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L'ORO DI NAPOLI - Urban

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SPE<strong>DI</strong>ZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 29.09.03 - EURO zero<br />

una guida straordinaria per milano, roma, bologna, torino e napoli<br />

#22<br />

L’ORO <strong>DI</strong> <strong>NAPOLI</strong><br />

DALL’AVERNO, ALLA SIBILLA, FINO ALLE TERME: VE<strong>DI</strong> <strong>NAPOLI</strong> E POI GO<strong>DI</strong><br />

TORINO, L’ARTE VIVA<br />

UN QUARTIERE, UN MUSEO D’ARTE URBANA E STRANA GENTE INTORNO<br />

MILANO, AFRICAN BUS<br />

UN’AZIENDA TRASPORTI MOLTO AMICHEVOLE: TANTI FURGONI DAL VOLTO UMANO


SOMMARIO|OTTOBRE<br />

9URBAN VOCI<br />

12 L’INFERNO A <strong>NAPOLI</strong><br />

17EASY RIDER IN BICI<br />

22MILANO, AFRICAN BUS<br />

27 LIBRI A NASO<br />

29 TORINO, PEOPLE ART<br />

32WEB ROYALE<br />

37LA MODA SULLA STRADA<br />

45URBAN GUIDA<br />

MUSICA 46<br />

ME<strong>DI</strong>A 49<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 51<br />

FILM 52<br />

79 LIA CELI: L’UOMO CHE SUSSURRAVA AI CANALI<br />

URBAN Mensile - Anno 2, Numero 22 - 29.09.03<br />

direttore responsabile: ALESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

art direction: ALDO BUSCALFERRI<br />

aldo@urbanmagazine.it<br />

caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />

andrea@urbanmagazine.it<br />

redazione: ISIDE CASU<br />

iside@urbanmagazine.it<br />

SARA TEDESCHI<br />

sara@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />

MAURA MAMMOLA<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />

presidente: IVAN VERONESE<br />

general manager: MARCO BOLANDRINA<br />

sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />

key account: ALFONSO PALMIERE<br />

SERGIO PAGANI<br />

SILVIA SATURNI<br />

traffic: PAOLA MARTINI<br />

distribuzione: DEA s.r.l. (tel.02 66223316)<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />

L’autobus che viene da lontano e i palazzi con gli occhi<br />

di pellicola. Cose mai viste in città. E pure fuori<br />

Giù per l’Averno, torce in mano e piedi bagnati dallo<br />

Stige, la grotta della Sibilla, le terme degli imperatori.<br />

Ricordi di liceo? No, viaggio alle porte di Napoli,<br />

con la storia che ci corre dietro e il Golfo più bello<br />

del mondo lì davanti. Esplorazione con bagno finale<br />

Andare in bicicletta è un conto. Costruirsi la bici pezzo<br />

per pezzo è un altro conto. Ma farsela come un chopper<br />

e raggiungere punte di 80 km all’ora è ancora<br />

un’altra storia. <strong>Urban</strong> è andato a vedere. Come si dice...<br />

hai voluto la bicicletta? E adesso pedala!<br />

Il biglietto costa troppo e i controllori sono una minaccia<br />

costante. Così i milanesi d’Africa si fanno la loro azienda<br />

trasporti. Amichevole, famigliare e puntuale. È lì che ci si<br />

racconta la giornata, si tesse la tela delle relazioniu e si<br />

finge di essere ancora a casa. Perché la nostalgia è una<br />

brutta bestia, e il sole di Milano non è quello di Accra.<br />

Era un gruppo musicale. La banda. Ora è una crew, una<br />

posse, un collettivo con grafici, musicisti, artisti dei media<br />

e maghi del web. Ecco come Casino Royale continua<br />

a fare musica, anche senza necessariamente fare dischi.<br />

Intervista incrociata con quelli che ci provano<br />

Un diario di viaggio, un quaderno di appunti e di<br />

ricordi. La moda che gira il mondo, strada dopo strada,<br />

con l’intento di perdersi. E quindi di ritrovarsi<br />

TEATRO 54<br />

ARTE 57<br />

SHOPPING 59<br />

CLUB 61<br />

editore: URBAN ITALIA srl<br />

via Tortona 27, 20144 Milano<br />

telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />

pubblicità:<br />

URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

copertina: Napoli<br />

foto di Gianni Troilo<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

MILANO 65<br />

ROMA 69<br />

BOLOGNA 73<br />

TORINO 75<br />

<strong>NAPOLI</strong> 77<br />

URBAN 5


foto: Gianni Troilo<br />

URBAN VOCI<br />

VE<strong>DI</strong> <strong>NAPOLI</strong> E POI GO<strong>DI</strong><br />

LETTERE<br />

DANZE ARIZONA (REPRISE)<br />

Caro <strong>Urban</strong>,<br />

Milano, Porta Venezia. C’era una volta una specie di sala<br />

da ballo, si chiamava Danze Arizona. Soavi vecchietti vi<br />

andavano a ballare il liscio. Era un pezzo di Milano che<br />

mi piaceva molto, speravo di entrarci, un giorno, poi rimandavo<br />

sempre, per timore di sentirmi inadeguata (ho<br />

26 anni, che avrei fatto insieme ai quei nonnetti beat?).<br />

Ci sono passata settimana scorsa. Danze Arizona (che<br />

fantastico nome démodé) non c’è più, ma al suo posto<br />

un lussuoso, scintillante, nuovissimo supermercato. Con<br />

il parcheggio e tutto quanto. Il palazzo, una meraviglia<br />

quasi-liberty degli inizi del ’900 è stato ristrutturato in<br />

puro stile pugno-in-un-occhio. Non so se essere triste<br />

per Milano, povera bestia, o per me, che non ho avuto<br />

mai il coraggio di entrare in quel dancing e che ora non<br />

ci entrerò mai più. Me tapina. Baci.<br />

Annalisa Ferri, Milano<br />

Come direbbe Totò... questo nome non mi è nuovo. E infatti<br />

ho trovato: una lettera (<strong>Urban</strong> n. 9, giugno 2002) ci<br />

avvertiva che le ruspe del progresso abbattevano la sala<br />

da ballo del passato. È passato un anno e più, eccoci<br />

qui. Più supermercati per tutti. Che tristezza.<br />

POVERI ELVIS!<br />

Ehi, <strong>Urban</strong>,<br />

mi è piaciuto tanto l’articolo di Maurizio Marsico sui sosia<br />

di Elvis, anche se non tanto sosia (...). Però mi ha lasciato<br />

un po’ di amaro in bocca. Tutto sommato, che male<br />

fanno? Perché prenderli in giro? (...) Alla fin fine, non<br />

fanno che realizzare un sogno. Voi siete bravi a raccontare<br />

cose strambe, ma perché loro devono diventare vittime?<br />

Cordialmente.<br />

Alvaro Seniscalchi, Roma<br />

Prenderli in giro? Ma no... qui tutti hanno detto: “Che tenerezza!”.<br />

È sempre amaro in bocca, d’accordo, ma, co-<br />

OTTOBRE 22<br />

Hanno scritto, disegnato,<br />

scattato foto, pensato,<br />

suonato, ballato,<br />

e mangiato con noi<br />

questo mese:<br />

Come dicevano sulle giostre di una volta, altro giro, altra<br />

corsa. Compiuti i due anni di vita, <strong>Urban</strong> si ritrova a essere<br />

un ragazzino nel fiore degli anni, curioso come una scimmia<br />

e molesto il giusto. Insomma, dell’adolescenza finita<br />

(due anni di invenzione ed esplorazione) cercheremo di<br />

tenere le cose buone, che nell’adolescenza, diciamocelo,<br />

sono parecchie. Ma – dicono – bisogna pure diventare<br />

grandi, allargarsi, guardare più lontano. E dunque eccoci<br />

con questo numero a spalancare le porte di un nuovo regno.<br />

Napoli, città europea come poche altre, ci aspettava<br />

da qualche tempo. Era nei progetti e prima ancora nei sogni.<br />

E ora anche lei avrà il suo <strong>Urban</strong>, o meglio noi avremo<br />

lei, questa città splendida e difficile, magicamente reale e<br />

realmente magica. E, abbiamo scoperto, ricchissima. Come<br />

vedrete nelle pagine della guida, Napoli fornisce molto, tra<br />

musica, club, cibo, arte e cultura in generale. Tutte le cose<br />

me dire... più umano. Quanto al prendere in giro, arte<br />

nobile, non era il caso: ognuno sogni di essere ciò che<br />

vuole. A questo crediamo davvero.<br />

ALCOOLIC PARTY<br />

Caro direttore,<br />

leggo soltanto adesso la lettera del lettore Sergio di<br />

Milano (<strong>Urban</strong> n. 20, luglio-agosto 2003) sul “braccino<br />

corto” dei baristi milanesi. Anche se i miei drink li bevo<br />

a Torino, non posso che dirmi assolutamente d’accordo.<br />

Nei cocktail il rum è un profumo fugace e la vodka sporca<br />

appena un po’ i bicchieri. Poi vai alla cassa e ci lasci<br />

8-10 euro. Certo, non paghi solo l’alcool, ma anche la<br />

musica, l’ambiente, la compagnia, magari il dj più bravo<br />

daniela amenta<br />

sandro avanzo<br />

silvia ballestra<br />

luca bernini<br />

alexio biacchi<br />

ciro cacciola<br />

michele calzavara<br />

alessandro canu<br />

monica capuani<br />

casino royale<br />

antonello catacchio<br />

lia celi<br />

baby chase<br />

cesare cicardini<br />

cinzia&valentina<br />

lucrezia cippitelli<br />

selvaggia conti<br />

madeleine cox<br />

michela crociani<br />

alessandro de angelis<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

paul de cellar<br />

elgraf<br />

matteo ferrari<br />

carlo frassoldati<br />

ailén gamberoni<br />

roberto giallo<br />

paolo giovanazzi<br />

adam graff<br />

camilla invernizzi<br />

lisa jean<br />

che ci girano attorno e a cui giriamo attorno noi. E poi c’è<br />

l’esplorazione. Con tatto, quasi per non disturbare, per<br />

non far rumore, siamo partiti da lontano, annusando i dintorni<br />

della città, esplorando, guardandoci in giro. E siamo<br />

rimasti incantati. Perchè accanto a Napoli, per esempio, c’è<br />

l’inferno, inteso come Averno, e grotte delle streghe sibille,<br />

e terme che erano un tempo il confortevole Billionaire<br />

dei romani che – mica scemi – avevano scelto per rilassarsi<br />

uno dei posti più belli del mondo. Come sempre, siamo<br />

andati e abbiamo raccontato. Speriamo vi piaccia quanto<br />

è piaciuta a noi. È solo un assaggio. Altri angoli andremo a<br />

vedere. Per ora siamo qui: a cercare di raccontare ancora<br />

un’altra città, dentro e fuori, sopra e sotto. Altro giro, altra<br />

corsa. Appunto. Buon viaggio.<br />

ALESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

o il posto più piacevole. Ma dannazione, tutto sembrerebbe<br />

ancora più bello con qualcosa nel bicchiere, no?<br />

(...) Dunque, se il problema è nazionale non c’è altra<br />

scelta: fare un partito, una lobby, un’associazione (...).<br />

Aldo Frisi, Torino<br />

Caro Aldo. Ti prego, non ci tirare dentro in cose organizzative<br />

(un partito, poi... ma sei matto?). Piuttosto lavora con<br />

le tue forze, fatti amico il barista, o portati una fiaschetta<br />

da casa... Lo so, sono mezzucci, del resto a uno veramente<br />

sobrio non sarebbe mai venuto in mente il partito dell’aperitivo...<br />

MULTIME<strong>DI</strong>ALE? NO, GRAZIE<br />

Esimio <strong>Urban</strong>,<br />

sono fuori moda? Sono controcorrente? Sono vecchia<br />

dentro? So che voi godete molto del fatto che le cose si<br />

mischiano, che i negozi hanno il bar, o la galleria d’arte,<br />

o chissà cos’altro. Ma io amavo tanto le librerie dove<br />

compravi i libri, li sbirciavi, i commessi sapevano cosa<br />

venderti e ne parlavano con cognizione di causa. Ora<br />

compro libri accanto a giovinazzi che cercano l’ultimo cd<br />

di nonsochi, sparano coi videogiochi, razzolano tra dvd<br />

e giochi elettronici. Rivoglio la mia vecchia libreria!<br />

Per piacere!<br />

Margerita Sannicola, Roma<br />

Oddio, cosa sarebbe, un rigurgito di casta? Nobiltà da<br />

bibliofila offesa dal turpe presente? Che male ti fanno,<br />

alla fine, gli smanettatori di videogiochi? Insomma,<br />

capisco il discorso, ma è una libreria, mica una chiesa!<br />

A.R.<br />

Per scrivere a <strong>Urban</strong> l’indirizzo è:<br />

URBAN, via Tortona 27, 20144 Milano<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

cristina lattuada<br />

paolo madeddu<br />

romina manenti<br />

manuel mathez<br />

daniele melani<br />

beba minna<br />

annalisa pagetti<br />

raffaele panizza<br />

marcella peluffo<br />

cecilia rinaldini<br />

p.d. sfornelli<br />

d.p. tesei<br />

gianni troilo<br />

cristiano valli<br />

ilaria vecchi<br />

URBAN 7


foto: Michele Calzavara<br />

URBAN VOCI<br />

CORSA URBANA<br />

MOLTO LONTANA<br />

Autobus arancioni delle nostre città. Come ufo per le<br />

strade di Niamey in Niger. Sono partiti da Roma, e prima<br />

ancora da Milano, intruppati in autostrada fino a Napoli<br />

dove si sono imbarcati per l’Africa.<br />

Poi da Lomé, capitale del Togo, hanno percorso 1.300<br />

chilometri attraversando Togo, Benin, Burkina Faso e<br />

Niger, a tariffa urbana. Ad aspettarli c’erano gli oltre<br />

800.000 abitanti di Niamey (e dei villaggi circostanti)<br />

e 80 tra tecnici, meccanici e autisti, freschi dei corsi di<br />

formazione tenuti sul posto nei mesi precedenti. Si tratta<br />

del Programma di Sviluppo dei trasporti urbani ed<br />

extraurbani a Niamey promosso dall’Icei (Istituto<br />

Cooperazione Economica Italiana) in collaborazione con<br />

Ministero degli Affari Esteri, Regione Lombardia e<br />

Fondazione Cariplo. Riassumendo: dieci autobus<br />

dell’Atm milanese e dieci autobus dell’Atac romana<br />

(e nel futuro ne arriveranno altri venti) scorazzano allegramente<br />

per la metropoli africana portando tutti a lavorare,<br />

fare la spesa e in giro su e giù per la città.<br />

Percorsi urbani, ma molto lontani. E poi? Ah, sì, e poi:<br />

l’autobus dove non l’avete mai visto.<br />

GUARDA FUORI,<br />

C’È IL CINEMA!<br />

Un palazzone di periferia che si crede di<br />

essere a Hollywood? Succede. A Milano<br />

Tanto per cominciare, Metropolis di Fritz Lang del 1927, e poi Mon<br />

Oncle di Jacques Tati, del 1958, che sbeffeggia la casa modernista<br />

di maniera, e Hollywood Party che dieci anni dopo fa lo stesso con il<br />

superlusso tecnologico domestico, e poi la Milano periferica e disumana<br />

de La Notte di Antonioni del 1961, e più in qua con gli anni, gli ’80,<br />

il roboante insieme urbano postmoderno di Brazil di Terry Gilliam, oppure<br />

la città satellite parigina Cergy-Pontoise in L’amico della mia amica<br />

di Rohmer, e Il ventre dell’architetto di Greenaway, e poi ancora, Blade<br />

Runner e, ovviamente, i film di Wenders e poi… Insomma, il cinema ha<br />

sempre aperto delle gran finestre sull’architettura, e non solo la finestra<br />

sul cortile. E che ti combina l’architettura, a volte? Per non essere da<br />

meno contraccambia e, a suo modo, apre delle belle finestre (sul cinema?)<br />

a forma di pellicola, su una strada di periferia (a Milano, quartiere<br />

Greco), che a volte è un bel cinema, non c’è dubbio, neorealista magari.<br />

Calma però. L’architettura è capace di ben altro. Il Paradise Hotel di<br />

Lucerna, tanto per dirne una, dove in ogni stanza i fotogrammi a soffitto<br />

e l’arredo ci tuffano in un diverso cult della cinematografia mondiale.<br />

E qui una notte merita.<br />

M.C.<br />

LA LUNGA ESTATE URBAN: GRAZIE A TUTTI<br />

L’estate è solo un ricordo? Sarà, ma è pur sempre giusto ricordarsi degli amici. Ecco, dunque, i nostri più sentiti ringraziamenti<br />

ai locali “vacanzieri” che hanno ospitato <strong>Urban</strong> durante l’estate. Eccoli qui, uno per uno.<br />

LIGURIA - Camogli: Captain Hook, Posada del Mar, Primula Rosa. Portofino: G7 Portofino, La Gritta, Lo Stella, Puny, Tripoli.<br />

Santa Margherita: Antonio, Sabot, Seghezzo, Soleado, The Internet Point, Trattoria Cesarina, Tyffy's. TOSCANA - Forte dei Marmi:<br />

Alma Rosa, Caffè Grand Hotel, Caffè Milano, Costes, La Fontanella, La Marguttiana, Nuovo Lido Multisala, Soldi, Supercinema.<br />

Viareggio: Casablanca, Eden, Fanatiko, Fappani, Galleria del Disco, Galliano, Il Corsaro Rosso, Odeon, Zi Rosa. EMILIA ROMAGNA - Cattolica: Millenio Caffè,<br />

The Pirate Pub. Cesenatico: Bajita Beach. Milano Marittima: Space Uomo. Riccione: Q Pub, Bombo Bar, Bloc 60, Da Carlo, Hot Lounge. Rimini: Bar Turismo,<br />

Caravaggio, The Barge,The Coconuts, 3sei5, Dimar. LAZIO - Fregene: CocoLoco, Il Kiosco, Miraggio. Ostia: Barrique, Guerrino, Il Capanno, Isola Mauritius, Olivieri,<br />

Sporting Club. SARDEGNA - Porto Cervo: Bar Sole, Bar La Virgola. Porto Rotondo: Gelateria del Molo, Harris Bar. CAMPANIA - Amalfi: La Marinella, RoccoCò,<br />

Stella Maris. Positano: L’Incanto, La Zagara. Salerno: 089, Dolce Vita, EasyRiders, Galleon, La Isla Bonita.<br />

foto: Bruno Chiaravalloti<br />

URBAN 9


12 URBAN<br />

<strong>NAPOLI</strong>, A POCHI MINUTI<br />

dal traffico del centro<br />

c’è l’Inferno, con tanto<br />

di fiume Stige e un Caronte<br />

col telefonino. E la grotta<br />

della Sibilla. E bagni caldi<br />

in riva al mare. Qui venivano<br />

dèi e imperatori. Mica scemi!<br />

GO<strong>DI</strong>AMOCI<br />

L’INFERNO<br />

testo: Monica Capuani / foto: Gianni Troilo<br />

Il fondo del mare ondeggia di fluttuanti alghe verdi e le<br />

bolle d’aria prodotte dal motore agitano la quiete<br />

marina. Sembra U-Boot 571. Se ora arrivasse Poseidone<br />

infuriato brandendo il tridente, non mi stupirei, giuro!<br />

Sono a Baia, ecco il fatto. “Napoli come non l’avete mai<br />

vista!” è l’ordine di servizio. E così sono finita qui,<br />

lontano da via Caracciolo e dai quartieri spagnoli. Bello,<br />

sì, ma dico: se Milano ha la Brianza e Roma i colli, qui c’è<br />

il mare, il golfo, e non un golfo qualunque. Poi c’è, a un<br />

quarto d’ora dalla città, l’Inferno, e le terme, e una vista<br />

che mozza il fiato, e una specie di Billionaire godereccio<br />

che dèi e imperatori hanno frequentato per qualche<br />

secolo. “E se la sono spassata!” dice Jessica, americana<br />

dall’accento partenopeo, che ha promesso a me e a una<br />

ventina di altri passeggeri un tuffo nella “Pompei<br />

sotterranea”. Stipati nella pancia di un’imbarcazione dal<br />

fondo di vetro (la trovate al porto, lato Capitaneria, tutti<br />

i week end da metà marzo ai primi di novembre,<br />

tel. 081-8545784), stiamo con gli occhi fuori dalle<br />

orbite a cercare tra le acque torbide le tracce delle opere<br />

degli imperatori, che qui, una manciata di chilometri a<br />

ovest di Napoli, avevano stabilito un Eden di ville<br />

sontuose, terme lussuriose e lo strategico Portus Julius.<br />

Jessica racconta di Orata, così detto perché allevava gli<br />

omonimi pesci nutrendoli di ostriche che abbondavano<br />

nel vicino lago di Lucrino. “Da lucrum, il ‘guadagno’ che<br />

gli fruttò il commercio del pesce” sussurra Jes, e i suoi<br />

occhi scuri assumono per un istante una sfumatura<br />

verde-dollaro. “La conformazione di quel bellissimo lago<br />

fu alterata dal Monte Nuovo, ‘panettone’ di 130 metri<br />

che il bradisismo – la perenne agitazione della crosta<br />

terrestre che qui ai Campi Flegrei è un fatto normale –<br />

creò in una sola notte, tra il 29 e il 30 settembre del<br />

1538.” Jessica parla a raffica, è un vulcano anche lei.<br />

La guardo e vedo la studentessa di archeologia che<br />

vent’anni fa, appena arrivata a Napoli, si innamora del<br />

capitano di questa barca, che sembra il clone (ma buono)<br />

di Brutus, il nemico di Popeye. Torno in superficie perché<br />

tra le bolle e queste fantasie mi sta venendo mal di mare.<br />

Ho visto solo un tratto subacqueo della Via Herculanea,<br />

ma Jessica ci aveva avvertito che oggi l’acqua non è<br />

molto limpida. Il suo entusiasmo, comunque, vale i 7,75<br />

euro del giro. L’insenatura è davvero bella, chiusa com’è<br />

tra Punta Epitaffio e Punta della Lanterna. Lì svetta il<br />

castello costruito alla fine del XV secolo da Alfonso<br />

d’Aragona per difendere il golfo di Pozzuoli dalle<br />

incursioni moresche. Si dice che sorga sui resti della villa<br />

di Cesare che si trovava, secondo Tacito, su un’altura<br />

dominante il golfo di Baia. Insomma, qui di storia ce n’è<br />

fino alla nausea. Certo, se i connazionali di Jessica<br />

abitassero da queste parti avrebbero restaurato il sito<br />

fino all’ultimo tassello di mosaico, trasformandolo in un<br />

luna-park archeologico sottomarino, dove un composto<br />

chimico speciale rende l’acqua turchese e trasparente, e<br />

piccoli sottomarini mostrano ai turisti esterrefatti come si<br />

godevano la vita gli imperatori romani, tra banchetti<br />

afrodisiaci su comodi triclinii e bagni nelle acque<br />

benefiche che qui, ancora oggi, l’attività vulcanica<br />

riscalda ad arte. Cavolo, però, com’è cambiata la vita!<br />

Una cosa, almeno, l’hanno tirata fuori da qui sotto: il<br />

Ninfeo di Claudio, conservato al castello. Ci vado, è<br />

chiaro. Da lassù il panorama è mozzafiato. Peccato che<br />

nella fortezza ci sia solo io. È un po’ inquietante arrivare<br />

da sola nella sala dove è stato ricostruito quello che era<br />

il Ninfeo, con le statue di Ulisse e dell’amico Baio mentre<br />

stanno per accecare il Ciclope (che è rimasto in mare,<br />

chissà dove). Il Ninfeo era una struttura a forma di U sulla<br />

quale erano disposti i letti triclinari, circondata da un<br />

canale rivestito in marmo, dove scorreva l’acqua, che<br />

riempiva anche la zona centrale della sala, così i<br />

commensali potevano immaginare di essere sospesi tra<br />

le onde, mentre si servivano delizie gastronomiche da<br />

piatti galleggianti. Come nei ristoranti giapponesi con il<br />

sushi che scorre sul nastro. Lo diceva Asterix: “Sono<br />

pazzi, questi Romani…”.<br />

URBAN 13


Beh, è tempo di rientrare a Napoli, la città come non<br />

l’avete mai vista eccetera eccetera. Gli ordini sono ordini.<br />

Risalgo in macchina, ma l’indicazione del Lago di Averno<br />

mi inchioda. Il liceo classico e l’Eneide lasciano un segno.<br />

L’Averno è la bocca dell’Inferno. Non resisto, devo dare<br />

un’occhiata. Il laghetto è un piccolo cerchio perfetto<br />

circondato dai boschi in cui Enea, seguendo il monito<br />

della Sibilla cumana, andò a cercare il ramoscello d’oro<br />

che gli consentì l’accesso all’Ade, dove poté riabbracciare<br />

il padre Anchise: la miglior soap opera del mondo, credo.<br />

Il silenzio è spettrale, l’acqua del lago è scura e immobile.<br />

Nell’antichità si diceva che non avesse fondo, in realtà la<br />

profondità è di 37 metri. E sfido chiunque a tuffarcisi.<br />

Tornando alla macchina vedo l’indicazione della “Grotta<br />

della Sibilla”. Entro in uno stretto corridoio di arbusti.<br />

Ecco la bocca della caverna, e un omino oltre i settanta<br />

all’ingresso. Il suo compito è quello di guidare chi se la<br />

sente all’interno. Accende due torce di carta e<br />

cominciamo a penetrare dentro una galleria di 200 metri.<br />

È buio pesto. Ogni tanto mi volto: la bocca da cui siamo<br />

entrati si fa sempre più piccola. Lui si chiama Carlo<br />

Santillo, ma credo che all’inizio dei tempi si chiamasse<br />

Caronte, zoppica un po’ e parla di questo luogo come<br />

fosse casa sua. Caronte col cellulare, ecco (333-<br />

6320642 ), nel caso vi perdeste all’Inferno. “Avernus<br />

deriva dal greco àornos, cioè senza uccelli” tuona con<br />

voce che rimbomba nell’oscurità. “Lo dimostrano i versi<br />

del poeta Lucrezio: ‘Quando gli uccelli giungono in volo in<br />

tal luogo, dimentichi di battere le ali, allentano le vele e,<br />

protendendo il debole collo cadono a precipizio in terra o<br />

nell’acqua’. Il luogo destava un superstizioso terrore:<br />

nessuno, ricorda Strabone, osava bere alla fonte d’acqua<br />

“venga, venga, ecco lo stige”. Servizio completo, insomma, ma l’inferno È proprio un bel posto<br />

