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Lager <strong>di</strong> Mauthausen.<br />

82<br />

Il campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Mauthausen è situato nei pressi <strong>di</strong><br />

Perg, nell'Austria Superiore. Attivo già durante la prima guerra mon<strong>di</strong><strong>al</strong>e<br />

come campo <strong>di</strong> internamento per prigionieri <strong>di</strong> guerra (tra cui<br />

molti it<strong>al</strong>iani), nell'agosto del 1938 fu <strong>al</strong>lestito per servire come succurs<strong>al</strong>e<br />

del campo <strong>di</strong> Dachau e d<strong>al</strong> marzo 1939 fu istituito come lager<br />

autonomo, luogo <strong>di</strong> tortura e <strong>di</strong> sterminio in cui fino <strong>al</strong> 1945 furono<br />

internate circa 335.000 persone. In questi campi concentrazionari, con<br />

sistematica e razion<strong>al</strong>e pianificazione, che prevedeva sia l’annientamento<br />

materi<strong>al</strong>e (<strong>di</strong>sastrose con<strong>di</strong>zioni igienico-<strong>al</strong>imentari, <strong>di</strong>sumane<br />

costrizioni <strong>al</strong> lavoro, deliberate torture fisiche) sia la sopraffazione psicologica,<br />

si mirava a cancellare identità, person<strong>al</strong>ità e autonomia <strong>di</strong><br />

milioni <strong>di</strong> persone. Lo sterminio <strong>di</strong> massa veniva poi programmato<br />

scientificamente con le camere a gas, le fosse comuni e i forni crematori.<br />

Fra i primi campi, sorti in Germania, vi furono quelli <strong>di</strong> Dachau,<br />

Buchenw<strong>al</strong>d, Sachsenhausen, Flossenbürg, Ravensbrücks, che fu un<br />

campo esclusivamente femminile e quello <strong>di</strong> Auschwitz-Birkenau,<br />

forse il più tristemente famoso (vi furono eliminati circa quattro milioni<br />

<strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> cui oltre un milione <strong>di</strong> ebrei), dopo la conquista della<br />

Polonia. A partire d<strong>al</strong> 1942 in questi campi venne attuata la "soluzione<br />

fin<strong>al</strong>e", che aveva come scopo l'annientamento fisico degli ebrei (ve<strong>di</strong><br />

Shoah), ma che coinvolse anche <strong>al</strong>tre razze considerate "inferiori". A<br />

questo scopo furono attrezzati nuovi campi <strong>di</strong> sterminio ubicati in<br />

Polonia: Chelmno (già funzionante d<strong>al</strong> <strong>di</strong>cembre del 1941), Belzec,<br />

Sobibór, Treblinka. Coloro che non venivano eliminati <strong>al</strong> momento<br />

stesso dell’arrivo nei campi o che rientravano in particolari categorie<br />

<strong>di</strong> internati erano costretti a estenuanti lavori forzati.<br />

Oggi nel campo <strong>di</strong> Mauthausen, eretto a luogo commemorativo<br />

delle vittime della Shoah, si trova un museo. All’ingresso del campo <strong>di</strong><br />

concentramento, sulla destra, si estende una lunga muraglia che ora è<br />

ribattezzata “muro del pianto”. Sotto <strong>di</strong> essa si <strong>al</strong>linearono Barzan,<br />

Bernar<strong>di</strong>ni, D<strong>al</strong>la Vigna, Gagliardo, Girotto, Greggio, Rocca, Sartori,<br />

con coloro che avevano viaggiato nello stesso trasporto. Forse erano<br />

vicini, forse si potevano solo scorgere, tra volti sconosciuti.<br />

Come accadeva a tutti i prigionieri vennero sottoposti <strong>al</strong>le consuete<br />

umilianti procedure <strong>di</strong> ingresso. Dopo una doccia fredda, vennero<br />

depilati e <strong>di</strong>sinfettati. Poi, fu consegnato loro un nuovo numero <strong>di</strong> identificazione,<br />

nel seguente or<strong>di</strong>ne: Barzan Luciano, 113888; Bernar<strong>di</strong>ni<br />

Alfredo, 113896; D<strong>al</strong>la Vigna Enrico, 113963; Gagliardo Tranquillo,<br />

113980; Girotto Luciano, 113991; Greggio Dino, 113992; Rocca<br />

Settimio, 114088; Sartori Idelmino, 114101. Alla fine ad ognuno fu<br />

consegnata una leggera camiciola per coprirsi (le <strong>di</strong>vise tra<strong>di</strong>zion<strong>al</strong>i<br />

erano finite) e furono sistemati nelle baracche.<br />

E’ a questo punto che gli 8 <strong>di</strong> Monselice vennero <strong>di</strong>visi e mandati a<br />

lavorare in luoghi <strong>di</strong>versi. Alcuni, tra cui Barzan, D<strong>al</strong>la Vigna,<br />

Bernar<strong>di</strong>ni e Rocca, si ritrovarono a Gusen. Altri, come Girotto e<br />

