesaggio costituito da:<br />

•elementi naturali come <strong>il</strong> lago, le foci naturali, le torbiere, le paludi, le lame di fuori, le lame interne, i<br />

boschi mesof<strong>il</strong>i, le dune e le paleodune …<br />

•elementi seminaturali come le pinete di pino domestico e di pino marittimo …<br />

•elementi artificiali come le pioppete, i campi, i canali, le strade, le recinzioni, le abitazioni, le dighe, le<br />

idrovore …<br />

È l’insieme di tutto questo che dà la sensazione di paesaggio e che ci fa comunque percepire cinque<br />

unità fondamentali: la costa sabbiosa, le zone umide, le zone boscate, le zone agricole e le aree<br />

urbane.<br />

Lama Boschi mesof<strong>il</strong>i<br />

Le zone Agricole


Il territorio del <strong>Parco</strong> in cartografia<br />

Carta della Natura del <strong>Parco</strong> (© <strong>Parco</strong> MSRM-SELCA, 1997)<br />

UN PARCO TRA TERRA E ACQUA, DOVE IL MONDO È IN CONTINUO CAMBIAMENTO<br />

Inquadramento geografico<br />

Il <strong>Parco</strong> si trova nella pianura toscana nord<br />

occidentale tra le città di Livorno, Pisa, Lucca e<br />

Viareggio. È una striscia costiera larga tra 5 e 10<br />

ch<strong>il</strong>ometri e lunga da nord a sud circa 30 ch<strong>il</strong>ometri,<br />

con una superficie di circa 23000 ettari.<br />

Origine della pianura pisano-vers<strong>il</strong>iese<br />

Il <strong>Parco</strong> di <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong> è<br />

un territorio da sempre conteso tra terra ed acqua.<br />

120.000 anni fa per esempio, la Terra attraversò un<br />

periodo piuttosto caldo, ed <strong>il</strong> livello del mare superò<br />

di 6 metri quello di oggi, cosicché <strong>il</strong> nostro <strong>Parco</strong> fu<br />

quasi per intero una distesa sottomarina.<br />

Durante la fase più fredda dell’ultima glaciazione,<br />

18.000 anni fa, <strong>il</strong> livello del mare fu invece inferiore<br />

di 120 metri rispetto all’attuale, così da poter<br />

camminare fino alle Secche della Meloria ed oltre…<br />

La maggior parte del territorio attuale tuttavia si<br />

originò negli ultimi 4.000 anni (dall’età del Bronzo)<br />

con la formazione progressiva di nuove dune,<br />

alternata a depressioni allagate, e con tremende<br />

alluvioni che hanno portato grandi quantità di<br />

sedimenti e detriti nelle zone depresse. L’uomo poi,<br />

almeno fin dal tempo degli Etruschi, ha cercato di<br />

frenare o deviare i fiumi, di colmare o modificare le<br />

paludi, per guadagnare terra e allontanare l’acqua.<br />

È così che si sono formati <strong>il</strong> Lago del <strong>Massaciuccoli</strong>,<br />

le Lame di <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>, gli stagni retrodunali della<br />

Macchia Lucchese e le piccole lagune di Bocca di<br />

Serchio. Ed è così che sono scomparsi <strong>il</strong> Padule di<br />

Vecchiano e <strong>il</strong> Padule di Coltano … che <strong>il</strong> Serchio<br />

non incontra più l’Arno o che <strong>il</strong> Fiume Morto Nuovo<br />

drena parte della Piana Pisana.<br />

Immagine satellitare del <strong>Parco</strong><br />

© NASA 2006<br />

15


16<br />

Evoluzione del Territorio del <strong>Parco</strong><br />

LE CARATTERISTICHE NATURALI DEL TERRITORIO<br />

Le esondazioni dei fiumi<br />

Le piene dei fiumi Arno, Serchio<br />

e, in seconda battuta, del Magra<br />

a nord, hanno apportato enormi<br />

masse di sedimenti. Durante le fasi<br />

glaciali, quando <strong>il</strong> mare era ai livelli più<br />

bassi, gli stessi hanno contribuito con le loro<br />

esondazioni ad interrire la depressione tettonica della<br />

Vers<strong>il</strong>ia, fino a determinare la formazione della pianura pisanovers<strong>il</strong>iese.<br />

Le esondazioni più recenti poi, hanno portato coni di<br />

materiale grossolano (alluvionale) che si trovano in superficie nelle<br />

adiacenze dei fiumi attuali o nei paleoalvei.<br />

La costa marina e le dune foss<strong>il</strong>i<br />

Durante le fasi di scioglimento dei ghiacciai, i livelli marini si<br />

sono innalzati ed è stato <strong>il</strong> mare a portare sabbie e ad interrire la fossa pisano-vers<strong>il</strong>iese.<br />

Questo ha portato ad un accumulo di sabbie s<strong>il</strong>icee; alternate ai depositi torbosi (vedi<br />

Parte 2 – La Flora) o alluvionali delle zone umide. E proprio questi accumuli di sabbie<br />

hanno costituito, fino al divieto imposto dal <strong>Parco</strong>, una grande risorsa economica per<br />

la produzione di cemento. Gli apporti di sedimenti fluviali, <strong>il</strong> vento e le correnti marine<br />

hanno contribuito allo sv<strong>il</strong>upparsi di dune che, almeno da 2800 anni fa ad oggi sono<br />

progredite verso mare.<br />

Le più antiche, di epoca etrusca, si trovano a 4-5 ch<strong>il</strong>ometri dall’attuale linea di costa.<br />

Negli ultimi 150 anni si è invece r<strong>il</strong>evato un effetto contrario: l’erosione costiera.<br />

MARE<br />

VENTO<br />

NUOVA DUNA<br />

LAMA<br />

DUNA CONSOLIDATA<br />

4. La depressione tettonica è la<br />

depressione delle crosta terrestre<br />

causata dallo scontro o dalla<br />

distensione di due zolle (o placche)<br />

che sono le unità in cui è formata la<br />

crosta terrestre.<br />

5. I paleoalvei sono zone in cui<br />

passava nel passato un corso fl uviale<br />

poi deviato per cause naturali o per<br />

l’intervento umano. E’ un esempio<br />

di paleoalveo la zona del Paduletto<br />

della Riserva Naturale omonima a<br />

<strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>.<br />

6. Le sabbie s<strong>il</strong>icee sono un<br />

materiale minerale incoerente, in fi ni<br />

granuli di dimensioni comprese tra<br />

0,0625 e 2 mm, di solito costituita<br />

da quarzo (s<strong>il</strong>ice) con piccole<br />

proporzioni di altri minerali che non<br />

si sciolgono nell’acqua. La sabbia<br />

è <strong>il</strong> prodotto della disintegrazione<br />

chimica e meccanica di rocce per<br />

effetto dell’alterazione meteorica e<br />

dell’erosione. La sabbia è <strong>il</strong> costituente<br />

più importante della maggior parte<br />

dei suoli del <strong>Parco</strong>.


L’accumulo di acqua dolce<br />

Con <strong>il</strong> progressivo interrirsi del bacino tirrenico-vers<strong>il</strong>iese, <strong>il</strong> livello del terreno<br />

si è rialzato rispetto al mare e la linea di costa si è distanziata dalla laguna,<br />

formando un lago di acqua dolce, separato dal mare. Avviene in questo<br />

modo lo sv<strong>il</strong>uppo delle paludi (con i canneti, i giuncheti, le sfagnete, le piante<br />

acquatiche e gli animali tipici di tali zone.<br />

Canneti nel lago<br />

Paleodune nei boschi del <strong>Parco</strong> (linee<br />

rosse) e mancanza di sottobosco (ombreggiatura<br />

rosa) dovuta al grande numero<br />

di ungulati (Foto A. Perfetti).<br />

Le Lame<br />

Clima e microclimi<br />

La temperatura e la presenza abbondante di acqua, sia meteorica che nel<br />

terreno, determinano un’ulteriore chiave di lettura del paesaggio: da ovest<br />

ad est l’influenza delle acque salate diminuisce, in profondità (anche pochi<br />

decimetri), seguendo anche <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o delle paleodune o la depressione<br />

del <strong>Massaciuccoli</strong>. La distanza media dall’acqua di falda fa sv<strong>il</strong>uppare<br />

vegetazione igrof<strong>il</strong>a o arida (p.e. leccete e pinete vs. torbiere, farnie e<br />

ontanete); da nord a sud infine, un occhio esperto può individuare un netto<br />

aumento di specie mediterranee, legate ad estati secche e ciò è dovuto ad<br />

un aumento di precipitazione verso nord (di oltre 150 mm/anno in circa 30<br />

Km) a causa dell’effetto barriera per i venti marini carichi di nubi, esercitato<br />

dalle Alpi Apuane.<br />

17


I terreni del <strong>Parco</strong> (al = terreni alluvionali; p = terreni palustri<br />

con torbe; d = sabbie s<strong>il</strong>icee marine e altri terreni d’origine<br />

eolica. Qui è <strong>il</strong>lustrata la parte nord, quella di <strong>Massaciuccoli</strong>,<br />

<strong>Migliarino</strong> e della Macchia Lucchese con le Alpi Apuane e i<br />

Monti d’Oltre Serchio ad est; r = struttura delle Alpi Apuane e<br />

dei Monti d’Oltre Serchio).<br />

18<br />

LA GESTIONE DELL’AMBIENTE<br />

Un paesaggio costruito: cos’è una<br />

bonifica<br />

Almeno fin dall’epoca etrusca sono stati numerosi<br />

i tentativi di liberare i territori dall’acqua.<br />

Questo avveniva per ragioni di sicurezza,<br />

per la necessità di coltivare nuove terre<br />

e per combattere la malaria. Colmare zone<br />

depresse, naturalmente allagate, ha quindi<br />

sempre rappresentato un importante obiettivo,<br />

che in un primo tempo si realizzava<br />

sfruttando la forza delle piene e deviando<br />

i corsi d’acqua. L’allontanamento delle acque<br />

e l’apporto di sedimenti contribuivano<br />

a colmare un territorio. In seguito poi, con<br />

l’invenzione del motore ci furono pompe in<br />

grado di sollevare l’acqua e portarla attraverso<br />

canali regimati verso mare, anche da<br />

terreni sotto al livello del mare (bonifica per<br />

sollevamento).<br />

Il paesaggio delle bonifiche è attualmente<br />

un paesaggio agrario dove i terreni sono,<br />

alluvionali, arg<strong>il</strong>losi, sabbiosi o torbosi a seconda<br />

della loro storia precedente.<br />

Bonifica per colmata<br />

Bonifica per scolo<br />

naturale delle acque<br />

7. La malaria è una malattia legata<br />

alle zone umide perché l’organismo<br />

che la provoca (plasmodio della<br />

malaria) è “trasportato” da una<br />

zanzara (del genere Anopheles)<br />

che vive e si riproduce nelle paludi.<br />

Anticamente era molto diffusa anche<br />

nel Mediterraneo mentre, da circa 50<br />

anni, anche a causa delle bonifi che,<br />

è confi nata soprattutto all’Africa e al<br />

Sud America.


Gestire le zone umide regimate<br />

Una volta messe le dighe, si perde, dal punto di vista ecologico, quella straordinaria dinamicità tipica delle zone umide dove<br />

vecchi bracci fluviali e palustri s’interrano naturalmente, mentre se ne formano di nuovi, creando un gradiente fantastico di<br />

forme di vita più o meno legate all’acqua dolce o all’acqua salata.<br />

Aren<strong>il</strong>i e foreste del <strong>Parco</strong><br />

Il Lago si trasforma in Bosco<br />

Questa perdita di variab<strong>il</strong>ità ambientale<br />

porta ad una monotonia: le zone umide<br />

tendono al completo interrimento, con<br />

l’estinzione di tutte le specie ad esse legate.<br />

Questo fenomeno è specialmente<br />

contrastato con opportune operazioni di<br />

restauro ecologico, che fanno regredire<br />

la naturale evoluzione del lago verso la<br />

palude e la foresta: p.e. sfalcio dei canneti,<br />

creazione di nuovi chiari in paludi,<br />

riallagamento di vecchie bonifiche ecc.<br />

8. Sono defi nite operazioni di<br />

restauro ecologico tutte quelle azioni<br />

predisposte dall’uomo per accelerare<br />

i processi di naturalizzazione di un<br />

territorio in precedenza alterato.<br />

Spesso questo avviene “copiando”<br />

i processi naturali o accelerandone<br />

l’entità, p. e. : costruendo barriere<br />

sulla spiaggia che fac<strong>il</strong>itano<br />

l’accumulo di sabbia per ricreare le<br />

dune, o eliminando la brucatura degli<br />

ungulati (allontanandoli) laddove<br />

è necessario aumentare <strong>il</strong> rinnovo<br />

vegetazionale, o infi ne, ricreando<br />

“zone umide nuove” col taglio,<br />

la bruciatura della vegetazione<br />

palustre o lo scavo laddove l’uomo<br />

cementifi cando, erigendo argini o<br />

bonifi cando ha impedito la naturale<br />

formazione di nuove paludi o <strong>il</strong><br />

mantenimento di quelle preesistenti.<br />

9. Le foreste naturali e seminaturali<br />

sono ambienti in cui l’uomo<br />

è intervenuto, talora in maniera<br />

relativamente pesante, con taglio,<br />

pascolo, talora selezionando<br />

particolari specie, ma mai con<br />

l’introduzione di specie estranee<br />

attraverso la semina o la piantagione<br />

(foreste mesofi li, foreste igrofi li).<br />

Al suo opposto si trova la foresta<br />

artifi ciale che può avere caratteristiche<br />

di minore (p.e. pioppete, pinete di<br />

pino marittimo) o maggiore naturalità<br />

(pinete abbandonate con sottoforesta<br />

a essenze spontanee anche arboree).<br />

19


20<br />

Proteggere gli ambienti naturali dal mare<br />

Esempi di funzionamento<br />

di chiuse per regimare <strong>il</strong><br />

livello delle acque<br />

Adesso tuttavia, chi opera per la sicurezza idraulica della pianura (i Consorzi di Bonifica),<br />

sta pensando a come trattenere l’acqua dolce in zone umide. Una risorsa che un tempo<br />

era troppo abbondante, sta diventando scarsa per <strong>il</strong> sovrasfruttamento della falda pisanovers<strong>il</strong>iese<br />

per scopi agricoli, produttivi ed urbani e per l’erosione costiera, con danni sia<br />

all’ambiente naturale che all’agricoltura stessa.<br />

Ci sono diversi mezzi di protezione. Uno di questi, le dighe a trabocco, consistono in<br />

sbarramenti che fissano un limite in altezza, al di sopra del quale l’acqua dolce esce. Le<br />

porte vinciane invece, fanno uscire l’acqua dal lago e non entrare quella del mare. Per<br />

cui, durante l’alta marea o la siccità estiva la pressione del mare fa chiudere le porte,<br />

mentre, quando <strong>il</strong> lago è in piena le porte si aprono e l’acqua dolce può uscire.<br />

Infine, contro <strong>il</strong> proseguimento dell’erosione marina e quindi della salinizzazione della falda<br />

d’acqua dolce si stanno costruendo dighe a mare (orizzontali o verticali).<br />

Proteggere le città e i campi dall’acqua<br />

L’origine peculiare della pianura del <strong>Parco</strong><br />

ha quindi determinato la formazione di una<br />

pianura mediamente con pochi dislivelli,<br />

in cui le piene sono sempre avvenute con<br />

fac<strong>il</strong>ità. Accelerare <strong>il</strong> deflusso dell’acqua ha<br />

da sempre rappresentato un fattore vitale per<br />

un insediamento umano stab<strong>il</strong>e. Tutt’ora la<br />

presenza delle pompe (idrovore) permette di<br />

drenare la piana e mantenere città e campi<br />

privi di acqua nei momenti piovosi. Inoltre, per<br />

accelerare <strong>il</strong> deflusso dell’acqua si è rettificato <strong>il</strong><br />

corso dei fiumi, tagliando le anse. L’ultimo tratto<br />

dell’Arnoadesempioèstatorettificatoinbentre<br />

punti. Guarda a questo proposito Barbaricina e<br />

via delle Lenze (fà caso al nome!), e guarda la<br />

Vettola (“Vettola” viene da “Vettini”, cioè salici,<br />

che formano la normale vegetazione delle rive<br />

dei fiumi non cementificati)… perché la strada<br />

principale disegna curve così strane ? Una è<br />

sulla riva nord, e finisce proprio dove inizia la<br />

curva della Vettola… Guarda poi la curva del<br />

bosco a <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>. Comincia proprio dove<br />

finisce, sull’altra riva, la curva della Vettola!<br />

Sono tutte anse, meandri, del fiume rettificati<br />

in tempi diversi.<br />

Avanzamento della costa (linee bianche)<br />

e modifiche del corso del fiume<br />

Arno (linea azzurra) nella storia e stato<br />

attuale della costa in fase di erosione<br />

(immagine di foto satellitare modificata<br />

da Minja Kukavicic e Enzo Pranzini Università<br />

di Firenze)


LE RISORSE ECONOMICHE DI UN TERRITORIO<br />

L’agricoltura<br />

L’agricoltura è forse l’uso del territorio più antico nella storia dell’umanità, che per m<strong>il</strong>lenni si è affaticata nei campi per sopravvivere. Solo recentemente<br />

(negli ultimi 50 anni) nel Nord del mondo l’uso dei prodotti chimici di sintesi (concimi e pesticidi) e la meccanizzazione (trattori sempre più rapidi e potenti)<br />

hanno portato ad un enorme aumento della produttività. L’obbiettivo era (ed è) la massima produzione per unità di superficie e quindi <strong>il</strong> passaggio è stato<br />

quasi ovunque da agricoltura estensiva ad agricoltura intensiva (monocolture su vasti appezzamenti, grande uso di prodotti chimici), da allevamenti estensivi<br />

(pascoli bradi) ad allevamenti intensivi (allevamento in batteria o in stalle: <strong>il</strong> massimo numero di animali per superficie, uso di alimenti e mangimi arricchiti,<br />

anche di origine animale).<br />

Ai vantaggi “immediati” in termini di ricchezza si sono così affiancati “inconvenienti” sempre più gravi: l’inquinamento delle acque (di superficie e di falda) e<br />

la perdita di diversità paesaggistica e biologica (degli elementi del paesaggio agricolo tradizionale come le siepi, si parla più avanti in questa sezione).<br />

Oggi in Europa si cerca di invertire la tendenza. Nel <strong>Parco</strong>, dove<br />

l’agricoltura è una delle attività economiche principali (9000 ettari di<br />

superficie, circa <strong>il</strong> 40% dell’intero territorio), si incoraggia l’uso di tecniche<br />

come l’agricoltura biologica (che non prevede l’uso di concimi e<br />

pesticidi chimici ) e l’agricoltura integrata che prevede l’uso razionale<br />

dei prodotti chimici integrandoli <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e con metodi “dolci”.<br />

Analogamente, l’allevamento rispetta gli stessi criteri: ne sono esempio,<br />

sparsi nel <strong>Parco</strong>, i pascoli bradi, cioè liberi, su grandi superfici, con uso<br />

dei soli foraggi vegetali presenti, di bovini, ovini (pecore) e cavalli.<br />

Da queste tecniche rispettose dell’ambiente e della salute umana,<br />

assieme all’uso di varietà vegetali e razze animali storicamente usate<br />

nel territorio pisano e lucchese si arriva agli ormai famosi prodotti tipici<br />

(e di qualità) del <strong>Parco</strong>.<br />

DAL TERRITORIO DEL PARCO PRODOTTI TIPICI E DI QUALITà<br />

La nostra salute rappresenta <strong>il</strong> dono più prezioso che Dio ci ha donato. Per preservarla serve una meticolosa cura soprattutto nell’alimentazione che rappresenta<br />

<strong>il</strong> primo motore di vita del nostro corpo. Ma cosa mangiamo oggi?<br />

Merendini, cioccolate ecc non sono sempre cibi richiesti dal nostro organismo. È necessario curare la tavola in modo preciso per riuscire a crescere a preservare<br />

<strong>il</strong> nostro corpo dalle malattie e dunque sopravvivere. Dal territorio del <strong>Parco</strong> che ci mostra i suoi prodotti tipici parte un primo importante insegnamento che<br />

è quello legato alla volontà di conoscere la naturalità per saperla apprezzare e soprattutto per farne uso. Tra questi prodotti abbiamo <strong>il</strong> pinolo biologico del<br />

<strong>Parco</strong>, la famosa carne della razza Mucca pisana, <strong>il</strong> buonissimo miele di spiaggia, <strong>il</strong> formaggio pecorino, i bovini biologici ed infine anche gli ortaggi della<br />

Valle del Serchio.<br />

21


22<br />

DAI PINOLI BIOLOGICI DEL PARCO MOLTE DELIZIE<br />

Il pino domestico, che oggi rappresenta l’elemento caratteristico del territorio del parco, era già presente probab<strong>il</strong>mente all’epoca dei romani, anche se<br />

poi i primi impianti produttivi risalgono al ‘500. Una lunga storia dunque accompagna questa speciale pianta.<br />

Oggi <strong>il</strong> lavoro di raccolta delle pigne che un tempo veniva realizzato dagli uomini che si arrampicavano sui lunghi tronchi, è fatto grazie a delle macchine<br />

che scuotono le piante facendo cadere i frutti. Nonostante ciò i pinoli del parco sono estratti dalle pine in modo naturale e, cosa importante, non<br />

subiscono alcun tipo di trattamento chimico. Così <strong>il</strong> pinolo resta ancora quello di un tempo, naturale e genuino.<br />

Il <strong>Parco</strong> in collaborazione ad artigiani pasticceri, ha voluto valorizzare questo prodotto creando due prelibatezze a base di pinolo: <strong>il</strong> pasticcino “Kinzica” e <strong>il</strong><br />

cioccolatino “<strong>Migliarino</strong>”.<br />

Il pasticcino Kinzica è un impasto realizzato con sapiente lavorazione di pinoli, miele di spiaggia biologico del parco, zucchero e<br />

albume. Un pasticcino unico nel mondo perché ricco di sapori e di profumi della nostra terra.<br />

Diverso ma altrettanto prelibato <strong>il</strong> cioccolatino <strong>Migliarino</strong>, battezzato come una delle Tenute storiche del parco. Questo<br />

prodotto rappresenta una creazione innovativa e davvero speciale che ha saputo conquistare <strong>il</strong> cuore ed <strong>il</strong> palato di<br />

tanti estimatori del cioccolato e … dei prodotti genuini.<br />

I cioccolatini possono essere bianchi, cioè realizzati con cioccolata<br />

bianca o neri con cioccolata al latte e fondente: tutto finissimo<br />

cioccolato elaborato in modo meticoloso.<br />

Esiste anche <strong>il</strong> cantuccino Lame di Fuori, anch’esso un prodotto<br />

tradizionale che è diventato prelibato grazie all’introduzione di questi<br />

pinoli dal sapore inconfondib<strong>il</strong>e e dalle caratteristiche eccellenti.<br />

Ma altri sono i prodotti con i pinoli… Un esempio?<br />

I cantuccini con glassa ai pinoli o <strong>il</strong> semifreddo con crema di pinoli.<br />

Tra le novità anche un originale vasetto a forma di otricello che<br />

raccoglie insieme miele del <strong>Parco</strong> e pinoli: una vera leccornia.<br />

Pinoli e miele sono due alimenti prelibati che hanno una<br />

storia antica che mai ha trovato fine.<br />

I romani addirittura non usavano zucchero ma miele,<br />

mentre i pinoli venivano segnalati come perle preziose,<br />

per la ricchezza delle qualità del prodotto stesso.<br />

La cosa più importante che <strong>il</strong> parco ha fatto è proteggere<br />

i suoi prodotti rendendoli famosi e curando le qualità che<br />

ancora oggi sono lontane dalle manipolazioni chimiche<br />

che invece tanti alimenti della nostra terra subiscono.<br />

IL MIELE BIOLOGICO CHE SI PRODUCE SULLA SPIAGGIA<br />

Tra i prodotti del parco <strong>il</strong> miele è senza dubbio quello più<br />

caratteristico perché viene riconosciuto dal profumo: non solo<br />

<strong>il</strong> profumo del mare ma anche <strong>il</strong> profumo dei fiori – l’Elicriso ed<br />

<strong>il</strong> Cisto - che le api toccano nel loro tragitto quotidiano.