dolce che sgorgava nei pressi, perché era in<br />

comunicazione con lo Stige, uno dei fiumi infernali.”<br />

Carlo Caronte racconta tutto questo come se parlasse di<br />

una cosa normale, della vita reale, di suoi parenti. A quel<br />

punto, scende in uno stretto cunicolo sulla destra. Non<br />

vedo niente, ma lui si china e sento uno sciabordio<br />

d’acqua. “Venga, venga. Eccolo, lo Stige!”. Servizio<br />

completo, insomma. Alla fine, arriviamo in fondo alla<br />

grotta dove si trovano ambienti sotterranei pieni d’acqua,<br />

le “stanze del lavacro” della Sibilla, con una specie di<br />

bocca come quelle dei forni a legna delle pizzerie di<br />

Napoli, dalla quale l’indovina pronunciava i suoi<br />

enigmatici vaticini. Carlo mi racconta che qualche tempo<br />

fa un gruppo di studiosi è entrato in trance, proprio qui…<br />

Di nuovo in macchina, ce la farò a rientrare a Napoli con<br />

tutte queste deviazioni? No. Perché mi fermo a Pozzuoli,<br />

in uno stabilimento sul mare, “Lo scoglio”, aperto dal<br />

1947. Qui è il ritmo che conta. Perché ributtarsi nel<br />

traffico quando sento una impellente voglia di terme?<br />

Perché correre, in fondo? Alle “Stufe di Nerone” non si<br />

può entrare se non si fa un carnet da 10 ingressi che<br />

costa 110 euro. Colpa di Mario Martone che ne L’amore<br />

molesto ha immortalato questa antica “stufa” naturale<br />

(53 gradi), che forse un tempo era le Thermae Silvanae<br />

dei romani. Quindi devio a “Lo Scoglio”, dove i tre fratelli<br />

Schiano Lo Moriello hanno imparato la lezione dei<br />

goderecci imperatori. C’è il mare. C’è il bagno turco<br />

naturale ottenuto dai vapori dell’incandescente acqua<br />

flegrea. Ci sono cascate geotermiche a 80 gradi<br />

stemperate con acqua di mare. Ci sono tre grandi cilindri,<br />

appoggiati sulla spiaggia, dai quali – immersi nell’acqua<br />

calda – si domina tutta la costa. E poi c’è un ristorante<br />

dove si mangia pesce cucinato come dio comanda. A<br />

Capodanno la gente passa dai bagni di vapore bollenti ai<br />

tuffi nel mare gelido. Capirete che qui, a bagnomaria con<br />

davanti un panorama simile e la cena che mi aspetta, può<br />

aspettare un po’ anche Napoli, che mica spacca. Napoli<br />

come non l’avete mai vista, certo, va bene. Ma perché,<br />

questa vita da imperatore l’avete mai fatta?<br />

URBAN 15


NON È DENNIS HOPPER. E nemmeno Peter Fonda.<br />

Però ha un chopper per tagliare la pianura,<br />

pedalando sdraiato fino agli 80 km all’ora. Se l’è<br />

costruito lui, pezzo per pezzo, vite per vite. Eccolo<br />

EASYRIDERINBICI<br />

testo: Sara Tedeschi<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

Un’apparizione degli anni ’70. Figurine Panini della<br />

nostra infanzia in centro città. Niente griffe, colori<br />

fosforescenti o esibizione di muscoli. A parlare per<br />

prime sono le sue scarpette da ciclista consumate da<br />

centinaia, anzi migliaia e migliaia di chilometri, poi di<br />

seguito i calzoncini blu, sobri, qualsiasi, il cappellino<br />

(grande!) e soprattutto la maglietta che Antonio indossa<br />

con nonchalance, ma che sembra da collezione. Antonio<br />

però è solo una parte del tutto: il resto – e che resto! – è<br />

la sua bicicletta con cui percorre in lungo e in largo la<br />

città e lascia la gente un po’ perplessa, a volte a bocca<br />

aperta. Una bicicletta quasi unica (l’altra che circola l’ha<br />

costruita lui), reclinata, calibrata sul suo metro e ottanta<br />

di altezza, sellino e schienale in pelle, con i pedali<br />

URBAN 17


allungati davanti. Un’apparizione milanese e un po’<br />

yankee, alle colonne di San Lorenzo in un afoso<br />

pomeriggio di fine estate. Dal nulla, ecco una specie<br />

di chopper a pedali. Con sopra Antonio Andreola,<br />

un signore posato che pedala sdraiato. Scende e<br />

parcheggia la belva. Anche oggi è partito da Samarate,<br />

in provincia di Varese, e sulla pista ciclabile che collega<br />

Sesto Calende e Milano percorre il suo centinaio di<br />

chilometri giornalieri e ‘scende’ in città.<br />

“Sono un motociclista pentito – racconta – poi nei primi<br />

anni ’90 mi sono convertito. Questa è una bicicletta<br />

molto più comoda di quella classica a pedalata verticale,<br />

ci si possono fare tanti chilometri, stare seduti molte ore<br />

per più giorni consecutivi.” Urgono spiegazioni e<br />

puntualizzazioni. “Questo è un mezzo che costruisco<br />

interamente io; la componentistica è tutta mia, molto<br />

semplice ed economica, ovviamente modificata e<br />

adattata. Il telaio, di tecnologia aeronautica, per<br />

esempio è garantito dieci anni.” Antonio ha lavorato per<br />

20 anni come tecnico alla Siai Marchetti, un’azienda del<br />

Gruppo Agusta. Quindi la sa lunga.<br />

Spiega il principio per cui questo tipo di bici va più<br />

veloce delle altre, sfodera la fisica, traduce in parole<br />

formule su formule che raccontano come questo assetto<br />

di pedalata sia vantaggiosissimo tra spinte e trazioni.<br />

Poi enuncia formule, parla di coppia motrice, lunghezza<br />

della leva, frequenza, centro di pedalata, rapporti,<br />

e tocca la catena, i pedali, il manubrio.<br />

Con lo sguardo ebete di chi ha solo un vago ricordo del<br />

colore della copertina del libro di fisica del liceo, faccio<br />

altre domande. Antonio capisce e mi viene incontro: “I<br />

pedali sono comunissimi, ma riadattati, la scarpa si fissa<br />

come uno scarpone da sci. Allungare i pedali significa<br />

disporre di maggiore coppia motrice con la stessa forza,<br />

perché aumenta la lunghezza della leva. Per imparare è<br />

solo una questione di esercizio, in due ore è fatta. Il<br />

sellino e lo schienale sono comodi, li ho pensati io. Non<br />

ci sono ammortizzatori, ma il sellino è montato su<br />

molle, vedi?”.<br />

Peccato non poterla provare, mi mancano trenta<br />

centimetri di gambe, mica poco.<br />

“Per capire cosa vuol dire questa bici bisogna andarci, si<br />

arriva tranquillamente ai 40 km all’ora, il record è di 80.<br />

Io ho attraversato l’Italia in quattro giorni. In totale ho<br />

fatto 12.000 chilometri.” Ma veniamo agli affari. La<br />

recumbents bike (si chiama così, bicicletta reclinata) la<br />

costruisce lui, nella sua azienda, “artigianale, per carità”<br />

ci tiene a sottolineare, che si chiama Dolcevita. Per ora<br />

ne ha costruita una e l’ha venduta a un signore di<br />

Lentate sul Seveso. Costo tra i 1.000 e i 1.200 euro.<br />

“Per costruire una bicicletta ci metto tre settimane;<br />

anche i fanalini li ho pensati io. Sono a batterie, hanno<br />

intermittenze diverse e decine di ore di autonomia.”<br />

Li vedo dal vivo. Praticamente fari nella notte. Per non<br />

parlare dello specchietto che esce come una foglia dal<br />

manubrio, una chicca, quasi una leziosità.<br />

“Progetti ne ho tanti, ma per ora sono top secret. Vorrei<br />

che la gente provasse, conoscesse la mia bici. Per ora le<br />

reazioni sono buone; chi mi vede ride e poi si avvicina<br />

curioso. Vedremo in futuro.”<br />

Per il momento chi lo vede in giro per la città e lo vuole<br />

emulare si può connettere a www.dolcevita-bike.it,<br />

prenotarsi per un affitto che costa sui 5 euro all’ora e<br />

decresce con l’aumentare del numero delle ore di<br />

noleggio, oppure può colloquiare con Antonio per<br />

comprarne una, personalizzata. Curiosate, trasecolate<br />

e magari contattatelo. Ma attenti: questo è un uomo che<br />

vi farà pedalare.<br />

URBAN 19


AFRICA<br />

BUS<br />

MILANO VICINO ALL’EUROPA. E all’Africa, per fortuna!<br />

22 URBAN<br />

Dove il senso di comunità conta ancora qualcosa. Dove<br />

i mezzi di trasporto raccontano storie e un passaggio vale<br />

oro. Ecco i mezzi pubblici veramente pubblici. Bon voyage<br />

testo: Cristiano Valli / illustrazione: Adam Graff<br />

“Non pensavo che le sei esistessero anche del mattino”<br />

(Anonimo)<br />

La prima impressione è che, per essere l’alba, c’è un gran<br />

traffico. Ma se lo osservi per dieci minuti ti rendi conto che,<br />

in realtà, non si tratta di traffico. È un cambio di turno. I<br />

veicoli della pulizia strade si diradano, gli autobus escono<br />

in fila dalle rimesse e vanno a prendere il loro posto sulle<br />

strade. I tassisti a fine turno si affrettano a finire il turno e<br />

i due bar aperti sono pieni di polizia che smonta alle sei.<br />

I marciapiedi dei due bar aperti sono pieni delle volanti dei<br />

poliziotti che smontano alle sei. Eppoi furgoni, decine.<br />

Perlopiù vecchi, perlopiù diesel, perlopiù bianchi. Mi dirigo<br />

verso l’incrocio che mi sono appuntato su un memo giallo<br />

con la vaga sensazione di essere in una storia di Carl Barks,<br />

una di quelle quelle in cui tutti i bassotti del mondo si<br />

riuniscono a Paperopoli nottetempo e in file interminabili<br />

di furgoni grassocci e bianchi vanno a svaligiare il deposito<br />

del riccastro mentre Manetta, Basettoni e l’intero corpo di<br />

polizia è impegnato a fare colazione.<br />

URBAN 23


Siamo in tre. Non c’è né Macchia Nera, né Pietro<br />

Gambadilegno anche se si sta avvicinando una signora<br />

che è il ritratto di Trudy. Ma deve essere un caso.<br />

L’autobus passa e noi lo lasciamo passare. Noi ne<br />

aspettiamo un altro. Amir arriva alle sei e dieci in punto,<br />

come ogni mattina. Accosta come si accosta al Cairo,<br />

frenata brusca e taglio della carreggiata, da sinistra a<br />

destra. Niente freccia, al massimo un robusto colpo di<br />

clacson per avvisare autisti assonnati nei paraggi.<br />

Saliamo tutti e tre, due ragazzi egiziani e io. Trudy<br />

resta giù. Noi tre siamo i primi del giro. Amir ha appena<br />

finito la consegna dei giornali. Ogni giorno lo stesso<br />

giro alle stesse ore, per trecentosessanta giorni all’anno.<br />

Ogni giorno dopo il suo giro attraversa la città da parte<br />

a parte per tornare a casa,<br />

e tornando porta al lavoro<br />

tredici persone. Sono tutti<br />

egiziani che lavorano a<br />

pochi metri da casa sua,<br />

in un cantiere. Non ci fai<br />

caso fino a che non lo sai.<br />

È come quando una<br />

ragazza sa di essere<br />

incinta e da quel<br />

momento le sembra che in<br />

giro ci siano solo altre<br />

donne col pancione. A<br />

quest’ora a Milano c’è una<br />

sorta di ATM fantasma.<br />

Decine di furgoni vecchi e<br />

nuovi accostano a ogni<br />

incrocio in una Milano<br />

deserta raccogliendo<br />

persone lungo la strada in<br />

fermate improvvisate. Le<br />

persone si ammucchiano<br />

agli incroci, senza orari<br />

scritti, senza cartelli,<br />

senza biglietti. Ci si mette<br />

all’incrocio e si aspetta.<br />

Ognuno aspetta il suo, ma<br />

capita anche che arrivi<br />

qualcuno di nuovo a<br />

informarsi e non va mai<br />

male. Un furgone che va<br />

nel posto giusto prima o<br />

poi passa. “Non è difficile organizzarci – dice Amir –<br />

basta il passa-parola. Se hai veramente bisogno di una<br />

cosa, un sistema lo trovi. E questo è il sistema più<br />

semplice del mondo. Le persone ci guardano male, una<br />

volta ho detto a un mio collega di qui se voleva anche<br />

lui un passaggio e lui ci ha detto sprezzante di<br />

comprarci una macchina ciascuno, che è assurdo<br />

svegliarsi mezz’ora prima solo perché hai un passaggio.<br />

Gli altri pensano che le cose che facciamo qui siano cose<br />

da africani, da neri, invece sono solo cose da poveri. Mia<br />

moglie è della provincia di Bari. Suo padre quando è<br />

arrivato qui faceva la stessa cosa con i colleghi della<br />

fabbrica. Il biglietto costa, i controllori fanno storie<br />

anche quando è tutto in regola, la legge non è chiara, le<br />

persone ci trattano male. Perché dovremmo prendere<br />

l’autobus?”<br />

La cosa più sconvolgente è che il meccanismo funziona,<br />

moltiplicato almeno per cento, senza un intoppo, senza<br />

che ci sia nessuno a decidere nulla. “Anche se vieni qui<br />

in Italia, l’Africa non ti abbandona, la trovi ovunque, ti<br />

segue. Dove vivo io, vicino al Cairo – racconta uno dei<br />

ragazzi sul furgone – se uno trova lavoro, compra una<br />

macchina o anche solo una bicicletta, immediatamente<br />

lo sanno tutti. E qui lo stesso. Io compro un furgone, o<br />

me lo dà la ditta, e tutti gli egiziani di Milano lo sanno.<br />

Voci, pettegolezzi, chiacchiere in cucina. La sera dopo<br />

il lavoro noi ci troviamo tutti assieme a mangiare e a<br />

raccontare storie. Io compro un furgone usato, la sera se<br />

ne parla un po’ dappertutto, due giorni dopo vengono<br />

in cento da me a chiedermi il furgone in prestito ed altri<br />

cento fanno la mia stessa strada e mi chiedono di venire<br />

con me o se possono aspettarmi a quell’incrocio o a<br />

quell’altro. Non si scappa.”<br />

Il viaggio continua. Altri incroci, altri egiziani che<br />

salgono, il furgone si riempie in un attimo. Molti di loro<br />

hanno dolci al miele e al cocco fatti in casa. Non so bene<br />

cosa racconti Amir di me a ognuno di quelli che sale,<br />

fatto sta che dividono anche con me la colazione e<br />

danno un po’ di dolci ad Amir da portare a casa ai suoi<br />

bambini. Nella mezz’ora del tragitto Amir mi indica una<br />

a una le persone che aspettano lungo la strada.<br />

Li conosce quasi tutti e se anche non li conosce sa<br />

almeno dove vanno e cosa fanno. Conosce gli algerini<br />

che aspettano davanti alla pesa pubblica e che vanno<br />

all’ortomercato, conosce Alì che è eritreo e che li passa<br />

a prendere, si ricorda di qualsiasi persona gli abbia<br />

raccontato di fare un certo giro a una certa ora ed è in<br />

grado di consigliarti dove aspettare e chi in ogni<br />

momento e con qualsiasi destinazione. “Alì ha un bel<br />

Ducato – dice – e una bella moglie a casa, in Africa. Per<br />

l’ortomercato su questa strada ne passano tre di<br />

furgoni. Invece al prossimo incrocio ci sono degli altri<br />

senegalesi, loro devono andare in una fabbrica fuori<br />

Milano, passa a prenderli un amico di mio fratello che<br />

lavora dalle stesse parti. Io conosco bene questa parte<br />

di Milano, però so che anche verso la stazione ci sono<br />

moltissime persone che fanno giri come il mio…”<br />

Più che una timetable è questione di tam tam.<br />

Scendo a un incrocio dove fra poco passerà Aleph.<br />

Aleph è di Accra. Lui non torna dal lavoro, né ci sta<br />

andando. È lo zio di quindici nipoti e in attesa di<br />

trovarne uno, di lavoro, guida il furgone e li porta a<br />

destinazione ogni mattina. È un vero e proprio servizio<br />

navetta alternativo alla corrispondente tratta tranviaria.<br />

Da capolinea a capolinea, tre volte al mattino, tre volte<br />

alla sera. “Ad Accra – dice – ne guidavo uno vero.<br />

Portavo i bambini a scuola. Ma guidare un autobus con<br />

l’African-time non è come guidarlo qui. Voi avete in<br />

testa solo il lavoro. E l’orologio. Ad Accra il tempo<br />

scorre diversamente, e comunque nessuno ne se occupa<br />

o se ne preoccupa. Ci si mette lungo la strada e si sa<br />

che a un certo punto passa un autobus. L’autobus parte<br />

quando io sono pronto e raccolgo tutti quelli che trovo<br />

sul tragitto, anche se non aspettano alle fermate. Chi<br />

non ha voglia di aspettare si incammina. Prima o poi io<br />

passo e lo raccolgo. Al ritorno, stessa cosa. Io devo fare<br />

due corse al giorno, loro devono andare e tornare da<br />

scuola. Non importa a che ora succede – Aleph sorride<br />

adesso – e sono le stesse persone che ogni giorno, qui<br />

in Italia, mi fanno la pelle per un ritardo di cinque<br />

minuti. Deve esserci una specie di insetto che ti punge<br />

quando metti piede in Europa. E dopo due ore sei<br />

‘malato-di-orologio’.”<br />

Aleph mi ha invitato a fare il viaggio di ritorno. È sera,<br />

sono le dieci. Registro l’informazione senza rendermi<br />

conto che un turno dalle otto alle ventidue non è<br />

“guarda, a quest’ora dell’alba Milano sembra accra. davvero! però il sole qui è più piccolo”<br />

umano. Me ne accorgo, di tutte quelle ore, quando le<br />

vedo su di loro, su quelli che salgono nel retro del<br />

Ducato, gli stessi che stamattina ne erano scesi. Stanchi,<br />

impolverati, affamati. “La differenza – raccontano – sono<br />

le storie. Quando al nostro Paese torni da scuola, dal<br />

lavoro, ci si raccontano le storie del giorno, si parla delle<br />

ragazze, si scherza, ogni avvenimento della giornata<br />

diventa occasione per un racconto fantastico, grandioso,<br />

esagerato ‘da Indiana Jones’. Qui non ci sono le ragazze<br />

del nostro paese, qui le storie sul lavoro non sono belle,<br />

e un racconto brutto se lo fai più grande non diventa<br />

bello, diventa più brutto.”<br />

Le storie del ritorno hanno come protagonista la<br />

polizia, la questura, il capo in cantiere, un amico di cui<br />

non si sa nulla da un po’. Ci sono le lettere da casa da<br />

leggere e rileggere, le canzoni d’amore da seguire nella<br />

testa, con il labiale, senza suoni. Scendo e saluto. Un<br />

po’ imbarazzato. È come se avessi invaso una intimità<br />

che non mi spettava. Aleph lo nota e sorride. “Non è<br />

sempre così” dice. “Ci sono sere che siamo in cento in<br />

cucina, e dividiamo il cibo, e suoniamo lo djembè, e<br />

nessuno vuole più piangere. E poi ci sono mattine,<br />

quando il sole si alza su queste brutte case, che anche<br />

Milano sembra Accra.” Ma va’? “Davvero! Però qui il sole<br />

è più piccolo.”<br />

URBAN 25


Ecco i libri a naso, dedicati “a tutti coloro che,<br />

panettieri, vorrebbero fare gli idraulici; architetti, i<br />

pasticceri; fantini, gli amministratori di condominio”.<br />

Insomma, a tutti coloro che, per un verso o per l’altro,<br />

vorrebbero fare altro. Non che siano insoddisfatti del<br />

loro mestiere ma che, in qualche modo, in quel mestiere<br />

stanno un po’ stretti. E quanti sono? Quanti siamo?<br />

Ma andiamo per ordine.<br />

Quando un illustratore e una “scribacchina” (o meglio,<br />

copy), decidono di rimescolare le carte della loro<br />

professione e riciclare, riguardare, riutilizzare le loro<br />

cose fuori dai vincoli imposti dalla dura legge della<br />

committenza, il primo libro a naso viene alla luce: Storie<br />

dell’anno scorso. Su tavole già realizzate per ragioni<br />

professionali vengono costruiti piccoli racconti piuttosto<br />

deliziosi, a volte brevissimi commenti a folgoranti<br />

disegni. Era il dicembre del 1998.<br />

Poi, dal momento che la cosa si è rivelata divertente, ha<br />

preso piede, anzi, ha preso naso. E via. Questo è un<br />

quartiere: su disegni di “misteriosi,<br />

feroci e aggraziati personaggi”<br />

sono tracciati quasi in punta di<br />

piedi racconti di ipotetica vita<br />

urbana brulicante. E poi Storia di<br />

Natale; e ancora, Vita e passione di<br />

B.T., quadro…<br />

In Viaggio di HT è invece<br />

l’illustrazione che segue in punta di<br />

matita le peripezie oniriche di un<br />

personaggio che, prima risucchiato<br />

nel caos materico di un cantiere<br />

vertiginoso, poi si libera nell’aria<br />

rarefatta del “proprio picco più<br />

alto”. HT, per la cronaca, è un<br />

mobile modulare in alluminio,<br />

dunque un testo scritto per una<br />

merce, il che spiega il dovuto lieto<br />

fine. Ma tolta la merce, lo stesso<br />

testo acquista una carica visionaria<br />

quasi da ennesima città invisibile di<br />

Calvino. È questo lo spirito di tutti i<br />

libri a naso. Il riciclaggio, per<br />

cominciare. Illustrazioni<br />

e testi nati per soddisfare un’esigenza commerciale, per<br />

pubblicizzare un prodotto, per guadagnare insomma,<br />

vengono liberati e riaccoppiati in combinazioni<br />

assolutamente nuove, e cambiano di segno. Ed è già un<br />

piacere. Ma non solo questo: “Questi libretti sono anche<br />

uno svelamento” e cioè, sotto la patina degli obblighi<br />

professionali e delle ragioni del dio mercato “che se ci<br />

fossero solo loro… che tristezza ragazzi”, riconoscere<br />

il gioco e il puro divertimento, e dargli corpo (corpo 10,<br />

per esempio) e colore.<br />

Che poi divertirsi sia fondamentale per raggiungere la<br />

qualità è noto.<br />

A proposito, la libertà che traspare da questi libretti<br />

non può essere sbuggerata dal copyright. Che ognuno<br />

si faccia il proprio, allora, come meglio crede. Il “libro a<br />

naso” è sì un marchio ma lo spirito è no logo (anche se<br />

combina il naso-logo di Scarabottolo, l’illustratore di cui<br />

sopra, e la piuma-logo di Calamus, studio di<br />

comunicazione formato da Paolo Canton e Giovanna<br />

Zoboli, la scribacchina di cui sempre sopra), a cui si<br />

aggiungono Francesca Bazzurro e Cristina Piccioli.<br />

Cinque autori, per ora, come cinque sono i libri usciti.<br />

A voi il sesto, se volete.<br />

LEGGERE A NASO<br />

MATERIALI RICICLATI, testi e disegni concepiti per gli usi più svariati,<br />

comprati e venduti per questo o quel progetto. Riusati di nuovo per<br />

produrre piccoli librini. Fatti a naso. No copyright! Fatelo anche voi<br />

testo: Michele Calzavara<br />

URBAN 27


MAUMAU<br />

TORINO, Borgo vecchio in Campidoglio. C’è il<br />

Museo di Arte <strong>Urban</strong>a. Ma c’è anche una vita<br />

piena di vita, arte, sogni e passioni. Mai visti<br />

tanti matti come lì, dice qualcuno. E meno male!<br />

testo: Raffaele Panizza / foto: Manuel Mathez<br />

Vai da quello che ha accoltellato il guru che beve tutte<br />

le mattine in beata pace il suo caffè. Intorno alle dieci.<br />

Appoggiato al bancone del solito bar.<br />

Poi vai dalla restauratrice di quadri che sposta di qualche<br />

metro la sua bottega per sfuggire a un amore che ancora<br />

la fa tremare. O dal padrone della sala di doppiaggio per<br />

film porno o per la postproduzione di dischi anni ’60, a<br />

seconda dell’occorrenza. Qui a Torino, tra le case del<br />

Borgo vecchio in Campidoglio, la vita è allo stesso tempo<br />

un’erba rampicante e un muro che si sgretola.<br />

E l’umanità che ci abita o ci ha abitato, dietro alle<br />

duecento finestre cieche di queste casette dell’800, è<br />

fatta di matti e artigiani, pittori e attori, famiglie creole e<br />

frequentatori di osteria. C’è il baffuto Bariosone, che ha<br />

aperto la sua enoteca nel 1969 e ha offerto a Fassino<br />

tante di quelle merende da non poterle neppure contare,<br />

quando si aggirava per queste strade squattrinato e<br />

comunista, all’uscita della sezione del Pci di via San<br />

Rocchetto. Proprio dove adesso c’è il Ratatui, un’osteria<br />

di cui ti innamori anche se non vuoi: “Siete aperti il<br />

sabato?” domando come un ladro da dietro le sbarre di<br />

un cancello. “Ogni tanto”, mi risponde Ernestina, senza<br />

sentire il bisogno di specificare oltre. Meglio allora<br />

URBAN 29


aspettare l’eventuale apertura guardando i murales che<br />

decorano le case di questo borgo, che spunta nel centro<br />

di Torino assurdo come un presepio o come una kasbah.<br />

Una collezione di opere all’aperto che prende il nome di<br />

Mau (Museo d’arte urbana) e che ha tanti nemici almeno<br />

quanti presunti padri. “Il Mau l’ho creato io”, dice<br />

l’architetto Adorno. “No, io”, dice l’architetto Sanna.<br />

“Pure io”, interviene il critico d’arte Edoardo di Mauro<br />

che per difendere i suoi diritti sporge addirittura<br />

denuncia.<br />

Allora vai dallo scenografo e restauratore di mobili<br />

antichi Enrico Saletti Salza, che prende il suo<br />

battitappeto e cerca di scacciare l’enorme sciame di<br />

mosconi neri che un bel giorno si è trovato dipinto nel<br />

cortile del suo studio di restauro. Una roba che non va<br />

giù neanche a Germana, 70 anni, che vive nella casetta<br />

con l’edera nera e con le copertine dei giornali che<br />

raffigurano Bin Laden e Saddam Hussein attaccate alle<br />

pareti del salotto: “Saranno pure degli assassini, ma sono<br />

degli uomini così affascinanti…”. Eh già, come si fa a non<br />

rimanere ammaliati da certi assassini... Al secondo piano<br />

del numero 16 di via Nicola Fabrizi abitava sulla sua<br />

sedia a rotelle Giancarlo Frassinelli, guru seguace di<br />

Gurdjiev e punto fermo per gente come Battiato, trovato<br />

ammazzato un bel 19 maggio del ’95 mentre il suo<br />

carnefice, uno squilibrato che ancora abita qui e che<br />

beve beato il suo caffé ogni giorno alle 10 del mattino,<br />

scappava insanguinato e già lo riconoscevano tutti. “Sarà<br />

colpa di qualche roba strana che sciolgono nell’acqua o<br />

di qualcosa che si respira nell’aria. Ma io non ho mai<br />

visto una tale concentrazione di pazzi come quella del<br />

Campidoglio”, dice Aldo Russo davanti al suo mixer, dove<br />

sono venuti a registrare Mal, Wilma Goich, Tony Dallara.<br />

Gente così. E dove, se arriva il super hard da doppiare,<br />

nessuno si fa certo prendere dagli scrupoli. In giro<br />

raccontano che a prestare la voce per i porno siano gli<br />

artistoidi del quartiere che cercano di arrotondare. Ma lui<br />

smentisce, convinto che per certe prestazioni occorrano<br />

invece professionisti di prim’ordine. Sarà.<br />

Allora vai da Chiaretta Buratti, che vive ancora come<br />

fosse la giovane musa di suo padre Domenico, pittore di<br />

talento amato da Sgarbi, con la casa piena di quadri che<br />

la ritraggono a diciott’anni, a ventuno, a trenta. Col<br />

marito un po’ scrittore e un po’ musicista che ogni anno,<br />

intorno al mese di luglio, si mette a buttare i mobili dalla<br />

finestra di casa. Finché un giorno di qualche tempo fa<br />

decide di buttarsi pure lui ma, dopo un paio d’ore a<br />

saltellare da una finestra all’altra, viene acchiappato al<br />

volo dal telone dei pompieri. Un po’ come l’anoressica<br />

che sta a due isolati, finita invece illesa nel cesto degli<br />

stracci da distribuire ai poveri.<br />

Tutta gente così. Bebo che restaura gli affreschi nelle<br />

chiese e Corallina che porta in giro per il mondo il suo<br />

teatro delle ombre cinesi. Susanna Saieg che è venuta<br />

dall’Argentina per fare le sue sculture di ceramica e<br />

Sibilla che canta come Sarah Vaughan, ma che dopo<br />

un’esperienza a Sanremo con l’appoggio di Battiato non<br />

ha voluto più continuare. E ancora il restauratore di armi<br />

antiche, il materassaio che non si muove da qui dal 1907<br />

e Bartolo, impegnato nella sua vinicola di via<br />

Rocciamelone a servire i cossuttiani e a fare innamorare<br />

Antonia, lì a mescerti il vino. Antonia, mentre sposta di<br />

qualche metro la sua bottega e aspetta che sia pronta<br />

per tornarci lavorare. E mentre aspetta che passi<br />

quell’amore pazzo per Bebo, che ancora la fa tremare.<br />

URBAN 31


WEB<br />

Uno è Alioscia, voce, parole (e talento) dei Casino<br />

Royale. L’altro è Sergio Messina, comunicatore totale,<br />

mago dei computer e gran mischiatore di musiche, il<br />

“vecchio” (pardon!) RadioGladio che adesso (udite!)<br />

insegna alla Bocconi. Dunque ho qui due bravi musicisti<br />

(e altro) e un piccolo problema: che non so come<br />

chiamarli. Banda? Gruppo? Factory? Collettivo? Il fatto<br />

è che la struttura della banda è esplosa in mille mestieri.<br />

Un sito, un progetto musical-grafico-elettronico, una<br />

fabbrica di immaginario, suoni, disegni, clip, filmati. E<br />

una home page (www.casinoroyale.it) da cui si possono<br />

scaricare musica e video, disegni e progetti, con una<br />

specie di blog per dare voce a chi ascolta. Le categorie<br />

note sono un po’ vecchiotte, per tutto questo non c’è<br />

una definizione certa. E dunque, non resta che chiedere<br />

a loro.<br />

Come siete arrivati a questo progetto?<br />

(Alioscia) – Abbiamo fatto di necessità virtù. Abbiamo<br />

sciolto il nostro contratto con la major (l’allora<br />

Polygram, ndr). Noi cercavamo di fare ricerca, loro<br />

gestivano l’esistente...<br />

(Messina) – Ehm... Orizzonti limitati...<br />

(Alioscia) – Facendo due conti, diciamolo, veniva fuori<br />

uno stipendiuccio senza essere padroni del nostro<br />

lavoro, e poi...<br />

(Messina) – E poi, mica è necessario vendere i dischi!<br />

Maddài! Che state dicendo?<br />

(Messina) – Sul serio! Guarda un disco sarà il 20 per<br />

cento del business, poi c’è l’indotto. Concerti, musiche,<br />

video. Il problema ora è: cosa è indotto di cosa?<br />

L’intreccio tra le arti è inestricabile. Fidati, oggi la<br />

musica la regali e finisce che ci guadagni di più!<br />

Le case discografiche non saranno contente di<br />

questo ragionamento...<br />

(Messina) – Ma sì, loro gestiscono il catalogo. Se vuoi un<br />

Sinatra devi passare da loro, ma se fai cose nuove...<br />

(Alioscia) – Facciamola breve: sotto contratto sei pagato<br />

per fare l’artista. Ora riusciamo a farne a meno.<br />

32 URBAN<br />

ROYALE<br />

UNA BANDA TUTTA INTERA. Con i musicisti, i grafici, i filmaker, il web.<br />

E senza l’obbligo di vendere i dischi. Casino Royale tenta la via diffusa alla<br />

produzione culturale: che tutti quelli che vogliono partecipare partecipino.<br />

