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il secchio - Alcova creativa

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<strong>il</strong> <strong>secchio</strong><br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong><br />

01.11<br />

inside ARTE<br />

SPECIALE<br />

RAKU<br />

l’antica ceramica riscoperata anche in Italia<br />

TALENTI<br />

fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

DOC<br />

La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

MAESTRI<br />

<strong>il</strong> PIAZZETTA<br />

biografia ed opere<br />

del Maestro Veneziano<br />

<strong>il</strong> periodico gratuito dedicato alle ARTI di ogni tempo<br />

interamente realizzato in esclusiva da ALCOVACREATIVA.org <strong>il</strong> portale delle Arti figurative in rete<br />

<strong>il</strong> progetto ALCOVACREATIVA è completamente ideato realizzato e curato da Renato R. Iannone


SPECIALE<br />

ARTE RAKU<br />

l’antica ceramica riscoperata anche in Italia<br />

La ceramica Raku<br />

La ceramica Raku è iniziata con Chôjirô, nel 16° secolo, durante l’epoca Momoyama. In<br />

quel tempo la città di Kyôto e nei suoi dintorni si cominciava a produrre un tipo di ceramica<br />

che usava lo smalto tricolore (san-sai) proveniente dalla regione cinese di Fuchien; Chôjirô<br />

era uno dei ceramisti che sapeva usare questo tipo di smalto. In alcuni documenti, è<br />

menzionato un cinese di nome Ameya, sebbene non sono pervenute sue opere, si ritiene<br />

che sia stato lui ad introdurre la tecnica della ceramica dei tre colori in Giappone, Ameya<br />

era <strong>il</strong> padre di Chôjirô. Sebbene la ceramica prodotta vicino a Kyôto e quella di Chôjirô<br />

appartengono alla stessa categoria di cottura, è completamente diverso <strong>il</strong> senso estetico<br />

che determina la forma e la tonalità dello smalto. L’origine della ceramica e del nome Raku<br />

deriva dall’incontro tra Chôjirô e <strong>il</strong> Maestro Sen Rikyû, fondatore del cha-no-yu, la cerimonia<br />

del tè. E’ per <strong>il</strong> Maestro che Chôjirô iniziò a fare tazze da usare nel cha-no-yu. L’essenza di<br />

cha-no-yu è offrire una tazza di tè e berla. Alcuni maestri di questa cerimonia portarono <strong>il</strong><br />

significato di questo semplice atto fino al campo vastissimo che spazia dall’architettura,<br />

all’arte di creare un giardino, all’artigianato, alla pittura, alla calligrafia, ecc.., e cercarono di<br />

approfondire, al di là del quotidiano, <strong>il</strong> valore della vita e <strong>il</strong> suo senso religioso e f<strong>il</strong>osofico.<br />

Ancor oggi questo è un aspetto fondamentale della vita e della cultura giapponese.<br />

All’inizio la tazza fatta da Chôjirô era chiamata tazza "ima yaki" (cotta adesso). Nella sua<br />

contemporaneità era all’avanguardia, al di fuori dell’immagine tradizionale della tazza, in<br />

seguito prese <strong>il</strong> nome di "Juraku yaki"<br />

(ceramica Juraku), poi assunse <strong>il</strong> nome<br />

"Raku yaki" (ceramica Raku) o "Raku<br />

chawan" (tazza Raku) quando Toyotomi<br />

Hideyoshi, governatore del tempo,<br />

consegnò <strong>il</strong> timbro con l’ideogramma<br />

Raku a Chôjirô. Juraku deriva da<br />

"Jurakudai" <strong>il</strong> nome del castello, simbolo<br />

dell’epoca, costruito da Hideyoshi:<br />

designava la ceramica tenuta in grande<br />

considerazione a Juraku, nonché <strong>il</strong> nome<br />

dell’arg<strong>il</strong>la prelevata in quella zona. Una errata interpretazione della ceramica Raku, deriva<br />

dalla traduzione del suo ideogramma che significa gioia comoda, semplice, questo porta<br />

a pensare che la ceramica Raku sia fac<strong>il</strong>e da realizzare, ma non è così. In seguito, primo<br />

esempio nella storia del Giappone, Raku diventò <strong>il</strong> cognome della famiglia di Chôjirô, e<br />

oggi rappresenta nella storia della ceramica, la tradizione che si tramanda<br />

ininterrottamente nella stessa dinastia da oltre quattro secoli.<br />

L’origine della ceramica Raku, ovvero la caratteristica tazza di Chôjirô, era basata sul senso<br />

estetico dato dalla monocromia nera e rossa, evitando <strong>il</strong> colore lucente caratteristico del<br />

san-sai (dei tre colori). Questa monocromia prende origine dalla f<strong>il</strong>osofia del Wabi-cha<br />

(cerimonia del tè basata sul pensiero wabi), dal concetto Zen di mu (nulla) e da quello<br />

Taoista di mui-ji-nen (senza volontà, in modo spontaneo). Il senso estetico simboleggiato<br />

dalla parola Wabi forma la base del pensiero del medioevo giapponese ed è anche <strong>il</strong> flusso<br />

che collega <strong>il</strong> Waka (poesia di trentun s<strong>il</strong>labe) <strong>il</strong> Renge (poesia in catena), <strong>il</strong> teatro Noh, ecc.<br />

Questo periodo molto speciale dell’arte giapponese che fa sua la ricerca spirituale, è in<br />

antitesi a quello del ‘700 e ‘800 giapponese ricco di senso decorativo, caratterizzato dall’uso<br />

di colori chiari e belli di cui esempio sono le pitture di scuola Kano, Rimpa e Ukiyo-e. A<br />

differenza delle altre ceramiche giapponesi, la ceramica Raku non usa mai <strong>il</strong> tornio,<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


ARTE RAKU<br />

l’antica ceramica riscoperata anche in Italia<br />

vengono ut<strong>il</strong>izzate soltanto le mani. L’ut<strong>il</strong>izzo<br />

esclusivo delle mani permette la libera<br />

formazione secondo la sensib<strong>il</strong>ità dell’artista,<br />

nello stesso tempo trasmette calore e<br />

sentimento. Le tazze create da Chôjirô negano<br />

questo fatto, andando al di là della creazione<br />

come espressione ideale. La forte tensione del<br />

mondo magnetico della coscienza è più<br />

evidente quando tralascia <strong>il</strong> formale gusto<br />

decorativo e creativo, per immergersi nella<br />

serenità del monocolore. Il desiderio dell’artista di<br />

negare tutti gli sforzi creativici coinvolge e ci attira<br />

nell’avventura psicologica paradossale di<br />

esprimere la volontà di superare ogni<br />

espressione. Al di là di questa avventura che cosa<br />

cercava Chôjirô? Cosa possiamo trovare noi<br />

contemporanei? Questa direzione della<br />

coscienza espressiva pone ancor oggi, a<br />

quattrocento anni di distanza, una domanda<br />

nuova al nostro mondo spirituale.<br />

La ceramica Raku viene tramandata da 15<br />

generazioni così come fu ai tempi di Chôjirô. A<br />

differenza del "noborigama" (forno a più camere<br />

costruito su un pendio) che consente di produrre<br />

un gran numero di ceramiche Raku, usa <strong>il</strong> forno<br />

"uchigama" con mantice incorporato che<br />

permette la cottura di una singola tazza; questa<br />

viene estratta dal forno non appena lo smalto si<br />

scioglie ed è ancora incandescente. Questa<br />

tecnica è ora conosciuta in tutto <strong>il</strong> mondo.<br />

Continuare ad ut<strong>il</strong>izzare la stessa tecnica non<br />

significa la semplice riproduzione della forma<br />

tradizionale; ispirandosi alla coscienza di ogni epoca essa brucia energia <strong>creativa</strong>. Come<br />

dice lo stesso Kichizaemon XV Raku: "La tradizione non è un semplice atto di custodire e<br />

ripetere". Tutto dipende da cosa vuole intendere l’artista con coscienza e con tecnica<br />

tramandata come tradizione: avendo come base una consolidata tradizione è possib<strong>il</strong>e<br />

creare una opera d’arte completamente nuova.<br />

Dinastia Raku<br />

Generazione Raku : Chôjirô I (- 1589) Jõkei II (- 1635) Dõnnyü III (1599-1656) Ichinyü IV (1640-<br />

1696) Sõnyü V (1664-1716) Sanyü VI (1685-1739) Chõnyü VIII (1714-1770) Tokunyü VIII (1745-<br />

1774) Ryonyõü IX (1756-1834) Tannyü X (1795-1854) Keinyü XI (1817-1902) Kõnyü XII (1857-<br />

1932) Seinyü XIII (1887-1944) Kakunyü XIV (1918-1980) Kichizaemon XV (1949 - )<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


