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s p u n t i s e t t i m a n a l i p e r m e d i t a r e<br />
Sono vecchio oramai più che ottuagenario nell'anno che corre <strong>del</strong>l'era<br />
cristiana 1858; e pur giovine di cuore forse meglio che nol fossi mai nella<br />
combattuta giovinezza, e nella stanchissima virilità. Molto vissi e soffersi; ma<br />
non mi vennero meno quei conforti, che, sconosciuti le più volte di mezzo<br />
alle tribolazioni che sempre paiono soverchie alla smoderatezza e<br />
cascaggine umana, pur sollevano l'anima alla serenità <strong>del</strong>la pace e <strong>del</strong>la<br />
speranza quando tornano poi alla memoria quali veramente sono, talismani<br />
invincibili contro ogni avversa fortuna. Intendo quegli affetti e quelle<br />
opinioni, che anziché prender norma dalle vicende esteriori comandano<br />
vittoriosamente ad esse e se ne fanno agone di operose battaglie. La mia<br />
indole, l'ingegno, la prima educazione e le operazioni e le sorti progressive<br />
furono, come ogni altra cosa umana, miste di bene e di male: e se non fosse<br />
sfoggio indiscreto di modestia potrei anco aggiungere che in punto a<br />
merito4abbondò piuttosto il male che il bene. Ma in tutto ciò nulla sarebbe<br />
di strano o degno da essere narrato, se la mia vita non correva a cavalcione<br />
di questi due secoli che resteranno un tempo assai memorabile massime<br />
nella storia italiana. Infatti fu in questo mezzo che diedero primo frutto di<br />
fecondità reale quelle speculazioni politiche che dal milletrecento al<br />
millesettecento traspirarono dalle opere di Dante, di Macchiavello, di Filicaia,<br />
di Vico e di tanti altri che non soccorrono ora alla mia mediocre coltura e<br />
quasi ignoranza letteraria. La circostanza, altri direbbe la sventura, di aver<br />
vissuto in questi annimi ha dunque indotto nel divisamento di scrivere<br />
quanto ho veduto sentito fatto e provato dalla prima infanzia al cominciare<br />
<strong>del</strong>la vecchiaia, quando gli acciacchi <strong>del</strong>l'età, la condiscendenza ai più<br />
giovani, la temperanza <strong>del</strong>le opinioni senili e, diciamolo anche, l'esperienza<br />
di molte e molte disgrazie in questi ultimi anni mi ridussero a quella dimora<br />
campestre dove aveva assistito all'ultimo e ridicolo atto <strong>del</strong> gran dramma<br />
feudale. Né il mio semplice racconto rispetto alla storia ha diversa<br />
importanza di quella che avrebbe una nota apposta da ignota mano<br />
contemporanea alle rivelazioni d'un antichissimo codice.<br />
L'attività privata d'un uomo che non fu né tanto avara da trincerarsi in se<br />
stessa contro le miserie comuni, né tanto stoica da opporsi <strong>del</strong>iberatamente<br />
ad esse, né tanto sapiente o superba da trascurarle disprezzandole, mi pare<br />
in alcun modo riflettere l'attività comune e nazionale che la assorbe; come il<br />
cader d'una goccia rappresenta la direzione <strong>del</strong>la pioggia. Così l'esposizione<br />
de' casi miei sarà quasi un esemplare di quelle innumerevoli sorti individuali<br />
che dallo sfasciarsi dei vecchi ordinamenti politici al raffazzonarsi dei<br />
presenti composero la gran sorte nazionale italiana. Mi sbaglierò forse, ma<br />
meditando dietro essi potranno alcuni giovani sbaldanzirsi dalle pericolose<br />
lusinghe, e taluni anche infervorarsi nell'opera lentamente ma durevolmente<br />
avviata, e molti poi fermare in non mutabili credenze quelle vaghe<br />
aspirazioni che fanno loro tentar cento vie prima di trovare quell'una che li<br />
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