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vita aprile 2004 - Giuseppini del Murialdo

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Costume e diritto a volte si inseguono,<br />

talora si scontrano, spesso si integrano.<br />

Certo è che il legislatore non può<br />

ignorare i cambiamenti <strong>del</strong> costume nel dettare<br />

le norme <strong>del</strong> vivere civile e nel regolare i<br />

rapporti interpersonali. Non sfugge a questa<br />

logica la famiglia che è una realtà in mutamento,<br />

fondata sulla stabilità degli affetti. Il<br />

mutamento, in epoche remote, è stato lentissimo<br />

e quasi impercettibile. Nell’ultimo secolo,<br />

invece, rapido al punto da rendere difficile<br />

un’analisi esaustiva. Limiterò queste brevi<br />

note agli ultimi settant’anni che hanno segnato<br />

il passaggio dalla famiglia-persona alla persona<br />

nella famiglia.<br />

La famiglia-persona<br />

Il codice civile <strong>del</strong> 1942, in pieno declino <strong>del</strong>l’era<br />

fascista, si prefiggeva di riproporre all’interno<br />

<strong>del</strong>la famiglia la struttura piramidale <strong>del</strong>lo<br />

Stato, mediata dalla filosofia <strong>del</strong> diritto di<br />

Hegel. Lo studioso, per esplicitare il suo pensiero,<br />

parte da una definizione <strong>del</strong> matrimonio:<br />

il consenso libero di due persone a costituire<br />

una sola persona, ad abbandonare la propria<br />

personalità naturale e singola in quell’unità,<br />

che, da questo aspetto, è un’autolimitazione.<br />

Da tanto fa discendere che la famiglia è una<br />

persona o che i suoi membri non sono che puri<br />

accidenti. Sicché la funzione giuridica <strong>del</strong>l’individuo<br />

nella famiglia non può essere che quella<br />

di soggezione a un fine che, superiore ai fini<br />

individuali, lega organicamente i soggetti fra di<br />

loro. La conseguenza più evidente di tale filosofia<br />

è che la farmiglia-persona, individuata<br />

nella figura <strong>del</strong> padre, finisce con l’imporre il<br />

sacrificio <strong>del</strong> singolo per il conseguiniento <strong>del</strong><br />

bene comune. È il marito che sa qual è il bene<br />

Vita in famiglia<br />

di Sandro Palumbo<br />

La famiglia e la legge<br />

<strong>del</strong>la moglíe; è il padre che sa qual è il bene dei<br />

figli.<br />

Attingendo a tale cultura, largamente condivisa<br />

dal costume <strong>del</strong>l’epoca, il legislatore sancisce<br />

che “il marito è il capo <strong>del</strong>la famiglia; la<br />

moglie segue la condizione civile di lui, ne assume<br />

il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo<br />

ovunque egli crede opportuno di fissare<br />

la propria residenza”.<br />

È ancora il legislatore a sancire la indissolubilità<br />

<strong>del</strong> matrimonio, sempre nell’ottica <strong>del</strong>la<br />

tutela <strong>del</strong> bene comune. È di tutta evidenza che<br />

la concezione autoritaria <strong>del</strong>la famiglia soffocava<br />

le libertà individuali e che, con l’avvento<br />

<strong>del</strong>la democrazia, le insofferenze erano destinate<br />

ad aumentare per quindi esplodere, come<br />

per l’appunto avvenne nel 1968.<br />

La persona nella famiglia<br />

In quell’anno, i giovani sorretti da un’ansia<br />

di libertà, abbandonarono numerosi la famiglia-prigione<br />

e scoprirono lo star bene tra di<br />

loro insieme, in assoluta precarietà, mettendo<br />

al bando il “per sempre” ritenuto incrostato<br />

dall’abitudine e dalla mortificazione. Non è<br />

difficile ravvisare nelle scelte dei giovani una<br />

componente egoistica. Essi si mettono insieme<br />

nell’aspettativa di ricevere dall’altro o dall’altra<br />

più di quanto sono disposti ad offrire.<br />

La loro filosofia si traduce nel “sto con te fino<br />

a quando sei in grado di offrirmi ciò che mi<br />

aspetto. Sto con te per un incantesimo che si<br />

può rompere all’improvviso. E se ciò accade,<br />

ognuno prende la sua strada. Senza drammi e<br />

senza rancore. È questo nuovo sentire che induce<br />

il legislatore a introdurre nel 1970 la normativa<br />

<strong>del</strong>la cessazione degli effetti civili <strong>del</strong><br />