Buona idea: siamo tutti Casino Royale. Ecco come<br />

testo: Alessandro Robecchi / illustrazione: Casino Royale<br />

E riconosciamo che in un progetto musicale la musica<br />

non è l’unico elemento... E poi la band, i meccanismi<br />

della band, non ne avevo più voglia...<br />

(Messina) – L’ambizione è di trovarsi in mezzo. In mezzo<br />

a tutto questo. Arte, grafica, musica, web, un collettivo<br />

di intelligenze, una cosa che abbatte i confini tra le arti...<br />

Prendi il web. Crea un’adesione sismografica, chiunque<br />

può aderire al nostro processo produttivo.<br />

(Alioscia) – Attenzione, detta così sembra che siamo<br />

sicurissimi, che abbiamo trovato la via. Invece vorrei<br />

insistere su un punto: questa è una riflessione, una<br />

prova di percorso, una cosa che ha anche a che vedere<br />

con la nostra deontologia di artisti. Il motore di tutto<br />

resta la musica...<br />

Ma accetteresti che tutto partisse da altro? Che so,<br />

da un’idea grafica, da un film...<br />

(Messina) – Ma se il principio ispiratore di un artista<br />

è la realtà non vedo perché porsi limiti... Certo c’è una<br />

fase il cui è la musica che muove tutto il resto.<br />

(Alioscia) – Comunque, devo dire, anche prima siamo<br />

sempre riusciti a farci i cazzi nostri. Il fatto è che la<br />

major è cieca, mentre poi scopri che chi vende lattine,<br />

come Red Bull, o magliette, come Carhartt è più sveglio,<br />

più avanti. La discografia è a un punto critico, chissà,<br />

pure loro potrebbero intuire che questa è una strada<br />

praticabile...<br />

Scusate, rifaccio la domanda. Ma come nasce tutto<br />

questo? Non nel vostro caso, dico storicamente...<br />

(Messina) – Semplice, è nato un nuovo strumento, che<br />

ha avuto una diffusione davvero di massa nella seconda<br />

metà dei ’90: il computer. La gente non suona<br />

i dischi, suona la musica, suona il giradischi, il mio<br />

Conservatorio sono i miei 5.000 vinili. L’mp3 è la<br />

cassetta di una volta. Se poi vuoi il disco, eccolo!<br />

Ma quel che ci piace di più è l’apporto diffuso.<br />

Un nostro pezzo va in rete, scopriamo che qualcuno<br />

l’ha rimixato e che poi qualcuno ha rimixato il remix....<br />

(Alioscia) – È che rincorriamo una tabella di marcia<br />

piuttosto immaginaria. Il prossimo passo è: come<br />

proporre tutto questo in 3D, dal vivo? Ma intanto la rete<br />

mi ha fatto capire quanta gente si sentiva parte del<br />

nostro progetto. Dei due pezzi nuovi girano in rete più<br />

di trenta remix... ognuno!<br />

(Messina) – Sai cos’è la licenza virale?<br />

Francamente...<br />

(Messina) – È semplice: io faccio un software, tu puoi<br />

modificarlo e rilasciarlo, a patto che tu consenta a<br />

chiunque di metterci le mani e di rilasciarlo a sua volta.<br />

Musicalmente, io ti do il mio campione, a patto che<br />

quello che produci con la mia musica sia a sua volta<br />

campionabile...<br />

Una catena di Sant’Antonio musicale, un patrimonio<br />

in movimento!<br />

(Messina) – È semplicemente quello che fa la gente...<br />

Se si fosse fatto così nei campionamenti della musica il<br />

mondo sarebbe un posto migliore...<br />

Ma ci saranno anche svantaggi, no?<br />

(Messina) – Mah, non saprei... Ora ci ascoltano e<br />

rimixano in tutto il mondo... Se penso che la Polygram<br />

non portò i Casino Royale nemmeno in Francia,<br />

nemmeno in Svizzera...<br />

(Alioscia) – Oddio! Devi esser pronto a qualche<br />

rinuncia... Per esempio devi rinunciare a farti riconoscere<br />

dall’ortolano... devi rinunciare al Festivalbar...<br />

Il tutto, naturalmente, a Milano. C’è un segno, in<br />

questo? Una specificità?<br />

(Alioscia) – Siamo a Milano, non c’è niente di esplosivo,<br />

nel collettivo tutti hanno tra i 30 e i 40 anni,<br />

professionisti. Nel nostro modus operandi siamo stati<br />

dei precursori. Certo, ti dici, se tutto questo fosse stato<br />

un movimento collettivo...<br />

E invece tutto dorme in città...<br />

(Alioscia) – Aspetta, ci risiamo quasi, a breve succederà<br />

qualcosa. Ci sono talenti in giro, fermenti, qualche<br />

impennata. Vedrai, può andare meglio, molto meglio...<br />

anche perché peggio, diciamocelo, è davvero impossibile...<br />

URBAN 33


SULLASTRADA<br />

UNA VITA IN MOVIMENTO<br />

prevede un diario di viaggio.<br />

Momenti fissati sulla carta,<br />

che diventano appunti, ricordi<br />

e sensazioni. Un percorso<br />

dei percorsi, insomma.<br />

Con la moda che racconta<br />

curve e rettilinei. Della vita<br />

URBAN 37


38 URBAN URBAN 39


40 URBAN URBAN 41


42 URBAN URBAN 43


Sam Rivers<br />

GUIDA|OTTOBRE<br />

MUSICA 46<br />

ME<strong>DI</strong>A 49<br />

LIBRI 51<br />

FILM 52<br />

La star del mese: Roma Jazz Festival,<br />

Roma, sedi varie, 27 ottobre - 18 novembre 2003<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÈ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

PRO E CONTRO<br />

I VOTI <strong>DI</strong> URBAN<br />

BUONI E CATTIVI<br />

AFFOLLATO<br />

Beh, tutti qui stasera?<br />

ETNICO<br />

Qui nessuno è straniero<br />

FLIRT<br />

Uno ci spera sempre /1<br />

GAY<br />

Uno ci spera sempre /2<br />

ROMANTICO<br />

Due cuori e un tavolino<br />

VEGETARIANO<br />

Il silenzio delle zucchine<br />

VIP<br />

C’era questo, c’era quello...<br />

Mike Kelley, Memory Ware Flat # 34, 2003 - Courtesy Galleria Emi Fontana, Mi<br />

TEATRO 54<br />

ARTE 57<br />

SHOPPING 59<br />

CLUB 61<br />

Per usare una sottile metafora, occuparci anche di<br />

Napoli tra le città “come non le avete mai viste” su<br />

<strong>Urban</strong> è stato come avere a che fare con un treno in corsa.<br />

Da lì, infatti (da qui, se ci leggete a Napoli), vengono<br />

alcune delle migliori suggestioni culturali di oggi.<br />

Mostre, musica, club, suoni, immagini e palcoscenici da<br />

tenere d’occhio aumentano. E Napoli non è certo una<br />

comparsa nella vita culturale del Paese. Dunque le cose<br />

si complicano, le scelte dovranno essere ancor più accurate<br />

e chissà mai che un giorno certi contenuti non si ribellino<br />

a stare in una pagina soltanto e non chiedano<br />

più spazio: il teatro, per esempio, o l’arte. Dunque questa<br />

è una promessa: ci staremo molto attenti e, se necessario,<br />

dedicheremo più spazio. Intanto (pag. 77) ecco<br />

Napoli cotta e mangiata: una pagina di food, che è uno<br />

dei pochi consumi culturali senza il quale veramente<br />

FOOD: Milano 65<br />

Roma 69<br />

Bologna 73<br />

Torino 75<br />

Napoli 77<br />

<strong>NAPOLI</strong>, NEW ENTRY<br />

IL MANUALE D , USO<br />

Sì, questa guida è una mappa. Per ritrovarsi. Ma anche per perdersi meglio<br />

Bo-Ra / Marjanne Satrapi<br />

Al Museo d’Arte di Ravenna (via Roma<br />

13) c’è Il velo di Maya-Marjanne<br />

Satrapi o dell’ironia dell’Iran, mostra<br />

con 80 tavole originali della fumettista.<br />

In occasione dell’esposizione l’artista, il<br />

2 ottobre alle 18, incontra il pubblico<br />

alla Sala Borsa di Bologna (piazza<br />

Nettuno) per discutere sul mondo sul<br />

fumetto e della situazione del suo<br />

paese. Workshop per fumettisti il 4-5<br />

ottobre. 3 ottobre al 2 novembre<br />

MILANO / Festival Teatro d’Europa<br />

Omaggio a San Pietroburgo in questo<br />

scorcio di autunno 2003. Tre nomi<br />

bastano: Peter Brook, Patrice<br />

Chéreau, Lev Dodin, con spettacoli e<br />

testi che hanno celebrato la grande<br />

cultura russa. Poi, ovviamente, anche<br />

danza e cinema con i danzatori del<br />

Muzskoj Ballet (tutti uomini). Debutto<br />

alla grande con Ta main dans la mienne<br />

di Brook. Tutto su www.piccoloteatro.org.<br />

8 ottobre - 10 novembre<br />

non si campa. Per il resto, come non ci stancheremo mai<br />

di dire, questa guida è una mappa. E sappiamo anche<br />

che una mappa può servire a orientarsi, ma anche a<br />

perdersi con più cognizione di causa. Le esplorazioni,<br />

le gite fuori dal seminato, la ricerca di quel che non ti<br />

aspetti sono una passioncella che ci consuma. Dunque<br />

non è detto che qui si trovi automaticamente tutto ciò<br />

di cui si parla in giro, ma magari la stranezza che altri<br />

non considerano, e un’attenzione a quelle produzioni<br />

culturali più di nicchia e meno istituzionali. È una guida,<br />

non un catalogo. E la guida sceglie e valuta. Così, se<br />

qualcuno trova qui dentro un consiglio interessante, bene.<br />

Se invece si perde e trova qualcos’altro, meglio ancora.<br />

Ce lo faccia sapere. Buon viaggio e se vi perdete,<br />

fate un fischio: verremo volentieri a perderci anche noi.<br />

A.R.<br />

Mike Kelley<br />

alla galleria Emi<br />

Fontana di Milano<br />

(tel. 02-58306855)<br />

presenta una<br />

nuova serie<br />

di quadri mosaico<br />

“Memory Wares”<br />

e altri lavori a<br />

parete chiamati<br />

“Carpet Paintings”.<br />

Dal 2 ottobre all’8<br />

novembre<br />

TEATRO, CINEMA E UN TOCCO <strong>DI</strong> IRAN<br />

TORINO / Festival Cinemambiente<br />

Nelle tre sale del Cinema Massimo insieme<br />

ai lungo e cortometraggi debutta<br />

una nuova sezione riservata ai<br />

documentari. Tra tutto anche un’anteprima<br />

di video selezionati per far parte<br />

del programma del prossimo Social<br />

Forum Mondiale, che si svolgerà in<br />

India nel gennaio 2004. Poi b-movies<br />

proto-ambientalisti ed ecokids per ragazzi.<br />

Info su www.cinemambiente.it.<br />

17 - 24 ottobre<br />

URBAN 45


46 URBAN<br />

FNAC HITS<br />

Lo scaffale “world” dei ne<br />

gizi Fnac macina in continuazione<br />

suoni dal mondo.<br />

Tornato dalle vacanze,<br />

il popolo musicofilo si è<br />

catapultato a farne incetta.<br />

Ecco i più venduti<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

AVENTURA<br />

We broke the rules<br />

TRIBALISTAS<br />

Tribalistas<br />

EASY STAR ALL STARS<br />

Dub side of the moon<br />

MARKSCHEIDER<br />

KUNST<br />

Krasivosleva<br />

HORACE ANDY<br />

Mek it bun<br />

ARTISTI VARI<br />

Red hot riot<br />

SUSHEELA RAMAN<br />

Love trap<br />

AFRICANDO<br />

Martina<br />

ARTISTI VARI<br />

Brazilian night<br />

OJOS DE BRUJO<br />

Bari<br />

TROTTOLINO?<br />

Guarda un po’ come va il<br />

mondo. C’era una volta il<br />

Trottolino amoroso (du-dudu,<br />

da-da-da) che faceva ridere<br />

tutti e lo si prendeva in<br />

giro di brutto. Sarà che il<br />

Maestro Minghi si prende<br />

tanto sul serio che – per contrappasso<br />

– lo fa solo lui.<br />

Oppure sarà che quel trottolino<br />

era troppo anche per gli<br />

encefalogrammi più piatti.<br />

Fatto sta che ora ci ritroviamo<br />

il trottolino programmato<br />

in eavy rotation sulle tivù del<br />

regno, trasformato da sdilinquimento<br />

post traumatico da<br />

amour fou a ironico tormentone<br />

portatore sano di nonsense<br />

nella pubblicità della<br />

tivù via satellite Sky. Ecco: la<br />

pubblicità ruba le musiche, le<br />

banalizza, ma anche le lancia,<br />

e ci sono canzoni di cui pochi<br />

si sarebbero accorti se non<br />

fossero usate per vendere<br />

qualcosa. Questa volta, invece,<br />

lo spot nobilita, rilegge e<br />

reinterpreta. “Così fa ridere!”,<br />

si saranno detti i creativi. È<br />

vero, finalmente fa ridere. E il<br />

trottolino trova la sua giusta<br />

dimensione. Era l’ora!<br />

R.G.<br />

MUSICA<br />

MIRACOLO RAPTURE<br />

L Funk bianco, stile<br />

punk, groove nuovo<br />

con sapori antichi.<br />

Un mix strabiliante<br />

, INCROCIO DEI SUONI<br />

RAPTURE<br />

Echoes<br />

DFA/ Universal<br />

Se per caso siete già in possesso<br />

di questo disco, sarebbe interessante<br />

studiare la vostra reazione<br />

nel momento in cui House of jealous<br />

lovers sfuma per far posto al<br />

groove di Echoes: se non inizierete<br />

a muovere la testa a tempo e<br />

tamburellare le dita su qualsiasi<br />

superficie disponibile probabilmente<br />

sarà perché avete un<br />

ghiacciolo al posto del cuore.<br />

In effetti, è assolutamente impossibile<br />

restare indifferenti<br />

ascoltando Echoes, seconda<br />

prova dei Rapture, quattro giovani<br />

ritrovatisi a New York, che<br />

dopo un debutto tutto sommato<br />

non trascendentale a nome<br />

Mirrors, ormai datato a quattro<br />

primavere or sono, sono divenuti<br />

di colpo l’oscuro oggetto del<br />

desiderio di ogni casa discografica<br />

che si rispetti, grazie a una<br />

serie di clamorosi singoli, fra cui<br />

la “casa degli amanti gelosi” di<br />

cui sopra, in grado di sconvolgere<br />

i dancefloor e le radio più<br />

trendy del creato.<br />

Tanta attenzione non è per niente<br />

gratuita, infatti Echoes è dav-<br />

Previsioni shock: ciò che ci aspetta peggio di quello che abbiamo? Madeddu provoca...<br />

