2. - Clinica malattie apparato respiratorio
2. - Clinica malattie apparato respiratorio
2. - Clinica malattie apparato respiratorio
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
AUTORI<br />
N. Ambrosino<br />
R. Antonelli Incalzi<br />
V. Bellia<br />
M. Cazzola<br />
M. Luisetti<br />
C.E. Mapp<br />
D. Olivieri<br />
P. Paggiaro<br />
C. Rampulla<br />
A. Rossi<br />
C. Tantucci<br />
P. Zannini<br />
BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA<br />
IL VOLTO<br />
DELLABPCO<br />
CHE CAMBIA<br />
Trattamento<br />
♦ Progetto mondiale per la diagnosi, il trattamento<br />
elaprevenzione della BPCO<br />
♦ Trattamento farmacologico della BPCO<br />
♦ Enfisema da deficienza ereditaria di α 1-antitripsina<br />
♦ Trattamento della BPCO in età geriatrica<br />
♦ Terapia non respiratoria nella BPCO<br />
♦ Trattamento non farmacologico della BPCO<br />
5<br />
C. GIUNTINI L.M. FABBRI V. GRASSI<br />
P E R I O D I C I
L’opera I Quaderni della BPCO - Il volto della BPCO che cambia<br />
è un’iniziativa per la Medicina Respiratoria<br />
Edizione riservata Boehringer Ingelheim<br />
Fuori commercio - Omaggio ai Signori Medici<br />
© 2002 UTET S.p.A. Divisione Periodici Scientifici<br />
Sede Legale: C.so Raffaello 28, 10125 Torino<br />
Sede Operativa: V.le Tunisia 37, 20124 Milano<br />
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento<br />
totale o parziale, con qualsiasi mezzo (microfilm e copie fotostatiche compresi), sono<br />
riservati per tutti i paesi.<br />
L’Editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre una porzione non<br />
superiore a un decimo del presente volume e fino a un massimo di settantacinque<br />
pagine.<br />
Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i diritti di<br />
Riproduzione delle Opere dell’ingegno (AIDRO), via delle Erbe, 2 - 20122 Milano<br />
Tel. e Fax 02/809506<br />
Le illustrazioni in copertina sono tratte dal volume di Eric N. C. Milne e Massimo<br />
Pistolesi: Reading the Chest Radiograph, Mosby,1993<br />
Responsabile editoriale: Karin Berger<br />
Redazione: Rosy Bajetti<br />
Progetto grafico: Benedetta Bini<br />
Impaginazione: Fotocompos S.r.l. - Gussago (BS)<br />
Fotocomposizione: Fotocompos S.r.l. - Gussago (BS)<br />
Stampa: Grafiche Mazzucchelli - Settimo Milanese (MI)<br />
Finito di stampare nel mese di dicembre 2002
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
L<br />
a BPCO (Morris, 1965) ha da poco superato la maggiore età: entrando nella fase della maturità – come<br />
si conviene a un adulto – cambia volto. Il che significa l’acquisizione di un più definito assetto sul piano<br />
fisiopatologico e clinico-terapeutico e di una più precisa presa di coscienza dei problemi da affrontare.<br />
Al di là delle suggestioni che evocano e delle informazioni che veicolano, i nomi restano nomi ed è bene non<br />
scambiarli subito per “fatti”. In realtà, da che lo si è introdotto e lo si usa, questo acronimo è sembrato fatto apposta<br />
per semplificare e per favorire la pigrizia intellettuale più che per stimolare l’approfondimento. Onde la<br />
qualificazione di “termine ombrello” (utile a sottendere realtà cliniche diverse) e di “rifugio clinico” (buono per<br />
tutte le stagioni).<br />
Ma, per fortuna, non per tutti e per sempre è stato così.<br />
La “svolta” è iniziata a metà anni ’90 con il concorso di una serie di informazioni che in quegli anni si sono<br />
rese disponibili:<br />
● la pubblicazione (e la relativa diffusione) a opera delle due maggiori Società di Medicina Respiratoria (USA-<br />
ATS, Europa-ERS) di Linee Guida per la BPCO. Si è trattato di un evento importante: di chiarezza (sulle<br />
conoscenze esistenti) e di stimolo (per ulteriori ricerche);<br />
● la politica sanitaria “basata sull’evidenza” di questa sindrome clinica multiforme e complessa ha valutato il<br />
“peso” (in termini di morbosità e mortalità) anche prospettico: ed è stato così stimato che entro il 2020 la<br />
BPCO rappresenterà (a livello mondiale) la 5a più importante condizione sanitaria (nel 1990 era la 12a )<br />
a gravare sulla società;<br />
● nello stesso periodo il Lung Health Study (studio a lungo termine promosso dal NHLBI) documentava che<br />
l’unico intervento capace di modificare la storia naturale della malattia era costituito dalla cessazione dell’abitudine<br />
al fumo.<br />
Ma altri eventi hanno contribuito a creare valide premesse per un rinnovato interesse nei confronti della BPCO:<br />
● la crescente attenzione per l’Aging Lung e per la Medicina respiratoria in età geriatrica (valgano per<br />
tutti i risultati del SARA – salute respiratoria nel paziente anziano –, studio multicentrico condotto a livello<br />
nazionale) determinata dal fatto che la patologia respiratoria cronica diventa sintomatica prevalentemente<br />
in questa fascia di età;<br />
● il progressivo ingresso della biologia in clinica che ha incominciato a interessare anche la BPCO e che, auspicabilmente,<br />
finirà col chiarire come nasce la malattia;<br />
● il crescente interesse – a motivo della loro rilevanza clinica – nei confronti:<br />
– delle riacutizzazioni della malattia;<br />
– dello stato nutrizionale del paziente (nella BPCO “grasso è bello”) fattore di rischio parzialmente controllabile;<br />
– delle prove da sforzo cardio-<strong>respiratorio</strong> (“quando osservi un paziente è meglio se lo guardi quando<br />
sale le scale”);<br />
– della costante attenzione, infine, per la valutazione della qualità della vita in corso di patologia cronica<br />
anche in rapporto ai diversi interventi (farmacologici e non).<br />
III<br />
PRESENTAZIONE<br />
Razionale di un Progetto
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Questi elementi – non disgiunti da un motivato interesse dell’industria nella ricerca di farmaci a potenzialità<br />
preventiva e sintomatico-curativa – hanno accelerato la “svolta” nel senso presumibilmente più produttivo: modificando<br />
l’atteggiamento (il modo di porsi) nei confronti della malattia, che da nichilista-minimalista, sfuggenterinunciatario<br />
è diventato attento e attivo.<br />
Ne sono testimonianza:<br />
● l’incalzante susseguirsi (su riviste internazionali di Medicina Respiratoria e di Medicina Interna) di Editoriali,<br />
Relazioni di Simposi, Consensus Conferences ecc.;<br />
● il Progetto GOLD (Global iniziative for chronic Obstructive Lung Disease) promosso congiuntamente dal<br />
WHO e dal NHLBI per approntare linee guida per la definizione, epidemiologia, storia naturale, fattori di<br />
rischio, istopatologia, diagnosi e trattamento della BPCO.<br />
Di questi aspetti, molti sono ancora quelli in cerca di un’efficace soluzione:<br />
● la necessità (oggi resa possibile) di un adeguato inquadramento nosografico del paziente BPCO, ossia<br />
delle diverse forme cliniche che compongono la sindrome (per la quale comincia a essere giustificato l’uso del<br />
plurale: le BPCO);<br />
● l’urgenza di un efficace sistema di stadiazione in grado di caratterizzare l’eterogenea popolazione dei pazienti<br />
BPCO per studi clinico-epidemiologici e di valutare la gravità della malattia e la risposta alla terapia;<br />
● la soluzione del paradosso clinico-terapeutico (esempio unico in medicina) per il quale la BPCO viene<br />
definita come condizione caratterizzata da un basso valore di FEV1 – che poco si modifica a seguito della<br />
somministrazione di broncodilatatori – per poi utilizzare le variazioni di FEV1 quale indice per valutare<br />
l’effetto della terapia.<br />
La soluzione del paradosso comporta necessariamente l’individuazione di nuovi metodi di valutazione della<br />
risposta ai “trattamenti”. Il che significa, in prima istanza, la riacquisizione dell’antica familiarità con i volumi<br />
e le capacità polmonari in attesa di un (per il momento ipotetico) “FEV1 allargato” (che incorpori altre misure<br />
utili a valutare l’efficacia terapeutica).<br />
I problemi restano molti, ma adeguati appaiono finalmente gli strumenti per affrontarli.<br />
Del “cambiamento di volto” questa iniziativa vuole essere testimonianza e a esso fornire qualche contributo.<br />
Carlo Giuntini<br />
Ordinario di Medicina Respiratoria, Università degli Studi di Pisa<br />
Dipartimento Cardio-Toracico, U.O. di Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria<br />
Ospedale di Cisanello - Pisa<br />
Leonardo M. Fabbri<br />
Dipartimento di Scienze Mediche Oncologiche e Radiologiche,<br />
Cattedra di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - Modena<br />
Vittorio Grassi<br />
Ordinario di Medicina Interna, Università degli Studi di Brescia<br />
Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche<br />
1 a Medicina Spedali Civili - Brescia<br />
IV
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
V<br />
PIANO DELL’OPERA<br />
1. I NTRODUZIONE ALLA BPCO – BIOLOGIA DELLA BPCO<br />
Nel primo Quaderno vengono descritte le modificazioni strutturali che sono alla base delle diverse forme<br />
cliniche della BPCO (bronchite cronica ed enfisema, cioè BPCO in senso stretto, cui si fa specifico riferimento<br />
nei Quaderni, e asma bronchiale), le definizioni che di queste si danno, i rapporti che tra esse intercorrono.<br />
Della sindrome clinica vengono definite la prevalenza, i fattori di rischio acquisiti, la predisposizione<br />
genetica e l’eziopatogenesi.<br />
<strong>2.</strong> FISIOLOGIA CLINICA<br />
Nel secondo Quaderno vengono descritti i rapporti tra alterazioni strutturali e funzionali con particolare<br />
riguardo ai fenomeni della broncostruzione, della limitazione del flusso <strong>respiratorio</strong>, della broncodilatazione<br />
e dell’iperinflazione. Si esaminano, inoltre, il comportamento del circolo polmonare e il rapporto<br />
che per l’<strong>apparato</strong> <strong>respiratorio</strong> esiste tra “centro” e “periferia” (controllo della ventilazione, genesi della<br />
dispnea).<br />
3. DIAGNOSI<br />
Il terzo Quaderno è dedicato all’approccio diagnostico alle BPCO partendo dall’analisi dei dati anamnestico-clinici<br />
e integrandoli con quelli strumentali. Si ripercorrono così le varie fasi del ragionamento diagnostico<br />
quantitativo, nella misura in cui è applicabile a queste condizioni morbose, nell’intento di giungere<br />
a un inquadramento nosografico del paziente con BPCO e a una stadiazione della malattia.<br />
4. IL PAZIENTE ELASUA MALATTIA<br />
Il quarto Quaderno è dedicato alla prevenzione e alla storia naturale della BPCO, nonché alle interazioni<br />
di quest’ultima con l’invecchiamento dell’<strong>apparato</strong> <strong>respiratorio</strong> del paziente, con la qualità della vita,<br />
con la comorbilità e con lo stato nutrizionale.<br />
5. TRATTAMENTO<br />
Nel quinto Quaderno si prendono in esame gli aspetti terapeutici (farmacologici e non) e riabilitativi che<br />
possono influenzare, o meno, la progressione delle BPCO.<br />
6. GESTIONE DEL PAZIENTE<br />
Il sesto e ultimo Quaderno è dedicato alla definizione degli aspetti gestionali (ivi compresa la valutazione<br />
della risposta ai trattamenti) posti da condizioni morbose difficili da diagnosticare, poco sensibili ai trattamenti,<br />
spesso progressive e prevalenti nell’anziano dove sono frequente causa di morte.
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
N<br />
el lungo percorso all’interno della BPCO siamo giunti al Trattamento, snodo cruciale: per le ovvie implicazioni<br />
di ordine pratico, ma anche per la “maturità di approccio” che comporta. E, come sempre (ma<br />
più di altre volte) questo Quaderno è stato preceduto e preparato nel corso di un lungo incontro-discussione.<br />
Si inizia con l’illustrazione del progetto GOLD ad opera di uno dei protagonisti (Leo Fabbri) che con i Collaboratori<br />
(Corbetta e Romagnoli) ripercorre le tappe dei contenuti. Era giusto fare così perché il progetto GOLD<br />
ha avuto, a livello mondiale, il merito di “smuovere le acque” e far assumere coscienza dei problemi.<br />
Per chiarezza di esposizione la trattazione è stata divisa in due sezioni: trattamento farmacologico e non<br />
farmacologico.<br />
Della prima fanno parte i farmaci “protagonisti” della terapia di questa condizione, dunque i broncodilatatori<br />
(β2-agonisti – Cazzola e Collaboratori; anticolinergici – Leo Fabbri e Collaboratori; teofillina – Tantucci e<br />
Collaboratori) e i corticosteroidi (Mapp e Paggiaro) e modalità terapeutiche di grande e riconosciuta rilevanza<br />
clinica (ossigenoterapia e ventilazione meccanica a lungo termine) affidate alla consolidata esperienza di Ciro<br />
Rampulla e Collaboratori (Barbarito e Clini). Completano questa parte un capitolo sulla terapia combinata<br />
(broncodilatatori di diverse classi – broncodilatatori con steroidi) affidata ancora a Cazzola, recente protagonista<br />
in questo ambito.A completamento del trattamento farmacologico, antiossidanti e mucoregolatori (il vecchio<br />
e il nuovo) per il quale si è fatto ricorso all’equilibrio e alla saggezza di Dario Olivieri e Collaboratori<br />
(Verduri, Del Donno). Concludono questa sezione alcuni capitoli di contorno, che contribuiscono a completare il<br />
panorama clinico-terapeutico della malattia:<br />
● l’enfisema da deficit di α1-AT (Luisetti e Corda): problema di grande impatto clinico;<br />
● il trattamento della BPCO in età geriatrica (Antonelli Incalzi e Bellia);<br />
● la terapia non respiratoria nella BPCO (che significa utilizzo di farmaci non-respiratori o di proprietà extra-respiratoria<br />
dei farmaci respiratori) ad opera di V. Grassi e Collaboratori (Cossi, Marengoni, Zulli).<br />
La Sezione Trattamento non farmacologico comprende le tre modalità – pilastro di intervento terapeutico:<br />
● la riabilitazione respiratoria (modalità antica, sempre rinnovata) alla incomparabile esperienza di Ambrosino;<br />
● la ventilazione meccanica alla capacità di Andrea Rossi e al valore dei Collaboratori (Appendini, Nava);<br />
● il trattamento chirurgico (enfisema bolloso, riduzione del volume polmonare, trapianto del polmone) alla<br />
consapevole esperienza di Pietro Zannini (e del suo giovane Collaboratore Carretta).<br />
Molti sono stati i Collaboratori di questo Quaderno e molti anche, di conseguenza, i ringraziamenti<br />
non formali che a loro rivolgiamo: per aver messo a disposizione – ancora una volta – il loro tempo<br />
e il loro sapere.<br />
Carlo Giuntini<br />
Leonardo M. Fabbri<br />
Vittorio Grassi<br />
VII<br />
PREFAZIONE
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Autori<br />
Nicolino Ambrosino<br />
UO Pneumologia, Dipartimento Cardio Toracico,<br />
Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Pisa<br />
Raffaele Antonelli Incalzi<br />
Università Cattolica del Sacro Cuore,<br />
Istituto di Medicina Interna e Geriatria, Roma<br />
Vincenzo Bellia<br />
Cattedra di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Palermo, Palermo<br />
Mario Cazzola<br />
UOC Pneumologia e Allergologia,<br />
Dipartimento di Pneumologia, AORN A. Cardarelli,<br />
Napoli<br />
Maurizio Luisetti<br />
Laboratorio di Biochimica e Genetica,<br />
<strong>Clinica</strong> di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
IRCCS Policlinico San Matteo,<br />
Università degli Studi di Pavia, Pavia<br />
Cristina E. Mapp<br />
Dipartimento di Medicina <strong>Clinica</strong> e Sperimentale,<br />
Sezione di Igiene e Medicina del Lavoro,<br />
Università degli Studi di Ferrara, Ferrara<br />
Dario Olivieri<br />
<strong>Clinica</strong> Pneumologica,<br />
Dipartimento di Scienze Cliniche,<br />
Università di Parma, Parma<br />
Pierluigi Paggiaro<br />
Dipartimento Cardio Toracico, Sezione Pneumologia<br />
e Fisiopatologia Respiratoria, Università di Pisa, Pisa<br />
Ciro Rampulla<br />
Dipartimento di Pneumologia Riabilitativa,<br />
Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Pavia<br />
Andrea Rossi<br />
UO Pneumologia,<br />
Ospedali Riuniti, Bergamo<br />
Claudio Tantucci<br />
Cattedra di Malattie Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Brescia,<br />
1a Medicina, Spedali Civili, Brescia<br />
Piero Zannini<br />
