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vita aprile 2004 - Giuseppini del Murialdo

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Buona<br />

Pasqua<br />

“Fe<strong>del</strong>i al carisma che lo Spirito ha donato al <strong>Murialdo</strong>, i<br />

<strong>Giuseppini</strong> vivono la propria vocazione con la certezza che<br />

Dio li ama per primo, in modo infinito, attuale, personale<br />

e misericordioso, e che tutta la loro esistenza è guidata<br />

da Lui.”<br />

(LA REGOLA art. 4)<br />

Anno CX - N. 4 Aprile <strong>2004</strong> - SPED. IN ABB. POSTALE ART. 2 COMMA 20/C LEGGE 662/96 – FILIALE DI ROMA<br />

Mensile dei <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

Aprile <strong>2004</strong><br />

Tra culto e <strong>vita</strong> quotidiana<br />

Dalla parte<br />

dei piccoli<br />

Il punto sull’accoglienza


Mensile dei <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

Direttore responsabile: Giovanni Boggio<br />

Redattore: Angelo Catapano<br />

Redazione: Modesto De Summa<br />

Grafica: Claudio Brescia<br />

Amministrazione Segreteria: Luigi Simeoni<br />

117 TRA CULTO E VITA QUOTIDIANA...<br />

LO SPIRITO<br />

118 MISSIONARI DI SAN GIUSEPPE<br />

120 “SCUSI? MA CHI SONO I RELIGIOSI?”<br />

122 L’APOSTOLATO NEGLI ORATORI<br />

124 “SE CI VEDESSI DIREI CHE NON HO CREDUTO AI<br />

MIEI OCCHI<br />

L’ATTUALITÀ<br />

126 QUESTA STRANA SOCIETÀ<br />

128 DALLA PARTE DEI PICCOLI<br />

130 NON È FACILE PARLARE DI FEDE<br />

132 LA FAMIGLIA E LA LEGGE<br />

134 I VOLTI DELLA POVERTÀ IN EUROPA<br />

136 LEGGE 180: DI NUOVO IN PISTA LA RIFORMA<br />

137 TRA CATTEDRA, STUDIO E COMUNITÀ<br />

139 I GIOVANI PREGANO DI PIÙ<br />

140 CHIAMA ANCHE I LONTANI...<br />

142 MULTI MEDIA<br />

LA CRONACA<br />

Aprile <strong>2004</strong><br />

Anno CX<br />

Numero 4<br />

L 1,55<br />

In copertina:<br />

Catechesi con i bimbi a Me<strong>del</strong>lin<br />

(Colombia)<br />

144 IL PUNTO SULL’ACCOGLIENZA<br />

147 L’ORATORIO: BUONO COME UNA MACEDONIA<br />

148 EVVIVA!!! UN GRANDE E ANTICO SOGNO SI STA<br />

REALIZZANDO<br />

149 COMUNITÀ MURIALDO<br />

151 LETTERA DI UN MISSIONARIO<br />

153 QUALE FAMIGLIA?<br />

154 VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE. UN’ESPERIENZA<br />

DA FARE<br />

155 ROMA<br />

156 VITERBO-IST. S. PIETRO - TORINO-N.S. SALUTE<br />

157 PINEROLO – SPAGNA<br />

158 INDIA – ARGENTINA – ECUADOR<br />

COP.C SOLIDARIETÀ<br />

COMITATO DI REDAZIONE<br />

T. Locatelli – M. Peserico – S. Agazzi – E.<br />

Ariolfo – M. Angeli – E. Bellotto – M. Lomunno<br />

– N. Martelletto – S. Palumbo – G. D’Oria<br />

Direzione - Redazione - Segreteria<br />

Via Belvedere Montello, 77 - 00166 Roma<br />

Tel. (06)62.471.44/62.434.00<br />

Fax. (06) 62.408.46<br />

<strong>vita</strong>.g@murialdo.org<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Roma 26-7-1954<br />

n. 4072 <strong>del</strong> Registro <strong>del</strong>la Stampa<br />

ABBONAMENTO<br />

Ordinario € 15,00<br />

Sostenitore € 25,00<br />

Di amicizia € 50,00<br />

BORSE DI STUDIO € 52,00<br />

Le quote di abbonamento vanno a coprire solamente in parte<br />

le spese di stampa e spedizione.<br />

c.c.p. 62635008<br />

❏ VITA GIUSEPPINA viene spedita, in segno di<br />

amicizia, anche a quanti ne fanno richiesta.<br />

❏ La Direzione in<strong>vita</strong> alla collaborazione e a<br />

mandare notizie e foto riguardanti la Congregazione<br />

e la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Testi e materiale<br />

inviato non vengono restituiti.<br />

❏ La responsabilità degli articoli è tutta ed<br />

esclusiva degli autori.<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

Per leggere in anticipo il<br />

prossimo numero collegarsi a:<br />

www.murialdo.org<br />

Impaginazione fotocomposizione e stampa:<br />

Scuola Tipografica S. Pio X<br />

Via degli Etruschi, 7 - 00185 Roma<br />

Editoriale<br />

di Agostino Cornale<br />

segretario.gen@murialdo.org<br />

Tra culto e <strong>vita</strong> quotidiana...<br />

Considero la missionarietà come “estroversione” di una parrocchia, di una comunità religiosa, di<br />

un carisma:<br />

Chiamati, alimentati ed inviati: tutti e tutti insieme, pur con diversità di origini e di destinazioni.<br />

La logica <strong>del</strong> sale, <strong>del</strong>la luce, <strong>del</strong> lievito definiscono la missione <strong>del</strong>la Chiesa: quella appunto di<br />

salare, illuminare, far fermentare…e poi sparire.<br />

“La Chiesa non è il fine <strong>del</strong>la storia, non siamo posti da Dio solo per costruire il nostro mondo,<br />

lasciando perdere il mondo degli altri…”(cfr.Piano Pastorale anni 80).<br />

Al contrario “missione significa preoccuparsi <strong>del</strong> mondo, far perno sul mondo. Comporta dunque<br />

la volontà di assumere nel nome di Gesù anche le preoccupazioni umane nella loro terrestrità, non<br />

meno di come Gesù si preoccupava di guarire, interpretare e rispondere alla domanda di misericordia.<br />

Prima di essere un’azione la missionarietà è la coscienza di una destinazione a…<br />

La parrocchia è missionaria quando sa accogliere il convertito…senza imporgli da subito di uscire<br />

fuori dal suo mondo, perché in quel mondo dovremmo entrarci noi, con maggiore passione, per<br />

portarvi una novità che quel mondo si aspetta…<br />

È chiarissimo che sfide così richiedono dei pastori, dei religiosi, dei laici ben attrezzati: spessore<br />

umano, preparazione culturale, aggiornamento pastorale, ma soprattutto una solida spiritualità.<br />

Qualcuno forse ricorda “L’anima di ogni apostolato” <strong>del</strong>lo Chautard; che forse può sembrare un<br />

po’ datato, sorpassato, almeno nell’impianto culturale che esprime.<br />

Eppure vi troviamo questa pagina: “L’apostolato, che è dono di sé e dono di Dio, è un grande mezzo<br />

di santificazione. È Cristo che associa una persona alla sua opera di evangelizzazione. Sia che<br />

si insegni, o si curino i malati, o si amministrino i sacramenti, si porta sempre Cristo al mondo. Ogni<br />

contatto con Cristo è sempre santificante. Dio s’impegna a dare l’aiuto necessario ai suoi inviati,<br />

non solo perché il ministero porti frutto, ma anche perché essi si avvicinino a Lui mentre si donano<br />

agli altri…Purché lo voglia, colui o colei che si dedica alla <strong>vita</strong> attiva può elevarsi ogni giorno nell’unione<br />

con Dio mediante la carità, e arrivare così alla santità. Può essere elevato anche ad un<br />

grado molto alto di contemplazione…Tutte le occupazioni al servizio di Dio e <strong>del</strong> prossimo possono<br />

però diventare anche un ostacolo. Ciò che diceva un individuo è valido anche per tanti altri: “un<br />

falso zelo mi ha rovinato”. Aveva dato prova di un’attività febbrile per l’azione cattolica, lasciando<br />

raffreddare il suo amore per Dio. Tutto andava a meraviglia e non mancavano i consensi esterni.<br />

Il bisogno di mettersi in mostra e il desiderio <strong>del</strong> successo personale l’avevano trascinato in una<br />

china pericolosa, quando un passo falso gli aprì gli occhi. Comprese allora l’espressione <strong>del</strong> salmo<br />

“Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori (Sal 127,1)”. Anche i sacerdoti,<br />

i religiosi, le religiose e i laici che si dedicano alle attività apostoliche più sante possono<br />

diventare spiritualmente denutriti”.<br />

La stessa cosa dice in fondo, anche un teologo moderno, laico e ortodosso Oliver Clemet, in termini<br />

più moderni e un po’ spiritosi, verso la fine <strong>del</strong> suo bel libro: “Dio è simpatia: bussola spirituale<br />

in un tempo complicato” : “È radicandosi in Dio che si può comprendere l’altro. Non si è per<br />

forza immediatamente commestibili nella <strong>vita</strong>. Molti si donano agli altri, ma rischiano di avvelenarli,<br />

se non sono al punto giusto di cottura, o di purificazione, di macerazione”.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 117


LO SPIRITO<br />

San Giuseppe<br />

di Guglielmo Toral<br />

Missionari<br />

di san Giuseppe<br />

Notizie in breve su una congregazione giuseppina omonima particolarmente attiva in America e<br />

nella devozione a san Giuseppe<br />

A chi si deve la fondazione?<br />

Al P. Giuseppe Maria Vilaseca, nato a Igualada,<br />

Catalogna, Spagna, il 19 gennaio 1831; morto<br />

a Città <strong>del</strong> Messico il 3 <strong>aprile</strong> 1910.<br />

Come risposta alla sua vocazione missionaria,<br />

arrivò nel Messico il 20/03/1853; fece la professione<br />

religiosa nella Congregazione <strong>del</strong>la Missione<br />

il 3/04/1855 e fu ordinato sacerdote il<br />

20/12/1856.<br />

Nei primi anni da sacerdote predicò Missioni<br />

Popolari in diverse parti <strong>del</strong> Messico, fu direttore<br />

<strong>del</strong>le Figlie <strong>del</strong>la Carità, formatore in due seminari<br />

e scrisse parecchie opere mariane, giuseppine<br />

e catechetiche.<br />

Come parte <strong>del</strong> suo lavoro missionario, dal<br />

1871 iniziò la Biblioteca Religiosa, la rivista<br />

mensile “El Propagador de la Devoción al Señor San José”, l’Arciconfraternita di San Giuseppe,<br />

il “Colegio Clerical” (un seminario con due sezioni: per sacerdoti diocesani e per missionari), e le<br />

due Congregazioni religiose, le Suore Giuseppine e i Missionari <strong>Giuseppini</strong>.<br />

Quali sono le attività apostoliche che svolgete?<br />

Educazione <strong>del</strong>la gioventù, missioni tra indigeni (nel Messico, nel Nicaragua) e “ad gentes” in<br />

Angola; e servizio pastorale in chiese e parrocchie.<br />

Dove siete presenti nel mondo con le vostre opere giuseppine?<br />

In diverse località <strong>del</strong> Messico, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Venezuela, Cile,<br />

Stati Uniti, Angola e Roma.<br />

118 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Perché avete scelto San Giuseppe come patrono e titolare?<br />

Veramente il nostro Fondatore aveva scelto il nome di “Figli (e Figlie) di Maria e Giuseppe”, e<br />

con questo nome ha scritto le prime regole, ma a Roma, quando cercava l’approvazione pontificia<br />

non è stato accettato il nome. Essendo però lui un fervente devoto di Maria, da Lei ricevette il dono<br />

di conoscere e amare San Giuseppe, e quindi fu verso il Santo Patriarca che diresse anche l’affetto<br />

<strong>del</strong> cuore e pose sotto il suo patrocinio tutto il lavoro, le attività, opere e Congregazioni.<br />

LA NOSTRA VOCAZIONE<br />

Sacerdoti e fratelli religiosi che vivono in comunità sull’esempio<br />

<strong>del</strong>la Famiglia di Nazaret, in semplicità, umiltà e<br />

carità nel servizio dei poveri.<br />

IL NOSTRO FONDATORE<br />

Apostolo di san Giuseppe, ha posto le proprie opere<br />

sotto il suo patrocinio, gli scritti sono pieni di amore al<br />

santo Patriarca, il carisma vuol essere una sua irradiazione.<br />

IL NOSTRO PROGRAMMA<br />

“Onoriamo e glorifichiamo san Giuseppe con ogni sorta di<br />

buone opere e facciamo conoscere tra i fe<strong>del</strong>i, secondo le luci che<br />

ci dà la Sacra Scrittura, le opere dei Santi Padri, gli scritti dei dottori<br />

che parlano di san Giuseppe e la dottrina <strong>del</strong>la vera tradizione” (J. M. Vilaseca).<br />

MISSIONARI DI SAN GIUSEPPE<br />

Nome popolare: <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> Messico<br />

Fondatore: P. José Maria Vilaseca (1831-1910)<br />

Fondazione: 1872<br />

Scopo/Finalità: Evangelizzare i poveri e gli indigeni, educare la gioventù e promuovere<br />

la conoscenza, il culto e la devozione a san Giuseppe.<br />

Indirizzo: Via S. Alessio 23 – 00153 Roma<br />

Studenti (seminaristi)<br />

in magistero (tirocinio)<br />

in riunione a<br />

Quito per riflettere<br />

sulla propria esperienza<br />

alla luce <strong>del</strong><br />

carisma giuseppino.<br />

Qui da sin. a destra:<br />

Manuel Tuàrez, Renato<br />

Paredes, Edwin<br />

Velasco e Italo Chicaiza.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 119


Anno <strong>del</strong>la Regola<br />

di Tullio Locatelli<br />

vicario.gen@murialdo.org<br />

“Scusi? Ma chi sono<br />

i religiosi?”<br />

Ogni tanto mi sorge una domanda: chissà cosa la gente sa e pensa <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> di noi religiosi? Alcuni<br />

laici sanno qualcosa <strong>del</strong>la nostra <strong>vita</strong> perché passano nelle comunità, collaborano nelle opere,<br />

hanno a che fare in qualche modo con qualche religioso. Ma forse molta conoscenza è solo di<br />

superficie, legata all’amicizia con un religioso Giuseppino, o poco più.<br />

Che qualche cristiano non sappia bene la distinzione tra “frate, monaco, religioso, suora, consacrato,<br />

prete diocesano, prete religioso, fratello laico”, sta anche nel fatto che c’è un vocabolario<br />

ecclesiastico lontano dal farsi capire bene e subito. C’è anche un poco di ignoranza nonostante il<br />

parlare <strong>del</strong>la chiesa comunione, <strong>del</strong>la chiesa famiglia, che presume un conoscersi almeno per sapersi<br />

chiamare con il proprio nome. Senza contare poi che di religiosi e di suore ce ne sono di tanti<br />

tipi, ed è difficile spiegare che per un verso sono tutti “consacrati” ma che vivono ed operano in<br />

tanti modi diversi.<br />

E il religioso Giuseppino come si definisce?<br />

Recita la Regola: “I confratelli <strong>del</strong>la congregazione di San Giuseppe rispondono all’amore di<br />

Dio donandosi totalmente a Lui, con l’impegno a vivere in modo radicale il Vangelo. Animati dalla<br />

carità che lo Spirito Santo infonde nel loro cuore, intendono seguire più da vicino Cristo povero,<br />

casto e obbediente, in una comunità di fratelli. Essi si consacrano a Dio dedicandosi ai giovani<br />

poveri, abbandonati e maggiormente bisognosi di aiuto e di cristiana educazione” (Costituzioni<br />

1).<br />

In questo primo articolo <strong>del</strong>la Regola dei <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> ci sono gli elementi fondamentali<br />

per definire il religioso Giuseppino, non qualsiasi tipo di religioso, ma una espressione<br />

particolare di <strong>vita</strong> consacrata che si rifà alla esperienza spirituale ed apostolica di San Leonardo<br />

<strong>Murialdo</strong>. Proviamo a semplificare. Quando un giovane fa la professione religiosa si dice che fa i<br />

voti (povertà-castità-obbedienza), che sceglie di far parte di una congregazione vivendo in una comunità<br />

con altri confratelli, che si dedicherà alla educazione dei giovani. E che tutto questo, se vissuto<br />

con fe<strong>del</strong>tà, è la sua risposta a Dio-Amore che l’ha chiamato a vivere ed offrire la sua <strong>vita</strong> da<br />

religioso Giuseppino.<br />

Con altro vocabolario quel giovane sta promettendo: di non sposarsi, di non cercare il successo<br />

personale, di non avere di mira il fare tanti soldi, di ubbidire ad un confratello perché suo superiore,<br />

di andare ad abitare in convento con altri come lui, di essere a servizio dei giovani.<br />

Si potrebbe dire anche in altro modo. Tutti siamo chiamati ad amare Dio e il prossimo, e la vocazione<br />

di ciascuno indica il proprio modo di farlo. Ma quel giovane, che sente di avere ricevuto<br />

la vocazione ad essere un religioso Giuseppino, vuol testimoniare che si può amare Dio rinunciando<br />

a tante cose belle e buone, rendendo la sua <strong>vita</strong> totalmente libera perché possa essere a servizio,<br />

tutta per Dio e tutta per i giovani poveri. Non è un superman e nemmeno un extraterrestre,<br />

120 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

lo fa perché, spinto dalla carità che lo Spirito Santo ha infuso nel suo cuore, gli piacerebbe che<br />

quello che ha fatto e vissuto san Leonardo <strong>Murialdo</strong> sia ripresentato oggi, per i giovani poveri <strong>del</strong><br />

suo tempo.<br />

Il religioso giuseppino si impegna così a condurre, sulla scia <strong>del</strong>la Regola, una “<strong>vita</strong> povera, casta,<br />

obbediente, in comunione con altri fratelli”; questo è ciò che si può constatare (almeno speriamo!),<br />

ma questo soprattutto è espressione di un cuore donato totalmente a Dio, riconoscendo il<br />

suo volto nel volto di ogni giovane.<br />

A questo giovane che dice di volere vivere da religioso, viene consegnata la Regola, quella dei<br />

<strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Essa viene accolta come aiuto alla fe<strong>del</strong>tà perché specifica alcune modalità<br />

<strong>del</strong>la <strong>vita</strong> di un religioso, presenta le motivazioni fondamentali, rinnova le mete e i propositi.<br />

In questo senso la Regola è considerata come misura <strong>del</strong> tipo di <strong>vita</strong> che si è scelto, riferimento<br />

fondamentale, via per vivere il Vangelo. Per questo il <strong>Murialdo</strong> ricordava spesso che osservare la<br />

Regola è la strada sicura per diventare santi.<br />

Non so se ho risposto alla domanda su chi è il religioso Giuseppino, grazie alla Regola. Al di là<br />

<strong>del</strong>le parole mi auguro che la risposta sia nella <strong>vita</strong> che sa testimoniare la promessa fatta e rende<br />

in qualche modo trasparente il mistero di una vocazione non completamente definibile con parametri<br />

umani. Non perché sia una vocazione più speciale <strong>del</strong>le altre, ma perché alla fine si tratta di<br />

una scelta che tocca le corde fondamentali di ciascuno (l’amare, il possedere, il volere), là dove il<br />

cuore prende una decisione di fronte a Dio e in favore degli uomini, mettendo in gioco il mistero<br />

<strong>del</strong>la sua esistenza. E si sa che il mistero è quella parte di noi stessi che non si riesce mai a dire fino<br />

in fondo.<br />

Religiosi <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>: ci sono sacerdoti, fratelli laici e anche un vescovo. Qui i partecipanti alla Consulta<br />

provinciale equatoriano-colombiana a Quito dal 29 al 30 dicembre scorso.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 121


Vita <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

L’apostolato<br />

negli oratori<br />

Tra le baracche dei poveri <strong>del</strong>la periferia, nelle viuzze umide e malsane, in cortili senza sole, lungo<br />

le rive <strong>del</strong> Po, passa il giovane prete Leonardo <strong>Murialdo</strong> con la sua tonaca nera e un campanello<br />

in mano: a quel suono accorrono torme di bambini e ragazzi che lo seguono fino all’oratorio <strong>del</strong>l’Angelo<br />