matrimonio concordatario o <strong>del</strong>lo scioglimen-<br />

132 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

to <strong>del</strong> matrimonio civile e nel 1975 la riforma<br />

<strong>del</strong> diritto di famiglia. Con tale riforma viene<br />

affermata la assoluta parità fra i coniugi. La<br />

moglie non prende più il cognome <strong>del</strong> marito,<br />

ma lo aggiunge al suo, per perderlo definitivamente<br />

in caso di passaggio a nuove nozze. I<br />

coniugi concordano tra di loro l’indirizzo <strong>del</strong>la<br />

<strong>vita</strong> familiare e fissano la residenza <strong>del</strong>la famiglia<br />

secondo le esigenze di entrambi e quelle<br />

preminenti <strong>del</strong>la famiglia stessa. Nei confronti<br />

dei figli hanno i medesimi diritti e i medesimi<br />

doveri, sono tenuti a mantenere, istruire<br />

ed educare 1a prole tenendo conto <strong>del</strong>le capacità,<br />

<strong>del</strong>le inclinazioni naturali e <strong>del</strong>le aspirazioni<br />

dei figli. Anche il concetto di famiglia<br />

legata dai vincoli di sangue è stato rivisitato<br />

dal legislatore che ha posto l’accento sulla famiglia<br />

come luogo di comunione stabile dì affetti.<br />

Con il vecchio codice, ad esempio, i coniugi<br />

restavano tra di loro estranei, perché<br />

avevano sangue diverso. La non chiamata all’eredità.<br />

<strong>del</strong> coniuge superstite sottintendeva<br />

questa concezione. Ora invece il coniuge superstite<br />

eredita insieme ai figli e ha diritto <strong>vita</strong>lizio<br />

di abitazione <strong>del</strong>la casa familiare e di<br />

uso dei mobili che la corredano, se di proprietà<br />

<strong>del</strong> defunto o comuni. In materia di aborto,<br />

piaga di ogni tempo, il legislatore ha ritenuto<br />

opportuno che si passasse dalla clandestinità<br />

alla regolamentazione. Certamente, con più<br />

propensione a capire le ragioni <strong>del</strong>l’altro e, in<br />

primis, <strong>del</strong> concepito, il parlamento avrebbe<br />

potuto darci una legge diversa, senza incorrere<br />

nelle contraddizioni che si avvertono a partire<br />

dalla sua intitolazione: norme per la tutela<br />

sociale <strong>del</strong>la maternità e sull’interruzione <strong>del</strong>la<br />

gravidanza.<br />

La famiglia in prospettiva.<br />

Il ‘68, intanto, accusa gli anni. Sono cadute le<br />

illusioni di libertà senza limiti ed è fortemente<br />

in crisi la concezione di un’affettività precaria.<br />

I giovani vanno recuperando il concetto di stabilità<br />

degli affetti. Restano in famiglia anche<br />

troppo, forse perché spaventati dai mille problemi<br />

irrisolti <strong>del</strong> nostro tempo.<br />

I coniugi che pure sono consapevoli di poter<br />

accedere al divorzio, cominciano a dare un valore<br />

positivo al “per ora” che ha sostituito il<br />

“per sempre”.<br />

Essi avvertono che il per ora abbisogna di un<br />

amore che di giorno in giorno si rinnova a differenza<br />

di un’unione inchiodata dalla legge e<br />

spesso sentita come limite, E, messa da parte la<br />

cultura dei ruoli fissi, si aiutano reciprocamente,<br />

sperimentando l’arricchimento che rinviene<br />

dal dare.<br />

Il valore “sacramento” abbisogna di essere<br />

recuperato dalla comunità ecclesiale che per<br />

troppo tempo, protetta dalla legge, non ha proposto<br />

adeguatamente ai giovani gli opportuni<br />

richiami formativi fondati sul Vangelo e sull’insegnamento<br />

Paolino.<br />

Non c’è norma che non possa essere migliorata.<br />

In materia di diritto di famiglia, con particolare<br />

riguardo a1 mondo minorile e alle tematiche<br />

<strong>del</strong>la devianza, si avverte la necessità che il<br />

legislatore dia ancora il suo contributo. Ma occorre<br />

che la famiglia cristiana prepari il nuovo<br />

humus, recuperando la Parola, il valore <strong>del</strong>la<br />

comunione, <strong>del</strong>la condivisione, <strong>del</strong>la testimonianza<br />

e <strong>del</strong> volersi bene.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 133

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