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Massimo Bonifazi - La pubblica libreria - Fondazione Cassa di ...

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levar <strong>di</strong> detta città conforme alle constitutioni<br />

apostoliche et sotto le pene et censure che in esse<br />

si contengono. Obtenunt fabis 10 nigris non abstantibus”<br />

20 .<br />

Dal medesimo verbale emerge poi un’altra importante<br />

notizia, che <strong>di</strong> fatto tende a suffragare<br />

l’ipotesi dell’esistenza <strong>di</strong> una ricca raccolta libraria,<br />

se non già un primo embrione <strong>di</strong> biblioteca<br />

vera e propria, <strong>di</strong> proprietà del Cimarelli,<br />

anche prima dell’esperienza fanese, trovandosi<br />

riportata, in prelu<strong>di</strong>o all’atto decisionale del<br />

pubblico consiglio, la volontà espressa da padre<br />

Bartolomeo Cimarelli <strong>di</strong> voler trasferire nella<br />

città <strong>di</strong> Fano, presso il convento <strong>di</strong> Santa Maria<br />

Nuova, una “bibliotecha” piena <strong>di</strong> libri. Quin<strong>di</strong>,<br />

forse, non soltanto libri e manoscritti, ma anche<br />

scansie e scaffalature potevano essere i generosi<br />

oggetti della donazione del nuovo padre guar<strong>di</strong>ano.<br />

Un altro interessante dato su cui vale la<br />

pena soffermarsi, emerso nella parte finale del<br />

verbale, è quello riguardante il <strong>di</strong>vieto assoluto<br />

<strong>di</strong> portare fuori dalla città <strong>di</strong> Fano i libri conservati<br />

nella biblioteca. Il fatto che la restrizione<br />

contempli espressamente “levar <strong>di</strong> detta città”,<br />

fa sorgere spontaneo l’interrogativo se il prestito,<br />

così detto esterno, fosse invece concesso<br />

entro le mura della città <strong>di</strong> Fano e se quin<strong>di</strong> lo<br />

statuto interno della biblioteca contemplasse la<br />

possibilità per i citta<strong>di</strong>ni fanesi non soltanto <strong>di</strong><br />

consultare i testi desiderati in loco, ma anche,<br />

eventualmente, <strong>di</strong> poterli prendere in prestito<br />

per un determinato periodo <strong>di</strong> tempo, proprio<br />

come suole farsi oggi nelle nostre moderne biblioteche.<br />

Altro dubbio, per nulla sciolto nelle<br />

fonti archivistiche conservate, riguarda la modalità<br />

e la tempistica dell’orario <strong>di</strong> apertura al pubblico,<br />

ossia lo stabilire chi poteva aver accesso o<br />

meno in biblioteca e in quali giorni della settimana<br />

ed ore del giorno. Il fatto che ad oggi non<br />

si conservi più alcun regolamento, o qualsivoglia<br />

altro documento originale relativo alla gestione<br />

ed all’organizzazione <strong>di</strong> questa <strong>pubblica</strong> <strong>libreria</strong>,<br />

rende questi interrogativi irrisolvibili. Tuttavia,<br />

seppur in<strong>di</strong>rettamente, un’ipotesi <strong>di</strong> risposta ad<br />

almeno uno <strong>di</strong> questi quesiti potrebbe arrivare<br />

dalla consultazione dalle prime norme stilate per<br />

l’altra grande biblioteca, semi - <strong>pubblica</strong>, istituita<br />

nella Fano seicentesca dall’abate Federici; in<br />

queste infatti veniva stabilita l’apertura al pubblico<br />

della <strong>libreria</strong>, a quanti ne facevano regolare<br />

richiesta (seppure <strong>di</strong>etro scrupoloso vaglio del<br />

suo fondatore), almeno un’ora al giorno 21 .<br />

Riguardo invece alla sua localizzazione all’interno<br />

del convento, risultano valide alcune fonti archivistiche.<br />

<strong>La</strong> prima è una planimetria del convento<br />

risalente al XIX secolo, la quale mostra sul<br />

versante settentrionale del complesso una grossa<br />

stanza all’interno della quale vengono <strong>di</strong>segnate,<br />

parallele ed in senso perpen<strong>di</strong>colare alle pareti,<br />

una serie <strong>di</strong> linee interpretabili, ipoteticamente,<br />

con le scansie lignee <strong>di</strong> una biblioteca. Collegata<br />

a questa particolare ubicazione della <strong>libreria</strong>,<br />

<strong>di</strong>stante dalla porta <strong>di</strong> accesso al convento, potrebbe<br />

essere la supplica mossa al Pubblico fanese<br />

dai frati minori, magari per risolvere proprio<br />

questo inconveniente; infatti dall’analisi dalla<br />

citata pianta risulta del tutto evidente che chi<br />

voleva accedere alla biblioteca doveva per forza<br />

attraversare, non senza <strong>di</strong>sagio per i frati, l’intera<br />

casa. Risultava, pertanto quanto mai utile dare<br />

soluzione a questo problema, cercando <strong>di</strong> ottenere<br />

dal civico municipio il possesso <strong>di</strong> un piccolo<br />

vicolo presso le mura, attiguo al convento lungo<br />

il lato su cui poggiava il locale a<strong>di</strong>bito a <strong>libreria</strong>.<br />

E se anche non specificamente segnalato, si potrebbe<br />

interpretare la deliberazione del consiglio<br />

speciale del 20 agosto del 1642, in risposta alla<br />

supplica (purtroppo oggi non più conservata in<br />

archivio) mossa dai minori osservanti “petens<br />

sibi como<strong>di</strong> viculum qui adest prope muros coram<br />

hortus […] et non est in como<strong>di</strong> alicui […]<br />

ut concedat mittere in Clausura et specialiter in<br />

Casa”, probabilmente come l’esigenza <strong>di</strong> usufruire<br />

<strong>di</strong> un nuovo passaggio più <strong>di</strong>screto e <strong>di</strong>retto<br />

alla biblioteca 22 . Pur tuttavia, al riguardo, bisogna<br />

formulare due ulteriori e necessarie considerazioni:<br />

la prima tenendo presente, come si vedrà<br />

in seguito, che nell’anno 1845, la biblioteca del<br />

LA PUBBLICA LIBRERIA<br />

223

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