Custode, lontani per qualche ora dalla miseria quotidiana. Recupera così piccoli fuorilegge,<br />

vagabondi, giovani dediti alle truffe, ai ricatti, alle violenze, candidati al carcere minorile.<br />

All’oratorio si gioca ma non solo, naturalmente. Il <strong>Murialdo</strong> s’improvvisa “sindacalista” per quei<br />

piccoli quasi sempre sfruttati. Molti sono operai, garzoni, apprendisti, commessi. Ogni primavera<br />

arrivano dal biellese gruppi di manovali e garzoni muratori di otto-dodici anni. Sono in balìa di<br />

padroni senza scrupoli, lavorano in condizioni di totale insicurezza, per stipendi da fame. Lui li<br />

porta all’oratorio, li fa giocare e riposare, li istruisce nelle cose di Dio. Si preoccupa di trovare per<br />

loro un lavoro da padroni onesti, tenendosi informato <strong>del</strong>le condizioni morali, fisiche, economiche.<br />

I poveri e i giovani gli vogliono bene.<br />

Nel 1856 muoiono i due più grandi amici, entrambi neppure ventottenni, compagni inseparabili<br />

di studio e di ministero. Giovanni Francesco Revelli scompare il 24 maggio. L’elogio funebre è<br />

<strong>del</strong>lo stesso <strong>Murialdo</strong>. Il 5 novembre tocca a Francesco Paolo Rossi, direttore <strong>del</strong>l’Oratorio di San<br />

Luigi. Leonardo <strong>Murialdo</strong> si sente più solo. Ma la morte di Rossi mette nei guai anche don Bosco.<br />

Proporrà al <strong>Murialdo</strong> la direzione <strong>del</strong> San Luigi. Forse casualmente o forse no il prete dei Becchi<br />

incontra, un mattino <strong>del</strong> 1857, Leonardo <strong>Murialdo</strong> in<br />

via Doragrossa: sta uscendo dalla chiesa di San Dalmazzo<br />

dove ogni mattina va a dir messa. Gli chiede:<br />

«Signor teologo, me lo offre un bicerin?» (caffè, latte<br />

e cioccolato, bevanda tipica torinese). Entrano nel<br />

Caffè <strong>del</strong>le Alpi, all’angolo con via Consolata. E lì,<br />

seduti ad un tavolino, davanti al bicerin, don Bosco<br />

lancia la sua proposta: non potrebbe il signor teologo<br />

prendere la direzione <strong>del</strong> San Luigi? Ci sono tanti<br />

giovani da salvare e poi sarebbe bello continuare il<br />

lavoro <strong>del</strong> povero teologo Rossi. Il <strong>Murialdo</strong> ha già<br />

tanto da fare e non ama le cariche ufficiali. Forse tentenna.<br />

Teme di non farcela. Ma don Bosco usa le parole<br />

giuste. Come si fa a dire di no a don Bosco? «Se<br />

sono capace a qualcosa, faccia pure conto su di me»,<br />

risponde alla fine. Gli tocca pagare i due bicerin, ma,<br />

quando esce dal Caffè, Leonardo <strong>Murialdo</strong> è il nuovo<br />

direttore <strong>del</strong>l’Oratorio di San Luigi.<br />

Comincia il suo servizio la domenica 26 luglio<br />

1857, non ancora ventinovenne. Nel primo discorso<br />

122 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong> spiega perché ha accettato l’incarico. C’è una ragione generale: tutti dobbiamo<br />

salvarci l’anima, il prete deve salvare la sua e aiutare gli altri a salvare la propria e l’Oratorio<br />

è un modo per farlo. Cita poi altre due ragioni: «Perché succedo in questa carica a uno dei più cari<br />

amici che abbia avuto», e «perché trovo catechisti, assistenti, cooperatori così ecclesiastici come<br />

secolari, zelanti e generosi, che si prestano con tanto impegno ed esemplarità». Conclude: «La<br />

nostra speranza è nella benedizione di Dio: senza di essa nulla possiamo; la nostra speranza è nella<br />

Vergine Immacolata, in San Luigi, e anche in voi. Io farò quanto potrò: nelle istruzioni, nei catechismi,<br />

nel prepararvi ai sacramenti e nei leciti divertimenti: musica, teatro, ginnastica, giochi.<br />

E lo farò non da superiore, ma da amico”. È una gran fatica portare i ragazzi al San Luigi, trattenerveli,<br />

istruirli, avvicinarli a Dio. Bisogna inventare sempre qualcosa di nuovo. E Leonardo <strong>Murialdo</strong><br />

fa proprio così. Nascono scuole serali e festive, la scuola elementare diurna, iniziative di patronato<br />

per i giovani operai e gli apprendisti, la scuola di canto e la banda musicale. Gli tocca pure<br />

metter mano al portafoglio, com’era previsto. Ci sono il tabernacolo e i gradini <strong>del</strong>l’altare da rifare<br />

in marmo, per esempio. Oppure qualche ragazzo ha bisogno di soldi, o ancora si vuol premiarne<br />

uno meritevole…<br />

6 <strong>aprile</strong> 1858. Leonardo <strong>Murialdo</strong> va dal papa. Una doppia udienza: pubblica con un gruppo di<br />

piemontesi; poi privata. Lasciamo sia lui stesso a raccontare: «Alle 9 di sera <strong>del</strong>lo stesso giorno,<br />

fui introdotto ad udienza particolare per opera di don Bosco alla presenza di quest’ultimo e in<br />

compagnia <strong>del</strong> chierico Rua». Chiede una benedizione per i suoi ragazzi <strong>del</strong>l’oratorio e il papa risponde:<br />

«Vi sono degli apostoli che vorrebbero allontanare i ragazzi: ‘lasciate che i piccoli vengano<br />

a me’, diceva Gesù Cristo e così dobbiamo fare noi. Iddio dà molte benedizioni a chi si occupa<br />

dei fanciulli ed è grande consolazione il salvarsi in compagnia di altri salvati da noi: mentre<br />

è poltroneria il volersi salvare solo noi». Il <strong>Murialdo</strong> azzarda: «Il bisogno è grande, specialmente<br />

nel nostro paese». Pio IX ribatte che dappertutto c’è bisogno, ma è amareggiato per l’ostilità <strong>del</strong><br />

governo piemontese e per la cattiva stampa che da Torino si diffonde ovunque. Benedette alcune<br />

medaglie, il papa dona al <strong>Murialdo</strong> due immagini, <strong>del</strong>la Madonna e di san Luigi Gonzaga, protettore<br />

<strong>del</strong>la gioventù: «Io non seppi rispondere altro, se non che li avrei conservati come reliquie».<br />

Poi la benedizione e i saluti, ma il <strong>Murialdo</strong> annota ancora: «Fui testimone in quella udienza <strong>del</strong>la<br />

familiarità con cui don Bosco veniva benignamente trattato dal papa. In essa dopo aver concesso<br />

un gran numero di grazie chiestegli da lui, lasciò a tutti un ricordo in medaglie e poi diede a don<br />

Bosco un bel gruzzolo di<br />

monete d’oro, affinché con<br />

esse si potesse fare una festicciola,<br />

nei tre oratori di<br />

Torino da lui diretti». La<br />

festa sarà il 24 giugno, solennità<br />

di san Giovanni<br />

Battista, patrono <strong>del</strong>la città<br />

di Torino. È la «festa dei<br />

tre oratori»: don Bosco la<br />

organizza a Valdocco, Michele<br />

Rua all’Angelo Custode,<br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong><br />

al San Luigi. Confessione<br />

e comunione, indulgenza<br />

plenaria di Pio IX, distribuzione<br />

<strong>del</strong>le medagliette<br />

benedette dal pontefice. E<br />

una gran merenda. Con i<br />

soldi <strong>del</strong> papa.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 123


Eugenio Reffo<br />

a cura <strong>del</strong>la postulazione<br />

“Se ci vedessi<br />

direi che non ho<br />

creduto ai miei occhi”<br />

Sfogliando le lettere che don Reffo scrisse nei tre anni 1916-1918 si scopre un uomo sempre attento<br />

a chiunque gli sta vicino e che ha per tutti una parola di conforto e di sostegno. Non tralascia<br />

mai di aprire il cuore <strong>del</strong> suo interlocutore alla fiducia in Dio che accompagna e guida la nostra <strong>vita</strong><br />

con amore di Padre.<br />

Tra i tanti temi che queste lettere ci offrono ne rileviamo solo due: la malattia <strong>del</strong>l’unico occhio<br />

che gli resta ancora sano e che lo porterà alla totale cecità, e le lettere ai confratelli militari o prigionieri<br />

ricche di affettuoso interesse per tutto ciò che può riguardare la loro salute, la loro <strong>vita</strong> spirituale<br />

e anche l’apostolato.<br />

Nel 1916 si riacutizza la sua oftalmia, che prelude il declino definitivo <strong>del</strong>la sua vista. In una<br />

lettera <strong>del</strong> giugno scrive a un confratello:”. . . devi sapere che da 50 giorni non dico più messa e<br />

tengo il letto quasi tutto il giorno per una grave malattia di occhi...”. A settembre ritorna sull’argomento<br />

sia pure con un po’ di speranza e scrive:”... La mia oftalmia pare che prenda una<br />

buona piega...”. A ottobre è a Volvera “sperando qualche beneficio dall’aria campestre...” scrive.<br />

Ma la situazione resta molto incerta. A giugno <strong>del</strong> 1917 le cose peggiorano ed egli scrive:<br />

”La mia infermità peggiora di giorno in giorno e temo vicina la catastrofe finale...”. A ottobre<br />

in forma telegrafica: “la mia vista più indietro che avanti...” e subito aggiunge “di preghiere un<br />

grandissimo bisogno”, uno spiraglio questo che fa capire quale fosse la sua sofferenza intima<br />

per questo peggioramento. Nel febbraio <strong>del</strong> 1918 comincia così una lettera: “Se io ci vedessi direi<br />

che non ho creduto ai miei occhi quando...”, da questo si deduce che a quella data egli è completamente<br />

cieco. Da sempre don Reffo aveva dovuto portare gli occhiali a causa di una elevata<br />

miopia. Nel 1895 poi perse l’occhio destro, dal 1898, anno in cui fu in pericolo di perdere anche<br />

il sinistro, fino alla fine <strong>del</strong> 1917 fu un susseguirsi di cure e di ricoveri per salvarlo, ma tutto<br />

senza esito. Ora don Reffo è cieco. Soffre molto e confida il suo dolore al direttore spirituale,<br />

don Allamano, oggi Beato Allamano, ma agli altri non ne parla se non per dire che il Signore<br />

gli ridarà la vista per vederlo e contemplarlo in cielo. Il buio che lo avvolge e lo separa dalle<br />

cose e dagli altri è un problema suo, gli altri non devono sentirne il peso. Un confratello lo accompagnerà<br />

ovunque e lo seguirà sempre e all’accompagnatore di turno detterà le note <strong>del</strong> suo<br />

diario e la corrispondenza.<br />

Mentre l’oftalmia lo portava alla cecità creandogli una grande sofferenza, sul suo cuore di Padre<br />

e di superiore pesava, ancor più forse, il numero di confratelli chiamati alle armi e le conseguenze<br />

che ne derivavano per la <strong>vita</strong> <strong>del</strong>la Congregazione. Nelle lettere parla dapprima di novan-<br />

124 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

ta confratelli sotto le armi, poi di un centinaio nel febbraio 1918 scrive:”. . . centoquattro confratelli<br />

sotto le armi...”.<br />

Sembra che in quegli anni non avesse altro interesse che loro. Aspetta sempre con ansia le loro<br />

notizie e ricorda nelle sue lettere che è un diritto-dovere <strong>del</strong> superiore essere informato <strong>del</strong>le loro<br />

condizioni fisiche e morali. L’espressione può dare l’impressione di norma giuridica, in realtà tradisce<br />

la sua preoccupazione e la sua attenzione per i figli lontani, che sono nella sofferenza e possono<br />

sentirsi soli. Scrive: “Sono dolentissimo <strong>del</strong>le notizie ricevute sulla tua salute... Spero che il<br />

Signore ti avrà concesso di superare come le tante altre anche questa crisi...”.<br />

A dicembre <strong>del</strong> 1917 scrive ancora: “Prendo viva parte alle tue tribolazioni; in questi giorni il<br />

mio pensiero è sempre rivolto ai nostri carissimi confratelli e ai patimenti che soffrono in stagione<br />

così rigida e in mezzo a tanti pericoli: l’unico conforto che prova il mio cuore afflittissimo è il<br />

pensiero <strong>del</strong>la vostra rassegnazione... mi conforta ancora il pensiero che i vostri patimenti tollerati<br />

con tanta pazienza tornano a vantaggio spirituale <strong>del</strong>la nostra cara Congregazione...”. “Siamo<br />

lontani di corpo ma uniti di mente e di cuore; - scrive a gennaio <strong>del</strong> 1918 - vi è tra noi la vera comunione<br />

dei santi e questo pensiero ci conforta e ci consola nella dolorosa tribolazione. . . “. “Ti<br />

ringrazio - scrive a un altro confratello -. . . è sempre un grande conforto sapere notizie dei propri<br />

figliuoli e saperle da loro stessi...”. Per assicurare ai confratelli prigionieri un trattamento meno<br />

duro e un luogo “più confacente al loro stato” scrive al Nunzio di Vienna perché ottenga che siano<br />

“ricoverati in qualche convento” dove potrebbero prestare qualsiasi servizio per mantenersi e<br />

non pesare sulla comunità che li ospiterebbe. Questa “squisita carità... - dice nella lettera al Nunzio<br />

- solleverebbe codesti poveri giovani da uno stato angoscioso e forse fatale e consolerebbe<br />

grandemente questa piccola Congregazione...” il che equivale dire “me stesso”.<br />

Don Reffo però sa stare vicino ai suoi figli soprattutto con la concretezza dei pacchi di pane, di<br />

vestiario, modeste somme di denaro. “. . . abbiamo fatto qualche spedizione che purtroppo arriverà<br />

quando arriverà. Quanto mi rincresce non potere con più prontezza e abbondanza alleviare le tue<br />

pene...-scrive in una lettera al confratello prigioniero-. Nel post scriptum riporta a conferma <strong>del</strong>le<br />

sue parole le date <strong>del</strong>la spedizione <strong>del</strong> pane e l’elenco <strong>del</strong> vestiario contenuto nel pacco spedito.<br />

Questo breve e scarno saggio <strong>del</strong>le lettere ai confratelli sotto le armi o prigionieri vuole solo dire<br />

che gli anni di guerra hanno fatto soffrire molto don Reffo, che fu vicino ai suoi figli lontani,<br />

pregò e fece pregare molto per loro, fu per loro un autentico padre che assicura pane, vestito e affetto<br />

senza risparmio di tempo e di energie. Le lettere ci rivelano la grande umanità, la profonda<br />

sensibilità e il tenerissimo affetto di don Reffo.<br />

Don Reffo è attento alle preghiere e ottiene grazie e favori<br />

a chi lo invoca. Preghiamo con la sua intercessione:<br />

Signore, Padre buono,<br />

con fede ti preghiamo per intercessione<br />

di don Eugenio Reffo.<br />

Egli, per tuo amore,<br />

si fece padre dei giovani poveri,<br />

fu sostenitore<br />

<strong>del</strong>la missione <strong>del</strong>la Chiesa<br />

e guida dei chiamati<br />

alla <strong>vita</strong> consacrata<br />

nella congregazione di san Giuseppe.<br />

Fa’che possiamo testimoniare anche noi<br />

il tuo amore<br />

nel servizio dei fratelli bisognosi<br />

e concedi le grazie che ti domandiamo. Amen.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 125


Q ualche<br />

L’ATTUALITÀ<br />

di Giovanni Boggio<br />

gboggio@murialdo.org<br />

QUESTA STRANA<br />

SOCIETÀ<br />

lettore mi ha chiesto quale rapporto<br />

ci sia tra gli argomenti vari e diversi affrontati<br />

in questa mia rubrica e le finalità educative<br />

che Vita Giuseppina si propone. La domanda<br />

mi ha un po’ sorpreso. Essa presuppone<br />

una visione abbastanza ristretta <strong>del</strong> fatto educativo,<br />

quasi che l’educazione non debba riguardare<br />

le relazioni che il giovane deve intessere<br />

con l’ambiente in cui vive e con la società di cui<br />

fa parte. Da questa riceve continuamente impulsi<br />

e stimoli a comportarsi in un certo modo<br />

piuttosto che in un altro, in essa vede mo<strong>del</strong>li di<br />

<strong>vita</strong> suggestivi e in<strong>vita</strong>nti. Nella stessa società<br />

il giovane è destinato ad inserirsi, per diventarne,<br />

almeno nelle sue aspirazioni, un protagonista.<br />

Sarebbe per lo meno strano che un educatore<br />

non si preoccupasse di fornire al giovane elementi<br />

di valutazione <strong>del</strong>la società in cui si trova<br />

e <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> alla quale deve prepararsi. Di<br />

fronte al bombardamento continuo di messaggi<br />

di ogni tipo ai quali il giovane (e tutti noi) è sottoposto,<br />

l’educatore ha l’obbligo morale e professionale<br />

di proporre mo<strong>del</strong>li e stili di <strong>vita</strong> alternativi<br />

a quelli diffusi così largamente dai<br />

mass media.<br />

Oggi si parla spesso e volentieri di libertà di<br />

impostare la propria esistenza. Ma in pratica si<br />

impongono comportamenti e atteggiamenti<br />

che condizionano una scelta veramente libera<br />

Osservatorio<br />

perché non accettano alternative. La cultura<br />

massmediale non impone certo leggi scritte fatte<br />

osservare dalla polizia o sanzionate da misure<br />

coercitive. Però ha un codice di leggi ferreo,<br />

capace di distruggere chi non vi si adegua fino<br />

in fondo. La pena più grave con la quale la società<br />

punisce chi non segue le indicazioni che<br />

offre, si chiama emarginazione.<br />

È una logica diabolica che costruisce un ingranaggio<br />

dal quale si deve stare lontani il più<br />

possibile per non rimanerne vittime. L’immagine<br />

<strong>del</strong> film Tempi moderni, con l’omino incastrato<br />

tra gli ingranaggi di una macchina mostruosa,<br />

è diventata l’icona <strong>del</strong>la nostra società<br />

che crea i suoi miti, le sue divinità e poi stritola<br />

chi se ne serve, illudendosi di aver raggiunto la<br />

felicità. E dopo piange le proprie vittime, e le<br />

trasforma in eroi che diventano a loro volta<br />

esche per catturare nuovi ingenui, destinati a<br />

fare la stessa fine.<br />

La vicenda dolorosa e drammatica <strong>del</strong> “Pirata”<br />

ha rivelato la perversione di questa società.<br />

Prima si esalta il campione quando giunge vittorioso<br />

ai traguardi, senza chiedersi a quale<br />

prezzo li abbia raggiunti. O meglio, sapendo<br />

quanto sono costati, ma fingendo di non sapere<br />

nulla. Poi, quando si vede che “il re è nudo”,<br />

quando non ci si può aspettare più nulla da lui,<br />

lo si abbandona al suo destino. I pianti e gli elogi<br />

postumi trasudano ipocrisia, sono le classi-<br />

126 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

che “lacrime di coccodrillo”, e ne abbiamo avuto<br />

abbondante dimostrazione dopo la morte di<br />

un campione che non riusciremo mai a sapere<br />

quanto fosse genuino o invece “taroccato”.<br />

Ma l’esaltazione <strong>del</strong> campione è stata tale da<br />

far passare in secondo piano tutto il sottobosco<br />

che lo aveva prodotto. Il messaggio che probabilmente<br />

molta gente ha colto, temo sia stato<br />

che “è morto un grande campione amato e pianto<br />

da tutti. Vale la pena diventare campioni<br />

quando si diventa così popolari”. E il dramma<br />

di una <strong>vita</strong> stroncata dalla droga? <strong>del</strong>la solitudine<br />