ARTE RAKU<br />

l’antica ceramica riscoperata<br />

anche in Italia<br />

LAVORAZIONE DELLA CERAMICA-:<br />

costruzione manuale .<br />

Le nozioni le tecniche e le pratiche<br />

fondamentali dei processi di<br />

lavorazione, cottura e decorazione<br />

delle arg<strong>il</strong>le, forniscono gli elementi<br />

necessari per orientarsi all'interno<br />

delle molte possib<strong>il</strong>ità che la<br />

lavorazione della ceramica<br />

offre.La sperimentazione diretta di<br />

tutte le principali fasi della<br />

lavorazione ceramica: - proprietà<br />

e preparazione dell'arg<strong>il</strong>la;-<br />

costruzione manuale secondo le<br />

diverse tecniche (modellato,<br />

sfoglia, colombino, ecc.); -<br />

caratteristiche ed uso dei colori per<br />

la maiolica: attraverso test di<br />

cottura dei diversi tipi di prodotti<br />

c o l o r a n t i : i n g o b b i , c o l o r i<br />

sottocristallina, colori soprasmalto,<br />

cristalline colorate, smalti colorati<br />

,contribuiscono a costituire un<br />

n u t r i t o b a g a g l i o t e c n i c o<br />

fondamentale per ogni ceramista<br />

.Dedicarsi prevalentemente alla<br />

costruzione degli oggetti od alle<br />

tecniche di decorazione , dà<br />

modo all'artista di dar forma pian<br />

piano a tutto ciò che ha in mente<br />

percorrendo una scala ogni giorno<br />

sempre più costruttiva all'interno<br />

del mondo ceramico. Aver modo<br />

di conoscere tecniche di cottura<br />

d i v e r s e c h e v e n g o n o<br />

regolarmente praticate nei<br />

laboratori, come <strong>il</strong> bucchero<br />

(l'antica tecnica di annerimento<br />

degli oggetti in uso presso gli<br />

etruschi), le cotture a segatura, <strong>il</strong><br />

raku , danno modo all'artista di<br />

poter esporre la propria creatività e<br />

sperimentare ogni giorno tecniche<br />

e materiali diversi sino a trovare <strong>il</strong><br />

giusto equ<strong>il</strong>ibrio tra uomo e materia<br />

, peraltro fondamentale nella<br />

tecnica Raku .<br />

PREPARAZIONE DELLE ARGILLE : Terre per<br />

Ra k u, i n g o b b i s p e c i a l i, Te r r e S i g g i l l a t e,<br />

Composizione<br />

chi ha già sperimentato la lavorazione della<br />

ceramica e desideri quindi approfondirne gli<br />

aspetti tecnici per meglio sfruttare tutte le<br />

potenzialità che questa tecnica racchiude.<br />

Queste nozioni riportate di seguito , danno una<br />

piccola infarinatura sull'uso delle terre e loro<br />

composizione: - la terra sig<strong>il</strong>lata: preparazione e<br />

diversi modi d'impiego (nel raku, in riduzione,<br />

colorata, su biscotto, ecc.); - cotture a segatura e<br />

legna: costruzione e preparazione dei forni,<br />

diverse disposizioni degli oggetti in cottura (per<br />

riduzioni parziali, totali o guidate); - i riflessi metallici:<br />

gli effetti di lustro sullo smalto ottenuti con una<br />

riduzione in raffreddamento; conduzione della<br />

cottura a gas, decorazione e smaltatura; -<br />

conduzione di un forno a gas per le diverse<br />

tecniche di cottura. A questo scopo verrà ut<strong>il</strong>izzato<br />

un prototipo di forno a gas mob<strong>il</strong>e, adatto a tutti i<br />

tipi di cottura(prima cottura, maiolica, riflessi,<br />

bucchero e raku). Il forno è stato concepito per<br />

permettere a chi intenda iniziare ad attrezzare un<br />

proprio laboratorio, di poter sperimentare tutti i tipi<br />

di cottura senza sostenere spese impegnative. Il<br />

forno viene prodotto dallaboratorio e gli allievi<br />

interessati potranno ordinarlo. Per maggiori<br />

informazioni viene riportata sopra la scheda<br />

tecnica del forno, che può essere fornito su<br />

richiesta. Durante lo stage si realizzeranno oggetti<br />

con diverse arg<strong>il</strong>le refrattarie, si può esercitarsi al<br />

tornio, smaltare e decorare oggetti in biscotto<br />

forniti dal laboratorio o portati dai partecipanti.<br />

vedi calendario corso base.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


ARTE RAKU<br />

l’antica ceramica riscoperata anche in Italia<br />

LAVORAZIONE AL TORNIO<br />

Attraverso una serie di<br />

esercizi guidati, vengono<br />

insegnati i primi stadi<br />

della lavorazione, così da<br />

consentire una corretta<br />

impostazione di base per<br />

l'esercizio di questa<br />

tecnica, che rappresenta<br />

<strong>il</strong> fondamento storico<br />

della lavorazione della<br />

ceramica. Gli allievi<br />

avranno modo di<br />

fam<strong>il</strong>iarizzarsi con lo<br />

strumento realizzando<br />

oggetti semplici ed<br />

acquisendo le basi per<br />

proseguire nella pratica<br />

autonomamente.<br />

Durante <strong>il</strong> corso si<br />

apprenderanno, tra<br />

l'altro, diverse operazioni<br />

di rifinitura, molto ut<strong>il</strong>i per<br />

completare la<br />

lavorazione di altri<br />

manufatti costruiti<br />

manualmente o con gli<br />

stampi.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


TALENTI<br />

fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

Nasce a Roma l'11 febbraio 1954. Inizia la sua<br />

attività artistica con una grafica figurativa di indirizzo<br />

surrealista e sperimenta diverse tecniche incisorie.<br />

La produzione di quegli anni viene esposta in una<br />

personale (apr<strong>il</strong>e 1982) alla galleria Tavazzi in Via<br />

Sistina a Roma. Nel 1979 si laurea in Ingegneria<br />

ed<strong>il</strong>e (consolidamento dei dissesti nei centri storici)<br />

ed esercita la libera professione per alcuni anni.<br />

Dal 1983 lavora a tempo pieno come artista nel<br />

campo della pittura, installazione e performance.<br />

Nel gennaio 1982 collabora con Claudio Bianchi<br />

alla redazione del ManifestoTrattista dando vita al<br />

Movimento omonimo. Primo laboratorio del gruppo<br />

le sale di una v<strong>il</strong>la pubblica romana, messa a<br />

disposizione dall'Assessore alla Cultura Renato<br />

Nicolini. Stimolati dal contatto con <strong>il</strong> pubblico, gli<br />

artisti decidono di realizzare - con <strong>il</strong> patrocinio del<br />

Comune di Roma - degli happening di pittura nelle<br />

piazze del centro storico (apr<strong>il</strong>e 1983).<br />

Nel giugno 1983 lascia la professione di ingegnere<br />

e sperimenta differenti materiali alla ricerca di<br />

un'idea totale dell'arte, mirando al recupero dei<br />

segni, dei significati e dei gesti rituali delle culture<br />

extra-occidentali. Viaggia in Europa realizzando<br />

delle performance nelle principali piazze di<br />

Monaco di Baviera, Berlino Ovest, Amsterdam e<br />

Parigi. Si trasferisce a Berlino Ovest. Nell'ottobre, con<br />

l'aiuto del Direttore del Deutscher<br />

Werkbund, Alessandro Carlini, realizza<br />

col gruppo romano un happening nel<br />

parcheggio esterno del Teatro Freie<br />

Volksbühne Berlin cui fa seguito<br />

l'esposizione delle opere nelle sale<br />

interne. Vengono dipinte le prime due<br />

auto "trattiste".<br />

Nel gennaio 1984 fonda <strong>il</strong> Gruppo<br />

Trattista Berlin e partecipa al<br />

"Kunstme<strong>il</strong>e Kurfürstendamm '84"<br />

(patrocinio Galerie Andre) ed alle<br />

performance notturne nei cafégallerie<br />

Mora, Swing, Weinstube,<br />

Kleisther, nella galleria Haus am<br />

Lützowplatz e nel teatro Die Etage<br />

("Kirsch-Blüte/Fiore-di-C<strong>il</strong>iegio"), realizza<br />

clandestinamente opere pittoriche su<br />

muri e cartelloni pubblicitari. Stringe<br />

amicizia con <strong>il</strong> gallerista Rudolf<br />

Springer. Ad apr<strong>il</strong>e realizza un<br />

happening nella piazza di Calcata (a<br />

cura di Giuseppe Salerno). A maggio è<br />

invitato a Roma all'Università "La<br />

Sapienza", presso la facoltà di Lettere<br />

per la rassegna: Nuove tendenze<br />

dell'arte contemporanea, a cura di<br />

Simonetta Lux che gli mette a<br />

disposizione microfono, telecamere e<br />

colori alla presenza degli studenti. Il<br />

gallerista Giantomaso Liverani de La<br />

Salita patrocina un intervento trattista<br />

di sei pittori su una tela di cento metri<br />

distesa lungo Ponte Sisto. Il lavoro dura<br />

tre giorni e si conclude con la messa in<br />

vendita della tela "al metro".<br />

L'operazione stimola l'interesse di A.<br />

Bonito Oliva che si presenta più volte<br />

sul ponte. Invitato alla rassegna<br />

S p o l e t o v i d e o e d e s e g u e l a<br />

performance Zen. Ad agosto realizza<br />

un murale sulle pareti esterne della<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

Galerie Leger di Monaco di Baviera. A<br />

dicembre dieci trattisti eseguono<br />

sculture su Ponte S. Angelo (catalogo, I<br />

Trattisti nell'anno del Topo d'oro, Carte<br />

Segrete ed.) per tre giorni e tre notti<br />

consecutive (patrocinio del Comune<br />

di Roma e della galleria MR).<br />

Nel marzo 1985 a Berlino Ovest<br />

d i p i n g e 4 0 m e t r i d i M u r o<br />

(Schlesischestraße) simulandone<br />

l'abbattimento con una Volkswagen<br />

ugualmente dipinta (patrocinio della<br />

RAI di M<strong>il</strong>ano). Ad apr<strong>il</strong>e inaugura <strong>il</strong><br />

T r a t t i s t a m b i e n t e , n e l l a<br />

Ansbacherstraße 58. A maggio, su<br />

segnalazione dell'artista Domenico De<br />

Angeli, partecipa al Theaterfestival di<br />

Monaco di Bavieradove conosce <strong>il</strong><br />

pittore Walter Amann e <strong>il</strong> gruppo King<br />

Kong Kunst Kabinett. A luglio, su<br />

indicazione di Ach<strong>il</strong>le Bonito Oliva, <strong>il</strong><br />

gallerista Massimo Riposati organizza a<br />

Roma una serie di esposizioni<br />

simultanee (catalogo, I Trattisti, o del<br />

primitivismo astratto - Bianchi/<br />

Fioramanti/ Perrone, Carte Segrete ed.)<br />

in quattro gallerie di Via Garibaldi (MR,<br />

La Salita, 5x5, Studio Marani<br />

Fahrenheit) e in esterni. L'esposizione<br />

passa alla galleria Inter/Prise di Salerno<br />

(catalogo, I Trattisti, E. Jonction ed.). Ad agosto<br />

insieme al gruppo berlinese (Christiane Kluth, David<br />

Thompson, Julie O' Grady) partecipa con Impronta<br />

Rocciosa ad una tournée in Gran Bretagna<br />

(patrocinio del Senatore alla Cultura di Berlino,<br />

Volker Hassemer): Stonehenge (Megaliti), Bristol (The<br />

Old Profanity Showboat), Londra (Covent Garden)<br />

ed Edimburgo (Fringe Festival - Venue 22, Richard<br />

De Marco). Contemporaneamente partecipa alla<br />

rassegna nella Fortezza Medicea di Siena<br />

(catalogo, Una Nuovissima generazione dell'arte<br />

italiana, a cura di Enrico Crispolti). In autunno<br />

seguono performance a Berlino Ovest: teatro Die<br />

Etage, Swing e nel Trattistambiente con la mostra<br />

Bianchi/Contreras/ Fioramanti/ Frolet/ Kichou/<br />

Senatore/ Wang Po Shu.<br />

Nel gennaio 1986 Bianchi e Fioramanti fanno un<br />

omaggio a Giacomo Balla, in quegli stessi spazi<br />

romani (galleria San Marco di Giuseppe Caccetta)<br />

nei quali espose l'artista futurista. In quella galleria,<br />

alla presenza di un'opera di Balla, viene<br />

organizzato un "salotto trattista", al quale<br />

intervengono Bruno Zevi, Gaetano Pesce, Enrico<br />

Crispolti e F<strong>il</strong>iberto Menna sul tema: "Roma nel<br />

panorama artistico internazionale". A febbraio<br />

espone in una personale alla galleria Inter/Prise di<br />

Salerno (Aspettando Halley) e in una collettiva alla<br />

galleria it 'Art di Berlino Ovest (graphita '86).<br />

Nell'estate i mercanti berlinesi Uta Mitchke e René<br />

Scharf si trasferiscono a Manhattan ed inaugurano<br />

<strong>il</strong> loro spazio con venti lavori su carta. Partecipa alla<br />

collettiva nel Castello Colonna di Genazzano<br />

(catalogo, Internazionale d'arte/ Genazzano '86).<br />

Ad ottobre espone a Berlino Ovest nelle sale<br />

dell'Intercontinental Kunstraum alla Budapesterstr.<br />

30 (catalogo, Trattista Age - Bianchi/ Fioramanti,<br />

Felgentreffen & Goebel Verlag, promosso dalla<br />

Deutsche Bank Berlin, presentato da Klaus<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

