n. 2 aprile-luglio 2011 - inComunione
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È<br />
una umida a livello internazionale:<br />
lunga circa 20 km e larga<br />
più di 4, è la più grande salina solare<br />
d’europa con i suoi 4000 ettari di specchi<br />
d’acqua. Il lungo ciclo di produzione del<br />
sale, che parte da molto lontano nel tempo<br />
e nella storia, intrecciandosi e legandosi<br />
indissolubilmente a quella di Margherita<br />
di Savoia con i suoi Salinari e a quella<br />
della salina, partendo dall’età del Bronzo.<br />
erano, in quel tempo, semplici conche e<br />
cavità del terreno in cui si depositava il<br />
mare che evaporando lasciava un sedimento<br />
bianco; più l’uomo scopriva i suoi<br />
molteplici usi, più ampliava quelle paludi,<br />
quelle lagune fino a farle diventare quelle<br />
che oggi si chiamano Saline. Ben più recente,<br />
è invece l’origine del nome di Margherita<br />
di Savoia. Il primo toponimo del<br />
paese è stato Salinis al tempo dei Romani,<br />
ed, in seguito, Salapia, poi, intorno all’anno<br />
Mille il suo nome divenne Salinelle. A<br />
metà del 1400, i Salinari furono costretti a<br />
spostarsi nella vicina Barletta per scampare<br />
alla malaria che a quei tempi ed in quei<br />
luoghi la faceva da padrona e fu così che il<br />
nome si trasformò in Salinelle di Barletta.<br />
È nel 1879 che, come segno di gratitudine<br />
e riconoscenza verso il re Umberto<br />
1° di Savoia e sua moglie la regina<br />
Margherita per il loro passaggio in questo<br />
paese, dove i poveri abitanti lavoravano<br />
come schiavi e morivano di malaria, che<br />
il nome fu cambiato in Margherita di Savoia.<br />
Oggi la tecnologia ha alleggerito il<br />
lavoro dell’uomo, ma fino alla metà del<br />
Novecento, il lavoro del saliniere era davvero<br />
duro e faticoso tanto da essere definito<br />
lavoro per schiavi. Le squadre “della<br />
rottura”, quelle degli “zappasale” e poi dei<br />
“massinesi”, dall’alba al tramonto, lavoravano,<br />
con picconi e zappe, nei campi maturi<br />
di sale e tanti di loro anche a piedi nudi<br />
su quei cristalli così duri e taglienti, e con<br />
le ceste, trasportavano quell’oro bianco a<br />
spalla per formare quelle enormi montagne<br />
(le aie di ammassamento) all’ombra<br />
delle quali da sempre vivono i Salinari. La<br />
prima vera trasformazione delle tecniche<br />
di produzione, di raccolta, di trasporto e di<br />
confezionamento risale alla metà del ’700<br />
ad opera di Luigi Vanvitelli (1700-1773),<br />
il celebre architetto ed ingegnere idraulico<br />
che aveva già realizzato la Reggia di Ca-<br />
serta, che progettò<br />
il passaggio naturale<br />
dell’acqua<br />
in tutto il suo percorso<br />
attraverso<br />
il sistema dei vasi<br />
comunicanti.<br />
Il ciclo di produzione<br />
del sale<br />
avviene in un arco<br />
di tempo molto<br />
lungo: dal momentodell’ingresso<br />
dell’acqua del<br />
mare alla raccolta<br />
passa un lungo, lento anno di tempo durante<br />
il quale l’acqua di mare compie ben<br />
200 km prima di depositare i suoi cristalli;<br />
è un percorso lento e spettacolare che attraversa<br />
una laguna piatta e dai colori intensi,<br />
con argini rivestiti di salicornia e di<br />
altre piante grasse alofile: la zona umida<br />
più estesa dell’Italia centro-meridionale su<br />
un’area di 3.871 ettari che attraversa i territori<br />
