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1 Collettamento ed adduzione: limiti e prospettive delle reti ...

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<strong>Collettamento</strong> <strong>ed</strong> <strong>adduzione</strong>: <strong>limiti</strong> e <strong>prospettive</strong> <strong>delle</strong> <strong>reti</strong><br />

acqu<strong>ed</strong>ottistiche.<br />

1. Premesse.<br />

La Regione Campania a seguito dello scioglimento della Cassa per il<br />

Mezzogiorno (1983) si è trovata a gestire le infrastrutture idriche che il<br />

disciolto Ente aveva previsto, <strong>ed</strong> in massima parte realizzato, per<br />

l’approvvigionamento idrico del territorio <strong>delle</strong> provincie di Napoli e Caserta.<br />

Tale territorio è caratterizzato da un agglomerato urbano unitario, che si<br />

estende dalla piana del Sarno alla città di Napoli e all’area abitativa –<br />

industriale di Caserta, e da una realtà più rurale e diffusa ricadente nell’alta e<br />

m<strong>ed</strong>ia valle del Volturno.<br />

Gli acqu<strong>ed</strong>otti a gestione diretta regionale sono deputati all’alimentazione<br />

idropotabile di questo territorio, con propaggini sino alla provincia di Benevento<br />

(capoluogo compreso) e di Salerno nell’area sarnese.<br />

La consistenza demografica, rappresentativa dell’effettivo fabbisogno, si<br />

assesta su un totale di circa 5 milioni di abitanti equivalenti.<br />

Il complesso sistema acqu<strong>ed</strong>ottistico regionale si articola essenzialmente in<br />

due distinte componenti:<br />

- il sistema adduttivo, cui é demandato il compito di prelevare le risorse alle<br />

fonti e veicolarle sino ai grandi serbatoi terminali (disposti a corona dell’area<br />

a maggiore idroesigenza);<br />

- il sistema ripartitore, cui è demandato il compito di distribuire la risorsa<br />

accumulata nei suddetti serbatoi, ai grandi utenti urbani e industriali<br />

(sostanzialmente Comuni, Consorzi e Aree di Sviluppo Industriale).<br />

Il sistema di <strong>adduzione</strong> ha una struttura semplice e una funzione essenziale: le<br />

opere di testa sono costituite da manufatti di captazione superficiale o<br />

profonda; i vettori si articolano in un susseguirsi di gallerie e lunghi sifoni<br />

tubati; le opere terminali si sostanziano in grandi serbatoi (per lo più in<br />

galleria) tra loro interconnessi da lunghe tubazioni di interscambio.<br />

Il sistema di ripartizione ha, invece, una struttura complessa e funzione<br />

strumentale; esso assume rilievo per la capacità di effettuare una bilanciata<br />

1


distribuzione <strong>delle</strong> portate e dei carichi e, come è evidente, modifica il proprio<br />

assetto in funzione della posizione della risorsa disponibile. Il contributo al<br />

superamento <strong>delle</strong> eventuali fasi critiche si sostanzia nell’elasticità di riassetto<br />

ma nulla può rispetto al deficit di risorsa.<br />

In termini sintetici, si può assumere che il sistema di ripartizione ha una vera e<br />

propria elasticità di funzionamento; il sistema adduttivo, invece, necessita solo<br />

di un’elasticità di risorsa. Necessità, cioè, di una disponibilità idrica ecc<strong>ed</strong>ente il<br />

fabbisogno massimo stagionale, con la quale fronteggiare le prev<strong>ed</strong>ibili e<br />

cicliche flessioni <strong>delle</strong> portate erogate dalle fonti superficiali.<br />