Stanchi di nu metal, chillout,<br />

neofolk, ska-core e tutti gli altri<br />

generi così primi anni ’00? Ecco<br />

tutte le tendenze previste dai<br />

guru di Ibiza e Detroit. Lo stile<br />

più in voga sarà il metal latino:<br />

maracas suonate con estrema<br />

violenza, feroci assoli di nacchere,<br />

testi scritti a quattro mani da<br />

Ozzy Osbourne e Jarabe de<br />

Palo (“Buena chiquita mi amor –<br />

burn in hell – muchacha querida<br />

y linda y simpatica – you’re a<br />

bitch”). In discoteca impazzeranno<br />

il taranteggae, sapiente alchimia<br />

che rallenta la tarantella<br />

vero il perfetto incontro fra due<br />

delle principali pulsazioni che<br />

hanno segnato la musica negli ultimi<br />

20 anni: i ritmi sincopati di<br />

quel funk bianco, così freddo e<br />

nervoso, che aveva incendiato<br />

New York all’inizio degli anni ’80<br />

e l’incedere tribale della house.<br />

Un incrocio esplosivo riletto in<br />

chiave tipicamente punk, nell’attitudine<br />

ancora prima che nel suono,<br />

anche grazie a una voce al vetriolo<br />

che spesso ricorda paro pa-<br />

in modo inverosimile per ballarla<br />

fattissimi, e il trendissimo genere<br />

equo and solidal: ossessivi,<br />

martellanti ritmi ottenuti percuotendo<br />

marmellate e cacao in<br />

polvere: “Sono le vibre di una<br />

nuova epoca, di una nuova generazione<br />

che vuole risposte”,<br />

ci diranno. Scommettiamo?<br />

Mutazione in vista invece per il<br />

genere r’n’b: gli americani lo<br />

chiameranno definitivamente<br />

rhythm’n’bleah. “Fa ancora più<br />

schifo dell’r’n’b. Se voi europei<br />

digerite anche questo, siete<br />

pronti per l’hamburger al gua-<br />

ro l’ex-Rotten John Lyndon quando<br />

mollò baracca, burattini e<br />

Malcom Mc Laren per varare l’ammiraglia<br />

P.I.L. L’attenzione creatasi<br />

attorno al gruppo ha scatenato<br />

il solito gioco dei paragoni, e in<br />

effetti a cantare in Olio sembra<br />

che ci sia Robert Smith in libera<br />

uscita dalle session di Seventeen<br />

Seconds, per non ricordare i<br />

Television evocati da Love is all,<br />

ma a dispetto di realtà comunque<br />

notevoli come White Stripes o<br />

no”, dice Besugo Pupaz, producer<br />

di Detroit (con casa a Ibiza).<br />

Svolta nell’hip-hop: la nuova parola<br />

d’ordine nel rap è: acqua in<br />

bocca. Gli artisti continueranno<br />

a muovere la testa e indossare<br />

capi Nike, ma guai a chi parla –<br />

chiaro messaggio di insofferenza<br />

urbana. “Se becco uno dei<br />

miei niggaz a fare anche solo<br />

l’alfabeto muto lo crivello di colpi,<br />

man”, giura Puff Paff Pim<br />

Pum Zumpa Zumpa, leader della<br />

scena di Detroit (e della scenetta<br />

di Ibiza). I producer delle<br />

labels più “in” di Detroit (ma con<br />

Strokes, qui non si tratta di recupero<br />

delle tradizioni, o di neorock;<br />

anche i paralleli con band<br />

come Gang of Four o Pop Group<br />

– gente che il punk-funk l’ha praticamente<br />

brevettato – suona tutto<br />

sommato forzato. La sensazione<br />

che si ha scorrendo le tracce di<br />

Echoes è di trovarsi davanti a<br />

qualcosa che suona davvero nuovo.<br />

E terribilmente eccitante.<br />

ALEXIO BIACCHI<br />

sottopassaggio che li collega a<br />

Ibiza) giurano poi sull’affermazione<br />

delle atmosfere campagnol-ipnotiche<br />

dello stornell’n’bass,<br />

il cui profeta è un giovane<br />

di Frascati (con garage a Ibiza):<br />

Er Trichi. Nelle radio infine, il dj<br />

verrà quasi ovunque rimpiazzato<br />

da un imbecille. “Ci costano<br />

qualcosina in più, ma sono<br />

meno noiosi”, spiega Puccio T,<br />

proprietario della emittente<br />

più glamour di Ibiza, la<br />

Falsinbilancho FM.<br />

PAOLO MADEDDU<br />

DAVID BOWIE - REALITY<br />

DAVID BOWIE<br />

Reality<br />

Sony<br />

Cari bowiani (e non bowiani), eccoci<br />

qua. Il nuovo album del nostro<br />

eroe è arrivato, ha un titolo<br />

che da solo può far parlare più<br />

delle canzoni (“Poca realtà è rimasta<br />

uguale alla sua vecchia<br />

definizione”) e delle canzoni<br />

scritte a getto continuo a New<br />

York, nella prima metà del<br />

2003, prodotte da quel Tony<br />

Visconti che oltre a Heaten aveva<br />

già firmato album clamorosi<br />

come Scary Monsters. Il tentativo<br />

di Reality è quello di rappresentare<br />

una buona raccolta di<br />

canzoni da suonare live, ammorbidendo<br />

il contesto generale e<br />

allontanandosi dai suoni taglienti<br />

e allucinati del precedente<br />

Heaten. Bowie ripristina il suo<br />

semi-falsetto da bimbo in fasce<br />

e lo affianca ai toni ben più inquietanti<br />

del Duca Bianco, ma in<br />

generale l’album suona decisamente<br />

solare. Il pezzo più bello<br />

è la titletrack, con il vecchio<br />

Bowie che torna a farci vedere<br />

chi è. Ma è soltanto un attimo. Il<br />

resto, all’orecchio di noi bowiani,<br />

sembra spesso bella routine.<br />

LUCA BERNINI<br />

CHINGY<br />

Jackpot<br />

Capitol - EMI<br />

Il nuovo sfidante dell’hip hop si<br />

chiama Chingy, viene da St.<br />

Louis e gira già da qualche tempo<br />

nell’orbita di Nelly, fenomeno<br />

sbancaclassifiche che lo ha accolto<br />

in tour con sé. Jackpot è la<br />

Per tutti gli orfani di<br />

zio Joe: il nuovo disco<br />

con i Mescaleros<br />

JOE STRUMMER & THE<br />

MESCALEROS<br />

Streetcore<br />

Hellcat Records - Spin-go<br />

Brutto bastardo di uno<br />

Strummer, avevi ragione tu.<br />

Streetcore ti racconta per l’ultima<br />

volta così come eri, e non è un caso<br />

che tutti i tuoi dischi siano veri<br />

come fotografie scattate bene: a<br />

CHINGY- JACKPOT<br />

sua dichiarazione d’intenti, dalla<br />

quale traspare una fede incondizionata<br />

per la triade donne-feste-champagne,<br />

con corredo di<br />

gioielleria di famiglia (catene al<br />

collo e pistole in tasca), automobili<br />

d’epoca modificate e ogni<br />

altro tipo di gangsta-optional.<br />

Il singolo al momento è Right<br />

thurr, ma c’è tutto un album<br />

da saccheggiare in futuro.<br />

Funzionerà? Certo, come gli altri,<br />

l’atmosfera dell’album “a tutto<br />

party” e un paio di video ben<br />

fatti aiuteranno non poco l’impresa,<br />

e il giovane Chingy diventerà<br />

il nuovo idolo delle folle.<br />

Nell’anno d’oro dell’hip hop è<br />

giusto che chi può raccolga il<br />

suo tributo, e in questo il rapper<br />

di St. Louis sembra meglio di<br />

molti altri.<br />

LUCA BERNINI<br />

RANCID<br />

Indestructible<br />

Hellcat Records - Spin-go<br />

Temevamo ormai che Rancid si<br />

fossero immolati a un suicidio<br />

commerciale e artistico: dopo un<br />

album bellissimo e completo come<br />

Life Won’t Wait – banale dirlo,<br />

ma il loro Sandinista! – sono<br />

incappati in un disco perlomeno<br />

modesto come l’omonimo<br />

Rancid, in cui l’ammirazione per<br />

i Clash si trasfomava spesso in<br />

una sorta di parodia dei GBH.<br />

A mettere le cose a posto arriva<br />

adesso Indestructible, in cui ritorna<br />

l’amore per lo ska (ma non<br />

skacore, per fortuna), il reggae, il<br />

folk, generi che spesso si incrociano<br />

felicemente con il classico<br />

street punk clashiano della<br />

volte belle, a volte brutte, ma<br />

sempre nitide. Streetcore dice<br />

che eri un teddy-boy di strada attaccabrighe<br />

e romantico; il marinaio<br />

del ferry che tutti abbiamo<br />

preso per andare in Inghilterra,<br />

appoggiato al boccaporto con lo<br />

stuzzicadenti in bocca, i tatuaggi<br />

e la birra in mano; il vicino di pub,<br />

giacca di pelle nera e capello impomatato,<br />

amichevole e appassionato<br />

nei racconti; l’innamorato<br />

della sua chitarra e della musica,<br />

l’uomo del reggae, del punk, della<br />

world music e dell’inestinguibile<br />

fiamma del rock; l’artista che su<br />

PEACHES - FATHERFUCKER<br />

band. Tornano, anche se non per<br />

tutto il cd, soprattutto delle belle<br />

canzoni, piene di speranza, coraggio,<br />

rabbia. Canzoni che fanno<br />

bene al cuore.<br />

ALEXIO BIACCHI<br />

Peaches si traveste da donna<br />

barbuta e mette in scena la sua<br />

versione della grande truffa del<br />

rock’n’roll, mischiando elettronica<br />

minimale, riffacci di chitarra e<br />

testi ridotti all’osso. E nei video<br />

inclusi nel cd sembra un’invasata<br />

uscita da un vecchio film di John<br />

Waters. Il miscuglio è tutto sommato<br />

riuscito e probabilmente irriterà<br />

genitori bigotti e categorie<br />

affini. In Kick it c’è pure Iggy Pop,<br />

uno che non manca mai quando<br />

si fa un po’ di casino.<br />

PAOLO GIOVANAZZI<br />

KRAFTWERK<br />

Tour de France Soundtracks<br />

Astralwerks – EMI<br />

Da un’idea nata oltre 20 anni fa<br />

(vedi l’omonimo ep pubblicato<br />

nel 1983) e a 17 anni di distanza<br />

dall’ultimo album in studio,<br />

tornano gli aristocratici dell’elettronica:<br />

i Kraftwerk. Se vi siete<br />

lasciati intimidire dalle premesse<br />

state sbagliando, Tour de France<br />

Soundtracks è un disco incredibilmente<br />

attuale. La formula<br />

porta il classico marchio degli<br />

studi Kling-Klang: ripetizioni, architetture<br />

minimal, vocoder con<br />

“krauti” e suoni raffinati maniacalmente.<br />

Già alla seconda tappa<br />

(nell’album ce ne sono tre) è<br />

questo album regala gemme come<br />

Ramshakle day parade, Coma<br />

girl, Burnin’ streets, Long shadow,<br />

canzoni degne di un grande autore;<br />

il cane randagio, il cialtrone,<br />

il Jake La Motta del rock, che preferisce<br />

sgolarsi fino all’alba piuttosto<br />

che nascondersi dietro un<br />

“va tutto bene”; il poeta urbano,<br />

l’artista che guarda avanti con entusiasmo<br />

e indietro con nostalgia.<br />

Uno che dice “fuck” ogni cinque<br />

parole e chiede di continuo da<br />

bere, che ha giocato d’anticipo<br />

anche sulla sua morte, incidendo<br />

Redemption song di Bob Marley e<br />

ROBERTO ANGELINI - ANGELINI<br />

chiaro che i “vecchi” Ralf, Florian<br />

& Co. la bicicletta la conoscono<br />

bene e sanno anche filare sulla<br />

lunga distanza! C’è l’ipnosi bionica<br />

di Elektro kardiogram, il<br />

tunnel synth’n’beat di Aéro dinamik,<br />

ma la pedalata più piacevole<br />

è senza dubbio quella fatta<br />

con il singolo nelle orecchie.<br />

Oltre che in bici ottimo da ascoltare<br />

in casa, in auto, in metro…<br />

da soli o con amici.<br />

ALESSANDRO DE ANGELIS<br />

Roberto Angelini si era attirato<br />

simpatie con Il signor domani,<br />

il suo esordio discografico da<br />

cantautore sofferente un paio<br />

di anni fa. Poi prima dell’estate<br />

era arrivato il tormentone black<br />

style di Gattomatto, e le teste<br />

si sono girate. “Ma chi, quello<br />

che due anni fa…?”. Ebbene sì,<br />

è proprio lui, la rivoluzione in<br />

termini di arrangiamenti prosegue<br />

in questo secondo album,<br />

più vivace e pop-soul rispetto<br />

al precedente. Ci sono canzoni<br />

buone, qua sopra, che dimostrano<br />

come Angelini sia ragazzo<br />

di talento, e canzoni poco<br />

più che mediocri, che dimostrano<br />

invece come spesso in Italia<br />

si tiri a lavorare dei singoli e a<br />

infischiarsene della qualità<br />

complessiva di un album. Ma<br />

allora perché fare album?<br />

Comunque appuntatevi 12<br />

anni, Solo con te e Non fingere,<br />

che sono veramente dei bei<br />

momenti.<br />

LUCA BERNINI<br />

NUOVE MODE? MA PER CARITA! STRUMMER< IL GRANDE POSTUMO<br />

PEACHES<br />

Fatherfucker<br />

XL Recordings<br />

ROBERTO ANGELINI<br />

Angelini<br />

Virgin<br />

un vecchio brano di Bobby<br />

Charles, Before I grow old, che qui<br />

si chiama Silver and gold, e che<br />

dice “devo sbrigarmi a fare tutto<br />

prima che diventi troppo vecchio”.<br />

Sì, perché eri soprattutto<br />

innamorato della vita, Joe<br />

Strummer, e la divoravi in tutta la<br />

sua bellezza. E allora sarà il caso<br />

di cambiarla una volta per tutte<br />

quella frase. Avevi ragione tu, a<br />

50 anni. Altro che nichilismo da<br />

ragazzini: life is beautiful and<br />

then you die.<br />

LUCA BERNINI<br />

ROMA<br />

CONCERTI<br />

a cura di Baby Chase<br />

MILANO<br />

Jane’s Addiction<br />

13 ottobre, Alcatraz<br />

Info: www.clearchannel.it<br />

Elvis Costello<br />

20 ottobre, Teatro Manzoni<br />

Info: www.teatromanzoni.it<br />

David Bowie<br />

23 ottobre, FilaForum<br />

Info: www.clearchannel.it<br />

Ben Haerper + Placebo<br />

26 ottobre, FilaForum<br />

Info: 02-45700466<br />

02-45709808<br />

Patty Smith<br />

27 ottobre, Teatro Manzoni<br />

Info: www.teatromanzoni.it<br />

Dissonanze Festival<br />

1-4 ottobre, Chiostro<br />

Bramante e/o ex-Mattatoio<br />

Info: www.dissonanze.it<br />

David Sylvian<br />

10 ottobre, Teatro Olimpico<br />

Info: 06-3265991<br />

Bob Dylan<br />

1 novembre, Palalottomatica<br />

Info: www.clearchannel.it<br />

<strong>NAPOLI</strong><br />

Cat Power<br />

31 ottobre, Galleria Toledo<br />

Info: www.catpowermusic.com<br />

BOLOGNA<br />

David Sylvian<br />

11 ottobre<br />

Teatro Medica Palace<br />

Info: www.barleyarts.com<br />

dj Santos<br />

18 ottobre, Il Cassero<br />

Info: www.cassero.it<br />

TORINO<br />

Paolo Benvegnù<br />

5 ottobre, FNAC<br />

Info: 011-5516711<br />

David Sylvian<br />

8 ottobre, Teatro Colosseo<br />

Info: www.barleyarts.com<br />

URBAN 47


Kabeljau / Claudia Blum - Pictoplasma<br />

ME<strong>DI</strong>A<br />

ARTE NEL CAFFE<br />

TAZZE <strong>DI</strong> STRADA immagini<br />

Tutti maneggiamo<br />

ogni giorno la vecchia<br />

tazzina. Eccola ora<br />

vestita di tag e graffiti<br />

Tazzine. Totò le aveva usate per<br />

spiegare la lotta di classe a<br />

Peppino nella Banda degli onesti:<br />

chi ci mette due cucchiaini è un<br />

galantuomo, chi approfitta della<br />

zuccheriera un pescecane.<br />

Danesi, più modestamente, per<br />

promuovere un restyling del marchio<br />

ha deciso di farle disegnare<br />

da alcuni writer romani. E così la<br />

crew di Why Style ha portato colori,<br />

disegni e tag dai muri della<br />

città a quelli... delle tazzine.<br />

Insomma, dai treni della metro-<br />

politana, che fanno viaggiare i<br />

passeggeri ma pure i pezzi disegnati<br />

dai graffitari, alle tazzine di<br />

Danesi, che si presume passino<br />

di mano in mano portandosi<br />

dentro, insieme al caffè, pure un<br />

pezzo di città.<br />

L’idea, nata anche dai creativi di<br />

Drago Arts, non è tra quelle che<br />

si possano considerare proprio<br />

nuove – do you remember Illy? –<br />

ma i risultati sono comunque ottimi.<br />

Se poi volete dargli un’occhiata<br />

di persona, potete sempre<br />

fare un salto al Salone<br />

Internazionale del Caffè (Milano,<br />

14-18 novembre). Lì, allo stand<br />

Danesi (progettato dallo studio<br />

p+r+v, lo stesso che ha curato<br />

l’allestimento della mostra di Ed<br />

IL PINGUINO NEL TELEFONO<br />

Se cercate una suoneria nuova, provate alla British Library. Raccomandato dalla Regina<br />

Miagola. Gracchia. Ulula ma, se<br />

necessario, può anche grugnire.<br />

Il trend, in Inghilterra, parla chiaro:<br />

le suonerie dei cellulari più<br />

alla moda parlano la lingua della<br />

giungla, della foresta e dell’oasi<br />

desertica. Quaranta voci bestiali<br />

(compreso il sibilo del cobra all’attacco<br />

e il chiacchiericcio dei<br />

pinguini in amore sul pack) messe<br />

a disposizione di due operatori<br />

del settore – iTouch e<br />

Templeton a Roma) troverete i lavori<br />

di Pane, Stand, Nico, Joe e<br />

Scarful... Gli stessi che si raccontano<br />

in prima persona (insieme<br />

ad altri graffitari) in Writing metropolitano<br />

(a cura di Stefano<br />

Monfeli e Monia Capuccini,<br />

Stampa Alternativa, 20 euro).<br />

Storie divertenti e a volte paradossali<br />

(“Un giorno ci ritrovammo<br />

in venti a discutere con due suore<br />

che non volevano mollare il muro”)<br />

che raccontano di una città<br />

parallela, quella dei writer, di spazi<br />

urbani spesso sconosciuti ai<br />

più, di casermoni di periferia e di<br />

tunnel della metropolitana.<br />

È così che l’Anagnina, per la<br />

maggior parte dei romani il deposito<br />

dei treni della linea A<br />

Mobiletones – dalla madre di<br />

tutte le biblioteche del regno: la<br />

British Library. Un’istituzione anche<br />

per Buckingham Palace, e<br />

che oggi cede parte del suo patrimonio<br />

alla tecnologia d’accatto.<br />

Quella delle musichette per<br />

telefonini. “Ma abbiamo oltre<br />

100 mila effetti sonori strabilianti”<br />

commenta festoso Richard<br />

Raft, responsabile del settore<br />

WildlifeSounds per la Library.<br />

punto e basta, si trasforma invece<br />

per i writer, un’estate di<br />

qualche anno fa, in una sorta di<br />

laboratorio di sperimentazione<br />

artistica dove passare intere domeniche.<br />

E la stazione di Nomentano diventa,<br />

solo per i graffitari è chiaro,<br />

una Hall of Fame che, non<br />

fatevi ingannare dai vostri riflessi<br />

condizionati, non c’entra niente<br />

con Hollywood: è invece, nello<br />

slang dei writer, un luogo dove<br />

si possono dipingere anche<br />

di giorno pezzi complessi.<br />

Un mondo parallelo, appunto.<br />

Con il suo linguaggio, le sue gerarchie,<br />

i suoi luoghi.<br />

ANDREA DAMBROSIO<br />

“Finalmente possiamo mettere a<br />

disposizione di tutti il nostro archivio.”<br />

Il servizio, of course,<br />

non è gratuito. Per scaricare il<br />

canto dell’upupa o il nitrire della<br />

zebra, si pagano fino a 4 sterline.<br />

E bisogna avere un cellulare<br />

d’ultima generazione. Poi, il gioco<br />

è fatto. Dio salvi il re della foresta<br />

e il suo ruggire.<br />

DANIELA AMENTA<br />

tratte dal libro Propaganda - writing&skateboardding, Drago Art & Comunications ©<br />

SMAU<br />

In attesa di un<br />

mondo wi-fi,<br />

giochi e joystick<br />

per tutti<br />

Nel mare grande dello Smau<br />

(www.smau.it), che torna a<br />

Milano da giovedì 2 ottobre a<br />

lunedì 6 (ingresso aperto al<br />

pubblico sabato 4 e domenica<br />

5), l’importante è tenere ben<br />

dritta la rotta su quello che veramente<br />

interessa. Tra i mille<br />

percorsi tematici, come<br />

Comunicazioni e internet (tra<br />

cui wi-fi, cellulare prossimo<br />

venturo, ufficio mobile),<br />

Impresa e business, Tecnologia<br />

e vita quotidiana (da vedere il<br />

sorpasso degli schermi piatti,<br />

il videogioco prossimo venturo<br />

e il dvd), Servizi al cittadino<br />

e istituzioni e molto altro ancora,<br />

ce ne sono alcuni particolarmente<br />

golosi.<br />

In primis Smau ILP (padiglione<br />

15/2), manifestazione interamente<br />

dedicata al mondo dei<br />

videogiochi. E qui grandi soddisfazioni<br />

per i principianti<br />

brocchi e i videogiocatori<br />

esperti. La kermesse, una delle<br />

più importanti a livello europeo,<br />

si prefigge di avvicinare<br />

anche i più riottosi al grande<br />

mondo del gaming. Quattro gli<br />

spazi principali: un’area tornei<br />

con più di 1.500 videogiocatori<br />

impegnati in una competizione<br />

gigante; un’area espositiva<br />

con animazione, electronic entertainement<br />

con internet, networking,<br />

videogiochi su pc e<br />

console; un’area academy con<br />

tutor per i novellini e isole di<br />

gioco e un videogame shop.<br />

E per la signora che nel frattempo<br />

batte il piedino e aspetta?<br />

Giretto per La casa intelligente,<br />

tra lettori, sensori a infrarossi,<br />

telecamere, elettrodomestici<br />

che colloquiano con<br />

abitanti, contatori e computer e<br />

un trionfo di sicurezza in caso<br />

di guasti o ladri.<br />

ILARIA VECCHI<br />

URBAN 49


LIBRI<br />

immagine tratta dalla copertina del libro MIRACOLOSA<br />

ALICE<br />

rebbe – soprattutto alle donne.<br />

Ci sono diversi racconti che parlano<br />

di morte, malattia, vecchiaia,<br />

e questo rende la raccolta<br />

non amena né leggera: potremmo<br />

parlare di materia dolorosa<br />

ma non è così. È la vita, che altrove<br />

racconta di amore, sesso,<br />

crescita, felicità, che mostra l’altro<br />

suo, necessario, volto, l’inizio<br />

come la fine delle cose. E la narratrice<br />

lo fa sempre con grande<br />

onestà, senza smancerie, senza<br />

sbavature lacrimevoli, senza le<br />

oscene furbizie a cui il mercato ci<br />

ha abituati (vedi il caso di tante<br />

narrazioni mostruose e a effetto)<br />

ma scegliendo, al contrario, una<br />

lingua sempre precisa (ci uniamo<br />

ai numerosi elogi per la traduzione<br />

di Susanna Basso).<br />

Osannata dalla<br />

critica, la Munro sa<br />

raccontare la vita<br />

come pochi altri.<br />

Un tesoro canadese<br />

NEMICO, AMICO, AMANTE…<br />

Alice Munro<br />

Einaudi – 315 pp., 18 euro<br />

Per recensirla, in Italia ma anche<br />

nel mondo, sono state usate<br />

parole come “misterioso”,<br />

“miracoloso”, “invisibile tocco”.<br />

È stata paragonata a grandi come<br />

Flannery O’Connor, Checov,<br />

Carver, Tolstoj, per cercare di<br />

dar conto della sua bravura e<br />

far passare, con forza, l’idea che<br />

PALUDE<br />

John Connolly<br />

Rizzoli – 464 pp., 17,50 euro<br />

Dimentichiamoci, se possibile<br />

(ma è difficile visto che quello<br />

del detective Charlie Parker è<br />

un ciclo e quindi tratti e spiegazioni<br />

sul passato saltano<br />

continuamente fuori), l’orripilante<br />

e incredibile Tutto ciò che<br />

muore, ove moglie e figlia del<br />

protagonista venivano trucida-<br />

si tratti di un’autrice destinata a<br />

diventare un classico.<br />

L’editore Einaudi, che ha pubblicato<br />

anche la raccolta di racconti<br />

Il sogno di mia madre (ma la scoperta<br />

dell’autrice si deve alla<br />

Tartaruga, con Segreti svelati,<br />

Stringimi forte, non lasciarmi andare<br />

e La danza delle ombre felici),<br />

ha usato in copertina lo strillo<br />

di un autore molto in voga e fortunato,<br />

l’americano Jonathan<br />

Franzen. Nonostante Franzen<br />

serva ultimamente a sponsorizzare<br />

tonnellate di libri, è da rilevare<br />

la sincerità della sua ammirazione<br />

(Alice Munro viene definita<br />

“la più grande narratrice vivente<br />

del Nord America”) che rispecchia<br />

il parere della critica e la<br />

stima dei colleghi scrittori.<br />

Connolly continua la sua saga dell’investigatore e del diavolo. Una Palude di cattiveria<br />

te e scuoiate da un killer chiamato<br />

“il viaggiatore”. Ma ci<br />

tocca ricordare, e stavolta non<br />

è cosa riprovevole, Gente che<br />

uccide, perché il vecchio Aaron<br />

Faulkner, malvagissimo e carismatico<br />

predicatore e costruttore<br />

di Bibbie in pelle preferibilmente<br />

umana, padre di una<br />

mostruosa coppia di gemelli<br />

mezzi ustionati mezzi maniaci<br />

di ragni velenosi, forse ha una<br />

possibilità di uscire di galera.<br />

Nemico, amico, amante…, che<br />

dà il titolo alla raccolta, è il primo<br />

racconto ed è davvero una<br />

short story assai compatta, e<br />

ricca, e perfetta. Ci sono personaggi<br />

molto interessanti, dalla<br />

matura Johanna che prepara le<br />

sue sobrie nozze, alla ragazzina<br />

sapiente e annoiata Edith, e<br />

situazioni non banali.<br />

Sentimenti raccontati in profondità<br />

– attese adulte, noia<br />

adolescenziale, delusioni e rancori,<br />

crudeltà e compassione – e<br />

toni che si chiariscono frase dopo<br />

frase. E c’è il paesaggio canadese,<br />

con la sua storia di territorio<br />

abbastanza “nuovo” e<br />

per certi versi intatto, con la<br />

frontiera ancora selvaggia a regalare<br />

forza e passione – par-<br />

Dal Maine, arriva allora nella<br />

Carolina del Sud, il buon<br />

Charlie Parker coi suoi fidi pistoleri<br />

gay Angel e Louis.<br />

Avrebbe pur diritto, quel pover’uomo,<br />

a ricominciare la sua<br />

vita con una nuova compagna<br />

incinta. E no. I lettori lo vogliono<br />

in pista e l’irlandese John<br />

Connolly si rimbocca le maniche<br />

e apre il suo sgabuzzino<br />

dei mostri pescando nei più<br />

pregiati barattoli di tormalina:<br />

C’è anche, in Alice Munro (classe<br />

1931 e una bella foto sorridente<br />

con un vaporoso casco di<br />

capelli candidi), la capacità meravigliosa<br />

di raccontare la sensualità<br />

femminile: nel racconto-capolavoro<br />

Ortiche, tripudio di infanzia<br />

e naturalità rurale a sovrastare<br />

le pieghe più amare dell’esistenza<br />

“da grandi”, il primo amore<br />

è narrato in pagine indimenticabili.<br />

Una guerra fra bande di<br />

ragazzini a base di palle di fango,<br />

con le femmine nelle retrovie<br />

a preparare le munizioni e fare<br />

da infermiere, spiega e illumina<br />

in pochi, semplicissimi e meravigliosi<br />

passaggi, cosa può essere<br />

l’amore per una donna, sia essa<br />

una piccoletta di otto anni (con<br />

già, nel cuore, un affetto materno<br />

che sembrerà quasi una medicina<br />

alla futura paternità ferita<br />

del compagno di giochi), o una<br />

donna adulta e separata.<br />

Con tanti libri mediocri e brutti<br />

che ci sono in giro, questo gioiello<br />

proprio non va perso.<br />

CHARLIE PARKER E IL MALE VERO<br />

SILVIA BALLESTRA<br />

ustionati, sadici, razzisti, torturatori,<br />

pozze d’acido, i soliti ragnetti<br />

zampettanti in giro, fantasmi<br />

di ragazzine, muti telepatici<br />

che hanno buche umide<br />

piene di cose innominabili.<br />

Giusto. Se cattiveria dev’essere,<br />

se buio dev’essere, se palude<br />

dev’essere, che sia. Col suo<br />

corteo onirico e senza la ridicola<br />

e pretenziosa scienza<br />

esatta di americanissime tecnologie<br />

e scuole di polizia.<br />

HARD BOILED<br />

Chicago anni ’30,<br />

parodia geniale<br />

LA DAMA DELLA MORGUE<br />

Jonathan Latimer<br />

Einaudi serie noir<br />

296 pp., 9,30 euro<br />

Trama superclassica. Il cadavere<br />

di una bella ragazza scompare<br />

dalla morgue. Chi l’ha preso?<br />

E soprattutto chi è la morta? Si<br />

è suicidata o... eccetera eccetera.<br />

Ma per una volta la trama,<br />

per quanto ben congegnata,<br />

non è il dato centrale. Di strepitoso<br />

c’è, in questo giallazzo<br />

d’azione, la scrittura di Latimer,<br />

che – quando si dice essere sulla<br />

notizia – faceva il cronista al<br />

Chicago Examiner nel 1935,<br />

proprio in quella Chicago anni<br />

’30 diventata proverbiale. Ma<br />

c’è di più. Latimer, che fece lo<br />

scrittore, il giornalista, l’estensore<br />

di testi per i politici roosveltiani<br />

del New Deal e lo sceneggiatore<br />

per Hollywood, fa<br />

né più né meno che una strabiliante,<br />

esilarante e tesissima parodia<br />

dello stile hard boiled.<br />

Prende a piene mani da<br />

Chandler, copia, rimasterizza,<br />

pasticcia con gli originali e ne<br />

cava un ritmo accelerato e<br />

un’ottima caratterizzazione dei<br />

personaggi. I detective sono<br />

sempre sbronzi, le ballerine sono<br />

ballerine e furbette, i cattivi<br />

sono cattivissimi. Bill Crane, il<br />

personaggio centrale, sa passare<br />

da un party all’altro bevendo<br />

come una spugna, e intanto fare<br />

a cazzotti, scavare nottetempo<br />

nei cimiteri, inseguire macchine<br />

lanciate in città e – naturalmente<br />

– risolvere il caso. Più<br />

che un comune giallo, quello di<br />

Latimer fu un caso letterario, e<br />

non a caso il libro contiene anche<br />

uno scritto di Alberto<br />

Moravia e una lunga biografia<br />

dell’autore, che ebbe una vita<br />

abbastanza folle. Questo per dire<br />

che ne La dama della morgue<br />

potrete anche trovare qualcosa<br />

in più del romanzo noir.<br />

Ma anche se vi limitate al romanzo<br />

noir, fate un affare (e<br />

molte risate).<br />

A.R.<br />

URBAN 51


52 URBAN<br />

D , AUTORE<br />

Garcia Lorca<br />

letto all’iraniana<br />

Iraniana, Samira Makhmalbaf<br />

ha preso in prestito Garcia<br />

Lorca per titolare il suo nuovo<br />

film: Alle cinque della sera.<br />

Momento terribile e momento<br />

della verità. Che Samira ambienta<br />

a Kabul, dove ragazze<br />

della sua età devono districarsi<br />

tra tradizioni che ingabbiano<br />

e dopoguerra devastante.<br />

Storia intensa e drammatica<br />

che la ventitreenne Samira<br />

racconta ormai da veterana,<br />

pur con qualche indulgenza<br />

estetica reiterata. Alle spalle<br />

babbo Mohsen, scrutata dalla<br />

sorellina più piccola Hana,<br />

quindici anni, che ha realizzato<br />

una sorta di backstage (La<br />

gioia della follia, presentato a<br />

Venezia). La famiglia<br />

Makhmalbaf prosegue a scavare<br />

per disvelare le contraddizioni<br />

di un mondo contraddittorio.<br />

A complemento è annunciata<br />

anche l’uscita di<br />

Osama, di Siddiq Barmak, primo<br />

film afghano, su un’altra<br />

ragazza, costretta a travestirsi<br />

da uomo per poter sopravvivere,<br />

con il nome di Osama.<br />

A.C.<br />

GARZANTINA<br />

- Vede, il guaio con me è che<br />

non ho mai deciso se volevo<br />

essere Giovanna d’Arco,<br />

Florence Nightingale o<br />

Abramo Lincoln. (Katharine<br />

Hepburn, Incantesimo)<br />

- Io voglio che tu trovi la felicità<br />

e che smetti di divertirti.<br />

(Marilyn Monroe, Gli uomini<br />

preferiscono le bionde)<br />

- Quando una donna piange,<br />

due sono i motivi: o piange<br />

perché la sua vita è sconvolta<br />

o piange perché sta per sconvolgere<br />

la tua. (Valerio<br />

Mastandrea, Viola bacia tutti)<br />

- Non stia in ansia, signorina<br />

Wyeth: è tutto sotto controllo.<br />

- Non devo stare in ansia?<br />

Ansia è il mio secondo nome.<br />

(Victoria Jackson a Diane<br />

Keaton, Baby boom)<br />

- Dammi una bella ragazza in<br />

costume da bagno e io venderò<br />

rasoi ai barbudos di Fidel<br />

Castro. (Rock Hudson, Amore<br />

ritorna)<br />

- Conservati un po’ di pazzia<br />

per la menopausa. (Woody<br />

Allen, Provaci ancora Sam)<br />

FILM<br />

BERTOLUCCI: IL , 68<br />

COMINCIO AL CINEMA<br />

Dopo gli applausi<br />

e le stroncature<br />

di Venezia, The<br />

Dreamers arriva<br />

al cinema. Da vedere<br />

THE DREAMERS<br />

Bernardo Bertolucci<br />

Tanto si è detto e scritto sul<br />

’68. E molti fanno ancora oggi<br />

riferimento al maggio parigino<br />

per identificare il momento in cui<br />

tutto cominciò. Da qui, dall’immaginazione<br />

al potere a tutto il<br />

resto. Ci voleva un maestro<br />

come Bernardo Bertolucci per<br />

ristabilire, artisticamente, un briciolo<br />

di verità storica. Perché la<br />

scintilla non si verificò in qualche<br />

università o in qualche fabbrica.<br />

Ma alla Cinematheque Français.<br />

Diretta da Henry Langlois, l’uomo<br />

che trasformò il concetto<br />

stesso di Cineteca, non più solo<br />

conservazione, ma visione. Di<br />

ogni film, bello, brutto, entusiasmante,<br />

deprimente, geniale, ruf-<br />

fiano. Alla Cinematheque un’intera<br />

generazione aprì gli occhi sul<br />

mondo. E lo sguardo nuovo che<br />

ne uscì era diverso. Per questo<br />

quando il governo francese dell’epoca<br />

decise di rimuovere<br />

Langlois dall’incarico fu subito<br />

ribellione. Da parte della Francia<br />

della Nouvelle Vague, delle riviste<br />

di cinema, della cultura in<br />

generale, ma soprattutto dei<br />

giovani che affollavano le proiezioni.<br />

E fu scontro. Con le autorità.<br />

E con i suoi rappresentanti in<br />

divisa. Da lì parte Bernardo,<br />

sulla scorta del romanzo di<br />

Gilbert Adair, per raccontare i<br />

suoi sognatori, i suoi Dreamers.<br />

Sono due gemelli, Theo e<br />

Isabelle, figli di un poeta (a<br />

volte, come si dice, le coincidenze,<br />

visto che il padre di<br />

Bernardo è stato poeta famoso),<br />

cui si aggiunge Matthew (di<br />

nuovo un gioco, Teo e Matteo),<br />

il giovane californiano che deve<br />

imparare il francese e non si<br />

perde un film. Hanno ancora gli<br />

occhi sporchi di sonno e di<br />

sogni quando si incontrano e<br />

fanno amicizia. L’inizio del loro<br />

rapporto triangolare è tutto<br />

legato a quelle immagini viste<br />

sullo schermo.<br />

Citazioni, rimandi, scene rivissute,<br />

come se il cinema fosse<br />

qualcosa di vivo e non solo un<br />

gioco di luci di una pellicola<br />

impressionata. I genitori sono<br />

lontani. “Il fatto che Dio non<br />

esiste non ti autorizza a prenderne<br />

il posto”, replica secco<br />

Theo a papà. Il grande appartamento<br />

è tutto per loro, per<br />

cominciare a vivere. E fare<br />

sesso. Fuori comincia a infuriare<br />

la battaglia. Loro se ne stanno<br />

rintanati, spesso nudi, sempre<br />

disinibiti, in cerca di nuovi valori<br />

e nuovi equilibri.<br />

Poi arriva il sasso. La strada<br />

entra in casa (e questo non<br />

sarebbe stato perdonato ad<br />

altri registi). Volano le molotov.<br />

E una marea di uomini neri si<br />

lanciano minacciosi per distruggere<br />

ogni possibile sogno.<br />

Bertolucci torna sul luogo del<br />

delitto: Parigi. Dopo Il conformista<br />

e Ultimo tango a Parigi.<br />

Prende tre ragazzini: Louis<br />

Garrel, figlio del regista Philippe,<br />

Eva Green, figlia di Marlene<br />

Jobert, l’americano Michael Pitt,<br />

senza ascendenze, e impartisce<br />

loro una lezione di cinema a<br />

base di Fuller, Godard, Bresson,<br />

Chaplin, Keaton e molti altri.<br />

Sono dibattiti infuocati. Perché<br />

non si tratta solo di cinema, ma<br />

di concezione del mondo.<br />

Li fa ubriacare di vino d’annata e<br />

libertà. Di voglia di cambiare il<br />

mondo. Il mondo non è cambiato.<br />

La libertà rimane astratta. Il<br />

cinema si è impoverito.<br />

Eppure bisogna continuare a<br />

provare. A vivere, soprattutto.<br />

Senza rimpianti come canta Edith<br />

Piaf dando voce a Bertolucci che<br />

firma un film destinato a dividere.<br />

Padri e figli. Destra e sinistra.<br />

Uomini e donne. Perché non si<br />

parla solo di cinema. Forse per<br />

questo negli Usa rischiano di non<br />

vedere il film, nonostante i tagli<br />

promessi dal regista. La libertà<br />

su grande schermo sarebbe troppo<br />

eversiva. Viene preferita la<br />

violenza.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

IL GENIO DELLA TRUFFA<br />

IL GENIO DELLA TRUFFA<br />

Ridley Scott<br />

Nicolas Cage, devastato da tic e<br />

ossessioni, campa come truffatore<br />

in società con Sam<br />

Rockwell. Metodico, preciso, nevrotico,<br />

si ritrova la vita sconvolta<br />

dall’arrivo di una inaspettata<br />

figlia quattordicenne che mostra<br />

talento nello stesso ramo di papà.<br />

Da tempo Ridley Scott ha<br />

perso lo smalto dei tempi migliori,<br />

quando riusciva a realizzare<br />

titoli da storia del cinema.<br />

Ma la classe non è acqua, dategli<br />

un copione, seppure non<br />

proprio originale, comunque<br />

brillante, e lui saprà portare in<br />

porto il risultato. Come in questo<br />

caso. Complici un paio di<br />

istrioni come Rockwell e Cage e<br />

l’insospettabile Alison Lohman<br />

che, nonostante l’anagrafe (ha<br />

appena compiuto 24 anni), risulta<br />

una credibilissima teenager.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