I fiori impollinati sono quelli che in primavera colorano le spiagge che vanno dalla marina di Levante<br />

(Viareggio) alla foce del Serchio. In questi due luoghi si trovano infatti le arnie dove prende vita <strong>il</strong> miele<br />

biologico di spiaggia del parco.<br />

Il miele di spiaggia è quindi un miele unico nel suo genere perché prende vita lungo <strong>il</strong> litorale marino del<br />

<strong>Parco</strong> dove sono presenti fiori unici e rari degli aren<strong>il</strong>i, come l’Elicriso (detto anche Camuciolo), che si<br />

riconosce per <strong>il</strong> colore giallo, la <strong>San</strong>tolina delle spiagge, <strong>il</strong> Fiordaliso delle sabbie, la rara Verga d’oro delle<br />

sabbie, <strong>il</strong> Cisto e molte altre specie pioniere.<br />

Per la varietà di fiori che si trovano in questa zona dunale, <strong>il</strong> miele è classificato come m<strong>il</strong>lefiori.<br />

DAI VERDI PASCOLI DI COLTANO ARRIVA IL PECORINO DEL PARCO<br />

L’attenzione per la conservazione del paesaggio agricolo ha portato <strong>il</strong><br />

<strong>Parco</strong> ad interessarsi del settore zootecnico, sperimentando diversi tipi di<br />

allevamento.<br />

Con <strong>il</strong> pecorino biologico e integrato <strong>il</strong> nostro <strong>Parco</strong> è riuscito ad adottare<br />

anche nuove tecniche di zootecnia biologica che ci permettono di poter<br />

assaporare un formaggio sano da tutti i punti di vista.<br />

Questo pecorino nasce dal latte di pecore che ancora oggi vengono<br />

allevate secondo tradizionali regole di pastorizia. L’alimentazione dei capi<br />

è selezionata, e basata su foraggi e mangimi provenienti da coltivazioni<br />

effettuate all’interno dell’area protetta, senza concimi chimici. I pascoli<br />

vengono turnati cioè cambiati per consentire al terreno di potersi rigenerare.<br />

È l’associazione degli Allevatori che vig<strong>il</strong>a questa catena produttiva,<br />

garantendo controlli dettagliati che assicurano <strong>il</strong> buon lavoro delle<br />

aziende e la genuinità dei prodotti.<br />

Dunque un pecorino ottimo che nasce da bestiame curato in<br />

modo certosino.<br />

E se un animale si ammala? Sono usate pratiche omeopatiche<br />

cioè cure a base di prodotti naturali.<br />

Insomma la genuinità non è certamente la produzione in<br />

batteria ma la produzione di un tempo, quella che rivediamo<br />

nei sogni.<br />

Prati puliti dove <strong>il</strong> bestiame vive naturalmente la propria vita<br />

senza costrizioni di sorta e senza mangimi artificiali che tanto<br />

hanno rovinato queste produzioni tradizionali.<br />

Elicriso<br />

I campi di girasoli<br />

23


24<br />

UNA RAZZA IN VIA DI ESTINZIONE VALORIZZATA DAL PARCO: LA MUCCA PISANA<br />

Era una razza in via di estinzione, <strong>il</strong> mucco pisano arrivato solo a 60 unità nel 1978. Una razza che<br />

si pensa sia derivata dall’unione di una razza autoctona cioè locale, la “Podolica Locale” con<br />

la razza Bruna Alpina.<br />

Nel 1997, protagonista della rinascita di questa specie ormai finita è stato l’Ente parco, che<br />

ha voluto ancora una volta riportare alla luce una tradizione recuperando capi storici, cioè<br />

indentificando gli esemplari rimasti della razza e facendoli riprodurre.<br />

La carne di mucco pisano allevata nel <strong>Parco</strong> poi viene certificata, con un marchio a fuoco sulle<br />

mezzane degli animali macellati.<br />

Ma come vivono queste mucche?<br />

Intanto possiamo dire che questo tipo di mucca è molto adattab<strong>il</strong>e e si muove anche in<br />

allevamenti non troppo ampi. Come gli ovini, anche questi bovini possono vivere serenamente<br />

in libertà senza essere costretti quotidianamente a vivere in modo “chiuso” in stalle. Così si può<br />

parlare di carne biologica.<br />

GLI ORTAGGI DELLA VALLE DEL SERCHIO<br />

Il Mucco pisano<br />

Il <strong>Parco</strong> “ coltivatore custode”! Vale a dire? Che <strong>il</strong> parco, per riuscire a tutelare alcune varietà locali, tipiche del territorio e in via d’estinzione, in collaborazione<br />

con alcune aziende orticole, ha deciso di ricoprire anche questo particolare ruolo di “promotore” di prodotti che sembravano essersi persi e che oggi invece<br />

hanno ripreso vita produttiva grazie ad una maggiore attenzione.<br />

Tra i prodotti recuperati e che ormai oltre ad esistere nel presente fanno anche parte della nostra tradizione antica, abbiamo <strong>il</strong> pomodoro Pisanello, la<br />

zucchina mora pisana, la piattella pisana. Quest’ultimo è un fagiolo un po’ piatto (appunto), bianco e lucido, spesso usato in cucina per la preparazione sia<br />

di piatti ricercati che di insalate e minestre. La varietà è stata selezionata nel lontano 1909.<br />

Di fatto, gli alimenti menzionati rappresentano un passo avanti nelle politiche gestionali che <strong>il</strong> parco desidera costruire nel nostro futuro, sempre cercando di<br />

rispondere alle rinnovate esigenze di un popolo, che pur camminando avanti desidera ritrovare i valori ed i sapori di un tempo attraverso colori e aromi che<br />

sono quasi scomparsi dalle nostre tavole e che invece qui vengono riproposti in modo originale sotto ogni punto di vista.<br />

L’augurio è che i giovani sappiano si, guardare avanti, ma sappiano prendere ancora dal passato quanto di buono questo ci ha offerto per creare quella<br />

continuità che serve a parlare di vita e di crescita sociale e culturale.


LA SELVICOLTURA<br />

Sembra strano, ma anche le foreste (le selve) si coltivano (senza concimi né pesticidi)! La “fame” di legname e carbone del passato aveva degradato,<br />

impoverito e spesso distrutto le foreste europee, tanto che si sv<strong>il</strong>upparono tecniche per riforestare e per tagliare gli alberi senza perdere la foresta. L’insieme di<br />

queste tecniche, che poggiano sulla botanica, sull’ecologia, ma anche sulla economia del territorio, si chiama Selvicoltura.<br />

Anche le foreste del <strong>Parco</strong> sono state usate, fin dall’antichità. In particolare le pinete, che fin dal ‘500 furono piantate proprio per scopi produttivi (legna e<br />

pinoli), ancora oggi sono coltivate. La differenza rispetto al passato (economia di sussistenza) è che ora della pineta non interessano più solo legno e pinoli (pur<br />

importanti), ma anche “servizi” (diremmo senza prezzo!) come <strong>il</strong> paesaggio, le passeggiate, la flora e la fauna che vi vivono, ecc. Quindi la Selvicoltura ora cerca<br />

di avere foreste con più funzioni: oltre a quella produttiva, anche quella naturalistica, paesaggistica e ricreativa; e questo specialmente in un <strong>Parco</strong>.<br />

La difficoltà, ma anche <strong>il</strong> fascino della Selvicoltura sta nel fatto che i cicli degli alberi<br />

sono di decine e centinaia di anni (e non brevi come <strong>il</strong> mais o la patata !) – per cui<br />

Diradamento del bosco<br />

bisogna immaginare dinamiche evolutive in un futuro molto lontano – e nel fatto che<br />

una foresta è un ecosistema molto più complesso di un campo!!!<br />

prima<br />

Forse non è bello vedere uno o più alberi tagliati, ma oltre questa prima impressione (che<br />

corrisponde ad un disturbo più o meno grande per l’ecosistema) conviene chiedersi<br />

com’era la foresta prima del taglio e perché è stato fatto l’intervento; e soprattutto,<br />

provare ad immaginare – sapendo che la foresta non è un monumento, ma un organismo<br />

in continua evoluzione - cosa succederà qualche anno e qualche decennio dopo. Per<br />

esempio, nelle pinete troppo fitte i pini si tagliano per lasciare a quelli che rimangono<br />

luce sufficiente per crescere sia in altezza che in larghezza (vedremo nella sezione flora<br />

che <strong>il</strong> pino è affamatissimo di luce). Una bella chioma poggiata su un tronco solido<br />

resiste bene al vento e fra le fronde può ospitare vari scoiattoli, ghiri, uccelli, pipistrelli<br />

(funzione naturalistica); in un foresta troppo densa invece i fusti sono es<strong>il</strong>i, le chiome sono<br />

strette e stentate; inoltre, non arriva abbastanza luce al suolo per far crescere rigoglioso dopo<br />

<strong>il</strong> sottobosco (fonte di nutrimento e rifugio per altri animali) e alberi di altre specie oltre<br />

al pino. Infine, una chioma grande, sana (a ombrello: funzione paesaggistica) e ben<br />

<strong>il</strong>luminata fruttifica abbondantemente. Ecco la famosa funzione produttiva, data dai<br />

pinoli, oltre che dal legno. Tagli di questo tipo si chiamano diradamenti.<br />

Nel parco si cerca anche di lasciare in piedi, e a terra, una certa quantità di alberi e<br />

legno morto e marcescente. Anche se sembra “brutto”, <strong>il</strong> legno morto brulica di vita !<br />

(vedi oltre in questo <strong>libro</strong>).<br />

ALTRE ATTIVITà<br />

Mentre in passato si affermavano attività legate ad un’economia di sussistenza; p.e caccia e pesca ad integrare <strong>il</strong> reddito derivante da attività agricole o<br />

artigianali; o ad attività estrattive (torba e sabbie s<strong>il</strong>icee) attualmente la realtà di una zona economicamente forte ha relegato principalmente queste attività<br />

al tempo libero.<br />

Così dopo lo sv<strong>il</strong>uppo degli insediamenti della Vers<strong>il</strong>ia e della costa pisana della prima metà del ‘900 e con <strong>il</strong> boom del consumismo e della speculazione ed<strong>il</strong>izia<br />

fino alla metà degli anni ’70. Successivamente si è affermata, dagli anni ‘80, un’idea di turismo sostenib<strong>il</strong>e che, passando dall’agriturismo, all’equiturismo,<br />

cicloturismo e trekking arriva a forme come <strong>il</strong> birdwatching e l’escursionismo naturalistico e fanno della conoscenza e dell’esperienza naturalistica un modo per<br />

creare reddito e attività economiche senza distruggere <strong>il</strong> patrimonio naturale (concetto di sostenib<strong>il</strong>ità).<br />

25


26<br />

LA RICCHEZZA ECOLOGICA DI UN TERRITORIO<br />

Questo <strong>Parco</strong>, pur trovandosi in area mediterranea, è ricco di piante ed animali dei climi caldi Centroeuropei, Atlantici, Boreali che permangono qui da tempi<br />

passati, grazie all’enorme varietà di microclimi presenti e alla ricchezza di acqua che hanno quindi permeato l’evoluzione e le caratteristiche degli ecosistemi.<br />

Ogni ambiente è caratterizzato da fattori chimici e fisici (umidità, profondità dell’acqua, temperatura, quantità di ossigeno, ecc.), biologici (animali e piante)<br />

e dall’interazione tra ed entro le specie (riproduttive, sociali, alimentari ecc,).<br />

Diversità degli ecosistemi<br />

Diversità della fauna<br />

Accanto alla varietà vegetale e legato alla grande produttività (grande crescita e diversità di piante ed animali) degli ambienti<br />

acquatici sono numerose le specie faunistiche presenti, anche molto rare. Vi sono numerosi insetti acquatici (libellule, ditischi<br />

ecc.), i coleotteri stercorari, <strong>il</strong> cervo volante, <strong>il</strong> rospo smeraldino, la testuggine d’acqua, l’istrice, ben sette specie di aironi, la tinca,<br />

<strong>il</strong> luccio, pipistrelli ecc. D’inverno inoltre le zone umide ospitano migliaia di uccelli acquatici provenienti dal Nord Europa. Sono<br />

circa 90 le specie di uccelli che nidificano nel <strong>Parco</strong> e decine quelle che vi passano l’inverno o che vi fanno le soste migratorie.<br />

Altri ruoli della ricchezza ecologica<br />

zONE UMIDE fOREStE AMbIENtI APERtI<br />

Acque libere<br />

✓ Mare entro 6 metri di profondità<br />

✓ Laghi e lagune (estuari, Lame di<br />

fuori, lame interdunali)<br />

✓ Canali<br />

Vegetazione erbacea<br />

✓ Canneti e cladieti (canna di<br />

palude, falasco, tifa)<br />

✓ Torbiere<br />

✓ Giuncheti<br />

✓ Salicornieti<br />

Foreste<br />

✓ Ontanete allagate<br />

✓ Boschi riparali (salice, pioppo)<br />

Foreste naturali<br />

✓ Ontanete o frassineti allagati<br />

✓ Boschi riparali (salice, pioppo)<br />

✓ Boschi a caducifoglie (farnia,<br />

carpino ecc.)<br />

✓ Querceti sempreverdi (leccio)<br />

Foreste seminaturali<br />

✓ Pinete a pino marittimo<br />

✓ Pinete a pino domestico<br />

Dune<br />

✓ Sabbia nuda<br />

✓ Dune in formazione con piante<br />

pioniere<br />

✓ Prima duna (agropiro) e<br />

seconda duna (ammof<strong>il</strong>a)<br />

✓ Ambienti interdunali (elicriso,<br />

ginepro ecc.)<br />

Colture agricole e pascoli<br />

✓ Grano, Orzo, Mais ecc<br />

✓ Pascoli bradi con bovini o ovini<br />

✓ Pioppete<br />

✓ Oliveti<br />

10. La produttività biologica è<br />

la quantità di sostanza organica<br />

prodotta in un ambiente delimitato.<br />

Gli ambienti più produttivi nelle nostre<br />

zone sono solitamente le paludi e gli<br />

estuari di fiumi.<br />

Molte altre sono le funzioni primarie svolte da questi ambienti naturali come: la ricarica della falda acquatica, la protezione dai venti marini delle foreste, la<br />

protezione dalle alluvioni potendo disporre di grandi bacini di zone umide, la depurazione naturale delle acque, esercitata dalle zone umide e una grande<br />

funzione sociale legata alla cultura e al tempo libero. Negli ambienti naturali la diversità della flora è massima, con numerose specie assai interessanti e rare.


Paludi<br />

Laddove le aree sono suffi cientemente depresse<br />

si formano zone umide con la tipica vegetazione.<br />

L’allagamento, l’altezza dell’acqua e la sua<br />

salinità condizionano poi quali habitat si formeranno.<br />

Troviamo quindi prati umidi salmastri o<br />

dolci, laghi, ambienti lagunari, torbiere, canneti,<br />

falascheti e vegetazione a idrofi te (ninfee, utricolaria,<br />

lemma miriofi llo ecc). Tipici animali delle paludi<br />

sono i limicoli, le sterne, <strong>il</strong> tarabuso, l’airone<br />

rosso,la cannaiola ed <strong>il</strong> cannareccione. Le lame<br />

sono specchi d’acqua di forma allungata, spesso<br />

d’origine intedunale.<br />

Dune<br />

Lungo la costa le condizioni sono estreme (sim<strong>il</strong>i<br />

a quelle dei deserti): <strong>il</strong> terreno è ancora essenzialmente<br />

minerale, la salinità è elevata ponendo<br />

problemi di osmosi (vedi commento n°26) e disidratazione<br />

e le temperature tendono a essere<br />

molto basse l’inverno e estremamente alte l’estate<br />

a causa dell’insolazione. Vi troviamo quindi un<br />

ambiente estremamente semplice e specializzato:<br />

con erbe fornite di apparati radicali estesi e<br />

consolidanti che favoriscono l’accumulo di sabbia<br />

delle dune (p.e. agropiro e ammofi la) e zone interdunali<br />

(p.e. elicriso e ginepro). Spesso questo<br />

ambiente è semplifi cato perché l’erosione della<br />

costa ha fatto scomparire le prime dune, o perché<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo umano (turismo, stab<strong>il</strong>imenti balneari,<br />

eventi bellici ecc.) ha appiattito o fatto scomparire<br />

l’originale morfologia a tratti. Tipici animali<br />

dell’ambiente dunale sono <strong>il</strong> fratino, <strong>il</strong> gruccione,<br />

la calandrella e lo scarabeo stercorario.<br />

GLI ECOSISTEMI DEL PARCO<br />

foreste<br />

La foresta cresce dove <strong>il</strong> suolo è più maturo e<br />

la presenza d’acqua dolce più stab<strong>il</strong>e. Tralasciando<br />

le terminologie scientifi che si possono<br />

riconoscere le seguenti principali formazioni<br />

boscate: boschi igrofi li (ad ontano o frassino),<br />

boschi mesofi li, pinete di pino domestico e<br />

pinete di pino marittimo. Tipici animali dei boschi<br />

maturi sono <strong>il</strong> picchio rosso maggiore, <strong>il</strong><br />

picchio muratore, <strong>il</strong> rampichino e la martora.<br />

27


28<br />

MINACCE PER L’AMBIENTE<br />

Stranger in paradise: le specie esotiche<br />

Le specie esotiche risultano talora invasive, perché, dopo un periodo di acclimatamento, hanno crescite<br />

demografiche che le portano a divenire dominanti, per mancanza dei naturali fattori limitanti (rigidità climatica,<br />

competitori, parassiti, ecc.). Tra le specie non indigene si possono accennare l’a<strong>il</strong>anto, la yucca, la robinia, l’amorfa<br />

fruticosa, <strong>il</strong> gambero americano, <strong>il</strong> carassio ed <strong>il</strong> ratto delle chiaviche.<br />

Tra le specie più o meno indigene che però danno problemi di squ<strong>il</strong>ibrio ecologico nel parco per la loro<br />

sovrabbondanza ricordiamo invece <strong>il</strong> gabbiano reale, la cornacchia grigia ed <strong>il</strong> daino. La loro abbondanza è<br />

soprattutto legata rispettivamente alle discariche malgestite, ad un ambiente agricolo banalizzato e ad ambienti<br />

naturali troppo piccoli e recintati; anche se i motivi delle crescite demografiche sono in realtà sempre molto<br />

complessi.<br />

specie<br />

Gambero della Louisiana<br />

Procambarus clarkii<br />

Nutria<br />

Myocastor corpus<br />

Yucca<br />

Yucca gloriosa<br />

Amorfa fruticosa<br />

Amorpha fruticosa<br />

A<strong>il</strong>anto<br />

A<strong>il</strong>anthus altissima<br />

Robinia<br />

Robinia pseudoacacia<br />

origine<br />

Ambiente<br />

Nord<br />

America<br />

Zone umide<br />

Sud America<br />

Zone umide<br />

Nord<br />

America<br />

Dune costiere<br />

Nord<br />

America<br />

Zone umide<br />

Asia<br />

Foreste<br />

Nord<br />

America<br />

Foreste<br />

ecologia ed effetti<br />

Crostaceo portato in zona per allevamenti a scopo<br />

alimentare, una volta raggiunta la libertà è divenuto<br />

un elemento dominante producendo effetti negativi<br />

per la predazione su anfi bi e pesci, per l’attività di<br />

brucatura sui vegetali acquatici e inoltre, con le sue<br />

tane, indebolisce gli argini.<br />

Mammifero roditore portato in Europa per la<br />

possib<strong>il</strong>ità di ricavarne pellicce, è divenuto un<br />

elemento comune in alcune paludi e corsi d’acqua<br />

con effetti negativi legati alla brucatura sulla<br />

vegetazione acquatica e per calpestio sui nidi degli<br />

uccelli. Inoltre, con le sue tane, indebolisce gli argini.<br />

Pianta arbustiva piantata sulle dune molti anni fa<br />

per cercare di stab<strong>il</strong>izzarle o innalzarle si è diffusa<br />

a detrimento degli habitat naturali (p.e. le boscaglie<br />

retrodunali a ginepro).<br />

Pianta arbustiva diffusasi nelle zone umide del<br />

<strong>Parco</strong> accelerandone l’interrimento ed escludendo le<br />

comunità acquatiche locali.<br />

Albero usato spesso nei rimboschimenti di aree<br />

verdi urbane o su massicciate stradali; si è diffuso<br />

abbondantemente negli ambienti naturali dove risulta<br />

di diffi c<strong>il</strong>e estirpazione.<br />

Albero usato spesso nei rimboschimenti di aree<br />

verdi urbane o su massicciate stradali; si è diffuso<br />

abbondantemente negli ambienti naturali.<br />

L’effetto generale della sovrabbondanza<br />

di una specie<br />

può essere quello di una<br />

scomparsa di specie locali<br />

e/o la modifica e sostituzione<br />

degli habitat originali. P. es. la<br />

yucca tende a sostituirsi al ginepro<br />

nell’habitat retrodunale;<br />

l’amorfa occupa le piccole<br />

zone umide scalzando le altre<br />

specie; <strong>il</strong> daino non permette<br />

<strong>il</strong> rinnovamento della foresta,<br />

in quanto mangia i germogli<br />

giovani delle piante che rimpiazzerebbero<br />

gli alberi arrivati<br />

al termine del loro ciclo<br />

vitale. La soluzione di questi<br />

problemi risiede naturalmente<br />

sia nel controllo delle specie<br />

invasive diretto sia verso i<br />

fattori che ne hanno causato<br />

l’abbondanza e, dove è possib<strong>il</strong>e,<br />

nell’eradicazione delle<br />

specie esotiche.<br />

Yucche<br />

11. Le specie esotiche o aliene, o<br />

non indigene sono specie introdotte<br />

volontariamente o involontariamente<br />

dall’uomo al di fuori del proprio<br />

areale. Alcune di queste specie, dopo<br />

una fase di acclimatazione divengono<br />

comuni, capaci di riprodursi<br />

autonomamente e talora dominanti<br />

(invasive) nell’ambiente naturale<br />

minacciando le specie locali. Queste<br />

introduzioni, sempre avvenute su<br />

scala locale, a partire dal ‘500 sono<br />

cresciute a dismisura con lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

dei trasporti e sono attualmente<br />

considerate tra i maggiori fattori di<br />

rischio per la conservazione della<br />

biodiversità nel pianeta. Nel <strong>Parco</strong><br />

sono evidenti per gli effetti negativi<br />

varie specie estotiche tra cui quelle<br />

della tabella qui accanto.