spaventosa di chi era abituato all’applauso e<br />

al successo? <strong>del</strong> denaro che non basta mai? Tutto<br />

questo scompare annegato nei fiumi di lacrime<br />

che, conclusi i riti funebri, hanno smesso di<br />

scorrere. E la corsa continua sulle stesse strade<br />

di prima, come se niente fosse accaduto.<br />

Ma prima e dopo la vicenda Pantani quanti altri<br />

giovani hanno percorso e stanno percorrendo<br />

la stessa strada? chi si interessa di loro? o lo<br />

si fa solo quando scoppia anche per loro la tragedia?<br />

In questi ultimi tempi sono riemersi gli stessi<br />

problemi anche negli ambienti di un altro sport<br />

popolare, il calcio. Tutti sapevano, tutti sanno<br />

come si vincono certe partite, come si fanno<br />

certi gol, come i campioni di un giorno passano<br />

poi lunghi periodi grigi e anonimi. Tutti sanno<br />

(ed ora si incomincia anche a scriverlo) come<br />

vengono sostenuti fisicamente gli atleti “per<br />

migliorare le loro prestazioni”, si continua però<br />

a ripetere con sfacciata ipocrisia. E intanto i<br />

giovani, attratti dal miraggio di diventare anch’essi<br />

campioni strapagati, si “taroccano” per<br />

apparire quello che non sono con la speranza<br />

che si aprano anche per loro le porte <strong>del</strong> successo.<br />

Ma a quale prezzo?<br />

E i soldi che si promettono, sono veri o anche<br />

quelli sono “taroccati”? Le indagini <strong>del</strong>le varie<br />

Procure sulle società calcistiche, stanno portando<br />

alla luce imbrogli a non finire per creare<br />

un mondo artificiale, con successi inventati,<br />

stipendi da favola, valutazione dei giocatori alle<br />

stelle per riempire i buchi di bilanci fallimentari.<br />

Fino ad arrivare a vendere una squadra<br />

prestigiosa ad una finanziaria straniera<br />

spuntata dalle ceneri dorate <strong>del</strong>la patria <strong>del</strong><br />

proletariato.<br />

Ma i ragazzi continuano a sognare il pallone<br />

d’oro e sono disposti a tutto pur di vivere la loro<br />

adolescenza e giovinezza all’inseguimento<br />

di un traguardo che nessuno raggiungerà mai.<br />

Sognare è una cosa bellissima, aiuta a superare<br />

momenti difficili e dà comunque sempre una<br />

spinta nella <strong>vita</strong>. Ma quando il sogno è ottenuto<br />

a certi prezzi abbiamo il diritto e il dovere di<br />

chiederci: ne vale la pena?<br />

Anche al di fuori degli ambienti sportivi si<br />

propone un modo di vivere esasperato, dove<br />

tutti devono rendere al massimo, dove il successo<br />

ad ogni costo è il traguardo massimo da<br />

raggiungere. Questa aspirazione sarebbe positiva<br />

se si avesse di mira il raggiungimento di<br />

una professionalità seria, di una riuscita nello<br />

studio, di una affermazione nella propria attività<br />

lavorativa, di una <strong>vita</strong> familiare senza il fallimento<br />

<strong>del</strong> divorzio. Ma tutto questo è irriso<br />

dalla società artificiale che costituisce l’ideale<br />

proposto dai media e vissuto da gran parte dei<br />

nostri contemporanei, non solo giovani.<br />

Credo che interessarsi di questi problemi e<br />

farne oggetto di riflessione non sia tempo perso<br />

e rientri in una finalità educativa ben precisa.<br />

Forse anche un articolo stampato può aiutare<br />

qualcuno dei lettori, anche giovani, a confrontare<br />

un altro stile di <strong>vita</strong> con quelli proposti<br />

dai grandi media. Forse è un’illusione. Ma io ci<br />

provo, con serenità e convinzione, senza ricorrere<br />

a “tarocchi” di nessun genere.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 127


1. Il tema di quest’anno – “Chi accoglie anche<br />

uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie<br />

me” (Mt 18,5) – offre l’opportunità di riflettere<br />

sulla condizione dei bambini, che anche<br />

oggi Gesù chiama a sé e addita come esempio<br />

a coloro che vogliono diventare suoi discepoli.<br />

Le parole di Gesù costituiscono un’esortazione<br />

a esaminare come sono trattati i bambini<br />

nelle nostre famiglie, nella società civile e nella<br />

Chiesa. E sono anche uno stimolo a riscoprire<br />

la semplicità e la fiducia che il credente deve<br />

coltivare, imitando il Figlio di Dio, il quale ha<br />

condiviso la sorte dei piccoli e dei poveri. In<br />

proposito, santa Chiara d’Assisi amava dire<br />

che Egli, “posto in una greppia, povero visse<br />

sulla terra e nudo rimase sulla croce” (Testamento,<br />

Fonti Francescane n. 2841).<br />

Gesù amò i bambini e li predilesse “per la loro<br />

semplicità e gioia di vivere, per la loro spontaneità,<br />

e la loro fede piena di stupore”. Egli,<br />

Vita Ecclesiale<br />

Dalla parte dei piccoli<br />

Accogliere i piccoli, essere attenti all infanzia pi bisognosa, il messaggio <strong>del</strong> Papa<br />

per la scorsa Quaresima: un invito che ci sta particolarmente a cuore.<br />

pertanto, vuole che la comunità apra loro le<br />

braccia e il cuore come a Lui stesso: “Chi accoglie<br />

anche uno solo di questi bambini in nome<br />

mio, accoglie me” (Mt 18,5). Ai bambini Gesù<br />

affianca i “fratelli più piccoli”, cioè i miseri, i<br />

bisognosi, gli affamati e assetati, i forestieri, i<br />

nudi, i malati, i carcerati. Accoglierli e amarli,<br />

o invece trattarli con indifferenza e rifiutarli, è<br />

riservare a Lui lo stesso atteggiamento, perché<br />

in loro Egli si rende particolarmente presente.<br />

2. Il Vangelo racconta l’infanzia di Gesù nella<br />

povera casa di Nazareth dove, sottomesso ai<br />

suoi genitori, “cresceva in sapienza, età e grazia<br />

davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52). Facendosi<br />

bambino, Egli volle condividere l’esperienza<br />

umana. “Spogliò se stesso, - scrive<br />

l’apostolo Paolo - assumendo la condizione di<br />

servo e divenendo simile agli uomini; apparso<br />

in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente<br />

fino alla morte e alla morte di croce”<br />

128 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

(Fil 2, 7-8). Quando dodicenne restò nel tempio<br />

di Gerusalemme, ai genitori che lo cercavano<br />

angosciati disse: “Perché mi cercavate? Non<br />

sapevate che io devo occuparmi <strong>del</strong>le cose <strong>del</strong><br />

Padre mio?” (Lc 2, 49). In verità, tutta la sua<br />

esistenza fu contrassegnata da una fiduciosa e<br />

filiale sottomissione al Padre celeste. “Mio cibo<br />

– Egli diceva – è fare la volontà di Colui che<br />

mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,<br />

34).<br />

Negli anni <strong>del</strong>la sua <strong>vita</strong> pubblica, ripeté più<br />

volte che solo quanti avessero saputo farsi come<br />

i bambini sarebbero entrati nel Regno dei<br />

Cieli (cfr Mt 18,3; Mc 10,15; Lc 18,17; Gv 3,3).<br />

Nelle sue parole il bambino diventa immagine<br />

eloquente <strong>del</strong> discepolo chiamato a seguire il<br />

divino Maestro con la docilità di un fanciullo:<br />

“Chiunque diventerà piccolo come questo<br />

bambino sarà il più grande nel regno dei cieli”<br />

(Mt 18,4).<br />

“Diventare” piccoli e “accogliere” i piccoli:<br />

sono questi due aspetti di un unico insegnamento<br />

che il Signore rinnova ai suoi discepoli<br />

in questo nostro tempo. Solo chi si fa “piccolo”<br />

è in grado di accogliere con amore i fratelli più<br />

“piccoli”.<br />

3. Sono molti i credenti che cercano di seguire<br />

fe<strong>del</strong>mente questi insegnamenti <strong>del</strong> Signore.<br />

Vorrei qui ricordare i genitori che non esitano a<br />

farsi carico di una famiglia numerosa, le madri<br />

e i padri che, invece di additare come prioritaria<br />

la ricerca <strong>del</strong> successo professionale e <strong>del</strong>la<br />

carriera, si preoccupano di trasmettere ai figli<br />

quei valori umani e religiosi che danno senso<br />

vero all’esistenza.<br />

Penso con grata ammirazione a coloro<br />

che si prendono cura <strong>del</strong>la formazione<br />

<strong>del</strong>l’infanzia in difficoltà e alleviano le<br />

sofferenze dei bambini e dei loro familiari<br />

causate dai conflitti e dalla violenza,<br />

dalla mancanza di cibo e di acqua,<br />

dall’emigrazione forzata e da tante forme<br />

di ingiustizia esistenti nel mondo.<br />

Accanto a tanta generosità si deve<br />

però registrare anche l’egoismo di quanti<br />

non “accolgono” i bambini. Ci sono<br />

minori che sono feriti profondamente<br />

dalla violenza degli adulti: abusi sessuali,<br />

avviamento alla prostituzione, coinvolgimento<br />

nello spaccio e nell’uso <strong>del</strong>-<br />

la droga; bambini obbligati a lavorare o arruolati<br />

per combattere; innocenti segnati per sempre<br />

dalla disgregazione familiare; piccoli travolti<br />

dal turpe traffico di organi e di persone. E<br />

che dire <strong>del</strong>la tragedia <strong>del</strong>l’AIDS con conseguenze<br />

devastanti in Africa? Si parla ormai di<br />

milioni di persone colpite da questo flagello, e<br />

di queste tantissime sono state contagiate sin<br />

dalla nascita. L’umanità non può chiudere gli<br />

occhi di fronte a un dramma così preoccupante!<br />

4. Che male hanno fatto questi bambini per<br />

meritare tanta sofferenza? Da un punto di vista<br />

umano non è facile, anzi forse è impossibile rispondere<br />

a quest’interrogativo inquietante. Solo<br />

la fede ci aiuta a penetrare in un così profondo<br />

abisso di dolore. Facendosi “obbediente fino<br />

alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8), Gesù<br />

ha assunto su di sé la sofferenza umana e l’ha<br />

illuminata con la luce sfolgorante <strong>del</strong>la risurrezione.<br />

Con la sua morte ha vinto per sempre la<br />

morte.<br />

5. Con la semplicità tipica dei bambini noi ci<br />

rivolgiamo a Dio chiamandolo, come Gesù ci<br />

ha insegnato, “Abba”, Padre, nella preghiera<br />

<strong>del</strong> “Padre nostro”.<br />

Padre nostro! Ripetiamo frequentemente<br />

questa preghiera, ripetiamola con intimo trasporto.<br />

Chiamando Dio “Padre nostro”, avvertiremo<br />

di essere suoi figli e ci sentiremo fratelli<br />

tra di noi. Ci sarà in tal modo più facile aprire<br />

il cuore ai piccoli, secondo l’invito di Gesù:<br />

“Chi accoglie anche solo uno di questi bambini<br />

in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5).<br />

GIOVANNI PAOLO II<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 129


Il mondo di oggi, la società odierna e l’uomo<br />

in particolare, affrontano ogni giorno<br />

problemi e situazioni che sembrano condizionare<br />

quotidianamente il modo di pensare<br />

e di agire; si ascoltano tante parole, più o<br />

meno capaci di costruire e si mettono da parte<br />

il più <strong>del</strong>le volte discorsi che riguardano la<br />

propria coscienza, il proprio essere e soprattutto<br />

la fede.<br />

Si parla spesso di religiosità cercando di far<br />

confluire in questa parola tutto quanto, dimenticando<br />

talvolta di parlare di fede.<br />

II tema religioso oggi è di moda; è trattato da<br />

tutti i media, ma questa informazione di massa<br />

dà poco nutrimento alla fede personale;<br />

non passa attraverso il dialogo vivo e il confronto<br />

interpersonale.<br />

Cosa significa avere fede ?<br />

È un interrogativo a cui non è semplice trovare<br />

una risposta. Eppure l’individuo fin dalla<br />

nascita dimostra di aver bisogno di credere, di<br />

avere fiducia in qualcosa o in qualcuno.<br />

Non occorre andare indietro nel tempo e<br />

nella storia per ricordare le usanze e le tradizioni<br />

di antiche civiltà e popolazioni che credevano<br />

e manifestavano la propria fede adorando<br />

oggetti o idoli; e nel loro agire, giusto o<br />

sbagliato che fosse, costruivano tutta l’esistenza<br />

e il modo di vivere e di conseguenza di<br />

comportarsi.<br />

Non dobbiamo stupirci di farci <strong>del</strong>le domande<br />

sulla fede. Non abbiamo categorie<br />

mentali adeguate per esprimere l’infinito di<br />

Dio. Un guscio di noce non può contenere l’oceano;<br />

tuttavia l’intelligenza <strong>del</strong>la fede è necessaria<br />

e dobbiamo farcela sull’esempio di S.<br />

Agostino. che amava ripetere: “Credere per<br />

capire e capire per credere. Voglio capire al<br />

massimo quello in cui credo”.<br />

La fede è pertanto un’esigenza interiore <strong>del</strong>l’uomo.<br />

In ciascuno di noi c’è la componente<br />

religiosa. che può essere sviata o soffocata,<br />

ma c’è sempre.<br />

Essa è il risultato di una riflessione umana,<br />

ma è soprattutto dono di Dio: dono di Dio e<br />

scelta <strong>del</strong>l’ uomo.<br />

Lo stesso Giovanni Paolo II ha scritto: “La fede<br />

non è un insegnamento che ognuno può<br />

adattare ai propri bisogni e secondo il momento.<br />

Non è una nostra invenzione o una nostra<br />

creazione: La fede è il grande dono divino<br />

che Gesù Cristo ha fatto alla Chiesa “.<br />

Molte volte quando dai media arrivano notizie<br />

di avvenimenti (catastrofi, guerre, carestie,<br />

uccisioni, ecc.) che scuotono la nostra vi-<br />

allora che tutte le sollecitazioni e le voci che<br />

ci circondano si armonizzano in un coro che<br />

parla di Lui.<br />

La fede in Dio è una realtà che pervade il<br />

cuore, la mente e lo spirito <strong>del</strong>l’uomo credente.<br />

Egli avverte in sé questa luce, questa certezza<br />

e ne ha conforto.<br />

Chi ha bisogno di fede ha necessariamente<br />

bisogno di amore: soltanto chi ama è capace<br />

di credere a tutto; anche a ciò che può sembrare<br />

impossibile. L’itinerario da seguire è<br />

quello scolpito dal Concilio Vaticano II: al<br />

Non è facile parlare di fede<br />

ta quotidiana, ci domandiamo se ha ancora<br />

senso avere fede.<br />

Ma la fede di oggi, e specialmente la vera fede,<br />

deve saper anche sopravvivere ai grandi<br />

traumi sociali, ai problemi <strong>del</strong> male e <strong>del</strong>la<br />

sofferenza umana, al tremendo “silenzio di<br />

Dio” che sembra disinteressarsi degli eventi<br />

terreni.<br />

Il nostro credere è pieno di dubbi. Ciò che<br />

manca spesso a noi è la sicurezza <strong>del</strong>la fede.<br />

La fede incontra il dubbio, perché manca<br />

l’evidenza e quando manca l’evidenza, scrive<br />

il grande Dottore <strong>del</strong>la Chiesa S. Tommaso<br />

d’Aquino, l’intelletto è inquieto. Perciò il dubbio<br />

accompagna la fede, ma non la minaccia,<br />

la stimola e spesso diviene la via per raggiungerla.<br />

La fede non si nutre di evidenza bensì di<br />

dubbi superati e di dubbi approfonditi.<br />

A tal proposito vale la pena ricordare quel<br />

che disse un sacerdote africano rivolgendosi<br />

ai fe<strong>del</strong>i riuniti nella parrocchia: «Siete venuti<br />

oggi in chiesa a pregare perché il Signore ci<br />

mandi la pioggia; ma dove avete l’ombrello?<br />

Se aveste veramente fede, se foste sicuri <strong>del</strong><br />

vostro Dio, avreste preso l’ombrello prima di<br />

chiedere la pioggia !».<br />

Quando si crede in Dio, la nostra <strong>vita</strong> diventa<br />

gioiosa e leggera, perché solo Dio può colmare<br />

il nostro bisogno di fede e soddisfare<br />

un’esigenza <strong>del</strong>la nostra natura; ci si accorge<br />

130 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

mondo intero viene annunciata la salvezza<br />

perché “ascoltando creda - credendo speri -<br />

sperando ami” .<br />

La fede è <strong>vita</strong> e perciò come ogni organismo<br />

vivente deve crescere sempre, il cristiano vive<br />

di fede giorno per giorno non nell’astratto<br />

<strong>del</strong>le sue meditazioni, ma nel concreto dei<br />

rapporti col mondo <strong>del</strong>le cose e degli uomini.<br />

Una tale fede dev’essere perciò continuamente<br />

revisionata, aggiornata e approfondita<br />

perché possa essere al passo con i tempi, capace<br />

di illuminare le situazioni <strong>del</strong> mondo di<br />

oggi.<br />

È opportuno un cammino più continuativo<br />

di fede, affinché l’individuo e l’adulto in particolare<br />

possa progettare seriamente e responsabilmente<br />

la propria esistenza cristiana.<br />

I tempi, le situazioni e gli avvenimenti ci<br />

spingono ad uno sforzo impegnativo per incontrarci<br />

per verificare la fede e ridare la capacità<br />

e la forza di incidere negli eventi <strong>del</strong><br />

mondo, per evangelizzarli e trasformarli.<br />

S.Giovanni María Vianney, più conosciuto<br />

come il Curato d’Ars, soleva dire: “ Siamo in<br />

questo mondo come in una nebbia, ma la fede<br />

è il vento che la dissipa e fa splendere nell’anima<br />

un bel sole”. Ci piace concludere queste<br />

brevi riflessioni sulla fede con un paradosso:<br />

“ Che cos’è la fede? Chiudi gli occhi e vedrai! “.<br />

Gualtiero Sabatini<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 131


Costume e diritto a volte si inseguono,<br />

talora si scontrano, spesso si integrano.<br />

Certo è che il legislatore non può<br />

ignorare i cambiamenti <strong>del</strong> costume nel dettare<br />

le norme <strong>del</strong> vivere civile e nel regolare i<br />

rapporti interpersonali. Non sfugge a questa<br />

logica la famiglia che è una realtà in mutamento,<br />

fondata sulla stabilità degli affetti. Il<br />

mutamento, in epoche remote, è stato lentissimo<br />

e quasi impercettibile. Nell’ultimo secolo,<br />

invece, rapido al punto da rendere difficile<br />

un’analisi esaustiva. Limiterò queste brevi<br />

note agli ultimi settant’anni che hanno segnato<br />

il passaggio dalla famiglia-persona alla persona<br />

nella famiglia.<br />

La famiglia-persona<br />

Il codice civile <strong>del</strong> 1942, in pieno declino <strong>del</strong>l’era<br />

fascista, si prefiggeva di riproporre all’interno<br />

<strong>del</strong>la famiglia la struttura piramidale <strong>del</strong>lo<br />

