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scenza così ottenuta la generalità necessaria. Schopenhauer<br />
non può poi non riconoscere che una funzione obbiettivante,<br />
e dunque <strong>il</strong> “dis<strong>in</strong>teresse” <strong>in</strong>teso come presc<strong>in</strong>dere da una<br />
partecipazione “passionale”, è <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> progresso<br />
del conoscere. Solo che ora – nel passaggio dalle considerazioni<br />
epistemologiche e metafisiche alla f<strong>il</strong>osofia dell’arte – tende<br />
a sottol<strong>in</strong>eare più di quanto non avesse fatto <strong>in</strong> precedenza<br />
che questo progresso è subord<strong>in</strong>ato al soddisfacimento dei bisogni<br />
umani. Cosicché <strong>il</strong> percorso della conoscenza scientifica<br />
viene considerato come un percorso che non fa altro che cont<strong>in</strong>uare<br />
le funzioni dell’<strong>in</strong>telletto strettamente subord<strong>in</strong>ate, e<br />
negli animali <strong>in</strong> modo esclusivo, alla produzione e riproduzione<br />
della vita biologica.<br />
Certo, <strong>in</strong> rapporto all’uomo le cose stanno diversamente.<br />
Nell’analogia di cui si serve una volta Schopenhauer secondo<br />
cui la conoscenza si <strong>in</strong>nesta sulla volontà come la testa<br />
sul tronco, vi è certo da un lato la connessione e la possib<strong>il</strong>e<br />
subord<strong>in</strong>azione della conoscenza alla volontà, da dall’altro anche<br />
l’idea di una relativa <strong>in</strong>dipendenza della prima dalla seconda.<br />
Del resto vi sono molti modi <strong>in</strong> cui la testa è <strong>in</strong>nestata<br />
sul tronco. Guarda ad esempio un bue o una pecora! Con<br />
quel suo tipico atteggiamento tendente a scorgere significati<br />
<strong>in</strong>terni nella forma esterna, Schopenhauer trova significativo<br />
che negli animali la testa e <strong>il</strong> collo possano fare tutt’uno, e che<br />
la testa sia strutturalmente rivolta verso la terra alla perenne<br />
ricerca di cibo. Lo sguardo non può guardare fac<strong>il</strong>mente altrove<br />
che non <strong>il</strong> luogo <strong>in</strong> cui potrà trovare ciò di cui sfamarsi.<br />
Quale differenza rispetto all’immag<strong>in</strong>e dell’uomo che trova<br />
una rappresentazione culm<strong>in</strong>ante nell’Apollo del Belvedere! Il<br />
collo separa la testa nettamente dal tronco e lo sguardo di<br />
Apollo è rivolto di fronte a sé e potrebbe volgersi <strong>in</strong> ogni direzione<br />
se non fosse una statua.<br />
La possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>dipendenza dalla volontà si annuncia<br />
dunque, secondo Schopenhauer, anche nella conoscenza