Nothnagel, Taz Berlin). A dicembre nasce <strong>il</strong><br />

"Laboratorio Olduvai", di cui fanno parte anche<br />

Claudio Bianchi, Ali Kichou, Ermanno Senatore<br />

ed Eva Rachele Grassi che espone (giugno -<br />

agosto '87) a Roma (Galleria S. Marco, Il Luogo di<br />

Elena Lacava, catalogo, Project against<br />

Apartheid), Napoli (Studio 85), Berlino Ovest<br />

(Trattistambiente), Stoccolma (catalogo, Istituto<br />

Italiano di cultura) e Algeri (catalogo, I^<br />

Biennale internazionale - I° premio) dove le<br />

opere presentate vengono richieste dal Musée<br />

des Beaux Arts in esposizione permanente.<br />

Nel febbraio 1987 espone nella 365 Galerie a<br />

Berlino Ovest/Kreuzberg in una personale (Sulle tracce del fiume, del vento e degli uomini) e<br />

con Ermanno Senatore alla galleria Il Punto di Velletri (Trattistambiente - Atelier Berlin, a cura<br />

di Eva Rachele Grassi). A marzo è presente nel libro/catalogo "Michelangelo Antonioni, Le<br />

architetture della visione"/sezione "Profanazioni" (a cura di M. Mancini e G.Perrella, Lumina<br />

ed.). Nell'estate lascia Berlino Ovest e viaggia in Spagna. Prende visione diretta dei graffiti<br />

preistorici nelle grotte di Puente Viesgo. Si trasferisce a Barcellona, in una pensione del Barrio<br />

Gotico. Qui conosce la danzatrice Daniela Lobo e <strong>il</strong> pittore Pedro Cara che gli mette a<br />

disposizione <strong>il</strong> proprio studio e gli organizza un seminario presso "Les Cotxeres des Sants"<br />

(patrocinio della Generalitat). Ad ottobre <strong>il</strong> gallerista Ennio Borzi visita <strong>il</strong> suo studio ed instaura<br />

con lui un rapporto di collaborazione.<br />

Nel maggio 1988 torna a Roma ed espone, per la prima volta autonomamente dal gruppo<br />

trattista, contemporaneamente in quattro spazi: galleria Break Club (libro/catalogo, Roma<br />

Arte Oggi, Politi ed., a cura di Paolo Balmas e F<strong>il</strong>iberto Menna), Istituto Studi Romani, Comune<br />

di Roma, Min. Affari Esteri, Min. Beni Culturali, AITEC (catalogo, Forme per <strong>il</strong> cemento -<br />

Sculture nel mondo dal 1920 a oggi, a cura di Pier Carlo Santini), Ex- Borsa in Campo Boario,<br />

Comune di Roma (catalogo, Dodici-meno-trentacinque-primo/ Giovani artisti a Roma,<br />

Multigrafica ed.), Studio Erre (catalogo, Roma Arte Oggi, opere su carta). D'estate viaggia in<br />

Tha<strong>il</strong>andia, a dicembre soggiorna a Montreal ed a New York. Qui realizza la fotoinstallazione<br />

con <strong>il</strong> "grattacielo". Conosce Robert Rauschenberg, Anton Perich (artista, già<br />

collaboratore di Andy Warhol nella Factory), Candace Dwan, gallerista, e <strong>il</strong> poeta Indran<br />

Amirthanayagam.<br />

Nel marzo 1989 l'Associazione Spaziodocumento di Roma, per <strong>il</strong> ciclo d'incontri<br />

"Sconfinamenti e Contaminazioni" lo invita a presentare <strong>il</strong> suo lavoro con video e diapositive<br />

(Orchestrazioni nomadiche); interviene <strong>il</strong> critico Gastone Bonsembiante. Partecipa ad una<br />

collettiva allo Studio Erre in collaborazione con <strong>il</strong> Break Club. Viaggia ad Amsterdam e a<br />

Stoccolma dove conosce <strong>il</strong> gallerista Engström ed espone nella Myn Sister och Yag. Ad<br />

apr<strong>il</strong>e l'Assessorato alla Cultura di Roma lo invita a M<strong>il</strong>ano alla manifestazione Sprayers on<br />

the Wall, un happening di tre giorni su un ch<strong>il</strong>ometro di muro (Via De Gasperi). A giugno<br />

espone a Roma al Centro Di Sarro (catalogo, DS, Le Vie dei Canti, a cura di Gastone<br />

Bonsembiante) e a settembre la prima delle collettive a Perugia nella galleria Il Gianicolo di<br />

Eligio Fulli e Vittoria Gent<strong>il</strong>e (catalogo, Della pittura e altro a cura di Franca Calzavacca).<br />

Nell'estate '89 viene invitato da Giuliano Gori alla Fattoria di Celle (PT) e alla Fiumara d'Arte (S.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

Stefano di Camastra, ME) da Antonio Presti con <strong>il</strong> quale inizia a lavorare.<br />

Dal gennaio 1990 soggiorna più volte alla Fiumara d'Arte: dipinge su un centinaio di piatti in<br />

terracotta nel laboratorio di Torremuzza; per l'Albergo-Museo di Marina di Tusa realizza tele,<br />

installazioni e <strong>il</strong> bozzetto in legno l'Arca dopo <strong>il</strong> ritrovamento che viene esposto a giugno insieme<br />

al Totem delle Piramidi nelle sale della Fiera di Roma (catalogo, Arte e Artigianato). Due<br />

collettive a Bagheria, galleria Ezio Pagano (catalogo, Circumnavigazione 5, a cura di Giorgio Di<br />

Genova) ed a Torino, galleria Il Segno di A. Alloatti (catalogo, libroggetti, a cura di Elena Lacava)<br />

dove presenta formelle in cemento (Archemi). Dopo la caduta del Muro di Berlino quotidiani e<br />

riviste danno ampio spazio alla foto-installazione con la "Volkswagen" e <strong>il</strong> Museo Haus am<br />

Checkpoint Charlie di Berlino ne richiede la foto (cm 80x110) in esposizione permanente.<br />

Nell'estate viaggia in Europa, soggiorna a Parigi e nel sud della Francia, visita la nuova Berlino e<br />

Dresda. Torna a Roma dove comincia a lavorare la terracotta. Dall'autunno '90 pratica <strong>il</strong> Tai Chi.<br />

Nell'apr<strong>il</strong>e 1991 partecipa alla rassegna "Berlin Berlin" al Palazzo delle Esposizioni con la<br />

performance Zeitgeist Berlin (Antonella Ventura, danza; Giovanni Macciocu, violoncello<br />

classico; Rashmi V. Bhatt, tablas; Adriano Waiskol, recitazione; Marco Fioramanti, idea, regia e<br />

pittura-live - catalogo, Marco Fioramanti, a cura del Comune di Roma, con testi di Vittoria Biasi e<br />

Gastone Bonsembiante). A giugno è invitato a Formia per eseguire in pubblico una grande tela.<br />

D'estate viaggia in Bretagna e realizza alcune foto-installazioni con gli allineamenti arcaici di<br />

Carnac. A novembre presenta presso l'Empiria a Roma <strong>il</strong> suo primo libro di poesie e pitture Luce<br />

all'indifferenza del quotidiano (Cultura 2000 ed., prefazione di Cesare M<strong>il</strong>anese), espone tele e<br />

carte e realizza la performance Il pieno e <strong>il</strong> vuoto. A dicembre è presente alla collettiva nella<br />

SALA 1 (catalogo, SALAAM/ Manifesto ed., a cura di GianleonardoLatini e Gabriella Dalesio).<br />

Nel gennaio 1992 dipinge una serie di<br />

grandi piatti in ceramica. Si interessa ai<br />

giardini zen ed elabora un progetto<br />

esecutivo per <strong>il</strong> Comune di Roma (non<br />

realizzato per improvviso cambio di<br />

giunta). Nell'estate viaggia in Cina: a Xian<br />

ha conoscenza diretta dei 6000 guerrieri di<br />

terracotta, a Pechino si diploma in Terapia<br />

Tuina presso <strong>il</strong> China International<br />

Acupuncture Training Center con pratica<br />

alla Clinica universitaria di Ortopedia e<br />

Traumatologia. Visita <strong>il</strong> Tibet. A novembre in<br />

una personale presso la galleria Miralli di<br />

Viterbo espone tele e ceramiche<br />

policrome (catalogo, Ai poeti l'alto scrigno del Tibetano, testo di Simonetta Lux).<br />

Nell'estate 1993 partecipa ad una performance di pittura ('A Chiena) nel centro storico di<br />

Campagna (PZ). A novembre presenta un'antologica (catalogo, Marco Fioramanti - Opere<br />

1983-1993, a cura del Comune di Prato, testo di Gastone Bonsembiante) presso le sale del<br />

Palazzo Comunale di Prato (tele, carte, terrecotte, foto-installazioni) dove realizza una<br />

performance insieme ad Ermanno Senatore ed Eva Rachele Grassi.<br />

Nel gennaio 1994 espone a Roma all'Officina di Gorgia (Passacaglia con le ombre: Arndt,<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