2. Sistema adduttivo regionale.<br />

Il sistema è suddivisibile in quattro componenti principali. Proc<strong>ed</strong>endo da ovest<br />

si ha:<br />

1. L’acqu<strong>ed</strong>otto della Campania Occidentale;<br />

2. L’acqu<strong>ed</strong>otto Campano, spesso denominato (riduttivamente) del Torano<br />

Biferno;<br />

3. L’acqu<strong>ed</strong>otto del Sarno;<br />

4. L’acqu<strong>ed</strong>otto dei monti Lattari o della penisola Sorrentina.<br />

L’acqu<strong>ed</strong>otto della Campania Occidentale, muove dal Lazio con la captazione<br />

iniziale <strong>delle</strong> acque della sorgente del Gari e il prelievo <strong>delle</strong> falde profonde del<br />

Peccia e di Sammucro, lambisce il Molise dove riceve il contributo <strong>delle</strong> acque<br />

della sorgente di San Bartolomeo per entrare nel territorio campano<br />

raccogliendo le portate emunte dai campi pozzi di Montemaggiore, Santa Sofia<br />

e S.Prisco. Termina ai serbatoi di S.Prisco posti a nord ovest di Caserta.<br />

Questi serbatoi, articolati a tre quote differenti (110,140,202), alimentano le<br />

condotte ripartitrici dirette a Napoli, alla fascia litoranea occidentale e a gran<br />

parte dei Comuni a nord del capoluogo.<br />

Sempre dai serbatoi di San Prisco si diparte una importantissima condotta di<br />

interconnessione che, collegando i serbatoi di S. Clemente (di cui si dirà nel<br />

seguito) partecipa significativamente al bilancio dell’altro grande vettore<br />

regionale (Acqu<strong>ed</strong>otto Campano).<br />

2


In termini di portate m<strong>ed</strong>ie nominali si rilevano i seguenti dati:<br />

Le acque provenienti dalle sorgenti del Gari, previste dal vigente P.R.G.A. per<br />

una portata di 6000 l/sec, sono allo stato assentite e utilizzate per circa 3000<br />

l/sec, a meno di rare condizioni eccezionali nelle quali vengono prelevate<br />

portate limitatamente ecc<strong>ed</strong>enti. Il dimensionamento dell’intero acqu<strong>ed</strong>otto è<br />

perciò superiore alle portate disponibili.<br />

I pozzi che emungono la falda profonda del fiume Peccia hanno una<br />

potenzialità di circa 1.200 l/sec cui si aggiungono (ma solo in fase di<br />

morbida) circa 300 l/sec della sorgente profonda di Sammucro.<br />

Le acque derivate della sorgente S. Bartolomeo in Venafro sono assentite per<br />

circa 900 l/sec.<br />

Dal Campo pozzi di Montemaggiore si prelevano circa 1300 l/sec., mentre dal<br />

complesso dei pozzi di S. Sofia e S. Prisco si raggiungono i 1300 l/sec.<br />

L'Acqu<strong>ed</strong>otto della Campania Occidentale ha quindi una portata totale di circa<br />

8.000 l/sec.<br />

Questo acqu<strong>ed</strong>otto a seguito di gara ad evidenza pubblica viene gestito<br />

dal 1991 (anno del suo completamento) dal Consorzio EniAcqua<br />

Campania, oggi Acqua Campania s.p.a.<br />

L’ Acqu<strong>ed</strong>otto Campano muove dal Molise alimentato dalle acque <strong>delle</strong> fonti del<br />

fiume Biferno, per raggiungere i rilievi a nord est di Caserta in un susseguirsi di<br />

gallerie e condotte tubate dello sviluppo di circa 70 km. Lungo il suo primo<br />

corso riceve l’immissione di un ramo secondario che adduce le portate <strong>delle</strong><br />

sorgenti del Torano e del Maretto in agro di Pi<strong>ed</strong>imonte Matese.<br />

Le acque del Biferno, captate sul versante Adriatico del massiccio del Matese<br />

sono convogliate m<strong>ed</strong>iante una galleria di oltre 20 Km sul versante Campano.<br />

La portata m<strong>ed</strong>ia è di circa 1800 l/sec.<br />

In particolare, non essendo mai stata formalizzata la concessione definitiva<br />

<strong>delle</strong> acque del Biferno con la Regione Molise, l’opera di captazione non è stata<br />

mai completata e le portate inviate dal versante molisano assumono<br />

oscillazioni stagionali (in condizioni standard) tra gli 500 e i 3000 l/s a seconda<br />