LA LEGGENDA DEGLI<br />

UOMINI STRAOR<strong>DI</strong>NARI<br />

Stephen Norrington<br />

Per gli appassionati di fumetti le<br />

strisce di Alan Moore sono già<br />

culto. Non potevano rimanere<br />

estranee al cinema. Ci ha pensato<br />

Stephen Norrington, per lun-<br />

CALENDAR GIRLS<br />

Nigel Cole<br />

Calendar girls è humour britannico<br />

preso dalla realtà e trasformato<br />

in fiction. Protagoniste un manipolo<br />

di donne cinquantenni dello<br />

Yorkshire, affiliate al Women’s<br />

Institute, paludata e potente associazione<br />

femminile che organizza<br />

dibattiti sulla storia dei broccoli<br />

e sagre paesane. Una noia mortale.<br />

Che viene spazzata via quando<br />

una di loro perde il marito per<br />

leucemia. Per ricambiare la carineria<br />

del personale ospedaliero<br />

pensa di devolvere il ricavato del<br />

tradizionale calendario, fatto di<br />

chiese, paesaggi e fiori. Ma l’amica<br />

Chris ha un’idea balzana e brillante:<br />

posare nude nello svolgimento<br />

delle tipiche occupazioni<br />

BAD BOYS 2<br />

go tempo responsabile di effetti<br />

speciali, a trasporre la folle vicenda<br />

su grande schermo. La<br />

storia: in epoca vittoriana, per<br />

contrastare i diabolici piani di un<br />

cattivone che vuole avere il dominio<br />

della terra, sedicenti emissari<br />

britannici si affidano alla<br />

Lega. Hanno nove ore per salvare<br />

il mondo superando i loro individualismi.<br />

La lega è composta<br />

dal professor Quatermain (Sean<br />

Connery), il capitan Nemo<br />

(Naseeruddin Shah), l’uomo invisibile<br />

(Tony Curran), il dottor<br />

Jeckyll con il suo alter ego Mr.<br />

Hyde (Jason Flemyng), la draculesca<br />

vampira Mina (Peta<br />

Wilson), Tom Sawyer (Shane<br />

West), Dorian Gray (Stuart<br />

Townsend) reclutati da Richard<br />

Roxburgh.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

BAD BOYS 2<br />

Michael Bay<br />

Ci rifanno. Dopo il successo della<br />

prima avventura ritorna la<br />

squadretta antidroga composta<br />

da Will Smith e Martin Lawrence<br />

al servizio di Michael Bay come<br />

regista. Non sono molte le novità<br />

di un sequel che procede a ricalco,<br />

ripercorrendo strade già<br />

ampiamente battute. Cambia però<br />

il modo, perché ci sono se-<br />

femminili come fare marmellate.<br />

Un’ironica battaglia contro il conformismo<br />

che trasforma le mature<br />

signore dello Yorkshire. E le catapulta<br />

dalla sera alla mattina dall’anonimato<br />

alla fama mondiale.<br />

Le loro vite diventano altro da sé,<br />

il calendario va a ruba, all’associazione<br />

per la ricerca arrivano vagonate<br />

di quattrini. Compresi i diritti<br />

del film magistralmente interpretato<br />

da Helen Mirren e Julie<br />

Walters. Nigel Cole si è rifatto alla<br />

storia vera, aggiungendo solo notazioni<br />

di costume, puntando l’attenzione,<br />

più che sul calendario, il<br />

nudo, la mezza età, sullo stravolgimento<br />

delle vite di queste stupende<br />

e indomite signore di provincia,<br />

che, come dice il figlio di<br />

una di loro, “vanno capite, vivono<br />

un’età davvero difficile”.<br />

PRIMA TI SPOSO POI TI ROVINO<br />

quenze di inseguimenti automobilistici<br />

assolutamente mozzafiato,<br />

tra le migliori offerte dal cinema<br />

recente. Anche perché è<br />

stata scelta una tecnica più realistica<br />

anziché da effetti speciali.<br />

Per i fanatici di questo genere il<br />

divertimento è garantito, a condizione<br />

di non aspettarsi altro.<br />

Chi invece al cinema chiede<br />

qualcosa di più di straordinarie<br />

carambole d’auto e camion può<br />

tranquillamente astenersi.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

PRIMA TI SPOSO<br />

POI TI ROVINO<br />

Joel e Ethan Coen<br />

I fratelli più discoli e talentuosi<br />

del cinema contemporaneo made<br />

in Usa puntano ancora su Los<br />

Angeles. Nel mirino gli avvocati<br />

divorzisti e tutto il mondo dorato<br />

delle separazioni miliardarie. Loro<br />

dicono che si tratta di una commedia<br />

romantica. Non credetegli.<br />

Nonostante George Clooney e<br />

Catherina Zeta Jones destinati a<br />

tubare, il tono è quello corrosivo<br />

dei Coen. Battute a raffica e vetriolo<br />

a fiumi. Il geniale George<br />

sfodera denti da cacciatore,<br />

Catherine ondeggia seduttrice di<br />

idioti facoltosi. Il volto del matrimonio<br />

è il tribunale non l’altare.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

COMME<strong>DI</strong>A MESE PER MESE<br />

Inglesi, anziane e annoiate e un calendario per beneficenza. British style tutto da ridere<br />

LA LEGGENDA DEGLI UOMINI STRAOR<strong>DI</strong>NARI<br />

DAL MALI AL MISSISSIPPI<br />

Martin Scorsese<br />

Dopo l’episodio firmato da<br />

Wenders, approda su grande<br />

schermo quello di Scorsese, che<br />

ha voluto e prodotto questa serie<br />

di documentari per celebrare<br />

The Blues. Martin punta proprio<br />

alle radici di questa musica.<br />

Dalle sponde del Niger a quelle<br />

del Mississippi. Dalle grida nei<br />

campi ai canti di lavoro e i cori<br />

in chiesa. Alternando Ali Farka<br />

Tourè, Salif Keita, Habib Koitè e<br />

Taj Majal, Crey Harris, Othar<br />

Turner. Tutto per festeggiare<br />

l’anno mondiale del Blues.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

MIO COGNATO<br />

Alessandro Piva<br />

Dopo LaCapaGira, Alessandro<br />

Piva ha inventato due cognati (e<br />

due temperamenti) e li ha fatti<br />

scorrazzare per Bari alla ricerca di<br />

un’auto rubata. Piccolo monumento<br />

alla voglia di denaro facile,<br />

all’ostentazione di status symbol.<br />

Rubini è il cialtrone che cerca di<br />

galleggiare. Lo Cascio il pettinato<br />

che scopre un nuovo mondo. Dai<br />

vicoli della città, al matrimonio<br />

con gioco d’azzardo, al pronto<br />

soccorso con ambulanza taxi.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

JASON BIGGS<br />

L’American Pie man<br />

brillante con Woody<br />

Sinora Jason Biggs era conosciuto<br />

solo per le sue interpretazioni<br />

nella serie giovanilista<br />

e un tantino sboccacciata<br />

di American Pie.<br />

Giunta ormai al terzo episodio,<br />

Il matrimonio, in uscita<br />

in questo periodo anche sui<br />

nostri schermi. Sulla sua<br />

strada però, già segnata dal<br />

successo al botteghino, ha<br />

incrociato Woody Allen.<br />

Woody non solo lo ha reclutato<br />

per il suo nuovo film,<br />

Anything Else, per la parte<br />

del protagonista. In qualche<br />

modo, e nonostante le<br />

smentite, gli ha affidato se<br />

stesso. Nel film infatti Jason<br />

interpreta un giovane scrittore<br />

di battute brillanti, vessato<br />

dall’analista, strapazzato<br />

dalla compagna, succube<br />

dell’agente. Nonostante<br />

Jason sia più alto e fisicamente<br />

prestante, il suo personaggio<br />

sembra ricalcare<br />

l’Allen degli anni verdi.<br />

Woody, che oltre a dirigere il<br />

film è anche interprete (si<br />

chiama Dobel), per differenziarsi<br />

dal suo stereotipo e<br />

dal suo nuovo eroe questa<br />

volta si trasforma. Si vendica<br />

di due energumeni per<br />

un parcheggio, è fanatico<br />

delle armi, segue corsi di<br />

sopravvivenza, dimostra di<br />

possedere certezze assolute<br />

a proposito di qualsiasi argomento.<br />

L’irresistibile imbranato<br />

ha cambiato pelle<br />

e aspetto. Ma le battute di<br />

Jason sono ancora frutto del<br />

talento di Woody.<br />

A.C.<br />

URBAN 53


54 URBAN<br />

PLATEA<br />

Branciaroli classico<br />

e Ronconi 3+3<br />

IN EXITU<br />

Milano, Teatro Studio<br />

Nel decennale della morte di<br />

Testori non poteva rimanere<br />

silente proprio Franco<br />

Branciaroli che ne fu ultimo<br />

intimo interprete. L’omaggio<br />

è caduto sul testo cardine<br />

della ‘Brancatrilogia prima’,<br />

quello che costituì un evento<br />

quando venne recitato a fianco<br />

dell’autore ai piedi di una<br />

delle scalinate della Stazione<br />

Centrale milanese.<br />

23 ottobre - 2 novembre<br />

PECCATO<br />

CHE FOSSE PUTTANA<br />

Torino, Teatro Carignano<br />

Luca Ronconi rilegge con la<br />

chiave del doppio una delle<br />

più celebri tragedie dell’epoca<br />

elisabettiana. La sala teatrale<br />

si rispecchia nella scenografia,<br />

ciascun personaggio giovane<br />

trova corrispondenza nel carattere<br />

di un adulto, l’interpretazione<br />

di un cast di attori e<br />

attrici si alterna sera per sera<br />

a quella di un cast tutto maschile.<br />

Attenzione però! Lo<br />

spettacolo completo è concepito<br />

dall’unità delle due serate<br />

(3 ore + 3 ore...).<br />

14 ottobre - 23 novembre<br />

E SOTTOLINEO SE!<br />

Bologna, Teatro Duse<br />

Tra Pirandello e Broadway.<br />

Insieme il mostro sacro della<br />

canzone italiana Giorgio<br />

Calabrese, il talentuoso figlio<br />

d’arte Gianluca Guidi più il<br />

trio strumentale di Riccardo<br />

Biseo, per mettere in musica<br />

la vita degli attori in crisi d’identità.<br />

Ancora una storia di<br />

teatro nel teatro, ma con humour<br />

e disincanto. Chi sono<br />

gli attori? Cosa stanno recitando:<br />

la propria vita o solo<br />

il proprio ruolo? E in fondo:<br />

è così importante arrivare a<br />

una risposta?<br />

21 - 26 ottobre<br />

TEATRO<br />

CALL CENTER IN SCENA<br />

Alladeen, sul precariato<br />

del lavoro, il<br />

testo più atteso di<br />

Romaeuropa<br />

Romaeuropa anche quest’anno<br />

prova a soddisfare i gusti più<br />

disparati. E il potere magico di<br />

esaudire i desideri di tutti, quello<br />

di Aladino, genio della lampada,<br />

per l’edizione 2003 del<br />

festival romano è nelle mani di<br />

moderni operatori di call-center.<br />

Sono loro, i giovani impiegati<br />

telefonici di una compagnia occidentale,<br />

che ha spostato le<br />

sedi operative in India per abbassare<br />

i costi, i protagonisti di<br />

Alladeen, uno degli spettacoli<br />

più attesi in cartellone.<br />

Con questo nuovo allestimento,<br />

al Teatro Valle (17-19 ottobre), i<br />

Moti Roti (pane grasso, in hindi),<br />

ovvero il caraibico Keith Khan e<br />

l’indo-anglo-pakistano Ali Zaidi,<br />

insieme a Marianne Weems, ci<br />

portano nella globalizzazione<br />

multimediale, tra ragazzi indiani<br />

addestrati a rispondere con perfetto<br />

accento yankee a cittadini di<br />

New York o San Francisco e a risolvere,<br />

da Bangalore, ogni problema.<br />

Identità plurali e ibride le<br />

loro, a metà tra nuovo colonialismo<br />

e strategie di riscatto, sul<br />

tappeto volante di internet che<br />

Il percorso musicale di Enzo<br />

Moscato ha radici lontane, esplicite<br />

fin dal mitico spettacolo-manifesto<br />

Rasoi diretto da Mario<br />

Martone. Poi ha portato in scena<br />

vari momenti musicali della civiltà<br />

napoletana tra cui i più importan-<br />

OLTRE ’90<br />

Milano, Teatro dell’Elfo<br />

Si entra nel clou del festival d’autunno<br />

(prezioso appuntamento<br />

sopravvissuto alla falcidia cittadina<br />

degli appuntamenti internazionali).<br />

Focus on l’ultima coreografia<br />

canadese. Presentano le proprie<br />

creazioni Daniel Léveillé (Amor<br />

acide e noix), Noam Gagnon &<br />

Dana Gingras (The Holy Body<br />

Tattoo), Louise Bédard (Elles,<br />

spettacolo ispirato alle fotografie<br />

di Tina Modotti).<br />

Fino al 18 ottobre<br />

polverizza confini e distanze.<br />

Sempre al Valle (10-12 ottobre)<br />

Richard Move continua il suo studio<br />

su Martha Graham, pioniera<br />

della danza contemporanea, con<br />

Martha@Romaeuropa in un misto<br />

di satira, monologo drammatico<br />

e coreografia.<br />

Internet e amore per The<br />

Powerbook, diretto da Deborah<br />

Warner che, con Fiona Shaw, tra<br />

le migliori attrici della scena britannica,<br />

e la scrittrice Jeanette<br />

Winterson, ha ideato la storia di<br />

passione virtuale in scena<br />

all’Argentina (3-5 ottobre). Teatro<br />

musicale quello di La frontière,<br />

ti restano i monologhi-recital<br />

Cantà ed Embargos (premio Ubu<br />

1994) trasposti anche su cd. Ora<br />

lascia da parte l’universo partenopeo<br />

per l’oscurità della sala cinematografica.<br />

Con l’apporto del<br />

musicista Pasquale Scialò, reinter-<br />

WEIMAR, IL CANADA, IL MUSICAL E DE FILIPPO<br />

L’ULTIMO SUONATORE<br />

Torino, Teatro Gobetti<br />

La Banda Osiris insieme a<br />

Eugenio Allegri guarda alla più<br />

grande figura del kabarett bavarese<br />

attiva durante la Repubblica<br />

di Weimar, quel Karl Valentin che<br />

fu maestro teatrale anche del<br />

giovane Brecht. Dal suo lavoro<br />

più celebre, Tingeltangel (quasi<br />

traducibile come Zibaldone) è<br />

stato recuperato il folle surrealismo<br />

dei testi e la sfrenata fantasia<br />

della musica.<br />

28 ottobre - 9 novembre<br />

viaggio nella follia della guerra,<br />

diretto dal giapponese Yoshi Oida<br />

e messo in musica da Philippe<br />

Manouri, il 15 ottobre al<br />

Palladium. Stesso luogo per<br />

Barberio Corsetti e Lindo Ferretti<br />

(30 ottobre-2 novembre) insieme<br />

per un’inedita collaborazione teatral-musicale.<br />

Shadows (Valle, 30 ottobre-2<br />

novembre) è la narrazione documentaria<br />

del fotografo australiano<br />

William Yang che unisce monologo<br />

teatrale e diapo-proiezione<br />

su storie di emarginazione<br />

e razzismo tra le due guerre<br />

mondiali. Per la Societas<br />

preta colonne sonore di Rota,<br />

Vangelis, Modugno, Bernstein,<br />

Rustichelli, Williams, per raccontare<br />

di registi come Pasolini, Fellini<br />

e Resnais. Una sintesi di narrazione,<br />

aneddoti, considerazioni critiche,<br />

ricordi, passaggi filosofici<br />

HAIR<br />

Bologna, Teatro Comunale<br />

In una versione importata direttamente<br />

da Broadway arriva il<br />

celebre musical hippy firmato da<br />

Gerome Ragni & James Rado, divenuto<br />

emblema delle rivoluzioni<br />

sociali degli anni ’60.<br />

Un’occasione per vedere agiti in<br />

scena, e non ascoltati come brani<br />

da concerto, hit celebri come<br />

Aquarius e Let’s the Sunshine in.<br />

Il nudo integrale entra in un sacrario<br />

della lirica. Sarà scandalo?<br />

7-12 ottobre<br />

Raffaello Sanzio bisognerà<br />

aspettare novembre (Palladium,<br />

15 e 16, Valle, 21-23 e 26-30),<br />

così come per Peter Sellars che,<br />

ospite abituale di Romaeuropa,<br />

sarà al Palladium dal 27 al 29<br />

novembre con un lavoro su Per<br />

farla finita con il giudizio di Dio<br />

di Artaud e Kissing god goodbye<br />

dell’afroamericana June Jordan.<br />

Tutto il resto e molto altro su<br />

www.romaeuropa.net.<br />

Romaeuropa Festival<br />

Roma, sedi varie<br />

Fino al 30 novembre<br />

per confrontarsi con l’immaginario<br />

collettivo del secolo breve.<br />

SANDRO AVANZO<br />

Hotel de l’Univers<br />

Napoli, Teatro Mercadante<br />

8-19 ottobre<br />

<strong>NAPOLI</strong> MILIONARIA!<br />

Roma, Teatro Quirino<br />

CECILIA RINAL<strong>DI</strong>NI<br />

<strong>NAPOLI</strong> AL BUIO CON MUSICHE E RACCONTI<br />

Enzo Moscato, esploratore della musica partenopea, esplora Rota, Modugno, Bernstein e altri<br />