Bianchi, Contreras, Fioramanti, Hynd, a cura di Anna Maria Corbi). A maggio presenta 12 opere<br />

alla collettiva "Transizioni, Migrazioni, Passaggi" alla A.A.M. di Francesco Moschini. Esce <strong>il</strong><br />

volume "La Pittura in Italia. Il Novecento/3 Le Ultime Ricerche" (Electa ed., a cura di Enrico<br />

Crispolti) che storicizza <strong>il</strong> Movimento Trattista . D'estate soggiorna a Londra presso <strong>il</strong> musicista<br />

David Thompson.<br />

Nel gennaio 1995 presenta un'installazione (tele e giardino zen) in una personale all' Officina di<br />

Gorgia (catalogo, Nome di Lancia, a cura di Lidia Reghini di Pontremoli); <strong>il</strong> poeta Sergio Sarritzu<br />

gli dedica un poemetto (Notte di luna piena davanti a un giardino zen, Carte Segrete ed.) con<br />

un testo di Lidia Reghini. A marzo viaggia nel sud del Marocco e nel Sahara, dove elabora<br />

lavori sulle dune. A Marrakech conosce <strong>il</strong> pittore Mohamed Melehi. D'estate torna per due mesi<br />

in Marocco (As<strong>il</strong>ah). Qui <strong>il</strong> governo gli mette a disposizione un atelier e realizza una serie di<br />

monotipi su carta (Odatsehte: Colui che porta la faretra), acqueforti e pitture su tela che<br />

espone lungo le mura della Medina. Conosce <strong>il</strong> pittore K. Gherib.<br />

Nel marzo 1996 espone i lavori su carta (Ori dal Marocco) presso lo Studio SDL di Roma. A luglio<br />

è invitato a Bordeneuve (Midi pirenaico) dove realizza una installazione (in-canto) con grandi<br />

pietre, graniti e basalti. Pubblica per suo conto la seconda raccolta di versi Discontinuo<br />

Movimento e prepara un'antologia feeling wor(l)ds con i poeti Indran Amirtanayagam, Anton<br />

Perich e Sergio Sarritzu. Nell'ottobre '96 si sposta a Parigi/Créte<strong>il</strong> dove forma con Ermanno<br />

Senatore ed Eva Rachele Grassi <strong>il</strong> gruppo "Cyber Dada" e presenta i suoi lavori nella galleria "Le<br />

GNAC/Inter-prise".<br />

Nel marzo 1997 espone presso la McCANN-ERICKSON ITALIANA a Roma. Viene invitato a<br />

presentare un bozzetto (Allineamenti) per <strong>il</strong> concorso di scultura "Città di Arona" (patrocinio Ente<br />

Fiera Lago Maggiore). A maggio torna a Parigi ed espone con Grassi e Senatore: Cyber-Ethno-<br />

Dada. A luglio partecipa alla rassegna "Torri d'avvistamento" a Tarquinia e Tuscania (a cura di<br />

Lidia Reghini di Pontremoli, patrocinio della Regione Lazio). A settembre pubblica per la casa<br />

editrice Pulcinoelefante (Osnago/Lecco) di Alberto Casiraghi un libretto d'artista a tiratura<br />

limitata. A ottobre/novembre è al seguito di una spedizione etno-antropologica in Nepal (Prof.<br />

Romano Mastromattei/ Università di Roma "Tor Vergata") dove studia i fenomeni di trance negli<br />

sciamani Tamang dell'area himalayana.<br />

Dal febbraio 1998 realizza tre libretti Pulcinoelefante. A maggio torna a Parigi per l'esposizione<br />

Molecole d'amore e per impostare la nascita della rivista Cyber-Dada. A luglio partecipa alla<br />

rassegna Torri d'avvistamento III a Tuscania, a cura di Lidia Reghini di Pontremoli. A settembre<br />

viaggia in Portogallo, visita Lisbona e stringe un rapporto di collaborazione con <strong>il</strong> Comune di<br />

Celorico da Beira. A dicembre partecipa alla collettiva Locomozioni presso le sale espositive<br />

Guazzolini a Zagarolo a cura di Lidia Reghini di Pontremoli.<br />

Nel marzo 1999 espone in una personale presso la Libreria Garzanti di M<strong>il</strong>ano (Carte: 1983-<br />

1998 e ceramiche policrome), realizza due nuovi libretti Pulcinoelefante. Partecipa a Roma<br />

alla collettiva Gli Angeli sotto le stelle al Palazzo delle Esposizioni (Roof Garden) e realizza la<br />

performance Trans/parencia con la danzatrice colombiana Marta Ruíz (ADRADANZA) e<br />

musica etnica live. A giugno si trasferisce per un anno in Portogallo quale artista-curatore di una<br />

biennale d'arte contemporanea "perle rare".<br />

Il 2/3 giugno 2000 viene invitato dal critico Edoardo Di Mauro a Torino alla galleria d'arte<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


fioramanti<br />

surrealismo ed incisione<br />

per un emergente figura Romana<br />

moderna a partecipare al congresso su Arte e contaminazione con <strong>il</strong> territorio presentando <strong>il</strong><br />

programma della biennale portoghese. A luglio, durante un soggiorno sui Pirenei francesi,<br />

realizza un'installazione eolica sull'idea di una ruota della preghiera tibetana. Ad Osnago<br />

stampa due nuove serie Pulcinoelefante. A settembre torna a Berlino sullo stesso luogo<br />

dell'installazione con la Volkswagen fotografando la situazione attuale dallo stesso identico<br />

punto. E' invitato a M<strong>il</strong>ano alla manifestazione Oltre Macondo, presso <strong>il</strong> centro Leoncavallo,<br />

dove realizza una performance con l'artista colombiano Agustín Parra. In ottobre prende<br />

parte alla mostra virtuale "I 5 SENSI" che viene presentata anche a Verona ("Abitare <strong>il</strong> tempo").<br />

A dicembre realizza la performance Oltre Macondo Ii con Agustín Parra, Marta Ruíz e vari<br />

musicisti presso la galleria Il Labirinto di Roma.<br />

(Roma, dicembre 2000)<br />

Tutto <strong>il</strong> materiale documentativo (cataloghi, video, rassegna-stampa, ecc.) è a disposizione<br />

presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia e presso l'Archivio<br />

Cid Arti Visive del Museo per l'Arte Contemporanea "Luigi Pecci" di Prato.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


DOC<br />

La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

La Scapigliatura di Maria Grazia Tolfo L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

In via Vivaio due erano i punti di ritrovo degli Scapigliati: l'osteria del Polpetta e <strong>il</strong> giardino dei<br />

Cicogna nella parte coltivata ad ortaglia. In quei tempi corso Monforte terminava sui bastioni<br />

chiusi, "dalle larghe ombre degli ippocastani giganteschi, in mezzo ai bei giardini patrizi e alle<br />

vaste e pingui ortaglie". Il mezzo di collegamento con questa zona bucolica era un enorme<br />

vecchio omnibus color verde pisello, che trasportava rarissimi passeggeri. Via Vivaio, come<br />

suggerisce <strong>il</strong> toponimo, era una via assolutamente campestre, con solo un paio di case<br />

moderne accanto a un paio di antiche case rurali. Vi abitavano molti artisti, amanti della<br />

quiete: De Albertis, Francesco Fontana, Eugenio Perego, Giuseppe Barbaglia, Borgomainerio,<br />

... Il ritrovo comune a mezzogiorno era presso <strong>il</strong> Polpetta, sull'angolo di via Conservatorio, dove<br />

convenivano anche Tranqu<strong>il</strong>lo Cremona, Giuseppe Grandi ed Em<strong>il</strong>io Praga, che abitava in<br />

Monforte. La polpetta m<strong>il</strong>anese, piatto povero e di recupero per antonomasia, era così<br />

famosa fra gli scapigliati che <strong>il</strong> poeta e commediografo dialettale Ferdinando Fontana<br />

compose la gustosa "Polpetta del Re" (in appendice). A far concorrenza al Polpetta giunsero<br />

due portinai in una casa di recente costruzione di via Vivaio, due coniugi mastodontici con<br />

due bambini ritagliati sul loro stesso stampo. I bimbi divennero i modelli preferiti dagli artisti; i<br />

genitori si offrirono di tenere in ordine gli studi e gli "antri" degli artisti e, pian piano, s'instaurò tra<br />

loro un rapporto di tale complicità che un giorno qualcuno buttò là: "Perché non ci fate<br />

anche da mangiare?". Dopo pochi giorni alla mensa della portineria sedevano tutti i clienti<br />

del Polpetta disperato. All'arrivo della primavera Em<strong>il</strong>io Praga sospirava di poter mangiare<br />

all'aperto, adocchiando <strong>il</strong> giardino fiorito dei conti Cicogna, che copriva l'area dove ora<br />

sorge l'istituto dei ciechi. Il portiere Prevosti ne parlò al conte e ai primi di maggio s'inaugurò la<br />

mensa all'aperto nell'ortaglia sotto alberi ormai fronzuti, con accanto predisposto anche un<br />

gioco di bocce. E fu quell'angolo di pace che ispirò al Carcano e al Barbaglia due tele che<br />

trasmettevano armonia per la vegetazione lussureggiante e per <strong>il</strong> tremolare dei raggi del sole<br />

attraverso le fronde - "pizzicotti della luce all'ombra", diceva <strong>il</strong> Borgomainerio -. Qui si<br />

ritrovarono per molti anni gli allegri scapigliati, intorno al cibo frugalissimo ma sano,<br />

accompagnato da qualche boccale di vino nostrano e frizzante, vociando e gesticolando<br />

sulla pista delle bocce. Il Sacchetti ne ha lasciato una commossa descrizione: "A due passi<br />

dalla Prefettura pareva d'essere in fondo a una campagna remota. Alcuni vecchi alberi<br />

bellissimi che forse una volta appartenevano al parco del palazzo vicino avevano, là<br />

dimenticati, disteso i loro rami da tutte le parti e per questo piacevano all'autore dei Paesaggi<br />

che trovava in quella libertà di fronde una certa somiglianza con la immaginosa<br />

abbondanza del suo st<strong>il</strong>e. C'era a completare la scena campestre una rustica osteria, ma<br />

aveva un'usanza deplorevolmente urbana: faceva credito agli avventori e rincarava <strong>il</strong> conto<br />

ai morosi. In quell'ortaglia si fecero le più care festicciole ch'io abbia mai goduto."<br />