Zone umide: inquinamento chimico, eutrofizzazione, salinizzazione e interrimento<br />

Nel lago gli scarichi agricoli ed urbani mal depurati hanno portato ad un fenomeno chiamato eutrofizzazione.<br />

Il termine significa nutrimento abbondante, ed è infatti la quantità di elementi nutritivi come l’azoto e soprattutto <strong>il</strong> fosforo<br />

(presenti p.e. nei concimi agricoli) a favorire uno sv<strong>il</strong>uppo abnorme di fitoplancton (piccolissime alghe). Da qui partono una<br />

serie di processi che si autoalimentano, peggiorando sempre più le cose.<br />

Schema che <strong>il</strong>lustra come l’erosione fa avanzare verso l’interno l’acqua salata mettendo<br />

a rischio le specie vegetali e le riserve di acqua dolce (Vannozzi M. e L. Bargagna – Ufficio<br />

Fiumi e Fossi 2005)<br />

La vicinanza al mare, unita ad un<br />

grande uso di acque della falda (e<br />

dei piccoli affluenti del lago) per le<br />

città e per l’irrigazione, causa una<br />

depressione che “richiama” acqua<br />

salata dal mare (cioè “avvicina” la<br />

massa di acqua del mare alla massa<br />

di acqua dolce), con possib<strong>il</strong>ità di<br />

scambio attraverso <strong>il</strong> terreno, e quindi<br />

di salinizzazione delle acque.<br />

Infine, la quantità enorme di sedimenti<br />

provenienti dalle zone agricole interra<br />

progressivamente <strong>il</strong> lago: si calcola<br />

che se si continua a questo ritmo<br />

fra 120 anni <strong>il</strong> bacino lacustre del<br />

<strong>Massaciuccoli</strong> sarà completamente<br />

colmato!<br />

vento marino<br />

12. Il fi toplancton sono l’insieme<br />

degli organismi viventi vegetali<br />

appartenenti al plancton.<br />

Esso è l’insieme degli organismi<br />

acquatici, quasi sempre molto<br />

piccoli, che non riescono a nuotare<br />

attivamente e sono quindi trasportati<br />

dalle correnti. Ne esistono di<br />

“vegetali”, che fanno cioè fotosintesi<br />

(produzione di zucchero ed ossigeno<br />

ut<strong>il</strong>izzando acqua, anidride carbonica<br />

ed energia solare), e di “animali”, che<br />

si nutrono cioè di altri organismi. Il<br />

plancton costituisce la base delle reti<br />

alimentari negli ambienti acquatici.<br />

Effetto “fon”: aerosol marino<br />

29


30<br />

Erosione delle coste<br />

Causata essenzialmente dallo scarso apporto di sedimenti, dovuto alla cementificazione<br />

e la creazione di dighe a monte, e alle costruzioni lungo la costa che intercettano o<br />

deviano <strong>il</strong> normale “scorrimento” delle sabbie trasportate dai fiumi in mare.<br />

Frammentazione<br />

Come è fac<strong>il</strong>e osservare dalle foto aeree, o da una carta fisica della Toscana, <strong>il</strong> <strong>Parco</strong><br />

Naturale <strong>Migliarino</strong> <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> <strong>Massaciuccoli</strong> è un isola nel mare urbanizzato. Questo<br />

pone problemi di frag<strong>il</strong>ità ambientale perché ogni guasto (p.e. una malattia) che lo<br />

colpisce non può essere attenuato da ambienti vicini e inoltre, per alcune specie come<br />

ai grandi mammiferi, sta decisamente stretto. Infatti i grandi carnivori sono scomparsi e<br />

gli ungulati hanno problemi di sovrabbondanza. Uno dei modi per sopperire è quello di<br />

mantenere o installare siepi, canali, muretti a secco, piccole foreste o ruderi in buono<br />

stato con alto valore naturalistico, che funzionino da corridoi ecologici tra aree diverse.<br />

Perché conservare la natura<br />

Questi squ<strong>il</strong>ibri ambientali, causati<br />

da uno sv<strong>il</strong>uppo delle città e<br />

della produzione (agricola e<br />

industriale) senza regole, ha fatto<br />

capire l’esigenza di proteggere gli<br />

ambienti e dare limiti o alternative<br />

alleattivitàumane,perpermettere<br />

anche alle generazioni future di<br />

conoscere, vivere e usufruire dei<br />

benefici dell’ambiente naturale.<br />

Queste sono le idee che hanno<br />

generato la creazione delle aree<br />

protette come zone in cui cercare<br />

e sperimentare nuovi equ<strong>il</strong>ibri<br />

dell’uomo con la natura.<br />

Erosione del sistema dunale del <strong>Parco</strong> (Foto L. Lombardi)<br />

Le siepi nelle zone agricole<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Le siepi svolgono la funzione di vie di collegamento,<br />

di alimentazione, riposo e rifugio<br />

non solo per gli uccelli, ma anche per<br />

piccoli animali come topolini, moscardini,<br />

conigli, e per i pipistrelli durante i loro voli<br />

notturni (vedi capitolo sulla fauna). I frutti<br />

delle piante, specialmente le bacche degli<br />

arbusti, sono apprezzate dagli uccelli, gli<br />

stessi che mangiano anche gli insetti, compresi<br />

quelli dannosi per le piante coltivate,<br />

che l’agricoltore combatte spesso con pesticidi.<br />

Alcune siepi riescono a rallentare i<br />

venti e quindi a proteggere le coltivazioni.<br />

Le siepi inoltre diversifi cano <strong>il</strong> paesaggio.<br />

Pensate a come sarebbe brutta una distesa<br />

di campi coltivati a perdita d’occhio,<br />

senza nemmeno un albero! Per questi motivi,<br />

e su invito del parco, gli agricoltori<br />

cercano di mantenere e favorire le siepi,<br />

malgrado diano fastidio al movimento ed<br />

al lavoro dei trattori.


Alla scoperta degli ambienti del <strong>Parco</strong> - Schede di lavoro<br />

IL PAESAGGIO ED I SUOI COMPONENTI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi:…………………………………………..<br />

Ogni paesaggio viene percepito con molte caratteristiche, ed è importante riuscire ad avere sia una visione d’insieme che riuscire ad<br />

identificare i singoli componenti. Per cui prima proviamo a determinare a quali paesi o zone geografiche appartengono i seguenti gruppi<br />

di componenti e poi, nelle successive schede iniziamo lo studio in dettaglio dell’ambiente del parco identificandone i componenti<br />

principali.<br />

1. A quali regioni del mondo appartengono le seguenti componenti ? Patagonia, Cina, Sahara o Lapponia ?<br />

Caratteristiche Il paese (o la regione) è:<br />

Cammello – Steppa - Clima da freddo secco a piovoso tropicale – Camelia – Bambù – Panda - Risaie<br />

Araucaria – Pinguini – Lama - Clima secco, grandi escursioni termiche – Steppa – Tundra - Pastorizia<br />

Renne – Lupi – Orsi – Alche - Clima freddo estate breve – Tundra – Fiordo – Taiga - Allevamenti nomadi<br />

Dromedario – Ant<strong>il</strong>ope – Fennec – Palme -Clima caldo e secco –Savana - Nomadi<br />

2. Riportare le caratteristiche precedenti suddividendole per tipologie.<br />

Vegetazione<br />

Animali<br />

Presenza dell’uomo<br />

Componenti geografici<br />

Scheda n. 1<br />

31


32<br />

L’OSSERVAZIONE SUL CAMPO DEL PAESAGGIO<br />

Scheda di campo - Lavoro di gruppo<br />

Nomi dei r<strong>il</strong>evatori:…………………………………………..<br />

La scelta dei siti da studiare e <strong>il</strong> lavoro sul campo possono essere svolti con l’aiuto di una guida naturalistica.<br />

Data Località N° sito<br />

Tempo: soleggiato – nuvoloso – piovoso Vento: assente – brezza – media - intenso<br />

I. Angolo di visuale Stretto<br />

A. ComPoNeNTI geogrAFICI<br />

Ampio<br />

II. r<strong>il</strong>ievi Piano Ondulato<br />

III. Presenza d’acqua Assente Canale Fiume<br />

B. VegeTAzIoNe<br />

Lago Lama Palude<br />

I. Alberi e arbusti Foreste di latifoglie decidue Foreste di sempreverdi Boscaglia retrodunale Altro ______________________________<br />

II. erbacea Canneto / Cladieto Giuncheto Salicornieto Campo agricolo Altro ___________<br />

III. Aspetto d’insieme Vegetazione arborea dominante Vegetazione erbacea dominante<br />

C. ANImALI<br />

Equ<strong>il</strong>ibrio tra vegetazione<br />

erbacea ed arborea<br />

Assenza di vegetazione<br />

I. Animali selvatici Specie:<br />

II. Animali domestici Specie:<br />

D. PreseNzA umANA<br />

I. Case.<br />

Tipologia:<br />

Distribuzione:<br />

Agricole<br />

Allineate<br />

Abitazioni urbane<br />

Isolate<br />

V<strong>il</strong>le Altro: ___________<br />

Raggruppate<br />

II. Attività Agricoltura Allevamenti: _______________________ Colture: ___________________________<br />

Artigianato Pesca<br />

e. AsPeTTI seNsorIALI NoN VIsIVI<br />

Turismo Industria Altro: ___________<br />

I. odori: si - no II. Tatto: si - no III. suoni e rumori: si - no<br />

Descriv<strong>il</strong>i: Descriv<strong>il</strong>i: Descriv<strong>il</strong>i:<br />

Altre informazioni che sembrano interessanti.<br />

F. ALTro<br />

Scheda n. 2


SINTETIZZA LE INFORMAZIONI DEI VARI GRUPPI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi:…………………………………………..<br />

Provate a sintetizzare le informazioni dei vari gruppi relative alla scheda ...<br />

Componenti del paesaggio sito 1<br />

1.<br />

sito 2 sito 3 ecc.<br />

Geografico<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

Vegetazione<br />

Animali<br />

Presenza dell’uomo<br />

Altri aspetti sensoriali<br />

Altro<br />

Scheda n. 3<br />

33


34<br />

ANALIZZA LE OSSERVAZIONI RACCOLTE<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi:…………………………………………..<br />

Provate adesso ad analizzare le informazioni raccolte per i vari siti d’osservazione (schede … e …).<br />

1. Quali siti vengono analizzati ?<br />

Scheda n. 4<br />

P.e. <strong>il</strong> Sito 1, 3, 5, 6, 7. ………………………………………………………………………….....................................................................................................................……………<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

2. Perché viene scelto questo gruppo di siti da analizzare ?<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

3. Quali sono le principali differenze osservate tra i siti?<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

4. Quali sono le caratteristiche comuni osservate tra i vari siti?<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................<br />

................................................................................................................................................................................................................................................................................


RAPPRESENTA IL PROFILO DEL PAESAGGIO CHE HAI ATTRAVERSATO<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

L’obiettivo del lavoro consiste nel rappresentare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’ambiente che hai attraversato mettendo in<br />

evidenza se <strong>il</strong> terreno è ondulato o pianeggiante, presenza d’acqua, paludi, foreste sempreverdi, foreste<br />

caducifoglie, colture, case, pascoli (ci si può riferire ad esempio a quello analizzato con la scheda 10). Di<br />

seguito abbiamo alcuni esempi in pianta e sezione.<br />

Sezioni<br />

Scheda n. 5<br />

Pianta<br />

35


36<br />

IMPARA AD UTILIZZARE UNA CARTA<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

Ut<strong>il</strong>izzando una carta geografica ( es. Carta 1:25.000 della Regione Toscana) prova a:<br />

- posizionare i punti di partenza e arrivo<br />

della tua escursione;<br />

- tracciare <strong>il</strong> percorso che hai fatto sulla mappa;<br />

- segnare le stazioni dove hai compiuto<br />

le osservazioni riportate nelle schede.<br />

Scheda n. 6


LE DIFFERENTI UNITà DI PAESAGGIO DELLA PIANURA COSTIERA<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

Scheda n. 7<br />

Dallo schema ambientale seguente cerca di individuare: l’ambiente dunale, le zone umide, le foreste ed i coltivi e, al loro interno le singole componenti<br />

numerandole con frecce sulla mappa.<br />

Dune<br />

zone umide<br />

Foreste<br />

Coltivi<br />

Nome e numero delle componenti del paesaggio individuate nello schema<br />

37


38<br />

DESCRIVI LE DIVERSE MORFOLOGIE, ORIGINE E FUNZIONE DEGLI ELEMENTI<br />

DI PAESAGGIO OSSERVATI<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

Scheda n. 8<br />

Tenendo presente le osservazioni fatte all’inizio di questo lavoro prova ad individuare forme, origine e funzione dei componenti evidenziati (p.e. paleoduna,<br />

canale, canneto, ecc). Puoi poi verificare con una guida naturalistica o un ecologo <strong>il</strong> lavoro fatto.<br />

Esempio di scheda componente.<br />

Schema (disegno o foto)<br />

Descrizione<br />

Origine<br />

Funzione


DOVE E PERCHé NELLE DIVERSE AREE DEL PARCO CI SONO PROBLEMI AMBIENTALI<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

I problemi ambientali tipici delle zone umide, la diffusione delle specie invasive, l’erosione<br />

sulla costa, la frammentazione e <strong>il</strong> disturbo antropico possono essere previsti in base alle<br />

tipologie di paesaggio ed ai meccanismi degli ecosistemi. Prova a prevedere sulla<br />

mappa dove possono sussistere questi problemi e perché.<br />

Discutetene poi con un esperto in ecologia e conservazione.<br />

Dune<br />

Zone umide<br />

Foreste<br />

Coltivi<br />

Nome, numero e ragioni delle problematiche ambientali ipotizzate nello schema<br />

IDEA !!<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Scheda n. 9<br />

Osserva l’eutrofizzazione in diretta col disco Secchi<br />

Per poter vedere le i problemi d’interrimento ed eutrofizzazione,<br />

prova a collegare un bastone di almeno 150 cm con un disco di<br />

plastica bianco del diametro di circa 40 cm ad un’estremità. L’asta<br />

va graduata con lo 0 verso <strong>il</strong> disco. Sul campo in canali o specchi<br />

d’acqua più o meno grandi prova a misurare in diverse stagioni la<br />

profondità a cui si vede <strong>il</strong> disco bianco. Avrai un idea immediata<br />

di quali e quanto sono inquinati i vari corpi idrici. Tieni presente<br />

che dove non arriva luce non ci sarà fotosintesi, quindi produzione<br />

d’ossigeno, quindi piante … quindi vita.<br />

39


40<br />

IL CICLO DELL’ACQUA SULLA COSTA<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome:…………………………………………..<br />

Prova a rintracciare <strong>il</strong> percorso dell’acqua nell’ambito del <strong>Parco</strong> attraverso lo schema sottostante.<br />

Delinea quindi con cerchi e frecce: pioggia, alta marea, inf<strong>il</strong>trazione, venti, evaporazione e<br />

traspirazione, canali, foreste, paludi, laghi, stagnazione d’acqua, ruscellamento, campi arati e<br />

vegetati. Discutetene poi con un esperto in ecologia e conservazione.<br />

IDEA !!<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Scheda n. 10<br />

Osserva ora in diretta la capacità di autopurificazione<br />

dell’acqua<br />

Prova a mettere in un bicchier d’acqua una goccia di latte ed<br />

agita <strong>il</strong> bicchiere. Che cosa succede? L’acqua sicuramente<br />

s’intorbidisce. Ma, dopo due-tre giorni, tornerà limpida. Prova<br />

ancora a ripetere le operazioni più volte, magari fotografando<br />

con una fotocamera digitale l’acqua nelle medesime<br />

condizioni d’<strong>il</strong>luminazione…. Scoprirai che l’acqua torna ad<br />

essere limpida in tempi sempre più rapidi, magari in mezza<br />

giornata dopo circa 10 ripetizioni dell’esperimento, come<br />

mai?<br />

Bé un indizio sono le pareti del bicchiere. Su di esse albergano<br />

f<strong>il</strong>amenti grigio biancastri. Essi sono batteri che si<br />

nutrono delle sostanze del latte, e più ce ne sono più veloce<br />

è <strong>il</strong> processo. Hai così osservato che l’acqua si autopurifica.<br />

Prova ora a mettere 3 o più gocce di latte. Rapidamente<br />

l’acqua s’imputridisce e puzza (si forma idrogeno solforato!)<br />

formando uno strato indecomposto sul fondo. Questo è<br />

un modello di cosa succede anche nelle acque naturali in<br />

cui l’uomo troppo spesso inquina molto più velocemente di<br />

quanto l’acqua riesca a compiere la autodepurazione!!!


COMPARA TRE AMBIENTI RISPETTIVAMENTE<br />

DI FORESTA UMIDA, ARIDA E AGRICOLO DI<br />

BONIFICA<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi dei r<strong>il</strong>evatori:…………………………………………………<br />

L’obiettivo di questo lavoro è di comprendere la ricchezza<br />

ecologica analizzando tre ambienti vicini ma contrastanti.<br />

Vanno quindi scelti tre differenti siti:<br />

uno di lama interna (di interduna) con una ontaneta;<br />

uno di foresta asciutto (dunale) con pineta mista a leccio;<br />

uno di bonifica con campi agricoli (o pascoli).<br />

In questi siti possono essere osservate le caratteristiche<br />

geografiche, botaniche e di avifauna. Può essere ut<strong>il</strong>e<br />

l’aiuto di un botanico e di un ornitologo.<br />

SINTESI DEI DATI RACCOLTI COMPARANDO<br />

GLI AMBIENTI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi:…………………………………………………………………<br />

Con la stessa impostazione della scheda, proviamo a fare<br />

una sintesi delle osservazioni raccolte tra i diversi gruppi.<br />

Anche qui può essere ut<strong>il</strong>e Il confronto con un botanico ed<br />

un ornitologo.<br />

Scheda n. 11<br />

Data Località N° sito<br />

Tempo: soleggiato – nuvoloso – piovoso Vento: assente – brezza – media - intenso<br />

Foresta umida Foresta arida Ambiente agricolo<br />

A) Componenti geografici<br />

B) Vegetazione<br />

C) uccelli<br />

D) Presenza umana<br />

e) Aspetti sensoriali<br />

non visivi<br />

F) Altro<br />

Struttura Struttura Struttura<br />

Alberi % Alberi % Alberi %<br />

Arbusti % Arbusti % Arbusti %<br />

Erbe % Erbe % Erbe %<br />

Specie di alberi ed arbusti: Specie di alberi ed arbusti:<br />

Specie di piante erbacee:<br />

Specie di piante acquatiche:<br />

Specie di piante erbacee:<br />

Specie di piante acquatiche:<br />

Specie di alberi ed arbusti:<br />

Specie di piante erbacee:<br />

Specie di piante acquatiche:<br />

41


42<br />

ANALISI DELLE INFORMAZIONI RACCOLTE<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi:………………………………………<br />