Stato, mediata dalla filosofia <strong>del</strong> diritto di<br />

Hegel. Lo studioso, per esplicitare il suo pensiero,<br />

parte da una definizione <strong>del</strong> matrimonio:<br />

il consenso libero di due persone a costituire<br />

una sola persona, ad abbandonare la propria<br />

personalità naturale e singola in quell’unità,<br />

che, da questo aspetto, è un’autolimitazione.<br />

Da tanto fa discendere che la famiglia è una<br />

persona o che i suoi membri non sono che puri<br />

accidenti. Sicché la funzione giuridica <strong>del</strong>l’individuo<br />

nella famiglia non può essere che quella<br />

di soggezione a un fine che, superiore ai fini<br />

individuali, lega organicamente i soggetti fra di<br />

loro. La conseguenza più evidente di tale filosofia<br />

è che la farmiglia-persona, individuata<br />

nella figura <strong>del</strong> padre, finisce con l’imporre il<br />

sacrificio <strong>del</strong> singolo per il conseguiniento <strong>del</strong><br />

bene comune. È il marito che sa qual è il bene<br />

Vita in famiglia<br />

di Sandro Palumbo<br />

La famiglia e la legge<br />

<strong>del</strong>la moglíe; è il padre che sa qual è il bene dei<br />

figli.<br />

Attingendo a tale cultura, largamente condivisa<br />

dal costume <strong>del</strong>l’epoca, il legislatore sancisce<br />

che “il marito è il capo <strong>del</strong>la famiglia; la<br />

moglie segue la condizione civile di lui, ne assume<br />

il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo<br />

ovunque egli crede opportuno di fissare<br />

la propria residenza”.<br />

È ancora il legislatore a sancire la indissolubilità<br />

<strong>del</strong> matrimonio, sempre nell’ottica <strong>del</strong>la<br />

tutela <strong>del</strong> bene comune. È di tutta evidenza che<br />

la concezione autoritaria <strong>del</strong>la famiglia soffocava<br />

le libertà individuali e che, con l’avvento<br />

<strong>del</strong>la democrazia, le insofferenze erano destinate<br />

ad aumentare per quindi esplodere, come<br />

per l’appunto avvenne nel 1968.<br />

La persona nella famiglia<br />

In quell’anno, i giovani sorretti da un’ansia<br />

di libertà, abbandonarono numerosi la famiglia-prigione<br />

e scoprirono lo star bene tra di<br />

loro insieme, in assoluta precarietà, mettendo<br />

al bando il “per sempre” ritenuto incrostato<br />

dall’abitudine e dalla mortificazione. Non è<br />

difficile ravvisare nelle scelte dei giovani una<br />

componente egoistica. Essi si mettono insieme<br />

nell’aspettativa di ricevere dall’altro o dall’altra<br />

più di quanto sono disposti ad offrire.<br />

La loro filosofia si traduce nel “sto con te fino<br />

a quando sei in grado di offrirmi ciò che mi<br />

aspetto. Sto con te per un incantesimo che si<br />

può rompere all’improvviso. E se ciò accade,<br />

ognuno prende la sua strada. Senza drammi e<br />

senza rancore. È questo nuovo sentire che induce<br />

il legislatore a introdurre nel 1970 la normativa<br />

<strong>del</strong>la cessazione degli effetti civili <strong>del</strong><br />

matrimonio concordatario o <strong>del</strong>lo scioglimen-<br />

132 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

to <strong>del</strong> matrimonio civile e nel 1975 la riforma<br />

<strong>del</strong> diritto di famiglia. Con tale riforma viene<br />

affermata la assoluta parità fra i coniugi. La<br />

moglie non prende più il cognome <strong>del</strong> marito,<br />

ma lo aggiunge al suo, per perderlo definitivamente<br />

in caso di passaggio a nuove nozze. I<br />

coniugi concordano tra di loro l’indirizzo <strong>del</strong>la<br />

<strong>vita</strong> familiare e fissano la residenza <strong>del</strong>la famiglia<br />

secondo le esigenze di entrambi e quelle<br />

preminenti <strong>del</strong>la famiglia stessa. Nei confronti<br />

dei figli hanno i medesimi diritti e i medesimi<br />

doveri, sono tenuti a mantenere, istruire<br />

ed educare 1a prole tenendo conto <strong>del</strong>le capacità,<br />

<strong>del</strong>le inclinazioni naturali e <strong>del</strong>le aspirazioni<br />

dei figli. Anche il concetto di famiglia<br />

legata dai vincoli di sangue è stato rivisitato<br />

dal legislatore che ha posto l’accento sulla famiglia<br />

come luogo di comunione stabile dì affetti.<br />

Con il vecchio codice, ad esempio, i coniugi<br />

restavano tra di loro estranei, perché<br />

avevano sangue diverso. La non chiamata all’eredità.<br />

<strong>del</strong> coniuge superstite sottintendeva<br />

questa concezione. Ora invece il coniuge superstite<br />

eredita insieme ai figli e ha diritto <strong>vita</strong>lizio<br />

di abitazione <strong>del</strong>la casa familiare e di<br />

uso dei mobili che la corredano, se di proprietà<br />

<strong>del</strong> defunto o comuni. In materia di aborto,<br />

piaga di ogni tempo, il legislatore ha ritenuto<br />

opportuno che si passasse dalla clandestinità<br />

alla regolamentazione. Certamente, con più<br />

propensione a capire le ragioni <strong>del</strong>l’altro e, in<br />

primis, <strong>del</strong> concepito, il parlamento avrebbe<br />

potuto darci una legge diversa, senza incorrere<br />

nelle contraddizioni che si avvertono a partire<br />

dalla sua intitolazione: norme per la tutela<br />

sociale <strong>del</strong>la maternità e sull’interruzione <strong>del</strong>la<br />

gravidanza.<br />

La famiglia in prospettiva.<br />

Il ‘68, intanto, accusa gli anni. Sono cadute le<br />

illusioni di libertà senza limiti ed è fortemente<br />

in crisi la concezione di un’affettività precaria.<br />

I giovani vanno recuperando il concetto di stabilità<br />

degli affetti. Restano in famiglia anche<br />

troppo, forse perché spaventati dai mille problemi<br />

irrisolti <strong>del</strong> nostro tempo.<br />

I coniugi che pure sono consapevoli di poter<br />

accedere al divorzio, cominciano a dare un valore<br />

positivo al “per ora” che ha sostituito il<br />

“per sempre”.<br />

Essi avvertono che il per ora abbisogna di un<br />

amore che di giorno in giorno si rinnova a differenza<br />

di un’unione inchiodata dalla legge e<br />

spesso sentita come limite, E, messa da parte la<br />

cultura dei ruoli fissi, si aiutano reciprocamente,<br />

sperimentando l’arricchimento che rinviene<br />

dal dare.<br />

Il valore “sacramento” abbisogna di essere<br />

recuperato dalla comunità ecclesiale che per<br />

troppo tempo, protetta dalla legge, non ha proposto<br />

adeguatamente ai giovani gli opportuni<br />

richiami formativi fondati sul Vangelo e sull’insegnamento<br />

Paolino.<br />

Non c’è norma che non possa essere migliorata.<br />

In materia di diritto di famiglia, con particolare<br />

riguardo a1 mondo minorile e alle tematiche<br />

<strong>del</strong>la devianza, si avverte la necessità che il<br />

legislatore dia ancora il suo contributo. Ma occorre<br />

che la famiglia cristiana prepari il nuovo<br />

humus, recuperando la Parola, il valore <strong>del</strong>la<br />

comunione, <strong>del</strong>la condivisione, <strong>del</strong>la testimonianza<br />

e <strong>del</strong> volersi bene.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 133


Vita sociale<br />

di Marina Lomunno<br />

I volti <strong>del</strong>la povertà<br />

in Europa<br />

Il bisogno di politiche familiari adeguate per far fronte alle difficoltà<br />

Povertà non significa solo bidonville africane o latino americane<br />

ma anche le periferie <strong>del</strong>le capitali <strong>del</strong> vecchio continente. A<br />

lanciare l’allarme è Caritas Europa, che ha presentato il 16 febbraio<br />

scorso all’europarlamento di Bruxelles il rapporto: «I volti <strong>del</strong>la<br />

povertà in Europa. Il bisogno di politiche familiari». L’indagine,<br />

che fa seguito ad una prima edizione pubblicata nel 2001, è basata sulle<br />

esperienze vissute quotidianamente dagli operatori di Caritas Europa,<br />

realtà che raggruppa 48 organizzazioni attive in 44 paesi <strong>del</strong> continente.<br />

Ad esempio il tasso dei bambini che vivono in situazione di<br />

povertà nell’Unione europea è <strong>del</strong> 12,5%, in Gran Bretagna addirittura<br />

<strong>del</strong> 32% ed è in crescita il fenomeno dei ragazzi di strada nei Paesi<br />

<strong>del</strong>l’Est. C’è infatti una grande eterogeneità tra i Paesi, dalla Norvegia<br />

che è al primo posto nel mondo in quanto a sviluppo umano (seguita<br />

da Islanda e Svezia) all’Albania che è al 95° posto, insieme alla<br />

Turchia (96°) e alla Moldavia (108°). La povertà <strong>del</strong>le famiglie è diffusa<br />

ovunque, in Paesi ricchi e poveri, e “a parte la Francia e la Germania<br />

- precisa Hubert Cornudet, responsabile <strong>del</strong>le politiche sociali<br />

di Caritas Europa - c’è una generale carenza di politiche familiari e<br />

una assoluta assenza di studi incentrati sulla famiglia e sulle politiche<br />

familiari”. Il Rapporto segnala anche lo stretto legame tra disoccupazione<br />

e povertà, essendo questa “la causa primaria di povertà in Europa”.<br />

A metà degli anni ‘90, infatti, il 51,5% <strong>del</strong>le persone disoccupate<br />

134 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

in Francia, il 64,7% nel Regno Unito, il 72,4%<br />

in Italia e il 51,5% in Polonia vivevano al di sotto<br />

<strong>del</strong>la soglia <strong>del</strong>la povertà.<br />

Il 15% degli abitanti <strong>del</strong>l’Unione Europea<br />

dunque è a rischio di povertà e sono i bambini<br />

(uno su 5 è povero) e le donne a vivere nelle<br />

condizioni peggiori. Tra i vari problemi messi<br />

in evidenza dal rapporto, emerge soprattutto<br />

una diffusa carenza nelle politiche familiari che<br />

ha come conseguenze principali l’aumento di<br />

«madri single» che non riescono più a mantenere<br />

i propri figli o a sostenere il costo di un’abitazione,<br />

e l’abbandono dei bambini, soprattutto<br />

nei Paesi <strong>del</strong>l’Est, in particolare in Moldavia.<br />

Secondo i dati raccolti, ad esempio, la spesa<br />

media per l’affitto di una casa occupa il 50%<br />

<strong>del</strong>le entrate di una famiglia sia in Russia sia in<br />

Austria, ma il reddito medio mensile è di 88 euro<br />

nel primo paese e di 1.420 nel secondo e non<br />

c’è una differenza altrettanto proporzionale nel<br />

costo <strong>del</strong>l’abitazione nei due stati. Inoltre «nei<br />

Paesi <strong>del</strong>l’Europa centrale e <strong>del</strong>l’est – sottolinea<br />

il rapporto – troppo spesso la gravidanza significa<br />

per una donna correre il rischio di perdere<br />

il lavoro».<br />

Laddove la povertà è «cronica», il rapporto<br />

mette in evidenza il conseguente dilagare di numerose<br />

problematiche che necessitano interventi<br />

urgenti da parte dei governi. «Cattivi alloggi<br />

– scrivono i responsabili di Caritas Europa<br />

– e povera alimentazione influenzano la salute<br />

dei bambini e il loro apprendimento educativo.<br />

La disoccupazione permanente porta ad<br />

una bassa stima di se stessi, alla disperazione e<br />

spesso al suicidio. La povertà inoltre diventa<br />

terreno fertile per droga e alcolismo, che a loro<br />

volta conducono ad una maggiore miseria». Alcolismo<br />

e droga sono rilevati dal rapporto come<br />

fenomeni dilaganti anche nei paesi più ricchi<br />

<strong>del</strong>l’Europa, in ogni strato sociale: «ad essi –<br />

prosegue il rapporto - si uniscono violenza domestica<br />

e l’abuso matrimoniale esacerbati dalla<br />

povertà e dallo stress che essa porta nelle relazioni<br />

all’interno <strong>del</strong>la famiglia». Povertà implica<br />

anche scarso accesso alle cure: secondo i dati<br />

raccolti il tasso di mortalità degli uomini in<br />

età lavorativa <strong>del</strong>le classi povere è tre volte più<br />

alto di quello dei benestanti.<br />

Il dossier a fronte di un quadro preoccupante<br />

propone anche possibili linee di sviluppo: «È<br />

urgente prendere in considerazione – ribadisce<br />

la Caritas - la situazione dei genitori soli nelle<br />

famiglie monoparentali. Tra le numerose e necessarie<br />

misure c’è bisogno di migliorare i servizi<br />

prescolastici per i bambini e la qualità e la<br />

quantità <strong>del</strong>le strutture per la loro assistenza. Le<br />

politiche tributarie devono essere in accordo<br />

con la situazione familiare e passi concreti devono<br />

essere presi per ridurre la disoccupazione<br />

permanente attraverso l’implementazione di<br />

immediati programmi di reinserimento e di riqualificazione<br />

professionale». Caritas Europa<br />

raccomanda infine all’Unione europea di rinnovare<br />

l’impegno rispetto agli obiettivi <strong>del</strong>la strategia<br />

di Lisbona e di «sostenere i Piani di azione<br />

nazionali». «In tempi difficili - conclude il<br />

Rapporto - la famiglia può essere un luogo per<br />

escludere o per proteggere le persone più vulnerabili<br />

<strong>del</strong>la nostra società. È per questo che le<br />

politiche devono essere indirizzate alla situazione<br />

<strong>del</strong>le famiglie, assistendole con adeguate<br />

risorse ed efficienti mezzi di sostegno».<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 135


Ètriste ascoltare ancora una volta<br />

le solite diatribe tra chi è favorevole<br />

ad una riforma <strong>del</strong>la legge<br />

180, meglio conosciuta come legge<br />

Basaglia, e chi, invece, considera quella<br />

legge un “monumento” intoccabile. Dal<br />

1978, anno di approvazione <strong>del</strong>la legge<br />

che metteva un punto alla storia dei<br />

manicomi (almeno in maniera teorica),<br />

sono state avanzate oltre 30 proposte di<br />

modifica, ed ogni volta abbiamo assistito<br />

alle stesse stucchevoli discussioni.<br />

Occasione per aprire di nuovo il dibattito<br />

è stata la presentazione, al Comitato<br />

ristretto <strong>del</strong>la XII Commissione Affari<br />

sociali <strong>del</strong>la Camera, <strong>del</strong>la nuova versione<br />

<strong>del</strong>la proposta di legge denominata<br />

“Prevenzione e cura <strong>del</strong>le malattie mentali”,<br />

un testo unico che proprio in questi<br />

giorni dovrebbe andare in discussione<br />

in aula. Ebbene, ancora prima di<br />

conoscere la proposta di legge –ne sono<br />

stati anticipati solo alcuni stralci-, si è<br />

alzato subito il muro di coloro che vedono<br />

come il fumo negli occhi qualunque<br />

ritocco alla 180, cui sono seguite immediatamente<br />

le accuse di “ideologismo”<br />

da parte degli altri. Ma dico, e i malati?<br />

Interessano a qualcuno la <strong>vita</strong> e i problemi<br />

dei malati di mente e <strong>del</strong>le loro famiglie?<br />

Il dubbio è legittimo se pensiamo<br />

che tali penose discussioni sono state<br />

fatte sulla loro pelle. Che per anni, gli<br />

appelli e le denunce dei familiari, sulle<br />

cui spalle si è scaricato tutto il peso <strong>del</strong>l’assistenza<br />

di questi pazienti, non sono<br />

stati ascoltati.<br />

Vita e disagio<br />

di Massimo Angeli<br />

Legge 180: di nuovo in pista la riforma<br />

Interessano a qualcuno la <strong>vita</strong> e i problemi dei malati di mente e <strong>del</strong>le loro famiglie?<br />

136 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Nessuno mette in discussione che la legge<br />

180 abbia avuto il merito di aver chiuso i<br />

manicomi e di avere riportato l’attenzione<br />

sulla persona <strong>del</strong> malato, ma non si può negare<br />

che abbia lasciato aperti numerosi problemi.<br />

Primi fra tutti la situazione dei malati<br />

mentali cronici (la cui esistenza veniva quasi<br />

rifiutata, o meglio ritenuta il frutto <strong>del</strong>la lunga<br />

degenza nei manicomi), e i trattamenti sanitari<br />

obbligatori. Nelle prime anticipazioni <strong>del</strong>la<br />

riforma si parla <strong>del</strong>la riorganizzazione dei servizi<br />

territoriali, di una rete di pronto soccorso<br />

con la presenza di specialisti psichiatri, di un<br />

garante per i malati psichiatrici che hanno<br />

avuto un ricovero obbligatorio. Si sa poi che<br />

attribuisce grande importanza ad interventi<br />

precoci (l’otto per cento dei bambini sotto i 10<br />

anni presenta problemi psichiatrici), che articola<br />

in modo efficiente gli interventi obbligatori,<br />

che promuove risposte per la depressione,<br />

di Gino Giansante<br />

l’anoressia e altre patologie attualmente trascurate.<br />

600 mila famiglie italiane, costrette ogni<br />

giorno a misurarsi con il dramma <strong>del</strong>la salute<br />

mentale, aspettano da anni risposte concrete.<br />

Tutti - medici, associazioni, familiari - sono<br />

convinti che una riforma sia utile solo se<br />

rispetta il principio <strong>del</strong> non internamento<br />

manicomiale. Ma è necessario correggere i<br />

limiti <strong>del</strong>la legge 180, rendendo compatibili le<br />

intenzioni di chi si batté per quella legge, con<br />

la triste realtà <strong>del</strong>la malattia mentale. È necessario<br />

provvedere di congrui finanziamenti i<br />

dipartimenti, uscire dagli schematismi, avere a<br />

cuore la <strong>vita</strong> dei malati. Loro, ultimi fra gli<br />

ultimi, non battono i pugni sul tavolo per far<br />

sentire la propria voce, non ne sono capaci.<br />

Tocca alla società civile trovare la soluzione ai<br />

loro problemi.<br />

ggiansante@murialdo.org<br />

Tra cattedra, studio e comunità<br />

CONTENUTI E PROTAGONISTI <strong>del</strong>la PASTORALE UNIVERSITARIA<br />

Vita Giuseppina ha già dedicato alla pastorale<br />

universitaria un articolo in cui<br />

ne venivano <strong>del</strong>ineati gli orientamenti e<br />

le sfide. Vogliamo ora riprendere quel tema per<br />

svilupparlo ed approfondirlo nei suoi contenuti<br />

e nei suoi protagonisti.<br />

La pastorale in generale è la presenza <strong>del</strong>la<br />

Chiesa nella storia, la continuazione <strong>del</strong>la missione<br />

di Gesù. In particolare, la pastorale univesitaria<br />

è l’interesse e l’impegno per l’uomo<br />

dispiegato in questo specifico ambiente secondo<br />

scopi, dimensioni e modalità peculiari. Al<br />

cuore <strong>del</strong>la pastorale <strong>del</strong>la scuola, <strong>del</strong>l’università,<br />

<strong>del</strong>la cultura sta sempre il medesimo fine:<br />

Vita giovanile<br />

educare la persona, e di conseguenza contribuire<br />

alla costruzione <strong>del</strong>la storia e di una civiltà<br />

degne <strong>del</strong>l’uomo.<br />

I CONTENUTI<br />

Contemplare Cristo e respirare la Chiesa: nasce<br />

di qui ogni slancio apostolico. È il Signore<br />

la sorgente, il sostegno e la meta <strong>del</strong>la nostra<br />

presenza e <strong>del</strong>la nostra missione. La Chiesa deve<br />

offrire all’umanità la “diaconia <strong>del</strong>la verità”,<br />

<strong>del</strong>la verità tutta intera, che è la persona di Cristo,<br />

il deposito <strong>del</strong>la fede, e le conseguenze etiche<br />

che ne derivano.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 137


I contenuti di fondo si possono così riassumere:<br />

Gesù Cristo,cuore <strong>del</strong>la fede cristiana e<br />

Sposo <strong>del</strong>la Chiesa, e la dimensione etica <strong>del</strong>la<br />

persona e <strong>del</strong>la civiltà. Questi contenuti rimandano,<br />

a loro volta, agli strumenti peculiari che<br />

sono la fede e la ragione. Riascoltiamo, al riguardo,<br />

le parole <strong>del</strong> Papa: “La fede e la ragione<br />

sono come due ali con le quali lo spirito<br />

umano s’innalza verso la contemplazione <strong>del</strong>la<br />

verità” (Fides et Ratio,1).<br />

I PROTAGONISTI<br />

I docenti, il personale tecnico-amministrativo,<br />

gli studenti, le associazioni e i movimenti<br />

ecclesiali, le cappellanie e le parrocchie, le consulte<br />

e gli uffici diocesani, i singoli sacerdoti<br />

addetti sono i protagonisti <strong>del</strong>la pastorale universitaria.<br />