De Filippo a confronto con De<br />

Filippo. Il figlio Luca si mette in<br />

gioco in un capolavoro di papà<br />

Eduardo. Il rischio è notevole, anche<br />

perché tutti hanno visto almeno<br />

una volta la versione con l’original<br />

cast tv con Eduardo sommo<br />

interprete. Un impegno difficile,<br />

anche per un mostro della regia<br />

come Francesco Rosi, trovare una<br />

innovativa chiave di lettura. La<br />

nuttata è dura. E ha da passà.<br />

7 ottobre - 2 novembre<br />

foto: Nick Gurney


ARTE<br />

LA FIABA <strong>DI</strong> VANESSA Vanessa<br />

A Torino, il Castello di<br />

Rivoli ospita Vanessa<br />

Beecroft. Prima<br />

grande retrospettiva<br />

in Italia<br />

Al Castello di Rivoli si respira<br />

aria di glamour. A portarla è<br />

Vanessa Beecroft, madre italiana<br />

e padre inglese, una delle artiste<br />

italiane più note a livello internazionale<br />

che torna in Italia per<br />

presentare la sua prima grande<br />

retrospettiva sul territorio, curata<br />

da Marcella Beccaria. La storia<br />

della Beecroft è come una favola:<br />

dopo gli studi all’Accademia di<br />

Brera, nel giro di pochi anni viene<br />

invitata dai più importanti musei<br />

del mondo, tra cui il Guggenheim<br />

e il Whitney Museum of<br />

American Art di New York (sua<br />

città d’adozione), la Fondation<br />

Cartier di Parigi e la Kunsthalle di<br />

Vienna, e si conquista le pagine<br />

di magazine internazionali.<br />

A renderla celebre sono state le<br />

sue performance in cui alcune ragazze<br />

(inizialmente conoscenti o<br />

reclutate per strada, poi modelle<br />

professioniste), scelte secondo<br />

caratteristiche fisiche specifiche,<br />

sostano per ore nude o seminu-<br />

A MATTER OF LIFE<br />

Milano, 02-86463167<br />

“Bisogna avere tanti cuori da vomitare<br />

in una vita” sostiene Luisa<br />

Rabbia, che presenta alla galleria<br />

Ciocca la sua seconda personale.<br />

Per capire l’affermazione basta<br />

vedere il video in cui a un anziano<br />

che consuma il suo pasto escono<br />

dalla bocca elementi naturali. Poi,<br />

disegni che raccontano di stati<br />

d’animo vulnerabili.<br />

2 ottobre – 29 novembre<br />

de davanti al pubblico. La<br />

Beecroft affronta così i temi del<br />

corpo e dell’identità, mescolando<br />

storia della pittura e glamour. A<br />

fornire un tocco di glamour a<br />

queste ragazze, come compagni<br />

di viaggio, gli stilisti Pucci, Tom<br />

Ford (Gucci), Alexander McQueen<br />

e Lawrence Steel. Solo in due occasioni<br />

sono stati gli uomini i<br />

protagonisti delle sue performance:<br />

i corpi speciali della Marina<br />

Militare statunitense, una volta in<br />

posizione di attenti e riposo,<br />

un’altra schierati sul ponte di una<br />

portaerei americana. Su Vanessa<br />

Beecroft hanno scritto di tutto<br />

ma, secondo un’intervista rilasciata<br />

a un periodico nostrano,<br />

sembra che nessuno abbia ancora<br />

capito le sue intenzioni. Forse<br />

perché non c’è nulla da capire.<br />

Quanti di noi, sfogliando una<br />

qualsiasi rivista, non si fermano a<br />

osservare, colti dalla propria dose<br />

di voyeurismo, le immagini di<br />

donne e uomini ammiccanti, immobili<br />

e lontani dalla nostra quotidianità?<br />

La Beecroft ha trovato<br />

una formula geniale e forse intramontabile:<br />

ha avvicinato quella<br />

realtà distante, illudendoci per<br />

poche ore di farne parte. A Rivoli<br />

(tel. 011-9565222) 65 opere<br />

tra fotografie e videoproiezioni,<br />

nonché 51 video, ripercorrono<br />

RONI HORN<br />

Milano, 02-2043555<br />

C’è grande attesa per la mostra di<br />

Roni Horn che inaugura il 3 ottobre<br />

il nuovo spazio espositivo di<br />

Raffaella Cortese. Dopo otto anni<br />

di attività la galleria si trasferisce<br />

in uno spazio industriale di 300<br />

metri quadrati. Ad animare quel<br />

luogo un’installazione fotografica<br />

composta da 36 immagini a colori<br />

della celebre artista americana.<br />

3 ottobre - 22 novembre<br />

la ricerca di quest’artista che in<br />

occasione dell’inaugurazione (il<br />

7 ottobre alle 19) presenta la<br />

performance dal titolo VB52. Lo<br />

spettacolo sta per cominciare:<br />

NEW YORK BY CHIARA<br />

Roma, 06-68803820<br />

Vincitrice del Premio New York<br />

2002 del Ministero degli Affari<br />

Esteri, dell’Italian Academy for<br />

Advanced Studies e dell’Istituto<br />

Italiano di Cultura della grande<br />

mela, Chiara espone alla galleria<br />

Mascherino opere realizzate negli<br />

Usa. Immagini in cui si ritrae in<br />

luoghi rappresentativi come<br />

Times Square. L’effetto è la cartolina<br />

souvenir. Fino al 22 ottobre<br />

vedere ma non toccare.<br />

D.P. TESEI<br />

Vanessa Beecroft<br />

Torino, Castello di Rivoli<br />

8 ottobre - 25 gennaio<br />

<strong>NAPOLI</strong> CITTA D , ARTE< CON GLI ANNALI<br />

Gli annali delle arti<br />

di Achille Bonito<br />

Oliva. Itineranti<br />

Achille Bonito Oliva è l’ideatore<br />

di un progetto molto ambizioso<br />

dal titolo Annali delle Arti (tel.<br />

081-400871) che ha inaugurato<br />

con la mostra di Jeff Koons al<br />

Museo Archeologico Nazionale<br />

di Napoli, epicentro dell’intera<br />

manifestazione che nei prossimi<br />

mesi arriverà anche in altre città<br />

della Campania come Avellino,<br />

Benevento, Caserta e Salerno.<br />

Grazie a questi eventi, l’offerta<br />

culturale partenopea si arricchisce<br />

e lancia un segnale di apertura<br />

verso l’arte contemporanea,<br />

in un territorio in cui anche le<br />

gallerie private competono con<br />

quelle di altre città. Il Museo di<br />

Capodimonte ospita fino al 26<br />

ottobre una grande mostra del<br />

fotografo Mario Giacomelli, men-<br />

tre al Teatro Gesualdo di<br />

Avellino, dal 4 all’11 ottobre, c’è<br />

la rassegna Multimedia, dedicata<br />

alle forme più avanzate dell’arte<br />

e della comunicazione e curata<br />

da Renato Nicolini e Valentina<br />

Valentini.<br />

A “sforare” dal contesto cittadino<br />

ci pensa La natura dell’arte<br />

curata da Giacinto di Pietrantonio<br />

che inaugura il 18 e 19 ottobre.<br />

Per l’occasione sono stati invitati<br />

artisti di fama internazionale come<br />

John Armleder, Michelangelo<br />

Pistoletto e Sisley Xhafa, che si<br />

confronteranno con installazioni<br />

e opere site-specific con un territorio<br />

carico di storia nei comuni<br />

di Sant’Agata dei Goti, San<br />

Lorenzello, Cerreto Sannita,<br />

Montesarchio e Benevento.<br />

Annali delle Arti<br />

Napoli e altri comuni campani<br />

Fino al 26 ottobre<br />

DA VEDERE SULL , ASSE MILANO-ROMA<br />

CRÉATIONS FRANÇAISES<br />

Roma, 06-67611<br />

Doppio appuntamento<br />

all’Académie de France. La<br />

splendida Villa Medici ospita la<br />

mostra che raccoglie opere di<br />

artisti francesi residenti<br />

all’Accademia e una selezione<br />

della collezione di Graziella<br />

Buontempo Lonardi. Tra gli altri<br />

opere di Paolini, Richter,<br />

Kabakov, Moffatt Moro, Spalletti.<br />

Fino al 2 novembre<br />

Beecroft, VBVH:02.LA.dr 2002<br />

GALLERIE<br />

Bidoni d’artista<br />

a Torino e due<br />

mostre bolognesi<br />

OUTSIDE<br />

Torino, 011-5711811<br />

Si chiama arte relazionale la<br />

corrente in cui situare l’opera<br />

di Cesare Pietroiusti che, per la<br />

rassegna Outside curata da<br />

Guido Curto, ha collocato alcuni<br />

grandi contenitori di rifiuti<br />

nel cortile davanti a Palazzo<br />

Bricherasio. Nei bidoni l’artista<br />

romano ha nascosto piccoli altoparlanti<br />

che diffondono strane<br />

frasi. La partecipazione del<br />

pubblico è d’obbligo. Vedrete.<br />

Fino al 19 ottobre<br />

COLLAU<strong>DI</strong><br />

Bologna, 051-502859<br />

Marco Altavilla e Daniela Lotta,<br />

due giovani critici che ruotano<br />

rispettivamente intorno all’area<br />

creativa napoletana e bolognese,<br />

hanno unito le forze per dar<br />

vita a una mostra che presenta<br />

esclusivamente opere di artisti<br />

emergenti. E allora prendete<br />

nota: Rossella Biscotti,<br />

Pennacchio Argentato e<br />

ZimmerFrei, sono alcuni dei<br />

nomi di artisti di cui sentirete<br />

parlare. Collaudi è pensata come<br />

una sorta di “condominio<br />

creativo abitato da individualità<br />

diverse”. Il condominio in questione<br />

è Villa delle Rose.<br />

Fino al 9 novembre<br />

ENTER<br />

Bologna, 051-220184<br />

S’intitola Enter: invito al futuro<br />

la collettiva curata da Valerio<br />

Dehò e ospitata alla galleria<br />

Spazia. L’esposizione raccoglie<br />

le opere di artisti invitati al<br />

Premio Ermanno Casoli, arrivato<br />

alla sesta edizione. Il futuro<br />

tra natura e tecnologia è il tema<br />

da cui Karin Andersen,<br />

Giacomo Costa, Stefano Cagol,<br />

Robert Gligorov e altri hanno<br />

tratto ispirazione per le loro<br />

opere. Fino all’8 novembre<br />

URBAN 57


SHOPPING<br />

IL DESIGN DA CORSA<br />

Adidas espone le<br />

sue opere. Un<br />

nuovo negozio a<br />

Milano e una “quasi<br />

galleria” a Bologna<br />

Due aperture che non passano<br />

inosservate. La prima, a Milano,<br />

dove Adidas apre il suo nuovo<br />

Originals Store che presenta la<br />

nuova collezione Originals di<br />

capi “re-introdotti, re-interpretati<br />

e ri-disegnati”, oltre che,<br />

obviusli, “limited edition”. Il<br />

che vuol dire scarpe e abbigliamento<br />

e accessori mooolto vintage<br />

degli anni più e meno ruggenti.<br />

Design sportivo con prodotti<br />

a elevata tecnologia che<br />

hanno segnato punti di svolta<br />

in molti sport e vestito glorie<br />

come Jesse Owens, Muhammad<br />

Alì, Wilma Rudolph e Stefi Graf.<br />

Una tra tutte: la Micropacer,<br />

scarpa con microcomputer che<br />

riporta distanza percorsa, battito<br />

cardiaco, velocità e consumo<br />

calorico.<br />

A Bologna apre invece il Fluxus<br />

Original Store, uno spazio multimediale<br />

(120 mq) dove si tro-<br />

Sembra un libro,<br />

ma non lo è...<br />

Il vecchio trucco del finto libro in<br />

cui infilare la bottiglia di gin per<br />

gabbare la moglie? No, molto meglio<br />

e più funzionale. E per signora.<br />

Trattasi della Borsalibro, ulti-<br />

QUADRI, STRANEZZE E BEI VESTITI<br />

FRANÇOIS BOUTIQUE<br />

Roma, via del Boschetto 3<br />

Nuova apertura nel centro di<br />

Roma: è la boutique di un giovane<br />

stilista che lavora soprattutto<br />

su eccentriche T shirt e magliette.<br />

Più che un negozio sembra uno<br />

spazio espositivo, complici anche<br />

le feste del sabato pomeriggio o i<br />

vernissage per il lancio delle nuove<br />

collezioni. Vi aspettate quadri<br />

e installazioni? Quasi: i vestiti appesi<br />

alle pareti sembrano pezzi di<br />

un’esposizione. E spesso sono<br />

modelli unici, da accaparrarsi prima<br />

che qualcun altro abbia la<br />

stessa idea. Fashion.<br />

va un negozio Original Store<br />

Adidas, un bar e uno spazio<br />

espositivo. Dalle 10 alle 22<br />

breakfast, lunch, aperitif (occhio<br />

che non si fuma e si ascolta<br />

musica lirica!), video e happening<br />

di teatro, danza, musica.<br />

Tra gli eventi di ottobre,<br />

martedì 7 alle 10 c’è un happe-<br />

ma stramba creatura di Magazzini<br />

Salani. Il discorso è questo: una<br />

copertina rigida e senza pagine<br />

con due manici (e qui ci si può<br />

sbizzarrire) dove infilare tutto il<br />

necessario. Rossetto, chiavi, telefonino<br />

o ‘schiscetta’ per gli appetiti<br />

improvvisi. Lo spirito e l’estetica<br />

sono rigorosamente anni ’50.<br />

ITO<br />

Roma, via dei Giubbonari 102<br />

Stesso spazio ma diversa sistemazione<br />

per questo negozio di<br />

via dei Giubbonari dedicato interamente<br />

alla maglia. Avremmo<br />

giurato in una nuova apertura,<br />

ma scopriamo che con il nuovo<br />

look Ito ha solo dato un tocco<br />

nuovo alla tradizione commerciale<br />

romana del negozio di filati.<br />

Abbigliamento di tendenza<br />

che punta sul design dei vestiti<br />

e degli accessori, sui colori sgargianti<br />

e sugli accostamenti sorprendenti,<br />

tutti rigorosamente<br />

tessuti a maglia.<br />

ning-concerto; mercoledì 8 alle<br />

18.30 happening in memoria<br />

di Luciano Berio, per mezzosoprano,<br />

violoncello e rumori e<br />

giovedì 9, alle 18.30, Differenti<br />

linguaggi: fotografia, video, installazione,<br />

performance, musica,<br />

regia, danza, teatro, prosa e<br />

poesia. E, in collaborazione con<br />

Arricciate il naso? Non fate sempre<br />

gli snob, distendetelo, che le<br />

stramberie non sono finite: se<br />

piove per esempio non correte il<br />

rischio di smollare i cracker, visto<br />

che la Borsalibro è impermeabile<br />

e se incappate in un momento di<br />

stanca non correte nemmeno il rischio<br />

di annoiarvi dato che den-<br />

EL LOCO<br />

Bologna, via Mentana1<br />

La casa del collezionista, e che<br />

collezionista! Gestito da sole donne<br />

propone di tutto: giocattoli a<br />

partire dal 1900, soldatini, bambole<br />

(da rimanere a occhi aperti...)<br />

fino agli anni ’70. E non è finita:<br />

grande spazio all’armamentario<br />

scolastico d’epoca (pennini<br />

antichi alla Edmondo De Amicis,<br />

ricercatissimi da prof, studenti e<br />

gente in posa). Non si ignorino i<br />

puffi e le sorprese degli ovetti<br />

Kinder. I prezzi vanno dagli 8 euro<br />

ai 2000 per chi si getta sul ricercato.<br />

Osé.<br />

la galleria Neon, la presentazione<br />

dell’artista francese Bruno<br />

Le Doarè.<br />

Fluxus Original Store<br />

Bologna, via Goito 9/2<br />

Adidas Originals Store<br />

Milano, c.so di P.ta Ticinese 60<br />

UNA BORSA MA SENZA PAGINE<br />

tro è stampata una pagina originale<br />

da leggere. Da tracolla o con<br />

il manico corto saranno poi fatti<br />

vostri. La trovate nelle maggiori librerie<br />

e sul web www.parcolibri.it<br />

a 25 euri. Come dire: il libro come<br />

non l’avete mai usato.<br />

MERCANDÉ<br />

Torino, Porta Palazzo<br />

SARA TEDESCHI<br />

Parigi, Senna e Montmartre? No,<br />

Dora, Porta Palazzo e Balon.<br />

Domenica 19 ottobre c’è<br />

Mercandé, mercatino-esposizione<br />

della “Nouvelle Vague torinese”<br />

tra pittori, scultori, design e<br />

architetti, fotografi e stilisti. Una<br />

cinquantina gli artisti presenti<br />

(italiani, francesi, inglesi, slavi e<br />

tedeschi). Un appuntamento non<br />

convenzionale per guardare, imparare<br />

e, perché no, portarsi a<br />

casa creatività. A Porta Palazzo,<br />

sotto le tettoie coltivatori diretti<br />

e casalinghi.<br />

SPENDERE<br />

Caricate il telefono<br />

a mano. Le novità<br />

Nike e la vecchia<br />

arte di mangiar sano<br />

MOJO<br />

www.mojo.it<br />

Lei vi deve chiamare per darvi<br />

il sospirato primo appuntamento?<br />

Aspettate la telefonata<br />

del capo per la promozione?<br />

Il telefono è scarico, ovvio!<br />

No Panic con mojo: il caricabatteria<br />

a dinamo per cellulare.<br />

Fondamentale per le<br />

emergenze, è piccolo e più<br />

che tascabile. Costa solo 7<br />

euro ma attenzione: è un oggetto<br />

promozionale (personalizzabile<br />

a piacere) e da ordinare<br />

in quantità minime di<br />

500 pezzi sul sito. Uhmm...<br />

un’idea per Natale!<br />

MANGIASANO/BIOMERCATO<br />

Milano, piazza Gramsci<br />

Comprare, sbafare, zigzagare.<br />

Tre gesti benemeriti che<br />

si possono compiere ogni<br />

prima domenica del mese a<br />

Milano, con Mangiasano,<br />

biomercatino golo/curioso<br />

dell’Associazione verdi ambiente<br />

& società. Formaggi,<br />

miele e freschi, gnam, poi<br />

erbe, artigianato, libri e altro<br />

tra una fetta di salame e una<br />

mozza di bufala. Oplà.<br />

Si scofana fino a sera.<br />

NIKE CITY KNIFE<br />

www.nike.com<br />

Orecchie e occhi dritti per<br />

due nuove scarpe della Nike:<br />

la City Knife II (175 euro),<br />

un vero pezzo di design<br />

presentato al Salone del<br />

Mobile 2003, super morbida<br />

e flessibile, ispirata ai<br />

principi dell’origami e la<br />

City Knife I (90 euro).<br />

Attenzione trovarle non è<br />

facile: la prima è in vendita<br />

solo a Brescia e a Firenze, la<br />

seconda va cercata ovunque<br />

con costanza e pazienza.<br />

URBAN 59


immagini tratte dal progetto quartetto.swf<br />

CLUB<br />

ROMA A TUTTO BIT<br />

MUSICA CON VIDEO<br />

La musica per ballare,<br />

ma anche tutto<br />

il resto. Capitale<br />

multimediale? Perché<br />

porsi dei limiti?<br />

Sgomberato il Bluecheese, lo<br />

spazio che ha aperto la capitale<br />

alla cultura elettronica, dove<br />

passeranno le serate gli orfani<br />

della scena tecnologica romana?<br />

In attesa che la factory riapra a<br />

Portuense, segnali rassicuranti<br />

arrivano da La Palma che inaugura<br />

l’appuntamento del venerdì<br />

sera dedicato a ricerche e confini<br />

della musica elettronica, e da<br />

Dissonanze, il festival internazionale<br />

di musica elettronica e<br />

arte digitale, che quest’anno<br />

Prima futuristico, poi<br />

un classico. E ora<br />

una certezza. Auguri<br />

Tempo di anniversari per l’associazione<br />

culturale Link, da dieci<br />

anni uno dei migliori club underground<br />

italiani e simbolo della<br />

florida scena alternativa bolognese.<br />

A pochi passi dalla sta-<br />

continua fino al 4 ottobre.<br />

Da segnalare in particolare la<br />

presenza a Dis.Lab di Otolab, che<br />

il 2 ottobre scenderà per la prima<br />

volta a Roma in via Salaria 113<br />

per presentare quartetto.swf, il<br />

progetto con cui ha vinto<br />

Netmage 2003 (alle 16 nel<br />

Centro Congressi) e dalle 21 per<br />

un live set audiovisuale nel cortile<br />

della facoltà di Scienze della<br />

comunicazione. Il collettivo milanese,<br />

composto da musicisti, vj e<br />

videomaker, darà un assaggio del<br />

suo complesso set composto da<br />

flussi ininterrotti di video che illumineranno<br />

la loro “techno inacidita”<br />

(e assordante) per un’esperienza<br />

sensoriale davvero coinvolgente<br />

e devastante.<br />

Il Brancaleone (tel. 06-82000<br />

9599) rimane pur sempre una<br />

zione, capannoni industriali<br />

cyborg sono divenuti nel tempo<br />

fulcro delle più interessanti realtà<br />

creative particolarmente sensibili<br />

ai temi sociali. Negli anni il<br />

Link (tel. 051-370971 ) ha importato<br />

ed esportato un nuovo<br />

modello di aggregazione, creando<br />

un luogo unico dove oggi al<br />

suo interno vivono Radio K<br />

Centrale, laboratori teatrali e audiovisivi,<br />

agenzie di manage-<br />

certezza: dopo l’inaugurazione<br />

di fine settembre, apriranno i<br />

battenti le ormai consuete serate<br />

del venerdì e sabato sera.<br />

Agatha dei dj Lai & Petitti riproporrà<br />

ogni venerdì le fusioni<br />

tra immagini e suoni pulsanti di<br />

drum’n’bass, house e breakbeat.<br />

Microhouse, che “spinge<br />

come la house ma suona meglio”,<br />

punterà invece ogni sabato<br />

sui suoni più raffinati e minimali<br />

della musica lounge.<br />

L’11 ottobre al Branca è di<br />

scena la Moti Roti Night, incontro<br />

tra i ritmi occidentali con le<br />

melodie e le immagini orientali,<br />

per una serata organizzata da<br />

Keith Khan & Ali Zaidi nell’ambito<br />

del Romaeuropa festival:<br />

un viaggio tra danze velate,<br />

drink dal gusto esotico e video<br />

ment di artisti internazionali e<br />

promozione. La nuova stagione<br />

musicale promette ancora una<br />

volta un calendario fitto di appuntamenti<br />

imperdibili.<br />

Da segnalare sabato 25 ottobre<br />

quando si esibiranno per la prima<br />

volta e nell’unica data italiana<br />

Theo Pharrish, Eddie<br />

“Flashin” Folwkes e Norm Talley,<br />

dj e producer rappresentanti<br />

della scena techno downbeat di<br />

interviste ai lavoratori del<br />

Bangalore. L’Ex Bocciodromo,<br />

aperto fino alle 4 di notte da<br />

martedì a sabato, è un altro<br />

posto in cui aggirarsi se si cercano<br />

sonorità sintetiche e battenti.<br />

Ricordiamo le serate<br />

techno organizzate da Teknoil<br />

e quelle per gli amanti del drum’n’bass<br />

guidate sapientemente<br />

da Basstation. Le informazioni<br />

sugli appuntamenti, sempre<br />

estemporanei, le dovrete<br />

cogliere al volo.<br />

Roma, La Palma<br />

Via Mirri, 35<br />

Brancaleone<br />

Via Levanna, 11<br />

LUCREZIA CIPITELLI<br />

L’Ex Bocciodromo<br />

Via di Monte Testaccio, 23<br />

BOLOGNA: <strong>DI</strong>ECI ANNI <strong>DI</strong> LINK<br />

Detroit. Il 31 ottobre sono invece<br />

chiamati all’appello tutti i migliori<br />

mc italiani per 2 the beat,<br />

prima “battle” della stagione<br />

che permetterà l’accesso alla<br />

storica convention di black culture<br />

Flava Of The Year prevista<br />

a maggio.<br />

AILÉN GAMBERONI<br />

Link<br />

Bologna, via Fioravanti 14<br />

TORINO<br />

Stagione al via.<br />

Qualche dritta...<br />

AMANTES<br />

Via Principe Amedeo, 38/a<br />

A due passi dalla Mole<br />

Antonelliana, uno spazio da<br />

tenere d’occhio tra space cafégalleria<br />

per foto, video arte,<br />

multimedia e progetti di vjing<br />

e cinema indipendente. Gli appuntamenti<br />

serali presentano il<br />

meglio del panorama vjing torinese<br />

e della scena musicale<br />

elettronica, laptop. Si spazia<br />

dalla sala prova al luogo di intrattenimento<br />

dove gli artisti<br />

di sperimentano i set. In ottobre<br />

gli appuntamenti continuano<br />

tra live set, laptop set e<br />

vjing. Sabato 25 c’è poi<br />

De:bug, evento sul web design,<br />

ma in atmosfera eveningclubbing.<br />

Dalle 19 alle 22 ingresso<br />

libero con tessera Arci.<br />

Chiuso domenica. Info in continuo<br />

aggiornamento su<br />

www.arteca.org<br />

THE FROG<br />

Via dei Mercanti, 10<br />

Al via la stagione di questo<br />

locale che, nello spazio discobar<br />

offre, da martedì a domenica,<br />

le performance dei resident<br />

dj e degli ospiti. Martedì<br />

drum’n’bass, giovedì hip hop,<br />

venerdì sonorità commerciali,<br />

sabato black music e domenica<br />

all night. Sabato 4 ottobre<br />

grande party.<br />

Tel. 011-4407736<br />

PROPAGANDA<br />

Piazza Guala, 147<br />

Appuntamento hip hop?<br />

Ogni giovedì in questo locale<br />

molto ‘gggiovane’ c’è la serata<br />

Tabù con dj Mesta & Libo.<br />

Oltre a musica, movimento e<br />

maxischermi per la proiezione<br />

di video hip hop (esclusivi!)<br />

si può contare sul meglio<br />

di rnb e ragga. Bisogno di altro?<br />

Accorrete!<br />

Tel. 011-3171130<br />

URBAN 61


CLUB<br />

MADE IN <strong>NAPOLI</strong>,<br />

BALLA SINTETICO<br />

A Napoli, la scena elettronica è in gran<br />

fermento. Merito delle produzioni “dal<br />

basso” e di locali come questi. Segnateveli<br />

UN ROLLING STONE, ANZI TRE<br />

Lo storico dance floor milanese annuncia novità: tre spazi separati per musiche diverse<br />

Ottobre? Tempo di Soup, cioè<br />

la nuova one night di musica<br />

elettronica che vi prenota tutti<br />

i venerdì al Rolling Stone di<br />

Milano. Per l’occasione il locale<br />

si sdoppia, anzi si stripla. Due<br />

spazi sono dedicati a live e dj<br />

set, con protagonisti very important<br />

ospiti provenienti da<br />

tutto il mondo, ogni sera accompagnati<br />

dai dj resident di<br />

Soup Bruno Bolla, Luca Baldini,<br />

Mr Q, Pandaj, Painé nonché i<br />

promotori di Rtp Gionata e<br />

Claude. Un altro spazio (il terzo)<br />

è invece convertito in sala<br />

chill out per momenti di relax e<br />

un cocktail fuori dalla mischia.<br />

In pratica una serata diversa in<br />

città, una proposta alternativa<br />

alle discoteche, con un occhio<br />

roteante (ma non troppo strabico)<br />

alla direzione artistica, alle<br />

proposte creative, ma anche<br />

all’aggregazione, ai ritmi della<br />

A Napoli il rapporto con la<br />

musica elettronica è strettissimo.<br />

Musicisti, produttori e dj<br />

della città sono stati capaci,<br />

come pochi, di raccogliere le<br />

influenze dalle avanguardie europee<br />

‘imbastardendole’ con i<br />

propri sapori, arrivando a scoprire<br />

ed esportare un personale<br />

stile partenopeo. Tutte le<br />

contraddizioni di una città contemporaneamente<br />

nervosa e rilassata,<br />

lenta e caotica, moderna<br />

e tradizionale hanno saputo<br />

dare il meglio in musica, specialmente<br />

nella techno e nell’electro.<br />

Chi ci abita lo sa. Basta<br />

andare in un locale dove sono<br />

residenti alcuni dei migliori dj<br />

della città: il Velvet, ovvio.<br />

In pieno centro di Napoli, poco<br />

lontano da piazza del Gesù,<br />

la piccola associazione culturale<br />

(infoline 347-8107328) offre<br />

da quindici anni una programmazione<br />

underground al<br />

di sopra delle righe. La serata<br />

di punta Deleterea del venerdì<br />

è dedicata ai suoni tek house e<br />

ospita gli ottimi dj Danilo<br />

Vigorito, Marco Carola, Enzo<br />

Cipolletta, Davide Squillace e<br />

Markantorio.<br />

La serata del sabato, Karmela,<br />

è invece dedicata al broken<br />

beat con dj Miele e Frankie B,<br />

mentre al giovedì si sperimenta<br />

musica d’avanguardia. Per 15<br />

euro questo mese consumate e<br />

potete contare su date importanti:<br />

il 3 ottobre Claudio<br />

Coccoluto (Tbc) + very special<br />

guest e nella seconda sala<br />

Painé; il 10 per Mtv Clubbing<br />

arriva Etienne De Crecy + Rtp e<br />

Bip Hop night.<br />

Si continua il 17 con Groove in<br />

the Box con nella prima sala<br />

Luke Vibert + Pandaj + Luca<br />

a Vic’n’Strasse con l’elettronica<br />

di Ilic Dez, Terrae Defrag<br />

Sound Processing e le residenze<br />

delle label tedesche BPitch<br />

Control e Clone. Nel resto della<br />

settimana, la domenica ci sono<br />

concerti, il martedì è di scena<br />

la musica revival, il mercoledì il<br />

cineforum con dj set in apertura<br />

e chiusura.<br />

Se si parla di nomi napoletani<br />

noti all’estero un posto d’onore<br />

lo meritano gli Angels of<br />

Love, crew di nottambuli capaci<br />

di organizzare mega eventi di<br />

richiamo internazionale. L’11<br />

ottobre inaugurano il calendario<br />

invernale con un party segreto<br />

dove suonerà dj Ralf con<br />

dj Fiore degli AoL posse, in un<br />

locale che verrà svelato tramite<br />

un rebus solo il giorno prima.<br />

Quindi orecchie aperte...<br />

Il 31 apre poi ufficialmente la<br />

stagione degli Angels of Love<br />

al Disco Metropolis, durante la<br />

notte di Halloween, con lo special<br />

guest Eric Morillo e i residenti<br />

Jenny Marotta e Lello<br />

Romano.<br />

AILÉN GAMBERONI<br />

Velvet<br />

Napoli, via Cisterna dell’olio 11<br />

Disco Metropolis<br />

Ischitella (Na),<br />

via S. Maria a Cubito 12<br />

Baldini (seconda sala Rtp) e il<br />

24, sempre per Mtv Clubbing,<br />

ecco Gilles Peterson + Bruno<br />

Bolla e a coté Pandaj live set.<br />

Gran chiusura il 31 con<br />

Halloween Soup e cioè Miss<br />

Kittin + Giorgio Valletta (seconda<br />

sala Rtp). Tutto il programma<br />

lo trovate sul web. Basta cliccare<br />

su www.respecttheplanet.it.<br />

Rolling Stone<br />

Milano, corso XXII Marzo 32<br />

ROMA<br />

Underground<br />

e tutto il resto<br />

MANTRA<br />

Via Galvani, 22<br />

L’apertura autunnale attesissima<br />

da tutti gli amanti dei locali<br />

esclusivi e profumati di incensi<br />

aromatici. E anche dagli habitué<br />

delle sedi di Tenerife o<br />

Portorotondo tornati dalle vacanze.<br />

Qui passano tutti quelli<br />

che contano, e di tanto in tanto<br />

fa capolino il dj del gemellato<br />

Buddha Bar parigino.<br />

Tel. 06-5748216<br />

28c<br />

Via Monte Testaccio, 28/c<br />

A proposito di riaperture post<br />

vacanziere, a ottobre la porta<br />

del colorato e frequentato 28c<br />

è di nuovo spalancata da mercoledì<br />

a sabato. Fino a mezzanotte<br />

rilassato wine bar, poi<br />

esplode la house con ritmi più<br />

veloci e cocktail al bancone.<br />

Da provare il giovedì a tarda<br />

notte. Tel. 06-57250452<br />

SONAR<br />

Via dei Conciatori, 7/c<br />

Da non confondere con il<br />

Sonar di Barcellona, è uno<br />

spazio aperto da meno di un<br />

anno nel cuore di Testaccio<br />

che esplora le ultime tendenze<br />

underground. Giovedì<br />

techno con la Sputnik Night;<br />

sabato black music.<br />

Tel. 06-45426950<br />

METAVERSO<br />

Via Monte Testaccio, 38<br />

Eclettico per ciò che offre<br />

(musica, teatro, mostre e presentazioni),<br />

è un’istituzione<br />

per i giovedì dedicati alle jam<br />

session e i venerdì aperti a<br />

Radio Città Futura. Il 10 ottobre<br />

inaugurano la stagione<br />

Bob Corsi, Paul J e il breakbeat,<br />

house e drum’n’bass di<br />

Raffaele Costantino e Frena la<br />

Mula. Tel. 06-5744712<br />

URBAN 63


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

CIBO DA GRAND HOTEL I<br />

TURISTI DELLA GOLA<br />

Andare in albergo<br />

nella propria città.<br />

A mangiare, bere,<br />

incontrarsi. A Milano<br />

è di nuovo normale<br />

Il miglior esempio di immagine<br />

deprimente? La faccia di un cliente<br />

d’hotel seduto (da solo) nell’annesso,<br />

triste e deserto bar/ristorante.<br />

Una punizione e insieme<br />

una botta di autolesionismo: perché<br />

mai farsi del male mangiando<br />

maluccio in un ambiente trascurato?<br />

Tranquilli, stiamo guardando<br />

una cartolina d’antan. Perché oggi<br />

spendersi a pranzo, aperitivo,<br />

cena e dopocena nei bar/ristoranti<br />

all’interno dei migliori alberghi<br />

è diventato appagante, socializzante<br />

e modaiolo. Non volendo<br />

abusare dell’abusato termine<br />

“trendy”, diciamo pure che ultimamente<br />

la città da bere ha allestito<br />

una serie di barhotel e risthotel<br />

sfiziosi dove vale sicuramente la<br />

pena presentarsi per gustare piatti<br />

& cocktail come si deve.<br />

Insomma: sotto il vestito hoteliero,<br />

invece del solito scheletrino, finalmente<br />

polpa!<br />

Non è sempre così, non illudetevi:<br />

gli alberghi con bar/ristorante<br />

all’altezza (d’uomo e donna bon<br />

vivant) sono ancora pochini. Negli<br />

altri, anche i più nuovi, gli sforzi<br />

sono tutti concentrati sull’estetica<br />

di sedie simil-Starck e lampade<br />

finto-etnico: la cucina invece non<br />

va oltre gli spaghetti più anonimi<br />

o una tagliata di manzo da rifilare,<br />

se lo fanno entrare, al vostro Fido.<br />

Quindi, gastro-pollice verso agli<br />

hotel che aggiornano solo le<br />

stanze, un plauso goloso a quelli<br />

che attizzano la voglia di oltrepassare<br />

la reception per invadere<br />

tavoli e banconi, non necessariamente<br />

per fermarsi la notte.<br />

Qualità drinkaiol-foodistiche che<br />

poi vanno quasi sempre a braccetto:<br />

difficile trovare una Piña<br />

Colada da urlo dove si mangia<br />

trattoria-style.<br />

O viceversa orgasmarsi per<br />

un’insalata di scampi con mousse<br />

di arance e un minuto dopo<br />

sputacchiare indignati una flûte<br />

di dozzinalissimo prosecchino.<br />

E allora entriamo tranquilli in<br />

show-hotel come il neonato e<br />

stiloso Gray dietro piazza<br />

Duomo, nel sempre affollato<br />

Sheraton Diana di viale Piave,<br />

nel Westin Palace di piazza<br />

Repubblica, nell’Enterprise di<br />

corso Sempione, nell’Executive<br />

di via De Toqueville, nel Town<br />

House di via Goldoni: qui, statene<br />

certi, l’aperitivo è quello giusto,<br />

la cena (quando c’è) gustosa,<br />

il servizio all’altezza (e il<br />

conto? Pure). Col contorno oltretutto<br />

di musica ambient-lounge<br />

e ambient modaiol-chic.<br />

Diffidenti? Allora fate la prova<br />

decisiva, da inguaribili ficcanaso/bocca<br />

quali siamo noi, e te-<br />

nete d’occhio i clienti: se uscendo<br />

dalla camera all’ora di cena o<br />

aperitivo guadagnano l’uscita al<br />

volo, meglio insospettirsi.<br />

Se invece si fermano a scaldare<br />

lo sgabello del bar, e magari dopo<br />

un paio di aperitivi varcano<br />

la soglia del ristorante, allora<br />

quell’hotel ha fatto bingo.<br />

Quando poi dall’ingresso principale<br />

vedete entrare allegre frotte<br />

di belle signorine e bei signorini<br />

con zero aria di clienti, buttatevi<br />

pure e... buon Happy Hotel.<br />

PRENOTA UN TAVOLO, NON UNA STANZA<br />

NOIR (HOTEL GRAY)<br />

02-7208951<br />

L’ultimo arrivato della serie<br />

“Design Hotel” modello manhattanesco<br />

(presente il<br />

Mercer?) sfoggia il ristorantino<br />

forse più small, esclusivo e<br />

stylish della città: all black, con<br />

tavolini su rotaie, soft music e<br />

luci bassissime. Il menu (laccato)<br />

vi incuriosirà con zuppetta<br />

fredda di pomodori al peperoncino<br />

verde, saltimbocca di<br />

pescatrice e bottarga, costolettine<br />

in tre panature. Alla fine vi<br />

sembrerà di essere a New<br />

York: anche per il conto, sui 50<br />

euro. Via S. Raffaele, 5.<br />

Sempre aperto.<br />

IL MILANESE CURIOSO<br />

(HOTEL <strong>DI</strong>ANA)<br />

02-20582034<br />

Milanesi? Curiosi? Allora fatevi<br />

tentare nel dopo-aperitivo (tra<br />

i best in town) da una cenetta<br />

a lume di candela all’Hotel<br />

Sheraton Diana, magari in giardino<br />

tempo permettendo, a base<br />

di salmone pochè, lasagnette<br />

di barbabietole o filetto di<br />

canguro (no, non al salto).<br />

Ambiente soft e Mo-Mo<br />

(Moderatamente Modaiolo),<br />

porzioni giuste, vini anche al<br />

bicchiere e conto che si aggira<br />

trai 50 e i 60 euro: la curiosità<br />

è soddisfatta. Così pure il palato...<br />

Viale Piave, 42.<br />

Sempre aperto.<br />

SOPHIA’S<br />

(HOTEL ENTERPRISE)<br />

02-31818855<br />

P.D. SFORNELLI<br />

L’albergo è designoso e boutiquoso.<br />

E il ristorante stiloso: tra<br />

parquet e organze bordeaux, camerieri<br />

premurosi vi porteranno<br />

petto d’oca affumicato o gamberi<br />

tiepidi con salsa al basilico.<br />

Con una buona bottiglia, si spende<br />

sui 30-40 euro: non male il<br />

rapporto qualità/prezzo. Corso<br />

Sempione, 91. Chiuso sabato.<br />

illustrazione: Marcella Peluffo<br />

HAPPY HOUR<br />

Aperitivi e drink con<br />

uso di reception.<br />

Alberghi da bere<br />

TOWN HOUSE<br />

(HOTEL TOWN HOUSE)<br />

02-7015600<br />

Dalle 18 in poi sedie in velluto,<br />

divanoni, tavolini indonesiani,<br />

comodini cinesi di questo<br />

cortile-passo carraio si<br />

animano di (bella) gente in<br />

cerca di un drink fuori dai soliti<br />

giri. Una tranquilla-esoticità<br />

in cui sprofondarsi per assaporare<br />

anche spremute di<br />

frutta esotica (vera!): ideale<br />

per aperitivo e dopocena,<br />

chiude però alle 22.<br />

Via Goldoni, 31.<br />

Sempre aperto.<br />

THE LOUNGE (HOTEL<br />

WESTIN PALACE)<br />

02-63362081<br />

Non è altro che il comodoso<br />

(poltrone, divanetti, fontanelle...)<br />

bar dell’albergo trasformato<br />

fra le 18 e le 21 in prestigiosa<br />

happy hour. Con sottofondo<br />

lounge e compunto<br />

servizio al tavolo di cocktail<br />

impeccabili (vedi Martini,<br />

Daiquiri o Creola Lounge, sui<br />

13 euro) scortati da stuzzichini-chic<br />

tipo gamberi in<br />

tempura.<br />

Piazza Repubblica, 20.<br />

Chiuso sabato e domenica.<br />

EXECUTIVE LOUNGE<br />

(HOTEL EXECUTIVE)<br />

02-62611617<br />

Se superate la selezione all’ingresso<br />

potrete affacciarvi<br />

sul cortile balinese-style con<br />

gazeboni, tendoni, cuscinoni<br />

e divanoni. Ideale per happy<br />

hour e after dinner, vanta nice<br />

boys’n’girls e good music ma<br />

cocktail così così e poca roba<br />

da sgranocchiare: per 8 euro,<br />

si potrebbe dare di più.<br />

Chiude a fine ottobre: è open<br />

air. Via De Tocqueville, 3.<br />

Sempre aperto.<br />

URBAN 65


illustrazione: Marcella Peluffo<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» MILANO<br />