Cattedra e Divisione di Chirurgia Toracica, Università<br />
Vita-Salute San Raffaele,<br />
Istituto Scientifico H San Raffaele, Milano<br />
VIII<br />
Collaboratori<br />
Lorenzo Appendini<br />
UO Pneumologia ,<br />
Ospedali Riuniti, Bergamo<br />
Nicola Barbarito<br />
Dipartimento di Pneumologia Riabilitativa,<br />
Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Pavia<br />
Enrico Boni<br />
1 a Medicina, Spedali Civili, Brescia<br />
Angelo Carretta<br />
Divisione di Chirurgia Toracica<br />
Università Vita-Salute San Raffaele<br />
Istituto Scientifico H San Raffaele - Milano<br />
Enrico Clini<br />
UO Pneumologia e Riabilitatazione Respiratoria,<br />
Fondazione Villa Pineta ONLUS, Pavullo (MO)<br />
Lorenzo Corbetta<br />
Dipartimento di Scienze Mediche<br />
Oncologiche e Radiologiche,<br />
<strong>Clinica</strong> di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Modena<br />
Luciano Corda<br />
1 a Medicina, Spedali Civili, Brescia<br />
Stefania Cossi<br />
1 a Medicina Spedali Civili, Brescia<br />
Mario Del Donno<br />
<strong>Clinica</strong> Pneumologica, Dipartimento di Scienze Cliniche,<br />
Università di Parma, Parma<br />
Mario Malerba<br />
1 a Medicina Spedali Civili, Brescia<br />
Alessandra Marangoni<br />
1 a Medicina Spedali Civili, Brescia<br />
Maria Gabriella Matera<br />
Dipartimento di Medicina Sperimentale,<br />
Unità di Farmacologia,<br />
Facoltà di Medicina e Chirurgia,<br />
2 a Università degli Studi Di Napoli<br />
Stefano Nava<br />
UO Pneumologia ,<br />
Ospedali Riuniti, Bergamo<br />
Stefano Petruzzelli<br />
Dipartimento di Scienze Mediche<br />
Oncologiche e Radiologiche,<br />
<strong>Clinica</strong> di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Modena<br />
Micaela Romagnoli<br />
Dipartimento di Scienze Mediche<br />
Oncologiche e Radiologiche,<br />
<strong>Clinica</strong> di Malattie dell’Apparato Respiratorio,<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Modena<br />
Alessia Verduri<br />
<strong>Clinica</strong> Pneumologica, Dipartimento di Scienze Cliniche,<br />
Università di Parma, Parma<br />
Roberto Zulli<br />
1 a Medicina Spedali Civili, Brescia
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
Trattamento<br />
1.PROGETTO MONDIALE PER LA DIAGNOSI, IL TRATTAMENTO<br />
ELAPREVENZIONE DELLA BPCO 3<br />
Leonardo M. Fabbri, Lorenzo Corbetta, Micaela Romagnoli<br />
Definizione 5<br />
Epidemiologia e impatto socio-economico della BPCO 6<br />
Fattori di rischio 6<br />
Patogenesi, anatomia patologica e fisiopatologia 6<br />
Trattamento della BPCO 7<br />
Valutazione e monitoraggio della malattia 8<br />
Riduzione dei fattori di rischio 8<br />
Trattamento farmacologico della BPCO stabilizzata 8<br />
Trattamento delle riacutizzazioni 9<br />
Conclusioni 9<br />
Bibliografia 9<br />
<strong>2.</strong>TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO 13<br />
BRONCODILATATORI 13<br />
Mario Cazzola, Leonardo M. Fabbri, Claudio Tantucci, Enrico Boni, Mario Malerba,<br />
Maria Gabriella Matera, Stefano Petruzzelli, Micaela Romagnoli<br />
β 2-AGONISTI ADRENERGICI 13<br />
Mario Cazzola, Maria Gabriella Matera<br />
β 2-agonisti adrenergici a breve durata d’azione 13<br />
Effetti acuti dei β 2-agonisti a breve durata d’azione nella BPCO 13<br />
Trattamento regolare della BPCO con β 2-agonisti a breve durata d’azione 14<br />
Effetti non broncodilatanti terapeuticamente utili 15<br />
Posizionamento dei β 2-agonisti a breve durata d’azione nel trattamento<br />
della BPCO 15<br />
IX<br />
Sommario
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
β 2-agonisti adrenergici a lunga durata d’azione 15<br />
Effetti acuti dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione nella BPCO 15<br />
Trattamento regolare della BPCO con β 2-agonisti a lunga durata d’azione 16<br />
Confronto fra β 2-agonisti a lunga durata d’azione e altri broncodilatatori<br />
utilizzati nella BPCO 18<br />
Effetti non broncodilatanti terapeuticamente utili 18<br />
Utilizzo dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione e comparsa di tolleranza 19<br />
Impatto dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione sul cuore 19<br />
Posizionamento dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione nel trattamento<br />
della BPCO 20<br />
Bibliografia 20<br />
ANTICOLINERGICI 22<br />
Leonardo M. Fabbri, Stefano Petruzzelli, Micaela Romagnoli<br />
Introduzione 22<br />
Razionale dell’uso degli anticolinergici nella BPCO 23<br />
I recettori muscarinici 23<br />
Farmacologia 23<br />
Ipratropio bromuro 24<br />
Ossitropio bromuro 24<br />
Effetti clinici di ipratropio bromuro e ossitropio bromuro 25<br />
Tiotropio bromuro 26<br />
Effetti clinici di tiotropio bromuro 26<br />
Anticolinergici e clearance mucociliare 27<br />
Effetti collaterali 27<br />
Bibliografia 28<br />
TEOFILLINA 31<br />
Claudio Tantucci, Enrico Boni, Mario Malerba<br />
Introduzione 31<br />
Meccanismo d’azione 31<br />
Effetti farmacologici 32<br />
Broncodilatazione 32<br />
Attività antinfiammatoria 34<br />
Effetto sulla forza dei muscoli respiratori 34<br />
Effetti cardiocircolatori 35<br />
Effetti sul sistema nervoso centrale 35<br />
Effetti sugli scambi gassosi 35<br />
Metabolismo e tossicità 35<br />
Impiego nelle riacutizzazioni 36<br />
Bibliografia 36<br />
CORTICOSTEROIDI 39<br />
Cristina E. Mapp, Pierluigi Paggiaro<br />
Presupposti anatomopatologici ed effetti biologici 39<br />
Corticosteroidi orali 42<br />
Corticosteroidi inalatori 42<br />
Effetto sui sintomi, sulla funzione polmonare e tolleranza allo sforzo 43<br />
X
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
Effetti sulle riacutizzazioni, sulla qualità di vita e mortalità 44<br />
I corticosteroidi inalatori nella storia naturale della BPCO 44<br />
Fattori predittivi della risposta ai corticosteroidi inalatori 48<br />
Indicazioni al trattamento con corticosteroidi inalatori 48<br />
Bibliografia 48<br />
TERAPIA COMBINATA BRONCODILATATORIA E CORTICOSTEROIDEA 51<br />
Mario Cazzola, Maria Gabriella Matera<br />
Terapia combinata con broncodilatatori 51<br />
Terapia combinata con β 2-agonisti e anticolinergici 51<br />
Terapia combinata con β 2-agonisti e/o anticolinergici e teofillina 54<br />
Terapia combinata con corticosteroidi e broncodilatatori 54<br />
Bibliografia 56<br />
ANTIOSSIDANTI E MUCOREGOLATORI 58<br />
Dario Olivieri, Mario Del Donno, Alessia Verduri<br />
Le sostanze antiossidanti naturali 58<br />
Le sostanze antiossidanti farmacologiche 59<br />
Ruolo in terapia e nelle linee guida dei farmaci antiossidanti 60<br />
I farmaci mucoattivi: mucoregolatori e mucolitici 60<br />
Ruolo in terapia dei farmaci mucoregolatori 61<br />
Conclusioni 61<br />
Bibliografia 62<br />
OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE A LUNGO TERMINE 63<br />
Ciro Rampulla, Nicola Barbarito, Enrico Clini<br />
Cos’è? 63<br />
Cosa fa? 63<br />
Effetti dell’ossigenoterapia a lungo termine nei pazienti con BPCO 63<br />
Effetto sul circolo polmonare 64<br />
Effetti neuropsicologici 64<br />
Altri effetti fisiologici 64<br />
Effetto sulla qualità della vita 65<br />
Effetto sulla sopravvivenza 65<br />
Indicazioni cliniche dell’ossigenoterapia a lungo termine nei pazienti<br />
con BPCO 65<br />
Indicazioni assolute: ossigenoterapia domiciliare continua 65<br />
Indicazioni relative: ossigenoterapia domiciliare non continua 67<br />
Indicazioni dell’ossigenoterapia non continua durante esercizio fisico 67<br />
Indicazioni dell’ossigenoterapia non continua durante sonno 67<br />
Vie e sorgenti di somministrazione dell’ossigeno 68<br />
Compliance all’ossigenoterapia domiciliare 68<br />
Effetti indesiderati e rischi dell’ossigenoterapia a lungo termine 68<br />
Bibliografia 69<br />
VENTILAZIONE A LUNGO TERMINE 71<br />
Ciro Rampulla, Nicola Barbarito, Enrico Clini<br />
Cos’è? 71<br />
XI
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Cosa fa? 72<br />
Come lo fa? 72<br />
Indicazioni cliniche 73<br />
Bibliografia 74<br />
3.ENFISEMA DA DEFICIENZA EREDITARIA DI α 1-ANTITRIPSINA 75<br />
Maurizio Luisetti, Luciano Corda<br />
Introduzione 75<br />
Terapia convenzionale 75<br />
Terapia sostitutiva 75<br />
Conclusioni 76<br />
Bibliografia 77<br />
4.IL TRATTAMENTO DELLA BPCO IN ETÀ GERIATRICA 79<br />
Raffaele Antonelli Incalzi,Vincenzo Bellia<br />
Introduzione 79<br />
Rilevanza del problema e implicazioni gestionali 79<br />
Prevenzione della progressione della BPCO e delle sue complicanze 80<br />
Principi di terapia della BPCO riacutizzata 81<br />
Principi di terapia della BPCO stabilizzata 81<br />
Pratiche terapeutiche e problematiche gestionali particolari 83<br />
Bibliografia 83<br />
5.TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO 87<br />
Vittorio Grassi, Stefania Cossi, Alessandra Marengoni, Roberto Zulli<br />
Cuore polmonare cronico 87<br />
Definizione: i motivi di una controversia 87<br />
Le dimensioni del problema 88<br />
Terapia 88<br />
Conclusioni 91<br />
Aritmie cardiache 91<br />
Iperpoliglobulia 94<br />
Salasso 94<br />
Manifestazioni endocrino-metaboliche 94<br />
Ipogonadismo 94<br />
Osteoporosi 95<br />
Malnutrizione e sindrome cachettica (perdita di peso corporeo-riduzione<br />
della massa muscolare scheletrica) 95<br />
Ansia-depressione-disturbi del sonno 96<br />
Ansia e depressione 96<br />
Disturbi del sonno 97<br />
Bibliografia 97<br />
XII
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
6.TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO 99<br />
RIABILITAZIONE RESPIRATORIA 99<br />
Nicolino Ambrosino<br />
Definizioni 99<br />
Selezione dei pazienti 99<br />
Misure di “outcome” 100<br />
Prove di funzione respiratoria 100<br />
Il test da sforzo 100<br />
Dispnea 100<br />
Qualità della vita correlata alla salute (Health Related Quality of Life, HRQL) 100<br />
Risultati 100<br />
Collocazione e struttura dei PRR 101<br />
Componenti dei PRR 101<br />
Allenamento all’esercizio 101<br />
Altri interventi 101<br />
Aspetti economici 102<br />
Problemi aperti 102<br />
Conclusioni 102<br />
Bibliografia 102<br />
VENTILAZIONE MECCANICA 105<br />
Andrea Rossi, Lorenzo Appendini, Stefano Nava<br />
Ruolo della pressione positiva continua (CPAP) 105<br />
Razionale del trattamento con assistenza ventilatoria meccanica dei pazienti<br />
BPCO: l’insufficienza respiratoria ipercapnica 105<br />
Assistenza ventilatoria meccanica: ruolo della CPAP 106<br />
Pressure support ventilation (PSV) e CPAP 106<br />
Proportional assist ventilation (PAV) e CPAP 108<br />
Conclusioni 108<br />
Bibliografia 109<br />
TRATTAMENTO CHIRURGICO 110<br />
Piero Zannini, Angelo Carretta<br />
Introduzione 110<br />
Chirurgia dell’enfisema bolloso 110<br />
Indicazioni 110<br />
Risultati degli interventi per enfisema bolloso 111<br />
Chirurgia di riduzione del volume polmonare 111<br />
Selezione dei candidati 112<br />
LVRS e riabilitazione 113<br />
Note di tecnica chirurgica 114<br />
Risultati 115<br />
Trapianto polmonare 116<br />
Trattamento postoperatorio 117<br />
Risultati del trapianto polmonare 118<br />
Associazione tra LVRS e trapianto polmonare 118<br />
Conclusioni 119<br />
Bibliografia 119<br />
XIII
Trattamento
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
1. Progetto mondiale<br />
per la diagnosi, il trattamento<br />
elaprevenzione della BPCO<br />
Il Progetto mondiale broncopneumopatia cronica<br />
ostruttiva (Global Iniziative on Obstructive<br />
Lung Disease, che d’ora in poi chiameremo Progetto<br />
GOLD) è un progetto di lavoro sviluppato e<br />
portato avanti in collaborazione fra l’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità (OMS) e l’Istituto Statunitense<br />
per lo studio delle Malattie Polmonari,<br />
Cardiache e del Sangue (National Heart, Lung and<br />
Blood Institute, NHLBI). Il progetto è partito con<br />
la stesura del documento “Global Initiative for Chronic<br />
Obstructive Lung Disease1,2 , che d’ora in<br />
avanti citeremo come linee guida GOLD per la<br />
BPCO, documento steso da un gruppo di lavoro i<br />
cui componenti sono stati scelti dal WHO e dal<br />
NHLBI. I principali obiettivi del progetto GOLD<br />
erano e sono divulgare attraverso la natura e dimensione<br />
della malattia e sviluppare iniziative atte<br />
a contribuire a ridurne la morbilità e la mortalità,<br />
fornendo gli strumenti culturali necessari per la<br />
prevenzione e il trattamento della BPCO.<br />
Le linee guida GOLD per la BPCO si basano sullo<br />
stato attuale delle conoscenze in merito a dimensione,<br />
patogenesi e strategie di trattamento e<br />
prevenzione della BPCO. La stesura del documento<br />
è stata affidata a esperti operanti nel settore<br />
sia della ricerca di base sia della cura di pazienti<br />
affetti da BPCO. Il documento è stato poi attentamente<br />
riesaminato da singoli consulenti e da<br />
società scientifiche e fornisce quindi lo stato dell’arte<br />
al 2001 delle conoscenze sulla BPCO, a uso<br />
di specialisti in medicina respiratoria e degli altri<br />
medici interessati, e può costituire una fonte di riferimento<br />
per la produzione di documenti meno<br />
teorici e più operativi, quali per esempio la guida<br />
pratica per i medici di medicina generale, e/o più<br />
Leonardo M. Fabbri, Lorenzo Corbetta,<br />
Micaela Romagnoli<br />
3<br />
vicini e adattati a diverse realtà socio-economiche<br />
e politiche, quali i documenti utilizzabili nei paesi<br />
in via di sviluppo.<br />
La maggior parte delle linee guida GOLD per la<br />
BPCO è dedicata al trattamento clinico della BPCO<br />
già conclamata,per la quale viene proposto uno schema<br />
di trattamento che si articola in quattro punti:<br />
● valutazione e monitoraggio della patologia;<br />
● riduzione dei fattori di rischio;<br />
● trattamento della BPCO stabilizzata;<br />
● trattamento delle riacutizzazioni.<br />
Le indicazioni relative al trattamento sono in gran<br />
parte orientate alla riduzione delle manifestazioni<br />
cliniche della malattia, quali sintomi, alterazioni<br />
funzionali, e riacutizzazioni, e sono presentate in<br />
rapporto al grado di gravità della patologia, usando<br />
una semplice classificazione di gravità, al fine di<br />
facilitare l’applicazione delle opzioni terapeutiche<br />
disponibili. Ove appropriato, sono incluse raccomandazioni<br />
relative all’istruzione di pazienti e operatori<br />
sanitari.<br />
Questa scelta, tuttavia, non ha voluto mascherare la<br />
nozione più solida in campo di BPCO, che consiste<br />
nel fatto che il fumo di sigaretta è la causa in<br />
assoluto più importante della BPCO, anche se essa<br />
si sviluppa solo in una frazione di fumatori, e lascia<br />
aperto il quesito del perché solo una parte dei fumatori<br />
sviluppa la BPCO e quindi dei fattori coinvolti<br />
nella specifica suscettibilità del singolo individuo.Lo<br />
studio dei fattori di rischio responsabili dell’insorgenza<br />
della BPCO e del modo di ridurre l’esposizione<br />
a tali fattori è quindi considerato un importante<br />
campo di ricerca per i prossimi anni.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Le linee guida ribadiscono in più punti che l’unico<br />
intervento terapeutico in grado di prevenire o<br />
arrestare lo sviluppo della BPCO è non fumare o<br />
smettere di fumare, ma anche il fatto che la BPCO<br />
sia il risultato dell’errore o incoscienza di chi ne è<br />
colpito, che non si è reso conto del rischio di fumare<br />
o non ha resistito alla voglia di fumare, non<br />
deve far affrontare con minor impegno il trattamento<br />
farmacologico o riabilitativo, che si sono dimostrati<br />
in grado di migliorare la qualità di vita dei<br />
pazienti che ne sono affetti, anche se non ancora<br />
di “guarire” la malattia.<br />
Le linee guida GOLD per la BPCO sono state costruite<br />
a partire dall’analisi delle molteplici linee<br />
guida pubblicate sulla BPCO e della letteratura<br />
scientifica. Nello stendere il documento, e in particolare<br />
nelle parti relative al trattamento, i componenti<br />
del Gruppo di lavoro hanno utilizzato i<br />