Francesco Fontana e Giuseppe Barbaglia Tra i frequentatori più assidui dell'Ortaglia vi erano<br />

lo scultore Fontana e <strong>il</strong> pittore Barbaglia, due amici fraterni, assolutamente inseparab<strong>il</strong>i anche<br />

quando lavoravano. Come dalla maggior parte degli artisti, la buona sorte si teneva in<br />

disparte anche da loro, al fine di accrescere <strong>il</strong> tormento creativo. Il Fontana, che aveva<br />

animo mite e fatalista, soleva consolare l'amico dicendogli: "Non bisogna disperare. Il<br />

Signore provvederà". Il Barbaglia non era invece né fatalista, né confidava nella divina<br />

provvidenza e quindi replicava, come si suol fare coi bambini che credono a Babbo Natale:<br />

"Il Signore! Il Signore! Vuoi che te la canti? Il Signore non c'è!". I discorsi ruotavano sempre<br />

intorno a quel perno: - C'è - Non c'è - e coinvolgevano anche gli altri artisti dell'Ortaglia. Una<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

mattina <strong>il</strong> portinaio Prevosti accompagna nello studio dove stavano i due amici un elegante<br />

signore, che dovendo fare dei regali aveva avuto l'indicazione di rivolgersi ai due soci. Il Fontana<br />

esclama allora trionfante: "Vedi che c'è <strong>il</strong> Signore?", e l'altro di rimando: "Sì, basta togliergli la<br />

maiuscola!".<br />

Em<strong>il</strong>io Praga visto da Roberto Sacchetti "Em<strong>il</strong>io Praga, idealista inconscio, ma incorreggib<strong>il</strong>e, che<br />

diceva "la lirica è la sola arte vera perché inut<strong>il</strong>e", non sdegnava, nei giorni di sconforto e di<br />

bisogno, <strong>il</strong> mestiere letterario; macchinava di far vivere la sua poesia purissima a spese del<br />

giornale e del teatro, "trastulli ed intelligenze inferiori". Progettista sfrenato ed impenitente,<br />

scoccava de' tiri scellerati alla supposta buaggine del pubblico e quando credeva aver trovato<br />

l'idea di qualche nuova, fenomenale mistificazione, strizzava l'occhio maliziosamente e con<br />

una perfidia estremamente ingenua esclamava: "Ah mio buon pubblico, tu hai a portare l'arte<br />

come la mula porta l'arcivescovo: ora ti metterò io la cavezza!". Il guaio è che lui s'invaghiva di<br />

quelle sue burle, ci profondeva <strong>il</strong> sangue vivo del cuore, le ricchezze del suo grande talento ed<br />

era lui stesso la prima, l'unica vera vittima delle sue infernali ciurmerie. Il pubblico recalcitrava e<br />

fischiava invariab<strong>il</strong>mente i suoi drammi. Credereste che lui ne soffrisse. Ma che! artista sempre,<br />

abbandonava lui primo la causa dell'autore!, mentre la burrasca imperversava in teatro e gli<br />

attori rientravano barcollanti, sbalorditi dagli urli e cacciati dai proiett<strong>il</strong>i lanciati dalla platea,<br />

Praga si contorceva dalle risa, e pigliava uno spasso infinito dal comico della propria disgrazia;<br />

non serbava rancore al pubblico, anzi gli acquistava stima per lo spirito che aveva dimostrato<br />

accoppando <strong>il</strong> suo aborto. Fallito <strong>il</strong> tiro, ne mulinava un altro.<br />

Una volta fece in collaborazione con Arrigo Boito una commedia intitolata, credo, Le madri<br />

galanti, e fu recitata al Carignano di Torino da una compagnia la cui prima donna era<br />

analfabeta e bisognava metterle in gola la parte. I due poeti confidavano tanto nel successo<br />

che avevano portato con sé, per la rappresentazione, le loro famiglie. Subito al primo atto<br />

scoppiò <strong>il</strong> finimondo. Arrigo Boito, bravo fino alla temerità, s'era avanzato tra le quinte più sulla<br />

scena, e là, le mani nelle tasche dei calzoni, una sigaretta sfatta tra le labbra sott<strong>il</strong>i, gli occhi<br />

aguzzi luccicanti dietro gli occhiali, ritto, impassib<strong>il</strong>e sfidava l'uragano. Praga venne a prenderlo<br />

per <strong>il</strong> braccio dicendo: "Vieni prima che ci accoppino" e discesero al vicino caffè del Cambio,<br />

dove cenarono allegramente mentre a due passi si faceva della commedia l'estremo<br />

scempio.<br />

Em<strong>il</strong>io Praga scrisse parecchi libretti per musica, e in questi sovente lo aiutò <strong>il</strong> Boito, perché <strong>il</strong><br />

poeta delle Penombre, capace di passare una notte intorno al congegno di una strofa, non<br />

poteva assolutamente far cosa che richiedesse l'attività continuata e regolare di qualche<br />

settimana. Respinto dal teatro, si rivolgeva al giornale: aveva nella stampa degli amici<br />

dispostissimi a pubblicare qualunque cosa sua, perché gli volevano bene e perché <strong>il</strong> suo nome<br />

era pur sempre un valore. Si metteva con ardore a imbastir novelle e racconti per appendice:<br />

era sicuro del fatto suo, avrebbe guadagnato tesori, ci contava, e ne disponeva: offriva<br />

generalmente ai suoi più intimi, a Boito, a Fontana, a Torelli di collaborare con lui. Il mestiere non<br />

era cosa per lui: l'arte ci s'inf<strong>il</strong>trava a sua insaputa, ci metteva, come dissi, troppo del suo, gli<br />

costava più fatica delle sue liriche migliori e tirati i conti questa pretesa letteratura alimentare non<br />

serviva che ad alimentare le sue <strong>il</strong>lusioni. In quindici anni menò a fine, credo, due novelle<br />

pubblicate dal Pungolo: nel 1867 cominciò nell'appendice della Platea un romanzo, le<br />

Memorie del Presbiterio. Alla settima appendice <strong>il</strong> romanzo fe' una sosta: <strong>il</strong> giornale morì e Praga<br />

vendette <strong>il</strong> romanzo incominciato al Pungolo. Per nove anni di seguito, ad ogni Natale, egli<br />

portava al Fortis lo scartafaccio e ne riceveva una cinquantina di lire, poi passato <strong>il</strong> primo<br />

dell'anno lo ritirava per finirlo, l'allungava di un paio d'appendici e lo lasciava lì. Veniva una cosa<br />

ineguale, stravagante, stiracchiata dalle idee più lontane e diverse, ma ricca d'immagini, di<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

pagine splendidissime; l'intreccio gli si arruffava sotto mano sempre più: e lui si compiaceva di<br />

smarrirsi in quel labirinto di poesia. Quando era in angustie si risolveva ad un tratto d'uscirne.<br />

Avesse campato cent'anni, non ne sarebbe mai venuto a capo."<br />

Praga era un frequentatore dell'Ortaglia. Ci andava la mattina e ci passava intere giornate;<br />

voleva rimettersi a dipingere, ma anche di questo proposito non ne fece niente. Scarne le<br />

notizie nella sua biografia: nato a M<strong>il</strong>ano <strong>il</strong> 18 dicembre 1839, morto nella stessa città nel<br />

dicembre di trentasei anni dopo. Più che essere immortalato come poeta dai posteri, fu<br />

amato dagli amici artisti come persona trainante e imprevedib<strong>il</strong>e.<br />

L'"Indisposizione" del 1881 in via S. Primo Il 1881 fu un anno memorab<strong>il</strong>e per M<strong>il</strong>ano: ospitava<br />

l'Esposizione nazionale. Tutte le industrie italiane mandarono i loro campionari nei padiglioni<br />

allestiti ai Giardini Pubblici, mentre l'esposizione delle Belle Arti si teneva nel palazzo del Senato.<br />

In coda all'esposizione ufficiale, in via S. Primo nella ex casa di Pompeo Marchesi , si tenne<br />

anche l' "Indisposizione" artistica organizzata dagli Scapigliati, una parodia br<strong>il</strong>lante che ebbe<br />

un successo inaspettato e straordinario.<br />

Ne ha fatto la cronaca <strong>il</strong> Chirtani: "Codesta mostra da ridere nacque da un pensiero<br />

malinconico, espresso dal titolo, e fu ideata da quella società m<strong>il</strong>anese che porta tanto bene<br />

<strong>il</strong> nome di Famiglia Artistica e che vi ricorse come a un mezzo per migliorare le proprie<br />

condizioni: auspici <strong>il</strong> Vespasiano Bignami, <strong>il</strong> Campi che fa tanto ridere a muso duro, <strong>il</strong> Mang<strong>il</strong>i,<br />

ed altri dei più ameni capi scarichi della Famiglia; <strong>il</strong> progetto fu vent<strong>il</strong>ato seriamente.<br />

"Emettiamo delle azioni" - esclamò un membro della società - "Le emettono le ditte dei carri<br />

inodori che puzzan tanto, e quelle del concime del re del creato, perché non ne emetteremo<br />

anche noi?"<br />

"Le azioni furono emesse, di lire 100, destando la <strong>il</strong>arità di chi non crede ai miracoli dell'arte o<br />

non conosce che leve d'umorismo e che sorta di m<strong>il</strong>ionari esistano in quella Famiglia. Appena<br />

emesse le azioni si esitarono tutte. La base d'operazione era trovata.<br />

"Si tennero delle sedute tempestose pel programma dell'Esposizione; <strong>il</strong> Bignami ne ha fatto un<br />

acquerello nel quale si vede <strong>il</strong> presidente che si tura le orecchie, ed i membri che fanno un<br />

caos del diavolo; <strong>il</strong> segretario incaricato del verbale tira giù moccoli dal lampadario<br />

dibattendosi come una scimmia sua una corda di ginnastica.<br />

Cosa siasi deciso in quelle sedute nessuno ha mai potuto saperlo... Si sa e s'è visto bensì che i<br />

membri della Famiglia, più pratici di stecche e pennelli che di chiacchiere, si son messi subito<br />

all'opera, a porte chiuse, per avere abbastanza presto pronta la mostra. Si cercò <strong>il</strong> titolo.<br />

Perché si faceva l'impresa? Per indisposizione della Famiglia Artistica. La mostra si chiamò<br />