CIBO, ATMOSFERE E BLOODY MARY<br />

XE MAURI<br />

02-60856028<br />

Un bacaro veneto trapiantato<br />

all’Isola? Sì, e già baciato dal<br />

successo, visto che lo frequentano<br />

artisti, fotografi, architetti<br />

e creativi in genere. Peccato<br />

solo che l’ambientino (caruccio,<br />

con soppalco e arredo etnico)<br />

sia un po’ troppo fumosetto e<br />

il servizio da gondolieri, cioè<br />

lento, ma a volte divertente<br />

(“Vi consiglio questi scampi del<br />

Venezuela: i secondi migliori<br />

del mondo”!). Se poi pensate a<br />

una cenetta intima, sappiate<br />

che al momento di prenotare<br />

non lo dicono, ma i tavoli sono<br />

in condivisione. La cucina?<br />

Discreta, ma solo se scegliete i<br />

piatti di stretta osservanza veneziana<br />

(e non venezuelana) tipo<br />

sarde in saor, fegato, bigoli,<br />

baccalà. La ricevuta poi arriva<br />

solo su richiesta, mentre il conto<br />

non scende sotto i 30-35<br />

euro: proprio come a Venezia,<br />

ostregheta!<br />

Via Confalonieri, 5.<br />

Chiuso domenica.<br />

LIVING<br />

02-33100824<br />

Living la vida rosa? Allora non<br />

perdete questo posticino d’angolo<br />

mooolto in, affollatissimo all’ora<br />

di punta (l’aperi-time), dotato<br />

di divanetti Forties e pareti di<br />

bottiglie tra musica e luci mooolto<br />

soft. Meeting must per single e<br />

compagnie giovanil-bene, il bar<br />

propone drink fra i 5 e i 7 euro<br />

come Melon Mint o Jamaica<br />

Juleps, più vodke a volontà. La cena<br />

è a base di piatti-vogue (carpaccio<br />

di gamberi o insalata di<br />

tacchino all’orientale) più da vedere<br />

che altro, a prezzi sempre<br />

vogue: insieme a qualche vinello<br />

straniero vi costerà sui 40 euro<br />

(mooolto giusto!).<br />

Piazza Sempione, 2.<br />

Chiuso lunedì.<br />

CAPE TOWN<br />

02-89403053<br />

Per l’happy hour, un vero must<br />

navigliesco. Sia per l’ambiente<br />

con luci (da bigliardo) basse, sia<br />

per l’ora di chiusura (le 2) e la<br />

folla variegata (molti i single/studenti).<br />

Ma soprattutto per la bella<br />

scelta di birre, il food self service<br />

(tartine, focacce, pasta fredda) e i<br />

cocktail preparati veramente bene:<br />

su tutti il Bloody Mary o<br />

l’Apple Vodka Martini. Ma controllate<br />

che a shakerarli sia<br />

Sergio, barman-proprietario dal<br />

polso fermo, la dose perfetta e il<br />

ricciolo ribelle. Via Vigevano, 1.<br />

Sempre aperto.<br />

SEMPIONE 42<br />

02-317849<br />

Inaugurato a luglio in una zona<br />

tutta da scoprire, presenta un sopra,<br />

un sotto e anche un fuori da<br />

giardino finto-inverno. In realtà<br />

nasce come enoteca, con bei vini<br />

al bicchiere e una carta di tutto rispetto<br />

da abbinare a formaggi e<br />

salumi niente male. Ma si difende<br />

bene anche la cucina, grazie a<br />

una cuochina tutta grinta che spadella<br />

tra foie gras, super insalate,<br />

grigliatone di carne e golosi tortini<br />

al cioccolato. Dai 15 euro in su.<br />

Corso Sempione, 42.<br />

Sempre aperto.<br />

Una camera in penombra, con<br />

finestrone su un cortile interno.<br />

Dove potete sdraiarvi su divani<br />

o poltrone, ascoltare buona musica<br />

(quella di radio Lifegate) e<br />

fumare in santa pace. La solita<br />

sigaretta? Tutt’altro: un bel narghilè.<br />

È l’ultima trovata delle<br />

peccaminose notti milanesi: l’hip<br />

smoke in un posto che non sia il<br />

solito suk mediorientale tappetoso,<br />

sudaticcio e straffollato,<br />

ma un localino moderno e minimale<br />

giocato sui toni del grigio/arancione<br />

come il Fuori<br />

Luogo in via Agnesi 4 (tel. 02-<br />

58304692).<br />

Le due giovani coppie che lo<br />

gestiscono hanno avuto la bell’idea<br />

di piazzarci un ricordo di<br />

viaggio particolare come il narghilè<br />

appunto, mettendolo a<br />

disposizione della clientela.<br />

Risultato, un successone immediato:<br />

tanto che il venerdì e il<br />

sabato sera occorre mettersi in<br />

coda. O prenotarsi prima.<br />

Soprattutto perché si può fumare<br />

(la miscela di tabacco che va<br />

di più al momento? Quella alla<br />

mela) in tutta pace e tranquillità<br />

AL PESCESPADA<br />

02-4233615<br />

Miii!!! Un ristorante che è garanzia<br />

di veraci soddisfazioni del<br />

palato e di un’immersione nella<br />

Sicilia più reale e immaginaria. In<br />

un’atmosfera ‘senza tante storie’<br />

ma efficiente, con vista (e udito!)<br />

su disparati e curiosi commensali,<br />

si ordinano (e si stragustano)<br />

piatti della tradizione isolana.<br />

Tra i primi segnaliamo la pasta<br />

con le sarde e gli spaghetti<br />

con le vongole; tra i secondi abbiamo<br />

provato la parmigiana di<br />

melanzane, buona, sostanziosa,<br />

saporita, ma non unta (quadrangolo<br />

difficile da realizzare...), il<br />

caciocavallo alla piastra e i pescetti<br />

fritti. Naturalmente in menu<br />

c’è molto altro da papparsi, a<br />

patto però di non essersi ingolfati<br />

del salame piccante che arriva<br />

per antipasto. Trionfo finale<br />

di cannoli, bboooni, amari e vini<br />

da dessert a piacere e da vedere<br />

(una bellezza come ve lo versano!<br />

). A pranzo il menu costa 8<br />

euro. Via Savona, 86.<br />

Chiuso domenica.<br />

PERMESSO <strong>DI</strong> FUMARE<br />

Cosa dare ai clienti oltre a un ottimo drink?<br />

Un narghilè. Idea folle che funziona alla grande<br />

nei cinque metri quadri di una<br />

stanzetta a parte e isolata, dove<br />

trovano posto non più di dieci<br />

persone.<br />

Ma siccome non si vive di solo<br />

fumo, ecco che arriva in soccorso<br />

l’esperto barman Marco, capace<br />

di soddisfare ogni voglia<br />

cocktailera: le sue specialità sono<br />

un Mojito corretto al lampone<br />

e un Cosmopolitan da manuale,<br />

ma è anche in grado di lanciarsi<br />

in drink impreziositi da petali di<br />

rose o sassolini aromatizzati alla<br />

pesca. Durante l’happy hour poi<br />

(dalle 18 alle 21), c’è anche un<br />

ricco buffet di insalate, contorni<br />

e paste fredde: lo stesso, ma più<br />

ricco, che trovate anche all’ora di<br />

pranzo (quando però non si fuma).<br />

Il tutto in un cocktail bar<br />

defilato aperto da poco a due<br />

passi da viale Sabotino, ricco di<br />

quadri con scritte surrealiste e<br />

frequentato da un pubblico di<br />

pittori, fotografi, pubblicitari in<br />

cerca di bei drink e buona musica.<br />

E magari, un tiro di narghilè:<br />

che male c’è?<br />

P.D. SFORNELLI<br />

GIOVANI<br />

Insalate, torte e una<br />

rarità: il verde<br />

Esci dal mucchio, evita il<br />

gregge di giovani a caccia di<br />

tendenze a ogni costo.<br />

Abbandona i luoghi preconfezionati,<br />

icone del trendy, affollatissimi<br />

formicai del nulla.<br />

Se cerchi più tranquillità, un<br />

buon caffè, silenzio e un po’<br />

di verde nella fervida Milano<br />

fai un salto in un nuovissimo<br />

locale con cantina e terrazza<br />

in zona Città Studi. Si chiama<br />

Ex grege (via Ampère 57, tel.<br />

02-7060 8094) e come vuole<br />

il nome è un po’ fuori dal<br />

coro. Non è trendy, ma è in<br />

controtendenza.<br />

Si distingue per semplicità,<br />

genuinità, un pizzico di ingenuità<br />

addirittura, come nell’esporre<br />

in bella vista in vetrina<br />

il frigorifero con i gelati. I sorrisi<br />

e la naturalezza di Matteo,<br />

Andrea, Luca e papà Oreste si<br />

affiancano alla bontà delle torte<br />

salate fatte nel retrocucina,<br />

all’abbondanza delle insalatone<br />

servite, alle bruschette offerte<br />

per aperitivo, alla disponibilità<br />

verso gli animali: sulla<br />

terrazza si trova una ciotola<br />

colorata con il manico a forma<br />

di osso per dissetare i cani degli<br />

ospiti. Primo segnale che<br />

un simbolo del trendy (la ciotola<br />

è targata Alessi) si può<br />

mescolare all’atmosfera ruspante<br />

e generosa del locale.<br />

Il dubbio, invece, che Ex grege<br />

possa scivolare nelle tentazioni<br />

modaiole eccessive viene<br />

leggendo il biglietto da visita,<br />

che parla di breakfast, lunch,<br />

brunch (la domenica), happy<br />

hour, wine bar e così via.<br />

Speriamo di no. Io intanto<br />

continuo a sorseggiare l’aperitivo<br />

sulla bella terrazza che affaccia<br />

sulle robinie che verdeggiano<br />

nella tranquilla via<br />

Ampère. Forse è questa la<br />

nuova moda, il post-trendy<br />

appunto.<br />

BEBA MINNA<br />

URBAN 67


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

ROMA IN BOTTIGLIA<br />

IL VINO NEL CALICE<br />

C’erano una volta i mitici (e unici)<br />

Cul de Sac e Cavour 313.<br />

C’erano una volta cioè osti/risto/<br />

ratori che a tavola concedevano<br />

un solo bicchiere di vino extrabottiglia:<br />

quando andava di lusso,<br />

il frizzantino d’aperitivo. E a<br />

fine pasto, se andava ancora di<br />

lusso, un bel distillato da battaglia.<br />

Stop. Non parliamo poi della<br />

carta dei dessert con calice di vino<br />

abbinato: fino a pochi anni fa,<br />

era considerata una pazzia assoluta<br />

da curare a colpi di bottiglia...<br />

in testa. Poi per fortuna<br />

molto vino è passato sotto i ponti,<br />

con l’arrivo provvidenziale di<br />

enoteche ‘vere’ e wine bar a valanga.<br />

E con loro, i pionieri di<br />

quel servizio civile (e non militare)<br />

che è il vino al bicchiere: lo<br />

stesso cioè che consente a chi<br />

pranza o cena da solo di non doversi<br />

per forza scolare una bottiglia<br />

intera e uscire barcollando, a<br />

chi ha il pranzo d’affari di contenere<br />

tasso alcolico e relative perdite<br />

di clienti, all’enofan di abbinare<br />

a ogni piatto il vino più<br />

adatto senza far stragi in cantina<br />

e... nel portafogli.<br />

Già, ecco dove sta il doppio vantaggio:<br />

ora che una bella bottiglia<br />

del vigneto Italia finisce troppo<br />

spesso (sigh) col costare come<br />

un giro di perle o quasi, la<br />

scelta di vino al bicchiere consente<br />

di farsi una rapida e variegata<br />

eno-cultura anche a chi non ha le<br />

centinaia di euro da spendere. E<br />

scusate se è poco.<br />

I pionieri, dicevamo: gente come<br />

Checchino, arciclassico della cucina<br />

romana ma dalla cantina che<br />

parla di Borgogna e Bordeaux a<br />

SE UN BICCHIERE TIRA L , ALTRO<br />

CAFFÈ MANCINI<br />

06-6875706<br />

Più che Mancini, Houdini. La mattina<br />

infatti è un bar, a pranzo offre<br />

un bel buffet, nel pomeriggio diventa<br />

tea/cioco room con dolci.<br />

Basta? No, perché la sera si trasforma<br />

ancora in un wine restaurant<br />

con oltre 200 etichette italiane<br />

anche al bicchiere, crêpes, tagliate,<br />

salumi e formaggi. Musica<br />

soffusa-diffusa, brunch domenicale,<br />

pubblico giovanil-trendy. Tra i<br />

Enoteche e wine bar hanno rivoluzionato il gusto degli avventori,<br />

ma anche le abitudini degli osti. Ora si beve meglio, al bicchiere<br />

voce alta. Oppure un fuoriporta<br />

dalla cantina veramente da sballo,<br />

tra le migliori d’Italia, come<br />

l’Angolo d’Abruzzo, capace di offrire<br />

alla mescita sfizi come un<br />

Bianco della Castellada ’95 a 4<br />

euro al bicchiere.<br />

Senza contare i giovani coraggiosi<br />

come il team del Presidente,<br />

una delle migliori mescite quotidiane<br />

in città, o dei wine risto-lovers<br />

nati praticamente in botte<br />

come i coniugi Dandini, già al<br />

15 e i 30 euro. P.zza Pasquale<br />

Paoli, 15. Sempre aperto.<br />

BRILLO PARLANTE<br />

06-3243334<br />

Né Grillo né Camarillo (ogni<br />

Zappa-fan capirà), il Brillo (e non<br />

Birillo!) è stato senza dubbio un<br />

anticipatore dei “multilocali” con<br />

la cultura alta, anzi alticcia del vino.<br />

Ecco perché sia al piano superiore<br />

dove solitamente si aperitiveggia,<br />

sia a quello inferiore dove<br />

Simposio e ora all’Arcangelo.<br />

Dietro i pionieri, sono arrivate poi<br />

le carovane. Tanto che in città sono<br />

sempre di più i ristoranti che<br />

alla filosofia del calice prima si<br />

rassegnano (per far girare meglio<br />

la cantina in tempi non troppo<br />

edo/enoisti, ma anche per non<br />

subire troppo la concorrenza dei<br />

wine bar, dove fra l’altro si mangia<br />

sempre meglio), poi ci provano<br />

gusto. Perché in effetti c’è chi<br />

apprezza sempre più questi ristoranti<br />

eno-flessibili: posti dove, vo-<br />

pizza, carni alla brace e piatti di<br />

pasta marciano di conserva, la lista<br />

al bicchiere è sempre un must,<br />

e con etichette di tutto rispetto.<br />

Prezzi abbordabili (25 euro), pubblico<br />

un po’ brillo, un po’ brillante,<br />

un po’ brindante. Via della<br />

Fontanella, 12. Sempre aperto.<br />

LA TAVERNA DEL SOLE<br />

06-57250539<br />

Non sorprendetevi: qui si mangia<br />

pugliese doc con sottofondo di<br />

lendo, potete far stappare anche<br />

magnum e damigiane, ma sempre<br />

e regolarmente a bicchiere. E dove,<br />

statene sicuri, non vi condanneranno<br />

mai né a una cena tristastemia<br />

né a un semi-abuso forzato<br />

di bottiglia, bevuta solo a metà<br />

e abbandonata sul tavolo al suo<br />

destino: finire nello stomaco del<br />

cameriere che vi ha servito o, nel<br />

migliore dei casi, nell’aceto che vi<br />

ritrovate come condimento. Hic.<br />

PAUL DE CELLAR<br />

musica new age. Possibile?<br />

Niente tarantamuffin & affini? No,<br />

perché questo è un risto-bar etno-speciale,<br />

con paste, focacce,<br />

zuppe, formaggi della tradizione<br />

più verace accompagnati da vini<br />

al calice. Cenerete a lume di candela<br />

per 25 euro in mezzo a un<br />

curioso mix di clienti pre-vegani<br />

convertiti a orecchiette ma con<br />

orecchie ben attente alla colonna<br />

sonora. Potenza della musica...<br />

Via B. Franklin, 7. Chiuso a<br />

pranzo, lunedì e martedì.<br />

illustrazione: Alessandro Canu<br />

OSTERIE<br />

Macché Venere.<br />

Meglio Bacco!<br />

Tre banconi che<br />

meritano un giro<br />

L’ETICO<br />

06-57250539<br />

Più che “Osteria con cucina”,<br />

come recita la sotto-insegna,<br />

è un vero ristorante<br />

minimal-chic con proposte<br />

creative e cantina ben curata.<br />

Belle etichette al bicchiere<br />

ruotano continuamente in<br />

abbinamento a piatti insoliti<br />

tipo millefoglie di patate<br />

con carciofi e taleggio oppure<br />

carbonara con petto d’anatra<br />

fumé e punte di asparagi.<br />

“Movida” testaccina,<br />

conto sui 30 euro.<br />

Via Galvani, 64.<br />

Chiuso lunedì.<br />

IL <strong>DI</strong>TO E LA LUNA<br />

06-4940726<br />

Gloriosa insegna di San<br />

Lorenzo, pioniera della wine<br />

culture a tutto tondo: qui la<br />

cucina ha radici siciliane (caponatina,<br />

couscous di pesce),<br />

mentre la ricchissima<br />

cantina propone al calice il<br />

vino giusto per ogni portata.<br />

Pubblico eno-oriented,<br />

prezzi cheap-oriented. Via<br />

dei Sabelli, 49/51.<br />

Chiuso domenica.<br />

REEF<br />

06-68301430<br />

Un locale polivalente, aperto<br />

e pronto sia per la clientela<br />

d’affari del pranzo sia per<br />

quella più gastronauta della<br />

cena. E sempre trendy, forse<br />

perché ha sempre curato<br />

con puntiglio la cantina, affiancando<br />

ai piatti lazial-fusion<br />

(cacio & pepe accanto a<br />

sushi & zenzero) un’interessante<br />

carta al bicchiere.<br />

Spenderete sui 35 euro.<br />

P.zza Augusto Imperatore,<br />

42. Sempre aperto.<br />

URBAN 69


illustrazione: Alessandro Canu<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