criteri della “medicina basata sull’evidenza”, facendo<br />
riferimento al sistema usato dal NHLBI per assegnare<br />
livelli di evidenza (tabella 1.1).<br />
Nell’ambito del Progetto mondiale BPCO sono<br />
stati pubblicati i seguenti documenti.<br />
● Il Documento “Progetto mondiale per la diagnosi,<br />
il trattamento e la prevenzione della broncopneumopatia<br />
cronica ostruttiva”. Trattasi del<br />
documento in extenso, contenente le raccomandazioni<br />
relative ai programmi per la diagnosi,il<br />
trattamento e la prevenzione della BPCO.<br />
Nel presente capitolo tale documento verrà<br />
chiamato linee guida per la BPCO 2 .<br />
Tabella 1.1 Descrizione dei livelli di evidenza<br />
Categoria<br />
di evidenza<br />
Fonte di evidenza Definizione<br />
A Studi randomizzati, controllati<br />
(RCT). Grande quantità di dati<br />
B Studi randomizzati, controllati<br />
(RCT). Piccola quantità di dati<br />
C Studi non randomizzati<br />
Studi osservazionali<br />
4<br />
● La versione sintetica del Rapporto “Progetto<br />
mondiale per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione<br />
della broncopneumopatia cronica<br />
ostruttiva” 1 .<br />
● La guida tascabile sul trattamento e prevenzione<br />
della BPCO, versione dedicata principalmente ai<br />
medici di medicina generale.<br />
● La guida tascabile “Ruolo del paziente e della<br />
famiglia nella BPCO: un opuscolo informativo<br />
per i pazienti e le loro famiglie”.<br />
Queste pubblicazioni, e in particolare le ultime due,<br />
sono disponibili in inglese nel sito www.goldcopd.com<br />
e in italiano nel sito www.goldbpco.it.<br />
Questi siti forniscono anche collegamenti ad altri<br />
siti relativi alla BPCO e patologie a essa correlate.<br />
I vertiginosi progressi della ricerca comportano che<br />
ogni documento di questo tipo “invecchia” molto<br />
rapidamente, il che pone il serio problema dell’aggiornamento<br />
continuo.Al fine di correggere almeno<br />
in parte questo processo di invecchiamento e di<br />
mantenere aggiornate le linee guida sulla BPCO, il<br />
progetto GOLD ha istituito una commissione<br />
scientifica che ha il compito di revisionare regolarmente<br />
la letteratura, e in particolare quella relativa<br />
al trattamento, e di aggiornare il capitolo sul<br />
trattamento ogni 2 anni. I lavori della commissione<br />
e le versioni aggiornate verranno regolarmente<br />
pubblicate e rese disponibili in versione elettronica<br />
nel sito GOLD (www.goldcopd.com).<br />
L’evidenza deriva dai risultati di RCT ben disegnati, condotti su pazienti con<br />
caratteristiche analoghe a quelle dei pazienti cui si riferiscono le<br />
raccomandazioni. La categoria A richiede un numero elevato di studi su<br />
larghe popolazioni di pazienti<br />
L’evidenza deriva dai risultati di studi prospettici che comprendono solo un<br />
numero limitato di pazienti, dall’analisi di sottogruppi e dalle metanalisi di<br />
RCT. In generale, gli studi possono definirsi di categoria B quando sono<br />
disponibili solo pochi lavori randomizzati, condotti su casistiche limitate, e/o<br />
su una popolazione diversa da quella cui si riferiscono le raccomandazioni, o<br />
da studi i cui risultati sono contrastanti<br />
L’evidenza è il risultato di studi non controllati, non randomizzati od<br />
osservazionali<br />
D Giudizio di un gruppo di esperti Questa categoria viene utilizzata laddove le indicazioni fornite siano ritenute<br />
significative, ma non adeguatamente circostanziate da una letteratura clinica<br />
che permetta di classificare tali dati in una delle altre categorie. Il consenso<br />
degli esperti si basa sull’esperienza clinica o sulla conoscenza che non<br />
soddisfa i criteri elencati nelle precedenti categorie
1. PROGETTO MONDIALE PER LA DIAGNOSI, IL TRATTAMENTO E LA PREVENZIONE DELLA BPCO<br />
Tabella 1.2 Indice del documento “Progetto mondiale per la diagnosi,<br />
il trattamento e la prevenzione della broncopneumopatia cronica<br />
ostruttiva”<br />
INTRODUZIONE<br />
CAPITOLO 1: Definizione<br />
CAPITOLO 2: Dimensione sociale ed economica della BPCO<br />
CAPITOLO 3: Fattori di rischio<br />
CAPITOLO 4: Patogenesi, anatomia patologica<br />
e fisiopatologia<br />
CAPITOLO 5: Trattamento della BPCO<br />
Introduzione<br />
Parte 1: Misura e monitoraggio della malattia<br />
Parte 2: Riduzione dei fattori di rischio<br />
Parte 3: Trattamento della BPCO stabilizzata<br />
Educazione<br />
Trattamento farmacologico<br />
Non farmacologico<br />
Parte 4: Trattamento delle riacutizzazioni<br />
CAPITOLO 6: Strategie future<br />
La pubblicazione di linee guida ha un impatto molto<br />
marginale se non è accompagnata da un parallelo<br />
programma di divulgazione e implementazione<br />
delle stesse. Per questo motivo il progetto GOLD ha<br />
istituito una “Commissione per la divulgazione” che<br />
ha il compito di sviluppare gli strumenti per divulgare<br />
e implementare le linee guida e stimolare iniziative<br />
in questo senso a livello locale.<br />
Il contenuto delle linee guida GOLD è riassunto<br />
nell’indice del documento riportato nella tabella 1.<strong>2.</strong><br />
Per ogni sezione del documento cercheremo di<br />
riassumere i messaggi principali, rimandando ai<br />
documenti originali GOLD e al contenuto dei<br />
Quaderni sulla BPCO che ospitano il presente articolo<br />
per un trattamento più dettagliato. In alcune<br />
sezioni saranno riportati anche aggiornamenti<br />
derivanti dall’analisi dei dati apparsi in letteratura<br />
negli ultimi 2 o 3 anni e non citati nelle linee guida<br />
GOLD.<br />
DEFINIZIONE<br />
La BPCO viene definita come una sindrome caratterizzata<br />
da una progressiva riduzione del flusso<br />
aereo espiratorio, per semplicità definita come<br />
ostruzione bronchiale, non completamente reversibile,né<br />
spontaneamente né con il trattamento farmacologico.<br />
Nella maggioranza dei casi l’ostruzione<br />
bronchiale si aggrava nel tempo e si associa a<br />
una risposta infiammatoria broncopolmonare causata<br />
dall’inalazione di particelle o gas tossici, in particolare<br />
il fumo di tabacco.<br />
5<br />
Questa definizione comporta un’importante restrizione<br />
di campo, in quanto limita il termine di<br />
BPCO all’ostruzione bronchiale indotta da tossici,<br />
e in particolare il fumo, escludendo tutte le altre<br />
forme di ostruzione bronchiale poco reversibile<br />
dovute per esempio a fibrosi cistica, bronchiectasie,<br />
esiti di tubercolosi e in particolare all’asma,<br />
che viene esclusa dalla definizione e dalla<br />
trattazione in queste linee guida. Questo non<br />
esclude che l’asma, altra importante malattia<br />
ostruttiva cronica del polmone che può portare a<br />
ostruzione bronchiale non reversibile, possa coesistere<br />
con la BPCO, e che anche l’asma sia associato<br />
a un’infiammazione cronica delle vie aeree,<br />
ma sottolinea che l’asma ha caratteristiche fisiopatologiche,<br />
anatomopatologiche e farmacologiche<br />
diverse dalla BPCO 2,3 .<br />
In questa distinzione fra asma e BPCO, le linee guida<br />
GOLD si differenziano dalle precedenti linee<br />
guida inglesi e statunitensi 4-6 e tengono conto delle<br />
significative differenze di basi fisiopatologiche 7-10 ,<br />
epidemiologia 11-13 e storia naturale 14,15 ,e risposta<br />
terapeutica, in particolare agli steroidi di asma e<br />
BPCO 16,17 . Le linee guida GOLD sottolineano anche<br />
che in numerosi paesi del mondo ove la tubercolosi<br />
costituisce ancora oggi un importante<br />
problema sanitario, l’ostruzione bronchiale associata<br />
a esiti di tubercolosi può costituire un difficile<br />
problema di diagnosi differenziale.<br />
La classificazione di gravità della malattia utilizzata<br />
in questo documento è basata sulla funzionalità<br />
respiratoria, e in particolare sul grado di<br />
ostruzione bronchiale misurato con il VEMS, e<br />
comprende quattro livelli di gravità (tabella 1.3)<br />
rispetto ai quali viene calibrato il trattamento iniziale.<br />
Una volta iniziato il trattamento, il livello<br />
di gravità deve tenere anche conto del trattamento<br />
in corso. La BPCO è, di solito, una malattia<br />
evolutiva, in particolare se persiste l’esposizione<br />
agli agenti tossici e in particolare il fumo,<br />
e quindi ne va ripetutamente valutata la gravità<br />
nel tempo.<br />
I sintomi caratteristici della BPCO sono la tosse,<br />
l’espettorazione e la dispnea da sforzo. La tosse cronica<br />
e l’espettorazione spesso precedono di molti<br />
anni la dispnea e la comparsa della riduzione del<br />
flusso aereo espiratorio.Tali sintomi identificano i<br />
soggetti a rischio di sviluppare la BPCO, in quanto<br />
è stato dimostrato che a parità di rischio (fumo<br />
cumulato), i fumatori sintomatici hanno una<br />
più rapida caduta di funzionalità respiratoria nel<br />
tempo 18,19 .
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Tabella 1.3 Classificazione della gravità della BPCO<br />
Livello Caratteristiche<br />
0: a rischio – Valori spirometrici normali<br />
– Sintomi cronici (tosse, espettorazione)<br />
I: lieve – VEMS/CVF < 70%<br />
– VEMS ≥ 80% del teorico<br />
– con o senza sintomi cronici<br />
(tosse, espettorazione)<br />
II: di media<br />
gravità<br />
– VEMS/CVF < 70%<br />
– 30% < VEMS > 80% del teorico<br />
(IIA: 50% ≤ VEMS < 80% del predetto,<br />
IIB: 30% ≤ VEMS < 50% del predetto)<br />
– con o senza sintomi cronici (tosse,<br />
espettorazione, dispnea)<br />
III: grave – VEMS/CVF < 70%<br />
– VEMS < 30% del teorico o VEMS < 50%<br />
del teorico + insufficienza respiratoria o<br />
scompenso cardiaco destro<br />
VEMS = volume espiratorio massimo in un secondo; CVF = capacità<br />
vitale forzata; insufficienza respiratoria: pressione parziale dell’ossigeno<br />
arterioso (PaO 2) inferiore a 8,0 kPa (60 mmHg) con o senza<br />
una pressione parziale della CO 2 (PaCO 2) maggiore di 6,7 kPa (50<br />
mmHg) a livello del mare.<br />
EPIDEMIOLOGIA<br />
E IMPATTO SOCIO-ECONOMICO<br />
DELLA BPCO<br />
I dati relativi alla prevalenza e alla morbilità della<br />
BPCO con ogni probabilità sottostimano l’impatto<br />
sociale ed economico della malattia, poiché essa<br />
non viene di solito riconosciuta e quindi diagnosticata<br />
fino a quando non si manifesta clinicamente<br />
e non è a uno stadio avanzato 12 .<br />
Prevalenza, morbilità e mortalità della BPCO variano<br />
in modo significativo nei vari paesi del mondo.<br />
I dati disponibili dimostrano che la BPCO rappresenta,<br />
in entrambi i sessi, un importante problema<br />
sanitario, con un trend nei paesi industrializzati<br />
a colpire sempre più le donne 13,20 , che, forse per<br />
motivi genetici,tendono a sviluppare la malattia più<br />
precocemente e in maniera più grave 21 .<br />
Il sostanziale incremento dell’impatto economico e<br />
sociale della malattia previsto per i prossimi venti<br />
anni riflette in gran parte l’aumento dell’abitudine<br />
tabagica in tutto il mondo e l’aumento dell’età delle<br />
popolazioni nei paesi in via di sviluppo 22 .<br />
Le spese mediche per il trattamento della BPCO e<br />
i costi indiretti dovuti alla morbilità determinata da<br />
questa malattia possono rappresentare in tutto il<br />
6<br />
mondo un carico economico e sociale di notevole<br />
rilevanza per le società,per i servizi di sanità pubblica<br />
e privata 23 . Ciononostante, le conoscenze relative<br />
all’impatto economico determinato dalla<br />
BPCO rimangono purtroppo estremamente limitate<br />
nella maggior parte dei paesi del mondo.<br />
FATTORI DI RISCHIO<br />
I fattori di rischio per la BPCO comprendono i<br />
fattori individuali e l’esposizione ad agenti ambientali.<br />
La malattia di solito deriva dall’interazione<br />
fra questi due diversi tipi di fattori.<br />
Il fattore individuale che è meglio documentato è<br />
un raro deficit ereditario di α 1-antitripsina. Non<br />
sono stati ancora identificati altri geni coinvolti nella<br />
patogenesi della BPCO 24,25 .<br />
I principali fattori ambientali sono rappresentati dal<br />
fumo di sigaretta, da polveri in ambiente professionale,<br />
da sostanze chimiche (vapori, irritanti, fumi) e<br />
dall’inquinamento degli ambienti interni ed esterni.<br />
È importante sottolineare che le linee guida ribadiscono<br />
in questa sezione la necessità di limitare il<br />
termine BPCO ai casi di ostruzione solo parzialmente<br />
reversibile causata fa fumo o irritanti respiratori<br />
in genere.<br />
PATOGENESI, ANATOMIA<br />
PATOLOGICA E FISIOPATOLOGIA<br />
L’inalazione di inquinanti e il fumo di sigaretta causano<br />
infiammazione bronchiale e polmonare. In alcuni<br />
soggetti, tale infiammazione può indurre<br />
BPCO, in particolare nei casi nei quali normali<br />
meccanismi protettivi o di riparazione vengono sopraffatti<br />
o sono deficienti (per esempio deficit di<br />
α 1-antitripsina).<br />
La BPCO non si manifesta solo con i sintomi respiratori<br />
cronici, ma anche con episodi di riacutizzazione<br />
degli stessi che si associano a un peggioramento<br />
dell’infiammazione delle vie aeree e dei polmoni.<br />
Pur se i numerosi dati esistenti fanno ritenere che<br />
l’infiammazione giochi un ruolo importante sia<br />
nella BPCO sia nell’asma, va ribadito che il tipo di<br />
flogosi che si osserva in queste due patologie ha caratteristiche<br />
notevolmente diverse 26 . Oltre all’infiammazione,<br />
altri due importanti processi nella patogenesi<br />
della BPCO sono l’alterazione del fisiologico<br />
equilibrio del sistema proteinasi-antiproteinasi<br />
e lo stress ossidativo 25,27,28 . Le alterazioni anato-
1. PROGETTO MONDIALE PER LA DIAGNOSI, IL TRATTAMENTO E LA PREVENZIONE DELLA BPCO<br />
mo-patologiche caratteristiche della BPCO sono<br />
presenti nelle vie aeree centrali, periferiche, nel parenchima<br />
e nei vasi polmonari 26 .<br />
Le vie aeree periferiche rappresentano la regione<br />
che contribuisce maggiormente all’ostruzione delle<br />
vie aeree nella BPCO. Le alterazioni strutturali<br />
della parete bronchiale costituiscono la causa più<br />
importante di aumento delle resistenze nelle vie aeree<br />
periferiche in tale malattia.Anche l’edema della<br />
parete bronchiale e l’ipersecrezione di muco contribuiscono<br />
a tale ostruzione bronchiale. L’enfisema<br />
centrolobulare, che determina dilatazione e distruzione<br />
dei bronchioli respiratori, rappresenta la<br />
forma più frequente di enfisema nei pazienti con<br />
BPCO, anche se può coesistere in varia proporzione<br />
anche una quota di enfisema panlobulare 29 .<br />
Le alterazioni fisiologiche caratteristiche della malattia<br />
comprendono la riduzione del flusso aereo<br />
espiratorio e l’iperinflazione polmonare, l’ipersecrezione<br />
di muco, le alterazioni della funzionalità<br />
ciliare, le alterazioni degli scambi gassosi, l’ipertensione<br />
polmonare e il cuore polmonare.<br />
La distruzione parenchimale (enfisema) e il rimodellamento<br />
delle piccole vie aeree contribuiscono<br />
in proporzione variabile da caso a caso alla componente<br />
irreversibile della riduzione del flusso aereo<br />
espiratorio 29,30 . Nella BPCO in fase avanzata l’ostruzione<br />
delle piccole vie aeree, la distruzione parenchimale<br />
e le alterazioni dei vasi polmonari riducono<br />
gli scambi gassosi a livello polmonare, determinando<br />
così ipossiemia e successivamente ipercapnia<br />
31,32 . Le alterazioni del rapporto ventilazione/perfusione<br />
(VA/Q) sono il principale meccanismo<br />
che determina l’ipossiemia nella BPCO, in particolare<br />
in corso di riacutizzazione 33 .L’ipertensione<br />
polmonare compare tardivamente nel corso della<br />
malattia. Essa rappresenta la più importante complicanza<br />
cardiovascolare in corso di BPCO ed è associata<br />
a una prognosi infausta 34 . La BPCO si associa<br />
a infiammazione sistemica e ad alterazioni della<br />
muscolatura scheletrica 35 che possono contribuire<br />
alla limitata tolleranza allo sforzo e al deperimento<br />