<strong>delle</strong> disponibilità.<br />

3


Non è secondario che l’opera di captazione è gestita dalla Regione Molise e la<br />

Campania assume un ruolo passivo rispetto alla ripartizione della risorsa.<br />

Le sorgenti Torano e Maretto invece sono captate quasi integralmente. Si tratta<br />

<strong>delle</strong> scaturigini più importanti al pi<strong>ed</strong>e del massiccio del Matese sul versante<br />

tirrenico sud orientale, alimentate dalla circolazione sotterranea del massiccio<br />

affiorano in corrispondenza della zona p<strong>ed</strong>emontana del Matese.<br />

La captazione della sorgente Torano è realizzata in galleria e convoglia le<br />

portate in un canale principale nel quale, poco a valle, vengono immesse anche<br />

le acque provenienti dalla sorgente Maretto.<br />

Subito a valle del manufatto di riunione <strong>delle</strong> acque del Torano e del Maretto,<br />

ha inizio il canale a pelo libero (circa 7 km) che trasporta le acque fino al<br />

manufatto di riunione con le acque del Biferno.<br />

La portata di morbida complessiva <strong>delle</strong> sorgenti del Torano e del Maretto è di<br />

circa 3100 l/sec con oscillazioni stagionali che la riducono a circa 2200 l/s.<br />

Dal manufatto di riunione Torano – Maretto – Biferno si diparte il sistema di<br />

<strong>adduzione</strong> principale dell’Acqu<strong>ed</strong>otto. La portata complessiva m<strong>ed</strong>ia è di circa<br />

4.900 l/sec con perennità piuttosto vulnerabile per effetto della variabilità <strong>delle</strong><br />

portate <strong>delle</strong> sorgenti del Biferno e del Maretto.<br />

Il sistema termina il suo percorso ai serbatoi (q.162 slm) di S. Clemente (CE).<br />

Lungo il tracciato esistono alcune diramazioni, a servizio dell’area beneventana<br />

e di tutta l'area dell’alto Casertano sia in destra che in sinistra Volturno.<br />

Dalle vasche di carico di S. Clemente si dipartono una serie di grandi condotte<br />

di ripartizione destinate ad alimentare alcuni serbatoi della città di Napoli, la<br />

zona Flegrea con le isole di Procida e Ischia e l'area Vesuviana.<br />

Da quest’ultima si attua un’interconnessione con lo schema del Sarno (n.3).<br />

Sempre a questo acqu<strong>ed</strong>otto appartiene il c.d. Nodo di Cancello. Si tratta di un<br />

complesso di tre campi pozzi denominati Ponte Tavano 1, Ponte Tavano 2 e<br />

Polvica che alimentano una centrale di sollevamento a servizio di un sistema di<br />

serbatoi.<br />

Dai serbatoi si dipartono, alla stregua di quanto succ<strong>ed</strong>e a S. Prisco e a S.<br />

Clemente, una serie di condotte ripartitrici destinate alla città di Napoli ai<br />

Comuni orientali, all’area sarnese e all’area vesuviana.<br />

4


La portata massima nominale dei campi pozzi supera i 3.000 l/sec<br />

Dai serbatoi di Cancello si dipartono due condotte destinate<br />

all’interconnessione con i serbatoi di S. Clemente e con la c.d. vasca bassa di<br />

S. Maria in Sarno. Queste due condotte, unitamente a quella (già citata) che<br />

collega i serbatoi di S.Prisco a quelli di S.Clemente, svolgono quella funzione di<br />

elasticità del sistema adduttivo che consente di dirottare le risorse disponibili<br />

durante l’arco <strong>delle</strong> stagioni, verso i centri di utenza, indipendentemente<br />