1. Quali sono gli aspetti comuni incontrati nei diversi ambienti ?<br />

2. In cosa consistono le principali diversità ?<br />

3. Quali sono i segni di naturalità dei tre ambienti ? E quali detengono la massima diversità biologica ?<br />

4. Quali sono le tracce dell’attività dell’uomo nei tra ambienti ?<br />

Scheda n. 12


LO STUDIO DELLA VEGETAZIONE<br />

Perché è importante conoscere e<br />

riconoscere la flora?<br />

Perché è importante conoscere e riconoscere le piante<br />

nel loro ambiente?<br />

• per la curiosità di (ri)conoscerne i caratteri distintivi;<br />

• Perché “stanno ferme”, lasciandosi osservare per intere<br />

stagioni e nelle diverse stagioni;<br />

• perché le piante, così diversamente legate ai fattori<br />

terreno, acqua, luce, temperatura, ecc possono,<br />

tramite <strong>il</strong> loro stato di salute, dare informazioni preziose<br />

sullo stato dell’ambiente (es. inquinamento acuto,<br />

siccità); inoltre, ad ambienti diversi (per i fattori suolo,<br />

umidità, <strong>il</strong>luminazione, temperatura) corrispondono<br />

piante diverse, che quindi diventano indicatrici di<br />

quell’ambiente, rendendolo riconoscib<strong>il</strong>e;<br />

• perché le piante sono alla base delle catene alimentari<br />

e quindi associate in modo diverso; esse sono habitat<br />

per le più varie specie di animali;<br />

• Perché una volta conosciuta nel suo ambiente naturale,<br />

ritrovare una pianta in un altro contesto - per esempio<br />

in un giardino di una città - può essere come ritrovare<br />

un’amica, e quindi un vero piacere… oppure un<br />

dispiacere! Per esempio, se l’albero è stato piantato<br />

dove non doveva, come un pino che ha bisogno di<br />

tanta luce, stretto fra le case…<br />

• Perché (trovate altri motivi)…<br />

In questo <strong>libro</strong> ci limiteremo ad <strong>il</strong>lustrare solo alcune<br />

specie vegetali caratteristiche del <strong>Parco</strong>, evidenziando<br />

i caratteri inconfondib<strong>il</strong>i. Per gli altri caratteri, e per altre<br />

specie “minori” che pur si possono ritrovare nel <strong>Parco</strong>,<br />

rimandiamo alle tante, ottime guide esistenti sul mercato,<br />

che anzi consigliamo di procurarsi.<br />

Cominciamo da uno sguardo sui boschi del <strong>Parco</strong>, là dove<br />

vivono le forme vegetali più complesse, più longeve e<br />

visib<strong>il</strong>i: gli alberi.<br />

43


44<br />

Aren<strong>il</strong>e<br />

Dall’Aren<strong>il</strong>e alle zone agricole<br />

Area retro-dunale<br />

I BOSCHI<br />

Questo è un bosco nel <strong>Parco</strong>,<br />

visto dall’alto. Si vedono le<br />

chiome a ombrello dei pini e<br />

strisce di bosco più variegato.<br />

Queste strisce si alternano più<br />

volte, più o meno parallele alla<br />

linea di costa.<br />

I boschi seguono l’alternanza di<br />

cordoni dunali e di depressioni<br />

interdunali (più vicine alla falda<br />

sotteranea).<br />

Pineta


Così abbiamo ambienti diversi: più<br />

asciutti sulle dune, più umidi e freschi,<br />

nelle interdune. Nelle interdune, le<br />

cosiddette “lame”, l’acqua ristagna<br />

per tutto l’inverno, non appena la<br />

falda si ingrossa, alimentata dalle<br />

piogge.<br />

È l’ambiente ideale per Ontani e<br />

Frassini, alberi le cui radici resistono<br />

per 4-5 mesi di sommersione. Perché<br />

si dice “resistere?” Perché le radici,<br />

come tutti gli esseri viventi, devono<br />

respirare. Nel suolo c’è aria, quella<br />

fra un granello di terra e l’altro,<br />

ma nell’acqua, specialmente se<br />

stagnante, l’ossigeno disponib<strong>il</strong>e<br />

è veramente poco. Questi boschi<br />

umidi sono detti “igrof<strong>il</strong>i”, cioè<br />

amanti dell’acqua. Molti altri alberi<br />

invece, come i Pini, ma anche <strong>il</strong><br />

Leccio e la Farnia, non sopportano<br />

terreni sommersi. E infatti non si<br />

trovano nelle interdune. Il pino ed<br />

<strong>il</strong> leccio, per esempio, sono alberi<br />

adattati al secco,<br />

Bosco igrof<strong>il</strong>o<br />

Spiaggia<br />

Dune Bosco<br />

Area retrodunale<br />

Zone agricole<br />

45


46<br />

Bosco di Pini e Lecci<br />

Bosco mesof<strong>il</strong>o – farnie lecci pini<br />

Bosco idrof<strong>il</strong>o – ontani frassini<br />

LE SEzIONI DEL bOSCO<br />

TRANSETTO: sezione trasversale<br />

PROFILO: sezione longitudinale<br />

tipico dei climi mediterranei, e quindi li troviamo<br />

solo sulle dune più rialzate.<br />

Ambienti intermedi fra le dune e le interdune, quindi<br />

né troppo umidi, né troppo secchi (ma comunque<br />

freschi), sono occupati da boschi di latifoglie<br />

(latifoglia sta per foglia larga, in opposizione agli<br />

aghi delle aghifoglie o conifere) molto variati. Ci<br />

si ritrova anche qualche pino e qualche leccio e<br />

ontano. Ma regnano la Farnia, <strong>il</strong> Carpino bianco,<br />

e altri alberelli “minori” come l’acero campestre<br />

e l’olmo campestre. Questi boschi “si chiamano<br />

“mesof<strong>il</strong>i”, cioè amanti delle condizioni intermedie.<br />

Sono alberi che rifuggono dalle condizioni<br />

climatiche estreme, come <strong>il</strong> troppo secco o <strong>il</strong><br />

troppo umido.<br />

Nel <strong>Parco</strong> quindi non c’è un solo bosco, ma almeno<br />

tre tipi di bosco! Ovviamente fra questi tipi<br />

ci sono tante varianti, che potrete riconoscere<br />

passeggiando nel bosco, anzi nei boschi del <strong>Parco</strong>.<br />

Il fatto che tanti ambienti diversi, con tanti alberi<br />

diversi,siano alternati e confinanti, oltre a rendere <strong>il</strong><br />

paesaggio più variato, spiega la grande ricchezza<br />

della fauna ospitata. Se ne possono trovare di tutti<br />

i tipi, adatta all’uno o all’altro ambiente, o a due<br />

nello stesso tempo. Ambienti diversi dove nutrirsi,<br />

riprodursi, nascondersi, come Robin Hood.<br />

Esempio “A”<br />

APPROfONDIMENtO<br />

COSA E’ UN tRANSEttO?<br />

Le immagini a fi anco si chiamano<br />

transetti.<br />

I transetti sono “sezioni” di un<br />

bosco, disegnate dai Forestali<br />

per schematizzare un’area boscata.<br />

Prova a leggere un trasetto!<br />

Potrai capire :<br />

- quali alberi compongono un<br />

bosco;<br />

- <strong>il</strong> lay-out (“sagoma”);<br />

- lo sv<strong>il</strong>uppo in altezza e lunghezza<br />

di alberi e arbusti.<br />

COME SI DISEGNA UN<br />

tRANSEttO?<br />

Si fa un “r<strong>il</strong>ievo “ in sito,<br />

misurando gli alberi e gli<br />

arbusti presenti nel bosco<br />

in esame.<br />

(vedi esempio “A”)


LE PINETE<br />

In questi boschi dominano, per altezza e numero, i pini. Ce ne sono di due tipi: <strong>il</strong> pino marittimo e <strong>il</strong> pino domestico. Solo dagli aghi i due pini non si distinguono<br />

fra loro. Due sono i caratteri inconfondib<strong>il</strong>i: <strong>il</strong> portamento e le pigne.<br />

Pino marittimo<br />

Il pino marittimo che non riesce a<br />

crescere diritto, nemmeno lontano<br />

dal mare!, resiste bene ai venti<br />

marini, perciò fu piantato proprio<br />

antistante <strong>il</strong> mare, per proteggere le<br />

retrostanti pinete di pino domestico.<br />

Resiste, come tutte le specie<br />

viventi, adattandosi. Notate come<br />

cambia <strong>il</strong> portamento e l’altezza<br />

del pino marittimo allontanandosi<br />

dal mare!!<br />

Il pino domestico è quello che<br />

fa i pinoli, raccolti ancora oggi.<br />

È per i pinoli, per la velocità di<br />

accrescimento dell’albero, e<br />

quindi anche per <strong>il</strong> legno, che<br />

furono piantate le pinete secoli fa.<br />

Per almeno due secoli centinaia<br />

di persone vivevano delle pinete:<br />

scuotitori (si arrampicavano sui<br />

pini e buttavano giù le pigne<br />

con le pertiche), raccattini,<br />

ghirai (cacciavano i ghiri, temib<strong>il</strong>i<br />

divoratori di pigne, uccidendone a<br />

migliaia ogni anno), pulitori di fossi,<br />

boscaioli, ecc.<br />

Pino domestico<br />

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48<br />

BOSCO DI PINO MARITTIMO (Pinus pinaster) BOSCO DI PINO DOMESTICO (Pinus pinea)<br />

Pigna<br />

aperta<br />

Pigna chiusa<br />

Il Pino marittimo vive<br />

150-200 anni e ha un<br />

accrescimento relativamente<br />

rapido. Può<br />

raggiungere un’altezza<br />

di 30 mt. ed è caratteristico<br />

per <strong>il</strong> suo portamento<br />

a fusto inclinato,<br />

detto “a sciabola”,<br />

dovuto alla spinta<br />

dei venti marini.<br />

Corteccia: spessa, rosso<br />

violacea con profonde<br />

fenditure e placche<br />

che si staccano.<br />

foglie: aghi persistenti<br />

coriacei e appuntiti,<br />

riuniti a due, molto lunghi<br />

(sino a 20 cm). Tutte<br />

le foglie divergono<br />

dal ramo.<br />

Pigne: coniche se chiuse,<br />

ovoidali se aperte,<br />

lunghe 10-20 cm, asimmetriche,<br />

non resinose,<br />

con squame ad apici<br />

acuminati. Prive di pinoli.<br />

Corteccia: prima rosso<br />

bruno, scagliosa, suddivisa<br />

in grandi placche<br />

quadrango-lari.<br />

foglie: aghi persistenti<br />

riuniti a due, lunghi 10-<br />

20 cm.<br />

Pigne: generalmente<br />

solitarie, globose, lunghe<br />

8-15 cm. Al loro interno<br />

si sv<strong>il</strong>uppano i pinoli,<br />

semi commestib<strong>il</strong>i<br />

a guscio legnoso.<br />

Pigna<br />

Il Pino domestico, presenta<br />

<strong>il</strong> tipico portamento ad ombrello<br />

con chioma espansa<br />

nella pianta adulta, raggiungendo<br />

un’altezza di 25-30<br />

mt. Nella pianta giovane la<br />

chioma è globosa con i rami<br />

rivolti verso l’alto. Sopporta<br />

meno i venti marittimi.<br />

Pinolo


Sotto le pinete c’è <strong>il</strong> leccio e altre sclerof<strong>il</strong>le mediterranee. Queste sono piante, arboree ed arbustive adattate ai climi mediterranei, cioè alle estati siccitose<br />

con piogge concentrate in autunno ed inverno. Perciò sono sempreverdi: possono così approfittare delle piogge invernali. Dalla siccità estiva si “difendono”<br />

non solo riducendo al minimo la propria attività, ma anche tramite la spessa cuticola cerosa che ricopre le foglie, così da diventare coriacee, cioè “rigide”<br />

(da cui deriva <strong>il</strong> nome “sclerof<strong>il</strong>le”). Le leccete sono considerate tipiche delle fascia mediterranea e <strong>il</strong> leccio è certamente la specie autoctona per eccellenza<br />

della zona: infatti, se non è sistematicamente mangiato dagli animali, c’è sempre un denso strato di leccio sotto le chiome dei pini.<br />

Il leccio svolge almeno due funzioni nelle pinete. Prima di tutto, aiuta a mantenere una certa fert<strong>il</strong>ità al suolo, dato che gli aghi delle conifere danno origine<br />

a suoli poveri di elementi e acidi.<br />

2° livello:<br />

Pineta<br />

1° livello:<br />

Lecceta<br />

Inoltre un bosco a più strati diversi è certamente più ricco ed accogliente per tante specie diverse!<br />

Questa presenza contemporanea di due specie, una sopra e una sotto, è possib<strong>il</strong>e perché <strong>il</strong> pino è eliof<strong>il</strong>o, cioè ha bisogno di tanta luce, mentre <strong>il</strong> leccio sta<br />

bene anche sotto copertura (si dice sciaf<strong>il</strong>o = ama l’ombra).<br />

49


50<br />

Il leccio è una pinta sempreverde, come i pini, ma non è una conifera. Non ha i<br />

coni (infruttescenze che portano i semi), ma veri e propri frutti. È una latifoglia.<br />

È inconfondib<strong>il</strong>e, prima di tutto in inverno, perché è l’unica con le foglie.<br />

Anche in estate si fa vedere bene. Innanzitutto <strong>il</strong> leccio è una quercia, e come<br />

tutte le querce, ha le ghiande. Vedrete poi come sono diverse da quelle dell’altra<br />

quercia del <strong>Parco</strong>, la Farnia.<br />

Le foglie, coriacee, possono avere<br />

una grande variab<strong>il</strong>ità all’interno<br />

dello stesso albero. Quelle più<br />

basse infatti, accessib<strong>il</strong>i<br />

al morso degli animali, si difendono<br />

come possono e spesso sono<br />

spinose (a).<br />

Le foglie più alte invece non hanno<br />

nemmeno una spina (b).<br />

Un altro albero sim<strong>il</strong>e al leccio che<br />

si ritrova nel parco è la sughera. È<br />

sempre una quercia sempreverde<br />

e le foglie sono molto sim<strong>il</strong>i a quelle<br />

a) foglie alte b) foglie basse del leccio, così come la ghianda,<br />

la cui cupola ha però le squame<br />

rivolte verso l’esterno. La differenza<br />

maggiore sta (lo dice anche <strong>il</strong> nome) nella corteccia, spessa e, appunto,<br />

sugherosa. Ci sono luoghi, in Italia del sud ed in Portogallo, dove le sughere sono<br />

coltivate proprio per estrarre <strong>il</strong> sughero, scortecciando l’albero ogni dieci anni<br />

(circa). Il sughero infatti, oltre ad essere usato per i tappi, è un ottimo isolante<br />

del suono o del calore. La prima a sapere queste ottime qualità della corteccia<br />

è la sua proprietaria…abbiamo visto gruppi di sughere nelle quali sono passati<br />

incendi che si sono limitati bruciare le foglie, annerendo (e basta) <strong>il</strong> tronco!<br />

È forse la quercia più mediterranea che esista, esigente com’è in luce e calore.<br />

Nel <strong>Parco</strong> si trovano sughere isolate solo nella Tenuta di Tombolo, a margine dei<br />

boschi (proprio perché a differenza del leccio hanno bisogno di molta luce).<br />

A Tombolo c’è anche una enorme sughera inserita nell’elenco regionale degli<br />

alberi monumentali. Chiedete al <strong>Parco</strong> che vi indichi dove si trova!<br />

Ghianda di leccio<br />

Leccio (Quercus <strong>il</strong>ex)<br />

Gemma


I BOSCHI MISTI DI CADUCIFOGLIE<br />

La farnia è l’albero principe dei boschi mesof<strong>il</strong>i. È una grande quercia che prima era diffusa in<br />

tutti i boschi detti “planiziari” (= di pianura) che un tempo, almeno fino al Medioevo, ricoprivano<br />

tutte le pianure europee, compresa tutta la pianura padana.<br />

Elementi inconfondib<strong>il</strong>i sono:<br />

la foglia, lobata, allungata, più larga nel terzo superiore, con due “orecchiette” vicino al<br />

picciolo.<br />

La ghianda, portata da un lungo picciolo, più grande e lunga di quella del leccio, è sormontata<br />

da una cupola più piccola (che si stacca fac<strong>il</strong>mente). La ghianda (che cade in settembre); è<br />

una preziosa risorsa alimentare per i cinghiali in inverno.<br />

A <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>, potrete ammirare le grandi farnie del bosco di S. Bartolomeo e, a <strong>Migliarino</strong>, la<br />

quercia del Cinto riconosciuta come albero monumentale.<br />

Foglia di farnia<br />

Schema della foglia<br />

Schema della ghianda<br />

Ghianda di farnia<br />

Farnia (Quercus robur)<br />

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52<br />

Il pioppo bianco raggiunge altezze considerevoli: vive poco (relativamente agli altri alberi, che possono<br />

vivere centinaia di anni, i pioppi vanno raramente oltre i 100 anni), ma cresce vertiginosamente. È<br />

inconfondib<strong>il</strong>e non solo per la corteccia biancastra, ma soprattutto per le foglie, completamente bianche<br />

nella pagina inferiore.<br />

Il pioppo è una pianta dioica: esistono cioè pioppi maschi (con solo fiori masch<strong>il</strong>i) e pioppi femmina (con<br />

soli fiori femmin<strong>il</strong>i).<br />

Altri pioppi che potete incontrare nel parco non sono tipici della zona, sono pioppi ibridi ut<strong>il</strong>izzati nelle<br />

pioppete (piantagioni specializzate) oppure nei giardini.<br />

Un altro pioppo comune nel <strong>Parco</strong> e molto usato nei f<strong>il</strong>ari è <strong>il</strong> pioppo cipressino, che è una varietà del<br />

pioppo nero. Si chiama così per la sua forma allungata, sim<strong>il</strong>e ad un cipresso.<br />

Pioppo bianco (Populs alba) Pioppo cipressino


Il Carpino bianco è un altro grande albero che spesso si associa alla farnia nei boschi più maturi.<br />

Elementi inconfondib<strong>il</strong>i sono:<br />

- la foglia, seghettata<br />

- i frutti<br />

- <strong>il</strong> tronco, liscio, a costole<br />

Carpino bianco (Carpinus betulus)<br />

Altre specie minori sono l’acero campestre e l’olmo<br />

campestre.<br />

Tutte queste sono specie tipiche, come si è detto, del bosco<br />

mesof<strong>il</strong>o.<br />

L’olmo si riconosce per la particolare forma della foglia<br />

asimmetrica su un lato.<br />

Olmo campestre (Ulmus minor)<br />

Acero campestre (Acer campestris)<br />

53


54<br />

BOSCO IGROFILO<br />

I BOSCHI ALLAGATI (ONTANETE E FRASSINETE)<br />

Nelle depressioni troveremo:<br />

L’ontano nero, inconfondib<strong>il</strong>e<br />

per le foglie, come appiattite<br />

in cima.<br />

Si riconosce anche per i<br />

frutti come dei grappoli di<br />

piccole pigne.<br />

L’ontano si riconosce anche<br />

in inverno, perché è l’unico<br />

con le gemme picciolate.<br />

Ontano nero (Alnus glutinosa)<br />

Anche <strong>il</strong> frassino ossifi llo si riconosce in inverno. Le gemme infatti<br />

(come poi le foglie) sono opposte sul ramo, grandi, di colore<br />

marrone. Le foglie sono composte, cioè formate da 5-7 paia<br />

di foglioline, più una terminale. I frutti<br />

si chiamano “samare”, e sono dei<br />

semi portati da una grande ala.<br />

Il frassino appartiene alla<br />

famiglia delle oleacee,<br />

come l’olivo, <strong>il</strong> ligustro e la<br />

f<strong>il</strong>lirea.<br />

Frassino ossif<strong>il</strong>lo (Fraxinus oxicarpa)


Nel <strong>Parco</strong> ci sono altri due alberi con le foglie composte, ma sono alberi che vi auguriamo di non trovare (sono piante invasive): la robinia (detta anche<br />

acacia) e l’a<strong>il</strong>anto. Ma non vi potete sbagliare: la robinia ha molte più foglioline ovali, le foglie sono disposte in modo alternato (e non opposto) sui rametti,<br />

che hanno le spine; anche le foglie dell’a<strong>il</strong>anto sono disposte in modo alternato e sono più “pesanti” di quelle del frassino.<br />

Alianto (A<strong>il</strong>anthus altissima)<br />

Il Cipresso calvo<br />

Nelle lame di <strong>Migliarino</strong> puoi trovare piccoli gruppi<br />

di una strana pianta, <strong>il</strong> cipresso calvo. Si chiama<br />

così perché in estate ricorda <strong>il</strong> cipresso, ma in<br />

inverno perde le foglie, cioè diventa…calvo!<br />

Questo albero proviene dalla Louisiana, Stato<br />

degli USA con molte paludi. Fu piantato alla<br />

fine dell’’800 dai Salviati, proprietari della zona<br />

(Tenuta di <strong>Migliarino</strong>).<br />

È quindi una pianta esotica, che non ha niente<br />

a che vedere con i frassini e gli ontani con cui<br />

condivide gli ambienti di lama. Però si è ben<br />

adattata a questi ambienti, ed è caratteristica per gli pneumatofori: dei “ginocchi” che<br />

dalle radici, attraverso l’acqua della lama, emergono in superficie e servono alle radici per<br />

respirare (nelle acque stagnanti l’ossigeno è scarso), proprio come delle cannucce per chi<br />

di noi restasse sott’acqua! Gli pneumatofori sono strutture cave,che, allo stato spontaneo<br />

(foreste dell’Ariziona, da cui provengono) crescono fino a 3 metri sopra <strong>il</strong> suolo.<br />

Robinia (Robinia pseudoacacia)<br />

Cipresso calvo ( Taxodium distichum)<br />

55


56<br />

asimmetria<br />

L’olmo si riconosce per la particolare<br />

forma assimetrica della foglia<br />

CURIOSITà: FOGLIE PARTICOLARI A CONFRONTO<br />

L’OLMO L’ONTANO LA FARNIA<br />

a) b)<br />

L’ontano si riconosce per la foglia<br />

priva di punta<br />

IL LECCIO<br />

senza punta<br />

Il leccio ha foglie coriacee.<br />

Quelle più basse sono spinose, per<br />

difendersi dal morso degli animali,<br />

quelle più alte, invece, non hanno<br />

nemmeno una spina (b).<br />

La farnia si riconosce per la foglia<br />

lobata allungata, più larga nel terzo<br />

superiore e con due “orecchiette”<br />

vicino al picciolo


Robinia Frassino A<strong>il</strong>anto<br />

IL PIOPPO BIANCO<br />

Il Pioppo bianco si riconosce per le<br />

foglie completamente bianche nella<br />

pagina inferiore<br />

IL PINO<br />

Le foglie dei pini sono aghi coriacei e<br />

appuntiti, riuniti a due.<br />

Nel Pino domestico gli aghi sono lunghi<br />

10-20 cm.<br />

Nel Pino marittimo gli aghi sono più<br />

lunghi (oltre 20 cm) e divergono dal<br />

ramo.<br />

ALBERI DALLE FOGLIE COMPOSTE<br />

LA ROBINIA – IL FRASSINO – L’AILANTO<br />

La Robinia e <strong>il</strong> Frassino hanno foglie<br />

composte.<br />

- Il Frassino si riconosce per la foglia<br />

formate da 5-7 paia di foglioline, più<br />

una terminale.<br />

- La robinia si distingue per la foglia<br />

composta di molte più foglioline<br />

ovali. Le foglie sono disposte in modo<br />

alternato (e non opposto) sui rametti<br />

dotati di spine.<br />

- le foglie dell’a<strong>il</strong>anto sono disposte<br />

in modo alternato e sono più spesse<br />

di quelle del frassino. Terminano inoltre<br />

con apici affusolati.<br />

57


58<br />

GLI ARBUSTI<br />

Gli arbusti più comuni nel bosco sono:<br />

Il pungitopo<br />

La f<strong>il</strong>lirea<br />

L’erica<br />

Il biancospino<br />

La Berretta del prete<br />

L’alloro<br />

Biancospino<br />

Pungitopo<br />

Berretta di prete<br />

F<strong>il</strong>lirea<br />

Alloro


LE RAMPICANTI E LE LIANE<br />

Nei boschi del <strong>Parco</strong> ci sono tre liane, quasi come nei lussureggianti boschi<br />

equatoriali!<br />

Le liane sfruttano <strong>il</strong> piano intermedio delle foreste, dove non c’è né la<br />

competizione degli arbusti (più bassi), né quella delle chiome degli alberi (più<br />

alti). I loro fusti viaggiano fra i tronchi ed i rami degli alberi cercando gli spazi<br />

disponib<strong>il</strong>i.<br />

La periploca è la liana più caratteristica: in Italia si trova solo nel nostro <strong>Parco</strong>,<br />

in Calabria ed in una piccola località in Puglia ed è ciò che rimane della<br />

vegetazione italiana di m<strong>il</strong>lenni fa, quando <strong>il</strong> clima era più caldo e umido<br />

dell’attuale. Cresce a spirale, e a volte può “strozzare” i giovani fusti degli alberi<br />

sui quali si arrampica.<br />

Edera<br />

Strappabrache<br />

Vitalba<br />

59


60<br />

Periploca greca<br />

Altre piante rampicanti e liane sono:<br />

lo stracciabrache, la vitalba e l’edera.


