AA.VV. - Il secondo libro delle metamorfosi - ctsbasilicata
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Continuando a volare dopo aver esplorato l’imboccatura <strong>delle</strong> caverne, Rrengyara<br />
vide un puntino luminoso davanti a sé, nella foschia. Una roccia sporgente le aveva<br />
impedito di notarlo prima. Tornò ad abbassarsi, e volò raso terra, tenendosi al riparo<br />
<strong>delle</strong> rocce. Un punto luminoso in quel luogo non poteva che essere artificiale. Ma se<br />
lassù c’erano <strong>delle</strong> creature viventi, Rrengyara voleva evitare di essere vista. Non<br />
voleva fare la fine dei bambini.<br />
Dopo aver doppiato un grosso macigno, vide poco oltre una luce color verde<br />
limone Rrengyara ebbe subito la certezza che si trattasse di una luce simile a quella<br />
vista dai bambini.<br />
Scese a terra e proseguì a piedi, strisciando nei punti in cui era troppo allo<br />
scoperto. Dopo aver oltrepassato l’ampia entrata di una grotta, tornò a vedere la<br />
luminescenza verde. Si affrettò a nascondersi nell’ingresso della grotta, sperando che<br />
la creatura non l’avesse vista. La Supermente ignorava quali fossero i sensi percettivi<br />
<strong>delle</strong> colonne di luce. La donna stette in ascolto, ma non udì alcun suono. Allora<br />
strisciò dall’imbocco della grotta a un piccolo masso, dal quale proveniva una<br />
corrente di aria calda. Avanzò strisciando per guardare più avanti, aspettandosi di<br />
vedere del fuoco; invece vide un enorme cristallo trasparente, con al centro una sfera<br />
di fuoco giallo. In quel momento arrivò rotolando una grossa sfera di erba semovente.<br />
Rrengyara si affrettò a nascondersi dietro il masso, e rimase stesa a terra, nell’ombra,<br />
pensando se era mai possibile che un cristallo di quel genere potesse esistere<br />
naturalmente sull’altipiano. Era un prisma rettangolare, con le due basi piane, coperto<br />
ovunque di piccole abrasioni, e scheggiato in più punti. Alto un metro e mezzo e<br />
largo sessanta centimetri, era completamente incolore, salvo la chiazza di luce gialla<br />
all’interno, chiazza che poteva anche essere dovuta a riflesso del sole.<br />
La Supermente informò Rrengyara che, all’epoca in cui i primi esploratori erano<br />
saliti sull’altopiano, il cristallo non c’era e che non c’erano nemmeno le erbe<br />
semoventi. La Supermente indusse Rrengyara a fermarsi a osservare il cristallo, le<br />
erbe e la colonna di luce.<br />
La colonna verde limone se ne stava ferma, simile a un pilastro di luce; alta quasi<br />
tre metri, aveva la base di sessanta centimetri di diametro. Era trasparente, ma non si<br />
vedevano organi interni. Rrengyara guardò solo un momento la colonna di luce,<br />
perché davanti a lei c’era un cerchio di cristalli. Ciascuno di essi era incolore,<br />
trasparente, a sei facce, <strong>delle</strong> medesime dimensioni del primo che aveva visto. I<br />
cristalli erano inclinati <strong>secondo</strong> angoli diversi, e disposti in modo da concentrare la<br />
luce solare nel cerchio di terreno interno all’anello da essi formato. La luce<br />
abbagliante che Rrengyara aveva visto si trovava al centro del cerchio, dove la terra<br />
stava fondendosi ribollendo a causa della concentrazione dei raggi. Rrengyara sentiva<br />
la vampa del calore infiammarle il viso.<br />
I cristalli, tredici in tutto, e disposti a distanze uguali in modo che il cerchio interno<br />
avesse un diametro di sei metri, avevano scavato sul terreno altrettanti solchi che si<br />
dipartivano dal centro; segno che, in precedenza, erano stati disposti in modo da<br />
concentrare i raggi del sole lungo segmenti che andavano da ciascuno di essi al<br />
centro. La Supermente si rese conto che quel disegno inciso nella roccia assomigliava<br />
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