(almeno entro certi <strong>limiti</strong>) dalla fonte di provenienza.<br />

L’acqu<strong>ed</strong>otto del Sarno, considerato una sorta di sottosistema idrico facente<br />

parte dell'Acqu<strong>ed</strong>otto Campano, è al servizio di numerosi comuni della piana<br />

del Sarno e <strong>delle</strong> zone nolana e vesuviana e viene alimentato dalle sorgenti,<br />

ubicate nel territorio comunale di Sarno, quali: Mercato Palazzo (galleria con<br />

pozzi qmd = 1000 l/s), S. Marina di Lavorate (galleria drenante qmd = 600 l/s),<br />

S. Mauro (pozzi qmd = 300 l/s), S. Maria la Foce ( galleria drenante, la sorgente<br />

è caratterizzata da forti escursioni di portata ma grazie ad alcuni recenti<br />

interventi di ricaptazione (micro pozzi) l’opera di presa è in grado di sostenere<br />

agevolmente anche fasi di magra piuttosto gravi q=300 – 2000 l/s) per un<br />

totale di circa di circa 2.200 l/s.<br />

Per soddisfare la idro-esigenza del territorio è necessario integrare (fino ad un<br />

massimo di 1600 l/s) le suddette portate con il contributo <strong>delle</strong> acque del c.d.<br />

nodo di Cancello.<br />

Per tale acqu<strong>ed</strong>otto la funzione adduttiva e quella di ripartizione sono spesso<br />

confuse per la prossimità <strong>delle</strong> fonti ai centri di utenza.<br />

L’intera risorsa, proveniente dal sistema sorgentizio e dal nodo di Cancello,<br />

viene sollevata fino alla quota 113 m slm circa, ove sono concentrate le<br />

capacità di accumulo nei serbatoi di S. Maria la Foce e S. Marina di Lavorate,<br />

<strong>ed</strong> avviata alla distribuzione m<strong>ed</strong>iante due rami:<br />

• ramo nord – sud, per l’alimentazione della zona valliva ad ovest del<br />

Vesuvio fino a mare<br />

• ramo est – ovest, per l’alimentazione della zona nolana a nord del Vesuvio.<br />

5


I due rami nella parte terminale (impianti di sollevamento di Boscotrecase e di<br />

Cercola) vanno a confluire nel complesso distributivo dell’ex Acqu<strong>ed</strong>otto<br />

Vesuviano (oggi GORI), alimentato anche dall’acqu<strong>ed</strong>otto Campano tramite la<br />

torre piezometrica di Cercola e dall’acqu<strong>ed</strong>otto del Serino, nei pressi di<br />

Ottaviano.<br />

L’acqu<strong>ed</strong>otto dei Monti Lattari, collegabile e parzialmente già collegato<br />

all’acqu<strong>ed</strong>otto del Sarno, risulta essere il quarto componente dello schema<br />

adduttivo regionale. Esso è costituito essenzialmente da due rami. Il primo,<br />

costituito da una condotta del DN 900 in acciaio <strong>ed</strong> alimentante il bacino di<br />

utenza (Pagani, Nocera Inferiore, Angri, S. Egidio del Monte Albino,) posto a<br />

sud est di Sarno, ha origine nell’impianto di S. Maria di Lavorate e raggiunge il<br />

territorio di Gragnano, anche se allo stato è sezionato nel partitore di Angri,<br />

mentre il secondo ramo, costituito da una condotta del DN 600/500/450, ha<br />

origine nell’impianto di Gragnano provv<strong>ed</strong>endo all’alimentazione dei sei comuni<br />

della penisola Sorrentina e, attraverso una condotta sottomarina di recente<br />

realizzazione (DN 350 L=7.800 m), dell’isola di Capri. Tale adduttore viene<br />

alimentato con la risorsa emunta dalle falde profonde localizzate<br />

rispettivamente alle pendici del Monte Taccaro in Angri <strong>ed</strong> in Gragnano.<br />