APPROfONDIMENtO<br />

Ma l’edera soffoca gli alberi?<br />

Nel <strong>Parco</strong> molti alberi sono avvolti nell’edera. Forse<br />

ti hanno detto, o ti sarà sembrato, che questa<br />

pianta rampicante (come le altre) tolga linfa<br />

ed “aria” all’albero, facendolo morire, e perciò<br />

debba essere tagliata “salvando” così l’albero.<br />

In realtà l’edera non è parassita (usa <strong>il</strong> tronco<br />

solo come sostegno), nel senso che le radici non<br />

entrano dentro l’albero per succhiarne la linfa. Le<br />

radici sono nel suolo, tanto è vero che per farla<br />

morire si taglia ad una certa altezza interrompendo<br />

<strong>il</strong> collegamento con le radici. La competizione per<br />

la luce potrebbe essere problematica solo nel<br />

caso che le foglie dell’edera abbiano raggiunto<br />

la chioma dell’albero coprendola tutta. Questo<br />

accade molto raramente (all’edera basta<br />

raggiungere la luce, anche ad una certa altezza<br />

sul fusto), e in genere un albero sano reagisce<br />

bene alla competizione potendo crescere<br />

maggiormente in altezza.<br />

Solo se l’albero è già molto vecchio e malandato,<br />

allora l’edera “appesantendo” la chioma rende<br />

l’albero più vulnerab<strong>il</strong>e al vento, e in sostanza gli<br />

dà <strong>il</strong> colpo di grazia. Solo in questo caso quindi,<br />

volendo “allungare” (anche se di poco) la vita<br />

all’albero, le si può togliere l’edera, specialmente<br />

nel caso di alberi in giardini pubblici o sulle strade.<br />

Altrimenti, ripetiamo, conviene lasciarla: aumenta<br />

la biodiversità del bosco, dato che i fiori sono<br />

apprezzatidalleapielebacche,moltoabbondanti,<br />

dagli uccelli. Inoltre le foglie arricchiscono di buon<br />

humus <strong>il</strong> suolo del bosco.<br />

61


62<br />

Ibiscus<br />

LE SPECIE ACQUATICHE DELLE ZONE UMIDE<br />

Il fondale del Lago e del Padule di <strong>Massaciuccoli</strong>, dove le acque sono limpide, è coperto da<br />

praterie di ceratofi llo, che si intravede appena sotto <strong>il</strong> pelo dell’acqua. Le radici trattengono la<br />

terra del fondo e la pianta si muove, flessuosa, con l’acqua. Nelle praterie di idrofite (=piante<br />

immerse nell’acqua) come questa si rifugiano pesci e insetti, alcuni dei quali rimangono<br />

comunque preda degli uccelli! Altre idrofite più<br />

vistose, per <strong>il</strong> fiore colorato , sono le ninfee ed <strong>il</strong> raro<br />

ibisco rosa.<br />

Sulle zone di margine parzialmente asciutte<br />

riconoscerete, dal movimento rigido degli steli,la<br />

cannella o canna di palude,<br />

mentre dal movimento ondeggiante potrete<br />

riconoscere <strong>il</strong> falasco.<br />

Queste piante hanno radici molto<br />

compatte; fra i loro fitti steli<br />

si mimetizzano uccelli molto<br />

specializzati, come <strong>il</strong> Tarabuso.<br />

Ninfea bianca<br />

Cannella di palude


Falasco<br />

Typha<br />

Il falasco era falciato e usato per fare<br />

i tetti delle case.<br />

Altra alofita (= pianta semi sommersa<br />

di margine) è la tifa, inconfondib<strong>il</strong>e<br />

per la pannocchia.<br />

Nelle paludi a nord del Lago<br />

ci sono ambienti veramente<br />

singolari, dove si affiancano<br />

piante “tropicali”, piante<br />

boreali e piante carnivore!<br />

Le torbiere sono un tappeto<br />

spugnoso di sfagni, specie<br />

di muschi tipici degli<br />

ambienti boreali, relitto<br />

delle passate glaciazioni,<br />

che trovano ancora sul<br />

lago condizioni fredde<br />

(“inversione termica”),<br />

a pelo dell’acqua, per<br />

vivere. Appena qualche<br />

decimetro sopra <strong>il</strong> pelo<br />

dell’acqua <strong>il</strong> microclima<br />

cambia (l’aria calda,<br />

più leggera, sta sempre<br />

sopra quella fredda):<br />

anche nei giorni più rigidi la<br />

temperatura non scende mai<br />

sotto lo zero e sopravvivono<br />

piante come la felce florida,<br />

relitto dell’era terziaria con<br />

clima caldo umido (tropicale!).<br />

Iris giallo<br />

Cannella di palude<br />

63


64<br />

Drosera<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Vuoi sapere come si forma la torba?<br />

Nella sfagneta c’è anche una piccola pianta<br />

carnivora (carnivora di insetti, non di persone!!): la<br />

Drosera (o Rosolida). Dato che le torbiere solo molto<br />

povere di sostanze nutritive, la Drosera completa la<br />

sua dieta catturando piccoli e grandi insetti. Il sistema<br />

di cattura è molto astuto. Gli insetti sono attirati<br />

dai peli lucenti delle foglie dove, ignari, si posano<br />

pensando di dissetarsi sulla falsa rugiada. Allora scatta<br />

la trappola: i peli imprigionano la preda e secernono<br />

un liquido che digerisce l’insetto. Ben 6000 peli per<br />

centimetro quadrato di superficie fogliare riescono<br />

a digerire anche una libellula! Vuoi sapere quanto<br />

tempo impiega a digerire? Secondo la grandezza<br />

della preda, da qualche ora a 2 giorni!<br />

Ogni anno, lo sfagno cresce, anche molto rapidamente, fino a 3 cm; ma al tempo stesso, alla base, la stessa lunghezza muore. Così la parte viva della<br />

sfagneta rimane di spessore costante, mentre lo strato inferiore di sfagni morti aumenta a formare la torba.<br />

Le foglie degli sfagni possono immagazzinare acqua fino a 29 volte <strong>il</strong> loro peso. La pianta, disidratata, diventa bianca, ma riacquista subito vigore alla prima<br />

ondata. La torba, estremamente acida, è ut<strong>il</strong>issima come concime e ha virtù medicinali. Nel passato veniva usato anche come combustib<strong>il</strong>e. Gli strati di<br />

torba, che si succedevano regolarmente nel corso dei m<strong>il</strong>lenni e poi delle ere geologiche hanno conservato residui animali e vegetali (soprattutto polline)<br />

di quei tempi. Si conservavano bene perché le condizioni acide impediscono la degradazione delle sostanze. I pollini ritrovati negli strati inferiori hanno<br />

consentito agli archeobotanici (archeologi delle piante!) di farsi un’idea della vegetazione nelle diverse ère geologiche (vedi approfondimento successivo<br />

“I ricordi del passato, ovvero, dimmi che polline hai e ti dirò di quando sei”).


Torniamo nell’acqua del lago, dove c’è un’altra pianta acquatica carnivora:<br />

l’utricolaria o erba vescia. D’estate la pianta viene portata a galla da piccole<br />

vescichette a livello delle radici. d’inverno le vescichette si sgonfiano portando la<br />

pianta sul fondo, dove la temperatura rimane più mite.<br />

Queste stesse vesciche servono a catturare nientedimeno che piccoli crostacei e<br />

insetti. Se i malcapitati si avvicinano ai peli delle vescichette, si apre una valvola<br />

e una corrente improvvisa risucchia l’animale all’interno, dove viene digerito in …<br />

20 minuti!<br />

Altro relitto terziario acquatico è <strong>il</strong> morso di rana, con le foglie cuoriformi e i fiori<br />

bianchi visib<strong>il</strong>i solo fra l’estate e l’autunno. Sim<strong>il</strong>e al morso di rana, ma<br />

con foglie di forme diverse, abbiamo la rara idrocot<strong>il</strong>e. Piccole<br />

lenticchie d’acqua galleggiano in superficie.<br />

Nelle zone umide si trovano altre specie già citate<br />

per le foreste allagati, come l’ontano (sulle rive,<br />

dove si può trovare anche <strong>il</strong> salice), <strong>il</strong> giunco<br />

(che in formazione estese forma <strong>il</strong> giuncheto)<br />

la periploca.<br />

Talvolta si vedono vagare nel lago degli strani<br />

isolotti galleggianti, grandi da pochi metri a<br />

decine di metri quadrati. Sono gli aggallati, cioè<br />

gruppi di rizomi (radici) di canne di palude e altre<br />

piante palustri che con i venti e le correnti del lago si<br />

staccano e cominciano a vagare, magari con sopra un<br />

albero a fare da vela, finché non vengono legati o ancorati per<br />

consentire la navigazione in sicurezza delle barche. Nelle zone umide<br />

salmastre, limitrofe al mare (come le Lame di Fuori di <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> e la zona dell’Ulivo a<br />

Erba vescia<br />

Tombolo), vivono piante adattate a concentrazioni elevate di sale. La pianta più diffusa e caratteristica<br />

per le fioriture rosse in questi ambienti è la salicornia (forma i salicornieti), comune, assieme ad altre piante<br />

erbacee come <strong>il</strong> già ricordato giunco e altre, alle “maremme” della Toscana del sud.<br />

65


66<br />

Libellula<br />

Lenticchie d’acqua<br />

Girini<br />

Typha<br />

Gerride<br />

Menta<br />

Ceratof<strong>il</strong>lo<br />

Cannelle di palude<br />

Ninfea bianca


Lenticchie d’acqua<br />

Carpa<br />

Falasco<br />

Felca florida<br />

Rizzomi (radici del canneto)<br />

Zanzare<br />

67


68<br />

Soldanella di mare<br />

Sulla sommità delle dune troviamo i primi cespi della gramigna<br />

delle sabbia: proprio la compattezza di questi cespi comincia<br />

a “fissare” le dune. Il consolidamento vero e proprio delle sabbie<br />

avviene in posizione ancora più arretrata, con lo Sparto pungente,<br />

detto anche Ammofi la, che forma vere e proprie barriere capaci di<br />

trattenere la sabbia portata dal vento (successivamente la pianta<br />

cresce e si espande sopra la sabbia che via via si accumula).<br />

Dietro le dune domina una pianta profumatissima (soprattutto se<br />

le foglie sono strofinate), dal fiore giallo vivo (in apr<strong>il</strong>e-maggio): <strong>il</strong><br />

camuciolo o Elicriso. Abbiamo poi l’eringio di mare, la pastinaca,<br />

ed <strong>il</strong> raro Giglio di mare.<br />

LE PIANTE DELLE SABBIE OVVERO UNA VITA AL LIMITE<br />

Sugli aren<strong>il</strong>i e sulle dune la vita è dura! In estate, i vostri piedi se ne saranno<br />

accorti, la sabbia scotta! La temperatura raggiunge, nelle ore centrali<br />

del giorno, anche i 60 °C, e la notte torna a temperature vicine a quelle<br />

dell’aria, cioè fresche.<br />

In profondità invece ci si trova più isolati dal calore del sole e le temperature<br />

si mantengono costanti nel corso delle giornata.<br />

Inoltre non ci sono solo gli sbalzi di temperatura a rendere la vita diffic<strong>il</strong>e.<br />

Sulle coste <strong>il</strong> vento soffia spesso molto forte e contiene minuscole particelle<br />

di acqua salata in sospensione (l’aerosol).<br />

Queste condizioni climatiche locali anche molto diverse dal clima generale<br />

si chiamano microclimi. Quello degli aren<strong>il</strong>i è uno dei microclimi più<br />

caratteristici del <strong>Parco</strong>.<br />

Chi potrebbe sopravvivere in ambienti così<br />

“estremi”, sim<strong>il</strong>i ai deserti? Eppure vi sono piante<br />

ed animali molto adattati (“specialisti”).<br />

La vegetazione segue una successione<br />

dalla battigia verso l’interno.<br />

Si comincia dalla soldanella, che con<br />

le sue lunghissime, profonde radici<br />

comincia a trattenere (e trattenersi)<br />

alla sabbia battuta dal vento, e dalla<br />

Ruchetta di mare.<br />

Elicriso o camuciolo


Ginepro coccolone<br />

A diverse decine di metri dal mare si insedia qualche arbusto, come <strong>il</strong> bel ginepro<br />

coccolone (le “coccole” sono le bacche”, i cisti e qualche pino marittimo (che qui<br />

assume la forma arbustiva). Con gli arbusti le piante erbacee sono la<br />

Verga d’oro delle sabbie e <strong>il</strong> fi ordaliso grigio.<br />

Alcune di queste piante sono annuali, non le trovate cioè in inverno.<br />

Ma in primavera comincerete a vedere emergere le foglioline dalla sabbia…<br />

Sparto pungente<br />

Elicriso<br />

Eringio<br />

69


70<br />

L’ALBERO UN MONUMENTO DELLA NATURA<br />

L’albero è la forma di vita vegetale più longeva che esiste. E’ veramente affascinante che esistano<br />

alberi con centinaia e centinaia di anni di età (molto di più dei nostri nonni e bisnonni!), che magari<br />

hanno assistito a vicende storiche che studiamo nei libri, e che continuano ad ospitare, fra le fronde,<br />

uccelli di ogni tipo, rare foglie e frutti .<br />

Alcuni alberi hanno stimolato così tanto la fantasia dei nostri antenati, da diventare protagonisti di<br />

fiabe e leggende, che entrano nella storia di un luogo.<br />

Questi alberi di eccezionali dimensioni, spesso legati a miti e racconti sono detti alberi monumentali.<br />

Di questi alberi, censiti in tutta Italia, esistono veri e propri elenchi. Nell’elenco toscano degli alberi<br />

monumentali ben cinque alberi sono nel nostro <strong>Parco</strong> .<br />

Funghi e piante, una relazione speciale<br />

I funghi, non solo quelli commestib<strong>il</strong>i, sono gli spazzini della natura. Infatti la loro attività principale è<br />

decomporre materiale. Molti funghi nel suolo decompongono le foglie morte, creandone sostanze<br />

nutritive di nuovo disponib<strong>il</strong>i per le piante. Altri decompongono <strong>il</strong> legno: i “chiodini” altro non sono<br />

che le parti emerse (quelle che daranno origine ad altri funghi) di un fungo che “mangia” <strong>il</strong> legno,<br />

e infatti si ritrovano su alberi o parti di alberi morti o, appunto, “marci”.<br />

Ma i funghi stab<strong>il</strong>iscono con molte piante, soprattutto con gli alberi, una relazione veramente<br />

speciale di simbiosi. La parte di fungo presente nel terreno (detto micelio) si collega con le radici<br />

dell’albero “ospite”. Il micelio, con la radice in collegamento è detta micorriza. Il fungo prende<br />

dall’albero le sostanze nutritive che questo produce con la fotosintesi (linfa elaborata); l’albero, in<br />

“cambio”, assorbe tramite <strong>il</strong> fungo le sostanze minerali che da solo non saprebbe assorbire.<br />

Quindi, quando vedete un porcino, sappiate che non serve solo…al risotto!!<br />

E che danneggiare un fungo, anche, mentre lo si raccoglie, distruggendone <strong>il</strong> micelio (per esempio<br />

raccogliendo con <strong>il</strong> rastrello) o senza permettere che le spore (i “semi” del fungo) ritornino al suolo,<br />

ha delle conseguenze sul bosco.<br />

Nel <strong>Parco</strong> sono state contate oltre 1000 specie diverse di funghi!


APPROfONDIMENtO<br />

Le torbiere del Lago di <strong>Massaciuccoli</strong> si sono rivelate dei preziosi scrigni della storia vegetale del lontano passato. Il segreto sta nel<br />

polline (anzi nel suo involucro), che visto al microscopio si presenta in tante forme diverse da consentire <strong>il</strong> riconoscimento della specie<br />

cui appartiene. Il polline, che si deposita al suolo, nella torba si conserva per migliaia di anni (non si degrada). Così gli strati di torba<br />

che si sono succeduti nel corso dei m<strong>il</strong>lenni hanno conservato le tracce della vegetazione presente in quell’epoca. Gli archeobotanici<br />

(archeologi delle piante!) hanno analizzato nel Lago una successione di strati di ben 90 metri, pari a almeno 130.000 anni di storia<br />

ambientale del territorio. Sono stati ritrovati pollini di specie tipiche di climi freddi postglaciali, alternati a (più recenti) pollini di specie<br />

testimoni di climi più miti, fino a pollini di piante coltivate (4000-2000 anni fa, l’età del Rame e del Ferro), compresa la vite: forse una<br />

traccia di antichissimi vigneti!<br />

I ricordi del passato, ovvero, dimmi che polline hai e ti dirò di quando sei<br />

71


72<br />

Alla scoperta della vegetazione del <strong>Parco</strong> - Schede di lavoro<br />

LAVORO NEL PARCO<br />

COSTRUISCI UN ERBARIO<br />

per ogni ambiente del <strong>Parco</strong> (bosco di latifoglie,<br />

pineta, siepe campestre o fosso, zona umida,<br />

ambiente di duna), raccogli le piante (un solo<br />

individuo per specie: non devastare la flora!)<br />

più intere possib<strong>il</strong>e: fusto e radice (se pianta<br />

erbacea, ovviamente!), foglia, fiore, frutto.<br />

Conservali subito, ben stesi ad appiattiti, dentro<br />

carta di gjornale (segui le istruzioni delle più<br />

comuni guide).<br />

Segnati la data della raccolta, l’ambiente e, se<br />

lo sai subito, <strong>il</strong> nome della pianta.<br />

Puoi ripetere la raccolta in stagioni diverse e<br />

fare confronti.<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Scheda n. 13<br />

Come si seccano le foglie<br />

Per schiacciare le foglie , si usa un<br />

utens<strong>il</strong>e a morsa, chiamato “torchio”.<br />

Per praticità puoi usare anche una p<strong>il</strong>a di<br />

libri pesanti, sovrapposti l’’uno all’altro.<br />

Ti consigliamo di interporre le foglie in<br />

carta assorbente o carta di giornale.<br />

Lascia seccare le foglie per alcuni giorni, in<br />

un ambiente asciutto, controllando periodicamente<br />

<strong>il</strong> loro stato. Le foglie secche<br />

avranno colorazione più attenuata.


TROVA LA CHIAVE DI ACCESSO NEL LABIRINTO DELLA CONOSCENZA DELLE PIANTE<br />

Foglie aghiformi<br />

(aghifoglie o conifere)<br />

Foglie larghe<br />

(latifoglie)<br />

Aghi riuniti a gruppi<br />

di 2<br />

…………….…… (completa)<br />

(qui quale altra parte della<br />

pianta vi aiuta a distinguere?)<br />

Aghi in vertic<strong>il</strong>li ……………….… (completa)<br />

Foglie singole<br />

Coriacee ………………<br />

(quale altra parte<br />

della pianta vi aiuta a<br />

distinguere?)<br />

Erbacee<br />

Lobate<br />

Scheda n. 14<br />

…………………………<br />

…………………………<br />

Palmate …………………………<br />

Asimmetriche alla base …………………………<br />

Arrotondate in cima …………………………<br />

Seghettate<br />

Foglie composte Foglioline affusolate e seghettate ……........……. (completa)<br />

Foglioline ovali<br />

(e rametti spinosi)<br />

……........……. (completa)<br />

Puoi costruirti una chiave di riconoscimento<br />

degli alberi del <strong>Parco</strong> a partire dagli elementi<br />

e dai disegni che ti abbiamo fornito!<br />

Scegli una parte della pianta, per esempio<br />

la foglia, e prova a fare questa suddivisione:<br />

Prova a fare una chiave sim<strong>il</strong>e per distinguere<br />

le querce del parco sulla base delle ghiande,<br />

per esempio.<br />

…………………………<br />

…………………………<br />

73


74<br />

GLI ALBERI DANNO I NUMERI<br />

Quanto è alto…?<br />

Perché è importante l’altezza per un albero? In un<br />

popolamento forestale sono gli alberi più alti quelli che<br />

sono avvantaggiati nei confronti della luce.<br />

Puoi avere un’idea abbastanza precisa dell’altezza di<br />

un albero senza salirci sopra o abbatterlo !<br />

Basta applicare una semplice proporzione (per la serie:<br />

la matematica serve a qualcosa)…<br />

corteccia<br />

Quanti anni ha?<br />

C’è un modo sicuro per sapere l’età di un albero: contare gli anelli.<br />

Ogni anello, formato dalla successione di vasi primaver<strong>il</strong>i (grandi) e<br />

vasi estivi (piccoli) è un anno di vita. (schema legno)<br />

Solo che per farlo, ormai l’albero…non c’è più, perché deve essere<br />

abbattuto ! (in realtà i forestali usano <strong>il</strong> “succhiello”, specie di<br />

trapano che preleva un tassello di legno dall’albero vivo e permette<br />

di contarne gli anelli).<br />

Nelle pinete giovani però si può sapere l’età dei pini semplicemente<br />

contando gli spazi fra un gruppo di rami e l’altro. La “punta”<br />

delle conifere infatti, e quindi anche quella del pino, “guida”<br />

l’accrescimento in altezza di tutto l’albero, come se lo tirasse verso<br />

l’alto. Per molti anni questi strati annuali di crescita (detti internodi)<br />

rimangono visib<strong>il</strong>i, poi con tempo i rami più bassi si seccano e cadono<br />

e le cicatrici dei punti di inserzione di questi ultimi si chiudono, non<br />

sono più visib<strong>il</strong>i per cui non è più possib<strong>il</strong>e questa lettura.<br />

Scheda n. 15


Quanto spazio occupa? (area d’insidenza)<br />

L’area d’insidenza è la superficie della proiezione della<br />

chioma al suolo, un po’ come l’ombra dell’albero<br />

quando <strong>il</strong> sole si trova proprio sulla verticale.<br />

Per misurarla bisogna essere in due, con una rotella<br />

metrica, e disporsi ai due estremi della proiezione,<br />

là dove la chioma dell’albero sembra più “larga”,<br />

passando per <strong>il</strong> centro (<strong>il</strong> tronco) dell’albero (misura D in<br />

metri). la seconda misura (d, in metri) è perpendicolare<br />

alla prima, cioè ci si sposta di 90°.<br />

La superficie si calcola assim<strong>il</strong>ando la proiezone della<br />

chioma ad un ellisse, e cioè<br />

A = π * (D*d)/2<br />

TANTI ALBERI FORMANO…<br />

N.B. Ognuno di voi fermi la propria attenzione su un singolo albero<br />

Scheda n. 16<br />

Descrizione: (Colpo d’occhio e prime osservazioni sparse)<br />

Com’è quest’albero? Vi piace?<br />

Come si presenta? E’ Spoglio? Verde? Sempreverde in qualsiasi stagione? Usate tutti i sensi e provate a descriverlo.<br />

Che portamento ha? E’ diritto? Contorto? Perché secondo voi ha quella strana forma?<br />

Misurazioni: Misurate altezza (vedi: quanto è alto?), diametro o circonferenza ed area d’insidenza(*) della chioma.<br />

Quanti anni ha (vedi scheda)?<br />

Un occhio al cielo… ed uno a terra<br />

Riuscite a vedere <strong>il</strong> movimento nel terreno creato dalle radici? Ma le radici si mangiano?<br />

Ci sono foglie in terra? Frutti? Semi?<br />

A chi appartengono? Al vostro albero o ad un suo vicino?<br />

Vicini di casa<br />

A questo punto cominciate ad conoscere anche i vostri “vicini di casa”. Siete tutti della stessa specie? Siete tanti? Quanto siete vicini? Avete abbastanza<br />

luce, abbastanza spazio? Chi lotta con voi per avere più luce?<br />

75


76<br />

…IL BOSCO<br />

Scheda n. 17<br />

N.B. prima di rispondere alle seguenti domande fate una “vostra personale” descrizione del bosco e cominciate a parlarne tra di voi, a ruota libera, osservando<br />

e commentando tutto ciò che vi va<br />

Descrizione:<br />

Quante specie diverse osservate?<br />

C’è un’unica specie? Ce ne sono tante?<br />

Densità e distribuzione nello spazio<br />

Che tipo di densità ha <strong>il</strong> bosco?<br />

Come sono distribuiti gli alberi nello spazio?<br />

Hanno tutti la stessa altezza?<br />

Se si, questo significa che hanno tutti la stessa età?<br />

Le chiome si toccano? La luce riesce ad arrivare al suolo o viene f<strong>il</strong>trata dalle chiome?<br />

