La Rivista Euler Hermes Italia n°55
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la RIVISTA <strong>Euler</strong> <strong>Hermes</strong> <strong>Italia</strong><br />
Negli ultimi cinque anni<br />
il nostro fatturato è stato<br />
sempre in crescita, passando<br />
dai 158 milioni del 2007<br />
ai 240 del 2010,<br />
con una leggera contrazione<br />
nel 2011 quando<br />
si è attestato a 230 milioni<br />
<strong>La</strong> sede di Montesarchio (BN)<br />
degli Oleifici Mataluni<br />
A questo proposito, dobbiamo semmai<br />
chiederci se può bastare semplicemente<br />
la denominazione per sostenere<br />
e valorizzare il made in Italy<br />
in futuro. A mio avviso, dovremmo<br />
fare leva molto di più sull’italianità<br />
della nostra industria, perché c’è ancora<br />
tanto da fare per promuovere i<br />
nostri prodotti. Del resto, è proprio<br />
questa certezza che ha spinto gli<br />
Oleifici Mataluni, dopo aver rilevato<br />
Olio Dante, determinando il ritorno<br />
in <strong>Italia</strong> del brand dopo 24 anni, a<br />
scegliere lo slogan ‘l’olio che parla<br />
italiano’. Dobbiamo convincerci una<br />
volta per tutte che quella del made in<br />
Italy è una partita vincente».<br />
Negli ultimi dieci anni l’<strong>Italia</strong> sembra<br />
essersi avviata verso un declino,<br />
prima lento e poi, dopo la crisi del<br />
2008, accelerato. In questo processo<br />
l’industria ha perso produttività.<br />
Tutta colpa dello Stato o c’è anche<br />
una parte di responsabilità industriale<br />
nel non aver saputo innovare<br />
nel modo giusto?<br />
«Non possiamo nascondere che ci sia<br />
una responsabilità condivisa. Per questo,<br />
anche noi imprenditori dobbiamo<br />
trovare il coraggio di fare autocritica e<br />
avviare un’analisi sul comportamento<br />
del mondo produttivo negli ultimi 20<br />
anni. Nel nostro settore, quello alimentare,<br />
la maggior parte delle aziende<br />
ha vissuto di rendita. Abbiamo lasciato<br />
che le grandi multinazionali acquistassero<br />
molti dei nostri brand storici<br />
e abbiamo permesso loro di crescere<br />
grazie al lavoro fatto dai fonda-<br />
tori delle aziende per quaranta anni,<br />
dal dopoguerra agli anni ’90. E in molti<br />
casi è mancata anche la spinta all’innovazione.<br />
Nel nostro piccolo, invece,<br />
abbiamo continuato ad investire in ricerca<br />
e sviluppo, anche per un prodotto<br />
molto tradizionale come l’olio. Da<br />
questa convinzione mai tramontata,<br />
abbiamo ideato pochi mesi fa l’Olio<br />
Dante ConDisano, arricchito con vitamina<br />
D. Si tratta di un prodotto innovativo,<br />
capace di sostituire l’assunzione<br />
diretta della vitamina D, che il nostro<br />
Centro di ricerca Criol (Centro di<br />
ricerca dell’industria olearia) ha messo<br />
a punto con il supporto di poli universitari<br />
di eccellenza. Proprio per le<br />
ricerche sul packaging in PET e sull’olio<br />
con la vitamina D, i nostri ricercatori<br />
sono stati invitati il 13 ottobre a<br />
Washington al congresso scientifico<br />
organizzato in occasione dell’anniversario<br />
del Niaf (National <strong>Italia</strong>n<br />
American Foundation), a cui è stato invitato<br />
anche il Presidente Obama».<br />
<strong>La</strong> corruzione costa al Paese decine<br />
di miliardi di euro ogni anno. E<br />
rappresenta un costo elevato anche<br />
per le imprese, che non riescono<br />
a operare in un regime di concorrenza<br />
reale. È necessario un ritorno<br />
a certi presupposti etici anche<br />
nel fare impresa?<br />
«<strong>La</strong> corruzione è figlia della cattiva<br />
burocrazia e ci porterà al fallimento<br />
del sistema <strong>Italia</strong>. Un certo tipo di corruzione<br />
non nasce dal nulla, ma dalla<br />
scelta che molte aziende prendono<br />
per alleggerire un peso burocratico<br />
troppo oneroso, battendo strade e<br />
cercando soluzioni illegali. Per far crescere<br />
le imprese ci vogliono poche regole,<br />
semplici ed efficaci, altrimenti le<br />
aziende italiane continueranno a trovarsi<br />
di fronte a una concorrenza sbilanciata<br />
che permette ai competitor<br />
internazionali di affrontare il mercato<br />
con meno regole, ed un sistema burocratico<br />
più snello. E anche se l’impresa<br />
può indicare la strada, l’onere di una<br />
riforma seria, in tal senso, spetta alla<br />
politica. Lo stesso si dica per riportare<br />
l’etica nella vita pubblica, ma anche<br />
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