29.05.2013 Views

vita aprile 2004 - Giuseppini del Murialdo

vita aprile 2004 - Giuseppini del Murialdo

vita aprile 2004 - Giuseppini del Murialdo

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Vita <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

L’apostolato<br />

negli oratori<br />

Tra le baracche dei poveri <strong>del</strong>la periferia, nelle viuzze umide e malsane, in cortili senza sole, lungo<br />

le rive <strong>del</strong> Po, passa il giovane prete Leonardo <strong>Murialdo</strong> con la sua tonaca nera e un campanello<br />

in mano: a quel suono accorrono torme di bambini e ragazzi che lo seguono fino all’oratorio <strong>del</strong>l’Angelo<br />

Custode, lontani per qualche ora dalla miseria quotidiana. Recupera così piccoli fuorilegge,<br />

vagabondi, giovani dediti alle truffe, ai ricatti, alle violenze, candidati al carcere minorile.<br />

All’oratorio si gioca ma non solo, naturalmente. Il <strong>Murialdo</strong> s’improvvisa “sindacalista” per quei<br />

piccoli quasi sempre sfruttati. Molti sono operai, garzoni, apprendisti, commessi. Ogni primavera<br />

arrivano dal biellese gruppi di manovali e garzoni muratori di otto-dodici anni. Sono in balìa di<br />

padroni senza scrupoli, lavorano in condizioni di totale insicurezza, per stipendi da fame. Lui li<br />

porta all’oratorio, li fa giocare e riposare, li istruisce nelle cose di Dio. Si preoccupa di trovare per<br />

loro un lavoro da padroni onesti, tenendosi informato <strong>del</strong>le condizioni morali, fisiche, economiche.<br />

I poveri e i giovani gli vogliono bene.<br />

Nel 1856 muoiono i due più grandi amici, entrambi neppure ventottenni, compagni inseparabili<br />

di studio e di ministero. Giovanni Francesco Revelli scompare il 24 maggio. L’elogio funebre è<br />

<strong>del</strong>lo stesso <strong>Murialdo</strong>. Il 5 novembre tocca a Francesco Paolo Rossi, direttore <strong>del</strong>l’Oratorio di San<br />

Luigi. Leonardo <strong>Murialdo</strong> si sente più solo. Ma la morte di Rossi mette nei guai anche don Bosco.<br />

Proporrà al <strong>Murialdo</strong> la direzione <strong>del</strong> San Luigi. Forse casualmente o forse no il prete dei Becchi<br />

incontra, un mattino <strong>del</strong> 1857, Leonardo <strong>Murialdo</strong> in<br />

via Doragrossa: sta uscendo dalla chiesa di San Dalmazzo<br />

dove ogni mattina va a dir messa. Gli chiede:<br />

«Signor teologo, me lo offre un bicerin?» (caffè, latte<br />

e cioccolato, bevanda tipica torinese). Entrano nel<br />

Caffè <strong>del</strong>le Alpi, all’angolo con via Consolata. E lì,<br />

seduti ad un tavolino, davanti al bicerin, don Bosco<br />

lancia la sua proposta: non potrebbe il signor teologo<br />

prendere la direzione <strong>del</strong> San Luigi? Ci sono tanti<br />

giovani da salvare e poi sarebbe bello continuare il<br />

lavoro <strong>del</strong> povero teologo Rossi. Il <strong>Murialdo</strong> ha già<br />

tanto da fare e non ama le cariche ufficiali. Forse tentenna.<br />

Teme di non farcela. Ma don Bosco usa le parole<br />

giuste. Come si fa a dire di no a don Bosco? «Se<br />

sono capace a qualcosa, faccia pure conto su di me»,<br />

risponde alla fine. Gli tocca pagare i due bicerin, ma,<br />

quando esce dal Caffè, Leonardo <strong>Murialdo</strong> è il nuovo<br />

direttore <strong>del</strong>l’Oratorio di San Luigi.<br />

Comincia il suo servizio la domenica 26 luglio<br />

1857, non ancora ventinovenne. Nel primo discorso<br />

122 Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong><br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong> spiega perché ha accettato l’incarico. C’è una ragione generale: tutti dobbiamo<br />

salvarci l’anima, il prete deve salvare la sua e aiutare gli altri a salvare la propria e l’Oratorio<br />