Indisposizione di Belle Arti. Fu atto di verismo e una trovata felice.<br />

Era disponib<strong>il</strong>e l'antico studio dello scultore Marchesi in via San Primo, fu subito preso in affitto:<br />

sgombrato dalle cose minori, vi rimasero le due grandi figure di fiumi (i gessi dell'Adige e del<br />

Tagliamento che figurano all'Arco della pace), <strong>il</strong> cui trasporto costava troppo: le lasciarono<br />

stare, le indorarono, ne fecero "le sorgenti della Panna (crema di latte), fiume che irriga e<br />

feconda la pianura lombarda mettendo foce a Gorgonzola, dove arriva alquanto<br />

stracchino".<br />

Sulla facciata fu condotto un dipinto a buon fresco rappresentante i tranvai al tempo dei<br />

Greci, una bella e briosa composizione bene immaginata a simulato bassor<strong>il</strong>ievo, lavoro del<br />

Mentessi che prometteva subito bene della mostra.<br />

All'interno le pareti furono coperte di quadri. Quattro grandi p<strong>il</strong>astri sostenevano la volta della<br />

sala e si chiamarono Anteo, Atlante, Ercole e Piccaluga (in memoria del celebre personaggio<br />

del Barchett de Boffalora). Sui quattro lati di ciascuno vennero distribuiti bozzetti di scultura e<br />

quadri: vicino alla porta sorrideva <strong>il</strong> Moro colla sua mazza in mano, come all'Esposizione di<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

Belle Arti; in fondo alla sala si aprì la<br />

caupona di Lucullo, con servizio di "bibite<br />

igieniche ed es<strong>il</strong>aranti, conservate fresche<br />

col ghiaccio nazionale".<br />

Quadri e gessi formavano l'Esposizione. Temi<br />

di quei lavori erano parodie, bisticci e<br />

scherzi:<br />

Bracch, Brecch, Bricch, Brocch, Bruck,<br />

cinque quadretti col ritratto di Bruck (ministro<br />

austriaco del tempo), una rozza (brocch),<br />

un carrozzone break, un brich e un cane<br />

bracco.<br />

Fuga di Bach: i f<strong>il</strong>ugelli che vanno al bosco,<br />

dipinto da Conconi.<br />

Effetto di sole buono a mangiarsi con<br />

qualche michettina, ossia un sole in mezzo<br />

a delle nubi gialle, che pare un uovo al<br />

tegamino, sempre del Conconi.<br />

Vela Spartaco, figlio di suo padre, come<br />

d i c e i l L i b r o d ' o r o o c a t a l o g o<br />

dell'Indisposizione, ha fatto un quadro di<br />

parodia michettiana: è un paesaggio? una<br />

marina? non si capisce ed ha per titolo<br />

Mombello.<br />

Una parodia felicissima, perché <strong>il</strong> quadro<br />

risib<strong>il</strong>e è quasi tal e quale <strong>il</strong> quadro serio, è<br />

quella di Roberto Fontana che ha<br />

trasformato <strong>il</strong> dipinto storico del Cromwell di<br />

Delaroche. Peccato che non si può<br />

descrivere... vale a dire si potrebbe, anzi<br />

sarebbe fac<strong>il</strong>e ma non dà l'immagine della<br />

parte più estetica di un appartamento né<br />

dell'atto più sublime che l'uomo compie<br />

nella giornata.<br />

Una Madonna del Soccorso frecciava<br />

argutamente <strong>il</strong> giornalismo fatto colle<br />

forbici, e colle enciclopedie; in mezzo al<br />

quadro la Madonna e <strong>il</strong> Bambino<br />

distribuivano forbici a cronisti e direttori di<br />

giornali che la adoravano in ginocchio (nel<br />

quadro figuravano Poldo Bignami del<br />

Pungolo, Zambaldi della Perseveranza,<br />

Corio della Lombardia, Torelli-Viollier del<br />

Corriere della Sera, Luzzatto della Ragione,<br />

Moneta e Romussi del Secolo); <strong>il</strong> quadro<br />

ispirato dalla pala di Cima da Conegliano a<br />

Brera, era opera del pittore cremasco<br />

Giuseppe Conti.<br />

Un sacco pieno e ritto con su scritto S.P.Q.R.<br />

cosa rappresentava? Il sacco di Roma,<br />

diàmine!<br />

Una tela bianca incorniciata, cioè un "quadro<br />

non incominciato per la morte dell'autore".<br />

Il ritratto di un mezzo soprano era solo la metà di<br />

una cantante, e così via.<br />

E v'erano chiarimenti circa i quadri esposti:<br />

esempio, per un dipinto di Ach<strong>il</strong>le Dovera:<br />

"Dov'era..quando..." "Quando?" "Quando<br />

dipingeva quel quadro" "Nel suo studio, corso<br />

Venezia 12" "E adesso dov'è?" "Chi? Dovera?"<br />

"No, <strong>il</strong> quadro" "E' qui, guardi. Non è del Guardi,<br />

ma è un quadro di marina. Marina ... a secco".<br />

E <strong>il</strong> Libro d'oro che serviva da guida e da<br />

catalogo? Sotto una copertina adorna di<br />

ghirigori, fiori, piccoli scoiattoli e di un ragno<br />

gigantesco, erano adunati aforismi, tra l'altro di<br />

Kant e Hegel ben accomodati, nonché di<br />

Emmenthal, Fontine, La Gruyère e Grane-le-<br />

Vieux. Questo aforisma è di Vespa: "Il riso<br />

umano altro non è che <strong>il</strong> moto peristaltico dei<br />

nervi irriflessori, agitati da una corrente<br />

pirocratica afra-centrale, ripercossa<br />

sull'accerbinio dalla craspastiglia individuale, in<br />

forza della debolezza comune".<br />

Di giorno i visitatori ammiravano facendo buon<br />

sangue le opere esposte, di quando in quando<br />

la sera c'erano conferenze e "ombre".<br />

Le conferenze fatte dal socio Mang<strong>il</strong>i erano<br />

descrizioni lepide delle opere esposte. Una<br />

delle più divertenti fu <strong>il</strong> discorso fatto dal<br />

podestà di Bergamo a Napoleone I (in<br />

bergamasco) dopo la battaglia di Marengo<br />

per chiedere la trasformazione di Bergamo in<br />

porto di mare. Ogni lombardo conosce la<br />

leggenda canzonatoria colla quale fu accolta<br />

Bergamo - da secoli soggetta a Venezia -<br />

allorché caduta la repubblica entrò a far parte<br />

della famiglia lombarda; <strong>il</strong> Puricelli aveva<br />

esposto <strong>il</strong> famoso Mostrino delle onde che<br />

secondo quella fanfaluca era stato deposto in<br />

quell'occasione nella sala del Consiglio<br />

comunale bergamasco. E' un'onda immensa<br />

che arriva ai piedi di Bergamo e -<br />

patasgiunfete, spazza via gli increduli che<br />

s'erano fermati sul luogo dove dovea invece<br />

fermarsi l'onda giunta in linea retta dal mare.<br />

Le "ombre" di Campi hanno ormai una fama<br />

estesa; incrociando in diversi modi le dita e le<br />

braccia davanti a un lume per farne cadere lo<br />

sbattimento d'ombra sopra un diaframma di<br />

tela bianca, <strong>il</strong> Campi fa delle ombre di persone<br />

e animali che si possono dire vive. Alle serate<br />

dell'Indisposizione <strong>il</strong> Campi, se è possib<strong>il</strong>e,<br />

superò se stesso.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

Con questi mezzi complicati <strong>il</strong> successo dell'Indisposizione: "grande mostra conferenziaria<br />

ombreggiata", come ebbe a definirla un tale di mia conoscenza, fu un successo di oltre a<br />

40.000 franchi d'introito, che vuol dire di oltre a quarantam<strong>il</strong>a visitatori paganti.<br />

Nelle ultime sere s'inaugurò la "passeggiata storica". S'alza un sipario: delle figure dipinte su<br />

carta e messe in cartone stratagliate, passano su una scena e vanno da sinistra a destra; lo<br />

scenario che rappresenta i monumenti principali di M<strong>il</strong>ano passa da destra a sinistra. Una voce<br />

che esce dalle viscere del teatrino nomina le figure che passano: "I trombettieri del duca di<br />

M<strong>il</strong>ano - i guerrieri colle lame che in tempo di pace servono a sbatter le noci - l'alto clero - <strong>il</strong><br />

basso clero...". Si trattava di fare la parodia del grande progetto di passeggiata storica<br />

annunciato con tanto fragore e andato in fumo, e si è ricorso all'antitesi con una sf<strong>il</strong>ata di<br />

figurine di cartone in piccolo, che passano al suono d'una musica da scatolino. Lo spazzaturajo<br />

chiude la sf<strong>il</strong>ata per "raccogliere gli applausi", dice la voce che esce dal teatrino. Fu l'ultima<br />

trovata dell'Indisposizione...<br />

La sala era tappezzata di avvertenze e consigli ut<strong>il</strong>i: "E' rigorosamente vietato far dondolare<br />

l'edificio".<br />

"I Visitatori dovranno depositare, in luogo a ciò destinato, la propria ombra, onde evitare<br />

soverchi affollamenti"<br />

"Uno non potrà essere un altro"<br />

"Le idee sovversive verranno respinte a forza di braccia"<br />

"E' rigorosamente vietato crearsi delle vane <strong>il</strong>lusioni, e molto meno prendere in sinistra parte <strong>il</strong><br />

lato destro della via San Primo"<br />

"I visitatori più robusti sono pregati di portar pazienza anche per gli altri"<br />