dello stato di salute e, in particolare nelle forme più<br />
gravi, si associa spesso ad altre patologie croniche 36 .<br />
TRATTAMENTO DELLA BPCO<br />
Il trattamento della BPCO lieve o di media gravità<br />
(stadi I e II) consiste nell’evitare i fattori di rischio,<br />
al fine di prevenire la progressione della malattia,<br />
e nell’instaurare una terapia farmacologica<br />
7<br />
essenzialmente allo scopo di ridurre la sintomatologia.<br />
La malattia in fase avanzata (stadio III) richiede<br />
l’impiego di competenze specialistiche, con<br />
un approccio terapeutico individualizzato monitorato<br />
continuativamente dal medico. Oltre ai consigli<br />
del medico e alla terapia farmacologia, i pazienti<br />
con BPCO necessitano di informazioni specifiche<br />
relative alle modalità per smettere di fumare,<br />
all’allenamento fisico, all’alimentazione e alla<br />
necessità di una continua assistenza infermieristica.<br />
Questi approcci non sono necessari in tutti i<br />
pazienti e una stima del loro potenziale beneficio<br />
in ogni stadio della malattia rappresenta un aspetto<br />
fondamentale per un trattamento efficace con<br />
costi accettabili.<br />
Un efficace schema di trattamento della BPCO si<br />
articola in quattro punti:<br />
● valutazione e monitoraggio della patologia;<br />
● riduzione dei fattori di rischio;<br />
● trattamento della BPCO stabilizzata;<br />
● trattamento delle riacutizzazioni.<br />
La prevenzione della malattia dovrebbe costituire<br />
l’obiettivo più importante. Tuttavia, una volta che<br />
la malattia si è sviluppata e viene diagnosticata e<br />
studiata, gli obiettivi più importanti di una strategia<br />
terapeutica della BPCO comprendono:<br />
● prevenzione dell’evoluzione della malattia;<br />
● miglioramento della sintomatologia;<br />
● miglioramento della tolleranza allo sforzo;<br />
● miglioramento dello stato di salute;<br />
● prevenzione e trattamento delle complicanze;<br />
● prevenzione e trattamento delle riacutizzazioni;<br />
● prevenzione della mortalità.<br />
Questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti con<br />
una trascurabile incidenza degli effetti collaterali<br />
delle terapie, cosa che rappresenta una sfida particolarmente<br />
importante nei pazienti con BPCO,<br />
data la frequente comorbilità della stessa. Gli obiettivi<br />
variano in rapporto alla condizione dei singoli<br />
individui e alcune terapie produrranno effetti<br />
estesi a più aree di intervento. Nella scelta di un<br />
programma di trattamento dovranno essere considerati<br />
i benefici e i rischi individuali e i costi, diretti<br />
e indiretti, per il paziente, la sua famiglia e la<br />
comunità.<br />
I pazienti con BPCO dovrebbero essere individuati<br />
il più precocemente possibile, e certamente prima<br />
dello stadio terminale, quando l’invalidità è sostanziale<br />
e i margini di intervento minimi.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Purtroppo non è ancora chiaro l’effetto di sottoporre<br />
un’intera popolazione a esame spirometrico<br />
o dell’esecuzione di tale test solo nei fumatori. Sarebbe<br />
sufficiente, in un quadro di medicina preventiva,<br />
insegnare ai pazienti e ai medici a prendere<br />
atto e quindi a imparare a riconoscere che la tosse,<br />
l’espettorazione e specialmente la dispnea non<br />
sono sintomi benigni e aspecifici dovuti al fumo,<br />
ma che possono rappresentare un importante segnale<br />
d’allarme della presenza di BPCO.<br />
Nella BPCO non è normalmente possibile ridurre<br />
la terapia una volta raggiunto il controllo della<br />
sintomatologia. Il peggioramento della meccanica<br />
polmonare richiede la somministrazione progressiva<br />
di più terapie, sia farmacologiche sia di altra natura<br />
(per esempio riabilitazione), per limitare l’evoluzione<br />
sfavorevole di tali alterazioni. Le riacutizzazioni<br />
della sintomatologia caratteristica della<br />
BPCO peggiorano sia la qualità di vita sia lo stato<br />
di salute dei pazienti. Si dovrebbero pertanto istituire,<br />
appena possibile, adeguati trattamenti e accorgimenti<br />
per prevenire ulteriori riacutizzazioni.<br />
Esistono significative differenze internazionali relative<br />
alle modalità di trattare le <strong>malattie</strong> croniche,<br />
quali la BPCO, così come nell’accettare particolari<br />
forme di terapia. Differenze etniche del metabolismo<br />
dei farmaci, specialmente quando assunti<br />
per via orale, possono comportare scelte differenti<br />
da parte di pazienti a questo fattore e/o alle condizioni<br />
socio-economiche, considerando che alcuni<br />
farmaci (per esempio teofilline e steroidi orali)<br />
sono enormemente meno costosi di altri (nuovi<br />
steroidi o broncodilatatori).<br />
VALUTAZIONE<br />
E MONITORAGGIO<br />
DELLA MALATTIA<br />
La diagnosi di BPCO si basa sulla storia di esposizione<br />
a fattori di rischio e sulla presenza di una<br />
riduzione del flusso aereo espiratorio non completamente<br />
reversibile, con o senza la presenza di<br />
sintomi. Tutti i soggetti che presentano tosse ed<br />
escreato cronici e una storia di esposizione a fattori<br />
di rischio (fumo o altri) dovrebbero essere sottoposti<br />
a prove funzionali respiratorie per valutare<br />
la presenza di una riduzione del flusso aereo espiratorio,<br />
anche se non riferiscono dispnea. Considerando<br />
che la spirometria rappresenta lo strumento<br />
meglio standardizzato,riproducibile e obiet-<br />
8<br />
tivo per misurare la riduzione del flusso aereo espiratorio,<br />
esso costituisce il test di riferimento nella<br />
diagnosi e nella valutazione di gravità della BPCO.<br />
Un rapporto VEMS/CVF
1. PROGETTO MONDIALE PER LA DIAGNOSI, IL TRATTAMENTO E LA PREVENZIONE DELLA BPCO<br />
Pur se nessun trattamento farmacologico della<br />
BPCO si è dimostrato in grado di prevenire l’evoluzione<br />
dell’ostruzione bronchiale, la terapia farmacologica<br />
è in grado di migliorare i sintomi e/o<br />
ridurre le complicanze della malattia, e migliorare<br />
la qualità di vita di questi pazienti.<br />
Nel trattamento della BPCO, i broncodilatatori<br />
costituiscono i farmaci più efficaci, sia al bisogno<br />
per rimuovere i sintomi acuti, sia di fondo per tenere<br />
sotto controllo i sintomi e/o le riacutizzazioni<br />
10,40-42 .I principali farmaci broncodilatatori<br />
sono i β 2-agonisti, gli anticolinergici, la teofillina,<br />
che possono essere somministrati in combinazione<br />
se necessario. Diversamente dall’asma, nella<br />
BPCO il trattamento regolare con corticosteroidi<br />
inalatori si è dimostrato meno utile 43 ,fatta eccezione<br />
per i pazienti che rimangono sintomatici dopo<br />
piene dosi di broncodilatatori e nei gravi con<br />
ripetute riacutizzazioni 44,45 . Al contrario, viene<br />
sconsigliato l’uso di fondo degli steroidi sistemici,<br />
una volta molto usati, in quanto gli effetti collaterali<br />
superano i minimi vantaggi che portano. Come<br />
sotto riportato, invece, gli steroidi sistemici sono<br />
indispensabili nelle riacutizzazioni gravi ove<br />
vengono combinati con alte dosi di broncodilatatori<br />
inalatori 46 .<br />
Nei pazienti di qualsiasi livello di gravità l’allenamento<br />
fisico e la riabilitazione motoria in genere<br />
costituiscono una parte importante della strategia<br />
complessiva del trattamento, in quanto migliorano<br />
la tolleranza allo sforzo, la dispnea e la fatica.<br />
Limitatamente ai più gravi, affetti da insufficienza<br />
respiratoria cronica, l’ossigenoterapia a lungo termine<br />
(>15 ore al giorno) costituisce un’utile aggiunta<br />
alla terapia farmacologica,in grado sia di migliorare<br />
il quadro clinico sia di aumentare la sopravvivenza<br />
di questi pazienti.<br />
TRATTAMENTO<br />
DELLE RIACUTIZZAZIONI<br />
Le riacutizzazioni di BPCO, che si manifestano con<br />
ricorrenti riacutizzazioni dei sintomi respiratori<br />
e/o aumento o purulenza dell’espettorato, costituiscono<br />
un aspetto molto importante del quadro clinico<br />
della BPCO, perché oltre ad affliggere il malato,<br />
portano a un elevato numero di consulenze<br />
mediche, di pronto soccorso e ricovero 47 . Le più<br />
frequenti cause di riacutizzazione sono le infezioni<br />
dell’albero tracheo-bronchiale e l’inquinamento<br />
9<br />
ambientale; tuttavia, la causa di circa un terzo delle<br />
riacutizzazioni gravi non viene identificata 48 .<br />
La terapia delle riacutizzazioni è costituita dall’uso<br />
di broncodilatatori a rapida azione somministrati<br />
per via inalatoria, in particolare i β 2-agonisti<br />
e/o gli anticolinergici e teofillina, combinati ove<br />
necessario con steroidi sistemici, preferibilmente<br />
somministrati per via orale. Le riacutizzazioni di<br />
BPCO con segni clinici di infezione bronchiale<br />
(aumento del volume e viraggio del colore dell’escreato<br />
e/o febbre) vengono trattate anche con antibiotici<br />
49 .<br />
Nelle riacutizzazioni gravi, la ventilazione meccanica<br />
non invasiva a pressione positiva (NIPPV) migliora<br />
i gas ematici e il pH, riduce la mortalità, riduce<br />
la necessità di ricorrere alla ventilazione meccanica<br />
invasiva e riduce i tempi della degenza ospedaliera,<br />
ed è quindi entrata a far parte della strategia<br />
terapeutica di questi pazienti 50,51 .<br />
CONCLUSIONI<br />
In conclusione, le linee guida contengono un’aggiornata<br />
revisione delle evidenze disponibili sulla<br />
BPCO e forniscono indicazioni generali il più possibile<br />
basate sulle evidenze reperite. Tali indicazioni<br />
hanno valenza generale, il che significa in tutti i paesi<br />
del mondo e in tutti i pazienti, e quindi vanno<br />
adattate, nelle loro linee generali, alle condizioni epidemiologiche,<br />
culturali e socio-economiche locali e,<br />
a livello individuale,devono tener conto della diversa<br />
risposta del singolo ai fattori di rischio, della diversa<br />
base fisiopatologia e anatomopatologica e della diversa<br />
sensibilità ai trattamenti. Premesso questo, le linee<br />
guida,e in particolare le linee guida GOLD,hanno<br />
rappresentato e rappresentano un fondamentale<br />
e autorevole punto di riferimento comune che già<br />
ha avuto un impatto importante a livello mondiale,<br />
se non altro per stimolare l’interesse pubblico a questo<br />
importante capitolo della patologia umana.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Pauwels R: Global initiative for chronic obstructive<br />
lung diseases (GOLD): time to act. Eur Respir J<br />
2001; 18:901-90<strong>2.</strong><br />
<strong>2.</strong> National Institutes of Health NH, Lung, and Blood<br />
Institute: Publication Number 2701, editor. Global<br />
Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease.<br />
Global Strategy for the diagnosis, management, and
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
prevention of chronic obstructive pulmonary disease.<br />
NHLBI/WHO Workshop Report 2001.<br />
3. Fabbri L, Romagnoli M, Corbetta L et al: Differences<br />
in airway inflammation in patients with fixed<br />
airflow obstruction due to asthma or COPD. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2002 in press.<br />
4. BTS guidelines for the management of chronic obstructive<br />
pulmonary disease: The COPD Guidelines<br />
Group of the Standards of Care Committee of<br />
the BTS. Thorax British Thoracic Society 1997;<br />
52:S1-28.<br />
5. Standards for the diagnosis and care of patients with<br />
chronic obstructive pulmonary disease (COPD) and<br />
asthma.This official statement of the American Thoracic<br />
Society was adopted by the ATS Board of Directors,<br />
November 1986.Am Rev Respir Dis 1987;<br />
136:225-244.<br />
6. Standards for the diagnosis and care of patients with<br />
chronic obstructive pulmonary disease. American<br />
Thoracic Society.Am J Respir Crit Care Med 1995;<br />
152:S77-121.<br />
7. Boulet LP,Turcotte H, Hudon C et al: <strong>Clinica</strong>l, physiological<br />
and radiological features of asthma with<br />
incomplete reversibility of airflow obstruction compared<br />
with those of COPD. Can Respir J 1998;<br />
5:270-277.<br />
8. Jeffery P: Differences and similarities between chronic<br />
obstructive pulmonary disease and asthma.<br />
Clin Exp Allergy 1999; 29:14-26.<br />
9. Jeffery P: Comparison of the structural and inflammatory<br />
features of COPD and asthma. Giles F. Filley<br />
Lecture. Chest 2000; 117:251S-260S.<br />
10. Jarvis B e Markham A: Inhaled salmeterol: a review<br />
of its efficacy in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Drugs Aging 2001; 18:441-47<strong>2.</strong><br />
11. Mackenbach JP, Borsboom GJ, Nusselder WJ et al:<br />
Determinants of levels and changes of physical functioning<br />
in chronically ill persons: results from the<br />
GLOBE Study. J Epidemiol Community Health<br />
2001; 55:631-638.<br />
1<strong>2.</strong> Mannino DM, Gagnon RC, Petty TL et al: Obstructive<br />
lung disease and low lung function in<br />
adults in the United States: data from the National<br />
Health and Nutrition Examination Survey, 1988-<br />
1994. Arch Intern Med 2000; 160:1683-1689.<br />
13. Mannino DM, Homa DM, Akinbami LJ et al:<br />
Chronic obstructive pulmonary disease surveillance<br />
-United States, 1971-2000. Respir Care 2002;<br />
47:1184-1199.<br />
14. Burrows B, Bates DV, Cosio MG et al:Validation of<br />
markers of lung destruction. Ann NY Acad Sci<br />
1991; 31:13-21.<br />
10<br />
15. Burrows B, Bloom JW,Traver GA et al:The course<br />
and prognosis of different forms of chronic<br />
airways obstruction in a sample from the general<br />
population. N Engl J Med 1987; 317:1309-1314.<br />
16. Kerstjens HA, Brand PL, Hughes MD et al:A comparison<br />
of bronchodilator therapy with or without<br />
inhaled corticosteroid therapy for obstructive<br />
airways disease. Dutch Chronic Non-Specific Lung<br />
Disease Study Group. N Engl J Med 1992; 327:<br />
1413-1419.<br />
17. The Lung Health Study Research Group: Effect of<br />
inhaled triamcinolone on the decline in pulmonary<br />
function in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
New England Journal of Medicine 2000 in press.<br />
18. Fletcher C, Peto R,Tinker C et al:The natural history<br />
of chronic bronchitis and emphysema: an eight-year<br />
study of early chronic obstructive lung disease<br />
in working men in London. In OU Press, editor<br />
New York 1976.<br />
19. Fletcher C e Peto R:The natural history of chronic<br />
airflow obstruction. Br Med J 1977; 1:1645-1648.<br />
20. Mannino DM, Brown C, Giovino GA: Obstructive<br />
lung disease deaths in the United States from<br />
1979 through 1993.An analysis using multiple-cause<br />
mortality data.Am J Respir Crit Care Med 1997;<br />
156:814-818.<br />
21. Silverman EK, Palmer LJ, Mosley JD et al: Genomewide<br />
linkage analysis of quantitative spirometric<br />
phenotypes in severe early-onset chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Hum Genet 2002;<br />
70:1229-1239.<br />
2<strong>2.</strong> Murray CJ e Lopez AD: Evidence-based health policy—lessons<br />
from the Global Burden of Disease<br />
Study. Science 1996; 274:740-743.<br />
23. Sullivan SD, Ramsey SD, Lee TA: The economic<br />
burden of COPD. Chest 2000; 117:5S-9S.<br />
24. Silverman EK: Genetics of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Novartis Found Symp 2001; 234:<br />
45-58.<br />
25. Silverman EK, Mosley JD, Rao DC et al: Linkage<br />
analysis of alpha 1-antitrypsin deficiency: lessons for<br />
complex diseases. Hum Hered 2001; 52:223-23<strong>2.</strong><br />
26. Saetta M,Turato G, Maestrelli P et al: Cellular and<br />
structural bases of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 2001;<br />
163:1304-1309.<br />
27. Shapiro S e Senior R: Matrix metalloproteinases.<br />
Matrix degradation and more. Am J Respir Cell<br />
Mol Biol 1999; 20:1100-110<strong>2.</strong><br />
28. Barnes PJ: Future Advances in COPD Therapy. Respiration<br />
2001; 68:441-448.