Sottobosco<br />

Esiste un sottobosco? Come si lega la presenza o meno del sottobosco al passaggio della luce tra le chiome? Che tipo di sottobosco c’è? Riuscite a trovare<br />

nel sottobosco della rinnovazione? (segnalatela in qualche modo, tornando dopo molti mesi potreste non riconoscerla)<br />

Stato fitosanitario<br />

Tutti gli alberi godono di ottima salute od alcuni sono più sofferenti? ad esempio: alcuni sono caduti al suolo per i forti venti, altri presentano attacchi di funghi,<br />

altri sono stati percorsi da incendio, altri hanno parte della chioma ingiallita…<br />

Sono presenti segni di tagli? Chi abita questo bosco? Trovate tracce di escrementi? Nidi? Uova? Orme? Fori nel legno? Ecc…<br />

NON TUTTI I BOSCHI SONO UGUALI<br />

Ognuno di voi all’ interno del proprio gruppo ha analizzato un bosco,<br />

descrivete ciò che avete visto agli altri gruppi, potete usare foto, racconti, materiale raccolto caduto al suolo, o ancora meglio potete condurre direttamente<br />

i vostri compagni a visitarlo.<br />

confrontate <strong>il</strong> materiale raccolto e provate a dire le affinità o le differenze incontrate.<br />

tirate le conclusioni


SCOVA GLI ALIENI!<br />

Diametro<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

…<br />

Totale<br />

Pioppo bianco Farnia robinia<br />

A<strong>il</strong>anto<br />

Pino domestico … (altra specie)<br />

Per ogni specie, elaborare un grafico (potete accorpare i risultati dei diversi gruppi) con in ascisse in diametro e in ordinata <strong>il</strong> numero.<br />

n.<br />

Diametro<br />

Scheda n. 18<br />

Scegliete un bosco “invaso” da robinia o<br />

a<strong>il</strong>anto.<br />

Suddividetevi in due-tre gruppi.<br />

Ogni gruppo fa un’area di saggio circolare<br />

di 10 m di raggio che sarà poi delimitata con<br />

picchetti.<br />

All’interno dell’area di saggio si misura la<br />

circonferenza (che sarà poi trasformata in<br />

diametro) di tutti gli alberi presenti. Via via<br />

che si misura, preparare una tabella come<br />

segue (esempio): e segnare con una x nel<br />

riquadro corrispondente<br />

Confrontate le curve e discutete le<br />

differenze.<br />

Quali sono i due tipi principali di<br />

distribuzione? Cosa significano?<br />

77


78<br />

MISSIONE DI RICERCA<br />

Lavoro in sottogruppi (massimo 10 persone)<br />

Ingredienti:<br />

una superficie piana (un tavolo o un lenzuolo steso a terra) per deporre <strong>il</strong> materiale raccolto, e… <strong>il</strong> vostro ingegno !<br />

• ogni sottogruppo riceve dall’insegnante, scritta su una scheda, una missione, che deve rimanere segreta agli altri sottogruppi.<br />

• avete 15 minuti per svolgere la missione<br />

• gli oggetti trovati vengono deposti sulla superficie piana<br />

• in base agli oggetti ritrovati da un gruppo, gli altri gruppi devono indovinare lo scopo della missione<br />

• si discute tutti assieme del lavoro svolto<br />

• si procede in questo modo per tutte le missioni<br />

Esempi di missioni:<br />

• trovare 10 specie di piante legnose (rametti e foglie)<br />

• trovare 6 stadi diversi di decomposizione, dalla foglia morta fino alla terra, o di legno (da appena morto a del tutto marcio)<br />

• trovare almeno 10 sfumature di colore che mostrino la transizione fra due colori (es. dal verde al giallo, dal giallo al marrone, ecc)<br />

• trovare 6 oggetti dagli odori molto diversi<br />

• trovare 6 oggetti molto diversi al tatto;<br />

• trovare 3 oggetti che non potrebbero esistere gli uni senza gli altri<br />

• trovare 6 indizi di vita animale<br />

• trovare 6 indizi di attività umane<br />

• ecc.<br />

Scheda n. 19


LO STUDIO DELLA FAUNA: GLI UCCELLI<br />

Lo studio degli uccelli<br />

Che cosa sono gli uccelli?<br />

Gli uccelli sono una classe di vertebrati, che si caratterizzano<br />

tra per avere un controllo della temperatura interno, un<br />

sistema circolatorio con circolo arterioso e venoso diviso<br />

(al pari dei mammiferi), le penne, <strong>il</strong> becco, la deposizione di<br />

uova, quest’ultime incubate da uno o entrambi i genitori e,<br />

naturalmente, per <strong>il</strong> fatto di essere essenzialmente dei volatori<br />

attivi.<br />

Come si studiano sul campo gli uccelli?<br />

Gli uccelli hanno da sempre attirato l’attenzione dei naturalisti<br />

e delle persone che hanno conosciuto e vissuto <strong>il</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Abbiamo infatti imparato che le zone umide, avendo una<br />

grandissima produttività biologica, attirano in gran numero gli<br />

uccelli assieme a tante altre specie. Va comunque detto che<br />

in passato la conoscenza dell’avifauna era di solito legata ad<br />

una caccia sussistenza, in cui l’ut<strong>il</strong>izzo delle proteine animali<br />

fornite dagli uccelli era in molti casi vitale. Attualmente invece<br />

la caccia è praticata per d<strong>il</strong>etto, durante <strong>il</strong> tempo libero.<br />

La conoscenza degli uccelli, a partire dall’ottocento, è<br />

diventata anche una pratica scientifica che si chiama<br />

ornitologia e che, oltre a numerosi scienziati, coinvolge molti<br />

appassionati, attraverso l’inanellamento a scopo scientifico<br />

(per <strong>il</strong> quale sono necessari specifici permessi) ed i censimenti<br />

ornitologici per la raccolta dati, ut<strong>il</strong>e alla ricerca scientifica e<br />

alla conservazione della natura. Inoltre col birdwatching molte<br />

persone appassionate di natura, decidono di stare a contatto<br />

con essa potendo ammirare gli uccelli che ancora oggi<br />

sopravvivono soprattutto nelle aree protette o comunque poco<br />

abitate, come quelle del <strong>Parco</strong>. Osservazioni che avvengono<br />

nelle diverse stagioni, nella moltitudine dei comportamenti e<br />

adattamenti e, perché no, nella loro straordinaria eleganza e<br />

bellezza.<br />

13. La classe è uno dei gruppi<br />

in cui la sistematica (vedi sistematica)<br />

classifi ca gli animali:<br />

Phylum – Classe - Ordine – Famiglia<br />

– Genere - Specie. Ad<br />

esempio l’uomo appartiene alla<br />

classe dei mammiferi: Cordati<br />

– Mammiferi - Primati – Ominidi<br />

– Homo – sapiens.<br />

14. I vertebrati sono animali<br />

dotati di colonna vertebrale. Ne<br />

fanno parte i pesci, gli anfi bi, i<br />

rett<strong>il</strong>i, gli uccelli ed i mammiferi.<br />

15. La circolazione sanguigna<br />

è la circolazione del sangue<br />

negli animali, ovvero del fl uido<br />

che è deputato agli scambi respiratori<br />

tra l’organismo e l’ambiente<br />

esterno; e che trasporta<br />

le sostanze nutritive a tutti i tessuti<br />

e al contempo ne rimuove<br />

le scorie.<br />

16. L’inanellamento a scopo<br />

scientifi co è un pratica ut<strong>il</strong>e allo<br />

studio della biologia degli uccelli<br />

soprattutto in relazione alla<br />

conoscenza dei loro spostamenti,<br />

longevità, fi siologia della muta<br />

delle penne ecc. ut<strong>il</strong>e soprattutto<br />

perchè legata al fatto che<br />

vi è <strong>il</strong> marcamento e quindi <strong>il</strong><br />

riconoscimento individuale degli<br />

uccelli durante fasi diverse della<br />

loro vita (nel caso in cui siano<br />

ricatturati dopo la prima volta).<br />

Nel nostro territorio esistono numerose<br />

stazioni d’inanellamento<br />

(vedi <strong>il</strong> capitolo: I luoghi).<br />

17. I censimenti ornirologici<br />

sono conteggi degli uccelli presenti<br />

in un’area effettuati con<br />

metodi diversi. Tali informazioni,<br />

raccolte a livello regionale, nazionale<br />

e mondiale, ci danno<br />

le informazioni base sullo stato<br />

di salute delle popolazioni e,<br />

indirettamente, su quello dell’ambiente.<br />

...[1]<br />

79


Gli ambienti degli uccelli<br />

Gli habitat<br />

Naturalmente la suddivisione in habitat non è rigida; infatti alcune specie sono più eclettiche di altre ed alcune dipendono<br />

da ambienti diversi per esigenze diverse. P.e. la ghiandaia marina può nidificare in vecchi alberi e nutrirsi in ambienti<br />

aperti, mentre <strong>il</strong> colombaccio dormire nel folto della foresta e nutrirsi nei campi<br />

80<br />

BOSCHI<br />

Vi vivono specie eclettiche<br />

come <strong>il</strong> merlo, la cinciallegra,<br />

la capinera, la ghiandaia, <strong>il</strong><br />

fringuello, <strong>il</strong> verdone, l’allocco,<br />

la poiana e <strong>il</strong> colombaccio,<br />

ed inoltre, nelle foreste mature<br />

tipiche del <strong>Parco</strong>, troviamo<br />

anche specialisti molto più rari<br />

come <strong>il</strong> picchio rosso maggiore,<br />

<strong>il</strong> picchio verde, <strong>il</strong> rampichino, <strong>il</strong><br />

fiorrancino, <strong>il</strong> picchio muratore,<br />

la colombella, e <strong>il</strong> rigogolo.<br />

Solo in questi boschi infatti la<br />

ricca presenza di cavità per<br />

nidificare e di invertebrati per<br />

nutrirsi (insetti) consente questa<br />

diversità faunistica.<br />

ZONE UMIDE<br />

Gli uccelli acquatici sono quelle specie<br />

che dipendono dalle zone umide. per<br />

una o per tutte le fasi della loro vita.<br />

Tra loro vi sono gruppi molto diversi<br />

che però sono accomunati dall’avere<br />

una profonda convergenza verso i<br />

medesimi adattamenti all’ambiente<br />

acquatico. Tra i più generalisti vi sono <strong>il</strong><br />

gabbiano reale, <strong>il</strong> gabbiano comune,<br />

la garzetta e l’airone cenerino, mentre,<br />

legate al mare, al lago e alle lagune<br />

troviamo le anatre marine, le strolaghe,<br />

i cormorani, lo svasso maggiore, <strong>il</strong><br />

tuffetto, <strong>il</strong> martin pescatore. Mentre,<br />

nelle zone paludose e di battigia<br />

incontriamo <strong>il</strong> fratino, l’occhione, <strong>il</strong><br />

germano reale, l’alzavola, la marzaiola,<br />

la gallinella, la folaga, <strong>il</strong> porciglione,<br />

<strong>il</strong> chiurlo maggiore, <strong>il</strong> beccaccino, le<br />

gru, <strong>il</strong> falco di palude, <strong>il</strong> pendolino, la<br />

cannaiola ed <strong>il</strong> cannareccione.<br />

AMBIENTI APERTI<br />

Sempre presenti troviamo le<br />

cornacchie e in misura inferiore<br />

le gazze, <strong>il</strong> verzellino, <strong>il</strong> cuculo,<br />

la rondine, <strong>il</strong> balestruccio e <strong>il</strong><br />

rondone; legati in particolare<br />

agli ambienti agrari e alle zone<br />

umide. Tra i più rari infine, la<br />

ghiandaia marina, l’upupa, <strong>il</strong><br />

gruccione, l’averla piccola, la<br />

calandrella, <strong>il</strong> succiacapre, <strong>il</strong><br />

gheppio, la pavoncella, l’oca<br />

selvatica, l’albanella minore e<br />

reale, l’assiolo e <strong>il</strong> barbagianni<br />

legati ad ambienti agrari<br />

diversificati o ad ambienti<br />

dunali sufficientemente<br />

indisturbati mentre <strong>il</strong> gruccione<br />

necessita di terreni sabbiosi per<br />

nidificare tipiche delle sponde<br />

di ambienti fluviali naturali e dei<br />

terreni del <strong>Parco</strong>.<br />

COSA SERVE PER L’OSSERVAzIONE<br />

L’attrezzatura necessaria per l’osservazione<br />

ed <strong>il</strong> riconoscimento<br />

sul campo degli uccelli è costituita<br />

dal taccuino ed un lapis (con<br />

l’umidità funziona molto meglio<br />

della penna) per annotarsi le osservazioni,<br />

da un buon binocolo<br />

(almeno 8 o 10 ingrandimenti) e,<br />

specialmente in ambienti aperti<br />

come <strong>il</strong> mare e le paludi, da un<br />

cannocchiale (almeno 20-45 ingrandimenti)<br />

montato su treppiede<br />

per poter osservare gli animali<br />

a distanze notevoli. Infine la guida<br />

per l’identificazione sarà una<br />

compagna inseparab<strong>il</strong>e per chi<br />

vuole riconoscere gli uccelli.<br />

Un gran cambiamento in positivo<br />

poi, lo possiamo avere potendo<br />

ut<strong>il</strong>izzare una torre (o altana) o un<br />

capanno per l’osservazione naturalistica.<br />

pettirosso


Gli adattamenti degli uccelli<br />

Gli adattamenti degli uccelli sono di tipo anatomico/morfologico: lunghezza delle zampe, forma e lunghezza del becco, forma delle ali, ecc.; fisiologico:<br />

muta delle penne per la migrazione o impermeab<strong>il</strong>izzazione delle penne tramite secrezioni ghiandolari; o comportamentale: ritmi di vita quotidiani tra<br />

riposo e alimentazione o stagionali tra svernamento, migrazione o riproduzione.<br />

Ad ognuno <strong>il</strong> suo ritmo<br />

Schema del ciclo giornaliero di attività di molti uccelli acquatici (es. anatre ed aironi).<br />

Zona di nutrimento Zona di riposo<br />

campi, paludi, canali, ecc. grandi canneti o specchi d’acqua<br />

I giorni - Gli uccelli alternano quotidianamente periodi di attività a periodi di riposo. In queste fasi possono anche ut<strong>il</strong>izzare ambienti molto diversi. Talora<br />

alcune specie hanno ritmi diversificati con vari periodi d’attività sia di giorno che di notte.<br />

Uccelli diurni - Conducono di giorno le attività alimentari, di pulizia, di corteggiamento ecc. mentre cercano al crepuscolo una zona appartata<br />

dove passare la notte in gruppo, quando non sono impegnati nelle attività riproduttive. Esempi sono le rondini, le garzette, <strong>il</strong> cormorano, le ghiandaie, <strong>il</strong><br />

picchio verde.<br />

Uccelli notturni - Conducono prevalentemente di notte o al crepuscolo le attività alimentari, di corteggiamento ecc. mentre <strong>il</strong> giorno cercano una<br />

zona appartata dove riposarsi. Esempi sono costituiti da molte anatre, limicoli, allocco, succiacapre, barbagianni, occhione, nitticora.<br />

Le stagioni. Sono diverse le attività che gli uccelli svolgono nelle varie stagioni: in linea di massima un uccello stanziale ha, alle nostre latitudini, un<br />

periodo riproduttivo che, pur variando a seconda delle specie, per la maggior parte avviene in primavera. D’inverno invece lo scopo principale è quello<br />

di superare la stagione fredda adottando tutte le strategie necessarie, compresi periodi d’accumulo di scorte di grasso e spostamenti se necessari (non<br />

migrazioni quindi), verso habitat o latitudini più temperate. Per le specie migratrici tra questi periodi generali vi sono gli spostamenti migratori a cui le<br />

specie si preparano mutando le penne ed accumulando le riserve energetiche costituite dai grassi.<br />

81


82<br />

GRUCCIONE<br />

Di cosa si nutrono ?<br />

Il becco spesso indica di cosa e dove si nutrono principalmente gli uccelli.<br />

Lo usano come: una sonda nel limo (limicoli), una pinzetta per i piccoli invertebrati<br />

(passeriformi insettivori), una pinza per spezzare semi duri (passeriformi granivori), uno<br />

scalpello nel legno (picchi), un “pugnale” per pescare (aironi), un f<strong>il</strong>tro nell’acqua<br />

(fenicotteri), o un attrezzo per d<strong>il</strong>aniare la carne (rapaci).<br />

PICCHIO MIRATORE<br />

CAVALIERE D’ITALIA


Una rondine non fa primavera…<br />

ma un rondone si !!!<br />

Le migrazioni degli uccelli<br />

Cosa sono le migrazioni?<br />

Le migrazioni sono spostamenti di animali prevedib<strong>il</strong>i nel<br />

tempo e nello spazio attraverso i quali essi vengono a trovarsi<br />

in situazioni ecologiche diverse, dove sfruttare la stagione di<br />

maggiore produttività (nei climi temperati o freddi) e minore<br />

competizione; ed evitare successivamente quella con <strong>il</strong><br />

clima più rigido.<br />

Perché migrano gli uccelli ?<br />

Per riprodursi gli uccelli cercano le migliori condizioni di<br />

alimentazione e disponib<strong>il</strong>ità di spazio. Queste, in molte parti<br />

del mondo sono stagionali ed hanno portato allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo del comportamento migratorio in molte specie.<br />

Inoltre, durante le ere geologiche i continenti si sono spostati<br />

determinando un continuo (e lento) adattamento delle rotte<br />

migratorie.<br />

Che cosa determina <strong>il</strong> comportamento<br />

migratorio ?<br />

I fattori che innescano <strong>il</strong> comportamento migratorio sono:<br />

a) fattori interni b) fattori esterni<br />

- Orologio interno<br />

- Istinto (capacità innate)<br />

- Cambio di durata del giorno<br />

- Temperatura<br />

- Diminuzione del cibo<br />

- Interazioni sociali<br />

18. Le ere geologiche sono i periodi<br />

di tempo in cui è suddivisa la storia<br />

della Terra.<br />

83


84<br />

Come si orientano gli uccelli<br />

Gli uccelli quindi, oltre alla necessità di avere grandi capacità di movimento, hanno bisogno di orientarsi con precisione. Vi può<br />

essere infatti fedeltà al sito di nidificazione e svernamento. Questo presuppone la capacità di ritrovare di anno in anno le stesse<br />

zone e talora le stesse località (orientarsi significa mantenere una direzione scelta mentre navigare vuol dire fare <strong>il</strong> punto su di<br />

una mappa mentale, per determinare la rotta da seguire rispetto alla meta in assenza di riferimenti ambientali percepib<strong>il</strong>i dal<br />

luogo di partenza). Per far questo gli animali usano capacità sensoriali straordinarie e specifiche, usando <strong>il</strong> campo magnetico<br />

terrestre, le costellazioni, l’olfatto o vari riferimenti visivi terrestri.<br />

Come si osservano le migrazioni<br />

Gli uccelli hanno da sempre affascinato le persone per i loro spettacolari spostamenti. Nel <strong>Parco</strong>, è possib<strong>il</strong>e osservare questo<br />

fenomeno semplicemente visitando una palude nelle differenti stagioni. Vedremo così che ambienti ed avifauna sono<br />

completamente diversi in ogni visita. E questo fenomeno è spettacolare nelle zone umide ma, in maniera più discreta, è<br />

osservab<strong>il</strong>e anche visitando un bosco, un ambiente dunale o un pascolo brado<br />

Le rotte degli uccelli migratori<br />

Alcune prestazioni sono le seguenti, anche se va tenuto<br />

presente che molte specie hanno popolazioni con<br />

comportamenti misti (in parte migratrici ed in parte<br />

sedentarie):<br />

A sinistra: Migrazione transhaariana-europea a<br />

fronte stretto (frecce grandi) e a fronte largo<br />

(frecce piccole). Esempi della prima sono molti<br />

rapaci e le cicogne; mentre della seconda molti<br />

passeriformi come le rondini ed i tordi.<br />

A destra: Migrazione entro europea p.e. di molte<br />

anatre.<br />

19. La capacità di navigazione è<br />

una caratteristica dei piccioni p. e<br />

sfruttata dall’antichità fi no all’800 per<br />

le comunicazioni, sia per scopi civ<strong>il</strong>i<br />

che m<strong>il</strong>itari, facendo uso della loro<br />

capacità di navigazione verso la loro<br />

“casa” (piccionaia).