In estrema sintesi la complessità del sistema adduttivo, gestito direttamente<br />

dalla Regione Campania Settore Ciclo Integrato <strong>delle</strong> Acque, è rappresentata<br />

dai seguenti dati:<br />

• area di competenza: Provincie di Napoli e Caserta, (quasi per intero)<br />

Provincie di Salerno e Benevento (circa al 50%)<br />

Provincia di Avellino (marginalmente)<br />

• abitanti serviti : circa 4 milioni ( totale Campania circa 5,5 milioni)<br />

• comuni serviti : circa 210 compresi 4 capoluoghi ( NA, CE, SA, BN )<br />

• volume idrico annuo distribuito: circa 370.000.000 mc (circa 11 mc/sec)<br />

• massima portata <strong>delle</strong> risorse idriche: circa 12 mc/sec<br />

• lunghezza adduttori: circa 1.200 km ( comprese gallerie e condotte<br />

sottomarine circa 40 km )<br />

6


• impianti di sollevamento: circa 50 impianti<br />

• serbatoi: oltre 100 per una capacità di 600.000 mc<br />

• impianti di trattamento: 11<br />

3. Limiti.<br />

I <strong>limiti</strong> del sistema adduttivo regionale possono essere classificati in due<br />

tipologie: amministrativi e strutturali.<br />

I <strong>limiti</strong> normativi scaturiscono dal fatto che le concessioni che riguardano i<br />

prelievi extra regionali non sono stati mai assenti definitivamente e spesso<br />

vengono messi in discussione.<br />

Non è secondario, per quanto concerne l’Acqu<strong>ed</strong>otto Campano, che l’opera di<br />

captazione <strong>delle</strong> sorgenti del Biferno è gestita dalla Regione Molise e la<br />

Campania assume un ruolo passivo rispetto alla ripartizione della portata.<br />

Negli ultimi anni il Molise ha potenziato i propri acqu<strong>ed</strong>otti alimentati dal<br />

Biferno cosicché le fluttuazioni stagionali sono divenute via via più gravose per<br />

la Campania.<br />

Non sfugge, infatti, che l’aumento <strong>delle</strong> portate derivate a favore degli<br />

acqu<strong>ed</strong>otti molisani occupa pressochè in toto la portata minima stagionale<br />

standard della sorgente; di conseguenza alla Campania viene d<strong>ed</strong>icata solo la<br />

portata ecc<strong>ed</strong>ente i valori perenni. Durante le fasi di massimo deficit, dunque,<br />

il flusso del Biferno immesso nell’Acqu<strong>ed</strong>otto Campano raggiunge valori<br />

bassissimi (da 100 l/s a 250 l/s) e provoca alle utenze storicamente alimentate<br />

da questo acqu<strong>ed</strong>otto disagi mai verificatisi prima.<br />

Anche l’altro grande adduttore regionale, l’Acqu<strong>ed</strong>otto della Campania, soffre<br />

di <strong>limiti</strong> amministrativi. Infatti esso potrebbe derivare dal fiume Gari, in<br />

Cassino, senza per questo compromettere il naturale ecosistema del fiume,<br />

una maggiore risorsa (4500 - 5000 l/s a fronte degli attuali 3000 l/s),<br />

considerato che le opere di <strong>adduzione</strong>, a seguito di approvazione del progetto<br />

da parte del Consiglio Superiore dei LL.PP, vennero realizzate per addurre una<br />

portata di 6.000 l/s.<br />

7


Tale incremento (1500- 2000 l/s) consentirebbe di fronteggiare le maggiore<br />

richieste di risorsa, specialmente nei periodi di massimo consumo, <strong>ed</strong> evitare<br />

un sovra sfruttamento <strong>delle</strong> falde.<br />

Limiti di tipo strutturale. Il limite di tipo strutturale che riguarda in particolare<br />

gli adduttori a gestione diretta regionale è la vetustà. Essi vennero realizzati<br />

dalla cessata Cassa per il Mezzogiorno negli anni ’60 e ’70 e dalla loro messa in<br />

esercizio non sono stati mai disattivi per interventi di manutenzione<br />

straordinaria. Le gallerie di trasporto dell’acqu<strong>ed</strong>otto Campano dalla loro messa<br />

in esercizio non sono mai state ispezionate. Risulta, peraltro, problematico<br />

dismettere, sia pur temporaneamente tali strutture acqu<strong>ed</strong>ottistiche.<br />