1. PROGETTO MONDIALE PER LA DIAGNOSI, IL TRATTAMENTO E LA PREVENZIONE DELLA BPCO<br />
29. Cosio M e Cosio Piqueras M: Pathology of emphysema<br />
in chronic obstructive pulmonary disease.Monaldi<br />
Arch Chest Dis 2000; 55:124-129.<br />
30. Jeffery PK: Remodeling in asthma and chronic obstructive<br />
lung disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
2001; 164:S28-38.<br />
31. Nagai A,West WW, Paul JL et al:The National Institutes<br />
of Health Intermittent Positive-Pressure<br />
Breathing trial: pathology studies. I. Interrelationship<br />
between morphologic lesions.Am Rev Respir<br />
Dis 1985; 132:937-945.<br />
3<strong>2.</strong> Nagai A, West WW, Thurlbeck WM: The National<br />
Institutes of Health Intermittent Positive-Pressure<br />
Breathing trial: pathology studies. II. Correlation<br />
between morphologic findings, clinical findings,<br />
and evidence of expiratory air-flow obstruction.Am<br />
Rev Respir Dis 1985; 132:946-953.<br />
33. Barbera JA, Roca J, Ferrer A et al: Mechanisms of<br />
worsening gas exchange during acute exacerbations<br />
of chronic obstructive pulmonary disease. Eur Respir<br />
J 1997; 10:1285-1291.<br />
34. Barbera JA, Peinado VI, Santos S: Pulmonary hypertension<br />
in COPD: old and new concepts. Monaldi<br />
Arch Chest Dis 2000; 55:445-449.<br />
35. Wouters EF, Creutzberg EC, Schols AM: Systemic<br />
effects in COPD. Chest 2002; 121:127S-130S.<br />
36. Lopez-Encuentra A: Comorbidity in operable lung<br />
cancer: a multicenter descriptive study on 2992 patients.<br />
Lung Cancer 2002; 35:263-269.<br />
37. Taylor DH Jr, Hasselblad V, Henley SJ et al: Benefits<br />
of smoking cessation for longevity.Am J Public<br />
Health 2002; 92:990-996.<br />
38. Tanoue LT: Cigarette smoking and women’s respiratory<br />
health. Clin Chest Med 2000; 21:47-65, viii.<br />
39. Johansen DL, Larsen V, Langfrits U et al: Smoking<br />
cessation in patients with severe irreversible chronic<br />
obstructive pulmonary disease, “smoker’s lung”.<br />
Ugeskr Laeger 1999; 161:3655-3658.<br />
40. Rennard SI: New therapeutic drugs in the management<br />
of chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Curr Opin Pulm Med 2002; 8:106-111.<br />
11<br />
41. Rennard SI, Anderson W, ZuWallack R et al: Use<br />
of a long-acting inhaled beta2-adrenergic agonist,<br />
salmeterol xinafoate, in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2001; 163:1087-109<strong>2.</strong><br />
4<strong>2.</strong> Barnes PJ:Tiotropium bromide. Expert Opin Investig<br />
Drugs 2001; 10:733-740.<br />
43. Bonay M, Bancal C, Crestani B: Benefits and risks<br />
of inhaled corticosteroids in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Drug Saf 2002; 25:57-71.<br />
44. Burge PS, Calverley PM, Jones PW et al: Randomised,double<br />
blind,placebo controlled study of fluticasone<br />
propionate in patients with moderate to<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease: the<br />
ISOLDE trial. Bmj 2000; 320:1297-1303.<br />
45. Paggiaro PL, Dahle R, Bakran I et al: Multicentre<br />
randomised placebo-controlled trial of inhaled fluticasone<br />
propionate in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. International COPD<br />
Study Group. Lancet 1998; 351:773-780.<br />
46. Davies L, Angus RM, Calverley PM: Oral corticosteroids<br />
in patients admitted to hospital with exacerbations<br />
of chronic obstructive pulmonary disease:<br />
a prospective randomised controlled trial. Lancet<br />
1999; 354:456-460.<br />
47. Vermeire P: The burden of chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Respir Med 2002; 96 Suppl<br />
C:S3-10.<br />
48. Wedzicha JA: Mechanisms of exacerbations. Novartis<br />
Found Symp 2001;234:84-93;discussion 93-103.<br />
49. Snow V, Lascher S, Mottur-Pilson C:The evidence<br />
base for management of acute exacerbations of<br />
COPD: clinical practice guideline, part 1. Chest<br />
2001; 119:1185-1189.<br />
50. Peter JV, Moran JL, Phillips-Hughes J et al: Noninvasive<br />
ventilation in acute respiratory failure—<br />
a meta-analysis update. Crit Care Med 2002;<br />
30:555-56<strong>2.</strong><br />
51. Vitacca M: Exacerbations of COPD: predictive factors,<br />
treatment and outcome. Monaldi Arch Chest<br />
Dis 2001; 56:137-143.
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
<strong>2.</strong> Trattamento farmacologico<br />
della BPCO<br />
Broncodilatatori<br />
Mario Cazzola, Leonardo M. Fabbri, Claudio Tantucci, Enrico Boni,<br />
Mario Malerba, Maria Gabriella Matera, Stefano Petruzzelli, Micaela Romagnoli<br />
β 2-agonisti adrenergici<br />
Mario Cazzola, Maria Gabriella Matera<br />
Negli ultimi trent’anni, i β2-agonisti adrenergici<br />
hanno acquisito presso la classe medica un<br />
sempre maggiore credito quali utili presidi nella terapia<br />
della BPCO perché provocano broncodilatazione<br />
e sono generalmente ben tollerati. Inoltre, essi<br />
riducono la dispnea, aumentano la capacità di<br />
svolgere uno sforzo fisico e migliorano la qualità<br />
della vita. Questi effetti terapeutici compaiono anche<br />
nei soggetti anziani1 e anche in assenza di rilevanti<br />
modifiche degli indici funzionali polmonari.<br />
I β2-agonisti inducono il proprio effetto mediante<br />
l’attivazione di un complicato meccanismo di transduzione<strong>2.</strong><br />
Essi, legandosi ai recettori β-adrenergici,<br />
promuovono una modificazione conformazionale<br />
di questi recettori. Ciò porta all’attivazione<br />
della proteina Gs con dissociazione dell’eterodimero<br />
β dalla subunità α associata al recettore. Inoltre,<br />
il GDP legato alla subunità α si separa da essa, il<br />
che consente il successivo legame del GTP a questa<br />
proteina. Il complesso α-GTP, a sua volta, interagisce<br />
con l’adenilciclasi e determina un aumento<br />
dei livelli dell’AMP ciclico intracellulare. L’AMP<br />
ciclico attiva la proteina chinasi A, che fosforilizza<br />
diverse proteine bersaglio nell’interno della cellula<br />
e causa il rilasciamento della muscolatura liscia. La<br />
GTPasi della subunità α trasforma il GTP legato in<br />
GDP, consentendo, in tal modo, il perpetuarsi di<br />
questo meccanismo di transduzione.<br />
13<br />
Generalmente, la somministrazione per via inalatoria<br />
dei β 2-agonisti è preferita a quella orale a causa<br />
del rilascio del farmaco direttamente nei polmoni,<br />
che sono il suo organo bersaglio. Ciò comporta migliori<br />
risultati spirometrici e maggiore tollerabilità.<br />
In base alla durata dell’azione broncodilatante, i β 2agonisti<br />
adrenergici sono distinti in agenti a breve<br />
durata d’azione e in quelli a lunga durata d’azione.<br />
Β 2-AGONISTI ADRENERGICI<br />
A BREVE DURATA D’AZIONE<br />
I β 2-agonisti adrenergici a breve durata d’azione<br />
(metaproterenolo, salbutamolo, fenoterolo, terbutalina<br />
ecc.) inducono una rapida broncodilatazione<br />
che insorge entro pochi minuti, è massima dopo<br />
15-20 minuti e dura in media 4-6 ore.<br />
Effetti acuti dei β 2-agonisti a<br />
breve durata d’azione nella BPCO<br />
L’effetto broncodilatante nei pazienti affetti da BPCO<br />
si manifesta in genere con modifiche del FEV 1 di<br />
modesta entità e, spesso, comprese nel range della<br />
variabilità naturale di quest’indice funzionale 3-5.<br />
Tuttavia, quando esso è valutato utilizzando i volumi<br />
piuttosto che i flussi polmonari, è possibile rilevare<br />
una risposta in circa il 75% dei pazienti, inclusi<br />
molti soggetti con un quadro funzionale ol-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
tremodo alterato 6. La capacità inspiratoria può, per<br />
esempio, essere un indice funzionale più sensibile<br />
del FEV 1 nel segnalare la presenza di una risposta<br />
broncodilatatrice in questo tipo di pazienti 7 e il suo<br />
incremento è spesso associato con il miglioramento<br />
della sintomatologia.<br />
Nei pazienti con BPCO vi è un’ampia variazione<br />
di risposta ai β 2-agonisti, così come agli altri broncodilatatori<br />
8.Per questo motivo, le dosi convenzionali<br />
di questi farmaci potrebbero a volte essere<br />
troppo basse e, perciò, incapaci di indurre broncolisi.<br />
In effetti, è stato documentato che bronchitici<br />
cronici ostruiti non responsivi a 200 µg di salbutamolo<br />
per via aerosolica presentano una certa broncodilatazione<br />
quando la dose del farmaco è aumentata<br />
gradualmente 9. In genere, il momento in<br />
cui compare la risposta massima al β 2-agonista è ritardato<br />
rispetto a quanto si osserva nei soggetti<br />
asmatici, ma il conseguimento dell’80% della risposta<br />
massima è abbastanza rapido e, comunque,<br />
solo una minoranza di pazienti necessita di una dose<br />
elevata di salbutamolo 10.<br />
Malauguratamente, non è sempre possibile appurare<br />
l’esistenza di una correlazione positiva fra la dose<br />
somministrata e la grandezza della risposta 11.Le<br />
dosi convenzionali, che sono relativamente basse,<br />
sembrano, comunque, essere quelle più adeguate<br />
nella BPCO stabile. Se è vero, infatti, che oltre il<br />
50% dell’incremento medio del FEV 1 è ottenibile<br />
con 400 µg di salbutamolo o 1.000 µg di terbutalina<br />
e che l’aumento della dose può elevare ulteriormente<br />
i valori del FEV 1,è anche vero che il<br />
beneficio addizionale è realmente modesto e limitato<br />
a una minoranza di pazienti 1<strong>2.</strong> I dati disponi-<br />
Figura <strong>2.</strong>1<br />
Modifiche della funzione polmonare<br />
rispetto ai valori basali indotte<br />
da tre mesi di terapia con<br />
ipratropio o un β 2-agonista 16.<br />
ml<br />
150<br />
130<br />
110<br />
90<br />
70<br />
50<br />
30<br />
10<br />
-10<br />
FEV 1<br />
14<br />
bili suggeriscono che la somministrazione regolare<br />
di quantità di farmaco superiori a quelle equivalenti<br />
a 200 µg di salbutamolo quattro volte al giorno<br />
inducono, forse, solo un minimo beneficio in<br />
termini di stato funzionale, dispnea o qualità della<br />
vita 13. Inoltre, dosi elevate di β 2-agonisti possono<br />
causare effetti indesiderati quali tremore, tachicardia<br />
e ipopotassiemia 14.<br />
Trattamento regolare<br />
della BPCO con β 2-agonisti<br />
abreve durata d’azione<br />
La maggioranza degli studi che hanno valutato l’efficacia<br />
dei β 2-agonisti a breve durata d’azione nei<br />
pazienti con BPCO è stata effettuata utilizzando<br />
terbutalina o salbutamolo 15. Il limite di tali studi è<br />
rappresentato dalla loro durata, che è stata sempre<br />
di poche settimane al massimo, il che non ha consentito<br />
di stabilire il reale impatto di questi farmaci<br />
nel decorso della BPCO. Ciò nondimeno, l’analisi<br />
dei dati presenti in letteratura sembra indicare<br />
che l’assunzione regolare di un β 2-agonista a breve<br />
durata d’azione abbia un modesto effetto sulla<br />
funzione polmonare basale e possa, addirittura, diminuire<br />
la risposta broncodilatatrice acuta 16 (figura<br />
<strong>2.</strong>1).Tuttavia, non sempre ciò è vero. È stato infatti<br />
documentato non solo che quattro settimane<br />
di trattamento con alte dosi di terbutalina (<strong>2.</strong>000<br />
µg quattro volte al giorno) non hanno modificato<br />
la capacità broncodilatante di questo farmaco in pazienti<br />
affetti da BPCO 17, ma anche che, contraria-<br />
FVC<br />
Ipratropio<br />
β 2 -agonista
mente a quanto avviene nell’asma, la sospensione<br />
improvvisa di un trattamento regolare con basse, e<br />
anche con alte, dosi di terbutalina non causa broncocostrizione<br />
o aumento di rimbalzo della responsività<br />
delle vie aeree nei pazienti affetti da BPCO 18.<br />
La somministrazione regolare di un farmaco anticolinergico<br />
è potenzialmente più utile di quella di<br />
un β 2-agonista a breve durata d’azione giacché essa,<br />
contrariamente a quanto riportato per i β 2-agonisti,<br />
è associata con un miglioramento della funzione<br />
polmonare e, forse, con un innalzamento della<br />
risposta broncodilatatrice acuta 16.Però, apparentemente,<br />
i β 2-agonisti a breve durata d’azione sono<br />
più efficaci degli anticolinergici nel migliorare la<br />
capacità allo sforzo e a ridurre la dispnea 19, anche<br />
se non tutti gli studi portano a questa conclusione<br />
20. In effetti, i β 2-agonisti a breve durata d’azione<br />
dopo somministrazione acuta sono capaci di migliorare<br />
la capacità di svolgere un esercizio fisico 20.<br />
Sfortunatamente, però, questa capacità può essere<br />
persa anche dopo un trattamento regolare breve 21.<br />
Effetti non broncodilatanti<br />
terapeuticamente utili<br />
L’utilizzo dei β 2-agonisti nella BPCO trova la sua<br />
giustificazione anche nelle azioni respiratorie non<br />
broncodilatatrici di questi farmaci, quali l’aumento<br />
della clearance mucociliare, la vasodilatazione polmonare<br />
e la riduzione della neurotrasmissione delle<br />
fibre colinergiche, nonché in quelle extrarespiratorie<br />
quali l’aumento della portata cardiaca, la diminuzione<br />
della pressione arteriosa diastolica e l’incremento<br />
della contrattilità del diaframma, tutte attività<br />
che servono a modificare o a supportare condizioni<br />
o funzioni che sono compromesse nel bronchitico<br />
cronico ostruito 2<strong>2.</strong><br />
Posizionamento dei β 2-agonisti<br />
abreve durata d’azione<br />
nel trattamento della BPCO<br />
Le linee guida per il trattamento dei pazienti con<br />
BPCO offrono varie raccomandazioni sull’uso dei<br />
β 2-agonisti a breve durata d’azione. L’American<br />
Thoracic Society (ATS) propone che i pazienti con<br />
BPCO da lieve a moderata ricevano ipratropio bromuro<br />
più un β 2-agonista selettivo, da assumere sia<br />
al bisogno sia su base regolare (1-4 puff quattro vol-<br />
15<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
te al giorno) 23. La Canadian Thoracic Society ritiene<br />
che, benché 2 puff di un β 2-agonista assunto<br />
quattro volte al giorno mediante una bomboletta<br />
pressurizzata predosata rappresentino l’abituale trattamento<br />
iniziale della BPCO, un beneficio maggiore<br />
potrebbe essere ottenuto se i pazienti inalassero 4-6<br />
puff durante ciascuna assunzione del farmaco 24. La<br />
British Thoracic Society (BTS) raccomanda l’uso dei<br />
β 2-agonisti a breve durata d’azione al bisogno 25 e rileva<br />
anche che, sebbene vi sia una qualche documentazione<br />
di un effetto negativo indotto dall’assunzione<br />
regolare di un β 2-agonista, l’evidenza non<br />
è tanto forte da sconsigliare tale pratica terapeutica.<br />
β 2-AGONISTI ADRENERGICI<br />
A LUNGA DURATA D’AZIONE<br />
In quest’ultimo decennio è stata sviluppata anche<br />
una versione di β 2-agonisti a lunga durata d’azione<br />
(formoterolo, salmeterolo), che sta sempre più<br />
assumendo un ruolo primario nel trattamento della<br />
BPCO, così com’è riconosciuto anche dalle recentissime<br />
linee guida GOLD 26, perché sia formoterolo<br />
sia salmeterolo appaiono essere più efficaci<br />
dei β 2-agonisti a breve durata d’azione in questa<br />
patologia.<br />
Effetti acuti dei β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione nella BPCO<br />
Salmeterolo, alla dose di 50 µg, e formoterolo, a<br />
quelle di 12 e 24 µg, inducono una vantaggiosa<br />
broncodilatazione che si protrae nel tempo (almeno<br />
12 ore) nei pazienti affetti da BPCO con ostruzione<br />
bronchiale parzialmente reversibile 27,28 (figura<br />
<strong>2.</strong>2). Formoterolo può addirittura causare una<br />
rapida e prolungata riduzione delle resistenze delle<br />
vie aeree in pazienti con BPCO apparentemente<br />
poco reversibile alla dose di soli 6 µg erogati mediante<br />
Turbohaler 29.<br />
Gli studi che hanno confrontato gli effetti acuti di<br />
questi due β 2-agonisti a lunga durata d’azione non<br />
consentono di diversificarli in maniera significativa,<br />
per quanto, apparentemente, formoterolo 12 µg<br />
sembra più attivo nei pazienti con BPCO da lieve<br />
a moderata e salmeterolo 50 µg in quella severa 28,30.<br />
La sostanziale differenza fra formoterolo e salmeterolo<br />
risiede nella radipidà d’insorgenza dell’azione<br />
