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ricordano le loro m<strong>al</strong>efatte riassunte nella sentenza emessa il 27<br />

<strong>di</strong>cembre 1946 d<strong>al</strong>la corte d’Assise <strong>di</strong> <strong>Padova</strong>. Riassumendo: Cursio<br />

Raffaele, nato a San Marco in Lamis (Foggia) il 5 gennaio 1920, e<br />

C<strong>al</strong>legaro Primo, nato a Monselice il 30 luglio 1911 erano accusati del<br />

reato <strong>di</strong> “collaborazione col tedesco invasore per avere, in epoca successiva<br />

<strong>al</strong>l’8 settembre 1943 […] favorito le operazioni militari del<br />

nemico nuocendo a quelle delle forze armate dello Stato it<strong>al</strong>iano.<br />

Inoltre, erano accusati <strong>di</strong> aver “partecipato a rastrellamenti, arresti e<br />

perquisizioni, in danno agli elementi della Resistenza, sottoponendo<br />

gran parte <strong>di</strong> essi a sevizie prolungate ed efferate”.<br />

Il Cursio era accusato “<strong>di</strong> aver cagionato la morte del partigiano<br />

Orlan<strong>di</strong>ni Girolamo, <strong>di</strong> Santi Pietro, <strong>di</strong> Carta Antonio” e <strong>di</strong> avere, il 22<br />

ottobre 1944 in Monselice, <strong>di</strong>strutto con le fiamme i mobili della casa<br />

del partigiano Sergio Zerbetto e fatto violenza ai suoi occupanti. E<br />

infine, del sequestro <strong>di</strong> persona per avere, in “epoca successiva <strong>al</strong>l’8<br />

settembre 1943, in Monselice ed <strong>al</strong>trove, con più atti esecutivi <strong>di</strong> un<br />

medesimo <strong>di</strong>segno criminoso, privato della libertà person<strong>al</strong>e Forlin<br />

Orlando, Scarparo Fedora, Tognin Fortunato, Piva Angelo, Tognin<br />

Giovanni, Augusto ed Enrichetta, Bregolin Primo, Sattin Bruno,<br />

Spagna Luigina, Miotto Vittorio ed <strong>al</strong>tri, adoperando sevizie ed agendo<br />

con crudeltà verso <strong>di</strong> essi”.<br />

Il C<strong>al</strong>legaro, inoltre, era accusato singolarmente <strong>di</strong> aver “privato, in<br />

epoca successiva <strong>al</strong>l’8 settembre 1943, in Monselice ed <strong>al</strong>trove, della<br />

libertà person<strong>al</strong>e Girotto Clemente, Biasiolo Silvio, Temporin<br />

Armando, ed <strong>al</strong>tri, adoperando sevizie ed agendo con crudeltà verso <strong>di</strong><br />

essi”.<br />

Il Cursio ed il C<strong>al</strong>legaro insieme erano imputati <strong>di</strong> concorso nel<br />

delitto <strong>di</strong> tentato omici<strong>di</strong>o “per avere il 12 agosto 1944 in Monselice,<br />

<strong>al</strong>lo scopo <strong>di</strong> cagionare la morte <strong>di</strong> Capuzzo Guglielmo, colpito il<br />

medesimo con <strong>di</strong>versi colpi <strong>di</strong> arma da fuoco, non raggiungendo l’intento<br />

per circostanze in<strong>di</strong>pendenti d<strong>al</strong>la loro volontà; <strong>di</strong> concorso nel<br />

delitto <strong>di</strong> rapina aggravata e continuativa per essersi, con più azioni<br />

esecutive <strong>di</strong> un medesimo <strong>di</strong>segno criminoso in concorso tra <strong>di</strong> loro e<br />

per procurarsi un ingiusto profitto impossessati con violenza il 18 ottobre<br />

1944 in Monselice, <strong>di</strong> indumenti person<strong>al</strong>i e sol<strong>di</strong> sottraendoli a<br />

Girotto Luigi, Ponchia Danilo e Sturaro Giuseppe; <strong>di</strong> concorso nel<br />

delitto <strong>di</strong> sequestro <strong>di</strong> persona aggravato e continuato per avere in concorso<br />

fra <strong>di</strong> loro in data successiva <strong>al</strong>l’8 settembre 1943, in Monselice<br />

ed <strong>al</strong>trove, con più atti esecutivi <strong>di</strong> un medesimo <strong>di</strong>segno criminoso,<br />

privato della libertà person<strong>al</strong>e: Capuzzo Guglielmo, Sturaro Giuseppe,<br />

Ponchia Danilo, Moro Luigi e Giuseppe, Forlin Orlando, Guglielmo<br />

Bruno, Giorgio Angelo, Barollo Alessandro, Bergamasco Antonio,<br />

Fasolato Guglielmo, Schivo Ettore, Sattin Rino, Pegoraro Primo, nonché<br />

i garib<strong>al</strong><strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Monselice, tra cui Bernar<strong>di</strong>ni Alfredo e Tiberio,<br />

Baveo Ottavio, Sartori Idelmino, Gagliardo Tranquillo, Gi<strong>al</strong>ain Danilo,<br />