Un museo della Scapigliatura in via S. Paolo 10 Vi abitava Luigi Conconi, morto nel 1917. La sua<br />

casa, all'ultimo piano di un vecchio palazzo, era considerata <strong>il</strong> museo della Scapigliatura<br />

lombarda. Usiamo la descrizione di G.B. Angioletti: "L'estremo romanticismo ottocentesco<br />

riposa là dentro nelle più strambe reliquie, ostinatamente ricoperte dalla polvere rossiccia delle<br />

demolizioni che si vanno facendo tutto intorno a quella nob<strong>il</strong>e casa. Appena entrato nel<br />

margine di quegli stanzoni, mi ha accolto <strong>il</strong> senso di un'epoca che non tornerà mai più, poiché<br />

ben tramontata. Il dubbio che <strong>il</strong> nostro secolo sia non soltanto diverso ma opposto per indole e<br />

per espressioni d'arte al secolo scorso, diviene là dentro certezza. Una genialità forse malata,<br />

ma piena di suggestioni s'è perduta, nebbie e sogni che furono come <strong>il</strong> nutrimento spirituale<br />

dei nostri padri, non torneranno mai pù. In queste stanze <strong>il</strong> Conconi aveva raccolto tutto quanto<br />

l'estroso e bizzarro gusto del tempo poteva colpire la sua immaginazione, che al tempo<br />

s'adeguava senza posa. C'era, negli scapigliati, un piacere un po' ironico un po' convinto del<br />

macabro, dell'orrido, del grottesco malinconico, piacere che stranamente si accompagnava<br />

alla bonarietà del carattere ed a certi impeti d'allegria che parevano come <strong>il</strong> sale delle fedeli e<br />

numerose amicizie. Chi avrebbe oggi <strong>il</strong> coraggio di adornare <strong>il</strong> soffitto del proprio studio con<br />

cani, gatti, lucertole, salamandre e pipistrelli insecchiti, appesi ad un cerchio come le famose<br />

figurine femmin<strong>il</strong>i della Danza delle Ore? Chi terrebbe sul pavimento un piccolo pescecane<br />

imbalsamato? Eppure, era in quei tempi diffusa l'arguzia del Conconi, che diceva essere<br />

indispensab<strong>il</strong>e un pescecane o almeno un coccodr<strong>il</strong>lo in ogni rispettab<strong>il</strong>e famiglia.<br />

Il senso della morte e della distruzione è ovunque. Stinchi posati su una cassapanca tarlata,<br />

pianticelle foss<strong>il</strong>izzate, un orologio le cui lancette girano imperniate nei denti di un teschio<br />

dipinto, un pezzo di trave scavato a sott<strong>il</strong>issime lamine e guglie da un esercito di tarli (per avere<br />

questo esemplare della materia che si consuma e perisce, <strong>il</strong> Conconi diede in cambio una<br />

delle sue tele migliori, e battezzò <strong>il</strong> cimelio: Duomo delle formiche). Idoli asiatici ed africani<br />

spargono <strong>il</strong> terrore, con i loro occhi feroci, nelle notti in cui entra la luna dai finestroni. Da tende e<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

paramenti orientali par che balzino mostri<br />

d'argento, figure spettrali escono da<br />

vecchie carte o da stampe ingiallite. Nei<br />

ritratti appesi alle pareti, uomini di<br />

cinquant'anni fa mostrano <strong>il</strong> loro sorriso<br />

beffardo tra la barbetta faunesca<br />

arricciata, e negli occhi hanno fosche<br />

ombre di predestinati al suicidio. Vipere e<br />

serpi si sfasciano nei loro aggrovigliamenti<br />

perversi, un gufo spennacchiato tenta<br />

ancora <strong>il</strong> suo volo sinistro.<br />

La magia è largamente rappresentata nella<br />

casa del pittore che aveva un po' <strong>il</strong> volto<br />

d'un mago delle antiche favole. Talismani,<br />

zodiaci, simboli della cabala. Par di vedere<br />

ancora, tra le pergamene e i compassi, <strong>il</strong><br />

vecchio "Bigio" Conconi pronunciare la<br />

formula propiziatoria:<br />

Enchete, pènchete Puff tiné Abeli, fàbeli,<br />

dominé...<br />

Parole magiche? Macché, <strong>il</strong> mago era un<br />

buon mago, e quella era un tiritera per i<br />

bamberottoli che gli stavano intorno e gli<br />

tiravano la gran barba grigia. Magia, sì, ma<br />

prima di tutto, per i cari scapigliati veniva<br />

l'allegro amore della famiglia.<br />

In una stanza c'è un tempietto buddistico.<br />

Per tre anni <strong>il</strong> Conconi, che l'aveva scovato<br />

da non so quale antiquario o reduce dalla<br />

Cina, gli aveva fatto la corte, fin che un<br />

giorno aveva potuto comperarselo e<br />

portarselo a casa, nero e grande come una<br />

cassaforte. Ancora oggi la curiosità più<br />

riverita della casa. S'aprono gli sportelli di<br />

lacca, ed appare, assiso in una cameretta<br />

dorata, <strong>il</strong> Budda. In uno dei cassettini di<br />

questo tempietto portat<strong>il</strong>e, c'è una mano di<br />

mummia egizia, conservata gelosamente,<br />

ché tanto fu cara al buon pittore.<br />

Ma gli oggetti strani sono sparsi un po'<br />

dappertutto. Copricapi birmani, marmi<br />

romanici, bronzi irriconoscib<strong>il</strong>i, statuine<br />

orientali; una bellissima danzatrice greca,<br />

leggera e volante nella grazia della lunga<br />

veste, è l'unico ricordo classico in questo<br />

museo romantico dello spavento,<br />

dell'orrore e del bizzarro.<br />

I quadri del Conconi, qui riuniti ancora in<br />

gran copia, sembrano rose in una necropoli. E'<br />

incredib<strong>il</strong>e come questi uomini dell'ultimo<br />

Ottocento, votati alla tristezza, diventassero poi<br />

lieti e sereni quando seguivano l'estro nativo<br />

della loro arte. Figure di donne e di bimbe hanno<br />

in queste tele, in questi acquerelli, una grazia,<br />

una freschezza incomparab<strong>il</strong>i. Da tutto <strong>il</strong> mondo<br />

accidioso di scolopendre e scorpioni, di lémuri e<br />

scheletri, fra tutti i mostri delle fantasie orientali,<br />

ecco che sorgono come per incanto queste<br />

figure primaver<strong>il</strong>i, leggiadre, in cui la malinconia<br />

è appena un'ombra delle tinte d<strong>il</strong>uite ad arte, e<br />

in cui sono sì frequenti i sorrisi sulle labbra giovan<strong>il</strong>i<br />

e negli occhi bruni o celesti. E allora? Allora viene<br />

fatto di riflettere che tutto quel lugubre<br />

armamentario non fosse altro che una moda,<br />

quei segni di morte e distruzione un omaggio<br />

all'aura poetica di quegli anni, ch'era desolata e<br />

piangente; ma che, per una troppo naturale<br />

reazione, l'animo restasse puro ed ingenuo, tutto<br />

guidato da una fantasia solerte e cordiale. Ed<br />

anche quelle scene macabre, a ben riflettere, ci<br />

sembran frutto di una invincib<strong>il</strong>e ingenuità."<br />

Alberto Savinio amava ricordare <strong>il</strong> Conconi per<br />

un episodio un po' boccaccesco che aveva<br />

coinvolto <strong>il</strong> pittore Mentessi, insegnante di<br />

prospettiva a Brera. "Come tutti gli animi miti -<br />

scrive Savinio - Mentessi era un ammiratore<br />

devoto e incondizionato della natura, e si levava<br />

nelle ore castissime dell'avantigiorno, per<br />

contemplare <strong>il</strong> trionfo dell'aurora. D'estate<br />

abitavano, lui e Conconi, una casetta<br />

campestre. Una mattina Mentessi al suo solito si<br />

levò per tempo e uscì sul terrazzino in camicia da<br />

notte, per salutare la rododàtt<strong>il</strong>a. Assieme con le<br />

prime luci del giorno, saliva nel cielo e si<br />

diffondeva un chiaro suono di campane, e dal<br />

paese veniva su lentamente cantando una<br />

processione avviata a un vicino santuario. In<br />

testa marciavano le alte vergini (cfr. Marziale:<br />

"grandes virgines") reggendo labari e stendardi.<br />

Quando vide la processione venire avanti,<br />

Mentessi volle rientrare in casa e nascondersi,<br />

ma <strong>il</strong> crudele Conconi aveva chiuso la finestra<br />

dall'interno, e se n'era tornato a letto. Intanto le<br />

vergini labarofore avevano veduto sul terrazzino<br />

quell'uomo nudo le gambe e scarmigliato, e un<br />

certo qual disordine era entrato nelle f<strong>il</strong>e del pio<br />

corteo. "Concon! Concon!" implorava l'infelice<br />

Mentessi, ma lo spietato Conconi faceva<br />

orecchie da mercante. D'un tratto, una folle<br />

ventata mattutina sollevò la camicia da notte di<br />

Mentessi. La processione di colpo si ruppe, e le<br />

alte vergini, rompendo in acutissimi stridi,<br />

fuggirono per la campagna, come uccelle sulle<br />

quali sta per abbattersi <strong>il</strong> falco."<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

Altri ricordavano che, essendo la sua casa adiacente al palazzo di una banca, Conconi aveva<br />

fatto costruire un ponticello attraverso <strong>il</strong> quale indirizzava i topi intrappolati durante la notte "a<br />

mangiare i m<strong>il</strong>ioni della banca".<br />

Nascita del termine "Scapigliatura" Concludiamo con l'origine di questo curioso movimento<br />

risalendo all'invenzione del suo nome.<br />

Fu Cletto Arrighi, giornalista, commediografo e romanziere, che conosceremo nella secondo<br />

lezione, a escogitarlo nel modo che lui stesso racconta: "Avvenne che, un bel giorno, dovendo<br />

pur trovare un titolo mi trovai nella necessità o di coniare un neologismo o di andare a pescare<br />

nel codice della lingua qualche parola vecchia che rendesse pressapoco <strong>il</strong> concetto del mio<br />

qualsiasi romanzo. Prima dunque di osare, consultai sua maestà <strong>il</strong> Vocabolario, se mai nella sua<br />

infinita sapienza avesse saputo additarmi un mezzo di salvezza. Cerca e ricerca, finalmente<br />

trovai una parola acconcia al caso mio; perché s'ha un bel dire, ma la nostra lingua, per chi la<br />

vuol frugare un po' a fondo, non manca proprio di nulla, e sa dare a un bisogno parole vecchie<br />

anche per idee nuove, nello stesso modo che i Francesi sanno fabbricare parole nuove, per<br />

idee che hanno tanto di barba.<br />

Però, in quella maniera che potrei star garante che scapigliatura non è una parola nuova, sarei<br />

in un bell'imbarazzo se volessi persuadervi che la è molto usata e conosciuta.<br />