Altro limite strutturale è costituito dalla mancanza di grosse volumetrie di<br />

accumulo nelle vicinanze dei centri di utenza.<br />

Un altro limite strutturale è costituito dallo sovra-sfruttamento <strong>delle</strong> falde<br />

nonché dalla forte dipendenza <strong>delle</strong> portate addotte dalle flessioni stagionali,<br />

atteso che gli adduttori regionali sono alimentati per la maggior parte da una<br />

preponderanza di fonti superficiali .<br />

Un altro limite strutturale deriva dalla mancanza di invasi che possano<br />

garantire la costanza <strong>delle</strong> portate addotte <strong>ed</strong> il rinascimento <strong>delle</strong> falde.<br />

4. Prospettive.<br />

Interventi di tipo non strutturali.<br />

Devono essere avviati e condotti a termine gli accodi definitivi con le Regioni<br />

Molise e Lazio. Il primo per verificare l’efficienza e la completezza dell’opera di<br />

presa del Biferno e per fissare le modalità di controllo <strong>delle</strong> ripartizioni di<br />

portata tra le due Regioni. Il secondo per ottenere un incremento della portata<br />

derivata o, in sub ordine, stabilire un principio di salvaguardia che consenta, di<br />

concerto con gli organi di controllo, eventuali prelievi straordinari dalle sorgenti<br />

del Gari. Le azioni “non strutturali” sortiscono effetti più conc<strong>reti</strong> dei piani di<br />

infrastrutturazione.<br />

8


Interventi di tipo strutturale.<br />

Interventi di carattere imm<strong>ed</strong>iato:<br />

• Deve essere completato e messo in esercizio entro il corrente anno il<br />

cosiddetto Sistema Alto Vesuviano. Con la messa in esercizio di<br />

questo vettore, il sistema vesuviano verrà alimentato anche con le<br />

acque del Campania Occidentale e così parte della capacità adduttiva<br />

della condotta di collegamento da S. Prisco a S. Clemente si libererà<br />

in favore della possibilità di veicolare portate provenienti da Cancello.<br />

In alternativa si potranno ripristinare i livelli di erogazione dello stesso<br />

Campania Occidentale previa revisione <strong>delle</strong> portate prelevate al Gari<br />

e al S. Bartolomeo.<br />

• Deve essere data massima rapidità al progetto di completamento del<br />

campo pozzi di S. Salvatore Telesino le cui portate sono destinate<br />

all’Acqu<strong>ed</strong>otto Campano. Si tratta di un campo pozzi realizzato nei<br />

primi anni ’90 e mai entrato in funzione per ragioni connesse alla<br />

durezza <strong>delle</strong> acque e alla mancata miscelazione <strong>delle</strong> stesse. A<br />

seguito dell’emergenza beneventana del 2007 sono stati attiviati tre<br />

pozzi al fine di fronteggiare eventuali deficit determinati. Con la<br />

soluzione definitiva, oltre all’ammodernamento dei sistemi<br />

elettromeccanici, è prevista l‘<strong>adduzione</strong> alla direttrice principale del<br />

Campano con conseguente abbattimento del tenore carbonatico. La<br />

potenzialità é stabilmente pari a circa 500 l/sec che intervengono<br />

proprio sul sistema adduttivo maggiormente bisognoso di risorse di<br />

emergenza.<br />

A lungo termine, infine, è necessario rimuovere l’evidenziata disfunzione del<br />

sistema, ovvero la disomogenea distribuzione <strong>delle</strong> fonti vulnerabili. Questa<br />

opzione trova concretezza nel reperimento di nuove e significative risorse<br />

strategiche.<br />

9


In tale ottica si inquadrano i nuovi interventi di captazione previsti nell’ambito<br />

della c.d. Legge Obiettivo, quali il campo pozzi di S. Angelo d’Alife (per una<br />

portata di circa 1000 l/sec) e la derivazione dal fiume Volturno, in<br />

corrispondenza della esistente traversa dell’Enel in località Colle Torcino di una<br />

portata di circa 2000 l/sec.<br />

Il primo intervento pozzi di S. Angelo d’Alife ha la particolarità di essere<br />

localizzato in zona baricentrale rispetto ai due acqu<strong>ed</strong>otti della Campania<br />