broncodilatante. Infatti, dopo l’assunzione di for-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Figura <strong>2.</strong>2<br />
Modifiche percentuali del FEV 1 in 16<br />
pazienti con BPCO parzialmente reversibile<br />
dopo inalazione di placebo, salbutamolo<br />
200 µg (SB), salmeterolo 50<br />
µg (SLM), o formoterolo 24 µg (F) 28.<br />
150<br />
140<br />
130<br />
120<br />
110<br />
100<br />
moterolo, l’effetto broncodilatatore si manifesta in<br />
2-3 minuti, così come si osserva dopo l’inalazione<br />
di 200 µg di salbutamolo 31, mentre dopo l’inalazione<br />
di salmeterolo esso compare più lentamente<br />
28,29. Questo comportamento, però, non è sempre<br />
costante. In uno studio che ha confrontato salbutamolo,<br />
salmeterolo e formoterolo in 16 pazienti<br />
con BPCO in fase di stabilità clinica, la rapidità<br />
d’azione, stimata come il tempo necessario per ottenere<br />
un miglioramento del FEV 1 di almeno il<br />
15% rispetto al valore basale, è stata maggiore con<br />
salbutamolo (4 minuti), mentre i tempi medi per<br />
salmeterolo e formoterolo sono risultati simili (rispettivamente<br />
10 minuti e 11 minuti) 27.Tuttavia, in<br />
9 pazienti l’insorgenza d’azione è stata più rapida<br />
dopo formoterolo che dopo salmeterolo e in soli<br />
5 altri pazienti salmeterolo è risultato più rapido di<br />
formoterolo.<br />
Un’altra differenza farmacologia fra salmeterolo e<br />
formoterolo risiede nella diversità della loro efficacia<br />
intrinseca 32, la quale è bassa per salmeterolo, che è<br />
un debole agonista parziale con un’efficacia intrinseca<br />
minore del 20% rispetto all’epinefrina, e relativamente<br />
alta per formoterolo. Le implicazioni cliniche<br />
di questa differenza nel trattamento cronico non<br />
sono ancora chiare. Ci si potrebbe attendere, in ogni<br />
caso, che i pazienti più gravi possano mostrare una<br />
risposta maggiore a formoterolo, mentre i pazienti<br />
con problematiche legate agli effetti collaterali dovrebbero<br />
trarre maggior beneficio da salmeterolo.<br />
Sebbene le linee guida della BTS suggeriscano di limitare<br />
l’uso dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione<br />
ai pazienti con BPCO che dimostrano una risposta<br />
broncodilatatrice dopo l’assunzione di un β 2-agoni-<br />
Percentuale<br />
0 120 240 360 480 600 720<br />
Minuti<br />
16<br />
Placebo SB SLM F<br />
sta a breve durata d’azione 25,è stato dimostrato che<br />
broncopneumopatici cronici ostruiti che non manifestano<br />
una risposta immediata a salbutamolo possono<br />
ancora beneficiare dell’azione di un β 2-agonista<br />
a lunga durata d’azione, sia formoterolo sia salmeterolo,grazie<br />
a una risposta massimale spostata nel<br />
tempo 33. La mancata correlazione fra la risposta immediata<br />
a un β 2-agonista a breve durata d’azione e<br />
la risposta massimale a un β 2-agonista a lunga durata<br />
d’azione può riflettere in alcuni pazienti la scarsa<br />
riproducibilità dei test di reversibilità. In ogni modo,<br />
un recente ampio studio, nel quale sono stati arruolati<br />
pazienti sia responsivi sia non responsivi a salbutamolo,<br />
ha documentato che, sebbene i soggetti<br />
non responsivi rispondessero ugualmente a questo<br />
β 2-agonista a breve durata d’azione, gli individui responsivi<br />
erano quelli che traevano il maggior beneficio<br />
da un trattamento regolare con salmeterolo 34.<br />
Dopo somministrazione acuta, i β 2-agonisti a lunga<br />
durata d’azione aumentano altresì la capacità di<br />
eseguire uno sforzo fisico da parte del paziente con<br />
BPCO in quanto controllano l’aggravamento dell’iperinflazione<br />
polmonare e, conseguentemente,<br />
quello della dispnea,che accompagnano sempre uno<br />
sforzo fisico anche non marcato in tali soggetti 35.<br />
Trattamento regolare<br />
della BPCO con β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione<br />
Diversi studi hanno documentato la validità del<br />
trattamento protratto con i β 2-agonisti a lunga du-
ata d’azione nella BPCO 34,36-39. Essi hanno permesso<br />
di evidenziare una maggiore efficacia di questi<br />
broncodilatatori rispetto ai β 2-agonisti a breve<br />
durata d’azione.Il trattamento regolare della BPCO<br />
con formoterolo 38 o con salmeterolo 34 può indurre<br />
un significativo miglioramento della funzione respiratoria<br />
anche nei soggetti definiti non reversibili<br />
in seguito a test di broncoreversibilità. Ciò non<br />
meraviglia, perché nei pazienti con BPCO tale test<br />
serve a identificare il gruppo di soggetti che può<br />
rispondere meglio alla terapia regolare, ma non a<br />
definire quale sia il miglior farmaco per ciascun paziente<br />
né a predire l’esito del trattamento.<br />
Trattamenti di molti mesi, addirittura di anni, con<br />
formoterolo alla dose di 12 µg due volte al giorno<br />
inducono un significativo miglioramento della<br />
funzione polmonare stimato sia con un aumento<br />
del FEV 1 sia con una caduta delle resistenze delle<br />
vie aeree 40.Tale miglioramento non sembra essere<br />
condizionato dalla dose di formoterolo; infatti, il<br />
raddoppio della dose a 24 µg due volte al giorno<br />
apparentemente non induce un significativo ulteriore<br />
beneficio 38. In ogni caso, formoterolo alla dose<br />
di 12 µg due volte al giorno causa miglioramenti<br />
dei valori del PEF del mattino e della sera<br />
che sono sempre significativamente maggiori di<br />
quelli indotti da salbutamolo, anche quando quest’ultimo<br />
è inalato alla dose di 400 µg quattro volte<br />
al giorno 41. In più, formoterolo riduce il bisogno<br />
di ricorrere all’assunzione supplementare di un<br />
β 2-agonista a breve durata d’azione per il controllo<br />
dei sintomi ed è nettamente preferito a salbutamolo<br />
dai pazienti, cosa questa molto importante<br />
quando si considera la loro reale volontà di aderi-<br />
Modifiche nel punteggio<br />
0<br />
-1<br />
-2<br />
-3<br />
-4<br />
-5<br />
-6<br />
-7<br />
-8<br />
Placebo S 50 µg S 100 µg<br />
Soglia del cambiamento<br />
clinicamente significativo<br />
17<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
re alla cura. Un trattamento di 12 settimane con<br />
formoterolo 12 o 24 µg due volte al giorno ha indotto<br />
un netto miglioramento della qualità della<br />
vita 38. Questo effetto benefico è stato maggiore<br />
con la dose inferiore. In un altro studio in cui formoterolo<br />
è stato somministrato mediante Turbohaler<br />
alla dose di 6, 12 o 24 µg due volte al giorno<br />
per 12 settimane a pazienti con BPCO, è stato<br />
notato che solo alle due dosi maggiori formoterolo<br />
riduceva i sintomi e aumentava il numero di<br />
giorni liberi da sintomi e questo in maniera dosedipendente<br />
40.Tuttavia, questo broncodilatatore migliorava<br />
la funzione polmonare anche alla dose di<br />
6 µg due volte al giorno 40.<br />
Anche salmeterolo induce un miglioramento della<br />
funzione respiratoria e dei sintomi e diminuisce l’uso<br />
di broncodilatatori al bisogno quando è assunto<br />
regolarmente 34,36,37. Esso migliora altresì la qualità<br />
della vita dei pazienti trattati 42 (figura <strong>2.</strong>3). La dose<br />
consigliabile è quella di 50 µg due volte al giorno<br />
perché l’aumento della posologia a 100 µg due<br />
volte al giorno non solo non incrementa la funzione<br />
respiratoria, ma addirittura induce un maggior<br />
numero di eventi indesiderati che rendono il<br />
trattamento non gradito ai pazienti 36.<br />
Sfortunatamente, non vi sono in letteratura solidi<br />
studi che abbiano confrontato formoterolo e salmeterolo<br />
nel trattamento regolare della BPCO stabile.<br />
Un trial che ha coinvolto pazienti con ostruzione<br />
cronica bronchiale parzialmente reversibile,<br />
ma in cui non è stata posta diagnosi di BPCO, suggerisce,<br />
comunque, che formoterolo 12 µg due volte<br />
al giorno e salmeterolo 50 µg due volte al giorno<br />
sono equivalenti in efficacia e sicurezza 43.<br />
Figura <strong>2.</strong>3<br />
Modifiche nel punteggio del St.George’s<br />
Respiratory Questionnaire dopo<br />
16 settimane di trattamento con salmeterolo<br />
(S) 50 µg due volte al giorno,<br />
salmeterolo 100 µg due volte al<br />
giorno o placebo. Punteggio totale su<br />
16 settimane. Una riduzione nel<br />
punteggio indica un miglioramento<br />
delle condizioni di salute 4<strong>2.</strong>
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Confronto fra β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione<br />
e altri broncodilatatori<br />
utilizzati nella BPCO<br />
Diversi studi hanno confrontato l’attività dei β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione con quella di agenti delle<br />
altre classi di broncodilatatori allo scopo di definirne<br />
il reale ruolo nel trattamento della BPCO. In<br />
particolare, è stata confrontata l’efficacia terapeutica<br />
di formoterolo o salmeterolo e ipratropio bromuro.<br />
Matera et al. 44 hanno comparato l’efficacia broncodilatante<br />
per 12 ore dopo somministrazione acuta di<br />
ipratropio con quella di salmeterolo in 16 pazienti<br />
con BPCO e hanno notato che l’AUC 0-12h FEV 1 di<br />
salmeterolo era nettamente maggiore di quella di<br />
ipratropio, ma la differenza era significativa soltanto<br />
fra la quarta e la dodicesima ora.Va precisato, però,<br />
che in questo studio ipratropio è stato somministrato<br />
solo una volta di mattino, il che è meno della dose<br />
raccomandata di quattro volte al giorno. In ogni<br />
modo, Patakas et al. 45 hanno riferito che salmeterolo,<br />
se dato a dose convenzionale di 50 µg, induce incremento<br />
della funzione polmonare e riduzione della<br />
desaturazione dell’ossiemoglobina nel postesercizio<br />
e della dispnea simili a quelli osservati dopo inalazione<br />
di 120 µg di ipratropio bromuro.<br />
La maggiore efficacia di salmeterolo è stata documentata<br />
anche da Mahler et al. 37, che hanno comparato<br />
ipratropio e salmeterolo in un ampio studio<br />
che ha coinvolto 411 pazienti con BPCO. Dopo<br />
12 settimane, entrambi i trattamenti hanno indotto<br />
incrementi del FEV 1 similari, ma la AUC 0-12h<br />
FEV 1 di salmeterolo è risultata nettamente più ampia.<br />
Ipratropio è stato somministrato due volte durante<br />
il periodo d’osservazione di 12 ore e la superiorità<br />
nell’AUC è risultata dipendere dalle differenze<br />
significative registrate fra la quarta e la sesta<br />
ora.Tuttavia, un recente ampio trial che ha comparato<br />
ipratropio a salmeterolo ha dimostrato che<br />
entrambi i farmaci presentavano un’AUC 0-12h simile<br />
sia per FEV 1 sia per FVC 34. Anche formoterolo,<br />
alla dose sia di 12 sia di 24 µg, si è dimostrato<br />
migliore di ipratropio alla dose di 40 µg ogni 6<br />
ore al termine di 12 settimane di trattamento, con<br />
miglioramenti del FEV 1 indotti da formoterolo 12<br />
µg che eccedevano quelli provocati da ipratropio di<br />
almeno 120 ml a 5, 15 e 30 minuti, 1, 2, 4 e 5 ore<br />
dopo l’assunzione dell’ultima dose del farmaco in<br />
studio 38. Ugualmente, dodici settimane di tratta-<br />
18<br />
mento con formoterolo 24 µg due volte al giorno,<br />
somministrati mediate Turbohaler, hanno indotto<br />
un miglioramento della funzione respiratoria e dei<br />
sintomi da BPCO maggiore di quello ottenuto con<br />
ipratropio bromuro alla dose di 80 µg somministrati<br />
tre volte al giorno mediante bomboletta pressurizzata<br />
predosata (modifiche del FEV 1: formoterolo<br />
+13% e ipratropio +7%) 46. Apparentemente, dunque,<br />
l’azione broncodilatante dei β 2-agonisti a lunga<br />
durata d’azione nei pazienti affetti da BPCO è<br />
migliore di quella degli anticolinergici. Quando,<br />
però, salmeterolo è stato confrontato con tiotropio,<br />
un nuovo anticolinergico a lunga d’azione, è stato<br />
possibile registrare una significativa differenza media<br />
(52 ml) a vantaggio dell’agente anticolinergico<br />
dopo 24 settimane di terapia 47. Purtroppo, non vi<br />
sono ancora dati relativi a un confronto fra tiotropio<br />
e formoterolo.<br />
I β 2-agonisti a lunga durata d’azione sono stati confrontati<br />
anche con teofillina. Rossi et al. 48 hanno<br />
recentemente documentato che formoterolo è più<br />
efficace ed è meglio tollerato di teofillina a lento<br />
rilascio in pazienti sintomatici con BPCO. Questi<br />
autori hanno anche dimostrato che formoterolo è<br />
capace di migliorare la funzione polmonare in pazienti<br />
con differenti gradi di reversibilità dell’ostruzione<br />
bronchiale, mentre l’efficacia broncodilatante<br />
della teofillina è limitata ai pazienti che mostrano<br />
un’ostruzione delle vie aeree più variabile.<br />
ZuWallach et al. 49, invece, confrontando salmeterolo<br />
con teofillina in pazienti con BPCO, hanno<br />
notato che i pazienti trattati con salmeterolo mostravano<br />
un miglioramento funzionale significativamente<br />
maggiore rispetto a quelli che avevano assunto<br />
teofillina dopo la prima dose, ma non dopo<br />
12 settimane di terapia.<br />
Effetti non broncodilatanti<br />
terapeuticamente utili<br />
L’efficacia dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione<br />
nella BPCO può essere spiegata da azioni aggiuntive<br />
a quella broncodilatante 50. Gli effetti su neutrofili,<br />
di cui riducono numero e funzione, epitelio<br />
polmonare, che proteggono dagli insulti dei batteri,<br />
muscolo liscio bronchiale, di cui limitano il livello<br />
di rimodellamento delle vie aeree e, conseguentemente,<br />
d’ostruzione bronchiale, e muscolo<br />
<strong>respiratorio</strong>, con conservazione della struttura del<br />
diaframma e miglioramento della funzione musco-
lare, entrambi potenzialmente cruciali negli stati<br />
avanzati della malattia, possono contribuire all’efficacia<br />
clinica di questi farmaci nella BPCO e all’associato<br />
rilevante miglioramento nella qualità della<br />
vita. Un trattamento con β 2-agonisti a lunga durata<br />
d’azione può anche ridurre il numero di riacutizzazioni<br />
e, inoltre, la loro gravità.<br />
Utilizzo dei β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione<br />
e comparsa di tolleranza<br />
Diversi studi farmacoepidemiologici indicano l’esistenza<br />
di una marcata correlazione fra aumento dell’uso<br />
di β 2-agonisti e comparsa di una desensibilizzazione<br />
dei β 2-recettori adrenergici con conseguente<br />
perdita del controllo della funzione delle vie<br />
aeree 51. Per questo motivo, Lipworth 52 ritiene che<br />
i medici dovrebbero temere la desensibilizzazione<br />
dei recettori β-adrenergici delle vie aeree che si può<br />
sviluppare in corso di trattamento regolare con β 2agonisti<br />
a lunga durata d’azione.In particolare,quando<br />
è necessario controllare un broncospasmo acuto,<br />
essi dovrebbero prescrivere dosaggi di β 2-agonisti<br />
a breve durata d’azione più alti di quelli abituali,<br />
al fine di superare tale ostacolo. Fortunatamente,<br />
nei pazienti con BPCO questo pericolo sembra più<br />
teorico che pratico. È stato infatti dimostrato che<br />
un pretrattamento con dosi convenzionali di formoterolo<br />
o salmeterolo non preclude la possibilità<br />
di indurre un’ulteriore broncodilatazione anche con<br />
dosi non elevate di salbutamolo in pazienti affetti da<br />
BPCO parzialmente reversibile 53 (figura <strong>2.</strong>4).Alcu-<br />
FEV 1 , l<br />
1,45<br />
1,4<br />
1,35<br />
1,3<br />
1,25<br />
100 200 400 800<br />
Salbutamolo (µg)<br />
19<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
ni ricercatori affermano che l’effetto broncodilatante<br />
dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione diminuisce<br />
nel tempo, ma Bjermet e Larsson 54, che hanno<br />
recentemente riesaminato alcuni dati relativi al<br />
dibattuto allarme nei confronti dell’uso protratto di<br />
formoterolo e salmeterolo, hanno concluso che tale<br />
effetto sembra piuttosto stabile nel tempo anche<br />
dopo un trattamento regolare con questi farmaci.<br />
Impatto dei β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione sul cuore<br />