Essa si esprime in alcune “forme”<br />

caratteristiche.<br />

LA PASTORALE DELLA CATTEDRA.<br />

I docenti sono protagonisti innanzitutto dalle<br />

cattedre <strong>del</strong>le loro discipline e <strong>del</strong>le loro ricerche.<br />

Non si tratta di fare catechesi, ma di insegnare<br />

le rispettive materie con serietà e competenza<br />

professionale. Si tratta di far emergere<br />

l’humus che sta alla radice dei corsi stessi: l’humus<br />

<strong>del</strong>l’inquietudine propria <strong>del</strong>l’intelligenza<br />

umana di fronte al mistero <strong>del</strong>l’essere, <strong>del</strong>la ricerca<br />

di confini ulteriori che tradiscono una nostalgia<br />

ontologica, che indicano un principio e<br />

una meta. Si tratta, in fondo, di far emergere le<br />

domande di sempre che, anche nell’epoca <strong>del</strong><br />

consumismo edonistico, non sono affatto<br />

soffocate o morte.<br />

Nella sua tradizione migliore l’Università nasce<br />

come comunità di persone che vivono insieme<br />

per condividere con il maestro non solo<br />

la scienza e i suoi contenuti, ma anche un cammino<br />

di crescita umana.<br />

LA PASTORALE DELLO STUDIO.<br />

Si intende il diritto e il dovere di studiare con<br />

serietà e metodo. Si intende il sostegno e l’aiuto<br />

che gli studenti possono organizzare e offrirsi<br />

reciprocamente. Si intende infine la motivazione<br />

ideale <strong>del</strong>lo studio, che deve essere salvato<br />

da una mentalità puramente strumentale<br />

ed economistica. La tensione verso la professione<br />

e l’autonomia economica è legittima e<br />

doverosa; ma ciò non dovrebbe assorbire l’intelligenza<br />

e l’anima <strong>del</strong>lo studente al punto da<br />

impedirgli di vivere l’esperienza universitaria<br />

in chiave formativa.<br />

LA PASTORALE DELLA COMUNITÀ<br />

CRISTIANA.<br />

Per “comunità cristiana” qui bisogna intendere<br />

ogni “forma stabile di gruppo” che ha nel sacerdote<br />

incaricato il punto di riferimento ecclesiale<br />

e negli studenti e docenti il suo corpo vivo<br />

e dinamico. In questi gruppi deve pulsare il cuore<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, cioè l’ascolto <strong>del</strong>la Parola, la celebrazione<br />

dei sacramenti e la testimonianza e il<br />

servizio <strong>del</strong>la carità. Nell’ambiente universitario<br />

si deve rendere presente, visibile e operativa<br />

una “cellula” di <strong>vita</strong> cristiana secondo una propria<br />

modalità e propri dinamismi.<br />

In questa prospettiva, un ruolo particolare<br />

viene svolto dai collegi universitari, luoghi particolarmente<br />

favorevoli per coniugare le dimensioni<br />

formative nel periodo univesitario.<br />

Scrivono i Vescovi: “I collegi universitari promuovono<br />

l’ospitalità e l’accompagnamento<br />

educativo e spirituale degli studenti e si propongono<br />

come ambienti di maturazione umana<br />

e cristiana, di formazione culturale e civile”<br />

(Commissione Episcopale per l’educazione<br />

cattolica, la cultura, la scuola e l’università).<br />

138 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

“I giovani pregano di più.” L’ho sentito affermare<br />

un giorno <strong>del</strong>l’ultima settimana di gennaio<br />

durante il programma di “ uno mattina “.<br />

Intervistato dal giornalista che conduce il programma,<br />

lo affermava uno psicologo, conosciuto<br />

studioso, di cui ora non ricordo il nome,<br />

e la presidente nazionale <strong>del</strong>l’Azione Cattolica.<br />

Vita giovanile<br />

di Mario Rebellato<br />

I giovani pregano di più<br />

Mi ha fatto piacere sentire questa<br />

affermazione. Noi siamo abituati<br />

ancora dalla contestazione giovanile<br />

<strong>del</strong> 1968, a constatare che con<br />

1’adolescenza viene di conseguenza<br />

1’ abbandono dei sacramenti.<br />

L’affermazione, “i giovani pregano<br />

di più di un tempo”, fa pensare<br />

che questa tendenza di abbandonare<br />

la fede, vada invertendosi…<br />

Non posso constatarlo perché vivo,<br />

per malattia, in una struttura in cui<br />

i giovani non hanno niente a che fare,<br />

se non alcune ore di volontariato.<br />

È anche vero che nei giovani<br />

d’oggi, si trovano sentimenti di valori<br />

umani, degni di rispetto e di stima,<br />

come la solidarietà, la condivisione,<br />

che vissuti nella fede, sono<br />

valori cristiani. Mi auguro in cuor<br />

mio, che questi valori orizzontali<br />

non lascino da parte quelli verticali.<br />

Un noto pedagogo scrisse in<br />

questi giorni che l’età <strong>del</strong>l’adolescenza<br />

non deve considerarsi come<br />

1’età <strong>del</strong> disagio , ma come primavera<br />

<strong>del</strong>la <strong>vita</strong>. Vista in chiave positiva,<br />

questa età potrà portare risultati<br />

anche nella ricerca di Dio.<br />

Intanto, finché siamo in una fase<br />

pluralistica, è doveroso dare ai ragazzi<br />

e giovani la possibilità di far<br />

esperienza di fede, vale a dire di una presenza<br />

esistenziale di Cristo. Le nostre parrocchie, i<br />

patronati, le scuole cattoliche, l’ora di religione<br />

possono essere o diventare “laboratori <strong>del</strong>la fede”<br />

come si augurava il papa Giovanni Paolo II<br />

più volte durante l’anno santo 2000.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 139


Siccome abito a Roma, spesso mi vengono<br />

a trovare degli amici che avevo conosciuto<br />

prima di venire in questa bella<br />

città. L’arte non manca qui, e così li porto a visitare<br />

ora questa, ora quell’opera d’arte.<br />

Quando riusciamo ad essere in orario (infatti<br />

chiude presto), li porto a s.Luigi dei Francesi,<br />

una bella chiesa dove c’è un dipinto che colpisce<br />

sempre tutti: Gesù chiama Matteo mentre<br />

sta al banco <strong>del</strong>le imposte, dipinto dal Caravaggio.<br />

La luce <strong>del</strong> quadro è come se provenisse da<br />

Gesù e si posasse sul peccatore Matteo, lo<br />

sguardo coglie una specie di dialogo luminoso<br />

tra loro due.<br />

Ho pensato, e non solo una volta: come fa Gesù<br />

a chiamare tra i suoi discepoli un peccatore?<br />

Francamente, io ci starei alla larga e andrei alla<br />

ricerca di “brave” persone.<br />

Ma Lui no. Lui è diverso. Sì, perché non<br />

guarda al passato <strong>del</strong>le persone, come facciamo<br />

noi. Ma guarda… al futuro! Sì, lui ha fiducia in<br />

noi, e sa che con la sua Grazia ce la possiamo<br />

fare!<br />

Forse anche oggi, di fatto la vocazione è considerata<br />

una cosa per i “buoni”: è logico (lo diremmo<br />

anche noi…!) che se uno deve essere<br />

sacerdote o consacrato, bisogna che sia una<br />

brava persona. Così, il ragionamento è più o<br />

meno: come fare a garantire che si comporti bene,<br />

questo futuro sacerdote/religioso/religiosa?<br />

Semplice: bisogna che in qualche modo già si<br />

comporti bene. Dunque, si sceglie tra chi dà<br />

maggiori garanzie attuali di buon comportamento<br />

(retti costumi, si diceva).<br />

Ma Gesù no. Lui ha scelto gli apostoli e anche<br />

i discepoli, ma non con questo criterio.<br />

Orientamento di Vita<br />

di Alessandro Agazzi<br />

agal@murialdo.it<br />

Chiama anche i lontani...<br />

Li ha scelti guardando… sto per dire: il loro<br />

cuore, ma invece no, è più esatto dire: li ha scelti<br />

guardando il Suo cuore. Cioè li ha scelti con<br />

uno sguardo d’amore, amandoli come Lui solo<br />

sa fare. Già perché Lui ci ha creati, e ama teneramente<br />

tutte le creature uscite dalle sue mani;<br />

lui conosce tutto il bene di cui la nostra <strong>vita</strong> è<br />

portatrice (siamo <strong>vita</strong>, che è un dono immenso;<br />

siamo libertà, e non è un grande dono?; siamo<br />

corporeità, ed è un altro dono; ecc.). Come dice<br />

la Bibbia: fece l’uomo e vide che era cosa mol-<br />

140 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

to buona! Gesù chiamò dunque Pietro e Giovanni,<br />

Giuda e il giovane ricco, e non si premunì,<br />

verso ciascuno di loro, per e<strong>vita</strong>re un no<br />

o un tradimento.<br />

Gesù sa di poter contare prima di tutto sulla<br />

sua Grazia, di cui siamo tutti intrisi. E poi conta<br />

— più che su quello che abbiamo combinato<br />

— su quanto liberamente decidiamo di fare <strong>del</strong>la<br />

sua proposta. Lui cioè chiama, e poi sta ad<br />

aspettare il nostro sì. Magari non arriverà mai,<br />

ma Lui aspetta; forse sarà un sì impacciato o<br />

parziale, ma lui ha fiducia.<br />

Che dire? È “concreto” agire anche noi così?<br />

La discussione sull’opportunità di criteri come<br />

questo lasciamola a chi vuole; a noi sta solamente<br />

davanti una cosa: Gesù ha fatto in quel<br />

modo (e continua a farlo lungo tutta la storia, a<br />

partire da s.Paolo in poi…), a noi sta di decidere<br />

se adoperare il suo metro o il nostro. Incominciamo<br />

ad esempio a capire che, se siamo<br />

scoraggiati per come va il mondo, Dio non lo è<br />

affatto; anzi proprio in un mondo peccatore,<br />

lontano da Lui, egli chiama oggi anche più di<br />

ieri. Oppure, magari, i più lontani da Lui siamo<br />

noi che ci riteniamo i più vicini, visto che più ci<br />

si sente la coscienza a posto, più si è lontani nel<br />

cammino di santità; e dunque i primi che Egli<br />

sta chiamando e da cui si aspetta una conversione<br />

siamo noi. O ancora, come dice il documento<br />

dei vescovi Nuova evangelizzazione per<br />

una nuova Europa: « se ai suoi inizi la pastorale<br />

vocazionale provvedeva a circoscrivere il<br />

suo campo d’intervento ad alcune categorie di<br />

persone (“i nostri”, quelli più vicini agli ambienti<br />

di chiesa o coloro che sembravano mostrare<br />

subito un certo interesse, i più buoni e<br />

meritevoli, quelli che avevano già fatto un’opzione<br />

di fede, e così via), adesso s’avverte sempre<br />

più la necessità d’estendere con coraggio a<br />

tutti, l’annuncio e la proposta vocazionale, in<br />

nome di quel Dio che non fa preferenza di persone,<br />

che sceglie peccatori in un popolo di peccatori».<br />

Sì, Dio chiama proprio tutti, anche i più lontani.<br />

Per tutti ha un posto nella sua vigna.<br />

A noi chiede di farci suo megafono, per dirlo<br />

e incoraggiare tutti: “Venite al lavoro in questa<br />

vigna, c’è un posto per tutti!”. Se problemi ci<br />

sono, non sono di disoccupazione, ma di speranza!<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 141


Vincitore alla mostra<br />

cinematografica di Venezia<br />

lo scorso anno,<br />

opera prima <strong>del</strong> regista<br />

russo Zvyagintsev, è<br />

un film originale che<br />

provoca domande e fa<br />

riflettere. Ambientato<br />

in un tempo e in un luogo<br />

imprecisato, è “glaciale”<br />

nella storia e nei<br />

paesaggi che ci presenta.<br />

Si apre con una prova<br />

di coraggio dei ragazzi,<br />

in cui devono tuffarsi nell’acqua da un alto<br />

trampolino, che rimane forse emblematica di<br />

tutta una ricerca che ci si trova davanti per affrontare<br />

la <strong>vita</strong>. Una ricerca non facile, in un percorso<br />

fatto di eventi spesso incomprensibili e inspiegabili.<br />

A cominciare da quello strano “ritorno”<br />

<strong>del</strong> padre dopo 12 anni, che i figli non avevano<br />

mai visto se non in una vecchia foto sbiadita.<br />

Un padre che ora se li porta dietro, in un viaggio<br />

che pare senza una meta e senza un perché.<br />

Un rapporto certo da recuperare: ma sarà mai<br />

È un servizio<br />

che, secondo<br />

la presentazione,<br />

ha due<br />

intenzioni: dare<br />

a chiunque<br />

la possibilità di mettersi a contatto con un prete.<br />

Forse molti hanno il desiderio di parlare con un<br />

sacerdote, per i motivi più diversi, ma non sempre<br />

ne hanno la possibilità: qui ne trovano a disposizione<br />

ben 755! Non mancano vescovi, diaconi,<br />

seminaristi, e anche qualche giuseppino…<br />

Il secondo obiettivo è favorire lo scambio tra<br />

Multimedia<br />

a cura di Angelo Catapano<br />

acatapano@murialdo.it<br />

Un film: IL RITORNO<br />

possibile colmare il vuoto di tanti anni in pochi<br />

giorni? In effetti non pare recuperabile, in particolare<br />

per la severità autoritaria <strong>del</strong> genitore e<br />

per l’opposizione crescente <strong>del</strong> figlio minore.<br />

Mancano poi le parole e tante cose non si capiscono,<br />

rimangono nel mistero. Lasciare la casa e<br />

le poche sicurezze, avventurarsi in luoghi deserti<br />

e sconosciuti, lasciare la terra ferma e la macchina,<br />

imbarcarsi in un lago freddo e pericoloso,<br />

arrivare in un’isola senza nessuno, correre in<br />

sentieri bui di bosco fitto, procurarsi da mangiare<br />

e ripararsi dal freddo e dalle intemperie, sono<br />

esperienze che i due ragazzi, Andrey e Ivan, si<br />

trovano a fare, finché la presenza <strong>del</strong> padre, diventata<br />

ingombrante e ossessiva, scompare nel<br />

nulla da cui era venuta, per un tragico incidente,<br />

in parte voluto, nel lago a cui aveva condotto.<br />

Ora c’è “il ritorno” dei figli a casa, o meglio alla<br />

<strong>vita</strong> adulta. Non hanno più paura, si arrangiano<br />

da soli, sanno dove devono andare e quello che<br />

devono fare. Ivan può guidare la macchina e ritrovare<br />

la strada. Andrey non deve combattere<br />

contro il suo fantasma. È la parabola <strong>del</strong> viaggio<br />

<strong>del</strong>la <strong>vita</strong>, dove non tutto è chiaro, ma ogni cosa<br />

va affrontata, anche l’ignoto.<br />

Un sito: WWW.PRETIONLINE.IT<br />

tutti i preti “internettari”: c’è l’esperto di Sacra<br />

Scrittura, quello di Teologia Dogmatica, quello<br />

che si occupa di oratorio, il vice-parroco alla<br />

prima esperienza,... perché non dialogare ed<br />

aiutarsi nello svolgimento <strong>del</strong> ministero? La<br />

suddivisione per regione, per tipologia e per alfabeto,<br />

come pure il motore di ricerca, facilitano<br />

il lavoro. Basta cercare un nome, un incarico,<br />

una diocesi, una congregazione… ed ecco<br />

che trovi chi ti risponde. C’è pure la possibilità<br />

di leggere e inviare messaggi a tutta la mailing<br />

list. Una sezione raccoglie infine esperienze pastorali,<br />

offerte e ricerche di collaborazione.<br />

142 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Un libro: PER UNA PASTORALE GIOVANILE<br />

Spesso le pubblicazioni<br />

di pastorale giovanile<br />

sono grossi studi<br />

per addetti al lavoro, di<br />

non facile accostamento<br />

per chi direttamente è<br />

presente nella attività<br />

con i giovani: famiglie,<br />

insegnanti ed animatori.<br />

Li allontanano da questi<br />

studi la complessità ed il<br />

linguaggio. Sul versante<br />

opposto vi sono una<br />

quantità di sussidi, interventi<br />

già “confezionati”,<br />

formule pronte all’uso nella (disperata?)<br />

speranza che uno schema fatto bene possa risolvere<br />

un problema, affrontare adeguatamente una<br />

situazione. In realtà non è mai così perché l’educazione<br />

non è solo problema teorico legato a contenuti<br />

né solo tecnica ma è anzitutto incontro fra<br />

l’interiorità di un adulto e quella di un giovane. E<br />

il punto di incontro è la testimonianza <strong>del</strong>la ric-<br />

È alla natura che è dedicato<br />

questo album, ai suoi<br />

colori e ai suoi profumi,<br />

all’intimità che trasmette e<br />

al suo tendere alle origini<br />

<strong>del</strong>la <strong>vita</strong>. Elisa più che<br />

cantare preferisce descrivere,<br />

dipingere con le note<br />

tutto quello che la natura rappresenta, tutto ciò<br />

che è nascosto intimamente in essa e sfugge ad<br />

un occhio distratto. Lotus è l’essenza <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>,<br />

una forma antica di poesia, la vera pace dei sensi,<br />

narrata con equilibrio e passione.<br />

È lei la miglior sintesi di perfezione e capacità<br />

musicali.<br />

In questo album, che non è una compilation,<br />

Elisa ha voluto regalare un qualcosa che va al di<br />

là di una semplice e già confezionata raccolta di<br />

hits. Lotus è una riedizione completa, 16 tracks<br />

di genuina bellezza rispolverate dal baule dei ricordi,<br />

ripulite e vestite con il miglior abito da sera.<br />

Lotus è un album interamente acustico, dai<br />

Un album: LOTUS-ELISA<br />

chezza di <strong>vita</strong>. Il breve studio di Tonelli ha al centro<br />

la “invocazione” come preziosa esperienza di<br />

incontro fra la spiritualità <strong>del</strong>l’adulto e quella <strong>del</strong><br />

giovane. Una invocazione che va riconosciuta e<br />

valorizzata come strada personale di incontro con<br />

gli aspetti più significativi <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>. L’incontro<br />

adulto - giovane è un rapporto che non si basa sulla<br />

“trasmissione” di contenuti, ma sul reciproco<br />

riconoscimento che si è “compagni di viaggio”<br />

mossi da comuni attese e orientati verso gli stessi<br />

orizzonti anche quando i cammini sembrano divergere.<br />

Il libro propone una riflessione sulla pastorale<br />

giovanile: leggibile dagli animatori <strong>del</strong>la<br />

pastorale impegnati sul campo, orientata ad offrire<br />

un quadro complessivo <strong>del</strong>la questione e degli<br />

orientamenti educativi con cui affrontarla, ricca<br />

di suggerimenti pratici. L’obiettivo è quello di<br />

aiutare gli educatori, siano essi genitori, insegnanti,<br />

animatori giovanili a scoprire nel loro tragitto<br />

di <strong>vita</strong>, e attraverso lo scambio educativo, ragioni<br />

per la loro <strong>vita</strong> e speranza. Per affrontare il<br />

compito educativo come strada di cammino interiore,<br />

di arricchimento di spiritualità.<br />

suoni rilassanti, <strong>del</strong>icati, quasi fragili, è un sunto<br />

di tutto ciò che di naturale c’è nelle note e negli<br />

spartiti, è un richiamo alle origini <strong>del</strong>la musica,<br />

attraverso i suoi strumenti più immediati come<br />

il piano, la chitarra e, ovviamente, la voce.<br />

E quella di Elisa la fa da padrona con i suoi ricami,<br />

con le sue armoniche rassicuranti, con le<br />

sue tonalità sempre in perfetta armonia con tutto<br />

ciò che le sta intorno. Ci sono dei brani come<br />

“Yashal”, “Electricity” o “Sleeping in your<br />

hand” che lasciano vagare il pensiero tra i ricordi,<br />

mano nella mano con una musica suadente,<br />

accattivante dalla quale non riesci a staccarti e<br />

che non ti lascia mai, proiettandoti in un mondo<br />

di fiori, profumi e colori. Ci sono anche brani<br />

più “terrestri”, splendenti anch’essi di luce propria<br />

ma sicuramente più immediati e riconoscibili<br />

come “Broken”, “Luce”, “Hallelujah” e<br />

“Labyrinth”, il suo primo, grande successo.<br />

Lotus è un viaggio tra le cose semplici <strong>del</strong>la<br />

<strong>vita</strong>, dunque, un viaggio attraverso la natura fino<br />

alla pace dei sensi. Preparate le valigie, la voglia<br />

di ripartire sarà irresistibile.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 143


