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La Rivista Euler Hermes Italia n°55

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Speciale<br />

ti. Un abito su misura che, non va dimenticato,<br />

ha alla base il know-how, il<br />

talento e l’esperienza italiana dove rimane<br />

il cuore e il cervello del nostro<br />

Gruppo».<br />

Siete molto forti sul mercato brasiliano<br />

e state crescendo anche in altri<br />

Paesi. Quando inaugurate un nuovo<br />

business all’estero avvertite una vitalità<br />

differente rispetto a quello<br />

che si respira oggi in <strong>Italia</strong>?<br />

«Il Brasile ad esempio è un Paese economicamente<br />

eccezionale. Mi ricorda<br />

l’<strong>Italia</strong> degli anni 60, quando io cominciai<br />

a lavorare. Si respira una voglia di<br />

fare, di collaborare che va oltre la collaborazione<br />

sterile. Oggi in Brasile<br />

pubblico e privato, banche e imprenditori,<br />

lavorano insieme per lo sviluppo<br />

di tutti.<br />

Per dare l’idea del grado di vitalità<br />

di questa economia, la nostra<br />

azienda occupa sul territorio brasiliano<br />

circa 12mila persone e ogni<br />

anno 10mila di queste cambiano lavoro.<br />

Eppure questo non è un caso<br />

o un segno di insofferenza, ma una<br />

prassi in un Paese dove la gente si<br />

muove, cambia casa, cerca nuove<br />

opportunità, in una parola è estremamente<br />

dinamica».<br />

Lei si è battuto in Confindustria sul<br />

ritardo dei pagamenti da parte della<br />

PA. Ritiene realistica l’applicazione<br />

della direttiva europea che impone<br />

il pagamento entro 30 giorni?<br />

«A questo proposito guardiamo con<br />

favore al decreto legislativo presentato<br />

dal Governo che dovrebbe recepire<br />

finalmente la direttiva europea.<br />

Nel merito non è ancora chiaro se la<br />

legge valga per tutti i crediti verso la<br />

PA oppure se siano esclusi quelli<br />

precedenti all’approvazione del decreto.<br />

In quest’ultimo caso la soluzione<br />

scelta rappresenterebbe comunque<br />

un danno gravissimo per<br />

imprese come la nostra. AlmavivA<br />

ha in piedi contratti con la Pubblica<br />

Amministrazione di durata anche<br />

quinquennale. Questo significa che<br />

se il contratto è stato siglato anche<br />

un giorno prima dall’entrata in vigo-<br />

26<br />

L’industria dei servizi IT,<br />

dopo anni di crescita<br />

a doppia cifra,<br />

registra quest’anno<br />

una flessione che si aggira<br />

intorno all’8-10%<br />

re del nuovo regolamento, non avremo<br />

niente da pretendere per i prossimi<br />

anni e fino alla stipula di un<br />

nuovo contratto.<br />

In generale comunque il problema è<br />

gravissimo e lo è per tutte le imprese.<br />

Pagamenti ritardati significa un’esposizione<br />

obbligata nei confronti delle<br />

banche e quindi il versamento di tassi<br />

di interesse passivi elevatissimi. Non è<br />

più accettabile che gli utili di fine anno,<br />

invece di essere reinvestiti per la<br />

crescita e lo sviluppo, debbano essere<br />

utilizzati per pagare gli interessi passivi<br />

sul debito».<br />

Venuti meno i grandi campioni dell’innovazione<br />

made in Italy come lo<br />

fu la Olivetti degli anni d’oro, non rischiamo<br />

oggi di divenire dei semplici<br />

fornitori di servizi a basso contenuto<br />

tecnologico? Un trend che viene<br />

peraltro costantemente confermato<br />

dal confronto con gli altri<br />

Paesi sviluppati sugli investimenti<br />

in ricerca e sviluppo.<br />

«Il rischio c’è ma la capacità imprenditoriale<br />

italiana è tale da imporre un<br />

esercizio di ottimismo nei confronti<br />

del futuro. Molto spesso si fa l’errore<br />

di considerare innovazione solo quello<br />

che avviene in laboratorio, ma non<br />

è così. Anche un prodotto mai visto<br />

sul mercato è un’innovazione; anche<br />

una campagna di marketing aggressiva<br />

e vincente è un’innovazione. Tutto<br />

questo non rientra nelle statistiche<br />

che vengono stilate sugli investimenti<br />

in ricerca e sviluppo, ma ne rappresenta<br />

una componente importante.<br />

Qualsiasi imprenditore italiano che<br />

la RIVISTA <strong>Euler</strong> <strong>Hermes</strong> <strong>Italia</strong><br />

<strong>La</strong> sede del Gruppo AlmavivA<br />

deve pensare come far crescere la sua<br />

azienda, fa un’attività di ricerca continua.<br />

E guardando al futuro io credo<br />

che i nostri imprenditori siano in grado<br />

di continuare a innovare. Anche<br />

perché altrimenti non ci sarebbe più<br />

futuro».<br />

<strong>La</strong> competizione internazionale e la<br />

crisi di tante aziende italiane ha dimostrato<br />

che l’innovazione non dovrebbe<br />

essere un’aspirazione stagionale,<br />

ma un modo di essere scritto<br />

nel DNA aziendale. Cosa significa<br />

per lei innovare?<br />

«Innovare significa trasformare una<br />

visione in un prodotto. E poi trasformare<br />

il prodotto in un bene o in un<br />

servizio di successo. I grandi casi di<br />

Microsoft o di Apple hanno dimostrato<br />

che non basta solo creare il prodotto,<br />

ma anche creare nella gente il bisogno<br />

del prodotto con una vincente<br />

strategia di marketing. Ovviamente

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