dei comuni di Margherita di Savoia,<br />
Cerignola, zapponeta e Trinitapoli, e che,<br />
grazie alla convenzione di Ramsar (1971),<br />
è a vincolo di tutela. Riserva Naturale popolata<br />
da più di cento diverse specie di<br />
uccelli tra stanziali, svernanti, nidificanti<br />
e migratori, e tra le cui specie più caratteristiche<br />
troviamo: il fenicottero rosa<br />
che deve il suo meraviglioso colore ad un<br />
piccolo crostaceo di cui si nutre chiamato<br />
artemia salina; il chiurlottello; colonie<br />
di rari gabbiani corallini e gabbiani rosei;<br />
varie specie di sterne, cormorani, gru (per<br />
lo più di passaggio), spatole, aironi bianchi<br />
maggiori e cenerini, garzette, pittime<br />
reali, combattenti, migliaia di pettegole,<br />
gambecchi, pivieri, piropiro, chiurli maggiori<br />
e minori, avocette e cavalieri d’Italia.<br />
Numerose le specie di anatre svernanti<br />
nelle saline, soprattutto volpoche, mestoloni,<br />
folaghe, fischioni, e smerghi. Questa<br />
straordinaria presenza di avifauna e vegetazione<br />
ha conferito alla nostra Riserva la<br />
candidatura, il 18 dicembre 2008, a patrimonio<br />
mondiale UNeSCO. A dispetto dei<br />
nostri tempi, così altamente tecnologici,<br />
il mantenimento di questo spazio naturalistico,<br />
è reso possibile unicamente dal<br />
lavoro dei salinieri, fatto di cura ed accompagnamento,<br />
ancora esclusivamente<br />
CULTURA E TRADIZIONE<br />
AllA scopertA dellA biodiversità<br />
lA sAlinA e lA zonA umidA<br />
sono unA ricchezzA dA condividere<br />
“Il sale canta, la pelle delle saline canta<br />
con bocca soffocata dalla terra.<br />
Fui commosso da certe solitudini ascoltando<br />
la voce del sale nel deserto…”<br />
Pablo Neruda<br />
manuale: con il controllo della densità salina,<br />
della quantità di acqua evaporata e se<br />
piove, di quella caduta. Prelevata dal mare<br />
attraverso l’idrovora Aloisa (4500 metri<br />
cubi al secondo), l’acqua viene immessa<br />
nella zona evaporante (3500 ettari…)<br />
costituita da una serie concatenata di<br />
vasche con pendenze e profondità diverse<br />
in cui l’acqua riduce il suo volume,<br />
grazie all’evaporazione ed aumenta la sua<br />
concentrazione passando quindi dai 3.5°<br />
Baumè (unità di misura della densità salina)<br />
dell’ingresso ai 25°Be. A quel punto,<br />
l’acqua, così satura e tanto trasformata,<br />
può entrare nella zona salante (solo 500<br />
ettari) in cui, proprio come una madre<br />
partorisce suo figlio, così essa partorisce<br />
i cristalli di sale facendoli precipitare sul<br />
fondo dei bacini e lei prende così il nome<br />
di “acqua madre” che si colora di tutte le<br />
sfumature del rosa grazie ad una microalga<br />
contenente betacarotene, la dunaliella<br />
salinis, che cresce notevolmente quando<br />
l’acqua diventa satura. Quell’acqua madre<br />
speciale, come ogni mamma sa essere,<br />
è satura e ricca di oligoelementi e sali<br />
minerali ed ha diversi usi specialmente<br />
termali per curare varie malattie a carattere<br />
infiammatorio. È possibile conoscere<br />
questo bellissimo luogo della biodiversità.<br />
Per visite guidate della zona umida: viale<br />
Salapia - Margherita di Savoia (Bt) Telefono:<br />
+39.0883.657519 - 335.1381562<br />
http://www.museosalina.it/index.php?mo<br />
dule=CMpro&func=viewpage&pageid=8<br />
Vita Piazzolla<br />
Giuseppe Faretra<br />
apr-lug <strong>2011</strong> 31