Infatti fra le tante persone a cui domandai che cosa intendessero per scapigliatura, parte<br />

inarcò le ciglia, come a dire: non l'ho mai sentita a menzionare, e parte mi rispose così a tentoni,<br />

chi: l'atto dello scapigliarsi, chi: una chioma arruffata, e chi, finalmente - e costui fu un letterato -<br />

una vita da débauché; definizioni tutte o false o inesatte e, in ogni modo, lontane le m<strong>il</strong>le miglia<br />

da quel significato in cui mi ero proposto di adoperarla io.<br />

Quell'io che credevo di aver rubato <strong>il</strong> lardo alla gatta, da quelle risposte n'ebbi una delusione<br />

che mi afflisse moltissimo - ben inteso, per quanto può affliggere una delusione f<strong>il</strong>ologica - e<br />

avrei messo <strong>il</strong> cuore in pace, e lasciato nel dimenticatoio la povera incompresa, se una certa<br />

rincalzante smania di spuntare le cose un po' diffic<strong>il</strong>i - confesso un mio debole - non mi ci avesse<br />

incaponito sopra.<br />

Ed ecco lettori, se <strong>il</strong> permettete, ch'io la prendo per mano e ve la presento.<br />

In tutte le grandi e ricche città del mondo inciv<strong>il</strong>ito esiste una certa quantità d'individui d'ambo i<br />

sessi - v'è chi direbbe: una certa razza di gente fra i venti e i trentacinque anni non più, pieni<br />

d'ingegno quasi sempre; più avanzati del loro secolo, indipendenti come l'aqu<strong>il</strong>a delle Alpi;<br />

pronti al bene quanto al male; inquieti, travagliati, turbolenti - i quali - e per certe contraddizioni<br />

terrib<strong>il</strong>i fra la loro condizione e <strong>il</strong> loro stato, vale a dire fra ciò che hanno in testa, e ciò che hanno<br />

in tasca, e per una loro particolare maniera eccentrica e disordinata di vivere, e per ... m<strong>il</strong>le e<br />

m<strong>il</strong>le altre cause e m<strong>il</strong>le altri affetti <strong>il</strong> cui studio formerà appunto lo scopo e la morale del mio<br />

romanzo - meritano di essere classificati in un nuova e particolare suddivisione della grande<br />

famiglia civ<strong>il</strong>e, come coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte quante le<br />

altre.<br />

Questa casta o classe - che sarà meglio detto - vero pandemonio del secolo -personificazione<br />

della storditaggine e della follia, serbatoio del disordine, dello spirito d'indipendenza e di<br />

opposizione agli ordini stab<strong>il</strong>iti, questa classe, ripeto, che a M<strong>il</strong>ano ha più che altrove una<br />

ragione e una scusa di esistere, io, con una bella e pretta parola italiana, l'ho battezzata<br />

appunto: la Scapigliatura M<strong>il</strong>anese.<br />

La Scapigliatura m<strong>il</strong>anese è composta di individui di ogni ceto, di ogni condizione, di ogni grado<br />

possib<strong>il</strong>e della scala sociale. Plebe, medio ceto e aristocrazia; foro, letteratura e commercio;<br />

celibato e matrimonio, ciascuno vi porta <strong>il</strong> suo tributo, ciascuno vi conta qualche membro<br />

d'ambo i sessi; ed essa li accoglie tutti in un amplesso amoroso, e li lega in una specie di mistica<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


La Scapigliatura<br />

di Maria Grazia Tolfo<br />

L'Osteria del Polpetta e l'Ortaglia<br />

consorteria, forse per quella forza simpatica che nell'ordine dell'universo attrae fra di loro le<br />

sostanze consim<strong>il</strong>i... Da un lato un prof<strong>il</strong>o più italiano che Meneghino, pieno di brio, di speranza e<br />

di amore, e rappresenta <strong>il</strong> lato simpatico e forte di questa numerosa classe, inconscia delle<br />

proprie forze, anzi della propria esistenza, propagatrice delle br<strong>il</strong>lanti utopie, focolare delle idee<br />

generose, anima di tutti gli elementi geniali, artistici e politici del proprio paese, che ogni causa o<br />

grande o folle fa balzar d'entusiasmo, che conosce della gioia la sfumatura arguta del sorriso, e<br />

lo scroscio franco e prolungato, ed ha le lagrime del fanciullo sul ciglio e le memorie feconde<br />

nel cuore.<br />

Dall'altro invece un volto smunto, solcato, cadaverico, su cui stanno le impronte delle notti<br />

passate nello stravizio e nel giuoco, su cui si adombra <strong>il</strong> segreto del dolore infinito, e i sogni<br />

tentatori di una felicità inarrivab<strong>il</strong>e e le lagrime di sangue, e le tremende sfiducie e la finale<br />

disperazione."<br />

Appendice<br />

La polpetta del re, lanterna magica per bagaj e bagajoni di Ferdinando Fontana<br />

On'olivetta che, al post de l'oss, la gh'abbia on trifolin involtiàa in dò fett de carna de cavrett. Mett<br />

dent sto polpettin in d'on ortolanin; mett dent l'ortolanin in d'on dordin; mett quest in del panscin<br />

d'ona quajetta, e la quajetta in d'ona pernisetta, e la pernis in d'on fasan doràa, che in del<br />

sciampagn primma el dev vess lavàa. Sto fasan mèttel dent in d'on cappon; sto cappon mèttel<br />

dent in d'on pollin; sto pollin mèttel dent in d'on ocon; e sto ocon mèttel dent in d'on porscell.<br />

Poeu mètt dent el porscell in d'on vitell; e sto vitell mèttel dent in d'on boeu; e liga sù tuscoss cont<br />

del ramett. Fà coeus caròtol, verz, fasoeu, aj, scigòll, rosmarin, biedrav, ravett, baggiann, sèller,<br />

tomates, erbion e pomm de terra in d'ona gran caldera, cont dent on m<strong>il</strong>a liter de barbera; mett<br />

la caldera sora on gran fogon, e bùttegh, quand la buj, di peveron, del timm, de la cannella,<br />

tanto sàa, e cent ch<strong>il</strong>i de zuccher raffinàa; e poeu traggh dent el boeu ligàa ben ben, e làssel<br />

coeus on dodes or almen!<br />

Quand sarà sugàa sù el barberon, tra via, senza paura, tutta la toa verdura; e, dopo, boeu, vitell,<br />

porscell, ocon, pollin, cappon, fasan, pernis, e quaja, e dord, e ortolan;... e serv, caldo fumante,<br />

el nisciorin: che saran i dò fett de carna de cavrett, cont denter l'olivetta, cont dent la trifoletta!!!<br />

Questa l'è la ricetta - de la regal polpetta!<br />

Bibliografia Letture e approfondimenti sulla Scapigliatura m<strong>il</strong>anese:<br />

Accetti, Carlo, Luigi Borgomainerio, caricaturista lombardo del Risorgimento, M<strong>il</strong>ano, Rizzoli 1942<br />

Colombo, Carletto, Storia del teatro dialettale m<strong>il</strong>anese, M<strong>il</strong>ano, S<strong>il</strong>vana 1988<br />

Corio, Ludovico, M<strong>il</strong>ano e i suoi dintorni<br />

Gara, E. - Piazzi, F., Serata all'osteria della Scapigliatura, M<strong>il</strong>ano, Bietti 1945<br />

Giarelli, F., Luigi Conconi, prospetto biografico-critico, Roma-M<strong>il</strong>ano, Alfieri & Lacroix, s.d.<br />

Madini, Pietro, La Scapigliatura m<strong>il</strong>anese. Notizie ed aneddoti, M<strong>il</strong>ano, La Famiglia Meneghina<br />

1929<br />

Moretti, Marino, Le più belle pagine di Em<strong>il</strong>io Praga, Tarchetti e Arrigo Boito, M<strong>il</strong>ano, Treves 1926<br />

Nardi, Piero, Scapigliatura, Bologna, Zanichelli 1924<br />

Praga, Em<strong>il</strong>io, Tavolozza, Torino, Casanova 1889<br />

Savinio, Alberto, A Brera, in “La Stampa” del 27 maggio 1941<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


MAESTRI<br />

<strong>il</strong> PIAZZETTA<br />

biografia ed opere<br />

del Maestro Veneziano<br />

Pittore veneziano, figlio di un woodcarver,<br />

che ha studiato sotto Giuseppe Maria Crespi<br />

a Bologna e probab<strong>il</strong>mente è stato<br />

influenzato da lui per prendere gli oggetti del<br />

genre. Si è depositato a Venezia entro 1711<br />

e dopo la sua morte la sua famiglia ha fatto<br />

una petizione la condizione per una<br />

pensione, sostenente che <strong>il</strong> suo 'costante<br />

studia ed <strong>il</strong> suo inseguimento di glory<br />

piuttosto che <strong>il</strong> guadagno lo aveva ridotto a<br />

povertà ed aveva accelerato la sua morte '.<br />

I suoi impianti sono comparativamente<br />

pochi e pur sembrando essere eseguito con<br />

velocità e la funzione erano <strong>il</strong> prodotto della<br />

deliberazione attenta ed i dolori infiniti. Ha<br />

fatto molte <strong>il</strong>lustrazioni per i collettori e come<br />

libro-<strong>il</strong>lustrazioni per sostenere la sua famiglia;<br />

<strong>il</strong> suo lavoro molto è stato influenzato<br />

acquaforte del Rembrandt e le sue pitture si<br />

evolvono dai contrasti baroque del<br />

chiaroscuro verso un maneggiamento più libero e più fluido di<br />

Rococo. L'influenza del Piazzetta sul Tiepolo giovane era molto<br />

grande ed era Tiepolo che ha completato la transizione al<br />

Rococo. La maggior parte delle sue pitture<br />

sono a Venezia, compreso la sua soltanto<br />

decorazione del soffitto, <strong>il</strong> glory di S. Dominic,<br />

verniciato prima di 1727 (ss Giovanni e<br />

Paolo).<br />

Altri impianti sono a Birmingham, Boston,<br />

Cambridge (Fitzw<strong>il</strong>liam), Colonia, Cortona (S.<br />

F<strong>il</strong>ippo), Chicago, Cleveland Ohio, Detroit,<br />

Dresda, Dublino, Firenze (Uffizi), connett. de<br />

Hartford, Londra (galleria nazionale), Los<br />

Angeles, M<strong>il</strong>ano (Brera), nuovo York (met.<br />

Mus.), Padova, Parigi (feritoia), Parma, Praga,<br />

Roma (Galleria Nazionale, Accademia di S.<br />

Luca), <strong>il</strong> Massachusetts de Springfield,<br />

Stoccolma, Vicenza, Washington (galleria<br />

nazionale di arte) ed altrove. Le sue<br />

<strong>il</strong>lustrazioni sono rappresentate bene<br />

nell'accumulazione reale al castello di<br />

Windsor.<br />

<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>


<strong>il</strong> <strong>secchio</strong>

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