Occidentale e Campano, così che l’opera di emungimento potrebbe essere<br />

connessa con amb<strong>ed</strong>ue le direttrici principali.<br />

La seconda opera, viceversa, è connessa al solo acqu<strong>ed</strong>otto della Campania<br />

Occidentale e prev<strong>ed</strong>e la realizzazione di una semplice derivazione<br />

dall’esistente traversa dell’ENEL, la potabilizzazione <strong>delle</strong> acque e la loro<br />

immissione nella direttrice principale dell’Acqu<strong>ed</strong>otto in corrispondenza<br />

dell’esistente vasca di carico di Presenzano. L’opera ha uno sviluppo<br />

interamente compreso in territorio campano e contribuirebbe a consentire il<br />

riposo <strong>delle</strong> falde profonde in tutte le fasi in cui la morbida del fiume può<br />

garantire una risorsa adeguata.<br />

Ulteriori interventi:<br />

Interconnessione Acqu<strong>ed</strong>otti: Campano - Campania Occidentale<br />

L’opera consente di realizzare un collegamento fra gli acqu<strong>ed</strong>otti Campano e<br />

Campania Occidentale a monte dei serbatoi principali di arrivo (S. Prisco e<br />

S.Clemente). Essa risulta strategica in quanto permette in ogni evenienza di<br />

far si che i due acqu<strong>ed</strong>otti possano fungere da parziale riserva uno all’altro nel<br />

caso di necessità. Inoltre, poiché l’opera non richi<strong>ed</strong>e particolare<br />

autorizzazione, risulta prop<strong>ed</strong>eutica per poter realizzare il revamping<br />

dell’Acqu<strong>ed</strong>otto Campano che, data la vetustà (circa 60 anni), potrebbe da un<br />

momento all’altro denunciare seri problemi.<br />

10


Ristrutturazione sifoni principali dell’Acqu<strong>ed</strong>otto Campano nel tratto Torano- S.<br />

Clemente<br />

I sifoni costituiti da due tubazioni in acciaio parallelo del diametro di 1400-<br />

1800mm sono istallati da oltre 60 anni e richi<strong>ed</strong>ono interventi continui di<br />

manutenzione e potrebbero col tempo andare verso un collasso totale con un<br />

conseguente interruzione dell’alimentazione idrica per centinaia di migliaia di<br />

persone.<br />

Campi pozzi S. Salvatore Telesino<br />

Monitoraggio <strong>delle</strong> risorse da remoto <strong>ed</strong> esproprio dei terreni limitrofi per<br />

evitare contaminazioni antropiche e animali alle falde.<br />

Rilievo di tutte le opere e gli impianti di proprietà.<br />

Il settore CIA ha in corso di pr<strong>ed</strong>isposizione un affidamento per la mera<br />

ricognizione di tutte le opere e gli impianti di proprietà regionale al fine di poter<br />

pr<strong>ed</strong>isporre un idoneo sistema di monitoraggio, verifica degli accatastamenti e<br />

quanto altro necessario alla esatta individuazione e corretta gestione <strong>delle</strong><br />

stesse: oggi vige la sola memoria orale della conoscenza e della gestione<br />

equilibrata del sistema globale.<br />

Informatizzazione e messa a sistema dei dati significativi.<br />

A valle <strong>delle</strong> attività di rilievo di tutte le opere e gli impianti di proprietà e<br />

anche utilizzando i prodotti finali degli interventi POR, di cui ai finanziamenti a<br />

favore di ATO 3 – Gori e <strong>delle</strong> attività già poste in essere da Acquacampania,<br />

sarà organizzata e ottimizzata la gestione globale <strong>delle</strong> attività da remoto.<br />

ing. pasquale fontana<br />

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