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L'adunata in Fontamara

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«Infatti» <strong>in</strong>terruppe Berardo sgarbatamente «essere stato <strong>in</strong> guerra non significa saper lavorare la terra.<br />

L’importante è lavorare la terra. Fuc<strong>in</strong>o a chi lo coltiva, è il pr<strong>in</strong>cipio di don Circostanza. I Fontamaresi...»<br />

«E’ anche il pr<strong>in</strong>cipio accettato dal signor m<strong>in</strong>istro» riprese a dire l’impiegato col suo sorriso <strong>in</strong>gannatore.<br />

«Fuc<strong>in</strong>o a chi lo coltiva. Fuc<strong>in</strong>o a chi ha i mezzi per coltivarlo o farlo coltivare. In altre parole, fuc<strong>in</strong>o a chi ha<br />

capitali sufficienti. Fuc<strong>in</strong>o deve essere liberato dai piccoli fittavoli miserabili e concesso ai contad<strong>in</strong>i ricchi.<br />

Avete altri schiarimenti da chiedere?»<br />

Egli ci diede quella spiegazione con la stessa <strong>in</strong>differenza come se gli avessimo chiesto l’ora. Il suo viso<br />

mostrava l’impassibilità di una barbabietola.<br />

«Tutto è chiaro» rispondemmo noi.<br />

Tutto era chiaro. Le strade erano piene di luci. Si era fatto tardi, ma le vie erano illum<strong>in</strong>ate a giorno. (Tutto<br />

era chiaro.) Ma perché tutto questo?<br />

da I. Silone, <strong>Fontamara</strong>, Mondadori, Milano, 1988, pp. 96-107.<br />

L’adunata <strong>in</strong> V<strong>in</strong>o e pane<br />

Nella carrozza stipata di giovani richiamati alle armi, due signori col dist<strong>in</strong>tivo del partito parlavano della<br />

guerra. Gli altri viaggiatori tacevano e ascoltavano.<br />

«Con l’<strong>in</strong>venzione di cui dispone il nostro esercito, vedrai che la nuova guerra d’Africa f<strong>in</strong>irà <strong>in</strong> pochi giorni»<br />

diceva uno. «Il “raggio della morte” carbonizzerà il nemico.»<br />

Egli si soffiò a piene gote sulla palma di una mano come per disperdere la polvere, <strong>in</strong>tendendo: sarà<br />

disperso così.<br />

«Hai letto che i richiamati di Avezzano saranno oggi benedetti dal vescovo?» disse l’altro. «Capirai, il<br />

“raggio della morte” aprirà la via anche ai missionari.»<br />

Tra i giovani richiamati viaggiava un vecchio contad<strong>in</strong>o con l’organetto. Suo figlio teneva appoggiata la testa<br />

sulla sua spalla e dormiva. [...] Il vecchio con l’organetto fece passare un fiasco di v<strong>in</strong>o. “Suona qualche<br />

cosa” gli ripetevano i vic<strong>in</strong>i. Ma egli scuoteva la testa, faceva cenno di no, non ne aveva voglia.<br />

Don Paolo se ne stava rannicchiato <strong>in</strong> un angolo. Il suo cappello spelato e sformato, la sua zimarra vecchia,<br />

sdrucita, stropicciata, gli davano l’aspetto di un povero parroco di montagna. Egli riconosceva da molti<br />

piccoli segni gli abitanti dei villaggi, quelli dlle valli, quelli della montagna, quelli che scendevano dagli stazzi<br />

dei pastori; povera gente la cui capacità di sofferenza e di rassegnazione non aveva veramente limiti,<br />

abituati a vivere isolatamente, nell’ignoranza, nella diffidenza, nell’odio sterile delle famiglie.<br />

Ogni volta che don Paolo credeva di riconoscere tra i viaggiatori qualcuno di Orta, si copriva la faccia col<br />

breviario e abbassava il cappello sugli occhi. Anche il paesaggio aveva messo l’uniforme. Sul treno, nelle<br />

stazioni, sui pali del telegrafo, sui muri, sugli alberi, sulle latr<strong>in</strong>e, sui campanili, lungo le cancellate dei<br />

giard<strong>in</strong>i, lungo i parapetti dei ponti, si leggevano iscrizioni <strong>in</strong>neggianti alla guerra.<br />

Egli arrivò a Fossa senza alcun <strong>in</strong>cidente. Il borgo pareva irriconoscibile sotto una decorazione multicolore<br />

di ord<strong>in</strong>i di adunata, di festoni, di bandiere, di iscrizioni sui muri con la biacca, la vernice, il gesso, il bitume,<br />

il carbone. L’albergo Girasole pareva diventato un centro di mobilitazione.<br />

[...] A mano a mano che si avvic<strong>in</strong>ava l’ora <strong>in</strong> cui sarebbe stato trasmesso dalla radio il proclama di guerra,<br />

la folla che già gremiva le strade, si faceva più fitta. Da tutte le parti arrivavano motociclette automobili<br />

autocarri carichi di poliziotti, di carab<strong>in</strong>ieri, di militi, di funzionari del partito e delle corporazioni. Dalla<br />

strada delle valli arrivavano gli as<strong>in</strong>i i tra<strong>in</strong>i le biciclette gli autocarri che trasportavano i cafoni. Due bande<br />

musicali compivano per le vie del borgo volteggi, suonando e risuonando lo stesso <strong>in</strong>no f<strong>in</strong>o alla noia,<br />

all’ossessione. I bandisti traevano monture da domatori di circo e da portieri di grandi alberghi, con alamari

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