APPROfONDIAMO:<br />

PERCHé GLI UCCELLI MIGRATORI<br />

PASSANO DAL PARCO MIGLIARINO<br />

SAN ROSSORE MASSACIUCCOLI ?<br />

In Primavera gli uccelli si spostano<br />

a nord e trovano nel parco aree<br />

tranqu<strong>il</strong>le dove sostare soprattutto<br />

nelle zone umide, prima di raggiungere<br />

le zone riproduttive (piovanello<br />

pancianera, combattente, fraticelli,<br />

falco pecchiaiolo). Alcuni di essi<br />

poi, si riproducono nel <strong>Parco</strong> come<br />

ad esempio i gruccioni, le upupe, le<br />

cannaiole ed i tarabusini.<br />

In estate ed autunno prima le<br />

specie più precoci, e poi le altre, tornano<br />

da nord e vi sostano per mutare<br />

le penne o fare tappa in luoghi<br />

tranqu<strong>il</strong>li dove trovare riparo ed accumulare<br />

le riserve necessarie alla<br />

migrazione nei quartieri meridionali<br />

(vedi ad esempio le specie precedenti)<br />

formando talora gruppi numerosi<br />

che si preparano collettivamente<br />

per affrontare <strong>il</strong> lungo viaggio<br />

(p. e. di aironi, gabbiani, rondini<br />

e balestrucci).<br />

In inverno molte specie sono arrivate<br />

dal nord per passare la cattiva<br />

stagione nel mite clima mediterraneo<br />

per poi fare ritorno nei quartieri<br />

riproduttivi in primavera (anatre, limicoli,<br />

oche, cormorani).<br />

Autonomia di volo<br />

Nel loro viaggio sono comprese soste in zone dove mutare<br />

le penne prima del viaggio (p.es. le anatre) e in zone ut<strong>il</strong>i al rifornimento di cibo<br />

(adattamento comportamentale), che si accumula sottoforma di grasso (adattamento fisiologico) che è <strong>il</strong><br />

loro carburante. In alcuni casi poi, riescono a compiere spostamenti di 2000 km e più senza fermarsi. Questi<br />

spostamenti possono variare in genere da poche decine di ch<strong>il</strong>ometri di un pettirosso che si riproduce sugli<br />

Appennini e sverna nella foresta di <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>; ai circa 6000 Km di un piovanello pancianera che, dalla Russia,<br />

passa in autunno da Bocca di Serchio, per poi arrivare a passare l’inverno nelle coste dell’Africa occidentale per<br />

poi, in primavera, ripartire.<br />

LE ANATRE SPICCANO IL VOLO<br />

85


86<br />

La determinazione delle specie d’uccelli<br />

La scienza della sistematica<br />

In senso strettamente scientifico la scienza che descrive le singole specie e la<br />

lororelazioneevolutiva(vicinanzadiantenaticomuninelcosodell’evoluzione)<br />

è la sistematica. Per far ciò usano sia mezzi descrittivi e di comparazione<br />

delle forme del corpo (anatomia, embriologia), che funzionali (fisiologia e<br />

anatomia funzionale) e biochimici (genetica, biologia molecolare). Con<br />

queste conoscenze essa cerca ad esempio di discriminare le somiglianze tra<br />

specie, dovute a vicinanza di comuni antenati (omologie), da quelle dovute<br />

a comuni adattamenti (analogie) e ricostruire così, gli alberi f<strong>il</strong>ogenetici<br />

(una specie di albero genealogico che mette in relazione le diverse specie<br />

evidenziando la distanza rispetto al comune antenato).<br />

Riconoscimento sul campo<br />

Tuttavia, la straordinaria popolarità degli uccelli è determinata in gran parte<br />

dalla loro bellezza e visib<strong>il</strong>ità. Va inoltre detto che la determinazione degli<br />

uccelli in natura, è un’arte che si può affinare con gli anni e alla fine, quello<br />

che viene osservato sono un insieme di caratteristiche che, elencate tutte<br />

assieme, sono una lista lunghissima e apparentemente poco ut<strong>il</strong>e, ma che<br />

per <strong>il</strong> naturalista esperto si costituisce in un quadro d’insieme unico per ogni specie e per ogni condizione d’osservazione. E’<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo, per così dire, del quadro giusto, che gli fa determinare in gran sicurezza ogni individuo che vede. Spesso, inoltre, questo<br />

avviene con rapidità e distanza, tali da far sembrare tutta l’operazione incredib<strong>il</strong>e ad un profano .<br />

Ma è proprio così che avviene.<br />

20. l’evoluzione è la progressiva<br />

modificazione nel tempo degli<br />

organismi attraverso la selezione<br />

della variab<strong>il</strong>ità ereditaria<br />

(legata alla genetica) selezionata<br />

nell’ambiente naturale attraverso<br />

la riproduzione differenziale degli<br />

individui che portano le variazioni<br />

migliori in senso adattativi (più<br />

figli fert<strong>il</strong>i degli individui meglio<br />

adattati).


E forse è proprio l’apprendimento di questo meccanismo che ad essere alla base della grande popolarità del birdwatching,<br />

essendo emotivamente coinvolgente ed intellettualmente stimolante. Ma iniziamo con gradualità: quali caratteristiche sono<br />

ut<strong>il</strong>i per determinare le specie di uccelli?<br />

Dimensioni È una caratteristica relativa ad un riferimento, per comodità ci possiamo fare l’occhio ai seguenti<br />

riferimenti: passero – merlo – cornacchia – germano – airone cenerino. È ut<strong>il</strong>e nella descrizione usare<br />

questa scala di riferimento per restringere notevolmente <strong>il</strong> campo d’incertezza.<br />

Forma L’aspetto delle varie parti del corpo: becco, collo, corpo, coda, ali, ecc. denotano spesso a quale<br />

gruppo di uccelli appartiene.<br />

S<strong>il</strong>houette La forma del corpo nel suo complesso: in volo, posato a terra o sull’acqua è per alcuni gruppi un<br />

ottimo carattere diagnostico spesso molto importante in cattive condizioni d’<strong>il</strong>luminazione.<br />

Modo di volo Per alcune specie <strong>il</strong> volo, a volte associato a particolari richiami o stagioni, assume una notevole<br />

importanza anche a grande distanza.<br />

Stagione Migrando, non tutte le specie sono presenti in tutti i periodi dell’anno. E questo è spesso d’aiuto per<br />

la discriminazione tra specie sim<strong>il</strong>i ma con diverso comportamento migratorio.<br />

Canto La comunicazione acustica è straordinariamente importante per gli uccelli ed è una caratteristica<br />

usata dai più esperti per discriminare anche in lontananza o al buio specie sim<strong>il</strong>i o specie che non si<br />

fanno vedere.<br />

Colori La colorazione, molto piacevole da osservare, è ut<strong>il</strong>e qualche volta per determinare la specie ma<br />

spesso più per determinare <strong>il</strong> sesso e l’età in specie dotate di dimorfismo sessuale e con un abito<br />

diverso in diverse stagioni e/o tra giovani o adulti.<br />

Ambiente L’habitatincuiavvienel’osservazione:p.e.laguna,boscomesof<strong>il</strong>o,duneecc.;e,piùspecificatamente:<br />

in acqua, su un tronco, sulla sabbia con vegetazione sparsa, ecc. portano ad avvicinarsi molto bene<br />

ed a distinguere anche tra specie sim<strong>il</strong>i.<br />

Comportamento Le specie spesso hanno comportamenti distintivi: p.e. coppia in volo circolare in alto senza sbattere<br />

le ali (rapace p.e. poiana), in volo osc<strong>il</strong>lante tra albero ed albero (picchio) o emettendo un bip ad<br />

ogni osc<strong>il</strong>lazione (beccamoschino), gruppo di piccoli uccelli chiari che corre seguendo l’andirivieni<br />

della linea di battigia (piovanello tridatt<strong>il</strong>o) o, infine, rimane in volo battuto alcune decine di secondi<br />

a 30 m da terra (alcuni rapaci p.e. gheppio). Questi sono tutti comportamenti caratteristici di specie<br />

o di gruppi di specie.<br />

21. Il dimorfismo sessuale è un<br />

fenomeno per cui, in molti viventi,<br />

gli esemplari dei due sessi sono<br />

più o meno marcatamente diversi.<br />

Si pensi per esempio alle anatre i<br />

cui maschi hanno colori sgargianti<br />

mentre le femmine sono mimetiche.<br />

Nei daini invece sono soprattutto le<br />

dimensioni e la presenza di corna a<br />

distinguere i due sessi.<br />

87


88<br />

3<br />

4<br />

5<br />

2<br />

16<br />

Becco da carnivoro (es. poiana)<br />

Becco per f<strong>il</strong>trare l’acqua<br />

(es. germano reale)<br />

1<br />

17<br />

6<br />

7<br />

8<br />

14<br />

15<br />

13<br />

12<br />

10<br />

11<br />

9<br />

Il corpo<br />

sono parti del corpo:<br />

1) ala, 2) remiganti, 3) coda, 4) timoniere, 5) groppone, 6) dorso, 7) nuca,<br />

8) capo,9) fronte, 10) becco, 11) mento, 12) guancia, 13) petto, 14) ventre,<br />

15) fianco, 16) zampe, 17) dita.<br />

Se sai riconoscere e nominare tutte le parti di un uccello, lo saprai descrivere. Se lo saprai<br />

descrivere, avrai la possib<strong>il</strong>ità di identificarlo.<br />

Il becco<br />

Becco per “agguantare” <strong>il</strong><br />

pesce (es. gabbiano reale)<br />

Becco per rompere semi duri<br />

(es. fringuello)<br />

Becco per arpionare <strong>il</strong> pesce<br />

(es. airone rosso)<br />

Becco per catturare piccoli<br />

insetti (es. lui piccolo)<br />

Becco per sondare <strong>il</strong> limo in<br />

profondità (es. chiurlo maggiore)<br />

Becco per forare <strong>il</strong> legno<br />

(es. picchio rosso maggiore)


Le penne, le ali e la coda<br />

Le penne e le piume, distribuite sul corpo, servono ad isolare termicamente <strong>il</strong> corpo e a fornire coi loro disegni informazioni ai conspecifici (p.e. colo-<br />

razioni sessuali, o di coesio-ne del gruppo), o a nascondere la loro presenza (piumaggio mimetico). Sulle ali e la coda però, vi sono penne speciali:<br />

le remiganti e le timoniere. Esse sono fondamentali per <strong>il</strong> volo: conferiscono forme aerodinamiche alle ali e alla coda, permettendo agli uccelli di<br />

“galleggiare in aria”, e di cambiare velocità e direzione.<br />

Coda a cuneo Coda squadrata Coda appuntita Coda arrotondata Coda forcuta<br />

89


90<br />

Le zampe<br />

Le zampe, con la loro forma e funzionamento si adattano alle diverse esigenze di vita dell’uccello.<br />

Zampe con dita lunghe per<br />

camminare nella vegetazione<br />

palustre (es. porciglione)<br />

Zampe robuste e con dita lunghe<br />

per non affondare nel fango (es.<br />

airone cenerino o garzetta)<br />

Zampe con artigli arcuati e<br />

dita flessib<strong>il</strong>i per afferrare le<br />

prede (es.gheppio)<br />

Zampe robuste con due coppie di<br />

dita opponib<strong>il</strong>i per arrampicarsi sui<br />

tronchi (es.picchio rosso maggiore)<br />

Zampe palmate per nuotare<br />

bene (es. alzavola o altra<br />

anatra)<br />

Zampe con dita prens<strong>il</strong>i ut<strong>il</strong>i ad<br />

un piccolo uccello per aggrapparsi<br />

ai rami (es. cinciallegra)<br />

Zampe lobate per nuotare e<br />

camminare: (es. folaga)<br />

Zampe piccole con dita lunghe<br />

da piccolo camminatore<br />

(es. allodola)


Gli uccelli acquatici<br />

Essi costituiscono un grande gruppo di uccelli di notevole fascino, mediamente di dimensioni piuttosto grandi e che vivono raggruppati (ricorda la grande<br />

produttività biologica degli ambienti acquatici) in ambienti spesso aperti come le zone umide.<br />

Folaga<br />

Cormorani<br />

Airone bianco<br />

Airone cinerino<br />

91


92<br />

Gallinella d’acqua<br />

Marzaiola<br />

Germano


Tuffetto<br />

Svasso piccolo<br />

Svasso maggiore<br />

93


94<br />

Tarabusino<br />

Cannuccia di<br />

palude<br />

Luccio


Tinca<br />

Martin pescatore<br />

Gambero della Louisiana<br />

95


96<br />

Airone rosso<br />

Falasco<br />

e Canna di palude<br />

Cavaliere<br />

d’Italia


Garzette<br />

97


98<br />

Fenicotteri


Fratino<br />

Occhione<br />

Gli uccelli degli ambienti aperti<br />

Gabbiano comune<br />

Gruccione<br />

99


100<br />

Upupa


Ghiandaia<br />

Gli uccelli delle foreste<br />

Picchio muratore<br />

101


102<br />

Picchio rosso<br />

Picchio verde


Verdone<br />

Pettirosso<br />

Fringuello<br />

103


Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - Schede di lavoro Scheda n. 20<br />

104<br />

A CIASCUNO IL SUO… ALI, SILHOUETTE, BECCHI, E ZAMPE, UNA QUESTIONE DI STILI DI VITA<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo a due squadre<br />

Nomi Squadra “A” ………………………................. Nomi Squadra “B” ………………...............................<br />

Lavoro (per ogni singola squadra): Scegliete tre uccelli di specie diversa…. appartenenti ad es. a: aironi, rapaci, limicoli scolopacidi, limicoli caradridi,<br />

folaghe, anatre, picchi, fring<strong>il</strong>lidi, ecc…<br />

Aiutandovi con alcune guide ornitologiche, disegnate schematicamente la sagoma degli uccelli scelti, ut<strong>il</strong>izzando cartoncini rigidi monocromatici e un<br />

pennarello nero. Ora prendete un paio di forbici e ritagliate i singoli cartoncini in tanti pezzi, distinguendo la s<strong>il</strong>houette, <strong>il</strong> becco, le zampe, le ali di ciascun animale….<br />

Otterrete un puzzle !!! Le singole parti saranno mescolate e passate alla squadra opposta. Vince chi riesce a ricomporre più velocemente i pezzi !!!<br />

E ora passate alla discussione: Come si chiama questo uccello? …. A quale specie appartiene? Come è fatto <strong>il</strong> suo becco? Perché? …e le sue ali ….le sue<br />

zampe …… Perché sono fatte così? ….. A cosa gli servono? Buon Lavoro!!!!<br />

CONSIGLIO: disegnate le sagome in un formato piuttosto grande. Nel ricomporre <strong>il</strong> disegno, potrete incollare insieme le singole parti e colorarle con pennarelli<br />

e matite. A lavoro ultimato, otterrete delle immagini Poster da attaccare alle pareti. Potrete inoltre associare lo schema di sotto riportato<br />

Gruppi 1 /specie S<strong>il</strong>houette Becchi Zampe Ali


FORMA, COMPORTAMENTO E STRATEGIE D’ALIMENTAZIONE<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo.<br />

Nomi: .....................................................<br />

Osservando le forme della scheda precedente provare a capire i comportamenti, l’alimentazione ed in generale gli adattamenti che posseggono le diverse<br />

specie.<br />

1) Differenti gruppi.<br />

2) Differenze in un gruppo.<br />

3) Strategie alimentari<br />

Conclusioni<br />

Scheda n. 21<br />

105


106<br />

OSSERVARE GLI UCCELLI<br />

Scheda di campo - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Ogni giornata e gruppo di lavoro può riportare i dati nella scheda relativa che servirà in un secondo tempo per riassumere, analizzare ed interpretare le<br />

osservazioni effettuate. Può essere ut<strong>il</strong>e l’aiuto di un esperto ornitologo o di una guida naturalistica. Servono buoni binocoli e almeno un cannocchiale per<br />

gruppo.<br />

1. Le informazioni generali<br />

Località Data Vento Pioggia<br />

Osservatori Ora in.-fine Rif. Mappa Scheda n°<br />

2. A quale gruppo appartiene?<br />

Uccello n° Taglia Forma Coda Becco Zampe Gruppo<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

Scheda n. 22<br />

Approfondimento: Le migrazioni in diretta.<br />

IDEA !!<br />

Per poter vedere le migrazioni con i propri<br />

occhi, prova con un telescopio o un<br />

cannocchiale a osservare tra apr<strong>il</strong>e e<br />

maggio, di notte, <strong>il</strong> disco lunare; potrai<br />

vedere numerose specie che di notte<br />

in primavera stanno spostandosi verso <strong>il</strong><br />

nord Europa per riprodursi.<br />

Oppure organizza dal tramonto a mezzanotte<br />

un’escursione in palude; nel s<strong>il</strong>enzio<br />

e con la luce della luna scoprirai un mondo<br />

di cui non potevi nemmeno immaginare<br />

l’esistenza!


ANALISI DELLE OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE FATTE<br />

Il riconoscimento degli uccelli acquatici – schede di analisi<br />

3. A quale specie appartiene?<br />

Uccello n° 1 2 3 4<br />

Colore<br />

Becco<br />

Zampe<br />

Comportamento<br />

Luogo d’osservazione<br />

Socialità<br />

Nome dell’uccello:<br />

Scheda n. 23<br />

107


108<br />

LE OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE NEL TEMPO<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Dai dati e dalle analisi delle schede precedenti prova a tracciare un quadro delle specie a te note nel <strong>Parco</strong>, in relazione alle diverse stagioni e a metterli in<br />

un grafico dove metterai in ascisse <strong>il</strong> tempo provando trovare la scala giusta per le tue osservazioni (p.e. su scala giornaliera, mens<strong>il</strong>e, bimestrale o trimestrale),<br />

ed in ordinata <strong>il</strong> numero di specie (ma puoi provare anche a mettere <strong>il</strong> numero d’individui per specie).<br />

1. Ut<strong>il</strong>izzando le schede precedenti prova a determinare quanti gruppi e quante specie riconosci in ogni uscita sul campo.<br />

Date uscite Gruppi Specie Habitat<br />

2. Prova a metterle su grafico<br />

Scheda n. 24


ANALISI DELLE OSSERVAZIONI ORNITOLOGICHE EFFETTUATE<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo. Nomi: .....................................................<br />

Alla luce dei risultati della esperienza precedente prova a trarre delle conclusioni sul comportamento migratorio ipotizzando i casi di specie che sono solo<br />

migratori di sola andata e/o ritorno da quelli che vi svernano e/o vi si riproducono nella piana pisano-vers<strong>il</strong>iese. Prepara e verifica i risultati di quest’analisi con<br />

l’aiuto di un ornitologo anche per completare alcuni “buchi” di conoscenza.<br />

NOTA. Il tempo può avere una scansione diversa.<br />

1. Quando sono presenti le specie osservate?<br />

N° specie<br />

2) Perché alcune specie si trovano solo in primavera?<br />

Inverno Primavera Estate Autunno<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

3) Perché alcune specie si trovano solo d’inverno?<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

4) Perché alcune si osservano solo in autunno?<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

5) Perché alcune specie si trovano solo in estate?<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

6) Qual è <strong>il</strong> periodo con la maggiore diversità di specie?<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

7) Perché infine, alcune specie sono presenti tutto l’anno?<br />

Scheda n. 25<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

109


110<br />

TROVA LA ROTTA: RICOSTRUZIONE DEI VIAGGI DEGLI UCCELLI OSSERVATI<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome: .....................................................<br />

Osservando le mappe qua riportate, e in base agli elementi noti, ricostruisci la rotta migratoria spiegandone i motivi in relazione alle necessità del<br />

combattente, del rondone e dell’albanella reale.<br />

Scheda n. 26<br />

1) Combattente: si riproduce in Europa e Asia Settentrionale; sverna lungo le coste: dal Mare del Nord al Sudafrica; passa dall’Italia, dall’Ungheria, dalla<br />

Germania ecc. in febbraio-maggio e luglio-ottobre<br />

2) Rondone: nidifica dal Nordafrica all’Eurasia; sverna nell’Africa tropicale; passa dal Mediterraneo e dal Sahara tra apr<strong>il</strong>e-maggio e luglio-settembre.<br />

3) Albanella reale: si riproduce nell’Europa Centrosettentrionale (ed in Nord America); sverna nell’Europa Centro-occidentale e nei paesi mediterranei; migra<br />

tra settembre e novembre e febbraio apr<strong>il</strong>e.


Macaone<br />

Cavolaia<br />

- Gli insetti: che sono costituiti da un corpo segmentato e rivestito di uno scheletro<br />

esterno rigido, sei zampe e di solito due paia di ali. Essi contano la maggioranza delle<br />

specie tra cui troviamo ad esempio:<br />

Farfalla atalanta<br />

LE FARFALLE<br />

DEL PARCO<br />

LO STUDIO DELLA FAUNA: GLI INVERTEBRATI<br />

I gruppi principali di<br />

invertebrati<br />

Tra gli invertebrati vi sono la maggio-<br />

ranza di specie viventi sulla terra. Essi<br />

costituiscono una parte fondamen-<br />

tale di tutti gli ecosistemi; e le loro di-<br />

mensioni variano da quelle microsco-<br />

piche dello zooplancton a quelle ben<br />

più grandi del cervo volante o dei<br />

crostacei marini.<br />

Nel parco i principali gruppi sono:<br />

Vanessa del cardo<br />

22. Lo zooplancton è l’insieme degli<br />

organismi viventi animali appartenenti<br />

al plancton.<br />

Vanessa io<br />

111


Mosca domestica<br />

112<br />

la mantide religiosa; i coleotteri come <strong>il</strong> cervo volante, i cerambici-<br />

di come <strong>il</strong> Cerambix cerdo, la cicindela, gli stercorari Pimelia e Geo-<br />

trupes, le farfalle pap<strong>il</strong>io, cavolaie, vanessa io, vanessa atalanta e<br />

vanessa del cardo; le libellule; gli imenotteri come calabroni, api e<br />

bombi e i ditteri: mosche, zanzare e chironomidi;<br />

- I crostacei: anch’essi possiedono uno scheletro esterno (esoscheletro)<br />

coriaceo. Il corpo è costituito da segmenti raggruppati in<br />

tre regioni corporee: <strong>il</strong> capo, <strong>il</strong> torace e l’addome.<br />

Il capo solitamente è fuso con un certo numero di segmenti del to-<br />

race e forma, così, un’unica regio-<br />

ne corporea chiamata cefalotora-<br />

ce. Ciascun segmento è dotato di<br />

un paio di appendici, che possono<br />

essere costituite da due rami distinti<br />

(bifide). Nel corso dell’evoluzione i<br />

segmenti e le relative appendici, ori-<br />

ginariamente indifferenziati, si sono<br />

Mantide religiosa<br />

specializzati a svolgere funzioni diverse, tra cui la respirazione, la lo-<br />

comozione e la nutrizione. Nel <strong>Parco</strong> la maggioranza sono microsco-<br />

pici come le dafnie o gli ostracodi che si trovano nel <strong>Massaciuccoli</strong><br />

o nelle pozze ed i canali o le pulci di mare (talitri) che possono essere<br />

visti saltare numerosi nelle battigie delle spiagge ancora naturali del<br />

<strong>Parco</strong>, semplicemente premendo <strong>il</strong> piede sulla sabbia bagnata. In-<br />

vece, dove vi sono troppi bagnanti, <strong>il</strong> loro intenso calpestio ne può<br />

azzerare la presenza. Il Gambero della Louisiana che è una specie<br />

esotica tra i crosracei diffusi nel <strong>Parco</strong>.<br />

- I ragni: scientificamente fanno parte della Classe degli Aracnidi<br />

che comprende specie carnivore o parassite terrestri quali scorpioni,<br />

Arginoreta<br />

acari e zecche, oltre ai ragni. Il corpo degli aracnidi è diviso in due<br />

Cervo volante


Chiocciola pisana<br />

La Zanzara<br />

parti: quella anteriore è chiamata cefalotorace, porta gli organi di senso ,<br />

otto paia di appendici e non ha antenne; quella posteriore, l’addome, è<br />

senza appendici. L’addome dei ragni porta solitamente le ghiandole che<br />

producono la seta. Particolarmente notevole nel <strong>Parco</strong> la presenza del ra-<br />

gno palombaro Argironeta unico ragno realmente acquatico che si porta<br />

sott’acqua, nella ragnatela bolle d’aria da cui attingere per respirare.<br />

- I molluschi caratterizzati da un corpo molle, non segmentato e, spesso,<br />

ricoperto da una conchiglia (spiralata nei gasteropodi, con due valve<br />

simmetriche nei bivalvi). Tra i bivalvi ne sono esempi le arselle in mare e le<br />

grandi Anodonta nelle acque interne; mentre tra i gasteropodi troviamo la<br />

chiocciola pisana Euparypha pisana e le chiocciole acquatiche Limnea e<br />

Planorbis.<br />

Anfibi: Raganella<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Cicli di vita degli insetti<br />