Greggio, finirono a Melck e a Ebensee. Da questi luoghi, dove si adoperavano<br />

in mansioni <strong>di</strong> fatica, avrebbero dovuto tornare a<br />

Mauthausen la sera, per dormire. Spesso, però, non accadeva. Nel frattempo<br />

si erano probabilmente persi <strong>di</strong> vista, ad eccezione, forse, dei tre<br />

che lavoravano a Gusen.<br />

Quando furono troppo m<strong>al</strong>ati per continuare a svolgere un lavoro,<br />

vennero abbandonati nel “campo sanitario”. Concepito come inferme-<br />

ria, si era poi trasformato in un luogo dove m<strong>al</strong>ati <strong>di</strong> ogni sorta venivano<br />

lasciati a morire, senza <strong>al</strong>cuna assistenza o supporto. Se, pur<br />

ancora sani, deperivano fino <strong>al</strong> punto <strong>di</strong> non poter più essere sfruttati,<br />

venivano mandati a morire, nelle camere a gas. La testimonianza <strong>di</strong><br />

Franco Busetto, in questo stesso volume, ci descrive la vita dei prigionieri<br />

con stupefacente re<strong>al</strong>ismo.<br />

In questi crudeli mo<strong>di</strong>, trovarono la morte gli otto ragazzi <strong>di</strong><br />

Monselice. Barzan Luciano si spense a Gusen il 29 marzo 1945;<br />

Bernar<strong>di</strong>ni Alfredo morì a Mauthausen, il 13 marzo 1945; D<strong>al</strong>la Vigna<br />

Enrico fu ucciso a Gusen, il 3 febbraio 1945; Gagliardo Tranquillo<br />

morì a Mauthausen l’11 aprile 1945; Girotto Luciano morì a Melck, il<br />

21 febbraio 1945; Greggio Dino scomparve il 18 aprile 1945 a<br />

Ebensee; Rocca Settimio morì a Gusen il 3 febbraio 1945; Sartori<br />

Idelmino morì a Mauthausen, il 20 aprile 1945.<br />

Un tragico fin<strong>al</strong>e per loro, colpevoli forse <strong>di</strong> aver sognato un’It<strong>al</strong>ia<br />

libera e democratica. Spetta ora a noi far conoscere <strong>al</strong>le giovani generazioni<br />

il loro eroico coraggio affinchè simili prevaricazioni non abbiano<br />

a ripetersi mai più. D<strong>al</strong>le nostre indagini sembra che non abbiano<br />

compiuto importanti azioni militari e forse i loro sogni <strong>di</strong> giovani ventenni<br />

si sono intrecciati nel peggiore dei mo<strong>di</strong> con la cieca furia omicida<br />

promossa d<strong>al</strong>le ideologie <strong>di</strong> quel periodo storico.<br />

I processi del Dopoguerra, <strong>al</strong>la ricerca della verità<br />

Con la fine della guerra iniziarono anche i processi per quanti avevano<br />

compiuto gravi reati durante il fascismo. Il primo a pagare con la<br />

vita fu il capitano della Guar<strong>di</strong>a Nazion<strong>al</strong>e Repubblicana <strong>di</strong> Monselice<br />

Gaetano Meneghini, che fu fucilato dai partigiani a Piacenza D’A<strong>di</strong>ge<br />

mentre cercava scampo nella fuga. Lo stesso podestà <strong>di</strong> Monselice<br />

Bruno Barbieri fu arrestato ad Abano Terme, come abbiamo in<strong>di</strong>cato<br />

<strong>al</strong>trove.<br />

Il processo contro Giuseppe Zerbetto<br />

Il princip<strong>al</strong>e responsabile dell’arresto dei 29 garib<strong>al</strong><strong>di</strong>ni, Giuseppe<br />

Zerbetto, fu arrestato il 29 aprile 1945 dai partigiani Erminio Pippa,<br />

Danilo Gi<strong>al</strong>ain ed Enrico Marcolongo. Costoro durante il processo<br />

accusarono, tra l’<strong>al</strong>tro, lo stesso Zerbetto (nato a Monselice il 17 aprile<br />

1909) <strong>di</strong> aver tentato <strong>di</strong> corromperli durante il suo trasferimento<br />

nella sede monselicense del CLN. La corte straor<strong>di</strong>naria d’Assise <strong>di</strong><br />

<strong>Padova</strong>, in data 15 febbraio 1946, dopo aver sentito un gran numero <strong>di</strong><br />

testimoni, condannò a 10 anni <strong>di</strong> reclusione Giuseppe Zerbetto, ritenendolo<br />

colpevole <strong>di</strong> “collaborazione coi nazi-fascisti per aver in quel<br />

<strong>di</strong> Monselice favorito i <strong>di</strong>segni politici del nemico invasore facendo il<br />

nome dei garib<strong>al</strong><strong>di</strong>ni che vennero arrestati e internati in Germania,<br />

<strong>al</strong>cuni dei qu<strong>al</strong>i deceduti in prigionia”. In definitiva, secondo la sentenza,<br />

egli era il responsabile della morte degli 8 monselicensi deportati<br />

nei campi <strong>di</strong> sterminio tedeschi. Successivamente la corte superiore<br />

<strong>di</strong> cassazione con sentenza del 12 <strong>di</strong>cembre 1946 <strong>di</strong>chiarò estinto il<br />

reato in amnistia (Legge Togliatti).<br />

Il processo contro Raffaele Cursio e Primo C<strong>al</strong>legaro.<br />

An<strong>al</strong>ogo destino attendeva i due responsabili delle brigate nere monselicensi:<br />

Raffaele Cursio e Primo C<strong>al</strong>legaro. Molti testimoni ancora<br />

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