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n. 2 aprile-luglio 2011 - inComunione

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20<br />

apr-lug <strong>2011</strong><br />

FRAGILITÀ<br />

Lucia Carpagnano con la piccola Antonella<br />

de fede; quando abbiamo scoperto la malattia di Antonella, io<br />

dicevo a mio marito: “ma ti rendi conto, Gesù ci ha dato un<br />

angelo senza ali! E noi cosa dobbiamo fare? Ce lo dobbiamo<br />

tenere così com’è”. Non è stato facile perché quando la<br />

bambina è andata in rianimazione, io sono stata sette mesi a<br />

Roma da sola, mio marito faceva avanti e indietro, avevamo<br />

perso tutto, ci hanno aiutato i parenti e molti amici. Quando<br />

siamo andati a Roma, perché Antonella è stata ricoverata presso<br />

l’ospedale Bambin Gesù, ero sola, poi fortunatamente abbiamo<br />

trovato la casa dell’U.N.I.T.A.L.S.I. che ci ha ospitato;<br />

l’U.N.I.T.A.L.S.I. aveva degli appartamenti dove alloggiavano<br />

i genitori di bimbi ricoverati in ospedale; io alloggiavo<br />

in un appartamento che dividevo con altre coppie; ognuno<br />

aveva la sua stanza, poi in comune c’era la cucina, il bagno,<br />

tipo una casa famiglia. In un certo senso la nostra famiglia<br />

era quella, perché erano tutte coppie, che come noi avevano i<br />

bambini ricoverati in rianimazione al Bambin Gesù. Quando<br />

succedeva qualcosa o ad Antonella o a un altro bambino stavamo<br />

sempre insieme, andavamo in ospedale insieme, tornavamo<br />

a casa insieme, facevamo tutto insieme, quindi ci davamo forza<br />

l’un con l’altro. Immaginate! La mattina andavo in ospedale,<br />

aspettavo perché non era sicuro che potessi entrare nel reparto<br />

a causa delle urgenze; quindi non vedevo la bambina e non<br />

sapevo neppure se il giorno dopo potevo vederla e iniziavo a<br />

pensare che cosa stesse succedendo, e mi dicevo: “chissà, mi<br />

vuole? Non mi vuole? Mi cerca? Sta da<br />

sola?”. Da mamma ti fai tante domande e<br />

quando tornavo a casa la sera piangevo da<br />

sola, non mi volevo far vedere da nessuno,<br />

non volevo sentire nessuno, neanche a mio<br />

marito dicevo: “mi sento sola”; no, soffrivo<br />

dentro di me e quando stavo sola piangevo<br />

e dicevo sempre: “Signore ti prego mi devi<br />

dare la forza per andare avanti, tu mi devi<br />

dare la forza per reagire!”. Il Signore mi ha<br />

dato la forza per reagire.<br />

Possiamo dire che c’è stato un evento<br />

che ha scioccato, però come dice un proverbio:<br />

“Chiuso un portone, il Signore<br />

apre tante finestre”. Voi ne avete trovate<br />

tante di finestre aperte?<br />

Tante. Io dico a voce alta che mia figlia<br />

è un dono Dio, è un dono speciale che mi ha insegnato tanto,<br />

nella sofferenza e nella gioia. Mi ha fatto conoscere tante<br />

persone, medici, persone che si sono messe a disposizione, ci<br />

hanno aiutato. Io dico: “Grazie Signore per quello che mi hai<br />

dato”, perché quando vivevo a Roma ho visto tanti casi di bambini<br />

malati, ho visto morire tanti bambini accanto ad Antonella<br />

e mi dicevo: “chissà, potrebbe succedere a noi?”. Ogni volta<br />

che moriva un bambino era come se morisse tuo figlio. Ho visto<br />

bambini che stavano veramente male; bambini con malattie<br />

di cui tutt’ora non si conosce il nome. Ho visto così tante<br />

storie, che mi son detta: “sono fortunata!”, anche solo per il<br />

fatto di avere una diagnosi. Si, Antonella è attaccata a dei<br />

macchinari, ma tutto sommato la sua situazione è stabile, devo<br />

fare attenzione affinché non si raffreddi. Io mi vivo Antonella<br />

minuto per minuto, me la godo, me la godo perché purtroppo<br />

è così, è inutile che c’è lo nascondiamo, io sono la mamma e<br />

sono cosciente di quello che potrebbe succedere; io adesso mi<br />

godo la bambina e non ci voglio neanche pensare a quello che<br />

potrebbe succedere un domani. Vivo i suoi momenti minuto per<br />

minuto, tutti i suoi passi, perché comunque la bambina ti dà<br />

tante soddisfazioni. Per me va bene così, non rimpiango nulla,<br />

io non dico: “ma se la bambina…”, perché se inizi a pensare<br />

a queste cose non vivi bene, vivi sempre con l’angoscia, con i<br />

rancori. Anche il fatto di volere fare un altro bambino e per fortuna<br />

che l’abbiamo fatto è stato un aiuto, uno stimolo per noi<br />

e per la bambina stessa. Fabrizio (il secondogenito di Lucia)<br />

muore per la bambina, le sta vicino, le vuole dare da mangiare,<br />

guai a chi la tocca, è sempre attento, mi auguro che continui<br />

sempre così.<br />

Avete qualche obiettivo per il futuro?<br />

Si, anche se non so se ci riusciremo, far sedere Antonella<br />

sulla carrozzina elettrica.<br />

Forse agli occhi di un mondo eutanasico è strano vedere<br />

Lucia come accudisce Antonella e le rinunce che fa. Io posso<br />

solo dirvi che è una madre speciale.<br />

Sul sito (www.crocifissobarletta.it) è possibile leggere l’intervista<br />

integrale.<br />

Angela Rizzi<br />

a.rizzi87@gmail.com

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