Rebato Radames, Girotto Dante e Luciano, che furono tutti deportati<br />

in Germania, donde essi non hanno fatto ritorno, agendo con crudeltà<br />

e adoperando sevizie prolungate ed efferate verso le persone degli arrestati”.<br />

Abbiamo pubblicato interamente la lunga serie <strong>di</strong> reati compiuti dai<br />

due imputati per documentare, soprattutto per i più giovani, il clima <strong>di</strong><br />

terrore che si era instaurato a Monselice e an<strong>al</strong>ogamente nell’It<strong>al</strong>ia set-<br />

tentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>l’8 settembre 1943 <strong>al</strong> maggio 1945. Tutti i fatti contenuti<br />

in questo opuscolo devono essere letti avendo ben presenti queste<br />

circostanze.<br />

Tr<strong>al</strong>asciamo la descrizione dei reati non pertinenti con la nostra<br />

indagine. Diamo spazio solo <strong>al</strong>la denuncia del Girotto, relativa <strong>al</strong>la<br />

perquisizione compiuta il 18 ottobre 1944, <strong>al</strong> momento dell’arresto dei<br />

29 garib<strong>al</strong><strong>di</strong>ni. Secondo la denuncia citata, Cursio e C<strong>al</strong>legaro si presentarono<br />

nella casa <strong>di</strong> Luigi Girotto, con vari <strong>al</strong>tri militi armati, e,<br />

minacciando il teste e i familiari, legarono i suoi due figlioli Dante e<br />

Luciano (poi deportati in Germania e non più tornati). Il giorno dopo<br />

gli stessi Cursio e C<strong>al</strong>legaro, con gli <strong>al</strong>tri militi, e sempre minacciando<br />

con le armi che avevano indosso, erano tornati nella casa dei Girotto,<br />

asportando molti oggetti person<strong>al</strong>i (coperte <strong>di</strong> lana, fazzoletti, 2 v<strong>al</strong>ige<br />

vuote e perfino una vestaglia da donna). Il Collegio ha ritenuto perciò<br />

provata la violenza fatta da persone armate e il delitto <strong>di</strong> rapina ed ha<br />

ritenuto equa la pena per ciascuno degli imputati <strong>di</strong> anni cinque <strong>di</strong><br />

reclusione e <strong>di</strong> lire <strong>di</strong>ecimila <strong>di</strong> multa. Il Collegio giu<strong>di</strong>cante ritenne il<br />

Cursio, infine, colpevole del delitto <strong>di</strong> collaborazione col tedesco invasore<br />

e nella forma più grave <strong>di</strong> collaborazione militare. “Numerosi testi<br />

hanno confermato la multiforme attività del Cursio esplicatasi in<br />

rastrellamenti, perquisizioni, catture <strong>di</strong> partigiani e <strong>di</strong> sbandati. […] Di<br />

numerose <strong>al</strong>tre catture <strong>di</strong> partigiani si rende colpevole il Cursio, e princip<strong>al</strong>mente<br />

<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> 29 partigiani del gruppo garib<strong>al</strong><strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

Monselice, che, arrestati il 18 ottobre 1944, furono quasi tutti deportati<br />

in Germania, e ben nove <strong>di</strong> essi, come numerosi testi hanno confermato<br />

in u<strong>di</strong>enza, morirono fra stenti e martiri. […]”.<br />

Sulle perverse person<strong>al</strong>ità del C<strong>al</strong>legaro e Cursio credo siano sufficienti<br />

le in<strong>di</strong>cazioni fornite d<strong>al</strong>la sentenza.<br />

CAPITOLO VI<br />

LE STORIE PERSONALI DEI COMPONENTI<br />

DELLA BRIGATA “AQUILA”<br />

De<strong>di</strong>chiamo questo spazio <strong>al</strong>le vicende in<strong>di</strong>vidu<strong>al</strong>i <strong>di</strong> <strong>al</strong>cuni dei<br />

componenti dei 29 giovani arrestati il 18 ottobre 1944. Natur<strong>al</strong>mente<br />

abbiamo concentrato la nostra attenzione soprattutto sulle testimonianze<br />

relative agli otto morti nei campi <strong>di</strong> concentramento tedeschi.<br />

Grazie <strong>al</strong>le <strong>di</strong>chiarazioni dei familiari, dei conoscenti e degli amici è<br />

stato possibile recuperare qu<strong>al</strong>che loro frammento <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Per ognuno abbiamo preparato una scheda contenente <strong>al</strong>cune notizie<br />

biografiche e quanto è stato possibile ricostruire dei momenti dell’arresto.<br />

Alla fine del presente capitolo abbiamo riportato le testimonianze<br />

<strong>di</strong>rette <strong>di</strong> Erminio Boldrin e Ottavio Baveo, gli unici componenti ancora<br />

in vita della brigata “Aquila”. Anche i loro nomi figuravano nel<br />

foglietto ritrovato d<strong>al</strong>le brigate nere in casa <strong>di</strong> Luciano Barzan durante<br />

una perquisizione.<br />

Luciano Barzan<br />

Luciano era nato a Monselice il 14 giugno 1916 e faceva il commerciante<br />

<strong>di</strong> ferramenta. La cugina Clermine Lupi – aiutata d<strong>al</strong>la nipo-<br />

Luciano Barzan<br />

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