L’eventuale impatto dei β 2-agonisti a lunga durata<br />
d’azione sul cuore è un evento molto importante.<br />
Aritmie cardiache sono comuni nei pazienti affetti<br />
da BPCO in insufficienza respiratoria. Diversi fattori,<br />
quali l’ipossiemia, l’ipercapnia, i disturbi acidobasici,<br />
l’utilizzo di alti dosaggi di β 2-agonisti e di<br />
metilxantine, sono potenzialmente aritmogeni in<br />
questi soggetti con BPCO lieve-moderata 55. Non si<br />
può, quindi, escludere l’insorgenza di effetti indesiderati<br />
a livello cardiaco in quei pazienti affetti da<br />
BPCO e con preesistenti aritmie e/o ipossiemia che<br />
usano β 2-agonisti a lunga durata d’azione.Tuttavia,<br />
le dosi di formoterolo e salmeterolo raccomandate<br />
in terapia assicurano un margine di sicurezza relativamente<br />
alto anche in tali soggetti 56. In ogni caso,<br />
sia formoterolo sia salmeterolo non inducono la<br />
comparsa di effetti cardiovascolari significativi negli<br />
individui normali 57 e nei pazienti con ostruzione<br />
reversibile delle vie aeree senza concomitante patologia<br />
cardiaca anche quando sono utilizzati a dosi<br />
10 volte maggiori di quelle consigliate in terapia 58.<br />
P<br />
F<br />
S<br />
OB<br />
Figura <strong>2.</strong>4<br />
Curve medie dose-risposta a salbutamolo<br />
costruite due ore dopo<br />
inalazione di placebo (P), formoterolo<br />
24 µg (F), salmeterolo 50<br />
µg (S) od oxitropio bromuro 200<br />
µg (OB) in 16 pazienti con BP-<br />
CO parzialmente reversibile 53.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Posizionamento dei β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione<br />
nel trattamento della BPCO<br />
Se è vero che i β 2-agonisti a breve durata d’azione<br />
rimangono la terapia di prima scelta solo per il controllo<br />
acuto dei sintomi nella BPCO a causa della loro<br />
rapida insorgenza d’azione 59, i vari studi attualmente<br />
disponibili indicano chiaramente che i β 2-agonisti<br />
a lunga durata d’azione rappresentano una scelta<br />
terapeutica aggiuntiva per il trattamento della<br />
BPCO in fase di stabilità clinica. Per questo, diversi<br />
autori hanno suggerito di utilizzare tale classe di broncodilatatori<br />
come prima scelta nel trattamento regolare<br />
della BPCO stabile, e questo soprattutto nei pazienti<br />
con sintomi frequenti o notturni 60-6<strong>2.</strong> In particolare,<br />
le recenti linee guida GOLD 26 affermano<br />
che, sebbene un trattamento regolare con un agente<br />
a breve durata d’azione sia più economico, esso è anche<br />
meno conveniente di un trattamento con un<br />
broncodilatatore a lunga durata d’azione.<br />
Ovviamente, l’uso degli anticolinergici dovrebbe<br />
essere preferito nei pazienti affetti da BPCO che<br />
presentano una concomitante patologia cardiaca e<br />
che potrebbero essere a particolare rischio di sviluppare,<br />
per esempio, nuove aritmie o di veder aggravare<br />
quelle preesistenti quando trattati con un<br />
β 2-agonista a lunga durata d’azione 60.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Ziment I: The β-agonist controversy. Impact in<br />
COPD. Chest 1995; 107:198S-205S.<br />
<strong>2.</strong> Walker MJA,Curtis MJ,Page CP et al:General principles<br />
of drug action. In Page CP, Curtis MJ, Sutter<br />
MC et al (eds): Integrated Pharmacology. 2nd edition.<br />
Mosby, Edinburgh, 2002:17-38.<br />
3. Cazzola M, Iodice F,Tucci M et al:Valutazione degli<br />
effetti broncodilatanti e cardiovascolari e dell’influenza<br />
sui gas del sangue di un nuovo beta2 stimolante,<br />
la terbutalina, somministrato per aerosol a pazienti<br />
affetti da ostruzione bronchiale reversibile.Min<br />
Pneumol 1978; 17:215-22<strong>2.</strong><br />
4. Bellamy D e Hutchison DCS:The effects of salbutamol<br />
aerosol on lung function in patients with<br />
pulmonary emphysema. Br J Dis Chest 1981;<br />
75:190-196.<br />
5. Tweedale PM, Alexander F, McHardy GJR: Shortterm<br />
variability in FEV1 and bronchodilator responsiveness<br />
in patients with obstructive ventilatory<br />
defects.Thorax 1987; 42:487-490.<br />
20<br />
6. Newton MF, O’Donnell DE, Forkert L: Response<br />
of lung volumes to inhaled salbutamol in a large<br />
population of patients with severe hyperinflation.<br />
Chest 2002; 121:1042-1050.<br />
7. Pellegrino R, Rodarte JR, Brusasco V:Assessing the<br />
reversibility of airway obstruction. Chest 1998;<br />
114:1607-161<strong>2.</strong><br />
8. Anthonisen NR, Wright EC, IPPB Trial Group:<br />
Bronchodilator response in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am Rev Respir Dis 1986;<br />
133:814-819.<br />
9. Barclay J, Whiting B, Addis GJ: The influence of<br />
theophylline on maximal response to salbutamol in<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease. Eur J<br />
Clin Pharmacol 1982; 22:389-393.<br />
10. Teale C, Morrison JF, Page RL et al: Dose response<br />
to inhaled salbutamol in chronic obstructive<br />
airways disease. Postgrad Med J 1991; 67:754-756.<br />
11. Sobol BJ: Some problems encountered in the evaluation<br />
of bronchodilator therapy. Chest 1978;<br />
73(Suppl):991-99<strong>2.</strong><br />
1<strong>2.</strong> Jaeschke R, Guyatt GH, Cook D et al: The effect<br />
of increasing doses of β2-agonists on airflow in patients<br />
with chronic airflow limitation. Respir Med<br />
1993; 87:433-438.<br />
13. Simonsson BG, Stiksa J, Strom B: Double-blind trial<br />
with increasing doses of salbutamol and terbutaline<br />
aerosols in patients with reversible airways obstruction.<br />
Acta Med Scand 1972; 192:371-376.<br />
14. Lipworth BJ: Risks versus benefits of inhaled β2 agonists in the management of asthma. Drug Safety<br />
1992; 7:54-70.<br />
15. Guyatt GH,Townsend M, Pugsley SO et al: Bronchodilators<br />
in chronic air-flow limitation. Effects on<br />
airway function, exercise capacity, and quality of life.<br />
Am Rev Respir Dis 1987; 135:1069-1074.<br />
16. Rennard SI, Serby CW, Ghafouri M et al: Extended<br />
therapy with ipratropium is associated with improved<br />
lung function in COPD: a retrospective<br />
analysis of data from seven clinical trials. Chest<br />
1996; 110:62-70.<br />
17. Lipworth BJ, Clark RA, Dhillon DP et al: Comparison<br />
of the effects of prolonged treatment with<br />
low and high doses of inhaled terbutaline on betaadrenoceptor<br />
responsiveness in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease.Am Rev Respir<br />
Dis 1990; 142:338-34<strong>2.</strong><br />
18. de Jong JW, Koeter GH, van der Mark TW et al:<br />
Effects of cessation of terbutaline treatment on<br />
airway obstruction and responsiveness in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Thorax<br />
1996; 51:684-688.
19. Leitch AG, Hopkin JM, Ellis DA et al:The effect of<br />
aerosol ipratropium bromide and salbutamol on<br />
exercise tolerance in chronic bronchitis. Thorax<br />
1978; 33:711-713.<br />
20. Blosser SA, Maxwell SL, Reeves HM et al: Is an anticholinergic<br />
agent superior to a β2-agonist in improving<br />
dyspnea and exercise limitation in COPD?<br />
Chest 1995; 108:730-735.<br />
21. Berger R e Smith D: Effect of inhaled metaproterenol<br />
on exercise performance in patients with stable<br />
“fixed” airway obstruction.Am Rev Respir Dis<br />
1988; 138:624-629.<br />
2<strong>2.</strong> Grassi V, Malerba M,Tanucci C et al: Effetti extrarespiratori<br />
dei broncodilatatori. In Olivieri D,<br />
Bianco S, Foresi A (Eds): Asma e BPCO: Similitudini<br />
e Differenze. Scientific Press, Firenze<br />
1995:301-314.<br />
23. American Thoracic Society: Standards for the diagnosis<br />
and care of patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
1995; 152:S77-120.<br />
24. Canadian Thoracic Society Workshop Group: Guidelines<br />
for the assessment and management of chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Can Med Assoc<br />
J 1992; 147:420-428.<br />
25. COPD Guidelines Group of the Standards of Care<br />
Committee of the BTS: British Thoracic Society<br />
guidelines for the management of chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Thorax 1997; 52:S1-27.<br />
26. Pauwels RA, Buist AS, Calverley PMA et al: Global<br />
strategy for the diagnosis, management, and prevention<br />
of chronic obstructive pulmonary disease:<br />
NHLBI/WHO global initiative for chronic obstructive<br />
lung disease (GOLD) workshop summary.<br />
Am J Respir Crit Care Med 2001; 163:1256-1276.<br />
27. Cazzola M, Santangelo G, Piccolo A et al: Effect of<br />
salmeterol and formoterol in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Pulm Pharmacol<br />
1994, 7:103-107.<br />
28. Çelik G, Kayacan O, Beder S et al: Formoterol and<br />
salmeterol in partially reversible chronic obstructive<br />
pulmonary disease: a crossover, placebo-controlled<br />
comparison of onset and duration of action.Respiration<br />
1999; 66:434-439.<br />
29. Maesen BLP,Westermann CJJ, Duurkens VAM et al:<br />
Effects of formoterol in apparently poorly reversible<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Eur Respir<br />
J 1999; 13:1103-1108.<br />
30. Cazzola M, Matera MG, Santangelo G et al: Salmeterol<br />
and formoterol in partially reversible severe<br />
chronic obstructive pulmonary disease: a doseresponse<br />
study. Respir Med 1995; 89:357-356.<br />
21<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
31. Benhamou D, Cuvelier A, Muir JF et al: Rapid onset<br />
of bronchodilation in COPD: a placebo-controlled<br />
study comparing formoterol (Foradil Aerolizer)<br />
with salbutamol (Ventodisk). Respir Med<br />
2001; 95:817-821.<br />
3<strong>2.</strong> Hanania NA, Sharafkhaneh A, Barber R et al:<br />
β2-Agonist intrinsic efficacy: measurement and clinical<br />
significance.Am J Respir Crit Care Med 2002;<br />
165:1353-1358.<br />
33. Cazzola M,Vinciguerra A, Di Perna F et al: Early<br />
reversibility to salbutamol does not always predict<br />
bronchodilation after salmeterol in stable chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Respir Med 1998;<br />
92:1012-1016.<br />
34. Rennard SI, Anderson W, ZuWallack R et al: Use<br />
of a long-acting inhaled β2-adrenergic agonist, salmeterol<br />
xinafoate, in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2001; 163:1087-109<strong>2.</strong><br />
35. Ramirez-Venegas A,Ward J, Lentine T et al: Salmeterol<br />
reduces dyspnea and improves lung function<br />
in patients with COPD. Chest 1997; 112:336-340.<br />
36. Boyd G, Morice AH, Pounsford JC et al: An evaluation<br />
of salmeterol in the treatment of chronic<br />
obstructive pulmonary disease (COPD). Eur Respir<br />
J 1997; 10:815-821.<br />
37. Mahler DA, Donohue JF, Barbee RA et al: Efficacy<br />
of salmeterol xinafoate in the treatment of COPD.<br />
Chest 1999; 115:957-965.<br />
38. Dahl R, Greefhorst LA, Nowak D et al: Inhaled formoterol<br />
dry powder versus ipratropium bromide in<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Am J Respir<br />
Crit Care Med 2001; 164:778-784.<br />
39. Aalbers R,Ayres J, Backer V et al: Formoterol in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease:<br />
a randomized, controlled, 3-month trial. Eur Respir<br />
J 2002; 19:936-943.<br />
40. Schultze-Werninghaus G: Multicenter 1-year trial<br />
on formoterol, a new long-acting beta2-agonist, in<br />
chronic obstructive airway disease. Lung 1990;<br />
168(Suppl):83-89.<br />
41. Maesen FP:Eformoterol versus salbutamol in patients<br />
with ROAD. Br J Clin Pract 1995; 81(Suppl):8-10.<br />
4<strong>2.</strong> Jones PW, Bosh TK, in association with an international<br />
study group: Quality of life changes in<br />
COPD patients treated with salmeterol. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1997; 155:1283-1289.<br />
43. Vervloet D, Ekström T, Pela R et al: A 6-month<br />
comparison between formoterol and salmeterol in<br />
patients with reversible obstructive airways disease.<br />
Respir Med 1998; 92:836-84<strong>2.</strong>
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
44. Matera MG, Cazzola M,Vinciguerra A et al:A comparison<br />
of the bronchodilating effects of salmeterol,<br />
salbutamol and ipratropium bromide in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Pulm<br />
Pharmacol 1995; 8:267-271.<br />
45. Patakas D, Andreadis D, Mavrofridis E et al: Comparison<br />
of the effects of salmeterol and ipratropium<br />
bromide on exercise performance and breathlessness<br />
in patients with stable chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Respir Med 1998; 92:1116-1121.<br />
46. Ståhl E,Wadbo M, Löfdahl CG et al: Quality of life<br />
and correlations with walking distance/lung<br />
function in patients with moderate to severe COPD.<br />
Eur Respir J 1999; 14:521s.<br />
47. Donohue JF, van Noord JA, Bateman ED et al: A<br />
6-month, placebo-controlled study comparing lung<br />
function and health status changes in COPD patients<br />
treated with tiotropium or salmeterol. Chest<br />
2002 122:47-55.<br />
48. Rossi A, Kristufek P, Levine BE et al: Comparison<br />
of the efficacy, tolerability, and safety of formoterol<br />
dry powder and oral,slow-release theophylline in the<br />
treatment of COPD. Chest 2002; 121:1058-1069.<br />
49. ZuWallack RL, Mahler DA, Reilly D et al: Salmeterol<br />
plus theophylline combination therapy in the<br />
treatment of COPD. Chest 2001; 119:1661-1670.<br />
50. Johnson M e Rennard S: Alternative mechanisms<br />
for long-acting beta(2)-adrenergic agonists in<br />
COPD. Chest 2001; 120:258-270.<br />
51. Taylor DR, Sears MR, Cockcroft DW:The β2-ago nist controversy. Med Clin North Am 1996;<br />
80:719-748.<br />
5<strong>2.</strong> Lipworth BJ:Airway subsensitivity with long-acting<br />
β2-agonists. Is there cause for concern? Drug Saf<br />
1997; 16:295-308.<br />
53. Cazzola M, Di Perna F, Noschese P et al: Effects of<br />
a pre-treatment with conventional doses of formoterol,<br />
salmeterol or oxitropium bromide on the dose-response<br />
curves to salbutamol in patients suffering<br />
from partially reversible COPD. Eur Respir J<br />
1998; 11:1337-1341.<br />
54. Bjermer L e Larsson L: Long-acting β2-agonists: how are they used in an optimal way? Respir Med<br />
1997; 91:578-591.<br />
55. Conradson TB, Eklundh G, Olofsson B et al: Cardiac<br />
arrhythmias in patients with mild-to-moderate<br />
obstructive pulmonary disease. Comparison of<br />
β2-agonist therapy alone and in combination with<br />
a xanthine derivative, enprophylline or theophylline.<br />
Chest 1985; 88:537-45<strong>2.</strong><br />
56. Cazzola M, Imperatore F, Salzillo A et al: Cardiac effects<br />
of formoterol and salmeterol in patients suffe-<br />
22<br />
ring from COPD with preexisting cardiac arrhythmias<br />
and hypoxemia. Chest 1998; 114:411-415.<br />
57. Guhan AR, Cooper S, Oborne J et al: Systemic effects<br />
of formoterol and salmeterol: a dose-response<br />
comparison in healthy subjects. Thorax 2000;<br />
55:650-656.<br />
58. Totterman KJ, Huhti L, Sutinen E et al:Tolerability<br />
to high doses of formoterol and terbutaline via Turbuhaler<br />
for 3 days in stable asthmatic patients. Eur<br />
Respir J 1998; 12:573-579.<br />
59. Tolep K, Lando Y, D’Alonzo GE: Rethinking inhalative<br />
therapy for outpatients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Curr Pulm Med 1997;4:93-<br />
100.<br />
60. Cazzola M e Matera MG: Should long-acting β2 agonists be considered an alternative first choice option<br />
for the treatment of stable COPD? Respir Med<br />
1999; 93:227-229.<br />
61. Cazzola M e Donner CD: Long-acting β2-agonists in the management of stable chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Drugs 2000; 60:307-320.<br />
6<strong>2.</strong> Ayers ML e Mahler DA: Beta2-adrenergic bronchodilators<br />
in the treatment of stable COPD. In Similowski<br />
T,Whitelaw WA, Derenne J-P (Eds): <strong>Clinica</strong>l<br />
Management of Chronic Obstructive Pulmonary<br />
Disease. Marcel Dekker, New York, 2002:287-303.<br />
Anticolinergici<br />
Leonardo M. Fabbri, Stefano Petruzzelli,<br />
Micaela Romagnoli<br />
INTRODUZIONE<br />
Le linee guida internazionali sulla diagnosi e sul<br />
