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26<br />

scenza così ottenuta la generalità necessaria. Schopenhauer<br />

non può poi non riconoscere che una funzione obbiettivante,<br />

e dunque <strong>il</strong> “dis<strong>in</strong>teresse” <strong>in</strong>teso come presc<strong>in</strong>dere da una<br />

partecipazione “passionale”, è <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> progresso<br />

del conoscere. Solo che ora – nel passaggio dalle considerazioni<br />

epistemologiche e metafisiche alla f<strong>il</strong>osofia dell’arte – tende<br />

a sottol<strong>in</strong>eare più di quanto non avesse fatto <strong>in</strong> precedenza<br />

che questo progresso è subord<strong>in</strong>ato al soddisfacimento dei bisogni<br />

umani. Cosicché <strong>il</strong> percorso della conoscenza scientifica<br />

viene considerato come un percorso che non fa altro che cont<strong>in</strong>uare<br />

le funzioni dell’<strong>in</strong>telletto strettamente subord<strong>in</strong>ate, e<br />

negli animali <strong>in</strong> modo esclusivo, alla produzione e riproduzione<br />

della vita biologica.<br />

Certo, <strong>in</strong> rapporto all’uomo le cose stanno diversamente.<br />

Nell’analogia di cui si serve una volta Schopenhauer secondo<br />

cui la conoscenza si <strong>in</strong>nesta sulla volontà come la testa<br />

sul tronco, vi è certo da un lato la connessione e la possib<strong>il</strong>e<br />

subord<strong>in</strong>azione della conoscenza alla volontà, da dall’altro anche<br />

l’idea di una relativa <strong>in</strong>dipendenza della prima dalla seconda.<br />

Del resto vi sono molti modi <strong>in</strong> cui la testa è <strong>in</strong>nestata<br />

sul tronco. Guarda ad esempio un bue o una pecora! Con<br />

quel suo tipico atteggiamento tendente a scorgere significati<br />

<strong>in</strong>terni nella forma esterna, Schopenhauer trova significativo<br />

che negli animali la testa e <strong>il</strong> collo possano fare tutt’uno, e che<br />

la testa sia strutturalmente rivolta verso la terra alla perenne<br />

ricerca di cibo. Lo sguardo non può guardare fac<strong>il</strong>mente altrove<br />

che non <strong>il</strong> luogo <strong>in</strong> cui potrà trovare ciò di cui sfamarsi.<br />

Quale differenza rispetto all’immag<strong>in</strong>e dell’uomo che trova<br />

una rappresentazione culm<strong>in</strong>ante nell’Apollo del Belvedere! Il<br />

collo separa la testa nettamente dal tronco e lo sguardo di<br />

Apollo è rivolto di fronte a sé e potrebbe volgersi <strong>in</strong> ogni direzione<br />

se non fosse una statua.<br />

La possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>dipendenza dalla volontà si annuncia<br />

dunque, secondo Schopenhauer, anche nella conoscenza

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