Dopo essere sgusciati dalle<br />

uova possono avere essen-<br />

zialmente due tipi di sv<strong>il</strong>up-<br />

pi: diretto ed indiretto. Le<br />

forme più evolute hanno di<br />

solito questo secondo tipo<br />

di sv<strong>il</strong>uppo per cui giova-<br />

ni (larve) e adulti sembra-<br />

no due specie diverse nel-<br />

la forma e, spesso, condu-<br />

cono anche vite separate.<br />

Per esempio le libellule han-<br />

no larve acquatiche carni-<br />

vore e adulti che volano in<br />

aria, i coleotteri ditischi p.e.<br />

hanno grandi larve acqua-<br />

tiche come gli adulti.<br />

Mentre le zanzare hanno<br />

larve “f<strong>il</strong>iformi” con nume-<br />

rosi peli ed un tubicino ad<br />

un’estremità per respira-<br />

re dalla superficie dell’ac-<br />

qua.<br />

Anche i girini delle rane<br />

(che sono vertebrati anfi-<br />

bi) e gli adulti presentano<br />

questa forma di sv<strong>il</strong>uppo<br />

indiretto così tipico di gran<br />

parte delle specie acqua-<br />

tiche.<br />

113


114<br />

Gli adattamenti all’ambiente degli<br />

invertebrati: le specie dei diversi<br />

ambienti<br />

23. L’osmosi è un processo legato a<br />

soluzioni dove un solvente (in genere<br />

acqua) e/o <strong>il</strong> soluto (p.e. sale) fluiscono<br />

attraverso una membrana dalla<br />

zona della soluzione a concentrazione<br />

minore di soluto, a quella a concentrazione<br />

maggiore. Il processo si arresta<br />

quando le due soluzioni raggiungono<br />

la medesima concentrazione. È’ un<br />

processo importantissimo in biologia;<br />

p. e. si pensi alle piante che vivono<br />

vicino al mare come la salicornia che,<br />

per evitare la disidratazione mantiene<br />

molti sali all’interno del suo corpo in<br />

modo da attirare costantemente molecole<br />

d’acqua dall’ambiente e non<br />

disperdere questo elemento scarso e<br />

vitale.<br />

Invertebrati dei boschi. Nei boschi, c’è un microclima molto stab<strong>il</strong>e e<br />

mite, ed una grande massa legnosa che mette a disposizione un potenziale<br />

nutritivo enorme (costituita p.e. dalla lignina e dalla cellulosa che sono zuccheri).<br />

Numerosi sono gl’insetti che cercano di ut<strong>il</strong>izzarlo ut<strong>il</strong>izzando radici,<br />

funghi, cortecce, foglie ecc. come ambiente di foraggiamento, per la deposizione,<br />

per la crescita larvale, ecc.<br />

Invertebrati ed aridità. Il piccolo corpo degli invertebrati terrestri pone<br />

seri problemi di pericolo di disidratazione che vengono risolti:<br />

• con meccanismi comportamentali come ricercare ambienti umidi (p.e.<br />

infossandosi nella sabbia o cercando <strong>il</strong> buio);<br />

• con meccanismi fisiologici di che concentrano i liquidi nel corpo attraverso<br />

l’osmosi;<br />

• con adattamenti anatomici p.e. avendo cuticole spesse che impediscono<br />

l’evaporazione dei liquidi corporei.<br />

Invertebrati tra acqua ed aria. La fac<strong>il</strong>ità di galleggiamento in acqua,<br />

dovuta al principio di Archimede, consente agli invertebrati acquatici di<br />

ridurre le componenti di sostegno arrivando spesso ad avere corpi leggeri,<br />

trasparenti e morbidi.<br />

L’arrivo dell’ossigeno a tutte le cellule del corpo e l’espulsione dell’anidride<br />

carbonica fondamentale per quasi tutte le forme di vita, è assicurato da polmoni,<br />

da piccoli tubi (trachee) che si introflettono nel corpo, o direttamente<br />

dalla pelle (respirazione aerea); da branchie (respirazione acquatica) che<br />

permettono in ogni caso, gli scambi gassosi con l’ambiente esterno. Gli organismi<br />

unicellulari (batteri, alghe e protozoi) scambiano i gas direttamente<br />

attraverso la membrana cellulare.


Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - Schede di lavoro Scheda n. 27<br />

DESCRIZIONE DELL’HABITAT, PRELIEVO E STUDIO DEGLI INVERTEBRATI<br />

Scheda di campo - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Un albero morto o un canale possono essere luoghi pieni di vita. Con l’aiuto di uno zoologo:<br />

scegliete un sito adatto nella foresta con legno morto ben decomposto, per esempio un vecchio albero morto da tempo, oppure un canale con acqua<br />

limpida ricco di vegetazione su sponde ed in acqua;<br />

prendete appunti sulla foresta, sull’albero morto (specie, diametro, lunghezza) o sulla vegetazione del canale e annotate la data di raccolta;<br />

raccogliete una piccola quantità di legno morto o di acqua, vegetazione e sedimenti e mettete <strong>il</strong> tutto nella scatola;<br />

in classe, in primavera, prelevate periodicamente gli insetti o altri invertebrati che si saranno sv<strong>il</strong>uppati nel ternario o nell’acquario, analizzandoli sul vetrino con<br />

<strong>il</strong> microscopio o <strong>il</strong> lentino (e, beninteso, l’insegnante); e... tirate le vostre conclusioni.<br />

È meglio se lo stesso lavoro viene svolto in contemporanea da più gruppi: potete confrontare ed ampliare le esperienze, i risultati, i commenti. Al termine del<br />

lavoro puoi liberare molti individui dove li hai presi. Questo lavoro è da fare con l’aus<strong>il</strong>io di un entomologo.<br />

Strumenti:<br />

• retino e piccoli barattoli;<br />

• pinzette morbide;<br />

• sp<strong>il</strong>li entomologici;<br />

• provette e piastre petri;<br />

• flaconi contenitori in plastica;<br />

• alcool 70°;<br />

• microscopio stereoscopico (se non disponib<strong>il</strong>e, lentino contaf<strong>il</strong>i);<br />

• sacchetti di nylon;<br />

• chiodini in ottone (2-3 cm);<br />

• tulle;<br />

• acquario/Ternario: piccolo contenitore (circa 50 cm di lunghezza) in plastica dove mettere <strong>il</strong> legno morto per l’allevamento degli insetti Può essere necessaria<br />

una rete fitta per permettere la respirazione senza che gl’insetti svolazzino per la classe.<br />

115


116<br />

DETERMINAZIONE DELLE SPECIE O DEI GRUPPI DI INVERTEBRATI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Prova a determinare i gruppi o addirittura le specie di appartenenza con l’aiuto di uno zoologo esperto di invertebrati r<strong>il</strong>evate nelle esperienze riferite alla<br />

scheda precedente.<br />

Date uscite Gruppi Specie Descrizione Habitat<br />

Scheda n. 28


INCONTRO DI GENERAZIONI: CERCA QUELLO GIUSTO PER OGNI SPECIE<br />

Scheda di analisi - Lavoro individuale<br />

Nome: .....................................................<br />

Scheda n. 29<br />

Cercate di collegare, con le informazioni che avete, ogni larva con <strong>il</strong> giusto adulto … ad es. Zanzara, Ditisco, Libellula e Rana. Potrete anche disegnarne di<br />

nuovi in base alle informazioni raccolte tramite le esperienze relative alle schede precedenti.<br />

117


118<br />

SINTESI DELLE OSSERVAZIONI DEGLI INVERTEBRATI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo. Nomi: .....................................................<br />

Prova ora, dopo avere ragionato e compiuto le esperienze delle schede precedenti, a delineare delle conclusioni che tengano conto dei seguenti argo-<br />

menti.<br />

1. Diversità di specie nei vari ambienti.<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

2. Diversità tra le stagioni<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

3. Gruppi di particolare interesse.<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

4. Osservazioni sul loro ciclo vitale (in particolare per quelli allevati).<br />

Scheda n. 30<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________<br />

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________


LO STUDIO DELLA FAUNA: I MAMMIFERI<br />

Sulle tracce dei mammiferi<br />

Cos’è un mammifero?<br />

I mammiferi sono la classe di vertebrati a cui<br />

appartiene anche l’uomo. Hanno in comune la<br />

caratteristica di possedere pelo sul corpo, una<br />

temperatura controllata da meccanismi interni<br />

(omeotermia), ghiandole mammarie che le<br />

femmine, usano per allattare i nuovi nati, sv<strong>il</strong>uppo<br />

del feto interno con nutrimento diretto da parte<br />

della femmina attraverso la placenta (a parte i<br />

monotremi p.e. l’ornitorinco che depone le uova),<br />

sistema circolatorio diviso, come per gli uccelli, tra<br />

venoso ed arterioso con cuore con due atri e due<br />

ventricoli.<br />

Come vivono i mammiferi?<br />

I mammiferi sono gli animali col più complesso<br />

sistema cerebrale; questo gli consente di avere<br />

adattamenti comportamentali complessi e di<br />

apprendere nuove abitudini con fac<strong>il</strong>ità. La<br />

diversificazione tra le loro forme e gli st<strong>il</strong>i di vita<br />

è enorme: vi sono forme carnivore, insettivore,<br />

erbivore e onnivore.<br />

Molte specie, come i roditori (p.e. gli scoiattoli o i<br />

topi selvatici) sono importantissime nella dissemi-<br />

nazione dei semi oleosi: pesanti (come le ghiande<br />

ad esempio) e altri nel contribuire a mantenere un<br />

equ<strong>il</strong>ibrio con le popolazioni predate (p.es. i pipi-<br />

strelli con gli insetti).<br />

119


120<br />

Tuttavia i più grandi o ai vertici delle catene alimentari come la lontra o <strong>il</strong> lupo si sono estinti da tempo e, l’aspetto di questo<br />

<strong>Parco</strong> come un’isola in un mare urbanizzato fa si che l’ambiente disponib<strong>il</strong>e anche per i più grandi erbivori (cinghiale e dai-<br />

no) sia troppo piccolo. Da questo consegue la mancanza di rinnovo forestale su gran parte degli ambienti naturali (man-<br />

canza di rinnovazione del bosco, scomparsa di specie vegetali) e la necessità di controllare le loro densità per riportarle a<br />

livelli sostenib<strong>il</strong>i.<br />

APPROfONDIMENtO<br />

Come si osservano i<br />

mammiferi?<br />

I mammiferi sono forse <strong>il</strong><br />

gruppo che attira più at-<br />

tenzione ma, al contrario<br />

degli uccelli, sarà molto più<br />

diffic<strong>il</strong>e scoprire la loro pre-<br />

senza. Infatti sono animali<br />

tendenzialmente notturni e<br />

dal comportamento schi-<br />

vo nei confronti dell’uomo,<br />

anche per le passate per-<br />

secuzioni e cacce.<br />

Solo un vero naturalista cu-<br />

rioso, con molta attenzio-<br />

ne, potrà scoprire i luoghi<br />

di passaggio dei cinghia-<br />

li attraverso lo studio delle<br />

piste e delle impronte, di<br />

riposo e pulizia attraverso<br />

l’insoglio e lo sfregamento<br />

degli alberi; o ancora do-<br />

ve gli scoiattoli, i topi selva-<br />

tici o le ghiandaie nascon-<br />

dono o hanno dimenticato<br />

le ghiande di leccio; dove<br />

hanno mangiato i pinoli i<br />

picchi o, infine, dove <strong>il</strong> tas-<br />

so, i conigli, gli istrici o la<br />

volpe hanno fatto la tana<br />

o dove la volpe ha marca-<br />

to <strong>il</strong> territorio.


IL DAINO<br />

121


122<br />

IL CINGHIALE


IL TASSO<br />

123


124<br />

L’ISTRICE


LO SCOIATTOLO<br />

125


126<br />

IL CONIGLIO SELVATICO


IL RICCIO<br />

127


Alla scoperta della fauna del <strong>Parco</strong> - Schede di lavoro<br />

128<br />

OCCHIO ALLE TRACCE DEI MAMMIFERI<br />

Scheda di lavoro - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Spesso sul campo, l’unico modo per scoprire i segreti della vita dei mammiferi è quello di r<strong>il</strong>evarne<br />

le tracce ed interpretare <strong>il</strong> loro significato.<br />

Esci sul campo e, durante <strong>il</strong> tuo tragitto prova a raccogliere, fotografare o facendo i calchi tutte<br />

le tracce di animali. Le condizioni migliori si hanno su terreno morbido (p.e. dopo una pioggia),<br />

vicino a pozze d’acqua l’estate o sulla battigia.<br />

Riporta su una mappa (da incollare a lato) <strong>il</strong> percorso ed i luoghi dove hai trovato le tracce.<br />

RICCIO ISTRICE CONIGLIO SELVATICO<br />

INDICAZIONE DEL PERCORSO<br />

Mappa da disegnare<br />

SCOIATTOLO SCOIATTOLO DAINO CINGHIALE<br />

Scheda n. 31


ANALISI DEGLI INDIZI TROVATI SUI MAMMIFERI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo. Nomi: .....................................................<br />

Prova a determinare i gruppi o addirittura le specie di appartenenza con l’aiuto di uno zoologo esperto di mammiferi riferendosi alle pagine precedenti o ad<br />

una guida naturalistica.<br />

Scheda n. 32<br />

Date uscite Traccia (e riferimento mappa) Numero / Abbondanza Specie Descrizione Habitat<br />

129


130<br />

SINTESI DELLE OSSERVAZIONI SUI MAMMIFERI<br />

Scheda di analisi - Lavoro di gruppo<br />

Nomi: .....................................................<br />

Prova, confrontando <strong>il</strong> lavoro dei vari gruppi (schede 63 e 64), a delineare delle conclusioni che tengano conto dei seguenti argomenti.<br />

Scheda n. 33<br />

1. Diversità di specie/tracce nei vari ambienti.___________________________________________________________________________________________________________<br />

2. Diversità tra le stagioni _______________________________________________________________________________________________________________________________<br />

3. Tracce di particolare interesse. _______________________________________________________________________________________________________________________<br />

4. Quali sembrano le specie più abbondanti. ___________________________________________________________________________________________________________<br />

5. Osservazioni sullo st<strong>il</strong>e di vita delle varie specie desumib<strong>il</strong>e dalle tracce. ________________________________________________________________________________


Norme di comportamento per <strong>il</strong> naturalista curioso<br />

Sei veramente curioso? Allora rispetta la “privacy” della natura che scopri!<br />

Prima di tutto, vestiti in maniera adeguata: niente colori sgargianti, pantaloni lunghi, scarponi (o stivali di gomma se andate in zone umide) con suola<br />

antisdrucciolo ben stretti alla caviglia, che deve essere coperta.<br />

Zanzare, zecche, tafani, tafanelle, selvaggiume… nel foresta e nelle paludi del <strong>Parco</strong> gli insetti sono più curiosi di te! Copriti bene e cospargiti di liquido<br />

repellente.<br />

q Rimani nei sentieri e percorsi segnati: sono fatti apposta !<br />

q Per osservare bene gli animali, fa’ piano… non schiamazzare! Altrimenti scappano via!<br />

q Se vuoi raccogliere fiori, frutti, radici o altre parti vegetali, accertati che non siano rare e che comunque ce ne sia in abbondanza nel posto, in modo tale<br />

che ne rimanga dopo che siete passati, te e gli altri naturalisti … invasivi !<br />

q Se vuoi raccogliere funghi, non farlo! Se ci sono, vuol dire che servono al foresta. Inoltre potrebbe esser velenoso o tossico, e anche se riesci a prenderne<br />

uno commestib<strong>il</strong>e (e ci vuole esperienza per riconoscerli), non potresti, perché ci vuole <strong>il</strong> tesserino del <strong>Parco</strong> !<br />

q Non distruggere nidi, tane o altro, giusto per vedere la faccia dell’inqu<strong>il</strong>ino quando torna a casa!<br />

q Se mangi nella natura, buon appetito! Ma portati via tutto, anche i rifiuti, anche le bucce, in modo da lasciare <strong>il</strong> luogo come l’hai trovato.<br />

q Se capiti in un luogo dove stanno lavorando (per esempio dove tagliano la foresta, o dove arano un campo) tieniti a distanza: potrebbe essere<br />

pericoloso!<br />

Se tornando a casa scopri di essere stato punto da una zecca, falla togliere da qualcuno con cura: senza toccarle con le mani, e dopo aver disinfettato la<br />

zona con alcool, staccare (senza strappare!) la zecca con una pinzetta. La testa dell’insetto nnon deve rimanere nella pelle.<br />

Il selvaggiume è un piccolissimo acaro (come dei ragnetti) dele foreste che si trova in autunno e si nutre del primo strato delle pelle. Se <strong>il</strong> giorno dopo senti un<br />

gran prurito alle caviglie, sappi che è lui! Metti una crema rinfrescante e … resisti! Nel giro di un paio di giorni va via tutto.<br />

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Per saperne di più<br />

<strong>Parco</strong><br />

AA.VV. 1983 - Dal Calambrone alla Burlamacca. Guida alla natura del <strong>Parco</strong> M.S.R.M. - Nistri-Lischi ed., Pisa.<br />

AA.VV. 1984 - <strong>Parco</strong> Naturale M.S.R.M. – Itinerari. Ed. Consorzio del <strong>Parco</strong>.<br />

Cavalli, S., Lambertini, M. 1990 – Il <strong>Parco</strong> Naturale <strong>Migliarino</strong>-<strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>-<strong>Massaciuccoli</strong> – Pacini ed., Ospedaletto (Pisa).<br />

Spinelli A. 1999 - Conoscere S. <strong>Rossore</strong>: la flora, la fauna, l’Ambiente - Felici ed., Pisa<br />

Mappe parco<br />

Cavalli, S., Cenni, M. 1997 - Carta della natura e degli ambiti territoriali. (Scala 1:33000)- SELCA, Firenze<br />

Carta turistica e dei sentieri del <strong>Parco</strong> regionale <strong>Migliarino</strong>-<strong>San</strong> <strong>Rossore</strong>-<strong>Massaciuccoli</strong> (Scala 1:25000) – Edizioni Multigraphic, Firenze 2005<br />

Animali<br />

Bang P. e Dahlstrøm P., 1993 – Animals tracks and sings – Collins.<br />

Arnold E.M. e Burton J.A, 1986 – Guida dei rett<strong>il</strong>i e degli anfibi d’Europa – Franco Muzzio Editore.<br />

Bruun B e Singer A. 1991. Uccelli d’Europa. Mondadori editore.<br />

Brown R., Ferguson J., Lawrence M., Lees D., 1989 – Tracce e segni degli uccelli d’Europa, guida al riconoscimento – Franco Muzzio Editore.<br />

Thomassin S., 1991 – Tracce di animali – Garzanti Editore s.p.a.<br />

Mac Donald D., Bourrett P. 1993 – Mammals of Britain & Europe – Harper Collins/Publishers<br />

Piante<br />

Christiansen M.S. e Brunerye L. 1983 – Piante e fiori di campagna e di bosco – Edizioni Paoline<br />

Rushforth K. 1991 – Guide per riconoscere gli alberi – ed. A. Vallardi<br />

Strada A., Spini G., 2000 - La vita segreta degli alberi polmoni della terra - Demetra,Verona<br />

Ambienti<br />

Domont P. e Zaric N. 1999 - I segreti del bosco. 300 domande sulla vita degli alberi e delle foreste - Armando Dadò Editore, Locarno (Svizzera).<br />

Macchia U., Pranzini E., Tomei P.E. (a cura di) 2005 – Le dune costiere in Italia. La natura ed <strong>il</strong> paesaggio. – Felici ed., Pisa<br />

Gérard L.,1991 – Laghi e fiumi mondi viventi – Garzanti Editore.<br />

Fitter R. e Manuel R., 1993 – La vita nelle acque dolci – Franco Muzzio Editore.<br />

Abbadie L., 1991 – La foresta regno di vita – Garzanti Editore.


I luoghi<br />

L’intero <strong>Parco</strong> Regionale si presta ad osservazioni e ricerche naturalistiche tuttavia esistono luoghi in cui è più fac<strong>il</strong>e incontrare naturalisti all’opera nel loro<br />

lavoro:<br />

• Orto Etnobotanico toscano<br />

Cos’è. Si tratta di un Orto Botanico dove vengono coltivate le specie vegetali (selvatiche e domestiche) che in Toscana sono ut<strong>il</strong>izzate per scopi medicinali,<br />

veterinari ecc.<br />

Dov’e. Presso i campi Sperimentali del Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema in località Rottaia – <strong>San</strong> Piero a Grado – Pisa.<br />

Periodo consigliato. Apr<strong>il</strong>e – Maggio<br />

Orario. Su appuntamento al n° tel. 050/599271<br />

A chi chiedere. Serena Trimarchi e-ma<strong>il</strong>: seretrim@agr.unipi.it del Laboratorio di Botanica e Geobotanica Applicate del Dipartimento di Agronomia e Gestione<br />

dell’Agroecosistema.<br />

• Oasi LIPU della Riserva Naturale Il Chiarone<br />

Cos’è. L’Oasi LIPU Il Chiarone, è un a Riserva Naturale del parco gestita da molti anni dall’associazione ambientalista LIPU dove si effettuano periodiche<br />

campagne d’inanellamento degli uccelli a scopo scientifico.<br />

Dov’è. Si trova in Via del Porto 6, loc. <strong>Massaciuccoli</strong> 55050 Massarosa.<br />

Periodo consigliato. Apr<strong>il</strong>e-maggio e settembre-ottobre.<br />

Orario. Visite da concordare tramite appuntamento al n° tel. 0584/975567 fax 0584/975488.<br />

A chi chiedere. Andrea Fontanelli e-ma<strong>il</strong>: oasi.massaciuccoli@lipu.it.<br />

• Osservatorio ornitologico Caterini<br />

Cos’è. È una struttura del <strong>Parco</strong> dove viene effettuato l’inanellamento degli uccelli a scopo scientifico che qui ha una tradizione di molti decenni.<br />

Dov’e. Tenuta di <strong>San</strong> <strong>Rossore</strong> (Fiume Morto Nuovo).<br />

Periodo consigliato. Apr<strong>il</strong>e-Maggio.<br />

Orario. Visite da concordare tramite appuntamento n° tel. 050 539111 (centralino);<br />

A chi chiedere. Antonio Perfetti, e-ma<strong>il</strong>: conservazione@sanrossore.toscana.it presso <strong>il</strong> Servizio Conservazione Ente <strong>Parco</strong>.<br />

• Stazione di Ricerca etologica di Arnino<br />

Cos’è. È una stazione di Ricerca dell’Università di Pisa dove da molti decenni si studia <strong>il</strong> comportamento animale ed in particolare le migrazioni ed i<br />

meccansmi di orientamento di piccioni, farfalle, passeriformi, crostacei, ecc.<br />

Dov’e. Si trova in località Arnino, Pisa nella Tenuta di Tombolo.<br />

Periodo consigliato. Tutto l’anno.<br />

Orario. Visite da concordare tramite su appuntamento al n° tel. 050 2219045<br />

A chi chiedere. Prof. P. Ioalè, e-ma<strong>il</strong>: pjoale@discau.unipi.it.<br />

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Finito di stampare nel mese di Marzo 2006<br />

presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.<br />

Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa<br />

Tel. 050 313011 • Fax 050 3130300<br />

www.pacinieditore.it

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