LA CRONACA<br />

La tua famiglia è anche una “casa famiglia”.<br />

Che cosa significa?<br />

Rispondo riprendendo alcuni degli elementi<br />

caratterizzanti <strong>del</strong> nostro mo<strong>del</strong>lo di casa-famiglia:<br />

1. io con Silvia e con i nostri figli abitiamo stabilmente<br />

la casa, siamo affettivamente disponibili<br />

alla relazione con i ragazzi accolti;<br />

2. la condivisione <strong>del</strong> proprio tempo e <strong>del</strong> proprio<br />

spazio come elemento caratterizzante e<br />

prevalente <strong>del</strong> servizio offerto;<br />

3. uno stile di <strong>vita</strong> e di impegno che sia percepito<br />

come possibile per altre famiglie e non<br />

eccezionale ed eroico;<br />

4. una possibilità di crescita e di benessere per<br />

la coppia e i figli in una situazione che per-<br />

Intervista di <strong>vita</strong><br />

Il punto sull’accoglienza<br />

a colloquio con Mario Pellegrini, coordinatore nazionale <strong>del</strong> CNAM<br />

metta di reggere nel tempo il servizio offerto<br />

ai minori accolti;<br />

5. la disponibilità a mantenere le relazioni con<br />

i ragazzi oltre i tempi di accoglienza e i ruoli<br />

svolti;<br />

6. la disponibilità a vivere l’esperienza di accoglienza<br />

non in dimensione individualistica<br />

ma comunitaria;<br />

7. la disponibilità ad unire una scelta di condivisione<br />

con <strong>del</strong>le capacità professionali che<br />

vanno coltivate in percorsi di formazione e<br />

di confronto. La professionalità non viene<br />

sottovalutata ma il nostro “fare famiglia”<br />

mette al primo posto “l’essere amico, fratello,<br />

padre”;<br />

8. la professionalità degli operatori <strong>del</strong>la casafamiglia<br />

viene considerata a partire da alcuni<br />

parametri;<br />

9. io personalmente ho un rapporto di dipendenza<br />

lavorativa nella Comunità <strong>Murialdo</strong> e<br />

all’interno <strong>del</strong>la casa-famiglia;<br />

10.una scelta di volontariato che coinvolge tutta<br />

la famiglia, anche il coniuge non stipendiato,<br />

i figli e possibilmente gli amici, la rete<br />

parentale che sostiene l’esperienza;<br />

11.la presenza e il radicamento nel territorio di<br />

appartenenza in un’ottica di stimolo, di lievito<br />

nei confronti di tutte le persone e di tutte<br />

le agenzie e le istituzioni presenti (scuole,<br />

associazioni, comuni, ecc.);<br />

12.un punto di riferimento e una risorsa nel territorio<br />

di appartenenza per le altre realtà <strong>del</strong>l’accoglienza<br />

familiare;<br />

13.la condivisione <strong>del</strong>la pedagogia giuseppina/murialdina<br />

e di forti motivazioni non solo<br />

filantropiche ma anche spirituali.<br />

144 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Sei coordinatore <strong>del</strong> CNAM: su quali piste<br />

vi state muovendo?<br />

In questi anni il CNAM (Coordinamento<br />

Nazionale Accoglienza <strong>Murialdo</strong>) ha fatto<br />

quello che ha potuto fare tenendo presente le<br />

poche risorse (economiche e umane) a sua disposizione.<br />

Da qualcuno (la maggioranza mi<br />

auguro) è stato apprezzato, da altri è stato criticato<br />

o peggio ancora snobbato. L’assemblea<br />

2002 ha chiarito come il ruolo <strong>del</strong> CNAM non<br />

fosse quello di verificare o programmare l’andamento<br />

<strong>del</strong>l’esperienza <strong>del</strong>l’accoglienza<br />

murialdina in Italia. Nell’ultimo triennio sono<br />

state fatte proposte quasi solamente di carattere<br />

formativo (e non mi sembra comunque poca<br />

cosa)…. si è approfondita la conoscenza tra<br />

le varie realtà aderenti alla federazione (e la<br />

scuola di S. Giuseppe Vesuviano di settembre<br />

2003 l’ha testimoniato ancora una volta)…<br />

abbiamo imparato a guardarci in faccia senza<br />

paura di essere attaccati da chi vive un’esperienza<br />

diversa dalla nostra (questo in passato<br />

non sarebbe successo).<br />

Certamente il Cnam non ha “governato” e<br />

anzi su determinate scelte fatte dalla congregazione<br />

ha avanzato anche <strong>del</strong>le perplessità…<br />

sempre comunque in uno spirito fraterno.<br />

In questi mesi si sta riflettendo sul “GOVER-<br />

NO DELL’ACCOGLIENZA” in Italia.<br />

Questi gli orientamenti che a questo punto<br />

dovrebbero essere ufficiali. Si è cercato di valorizzare<br />

tutti i punti di vista. Sinteticamente<br />

potrebbero essere così riassunti:<br />

* La congregazione riconosce e valorizza<br />

ulteriormente il CNAM e farà richiesta formale<br />

affinché tutte le realtà <strong>del</strong>l’accoglienza murialdina<br />

in Italia si riconoscano e aderiscano<br />

ad esso.<br />

* Individuerà tra gli aderenti al CNAM i<br />

membri <strong>del</strong> Tavolo di Governo <strong>del</strong>l’Accoglienza<br />

(TGA) che avrà il compito di “governare”<br />

le realtà di accoglienza che fanno capo<br />

alla congregazione.<br />

* Il Cnam continuerà nella sua funzione di<br />

animazione, coordinamento, sostegno e formazione<br />

per tutte le realtà <strong>del</strong>la federazione<br />

(siano esse di congregazione che terze rispetto<br />

ad essa)<br />

ATrento portate avanti l’ACFA: in che<br />

consiste la sua attività?<br />

L’Associazione Comunità Famiglie Accoglienti<br />

(ACFA) è un frutto <strong>del</strong> lavoro di insieme<br />

svolto dalla Caritas Diocesana, dal Centro Pastorale<br />

<strong>del</strong>la Famiglia e dalla Comunità <strong>Murialdo</strong>,<br />

all’interno <strong>del</strong> Piano Pastorale Diocesano,<br />

allo scopo di sensibilizzare, promuovere,<br />

formare e sostenere le famiglie all’accoglienza<br />

ed alla solidarietà.<br />

Tre gli aspetti più significativi <strong>del</strong> nostro operare:<br />

● la sensibilizzzazione che da sempre ha per<br />

la nostra associazione l’obiettivo <strong>del</strong>la diffusione<br />

di una cultura <strong>del</strong>la solidarietà e <strong>del</strong>l’ac-<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 145


coglienza nel territorio. Anche quest’anno sono<br />

stati programmati diversi momenti di sensibilizzazione<br />

a Trento e in altri territori <strong>del</strong>la Provincia.<br />

La caratteristica <strong>del</strong>la vicinanza ai luoghi<br />

di <strong>vita</strong> <strong>del</strong>le persone, che da sempre ha contraddistinto<br />

il nostro operare, indica l’importanza<br />

di cercare il contatto con la gente là dove<br />

questa vive. Si tratta di offrire un’occasione di<br />

conoscenza e di possibilità che venga percepita<br />

vicina e “abbordabile”, facendo superare la<br />

paura di trovarsi di fronte ad una proposta che<br />

porti al sovraccarico in una quotidianità già difficile<br />

e impegnativa.<br />

● la formazione di gruppo per un sostegno<br />

alle motivazioni e alle scelte educative approfondendo<br />

la comprensione <strong>del</strong>le dinamiche<br />

relazionali e dei vissuti emotivi rinforzando<br />

l’efficacia e la positività di quello che si sta vivendo,<br />

potenziando la consapevolezza e capacità<br />

di uso efficace <strong>del</strong>le proprie risorse in tutte<br />

le fasi <strong>del</strong> progetto di accoglienza.<br />

● L’accompagnamento individuale per capire<br />

e cercare di risolvere le difficoltà legate ai<br />

problemi di minori con disagi familiari; per rispondere<br />

a bisogni “quotidiani”, per i quali non<br />

è giustificato il rivolgersi a figure professionali<br />

terapeutiche; per agire preventivamente sui<br />

bisogni, e<strong>vita</strong>ndo che piccoli problemi si acutizzino<br />

e diventino ingestibili o rappresentino<br />

un peso troppo faticoso per la famiglia.<br />

Tra due anni si chiudono gli istituti per minori.<br />

Non bisogna puntare maggiormente<br />

sulle famiglie con reti di sostegno?<br />

Sono perfettamente d’accordo. La realtà degli<br />

istituti per minori ci coinvolge (almeno qui<br />

a Trento) solo marginalmente perché già da anni<br />

si è fatta una politica di deistituzionalizzazione.<br />

Eventualmente ci potrà essere il rischio<br />

di una neo-istituzionalizzazione (strutture di tipo<br />

familiare che di familiare hanno solo i muri<br />

e il numero degli accolti !!!).<br />

Un interrogativo: Perché l’accoglienza e l’affido<br />

familiare dei bambini in difficoltà sono<br />

esperienze che non decollano e non hanno avuto<br />

quello sviluppo che si era ipotizzato?<br />

Eppure la legge n°149 <strong>del</strong> 2001, che stabilisce<br />

quali sono le condizioni in cui un bambino<br />

o un adolescente deve crescere ed essere edu-<br />

cato, ha ribadito con forza la validità <strong>del</strong>la risorsa<br />

famiglia.<br />

La complessità <strong>del</strong>le situazioni di bambini e<br />

bambine che in questi anni vivono un’esperienza<br />

di accoglienza in un’altra famiglia, le fatiche<br />

quotidiane che gravano sulla gestione familiare<br />

in genere, fanno emergere la necessità di<br />

esplorare anche per questa forma di accoglienza<br />

nuove strade, di offrire alle famiglie accoglienti<br />

altri supporti che le mettano in condizione<br />

di svolgere con serenità il loro “servizio<br />

alla comunità”.<br />

Anche noi come associazione abbiamo maturato<br />

tali convinzioni. La famiglia accogliente<br />

sempre più richiede di essere inserita all’interno<br />

di un contesto di reti familiari dove trovare<br />

sostegno e vicinanza.<br />

Stiamo riflettendo su una nuova modalità di<br />

accoglienza familiare da porre accanto all’esperienza<br />

<strong>del</strong>la casa-famiglia: un “affido congiunto”<br />

tra famiglia e Comunità <strong>Murialdo</strong>. Potranno<br />

accedere a questa nuova modalità di accoglienza<br />

quelle coppie o famiglie che, avendo<br />

già sperimentato accoglienze familiari di minori,<br />

hanno valorizzato al meglio i luoghi di confronto<br />

con altre famiglie, i bisogni di formazione,<br />

di consulenza e di supervisione.<br />

Con questo progetto si vuole sviluppare l’idea<br />

che un ente <strong>del</strong> privato sociale possa porsi<br />

come “mediatore” tra le esigenze <strong>del</strong>la famiglia,<br />

quelle <strong>del</strong> servizio e quelle <strong>del</strong> territorio.<br />

Non si tratta di sostituirsi alla famiglia e al servizio<br />

nella gestione <strong>del</strong>le situazioni problematiche,<br />

come non si tratta di porsi alla stregua di<br />

un sindacato <strong>del</strong>le famiglie, ma di aiutare la famiglia<br />

a sostenere il peso <strong>del</strong>la scelta che la porta<br />

a dover interagire con un insieme di realtà<br />

che rendono l’accoglienza un’esperienza complessa.<br />

Questo nuovo tipo di affido familiare consentirebbe<br />

alla famiglia di passare dalla scelta<br />

personale e di coppia ad una scelta condivisa<br />

con altri e richiede quindi un’adesione e una<br />

appartenenza formale alla Comunità <strong>Murialdo</strong><br />

che diviene la sede ove trova espressione la<br />

scelta di condivisione e di solidarietà, la strada<br />

attraverso cui ottenere il riconoscimento che<br />

l’attività svolta acquisisce caratteristiche di<br />

servizio pubblico e non più sola espressione<br />

volontaristica.<br />

146Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Milano<br />

L’oratorio: buono come<br />

una macedonia<br />

Pensando a questi 4<br />

mesi di full immersion<br />

nella realtà <strong>del</strong><br />

nostro oratorio condivido<br />

pienamente l’immagine presentata<br />

all’assemblea degli<br />

Oratori di Milano da d. Massimiliano<br />

Sabbadini, Direttore<br />

<strong>del</strong>la Federazione Oratori<br />

Milanesi e Responsabile<br />

<strong>del</strong> Servizio Ragazzi e Oratorio.<br />

È l’immagine e il sapore<br />

di una buona macedonia.<br />

Nella macedonia, al<br />

contrario di ciò che avviene<br />

nel frullato, dove tutto è<br />

omologato e si amalgama in<br />

una realtà indistinta è proprio<br />

il mantenimento <strong>del</strong>le<br />

diversità a farne un piatto ricco e gustoso. Nella<br />

macedonia, l’insieme sapientemente dosato<br />

fa sì che un frutto esalti il gusto <strong>del</strong>l’altro.<br />

Così può essere l’Oratorio: una sinfonia <strong>del</strong>la<br />

diversità.<br />

Ogni attività e ciascuna persona possono sviluppare<br />

e accrescere il valore <strong>del</strong>l’altro. Per<br />

preparare una bella macedonia, però, la frutta<br />

va tagliata e fatta a pezzi: c’è da sacrificarsi<br />

perché ci sia comunione in oratorio! C’è da<br />

“spezzettarsi” a immagine di quel “farsi a pezzi”<br />

che è la sorgente e il compimento di ogni comunione:<br />

l’Eucaristia, pane spezzato per tutti.<br />

Un’ultima suggestione: nella macedonia i<br />

piccoli frutti non si tagliano. Un Oratorio perchè<br />

sia sinfonia <strong>del</strong>le diversità, deve saper accogliere<br />

e dare importanza anche alla presenza<br />

dei più piccoli, anche a quelli che altrove non<br />

contano, anche a quelli che non hanno ancora<br />

tutti gli argomenti per far vedere chi sono. Sono<br />

i piccoli, in tutti i sensi, che danno ancora più<br />

gusto a quell’insieme-comunità-comunione<br />

che è l’Oratorio.<br />

Questo è il sogno, non l’utopia, che vogliamo<br />

realizzare. Con gli educatori dei gruppi ci stiamo<br />

incontrando, stiamo pensando e progettando<br />

per dare <strong>vita</strong> a una comunità giovanile “<strong>Murialdo</strong>ggiovani”<br />

che sia protagonista <strong>del</strong>la <strong>vita</strong><br />

<strong>del</strong>l’oratorio. Qualcosa già si sta muovendo:<br />

nell’ultimo Happy Hour - serata di incontro, relazione<br />

e festa insieme- i giovani “storici” hanno<br />

in<strong>vita</strong>to i loro amici a scendere, hanno suonato<br />

dal vivo, si sono lanciati nel preparare una<br />

scenografia hawaiana, hanno cercato di dire<br />

che “Oratorio è bello”.<br />

Abbiamo in cantiere tre progetti per coinvolgere<br />

sempre più ragazzi e per far abitare in modo<br />

positivo gli spazi <strong>del</strong>l’oratorio: <strong>Murialdo</strong>-<br />

Sound, uno spazio musica, luogo di espressione<br />

e di incontro; MuriaIdoWeb, il sito internet<br />

<strong>del</strong>la nostra parrocchia, un progetto di testimonianza<br />

interattiva e <strong>vita</strong>le che coinvolge più<br />

gruppi parrocchiali possibili, genitori e bambini;<br />

AngoloPc, uno spazio computer in sala giochi.<br />

Certo sono progetti ambiziosi e per ora solo<br />

sulla carta. Sarebbe bello se in questo mese<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong>147


almeno cinque persone, di qualsiasi età, bussassero<br />

alla porta per offrire la loro disponibilità<br />

o la loro simpatia per dare futuro a uno di<br />

questi progetti, o a qualsiasi altra attività o<br />

esperienza di <strong>vita</strong> d’oratorio.<br />

Anche la catechesi è coinvolta in questo sogno<br />

di abitabilità <strong>del</strong>l’oratorio. Abbiamo programmato<br />

le domeniche comunitarie per i diversi<br />

gruppi, una giornata intera vissuta insieme<br />

tra Messa, giochi, pranzo, proiezioni, riflessioni<br />

per aggregare genitori e ragazzi, rendere<br />

anche loro protagonisti di oratorio.<br />

Cosa stiamo facendo<br />

Dal 14 gennaio una squadra di solerti operai<br />

<strong>del</strong>la ditta Edilgen sta alzando il muro di un metro<br />

di altezza, lungo il perimetro <strong>del</strong> terreno attiguo<br />

al nostro oratorio. Sopra il muro verrà collocato<br />

un grigliato alto due metri. L’intera area<br />

quindi, sarà acquisita alla nostra opera.<br />

Un po’ di storia<br />

Nel lontano 1927 i <strong>Giuseppini</strong> vennero a Napoli<br />

nel nuovo rione Luzzatti, su invito <strong>del</strong> Cardinale<br />

Ascalesi, per dare inizio ad una nuova Opera<br />

giuseppina.<br />

Questa doveva nascere su un’area di 10.000<br />

metri quadrati e doveva comprendere oltre la<br />

chiesa e l’abitazione dei padri, campi sportivi,<br />

sale per attività, sala teatro-cinema.<br />

Purtroppo i padri che arrivarono non trovarono<br />

né casa, né chiesa e tanto meno oratorio al punto<br />

che nel 1930 i superiori decisero di ritirare la comunità<br />

giuseppina.<br />

Fu allora che il cardinale Ascalesi ottenne che al<br />

rione Luzzatti, venisse costruita una nuova chiesa<br />

per poter accogliere le stupende opere d’arte<br />

<strong>del</strong>la Chiesa di San Giuseppe Maggiore che a via<br />

Abbiamo “osato” proporre una uscita di due<br />

giorni ai ragazzi che si preparano alla Cresima<br />

per raccontare la prima comunità cristiana, far<br />

percepire le modalità di relazione tra i cristiani,<br />

vivere alla presenza di Dio non tanto a parole,<br />

ma attraverso l’esperienza concreta, il gioco e<br />

lo stare insieme. La speranza è di non aver osato<br />

invano. Che la realizzazione di queste proposte<br />

sia la panna montata sulla macedonia?<br />

Samuele Cortinovis<br />

Napoli<br />

Evviva!!!<br />

Un grande e antico sogno<br />

si sta realizzando<br />

Medina (nell’antico centro storico) veniva abbattuta.<br />

La nuova opera si sviluppò su circa 4.500 metri,<br />

neanche la metà di quanti promessi all’inizio...<br />

ma già gran cosa.<br />

Da allora i tentativi per allargare gli spazi, sempre<br />

troppo angusti per i numerosissimi ragazzi<br />

che frequentavano l’oratorio, furono tantissimi.<br />

Si tentò con la “Gaslini”, proprietaria di tutta l’area<br />

attigua, si tentò con la Mededil che doveva realizzare<br />

tutto il Centro Direzionale… tutto inutile.<br />

Finalmente in questi ultimi anni il comune di<br />

Napoli, grazie all’impegno <strong>del</strong>l’allora assessore<br />

Di Costanzo e <strong>del</strong> suo segretario Alfonso Principe,<br />

ci ha concesso in comodato d’uso lo spazio attiguo<br />

all’oratorio (<strong>del</strong>imitato dalla strada e dal<br />

parcheggio asfaltato).<br />

L’anno scorso ancora un dono. Lo stesso presidente<br />

<strong>del</strong>la provincia Amato Lamberti e un consigliere<br />

provinciale Ciro Cacciola hanno preso a<br />

cuore la nostra situazione. È grazie a un sostanziale<br />

contributo <strong>del</strong>la Amministrazione Provinciale<br />

che stiamo costruendo il muro di cinta.<br />

Una grossa mano ce la sta dando anche la ditta<br />

Edilgen.<br />

148Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Cosa incredibile!!! con il nuovo pezzo di terreno<br />