TECNO O BISTROT, CIBO PER TUTTI<br />

BISTROT D’HUBERT<br />

06-42013161<br />

Merita applausi questa coppia<br />

di giovani controcorrente che<br />

porta a Roma dalla patria<br />

Francia il più schietto profumo<br />

(e certo, anche il sapore) dei bistrot<br />

parigini. La cuisine rigorosamente<br />

d’oltralpe è infatti assolutamente<br />

divertente, e spazia<br />

con gusto dalle quiche alle<br />

omelette, dalle zuppe classiche<br />

(cipolle, vichyssoise) alle escargots<br />

(le lumache, bête!) in crosta,<br />

dalle terrine di selvaggina<br />

al boeuf in varie preparazioni.<br />

I vini sono tutti fransè e di piccoli<br />

produttori, scelti e importati<br />

direttamente dal patron.<br />

La grazia e la cortesia senza<br />

smancerie di chi serve o sta in<br />

cucina (e che non trascurerà un<br />

passaggio e un saluto in sala)<br />

sono a dir poco esemplari.<br />

Pubblico curioso e misto, tra<br />

commis dell’area via Veneto e<br />

buongustai fra l’attento e il curioso,<br />

conto onestissimo a meno<br />

di 30 euro, con menu leg-<br />

“Tu possiedi un’arte: l’arte di<br />

farmi felice” cantava Paolo<br />

Conte. È vero: quella di far felici<br />

i fruitori è arte nodale anche e<br />

soprattutto per chi promuove e<br />

vende l’ottava, la nona, la decima<br />

arte... Il jazz e il rock, per<br />

esempio. O il cinema di qualità.<br />

gero (a 10 euro) per il pranzo.<br />

Insomma, una vera scoperta.<br />

Anzi, découverte.<br />

Via Sardegna, 135.<br />

Chiuso sabato a pranzo<br />

e domenica.<br />

SAN MARCO<br />

06-42012620<br />

È nuovo, grande, luminoso,<br />

tecno, in una zona (via Veneto)<br />

che a pranzo vanta un pubblico<br />

business ma che alla sera,<br />

tranne alcuni storici indirizzi<br />

sul carissimo-smartissimo, fatica<br />

un po’ a rivivere la dolce vita.<br />

Ci prova ora questo incrocio<br />

tra eno-pizzeria, bistrot e<br />

wine restaurant, che offre la<br />

gioia d’una buona cantina (le<br />

pareti di cristallo-metallo sono<br />

‘arredate’ dal vino) e la semplice<br />

arguzia di un servizio al calice.<br />

Mettete in conto dai 15<br />

euro (con pizza e via) ai 20-30<br />

per una cena più strutturata,<br />

sfruttando anche le risorse<br />

della griglia dove carne e pesce<br />

sfrigolano allegramente on<br />

Già, perchè chi acquista il biglietto<br />

è certo felice se un grande<br />

solista o un grande regista illuminano<br />

la serata.<br />

Ma diventa arcifelice se, accanto<br />

al giusto nutrimento per lo spirito,<br />

viene assicurato anche quello<br />

per il corpo. Così, ha iniziato il<br />

the rocks. Via Sardegna, 38/d.<br />

Sempre aperto.<br />

GIALLO LIMONE<br />

06-4242305<br />

Pochi tavoli, qui, e look da bistrot<br />

con retrogusto partenopeo (fateci<br />

caso: il giallo delle pareti e i limoni<br />

ancor più gialli sembrano citazioni<br />

amalfitane). Il menu è allegro<br />

e leggero nei prezzi ma non<br />

nella corposità dei piatti, a partire<br />

dalla pizzella ai friarielli per continuare<br />

con i classici scialatielli o i<br />

saporiti paccheri (la pasta, se non<br />

è di casa, è di noti artigiani campani).<br />

Gustosa l’insalata di polpo<br />

con guanciale croccante e patate,<br />

golosi i dolci, ovviamente di scuola<br />

napoletana. Prezzo tra 20 e 25<br />

euro (c’è un menu, assai ricco, a<br />

21), ma anche meno per un paio<br />

di portate. Ambiente misto, anzi<br />

mistissimo, con cantina non sterminata<br />

ma di buona impostazione.<br />

E belle bottiglie, anche extra<br />

lista, in vista sugli scaffali.<br />

Via Topino, 18.<br />

Sempre aperto.<br />

TANA DEI GOLOSI<br />

06-77203202<br />

È pensato come un circolo (ma<br />

senza barriere per l’ammissione:<br />

basta... prenotare un tavolo)<br />

di food e soprattutto di wine<br />

lovers, visto che il vino costituisce<br />

gioiello e arredo dell’ambiente.<br />

Il servizio è premuroso,<br />

la cucina ha un solido<br />

fondo laziale (a partire dall’olio<br />

della Sabina, autoprodotto),<br />

ma spazia poi per il divertimento<br />

dei frequentatori alla ricerca<br />

di ingredienti e ricette<br />

delle varie tradizioni italiane. Il<br />

menu cambia ogni 15 giorni, e<br />

ogni due mesi si dedica a una<br />

regione diversa. Molte materie<br />

prime biologiche, visto che qui<br />

sono al bando congelati e congelatori,<br />

mentre il pubblico è<br />

giovane e curioso, facilitato da<br />

prezzi che non superano i 25<br />

euro per i menu a tema e i 30<br />

alla carta.<br />

Via S. Giovanni Laterano,<br />

220. Chiuso a pranzo<br />

e domenica.<br />

ECCO IL MANGIA E VE<strong>DI</strong><br />

to music club già pioniere nell’abbinare<br />

suoni e sapori (durante<br />

i concerti si cena in sala grande),<br />

che ha inaugurato una dependance<br />

in via Mirri 35 (tel.<br />

06-43599029) per ristorare fino<br />

a tardi i palati di chi ha l’orecchio<br />

fino con piatti caldi, pizza<br />

e buon vino. E per non smentire<br />

la vocazione, il nuovo locale<br />

condisce le portate, secondo serata,<br />

con film, mostre o show di<br />

tango. Nel weekend invece la<br />

musica cambia, e La Palma 2 diventa<br />

disco-bar.<br />

Meglio il ristorante solo soletto o il ristorante che fornisce anche<br />

musica, ambiente, divertimento? Che domande! E il cinema...<br />

nuovo Auditorium nell’affiancare<br />

alle sale di Renzo Piano i piatti e<br />

i vini di Red, wine-restaurant nato<br />

a un passo, con orari misurati<br />

sul prima e il dopo-concerto.<br />

Adesso, ecco altri due esempi<br />

vincenti: prima La Palma, pregia-<br />

Il cinema Nuovo Pasquino,<br />

cuor di Trastevere (piazza<br />

Sant’Egidio, tel. 06-5803622),<br />

è invece caro a tutti i cinefili per<br />

la sua politica di qualità sintonica,<br />

nel quartiere, con lo sbarco<br />

di Moretti e della sua Sacher<br />

(la torta? Ma no...). Gli stessi ingredienti<br />

pepato-impegnati li<br />

troviamo ora nel menu fusiontrendysta<br />

del pub multimediale<br />

su due piani che ha aperto a<br />

fianco. Dalle 16 alle 19 sala da<br />

tè, questo nuovo Pasquino diventa<br />

poi disco-risto per cena<br />

e dopocena (da giovedì a domenica)<br />

in compagnia di noti dj che<br />

propongono rock e dance.<br />

Buona visione.<br />

PAUL DE CELLAR<br />

KEBAB<br />

Una città piccante<br />

e mediorientale<br />

Si dice che alla Moschea di<br />

Roma, la più grande d’Europa,<br />

siano serviti i kebab più buoni,<br />

le porzioni più generose di<br />

cuscus e i baklava (i dolci con<br />

i pistacchi e il miele) più vellutati<br />

che si possano immaginare.<br />

Un piccolo mercato allestito per<br />

accogliere i fedeli che escono<br />

dalla funzione del venerdì trasforma<br />

infatti un anonimo marciapiede<br />

di viale della Moschea<br />

86 in un piccolo suk.<br />

Pregustando sapori da Mille<br />

e una Notte corro a provare.<br />

Ore 14.20: accidenti alle leggende<br />

metropolitane! Il mercato<br />

è una landa triste e desolata.<br />

Un signore con i baffoni vuole<br />

vendermi un mazzo di menta<br />

fresca, ingrediente fondamentale<br />

per il tè con cui si accompagnano<br />

i pasti. Quindi mi erudisco<br />

sul tema, fantasticando su<br />

come intratterrò gli ospiti nei<br />

lunghi pomeriggi autunnali preparando<br />

il vero tè del deserto<br />

inginocchiata su un tappeto<br />

berbero... Ore 14.30: mentre mi<br />

sto facendo convincere a comprare<br />

anche tappeto, teiera,<br />

tazzine, salsa di sesamo, un<br />

musical pakistano e un paio di<br />

infradito di pelle nera borchiate,<br />

vengo colpita dai suoni distorti<br />

mandati dagli stereo a tutto<br />

volume dei banchetti vicini.<br />

L’ultima hit che fa ballare i giovani<br />

del Cairo mischiata al richiamo<br />

del muezzin accompagna<br />

l’arrivo della folla. La funzione<br />

è finita solo ora: in una<br />

frazione di secondo tutto cambia.<br />

Alcuni ragazzini senegalesi<br />

vestiti da rapper fanno la fila<br />

per farsi servire il cuscus da<br />

due signore in chador che<br />

guardano sempre in basso.<br />

Il tempo di finire il kebab (abbondante,<br />

e buono) e mi ritrovo<br />

di nuovo accanto al signore coi<br />

baffi. No grazie, il sunto della<br />

Bibbia in lingua araba non mi<br />

serve, piuttosto prendo un dolce.<br />

Bboono!<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

URBAN 71


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» BOLOGNA<br />

MANGIARE L , IN<strong>DI</strong>A<br />

SOTTO I PORTICI<br />

Mung o ghee? Naan o papad?<br />

Chapati o basmati? Chutney o<br />

tandoori? Curry o assafetida?<br />

Bati kebab o palak panir? Meglio<br />

prepararsi: l’India è vicina. Anzi,<br />

alle porte. Di più: sotto i portici.<br />

Forse non ci avete ancora fatto<br />

caso, ma questa è l’ultima ristorealtà<br />

in città: il boom della cucina<br />

indiana, che ormai può vantare<br />

una decina di locali sempre più<br />

gettonati.<br />

Bologna insomma come<br />

Bollywood (la mecca del cinema<br />

indiano)? Sì, grazie anche al<br />

boom del bhangra sound, oggi<br />

le specialità del Punjab, del<br />

Bengala o del Rajasthan stanno<br />

conquistando i bolognesi più<br />

panasiatici e curiosesotici.<br />

Perché la cucina indiana è moda,<br />

è mistero, è un rito collettivo<br />

che si consuma in punta di<br />

dita e sottofondo di musica.<br />

E la città non si è fatta certo<br />

scappare né il chicken tandoori<br />

né il riso basmati né tutti quei<br />

piatti di carne, pesce o verdura<br />

così speziati, profumati e saporitamente<br />

intriganti. Ma anche,<br />

diciamola tutta, così leggeri e a<br />

grassi zero.<br />

Quasi tutti gli indo-risto, molti in<br />

versione fast food, si segnalano<br />

in zona universitaria, segno che il<br />

mangiar sano e il pagar giusto<br />

viene apprezzato da chi vive<br />

Bologna soprattutto per studio.<br />

Fra tutti guida la classifica il gruppo<br />

Taj Mahal con tre insegne tre:<br />

il ristorante originario in via S.<br />

Felice più due fast food in via<br />

Moda, mistero, rito collettivo. Chiamatela come volete ma la cucina<br />

dell’India (meglio, delle tante Indie) spopola nella città dei tortellini<br />

Capo di Lucca e (il più recente) in<br />

via Petroni. Tutti con consegna a<br />

domicilio, addirittura fuori le mura.<br />

I tre indo-must da indo-furore<br />

sono però il Moghul in via<br />

dell’Inferno, l’India in via Nazario<br />

Sauro e l’indo–pakistano<br />

Himalaya in piazza dell’Unità. Fra<br />

le new entry ecco invece l’Osteria<br />

Indiana in via S. Caterina, il K2 di<br />

via de Carbonesi e il Royal India<br />

in via Riva Reno. Se vi assale<br />

un’improvvisa voglia di mung<br />

(che cos’è? Ma quell’indo-fagiolino<br />

giallino, no?), adesso sapete<br />

dove andare.<br />

CARLO FRASSOLDATI<br />

NIENTE GUERRA TRA IN<strong>DI</strong>A E PAKISTAN<br />

IN<strong>DI</strong>A<br />

051-233403<br />

Uno dei primi indo-risto in città. E<br />

tra i più curati e caratteristici: due<br />

i forni tandoori (in terracotta),<br />

uno per i sette tipi di pane aromatizzato,<br />

l’altro con spiedo per<br />

carne. Da provare i murgh makhani,<br />

bocconcini di pollo in crema<br />

di pomodoro guarniti con<br />

panna e coriandolo, ma anche i<br />

piatti vegetariani e il lassi, tipica<br />

bevanda a base di yogurt, mango,<br />

latte e acqua di rosa. Via<br />

N. Sauro, 14/a. Chiuso lunedì.<br />

TAJ MAHAL<br />

051-244517<br />

Fast food minuscolo e con orario<br />

lungo (chiude a mezzanotte),<br />

vanta rapidità di servizio e<br />

piatti veloci/gustosi come riso<br />

con pollo e salsa al curry, patate<br />

ripiene con formaggio, polpette<br />

di carne, gamberetti in<br />

salsa indiana, agnello al curry.<br />

Per un appagante indo-pranzetto<br />

(o cenetta) spenderete<br />

sugli 8 euro: si può fare.<br />

Via Capo di Lucca, 2.<br />

Sempre aperto.<br />

IN<strong>DI</strong>ANO PAKISTANO<br />

051-360687<br />

Lo dice il nome: da queste parti<br />

non c’è solo India, ma anche<br />

profumi e sapori in arrivo (dritti<br />

dritti) da Pakistan, Bangladesh<br />

e Afghanistan. I must sono, ovviamente,<br />

la cucina tandoori e il<br />

pane al formaggio, molto soffice<br />

e non unto. Il conto, che si<br />

aggira sui 18 euro, vi sfamerà e<br />

comprenderà due portate, acqua<br />

e coperto.<br />

Piazza dell’Unità, 2/a.<br />

Chiuso martedì.<br />

MOGHUL<br />

051-232911<br />

Si fatica un po’ a trovarlo, ed è<br />

meglio prenotare. Visto l’arredamento,<br />

intimo e raffinato, meglio<br />

prevedere una bella cenetta romantica<br />

a base di pollo al curry o<br />

zenzero con riso basmati (lo riconoscete<br />

perché ha il chicco più<br />

lungo e sottile del nostro). Buono<br />

anche l’agnello e il lassi (che non<br />

è lassativo: se no, la cenetta romantica<br />

finisce male). Conto sui<br />

20-25 euro. Via dell’Inferno,<br />

16/a. Chiuso domenica.<br />

illustrazione: Elgraf<br />

FUORI A CENA<br />

Bere, mangiare e<br />

poi bere di nuovo.<br />

Bologna è grassa,<br />

mica per niente<br />

BYBLOS<br />

051-226386<br />

I suoi 600 metri quadri ne<br />

fanno un locale fra i più vasti<br />

del centro, e infatti è sempre<br />

affollato di studenti e impiegati<br />

che si dividono tra pub,<br />

ristorante e pizzeria godendosi<br />

(la sera) un po’ di live<br />

music oppure la partita in diretta<br />

tv. Se si cena, un pasto<br />

completo si aggira sui 20 euro<br />

a cranio. Bello ricco anche<br />

l’aperitivo.<br />

Via Marsala, 17/19.<br />

Sempre aperto.<br />

HOLLYWOOD<br />

051-233199<br />

Il suo new look hollywoodiano<br />

ha portato una bella ventata<br />

di originalità in via<br />

Goito. E non solo perché è<br />

un locale tutto da bere, grazie<br />

a centrifugati e spremute<br />

in zona pranzo, robusti cocktail<br />

per l’aperitivo o gagliardi<br />

drink in tarda sera, ma anche<br />

per quel tocco di musica che<br />

arriva dalla postazione dj. I<br />

prezzi poi, sono decisamente<br />

abbordabili. Anche per i non<br />

attori. Via Goito, 9/2.<br />

Sempre aperto.<br />

OSTERIA ZELIG<br />

051-236737<br />

La sua fama la deve in buona<br />

parte alla titolare, la vulcanica<br />

Biasa, apparsa pure<br />

in tv. Per il resto è un posto<br />

estroso e divertente, dove<br />

la cucina è più bolognese<br />

che mai e il menu varia ogni<br />

giorno. Se poi vi gustano<br />

i dolci, buttatevi pure a capofitto.<br />

Ma perché bisogna<br />

spendere 2 eurozzi per il<br />

coperto? Via Portanova, 9.<br />

Chiuso domenica.<br />

URBAN 73


illustrazione: Elgraf<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» TORINO<br />

PRANZO PIT STOP,<br />

SCEGLIETELO BENE<br />

Siete vittime del<br />

mordi e fuggi?<br />

L’ufficio vi perseguita?<br />

Coraggio, in<br />

mezz’ora si può anche<br />

mangiare bene<br />

È inutile, la fretta ci insegue.<br />

Anche a tavola: dalla colazione<br />

alla cena, il tempo è sempre più<br />

tiranno. Così, anche il pranzo-intervallo<br />

è ormai un continuo<br />

mordi e fuggi, una lotta affamata<br />

(e affannata) tra stomaco e<br />

lancette, una corsa a ostacoli tra<br />

TRATTORIA ALA<br />

011-8174778<br />

Parole d’ordine: qualità, velocità,<br />

onestà. Il tutto in questa storica,<br />

allegra e chiassosa trattoria toscana<br />

dove vi servono su tovaglie<br />

a quadretti un buon piatto casalingo<br />

(bistecca alla fiorentina, filetto<br />

di maiale alle olive, polpo alla<br />

piastra, carpaccio di tonno) allo<br />

stesso prezzo di una piadina al<br />

bar. Il conto per un pranzo rapido<br />

(8 euro circa) vi lascerà basiti:<br />

scuotetevi e prenotate. Via Santa<br />

Giulia, 24. Chiuso domenica.<br />

panini fast e piattini frost. Da<br />

consumare magari (vergogna!)<br />

alla scrivania. Insomma, una vita<br />

da Schumi del lunch.<br />

Dai, confessate: siete anche<br />

voi della gastro-tribù impiegatiz-corsaiola<br />

che vanta un pit<br />

stop da pochi secondi e via?<br />

Allora è l’ora di frenare sulla pista<br />

dell’appetito e concedersi<br />

soste culinarie rapide il giusto<br />

(mezz’ora può andare?), e soprattutto<br />

goduriose.<br />

Scovare posticini ideali per uno<br />

slow break non è difficile, anche<br />

se verso le 13 sono tutti affollati<br />

come un box d’autodromo. Così,<br />

BUONI E VELOCI: QUATTRO IN<strong>DI</strong>RIZZI<br />

CAFFÈ BISQUIT<br />

011-882647<br />

Baruccio classy dalle 7.30 alle<br />

19.30, all’ora di pranzo il Caffè<br />

Bisquit si trasforma in piccola<br />

tavola calda con primi, secondi<br />

e verdure preparati al momento,<br />

così come i dessert.<br />

Ottima la ratatouille di stagione<br />

e i risotti, portate (abbondanti,<br />

cosa che non guasta<br />

mai) da 3,5 a 5 euro.<br />

Niente male insomma.<br />

Via Mazzini, 54/g.<br />

Chiuso domenica.<br />

per un bel piatto di agnolotti<br />

sgommate verso l’enoteca Da<br />

Bacco in via Madama Cristina;<br />

se puntate sul dolce, al Bistrot<br />

Samambaia in San Salvario vi<br />

aspettano strudel e crostate di<br />

giornata, come pure alla<br />

Torteria Olsen nel Quadrilatero<br />

Romano; i fan di pizza al tegamino<br />

o farinata si piazzino in<br />

pole position al Cit Ma Bon di<br />

corso Casale o al Cavaliere in<br />

corso Vercelli.<br />

Per un lunch gourmandémodé<br />

invece posteggiate pure l’auto<br />

(d’epoca) davanti alla tavola calda<br />

Ansaldi in via XX Settembre.<br />

TERIYAKI<br />

Via Nizza, 262<br />

Un jap-lunch leggero e sfizioso?<br />

Eccolo nell’8 Gallery, il cortile del<br />

Lingotto: un japposticino volante<br />

dove potrete scegliere de visu gli<br />

ingredienti (pollo, manzo, gamberi<br />

o salmone) che andranno a sfrigolare<br />

sul tepaniaki (la piastra).<br />

Ve li cucineranno sotto il naso, e<br />

finiranno insieme a riso o noodles<br />

in un bel piattone unico (6 euro);<br />

se no, puntate pure sul sushi (da<br />

5 a 9 euro) con birra Ashahi.<br />

Via Nizza, 262. Sempre aperto.<br />

Poi ci sono i bar da gola-stop:<br />

Casa del Caffè in via Bertola,<br />

Bisquit in via Mazzini, Xò in via<br />

Po, il San Carlo o il Torino.<br />

Attenzione però: alle stesse cifre<br />

potete cambiare tranquillamente<br />

le gomme del vostro stomaco<br />

alla trattoria Ala di via S. Giulia.<br />

E i percorsi alternativi? Eccoli:<br />

il biobar Mezzaluna in piazza<br />

Filiberto o il tepaniaki (la piastra)<br />

giapponese del Lingotto.<br />

Anche qui, se non esagerate, il<br />

traguardo della digestione è garantito.<br />

E l’abbiocco pomeridiano<br />

evitato. Vi sembra poco?<br />

MEZZALUNA<br />

011-4367622<br />

CRISTINA LATTUADA<br />

Per una pausa supernaturale<br />

ecco Mezzaluna, il primo biobar<br />

in città (ma anche gastronomia<br />

e negozio di alimenti<br />

macrobiotici). Dietro il bancone<br />

ricette in chiave vegetariana fra<br />

il tradizionale e il creativo tipo<br />

insalata russa (ma senza uova),<br />

panzerotti alle alghe, finta frittata<br />

con farina di ceci. Conto<br />

sotto i 10 euro.<br />

Piazza Emanuele Filiberto,<br />

8/d. Chiuso domenica.<br />

CINA & PIZZA<br />

Coi pinoli e il<br />

radicchio, ma è<br />

sempre pizza.<br />

E la Cina è vicina<br />

MAMMA MIA<br />

011-888309<br />

Pizzeria di successo per<br />

gggente gggiovane, sia per<br />

la location (tra la Mole e<br />

Palazzo Nuovo, posto da<br />

movida), sia per l’orario lungo<br />

(fino alle tre di notte!). Se<br />

avete la fortuna di trovare<br />

un tavolo, vista la ressa perenne,<br />

potrete assaggiare<br />

l’ampia scelta di pizze gustose<br />

e ben fatte: la più insolita<br />

si chiama (che fantasia)<br />

Mamma mia, ricca di<br />

stracchino, radicchio e pinoli.<br />

Conto sui 10-11 euro per<br />

pizza e via, 15-17 invece se<br />

scegliete qualche piatto dal<br />

menu ristorante.<br />

C.so San Maurizio, 32.<br />

Chiuso sabato<br />

e domenica a pranzo.<br />

KING HUA<br />

011-331967<br />

I cinesofili lo proclamano<br />

senza dubbi the best in<br />

town: tre belle sale dalla tipica<br />

eleganza kitchinese, un<br />

servizio corretto e dai tempi<br />

giusti, l’anfitrione Piero Ling<br />

che è un vero cultore della<br />

grande cucina d’Oriente.<br />

Difficile qui scegliere tra<br />

zuppa di ravioli, astice imperiale<br />

con cipolline, maiale<br />

croccante con zenzero candito,<br />

anatra stufata con alghe,<br />

torta ai lichees: tutto in<br />

effetti di ottimo livello.<br />

E da bere? Tè verde, birra<br />

cinese, vino di riso, ma anche<br />

buone etichette italiane<br />

(di vino, s’intende). Potete<br />

sbizzarrirvi fra vari menu a<br />

partire da 7 euro per ogni<br />

tasca e palato.<br />

C.so Racconigi, 30 bis.<br />

Chiuso lunedì.<br />

URBAN 75


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» <strong>NAPOLI</strong><br />

LA STRADA FRITTA<br />

BUONE TENTAZIONI<br />

Una pizza veloce?<br />

Un frittino di corsa?<br />

A Napoli si mangia<br />

per la strada,<br />

guardandosi intorno<br />

Chiamatelo come volete (languorino<br />

da strada, fame peripatetica,<br />

acquolina in bocca o in<br />

piedi), ma a Napoli si tacita da<br />

sempre. Chi ha inventato il take<br />

away, il fast e lo street food se<br />

non i pizzaioli di Forcella,<br />

Pignasecca o Sanità? E il fast<br />

fritt, la frittura veloce da marcia-<br />

piede? Neapolitans, insomma,<br />

do it better: pensateci. Intanto,<br />

sappiate che il mangiontheroad<br />

è sì uno sfizio, ma prima di tutto<br />

necessità grazie alla fretta, ‘a<br />

press’: la stessa che unita alla fame<br />

accomuna tra i vicoli, fermi in<br />

piedi o di corsa, studenti e professionisti,<br />

bebé a corto di latte<br />

e signorine shoppasseggianti.<br />

Tutti felici nel cedere alla tentazione<br />

volante di pizze a libretto<br />

o crocchè (panzerotti), palle di<br />

riso (arancini) o paste cresciute<br />

(zeppolelle), ciurilli fritti (fiori di<br />

zucca, magari con ricotta fresca)<br />

o melanzane “a pastetta”, calzoni<br />

ripieni di scarole o rotoloni<br />

con salsicce e friarielli, frittatine/timballetti<br />

di maccheroni<br />

o rustici superimbottiti.<br />

Ma attenzione, questo fast food<br />

dev’essere per forza fast good:<br />

se non è buono, non funziona.<br />

Per questo la scelta è bella ampia.<br />

Intorno alla Funicolare<br />

Centrale per esempio c’è<br />

L.U.I.S.E. in via Toledo o l’Antica<br />

Friggitoria Vomero in via<br />

Cimarosa. Verso il Museo<br />

Archeologico, in via Foria, qualche<br />

turista resta interdetto di<br />

fronte a scritte esplicite come<br />

Vac’ e press’ (Ho fretta!) e Comm’<br />

cazz’ coce (Mannaggia, quanto<br />

scotta!). A Montesanto c’è<br />

Fiorenzano, in via Tribunali<br />

Di Matteo, a Spaccanapoli<br />

Lombardi, in via Mergellina Pane<br />

e Pizza, a Posillipo (in piazza San<br />

Luigi) l’Elettroforno. Tutti punti<br />

di riferimento del mangiontheroad,<br />

tutti in grado di soddisfare<br />

per pochi euro anche i gusti più<br />

difficili. A questo punto, decidete:<br />

preferite camminar mangiando<br />

o mangiar camminando?<br />

OLIO & POMODORI, TUTTO ON THE ROAD<br />

GIOVANNI ULIANO<br />

081-405718<br />

A due passi da piazza Plebiscito,<br />

voilà le classiche pizze fritte d’asporto,<br />

le stesse della Loren ne<br />

L’oro di Napoli. Certo, il cuoco<br />

professionista Uliano non avrà il<br />

sex appeal di Sofia, però impasta,<br />

imbottisce, inforna e incarta con<br />

abilità, rapidità e pizz appeal impressionanti.<br />

Il tutto everyday a<br />

pranzo, in questo mini-locale meta<br />

assidua dei fritpiz fan. E se la<br />

pizza fritta la preferite chez vous,<br />

lo chef viene anche a prepararve-<br />

la in casa: che volete di più?<br />

Via Nardones, 87. Sempre<br />

aperto (o quasi).<br />

PANE<br />

081-284369<br />

In zona Stazione, una vera oasi<br />

di qualità indiscussa, freschezza<br />

certa e classe... economica.<br />

Molte le gustose specialità:<br />

soffioni, ripieni, rotoloni, pizze<br />

ricoperte e imbottite con abbinamenti<br />

insoliti tipo tonno e<br />

melanzane. Via Firenze, 69.<br />

Chiuso domenica.<br />

SALVATORE ATTANASIO<br />

Piazzetta Divino Amore<br />

Ogni sabato sera l’ambulante<br />

Salvatore si piazza in piazzetta<br />

Divino Amore, sulla via San<br />

Biagio dei Librai, col suo banchetto,<br />

i bidoni di olio bollente<br />

(extra vergine) e paste già lievitate<br />

per le pizze fritte, quelle con<br />

pomodoro, provola, cicoli, ricotta,<br />

pepe. Mentre lui frigge Donna<br />

Rosaria, la moglie, distribuisce i<br />

numeri, le “bollette”. E via con le<br />

pizze (ottime, a 2,50 euro), anche<br />

nel formato ridotto “pescetiello”.<br />

TIMPANI E TEMPURA<br />

081-5512280<br />

CIRO CACCIOLA<br />

Basta entrare per scoprire gastromeraviglie<br />

come un timpano<br />

di paccheri con salsa mediterranea.<br />

Una porzione con<br />

bicchiere di vino fa 10 euro:<br />

non pochi, ma meritati.<br />

Mercoledì e giovedì poi, tempura<br />

su ordinazione. Qualche<br />

posto a sedere, gastronomia à<br />

la carte by Antonio Tubelli, vero<br />

guru di cucina partenopea.<br />

Vico della Quercia, 17.<br />

Chiuso domenica.<br />

illustrazione: Cinzia&Valentina<br />

A TAVOLA<br />

Da Mergellina a<br />

San Ferdinando,<br />

non lasciatevi<br />

scappare questi<br />

CIBI COTTI<br />

081-682488<br />

Se la conosci, non la eviti.<br />

L’importante è trovarla, questa<br />

trattoria nascosta in fondo<br />

al Mercatino rionale di<br />

Mergellina, tra frutta, verdure<br />

e detersivi in ordine sparso.<br />

Donna Anna cucina live<br />

& speedy piatti napoletani<br />

doc: baccalà, alici fritte, braciole<br />

al ragù, un gattò di patate<br />

a dir poco... felino, pasta<br />

alla siciliana con miniature<br />

di polpette e una frizzante<br />

frittatina ripiena di ricotta<br />

freschissima. A pranzo<br />

ci trovate tutti i professionisti<br />

(molti architetti) della zona,<br />

attenti a non spargere<br />

troppo la voce. Pochi tavoli,<br />

garbo verace, difficile spendere<br />

più di 6 euro: tanto vale<br />

esagerare.<br />

Via F. Galiani, 30.<br />

Chiuso domenica.<br />

PRENCIPE<br />

081-5523020<br />

Il caffè a Napoli? Va preso<br />

serio e rigorosissimo: in<br />

questo bar si serve nel migliore<br />

dei modi, anche a domicilio<br />

se avete la fortuna di<br />

abitare/lavorare a San<br />

Ferdinando. Ottima miscela,<br />

savoir faire tutto partenopeo,<br />

poche paste (ma buone!)<br />

per colazione.<br />

Cappuccino e brioche sono<br />

da manuale. Il fascino déco<br />

del locale, ancora stile anni<br />

’20, resiste stoico tra la folla<br />

di dipendenti comunali attirati<br />

da un break veloce ma<br />

di qualità. Attenzione, la<br />

chiusura è alle 16: quindi,<br />

niet tè delle cinque.<br />

Piazza Municipio, 20.<br />

Chiuso sabato<br />

e domenica.<br />

URBAN 77


testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />

HOMOPARABOLUS<br />

UOMINI SULL’ORLO di una crisi di nervi. Carenza d’affetto? No, solo problemi d’antenna. Dopo aver convinto<br />

le mogli con la scusa del cinema e i bambini con la scusa dei cartoni, il maschio italiano si accinge a<br />

guardare le partite in pay-tv. Ma non riesce a trovare i canali. Voi ridete, ma è un’emergenza nazionale<br />

Finora solo il maschio poteva attribuire comodamente<br />

tutti i malumori della partner alla sindrome premestruale<br />

e rischiare un occhio nero chiedendole: “Hai la PMS?”.<br />

Grazie a Sky, ora anche le donne possono liquidare le lune<br />

storte dei compagni domandando con sufficienza:<br />

“Problemi col digitale?”. Con una vasta gamma di sintomi<br />

che vanno dal muso lungo alla licantropia, la<br />

Sindrome del Teleutente Digitale, alias STD, è l’ultimo e<br />

più pericoloso colpo sferrato alla già compromessa salute<br />

mentale degli italiani. Se non fossimo più che sicuri<br />

che il cavo per impiccarci è stato fornito da un tycoon di<br />

schietta ascendenza caucasica, verrebbe da sospettare<br />

che sia stato Bin Laden a escogitare un sistema tanto efficace<br />

per condannare all’autoestinzione gli abitanti della<br />

culla della Cristianità: i neuroni che non gli si erano<br />

già fusi quest’estate – cercando invano di intendersi con<br />

l’Assistenza Clienti o di capire se bisogna buttare la<br />

smart card o il decoder o entrambi – se li spappolano<br />

ora, smanettando autisticamente sul telecomando, dimentichi<br />

di Dio e degli uomini. In attesa che nascano i<br />

primi gruppi di Skymuniti Anonimi decisi a uscire dal<br />

tunnel, ripercorriamo tappa per tappa l’escalation di<br />

questa nuova malattia sociale.<br />

FASE 1. Come l’antrace, anche il germe della STD nella<br />

sua forma più violenta è arrivato per posta. È infatti in<br />

una comune busta, di quelle che finiscono intonse nel<br />

cestino della rumenta, che mesi fa ogni utente ha ricevuto<br />

il numero di codice personale per abbonarsi all’“of-<br />

ferta televisiva senza precedenti” con una telefonata al<br />

Numero Verde Sky. Questo spiega il numero di pazzi arrivati<br />

al pronto soccorso in piena estate con ferite da tritarifiuti<br />

riportate nel vano tentativo di recuperare la busta,<br />

dopo aver scoperto che, senza il codice personale,<br />

per il Numero Verde, ammesso che ti risponda, vali<br />

quanto un curdo clandestino in un camion di cocomeri.<br />

I furboni che hanno tentato di imbrogliare inventando lì<br />

per lì un numero a caso sono stati puniti con l’improvvisa<br />

e misteriosa disattivazione del bancomat. I più fortunati<br />

sono stati assistiti da un nonno defunto che, impietosito,<br />

ha rivelato in sogno al nipote il suo codice, invece<br />

che il solito terno al lotto.<br />

FASE 2. La seconda infornata di scemi di guerra ha intasato<br />

i reparti neurologia ai primi di agosto, quando è<br />

scattata la risintonizzazione vera e propria. In questi<br />

soggetti la STD si manifestava nella forma psicotica nota<br />

come Paranoia del Pastore: il malato tentava senza<br />

risultato di governare un vasto gregge di canali riottosi<br />

che saltellavano da una frequenza all’altra come camosci<br />

impazziti. Dopo aver inghiottito per la disperazione il<br />

telecomando del Gold Box, il poveretto passava intere<br />

nottate a convincere i canali a ordinarsi per genere soffiando<br />

in un fischietto ad ultrasuoni. Poi, appena ne<br />

aveva irreggimentato e marchiato a fuoco un centinaio,<br />

una scritta sullo schermo lo avvertiva dell’imminente arrivo<br />

di una nuova mandria di canali allo stato brado, che<br />

incasinava l’ordine tematico precedente obbligando il<br />

URBANSATIRA<br />

disgraziato a ricominciare tutto da capo (pare che all’inferno<br />

abbiano preso nota di questa versione techno<br />

della fatica di Sisifo per dare un tocco di novità al girone<br />

dei prodighi). Sull’orlo del collasso nervoso, il malato<br />

cercava aiuto sul canale di assistenza, ma ci trovava un<br />

reportage sulla corsa nei sacchi e colto da un raptus seviziava<br />

l’antenna parabolica.<br />

FASE 3. La STD è un morbo mutante, e i sopravvissuti<br />

alle prime due varianti non sono scampati all’ultima, caratterizzata<br />

da depressione, catatonia e lacerante senso<br />

di inadeguatezza. Il piacere di osservare un gol di Del<br />

Piero inquadrato da una telecamera posta fra gli incisivi<br />

del portiere avversario viene annullato dall’angoscia di<br />

perdere l’ultima replica dell’esilarante sitcom dove lui è<br />

un ex prete gay nero sovrappeso e lei una dentista indù<br />

bisex bulimica, o la biografia non autorizzata di<br />

Thutmosis III o l’apertura della borsa di Manila. Il vecchio<br />

padre Crono, supremo monopolista del Tempo, è<br />

sordo alle esigenze del cliente moderno e continua a<br />

erogare pulciosi giorni di 24 ore, troppo corti per guardare<br />

tutti i 34.987 favolosi programmi offerti quotidianamente<br />

dalla tivù satellitare. Tanto più che bisogna pure<br />

andare a lavorare, sennò come lo paghi l’abbonamento?<br />

Non c’è pericolo che Murdoch muoia di fame, a giudicare<br />

da come sono lardellati di pubblicità i suoi canali.<br />

Ma se non gli versi il pizzo mensile, ti riconsegna seduta<br />

stante alla tivù generalista di Gerry Scotti e Panariello.<br />

Il cielo può attendere, Sky no.<br />

URBAN 79

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