IL DALMATA - Arcipelago Adriatico
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<strong>IL</strong> <strong>DALMATA</strong> otttobre-novembre 2004 pag. 11<br />
NON RESTITUIRÀ I BENI CONFISCATI AGLI ESULI ITALIANI, ANZI<br />
LA SLOVENIA PRETENDE ADDIRITTURA<br />
QUADRI ED OPERE D’ARTE ITALIANI<br />
Nel 1954 mentre gli jugoslavi costringono all’esilio dalla Zona B di Trieste gli italiani,<br />
l’Italia non torce un capello agli sloveni della Zona A, restituita alla Madrepatria.<br />
uguali a quelli dei suoi cittadini<br />
e Croazia e Serbia - Montenegro<br />
puntino al medesimo<br />
traguardo - non ci è stato finora<br />
restituito neppure un pollaio.<br />
Non possiamo non denunciare<br />
con forza l’insensibilità dei governi<br />
post-comunisti di Kucan<br />
e di Drnovsek della Repubblica<br />
di Slovenia (ci auguriamo<br />
che il neo presidente Jansa<br />
prenda le distanze dai crimini<br />
di Tito che vanno addebitati al<br />
comunismo europeo e non certo<br />
ai popoli che lo subirono) i<br />
quali, dilazionando nel tempo<br />
le trattative ad arrivando perfino<br />
a non ratificare da parte del<br />
Parlamento di Lubiana un trattato<br />
sottoscritto dal suo Governo,<br />
ha dichiarato unilatemente<br />
che nulla è dovuto agli esuli<br />
ed anzi avanza richieste per appropriarsi<br />
degli antichi quadri<br />
portati in salvo in Italia prima<br />
della guerra e che sono artisticamente,<br />
giuridicamente e<br />
moralmente italiani!<br />
Denunciamo anche l’antico<br />
tentativo di porre sullo stesso<br />
piano i pochi rimasti in Zona<br />
B e gli sloveni che dai tempi<br />
dell’Impero austro-ungarico,<br />
durante il fascismo, ed ancor<br />
oggi, continuiamo a vivere in<br />
Italia godendo da 60 anni della<br />
massima protezione esistente<br />
per le minoranze in Europa.<br />
Costoro rifiutano il censimento<br />
per cui non sappiamo quanti<br />
in realtà siano, ma sappiamo<br />
con certezza che non erano<br />
e non sono in numero superiore<br />
a quello degli italiani che<br />
vivevano da millenni nella cosiddetta<br />
Zona B di Trieste. I<br />
censimenti austro-ungarici,<br />
“ADDIO A ZARA” ESEGUITA AL TEATRO VERDI<br />
il maestro Bruno De Caro ha esordito quale nuovo direttore del Coro Max Reger eseguendo al Teatro<br />
Verdi di Trieste alcune canzoni dalmate quali “Addio Zara ” e “Orologio che batte le ore ” cantate insieme<br />
come si usa da tempo ai nostri raduni. La sala gremita di esuli ha ascoltato l’esecuzione in commosso<br />
silenzio tributando alla fine calorosissimi applausi.<br />
che precedettero la liberazione<br />
dell’Istria da pare del Regno<br />
d’Italia, costituiscono la prova<br />
oggettiva del radicamento<br />
quasi esclusivo degli italiani<br />
in quelle zone, la cui presenza<br />
è oggi ridotta a meno di 3.000<br />
persone, regolarmente censiti<br />
nei territori ceduti alla Slovenia,<br />
che rappresentano quindi<br />
solo i modesti resti delle decine<br />
di migliaia di italiani costretti<br />
all’esodo. Trascurare i<br />
50 mila esuli della Zona B e<br />
limitare l’attenzione politica e<br />
la tutela ai soli 3.000 rimasti<br />
è cosa per noi del tutto inaccettabile.<br />
Va ricordato che una parte significativa<br />
dell’esodo dalla<br />
zona B è avvenuto appena nel<br />
1954 quando il ritorno della<br />
sola Zona A di Trieste all’Italia<br />
aveva tolto agli istriani<br />
ogni residua illusione. Questo<br />
è stato l’ultimo esodo, che ha<br />
avuto luogo a otto anni dalla<br />
fine della guerra e che ha riguardato<br />
popolazioni italiane<br />
che avevano subito le Foibe e<br />
la giustizia dei Tribunali popolari.<br />
Si trattava cioè di gente<br />
alla quale nessuno ha potuto<br />
imputare la pur minima responsabilità<br />
in fatti bellici, il<br />
che dovrebbe far riflettere i<br />
giustificazionisti ed i mini-<br />
continua a pag. 12<br />
E’ il primo Comune d’Italia che<br />
intesta una via a Zara<br />
M.O.V.M. ci documenta Guido<br />
Battara con le foto che riproduciamo.