è un modo per farlo. Cita poi altre due ragioni: «Perché succedo in questa carica a uno dei più cari<br />

amici che abbia avuto», e «perché trovo catechisti, assistenti, cooperatori così ecclesiastici come<br />

secolari, zelanti e generosi, che si prestano con tanto impegno ed esemplarità». Conclude: «La<br />

nostra speranza è nella benedizione di Dio: senza di essa nulla possiamo; la nostra speranza è nella<br />

Vergine Immacolata, in San Luigi, e anche in voi. Io farò quanto potrò: nelle istruzioni, nei catechismi,<br />

nel prepararvi ai sacramenti e nei leciti divertimenti: musica, teatro, ginnastica, giochi.<br />

E lo farò non da superiore, ma da amico”. È una gran fatica portare i ragazzi al San Luigi, trattenerveli,<br />

istruirli, avvicinarli a Dio. Bisogna inventare sempre qualcosa di nuovo. E Leonardo <strong>Murialdo</strong><br />

fa proprio così. Nascono scuole serali e festive, la scuola elementare diurna, iniziative di patronato<br />

per i giovani operai e gli apprendisti, la scuola di canto e la banda musicale. Gli tocca pure<br />

metter mano al portafoglio, com’era previsto. Ci sono il tabernacolo e i gradini <strong>del</strong>l’altare da rifare<br />

in marmo, per esempio. Oppure qualche ragazzo ha bisogno di soldi, o ancora si vuol premiarne<br />

uno meritevole…<br />

6 <strong>aprile</strong> 1858. Leonardo <strong>Murialdo</strong> va dal papa. Una doppia udienza: pubblica con un gruppo di<br />

piemontesi; poi privata. Lasciamo sia lui stesso a raccontare: «Alle 9 di sera <strong>del</strong>lo stesso giorno,<br />

fui introdotto ad udienza particolare per opera di don Bosco alla presenza di quest’ultimo e in<br />

compagnia <strong>del</strong> chierico Rua». Chiede una benedizione per i suoi ragazzi <strong>del</strong>l’oratorio e il papa risponde:<br />

«Vi sono degli apostoli che vorrebbero allontanare i ragazzi: ‘lasciate che i piccoli vengano<br />

a me’, diceva Gesù Cristo e così dobbiamo fare noi. Iddio dà molte benedizioni a chi si occupa<br />

dei fanciulli ed è grande consolazione il salvarsi in compagnia di altri salvati da noi: mentre<br />

è poltroneria il volersi salvare solo noi». Il <strong>Murialdo</strong> azzarda: «Il bisogno è grande, specialmente<br />

nel nostro paese». Pio IX ribatte che dappertutto c’è bisogno, ma è amareggiato per l’ostilità <strong>del</strong><br />

governo piemontese e per la cattiva stampa che da Torino si diffonde ovunque. Benedette alcune<br />

medaglie, il papa dona al <strong>Murialdo</strong> due immagini, <strong>del</strong>la Madonna e di san Luigi Gonzaga, protettore<br />

<strong>del</strong>la gioventù: «Io non seppi rispondere altro, se non che li avrei conservati come reliquie».<br />

Poi la benedizione e i saluti, ma il <strong>Murialdo</strong> annota ancora: «Fui testimone in quella udienza <strong>del</strong>la<br />

familiarità con cui don Bosco veniva benignamente trattato dal papa. In essa dopo aver concesso<br />

un gran numero di grazie chiestegli da lui, lasciò a tutti un ricordo in medaglie e poi diede a don<br />

Bosco un bel gruzzolo di<br />

monete d’oro, affinché con<br />

esse si potesse fare una festicciola,<br />

nei tre oratori di<br />

Torino da lui diretti». La<br />

festa sarà il 24 giugno, solennità<br />

di san Giovanni<br />

Battista, patrono <strong>del</strong>la città<br />

di Torino. È la «festa dei<br />

tre oratori»: don Bosco la<br />

organizza a Valdocco, Michele<br />

Rua all’Angelo Custode,<br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong><br />

al San Luigi. Confessione<br />

e comunione, indulgenza<br />

plenaria di Pio IX, distribuzione<br />

<strong>del</strong>le medagliette<br />

benedette dal pontefice. E<br />

una gran merenda. Con i<br />

soldi <strong>del</strong> papa.<br />

Vita Giuseppina 4 - <strong>2004</strong> 123

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!