che viene annesso al nostro oratorio raggiungiamo<br />

i 10.000 metri promessi dal Cardinal Ascalesi<br />

nel lontano 1927.<br />

Disegni <strong>del</strong>la Provvidenza Divina.<br />

E poi?…<br />

È la domanda che molti si fanno, noi compresi.<br />

Poi<br />

● Spianeremo il terreno e cominceremo ad<br />

usarlo per le nostre attività con i ragazzi.<br />

● Creeremo un passaggio tra il vecchio e il<br />

nuovo oratorio<br />

● Poi ancora…sogniamo di realizzare una tensostruttura,<br />

un campetto polivalente, un parco<br />

giochi.<br />

La prima parte <strong>del</strong> sogno si sta avverando.<br />

Sempre la Provincia Amministrativa di Napoli,<br />

grazie anche al parere favorevole <strong>del</strong>la circoscrizione,<br />

ha <strong>del</strong>iberato di assegnare al nostro<br />

oratorio un parco giochi (villaggio <strong>del</strong> fanciullo)<br />

costituito da strutture in legno, pavimentazione<br />

antitrauma, 2 gazebo. Il parco si estenderà su un’<br />

area di circa 750 metri. I tempi per il montaggio<br />

di questo parco giochi non dovrebbero essere<br />

lunghi.<br />

E ora noi?<br />

Il Signore per intercessione di San Leonardo<br />

<strong>Murialdo</strong> e di p. Eugenio Reffo sicuramente ci è<br />

venuto incontro. Potremo disporre per il futuro di<br />

uno spazio molto più esteso per i nostri figli e per<br />

Nicotera<br />

noi stessi.Ora però tocca a noi farlo nostro e<br />

portarlo avanti: Il tutto viene offerto alla gestione<br />

<strong>del</strong>la nostra comunità parrocchiale. In modo<br />

particolare dobbiamo accogliere con gioia il nuovo<br />

parco giochi, spazio <strong>vita</strong>le e necessario per i<br />

più piccoli. Dobbiamo gestirlo al meglio, renderlo<br />

luogo di “famiglia” dove, a partire dai più piccoli<br />

e dalla loro gioia di vivere, tutta la comunità<br />

si compatta.<br />

Gino Savino e comunità<br />

Comunità <strong>Murialdo</strong><br />

Come ogni anno, oramai da nove anni, la<br />

Comunità Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> di Nicotera<br />

(Vibo Valentia), ha rinnovato la propria<br />

promessa durante la celebrazione eucaristica di<br />

domenica 28 dicembre. Alla presenza di P. Mauro<br />

Peserico, Giuseppino <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> e “accompagnatore”<br />

<strong>del</strong>le Comunità dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

d’Italia, di P. Gerardo Capuozzo, Giuseppino<br />

che condivide l’esperienza di “Comunità Integrata”<br />

(Religiosi e Laici) a Nicotera e <strong>del</strong> parroco<br />

don Francesco Vardè, otto membri <strong>del</strong>la nostra<br />

Comunità parrocchiale hanno rinnovato la pro-<br />

pria adesione al carisma murialdino (Accoglienza<br />

<strong>del</strong>l’Amore di Dio e dei giovani poveri e abbandonati)<br />

e al servizio dei giovani nell’oratorio.<br />

Il Santuario-Concattedrale, ricco di presenze per<br />

la S. Messa domenicale, ha visto così un momento<br />

semplice ma di intensa preghiera. Ma chi sono<br />

i Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> e cosa fanno?<br />

Anche se qualcuno conosce tale realtà è sempre<br />

opportuno dare ulteriori chiarimenti. I Laici <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> sono un gruppo di persone (coppie per<br />

lo più) che hanno ricevuto la chiamata (vocazione)<br />

a seguire un particolare carisma (murialdino)<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong>149


dato da Dio alla Chiesa. San Leonardo <strong>Murialdo</strong><br />

è un santo torinese <strong>del</strong> secolo scorso che comprese<br />

che Dio lo amava di un Amore tenero, misericordioso,<br />

attuale… e volle dedicare la propria <strong>vita</strong><br />

al servizio dei giovani (tanto più poveri e abbandonati,<br />

tanto più sono dei nostri…” diceva).<br />

La Comunità di Nicotera, sulla scia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />

riconosce questo grande Amore di Dio, si impegna<br />

(con uno stile di <strong>vita</strong>) all’accoglienza, alla<br />

condivisione, alla sobrietà…cercando di mettere<br />

i doni ricevuti (talenti) a disposizione dei giovani.<br />

Niente di trascendente, poiché questo dovrebbe<br />

essere di ogni cristiano, ma che naturalmente rilancia<br />

a <strong>del</strong>le responsabilità. La Comunità prega<br />

ogni giorno, si forma con un incontro settimanale,<br />

progetta e opera, assieme ai sacerdoti <strong>del</strong>la<br />

parrocchia, per l’animazione dei ragazzi e dei<br />

giovani.<br />

LA SPIRITUALITA’ DI COPPIA<br />

Approfittando <strong>del</strong>la presenza di P. Mauro, ricco<br />

di esperienza nella Pastorale Familiare, il 28 dicembre<br />

in Cattedrale, la Comunità <strong>Murialdo</strong> ha<br />

pensato bene di fargli tenere una conferenza sul<br />

tema: “La spiritualità di coppia”. Molte le coppie<br />

presenti, giovani e non, che hanno gradito tutti indistintamente<br />

le parole <strong>del</strong> relatore al punto da richiedere<br />

i testi scritti <strong>del</strong> suo dire. P. Mauro ha<br />

parlato, entusiasmando, <strong>del</strong>lo “sposarsi in Chiesa”<br />

come scelta di fede, come chiamata ma anche<br />

come risposta. “Sposarsi in Chiesa significa riconoscere<br />

che il proprio amore nasce da Dio…<br />

ma significa anche (udite,udite?!) sposare la<br />

chiesa, la comunità” (=aprirsi e sentirsi corresponsabili<br />

dei problemi <strong>del</strong>la comunità…). Che<br />

bello?! Ma che responsabilità?! “È compito specifico<br />

degli sposi cristiani essere amore di Dio<br />

nella fe<strong>del</strong>tà (Dio è fe<strong>del</strong>e sempre), nella reciprocità<br />

(Con la pienezza <strong>del</strong> vostro amore rendete<br />

l’altro capace di restituzione), nella gratuità e nel<br />

perdono (Se io do la mia <strong>vita</strong>, non ho più possibilità<br />

di ricevere contraccambio…; quando perdono<br />

consegno una ulteriore possibilità di <strong>vita</strong>)…”<br />

È compito specifico degli sposi cristiani vivere il<br />

sacramento <strong>del</strong> matrimonio, aiutandosi vicendevolmente<br />

a santificarsi e a santificare le realtà<br />

terrene”. In questa luce “tutte le manifestazioni<br />

<strong>del</strong>l’amore coniugale che realizzano il sacramento<br />

<strong>del</strong>l’amore sono spiritualità-preghiera specifica<br />

<strong>del</strong>la coppia sposata”. Veramente toccante il<br />

suo discorso ma estremamente forte e sicuramente<br />

esigente. Particolarmente efficaci alcuni esempi<br />

per intuire che ogni gesto di tenerezza, forse<br />

scontato, all’interno <strong>del</strong>la coppia, ha un valore<br />

profondissimo…religioso…divino: tenersi per<br />

mano = progetto comune…; tenersi sottobraccio<br />

= mutuo sostegno, conferma…; baciarsi = consegnarsi<br />

la giornata, la <strong>vita</strong>…e così via…<br />

CONCORSO DI DISEGNO<br />

La Parrocchia, con la collaborazione <strong>del</strong>la Comunità<br />

<strong>Murialdo</strong>, ha indetto un mini concorso di<br />

disegno per la Scuola Elementare sul tema: “Il<br />

Natale”. Tanti i disegni dei nostri ragazzi, sensibilizzati<br />

su un tema che è certamente di festa ma<br />

che sta rischiando, per molti versi, di perdere la<br />

natura per cui è (la nascita di Gesù) dando sempre<br />

più spazio, vertiginosamente, alla moda <strong>del</strong> consumo.<br />

I ragazzi, i cui disegni hanno potuto essere<br />

ammirati nei giorni natalizi, esposti in Cattedrale,<br />

hanno ricevuto tutti l’attestato di partecipazione e<br />

un piccolo dono l’11 gennaio, durante la celebrazione<br />

<strong>del</strong>l’Infanzia Missionaria. Questo uno dei<br />

tanti tasselli per la costruzione di una comunità<br />

viva.<br />

SCUOLA PER ANIMATORI<br />

Dal 23gennaio nei locali <strong>del</strong>l’oratorio è iniziata<br />

la Scuola per Animatori. Ha lo scopo di formare<br />

giovani che hanno anzitutto voglia di imparare<br />

“l’arte <strong>del</strong>l’animatore” per poi donarsi agli altri.<br />

Le tematiche variano dalla conoscenza di sé, alle<br />

dinamiche di gruppo, dalla spiritualità all’animazione<br />

vera e propria. Il corso, già iniziato con un<br />

discreta frequenza, è tenuto dai sacerdoti nicoteresi<br />

e dalla Comunità <strong>Murialdo</strong>.<br />

150 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Che posso dirvi <strong>del</strong>la mia esperienza missionaria<br />

in Ecuador?<br />

Prima di tutto, che sono molto contento di essere<br />

in terra di missione. L’Ecuador attraversa<br />

un momento molto <strong>del</strong>icato in tutti sensi: politicamente<br />

è instabile, socialmente ci troviamo<br />

ancora con “la legge <strong>del</strong>la jungla” in tante situazioni<br />

e soprattutto c’è molta povertà, nonostante<br />

che possieda tanto petrolio. Ma il debito<br />

estero, le multinazionali e la corruzione stano<br />

rovinando il paese. Senza andare troppo lontano,<br />

adesso ci imbattiamo in uno sciopero inde-<br />

Ecuador<br />

Lettera di un missionario<br />

terminato degli insegnanti <strong>del</strong>le scuole. I<br />

bambini e giovani non hanno scuola e ogni<br />

anno si perdono circa due mesi per questi motivi.<br />

Il salario <strong>del</strong>l’educatore è indegno, ma<br />

non c’è un altro mezzo che lo sciopero per<br />

cercare una soluzione. Lo stesso succede<br />

con gli altri dipendenti <strong>del</strong> governo, soprattutto<br />

dei servizi pubblici: scioperi dei medici,<br />

sollevamento degli indigeni, che sono<br />

capaci di bloccare le strade tagliando alberi,<br />

bruciando copertoni, ecc.<br />

Che fare? Armarsi di molta pazienza. I primi<br />

giorni mi sembrava che mi cadeva il mondo<br />

addosso, ma dopo ti rendi conto che puoi<br />

solo portare un granello di sabbia. Niente di<br />

più. E ti fa male che muoiano i bambini, che<br />

non riesci ad aiutare tutti quelli che ti chiedono<br />

aiuto, cambiano di religione o si mettono<br />

in qualsiasi setta. Alla fine devi accettare<br />

la tua debolezza, la tua povertà, la tua impotenza,<br />

e lasciare tante cose nelle mani <strong>del</strong> Signore.<br />

Nonostante che spesso sia così, io non<br />

mi arrendo, e mi mancano ore <strong>del</strong> giorno per<br />

visitare le comunità, per formare professori<br />

degli istituti, <strong>del</strong>le scuole, per fare incontri<br />

con i giovani, per parlare con chi ha problemi,<br />

per preparare i canti per i diversi concorsi<br />

che si fanno.<br />

Nella mia scuola sono insegnante di religione<br />

per i giovani più grandi. Il tempo passa<br />

velocemente. Aiuto in quello che posso anche il<br />

vescovo, il mio antico Padre Generale: sono incaricato<br />

di due commissioni, <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> consacrata<br />

<strong>del</strong>la quale sono il presidente, e quella dei<br />

mezzi di comunicazioni sociale (Radio “La voz<br />

<strong>del</strong> Napo” e notiziario <strong>del</strong> Vicariato Apostolico<br />

“Iglesia en Napo”). Ogni due mesi si deve pubblicare.<br />

Nella radio ancora non ho potuto fare<br />

molto, ma abbiamo urgente bisogno di personale<br />

qualificato nella materia, nuova tecnologia,<br />

FM…. In caso contrario nessuno ci ascolta<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong>151


come un tempo ci ascoltava. La nostra gente<br />

“quichua” se ne va ad ascoltare altre emittenti.<br />

Collaboro in altre due commissioni come posso:<br />

la pastorale familiare e quella dei giovani.<br />

Ma con due parrocchie, Puerto Napo e Puerto<br />

Misahuallí, e con le loro 25 e 27 comunità indigene<br />

ognuna, devo concentrare il tempo e le<br />

mie energie al servizio di queste due parrocchie<br />

per visitare le case e comunità, celebrare Messe<br />

almeno una volta al mese, funerali, battesimi,<br />

matrimoni, anche se sono pochi.<br />

Ho sentito che per essere missionario si deve<br />

entrare pian piano nella cultura <strong>del</strong> popolo.<br />

Dopo, poco a poco, inzupparsi di questa cultura<br />

di Cristo, condividendo la <strong>vita</strong> e la stessa povertà.<br />

E alla fine puoi sentire tutti come veri<br />

fratelli. Se vuoi bene, li ami, li perdoni, comprendi<br />

i loro problemi. In una parola: ti incarni.<br />

E torni a nascere. E sei capace di sapere relativizzare<br />

tutto il nostro mondo consumista,<br />

di apparenza e di progresso materiale, per dare<br />

più importanza all’umanità <strong>del</strong>le persone e al<br />

mondo spirituale.<br />

Vi invito a fare questa bella esperienza. Solo<br />

bisogna decidersi. Vi dò un esempio: la mia cugina<br />

Elisa ha fatto le sue vacanze d’estate qua<br />

con me nella missione di Napo – Ecuador, e<br />

penso che si è portata nel suo cuore tutta la mia<br />

gente. Sono convinto che tornerà un’altra volta,<br />

perché questo attira più <strong>del</strong>la droga. Per co-<br />

minciare già sta collaborando dal suo Istituto a<br />

Madrid per organizzare le “adozioni a distanza”<br />

per i bambini <strong>del</strong>la mia parrocchia.<br />

Anche voi potete essere missionari: ognuno<br />

nel suo ambiente, dando testimonianza di fede,<br />

onestà, generosità e solidarietà, con una <strong>vita</strong><br />

semplice ed austera, sentendo tutto il mondo<br />

come veri fratelli. Non è questo quello che ci ha<br />

insegnato Gesù? Signore, non permettere che<br />

solo noi siamo felici… O tutti o nessuno. E moriremo<br />

nell’intento: anche questa gente <strong>del</strong>la<br />

foresta <strong>del</strong>l’Ecuador sono figli di Dio e hanno<br />

lo stesso diritto nostro ad essere felici. Tutti siamo<br />

stati battezzati e per appartenere alla stessa<br />

Chiesa dobbiamo annunciare il Vangelo, la<br />

Buona Notizia <strong>del</strong>l’Amore di Dio per gli uomini<br />

e le donne, e spargere il dono che portiamo<br />

dentro di noi perché tutti vedano e si incontrino<br />

con Gesù Cristo, Nostro Signore.<br />

San Leonardo <strong>Murialdo</strong> nel suo tempo sapeva<br />

rispondere con generosità, con creatività. E<br />

noi saremo capaci? Chiediamo aiuto al Signore<br />

per intercessione <strong>del</strong>la Vergine Maria, Mediatrice<br />

di tutte le grazie e Madre di misericordia,<br />

di San Giuseppe, nostro santo protettore, e dei<br />

numerosi santi missionari. Vi benedico e vi auguro<br />

una buona avventura cristiana. Vi porto<br />

tutti nel mio cuore e vi ringrazio per la vostra<br />

collaborazione e le preghiere.<br />

P. Juan José Gasanz<br />

152 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Parlare <strong>del</strong>la famiglia è diventato oggi di moda<br />

anche nelle nostre chiese locali. Essa sembra<br />

la grande malata che attira al proprio capezzale<br />

medici, psicologi, esperti di ogni genere per vedere<br />

di salvarla. Molti dibattiti e rappresentazioni<br />

televisive vedono come protagonista la<br />

famiglia e l’angolo visuale non è sempre quello<br />

cristiano, ovvero quello che esce da una lettura<br />

corretta <strong>del</strong>la Bibbia.<br />

E a proposito <strong>del</strong>la famiglia mi piace qui ricordare<br />

quello che scrisse il card. Biffi:<br />

“Dio non ha due progetti sull’uomo, uno naturale<br />

e uno soprannaturale: ne ha sempre avuto<br />

uno solo, che ha come suo traguardo la nostra<br />

misteriosa, ma reale partecipazione in<br />

Cristo alla <strong>vita</strong> di conoscenza, di amore, di<br />

gioia che è propria <strong>del</strong>la Trinità. Poiché il<br />

Creatore ha un solo progetto, anche ciò che è<br />

naturale nell’uomo - qual è la distinzione dei<br />

sessi, la vocazione <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la donna all’unione<br />

feconda nel matrimonio, la famiglia<br />

con tutte le sue relazioni interpersonali - è stato<br />

pensato e voluto perché costituisse una iniziale<br />

epifania <strong>del</strong> nostro destino trascendente.<br />

Tutte queste realtà sono già in se stesse una manifestazione<br />

di una ricchezza soprannaturale”<br />

(Matrimonio e famiglia).<br />

A volte mi fermo a riflettere sul progetto che<br />

il Creatore ha sull’uomo e sulla donna che nel-<br />

Suore Murialdine<br />

di Emma Bellotto<br />

murialdine@murialdo.org<br />

Quale<br />

famiglia?<br />

la loro unione diventano il sacramento di<br />

Dio, luogo <strong>del</strong>la manifestazione <strong>del</strong>l’Amore<br />

e mi sembra molto grande il compito che<br />

ha affidato agli sposi cristiani, cioè a coloro<br />

che si sono sposati nel Signore.<br />

La realtà <strong>del</strong> matrimonio poi richiama fortemente<br />

anche il mistero pasquale perché è<br />

in esso che Cristo offre se stesso al Padre per<br />

tutti noi. È solo lì infatti che due sposi possono<br />

trovare la forza, la luce, il coraggio per superare,<br />

amandosi, le difficoltà che incontrano.<br />

Giovanni Paolo II scriveva nella Mulieris Dignitatem:<br />

“Il mistero pasquale rivela fino in<br />

fondo l’amore sponsale di Dio. Cristo è lo sposo<br />

perché ha dato se stesso: il suo corpo è stato<br />

dato, il suo sangue è stato versato. In questo<br />

modo amò sino alla fine. Il dono sincero, contenuto<br />

nel sacrificio <strong>del</strong>la croce fa risaltare in<br />

modo definitivo il senso sponsale <strong>del</strong>l’amore di<br />

Dio. Cristo è lo sposo <strong>del</strong>la Chiesa, come redentore<br />

<strong>del</strong> mondo” (n. 26).<br />

In una casa dove due sposi vivono l’Amore<br />

cercando di imitare l’Autore <strong>del</strong>l’Amore, anche<br />

i figli crescono respirando la serenità e la<br />

gioia <strong>del</strong>l’essere amati. Si rafforzano così in loro<br />

la positività e la sicurezza indispensabili per<br />

affrontare i compiti che il cammino di crescita<br />

richiede. Questa è la visione cristiana <strong>del</strong>la famiglia<br />

che purtroppo non sempre si riscontra<br />

neppure nelle nostre realtà di chiese locali e i<br />

mass media, da parte loro, ci bombardano con<br />

mo<strong>del</strong>li molto diversi e contraddittori.<br />

Si inserisce qui la validità <strong>del</strong> nostro compito<br />

di donne consacrate ed educatrici chiamate a<br />

testimoniare che è possibile amare con gratuità<br />

e che l’ideale evangelico non è un’utopia!<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 153


VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE<br />

UN’ESPERIENZA DA FARE<br />

Con la fine <strong>del</strong>la leva obbligatoria<br />

nel 2005 l’obiezione<br />

di coscienza, come rifiuto <strong>del</strong><br />

militare, sarà un ricordo. Al<br />

suo posto, il nuovo Servizio<br />

Civile Nazionale, che già<br />

coinvolge quindicimila giovani,<br />

trasformando il panorama<br />

<strong>del</strong> volontariato non solo<br />

italiano. Solidarietà e formazione<br />

personale sono alla base<br />

di questa scelta volontaria,<br />

una possibile strada anche per<br />

lavorare con Ong, associazioni,<br />

cooperative. Il nuovo Servizio<br />

Civile Nazionale, permette<br />

ai giovani riformati dalla<br />

leva e alle ragazze fino a 26<br />

anni, di avvicinarsi ai settori<br />

più marginali, all’assistenza<br />

dei più deboli, anziani, disabili,<br />

immigrati o alla tutela di<br />

ambiente e patrimonio artistico,<br />

ad impegnarsi nella cooperazione<br />

internazionale.<br />

Anche i <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

e l’ENGIM hanno dato<br />

avvio a progetti di servizio civile<br />

riguardanti sia l’animazione<br />

giovanile che il commercio<br />

equo e solidale, la voglia<br />

di impegnarsi con una<br />

forma di solidarietà attiva, sia<br />

in Italia, sia nei Paesi in via di sviluppo, riconosciuta<br />

dalle nostre università grazie a crediti<br />

formativi e retribuita in modo più che<br />

simbolico.<br />

I giovani, al centro di una progettualità per<br />

la creazione di una cittadinanza attiva, un<br />

aiuto concreto che sia capace di futuro e di<br />

opportunità.<br />

Per info:<br />

Arianna Mazzeo, Ufficio Servizio Civile<br />

Engim, via degli Etruschi 18, 00185 Roma<br />

E-mail:<br />

ufficio.ong@engim.it;<br />

ariannamazz@tiscali.it<br />

154 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

“flash” di <strong>vita</strong><br />

ROMA<br />

Coordinamento FdM<br />

Presso la Casa generalizia <strong>del</strong>le Suore Murialdine a Roma il 31 gennaio si è tenuto<br />

l’incontro <strong>del</strong> Coordinamento <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> per l’Italia. Si sono<br />

approfonditi gli aspetti legati alla vocazionalità nell’ambito <strong>del</strong>le diverse componenti<br />

<strong>del</strong>la “Famiglia carismatica”. Si sono individuati i temi <strong>del</strong>la formazione comune per<br />

il prossimo anno, con la predisposizione di un numero monografico di “Vita giuseppina”,<br />

imperniato sulla “Novo millennio ineunte” e la spiritualità di comunione. Si è<br />

proposto un incontro di spiritualità <strong>del</strong>la FdM a livello nazionale da attuare a fine<br />

ottobre <strong>del</strong> 2005. Si è approntato un sussidio per gli incontri locali <strong>del</strong>la FdM in<br />

occasione <strong>del</strong>la festa di san Leonardo.<br />

ROMA<br />

Presidenza Amici ed ex allievi<br />

Il 30 gennaio si è incontrato in casa generalizia a Roma l’ufficio di presidenza <strong>del</strong>la<br />

Federazione italiana degli Amici ed ex allievi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>. Erano presenti Vincenzo<br />

Negrin (presidente nazionale), p. Angelo Catapano (assistente nazionale), p. Mario<br />

Meneghini (assistente regionale), Francesco Cuniberti e Piero Petrioli (vicepresidenti<br />

nazionali). Si è definita la data per il prossimo Consiglio nazionale, prevedendola<br />

dall’8 al 10 ottobre a S. Giuseppe Vesuviano. Si è fatto il punto sulla sottoscrizione<br />

in memoria di p. Vittorio Garuti per l’acquisto di pompe per i pozzi in Guinea<br />

Bissau: sono stati raccolti finora circa 7.500 euro. Si è deciso di avviare un notiziario<br />

a livello nazionale, che esca almeno qualche volta all’anno, per favorire la comunicazione<br />

e il collegamento sia <strong>del</strong>la Presidenza nazionale che <strong>del</strong>le associazioni locali.<br />

ROMA<br />

Centro <strong>Murialdo</strong><br />

Rassegna di teatro<br />

Le compagnie “Ripa Grande” e <strong>Murialdo</strong> il<br />

17-18 gennaio hanno presentato una rassegna<br />

di atti unici. Hanno accontentato così un po’<br />

tutti i palati, soprattutto quelli più esigenti,<br />

dato che tra gli autori scelti troviamo un<br />

Piran<strong>del</strong>lo, un E. De Filippo, una F. Rame, un<br />

H. Pinter e qualche moderno.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 155


TORINO N.S. Salute - Organo settecentesco<br />

VITERBO<br />

Ist. S. Pietro<br />

Bibbia ed ecumenismo<br />

Si è svolta, il 19 gennaio, nell’ambito<br />

<strong>del</strong>l’Ottavario di Preghiera<br />

per l’Unità dei Cristiani,<br />

la Conferenza dal titolo: “La<br />

Bibbia, nel movimento ecumenico”,<br />

tenuta dal Pastore Valdese,<br />

Dott. Valdo Bertalot (nella<br />

foto tra il vescovo di Viterbo<br />

mons. Lorenzo Chiarinelli e p. Giovanni Boggio), segretario <strong>del</strong>la Società Biblica, impegnata<br />

nella diffusione <strong>del</strong>la Bibbia, presso la Sala Conferenze <strong>del</strong>l’Istituto S. Pietro. `La Bibbia è<br />

essenzialmente un messaggio di pace - ha esordito il Dott. Bertalot - sebbene nei secoli, specie<br />

a partire dal XVI secolo, sia divenuto elemento di tensione tra le Chiese. Il ventesimo secolo<br />

è stato il secolo <strong>del</strong>l’ecumenismo - ha aggiunto il Pastore - solo perché il secolo precedente,<br />

il diciannovesimo, è stato il secolo <strong>del</strong>la Bibbia’. Proprio a partire dal XIX secolo vi è<br />

stato un rinnovamento <strong>del</strong>lo studio <strong>del</strong>la Bibbia, grazie anche alle numerose scoperte archeologiche,<br />

avvenute in quell’epoca.<br />

Il 23 gennaio, con un solenne<br />

concerto, è stato inaugurato il<br />

settecentesco organo <strong>del</strong> Santuario<br />

dopo il lungo lavoro di<br />

restauro, finanziato dalle offerte<br />

dei parrocchiani e dai contributi<br />

<strong>del</strong>la Conferenza Episcopale<br />

Italiana, <strong>del</strong>la Cassa di<br />

Risparmio di Torino e <strong>del</strong>la<br />

Regione Piemonte. Circa 400<br />

le persone presenti, che hanno<br />

potuto apprezzare i registri <strong>del</strong>lo<br />

strumento e <strong>del</strong>le sue 650<br />

canne, ascoltando musiche di<br />

Bach, Men<strong>del</strong>ssohn, Frescobaldi<br />

e altri, suonate dal Maestro<br />

Agostino Baj e con la partecipazione<br />

<strong>del</strong>la Corale parrocchiale<br />

diretta da Gilberto Drandi. La regia e la presentazione <strong>del</strong>la serata sono state curate<br />

da d. Enrico Roncoli.<br />

156 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

PINEROLO<br />

Tre artisti di fede<br />

Due dei tre pittori presentati in<br />

un Quaderno sull’arte e il mistero<br />

cristiano da Marchiando<br />

Pacchiola - direttore <strong>del</strong> Museo<br />

diocesano d’Arte Sacra e autore<br />

di uno dei più noti ritratti<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> -, sono ben conosciuti<br />

dai <strong>Giuseppini</strong>. Di Michele<br />

Baretta si riprende sette<br />

volte la figura di Cristo crocifisso<br />

con opere a olio dall’accento espressionista. Del pittore Pietro Favaro, allievo <strong>del</strong> Guglielmino<br />

<strong>del</strong>la scuola Reffo, si raffigurano Vergini con Bambino dagli occhi d’intenso azzurro,<br />

le conseguenze <strong>del</strong>la guerra in una simbolica Deposizione, trepidi incontri di donne permeate<br />

di santità. Ugo Nespolo si cimenta invece in due sezioni per la catechesi <strong>del</strong> terzo millennio,<br />

L’Apocalisse e la Didaché, con 22 opere.<br />

SPAGNA<br />

ORDUÑA<br />

325° anniversario<br />

Solenne inaugurazione, il 31 gennaio,<br />

<strong>del</strong> 325° anniversario <strong>del</strong> Collegio<br />

“Ntra. Sra. de la Antigua”, con lo scoprimento<br />

di una targa commemorativa,<br />

la celebrazione eucaristica presieduta<br />

dal vescovo di Vitoria, mons. Miguel<br />

Azurmendi, e animata dalla corale<br />

diretta dall’ex allievo Felipe Ainz.<br />

L’atto ufficiale si è tenuto in teatro, con<br />

la partecipazione <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la<br />

Regione Basca D. Juan José Ibarreche,<br />

che ha avuto parole di elogio per l’opera svolta dai <strong>Giuseppini</strong>. Si è concluso con uno splendido<br />

momento conviviale con 300 commensali: ex alunni dei Gesuiti e dei <strong>Giuseppini</strong>, autorità<br />

civili e religiose, amici, benefattori.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 157


INDIA<br />

AROOR<br />

Festa grande<br />

L’8 febbraio si sono conclusi i festeggiamenti<br />

in onore di Sant’Antonio di<br />

Padova, titolare <strong>del</strong>la cappella che<br />

sorge davanti al Seminario giuseppino.<br />

Si fanno in questa data perché a<br />

giugno, di solito, c’è già il monsone,<br />

con vento e pioggia. La festa è iniziata<br />

con un triduo di preghiera animato<br />

da un religioso locale, da martedì a<br />

giovedì, dalle 17,30 alle 21,30.<br />

Venerdì ci si è trovati davanti alla casa di un parrocchiano, impegnato nel consiglio pastorale,<br />

per benedire e accompagnare solennemente in processione fino alla chiesa la nuova statua<br />

di San Giuseppe, che ora sta a fianco <strong>del</strong>la sua Sposa, alla destra <strong>del</strong>l’altare. Dopo la recita<br />

<strong>del</strong> Rosario una solenne concelebrazione chiudeva la giornata. Sabato, altra Messa concelebrata,<br />

e dopo cena un’esibizione di giovani artisti <strong>del</strong>la comunità, cui hanno partecipato<br />

anche alcuni seminaristi: canzoni, balletti, barzellette … Infine domenica Messa solenne e<br />

breve processione. Il tutto, naturalmente, sempre accompagnato da gran spari di petardi e<br />

mortaretti. Per l’occasione la chiesa è stata ridipinta e addobbata a festa, così come il cortile<br />

circostante. Martedì 10 invece, nella chiesa parrocchiale di Aroor, è giunta la statua <strong>del</strong>la<br />

Madonna Pellegrina. Anche noi, assieme a tantissimi fe<strong>del</strong>i, abbiamo partecipato alla S.<br />

Messa e all’omaggio alla Madonna. La mattina seguente la statua ripartiva per il convento<br />

<strong>del</strong>le carmelitane in una parrocchia vicina. Qui le lezioni sono ormai terminate, e i seminaristi<br />

si stanno preparando per gli esami di fine anno. Come sempre, ricordano nella preghiera<br />

tutti i loro benefattori, e chiedono a loro volta di pregare affinché possano discernere sempre<br />

meglio il progetto di Dio per la loro <strong>vita</strong>.<br />

ARGENTINA - VILLA BOSCH<br />

Prime professioni<br />

Il 1 febbraio a Buenos Aires, con la prima professione, si sono consacrati a Dio nella<br />

congregazione giuseppina 9 novizi <strong>del</strong>la Provincia Argentino-Cilena : Castillo Bravo<br />

Jesús Francisco, Chiarelli Aragon Lucas Santiago, Gomez Flores Rodrigo Pablo,<br />

Griffouliere Andrés Ezequiel, Ibarra Orellana Marco Antonio, Larroquette Cortés<br />

José Luis, Moreno Pavéz Luis Antonio, Park Rojas Young Ho, Zelada Molina<br />

Esteban Alejandro. A loro vanno i nostri auguri accompagnati dalla preghiera.<br />

158 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

ECUADOR<br />

Rappresentazione natalizia<br />

presso l’Unità educativa<br />

“Paolo VI” di Quito .<br />

Convivenza <strong>del</strong>la Famiglia<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> a<br />

Quito dal 30 gennaio al<br />

1 febbraio, coordinata<br />

da p. Gilberto Freire.<br />

“Comedor popular”:<br />

la parrocchia dei <strong>Giuseppini</strong><br />

ad Ambato,<br />

con l’aiuto dei collaboratori,<br />

sostiene una<br />

refezione giornaliera<br />

per 60 anziani.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 159


Quando si ama veramente ci si lascia andare<br />

e ci si fida <strong>del</strong>la persona amata, che sia Dio, un amico,<br />

la fidanzata o la moglie l’importante è AMARE:<br />

il mondo ne ha tanto bisogno. I.C.<br />

In questo periodo, per vari motivi, mi passano<br />

per le mani molti libri sul <strong>Murialdo</strong> e sulla congregazione<br />

e mi ha colpito come rileggere cose che<br />

avevo già letto e che avevo ben presenti, mi ha allargato<br />

il cuore ... BELLO! Perché il <strong>Murialdo</strong> era<br />

proprio un tipo in gamba. Tutto questo per dirti che<br />

condivido che il confronto su contenuti così ampi<br />

serve di continuo, perché io mi accorgo che ciò che<br />

mi aveva suscitato un concetto un anno fa, rileggendolo<br />

o riparlandone, mi suscita tutt’altro. Noi cresciamo<br />

e cambiamo e dobbiamo entrare in relazione<br />

con il carisma in modo differente. Ogni relazione va<br />

coltivata, come anche la nostra relazione con Dio e<br />

col <strong>Murialdo</strong>. D.D.<br />

Ciao a tutti... questo forum sta diventando<br />

pian piano un altro modo di poter comunicare per la<br />

Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.......Sarà un modo nuovo,<br />

dove sicuramente si comunica solo con lettere, sicuramente<br />

non sarà bello e arricchente come la comunicazione<br />

visiva, dove guardandoti negli occhi riesci<br />

a vedere l’altro non solo per le sue parole ma anche<br />

per quello che ti trasmette con tutto il suo essere,<br />

però non sempre abbiamo questa possibilità, la<br />

famiglia è grande, le distanze ci sono, grazie al forum<br />

un po’si accorciano e si possono conoscere stili<br />

e modi di vivere il carisma di San Leonardo a<br />

seconda <strong>del</strong>le varie realtà e <strong>del</strong>le esperienze arric-<br />

Uno spazio aperto<br />

ai vostri messaggi<br />

FORUM<br />

Scriveteci in redazione o per e-mail:<br />

<strong>vita</strong>.g@murialdo.org<br />

Partecipate al forum sul nostro sito:<br />

www.murialdo.org<br />

chenti che ognuno di noi può donare agli altri. Mi<br />

chiedo se sono io che ho una visione strana di confronto...<br />

mi manca il poter parlare con altri giovani<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, di come vivere a pieno il suo carisma...<br />

ogni giorno cerco di vivere questo carisma,<br />

ma non è sempre facile, è come se in questa società<br />

si vada “controcorrente”, le difficoltà le si trovano<br />

nel lavoro, nella famiglia, nella scuola... sicuramente<br />

le riesco a superare grazie ai due miei punti fermi,<br />

Cristo e il <strong>Murialdo</strong>... ma quanta difficoltà! Ti fermi<br />

e vorresti chiedere a qualche tuo coetaneo: “Io ho<br />

trovato questa difficoltà/ho provato questa gioia nel<br />

vivere il carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>... tu che mi dici?”...<br />

ma quando vorresti farlo gli altri non ci sono o se ci<br />

sono parlano con te dei ragazzi, <strong>del</strong>la metodologia<br />

d’affrontare, ma poi null’altro... forse pretendo<br />

troppo? non mi so accontentare? non so che dire...so<br />

solo che mi manca! N.N.<br />

Devo ammettere che ho un po’ di difficoltà<br />

perchè non è usuale per me usare certi termini. Certo<br />

esiste sempre il rischio di Fare piuttosto che di<br />

ESSERE: le priorità lavorative fanno mettere sempre<br />

in secondo piano priorità essenziali per non perdersi.<br />

Padre Mauro, nell’ultimo intervento coi laici<br />

<strong>del</strong> Trentino Alto Adige, diceva ( mi perdoni se non<br />

esprimo il concetto nel modo giusto?): il problema<br />

<strong>del</strong> fare è sapere intorno a CHI fare. Marta si agita<br />

intorno alle cose in se stesse; Maria tiene al centro<br />

<strong>del</strong>la propria attività, Gesù. Così succede quando si<br />

hanno figli, lavoro e via di seguito: continui a girare<br />

in tondo, dimenticando o relegando Dio a optional o<br />

lasciandolo per quando avrai tempo... E. A.<br />

160 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

per non lasciare spegnere un sorriso<br />

SOSTEGNO A DISTANZA...<br />

ÈUN GESTO D’AMORE, una mano<br />

tesa ai bambini e adolescenti<br />

più poveri che vivono nelle Parrocchie<br />

e accanto alle Opere gestite dai <strong>Giuseppini</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> in America Latina,<br />

Africa, Asia ed Europa <strong>del</strong>l’Est.<br />

ÈSOSTENERE le spese di un bambino<br />

o adolescente, in un Centro<br />

Diurno, nella scuola o in un Centro<br />

di Avviamento al lavoro, aiutandolo ad uscire<br />

dalla situazione di miseria in cui vive la<br />

sua famiglia.<br />

ÈAIUTARE UNAFAMIGLIAa sfamare<br />

i figli in casi di ESTREMA<br />

POVERTÀ e a comperare <strong>del</strong>le<br />

medicine (in situazione di malattia).<br />

Bastano € 155,00 all’anno (più qualche<br />

briciola per le spese di posta e cancelleria),<br />

per aiutarci a SOSTENERE un bambino, il<br />

suo sorriso, la sua gioia di vivere...<br />

Il contributo può essere versato anche in<br />

rate mensili, trimestrali o semestrali…<br />

SOSTEGNO A DISTANZA<br />

P. Celmo Lazzari: PROCURA MISSIONI<br />

Tel. 06-62.43.400 - Fax 06.62.40.846<br />

consigliere.missioni@murialdo.org<br />

Via Belvedere Montello, 77<br />

00166 ROMA<br />

Chiedete gli appositi cc postali intestati ENGIM<br />

utilizzati per il Sostegno a Distanza<br />

Vita Solidale<br />

INIZIATIVE DI CARITÀ (Libera offerta)<br />

FONDO AIUTO ISTRUTTORI (Libera offerta)<br />

LA CASSETTA CON GLI<br />

ARNESI DEL MESTIERE € 25,00<br />

MISSIONI GIUSEPPINE (Libera offerta)<br />

UN PASTO GIORNALIERO € 10,00<br />

BORSA DI STUDIO € 52,00<br />

Per informazioni rivolgersi a:<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

Tel. 06-62.47.144 - Fax 06.62.40.846<br />

E-mail: <strong>vita</strong>.g@murialdo.org

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