trattamento della BPCO raccomandano i broncodilatatori<br />
a breve durata d’azione come farmaci sintomatici<br />
da utilizzare solo al bisogno per alleviare<br />
l’aggravamento dei sintomi, mentre i farmaci broncodilatatori<br />
a lunga durata d’azione vengono indicati<br />
nel trattamento di mantenimento delle forme<br />
moderate e gravi allo scopo di ridurre i sintomi<br />
persistenti e prevenire le riacutizzazioni 1-3.<br />
Le principali categorie di farmaci broncodilatatori<br />
utilizzati nel trattamento della BPCO sono rappresentati<br />
dagli anticolinergici, dai ß 2-agonisti e<br />
dalle metilxantine, e la loro scelta dipende dalla disponibilità<br />
locale dei farmaci e dalla risposta del paziente<br />
1. Una peculiarità dell’effetto dei broncodilatatori<br />
nella BPCO è che essi, pur senza determi-
nare variazioni significative dei parametri di ostruzione<br />
bronchiale, e in particolare del VEMS, possono<br />
migliorare vari parametri clinici, quali la sensazione<br />
soggettiva di dispnea, la resistenza all’esercizio<br />
fisico, il grado di iperinsufflazione polmonare,<br />
la resistenza dei muscoli respiratori 4-7.<br />
RAZIONALE DELL’USO<br />
DEGLI ANTICOLINERGICI<br />
NELLA BPCO<br />
Gli agenti anticolinergici, come l’atropina, sono<br />
presenti in natura nelle radici, nei semi e nelle foglie<br />
di numerose piante, e per molti secoli sono<br />
stati utilizzati come rimedi naturali terapeutici. Per<br />
esempio lo stramonio, contenente atropina, veniva<br />
utilizzato storicamente nel trattamento dell’asma.<br />
L’interesse per gli anticolinergici è nuovamente<br />
emerso con le migliori conoscenze del ruolo<br />
svolto dal sistema parasimpatico nel controllo<br />
del tono delle vie aeree, e con lo sviluppo di composti<br />
sintetici simili all’atropina che, somministrati<br />
per via topica, si sono dimostrati efficaci e dotati<br />
di minori effetti collaterali rispetto all’atropina<br />
sistemica 8.<br />
Il tono muscolare delle vie aeree nell’uomo è in<br />
gran parte regolato dal sistema nervoso autonomo<br />
con fibre efferenti vagali di tipo colinergico 9. Le fibre<br />
del nervo vago sono distribuite lungo le vie aeree<br />
e formano giunzioni sinaptiche a livello dei<br />
gangli peribronchiali, dai quali partono brevi fibre<br />
post-gangliari che innervano le cellule muscolari<br />
lisce e le ghiandole mucose, prevalentemente nelle<br />
vie aeree centrali. Il rilascio di acetilcolina dalle terminazioni<br />
dei nervi post-gangliari attiva i recettori<br />
muscarinici, stimolando la contrazione del muscolo<br />
liscio, la secrezione delle ghiandole mucose e,<br />
probabilmente, l’aumento dell’attività ciliare 10.<br />
L’attività colinergica può essere aumentata da una varietà<br />
di stimoli, quali gas irritanti, particelle, aria fredda<br />
e mediatori specifici come istamina, prostaglandine,<br />
derivati eicosanoidi 11,1<strong>2.</strong>Vi sono numerose evidenze<br />
che dimostrano un aumento del tono broncomotore<br />
colinergico nell’asma 13 e nella BPCO 14.<br />
L’inibizione dell’interazione dell’acetilcolina con i recettori<br />
muscarinici esercitata dagli agenti anticolinergici<br />
inibisce l’attività colinergica tonica e fasica e<br />
permette la dilatazione delle vie aeree.Tuttavia, questo<br />
meccanismo non consente da solo la completa<br />
reversibilità dell’ostruzione, in quanto l’attività vaga-<br />
23<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
le è solamente in parte responsabile dell’ostruzione<br />
delle vie aeree nell’asma e nella BPCO, che è sostenuta<br />
anche da altri mediatori e meccanismi.<br />
I RECETTORI MUSCARINICI<br />
L’acetilcolina, che rappresenta il neurotrasmettitore<br />
di questo processo a controllo vagale, provoca<br />
broncocostrizione attraverso l’interazione con recettori<br />
colinergici di tipo muscarinico (M).<br />
Le vie aeree umane presentano cinque sottotipi di<br />
recettori M: i recettori M 1 e M 3 mediano la broncocostrizione<br />
e la stimolazione delle ghiandole sottomucose,<br />
mentre l’attivazione dei recettori pre-sinaptici<br />
M 2 sembra inibire il rilascio di acetilcolina<br />
(figura <strong>2.</strong>5) 15,16. Il ruolo dei recettori M 4 e M 5 nell’uomo<br />
è ancora sconosciuto. Emerge, pertanto, che<br />
l’antagonista migliore degli effetti dell’acetilcolina<br />
nelle vie aeree umane dovrebbe essere un antagonista<br />
M 1/M 3 o selettivo M 3, con bassa o assente affinità<br />
per M 2 17.<br />
Il più importante effetto dei farmaci anticolinergici<br />
attualmente disponibili nei pazienti con BPCO<br />
sembra, infatti, essere rappresentato dalla capacità di<br />
bloccare gli effetti dell’acetilcolina sui recettori M 3,<br />
che sono prevalentemente distribuiti nella muscolatura<br />
liscia e nelle ghiandole delle vie aeree centrali.La<br />
recente scoperta di un anticolinergico,il tiotropio,<br />
con una cinetica selettiva per M 1 e M 3, che<br />
ne giustifica la lunga durata d’azione e maggior specificità,<br />
ha rinnovato l’interesse clinico a questa classe<br />
di farmaci nel trattamento della BPCO 18.<br />
FARMACOLOGIA<br />
Gli agenti anticolinergici sono classificati come<br />
composti ammonici terziari o quaternari. Gli anticolinergici<br />
presenti in natura, come l’atropina e la<br />
scopolamina, sono composti ammonici terziari. Sono<br />
solubili in acqua e nei lipidi, ben assorbiti dalle<br />
superfici mucose e dalla cute, quindi ampiamente<br />
distribuiti nel corpo, e sono in grado di oltrepassare<br />
la barriera emato-encefalica, esercitando un’attività<br />
parasimpaticolitica con possibili effetti collaterali<br />
sistemici dose-dipendenti.<br />
L’atropina, per esempio, alla dose necessaria per dare<br />
broncodilatazione (1-2,5 mg negli adulti) provoca<br />
frequentemente rush cutanei, secchezza delle<br />
fauci e tachicardia.A dosi lievemente più elevate,<br />
può determinare visione sfuocata, ritenzione
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
M1<br />
Ganglio<br />
M1 M2 M3<br />
24<br />
M2<br />
Terminazione nervosa colinergica<br />
M3<br />
- +<br />
Cellula<br />
muscolare<br />
liscia<br />
delle vie<br />
aeree<br />
Figura <strong>2.</strong>5<br />
Sottotipi di recettori muscarinici presenti nelle vie aeree. I recettori M 1 sono localizzati nei gangli parasimpatici, gli M 2 a livello postgangliare delle<br />
terminazioni nervose colinergiche (autorecettori) e gli M 3 sono situati nelle cellule muscolari lisce (modificata da 15).<br />
urinaria ed effetti collaterali a livello del sistema<br />
nervoso centrale quali irritabilità, confusione mentale<br />
e allucinazioni. Il margine terapeutico dell’atropina<br />
è perciò limitato, rendendone difficile il<br />
suo impiego.<br />
I composti ammonici quaternari sono tutti prodotti<br />
di sintesi ed esercitano la loro azione anticolinergica<br />
nella sede di deposizione, come per esempio<br />
midriasi nell’occhio e broncodilatazione quando<br />
somministrati nelle vie aeree. Poiché tali composti<br />
sono assorbiti solo in parte in tali sedi non danno<br />
effetti sistemici e possono essere impiegati per via<br />
topica con più ampio margine di sicurezza. Gli anticolinergici<br />
ammonici quaternari di sintesi disponibili<br />
in commercio e utilizzati nella BPCO sono<br />
l’ipratropio bromuro, l’ossitropio bromuro e il tiotropio<br />
bromuro.<br />
IPRATROPIO BROMURO<br />
L’ipratropio bromuro (figura <strong>2.</strong>6) è un antagonista<br />
competitivo non selettivo dei recettori musca-<br />
rinici. L’inalazione di ipratropio provoca una rapida<br />
broncodilatazione dose-dipendente, con effetto<br />
massimo a 30-60 minuti dall’inalazione e durata<br />
d’azione di 4-6 ore 19.L’ipratropio presenta un<br />
profilo favorevole di sicurezza, in quanto non viene<br />
facilmente assorbito a livello sistemico. Lo scarso<br />
assorbimento gastrointestinale e mucoso è dovuto<br />
a un gruppo azoto quaternario che lo distingue<br />
dall’atropina. L’ipratropio bromuro è disponibile<br />
in forma inalatoria predosata (20<br />
µg/puff,bombolette pressurizzate),in polvere (200<br />
µg/capsula), in soluzione (250 µg/ml), o dose unica<br />
per nebulizzazione (250 o 500 µg/dose). In genere,<br />
data la breve durata d’azione del composto,<br />
per mantenere una broncodilatazione continua è<br />
necessaria una somministrazione di almeno quattro<br />
volte al giorno.<br />
OSSITROPIO BROMURO<br />
Come l’ipratropio, l’ossitropio bromuro è un antagonista<br />
competitivo dei recettori muscarinici con
Br – + H2O<br />
H3C<br />
N +<br />
CH(CH3)2<br />
CH2OH<br />
Ipratropio bromuro O C CH<br />
Figura <strong>2.</strong>6<br />
Struttura di ipratropio bromuro e tiotropio bromuro (modificata da 77).<br />
un gruppo azoto quaternario. L’ossitropio presenta<br />
una durata d’azione lievemente maggiore rispetto<br />
all’ipratropio, con un effetto broncodilatatore<br />
massimo a 20-120 minuti e una durata d’azione<br />
di 6-8 ore 20. L’assorbimento sistemico è minimo,<br />
e quindi l’ossitropio risulta essere un farmaco<br />
sicuro anche ad alte dosi. Per i pazienti con BPCO<br />
la dose raccomandata è di 200 µg 2-3 volte al giorno.<br />
È stata dimostrata una buona tolleranza per dosi<br />
totali giornaliere fino a 1.200 µg, sebbene sia stato<br />
dimostrato che dosi >600 µg/die non danno<br />
effetti broncodilatatori aggiuntivi 21. Il massimo effetto<br />
broncodilatatore di ossitropio e ipratropio è<br />
simile, anche se l’ossitropio a basse dosi è lievemente<br />
più efficace dell’ipratropio 21. L’ossitropio<br />
bromuro è disponibile come inalatore predosato<br />
(100 µg/puff), polvere (100 µg/capsula) e soluzione<br />
(1,5 mg/ml).<br />
EFFETTI CLINICI<br />
DI IPRATROPIO BROMURO<br />
E OSSITROPIO BROMURO<br />
Gli anticolinergici determinano broncodilatazione,<br />
miglioramento della dispnea e aumento della tolleranza<br />
allo sforzo. Quando confrontati con i b 2agonisti<br />
a breve durata d’azione, gli effetti clinici<br />
degli anticolinergici nella BPCO sembrano essere<br />
equivalenti. Infatti, nei pazienti con BPCO, dosi terapeutiche<br />
di ipratropio per via inalatoria determinano<br />
un aumento del VEMS e un miglioramento<br />
della dispnea e della tolleranza allo sforzo che so-<br />
O<br />
Br<br />
H3C<br />
– + H2O<br />
25<br />
O<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
N +<br />
CH3<br />
Tiotropio bromuro<br />
O<br />
O<br />
C<br />
S<br />
OH<br />
no paragonabili a quelli determinati dalla somministrazione<br />
di β 2-agonisti a breve durata d’azione,<br />
con il vantaggio di provocare minori effetti collaterali<br />
21-24. La somministrazione a lungo termine (1<br />
anno) di ossitropio 25 e 5 anni di ipratropio 26 si è<br />
dimostrata efficace nel mantenere nel tempo il seppur<br />
lieve miglioramento della funzionalità respiratoria,<br />
il miglioramento della tolleranza allo sforzo<br />
e della dispnea nei pazienti con BPCO, pur senza<br />
modificare la frequenza delle riacutizzazioni.<br />
Interessante la recente osservazione che il trattamento<br />
combinato di ipratropio e salbutamolo, oltre<br />
agli effetti sopra descritti, sembra in grado di ridurre<br />
la frequenza delle riacutizzazioni 27, in maniera<br />
simile a quella ottenuta con l’uso del nuovo<br />
anticolinergico, il tiotropio (vide infra).<br />
Nel trattamento delle riacutizzazioni, gli anticolinergici<br />
sono equivalenti ai β 2-agonisti a breve durata<br />
d’azione 28,29,e il loro uso combinato risulta in<br />
una migliore broncodilatazione rispetto alla somministrazione<br />
dei singoli composti 30,31.<br />
Pochi studi hanno confrontato l’efficacia degli anticolinergici<br />
e dei β 2-agonisti a lunga durata d’azione<br />
nel trattamento di mantenimento. Quando<br />
somministrati in singola dose, 400 µg di ossitropio<br />
e 50 µg di salmeterolo risultano avere lo stesso effetto<br />
broncodilatatore in condizioni di stabilità 3<strong>2.</strong><br />
L’aggiunta di salmeterolo alla terapia anticolinergica<br />
già in corso in pazienti con BPCO determina<br />
un significativo miglioramento della funzionalità respiratoria,<br />
una riduzione delle riacutizzazioni, un<br />
miglioramento dei sintomi e della qualità di vita 33,34.<br />
La valutazione dell’effetto di ossitropio bromuro<br />
sull’emodinamica polmonare ha dimostrato che,nei<br />
S
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
pazienti affetti da BPCO, l’ossitropio riduce l’aumento<br />
della pressione media in arteria polmonare<br />
in corso di esercizio fisico, in maniera analoga a<br />
quanto ottenibile con fenoterolo 35.<br />
Una recente rassegna bibliografica ha analizzato numerosi<br />
studi randomizzati, controllati, condotti in<br />
doppio cieco, che hanno valutato l’effetto dei broncodilatatori<br />
(anticolinergici, β 2-agonisti e teofillinici)<br />
sulla tolleranza allo sforzo in pazienti con<br />
BPCO 36.L’analisi degli studi condotti con anticolinergici,<br />
alcuni con ipratropio 37-45, altri con ossitropio<br />
25,46-50 e 1 con atropina 51, ha evidenziato effetti<br />
benefici significativi degli anticolinergici nella maggior<br />
parte degli studi, con una tendenza a un miglior<br />
effetto delle alte dosi rispetto alle base dosi 36.<br />
TIOTROPIO BROMURO<br />
Il tiotropio bromuro (Ba 679) (figura <strong>2.</strong>6) è un sale<br />
d’ammonio quaternario, simile alla struttura dell’ipratropio<br />
bromuro, ed è il più recente agente anti-muscarinico<br />
disponibile per il trattamento della<br />
BPCO. Gli studi in vitro hanno dimostrato che il<br />
tiotropio è un potente antagonista di tutti i sottotipi<br />
di recettori muscarinici, da M 1 a M 5, con lenta<br />
dissociazione e con un’emivita di circa 1 giorno,<br />
rispetto ai 15 minuti dell’ipratropio, in particolare<br />
per gli M 1 e M 3 5<strong>2.</strong> Il tiotropio è, quindi, un anticolinergico<br />
non selettivo, anche se la sua affinità<br />
per i recettori muscarinici è circa 10 volte maggiore<br />
rispetto a quella dell’ipratropio.Tuttavia,la sua<br />
rapida dissociazione dai recettori M 2 e la lenta dissociazione<br />
dai recettori M 1 e M 3 risultano in una<br />
selettività cinetica recettoriale per M 1 e M 3 53 .<br />
La principale proprietà del tiotropio è la sua lunga<br />
durata d’azione in vitro e in vivo. Una singola<br />
dose di tiotropio è, infatti, in grado di provocare<br />
e mantenere broncodilatazione per più di 24 ore<br />
nei pazienti con BPCO 54. Gli studi di farmacocinetica<br />
hanno, inoltre, dimostrato che la dissociazione<br />
dai recettori M 1 e M 3 è 100 volte più lenta<br />
rispetto a quella dell’ipratropio 53. La rapida dissociazione<br />
dai recettori M 2 e la lenta dissociazione<br />
dai recettori M 1 e M 3 sono vantaggiose in<br />
quanto i recettori M 1 e M 3 mediano la broncocostrizione<br />
18.<br />
Nei pazienti con BPCO la somministrazione di tiotropio<br />
bromuro provoca un miglioramento significativo<br />
dei valori di volume espiratorio massimo al<br />
primo secondo (VEMS), capacità vitale forzata<br />
(CVF) e picco di flusso espiratorio (PEF), rispetto<br />
26<br />
alla somministrazione del placebo, con una risposta<br />
di tipo dose-dipendente 54.<br />
Il massimo effetto broncodilatatore del tiotropio<br />
viene raggiunto 90-120 minuti dopo l’inalazione.<br />
Il miglioramento della funzionalità respiratoria che<br />
segue una singola dose di tiotropio permane per<br />
più di 24 ore e ne permette, perciò, la monosomministrazione<br />
giornaliera 55.<br />
EFFETTI CLINICI<br />
DI TIOTROPIO BROMURO<br />
Per le sue particolari proprietà di farmacocinetica,<br />
il tiotropio è l’unico anticolinergico a lunga durata<br />
d’azione disponibile per il trattamento della BPCO.<br />
La somministrazione a lungo termine (1 anno) di<br />
tiotropio 18 µg in monosomministrazione mattutina<br />
migliora significativamente la funzionalità respiratoria<br />
(aumento del VEMS), riduce la dispnea,<br />
il numero delle riacutizzazioni e dei ricoveri per<br />
riacutizzazione di BPCO rispetto al placebo56. Il<br />
confronto tra tiotropio 18 µg/die e anticolinergici<br />
a breve durata d’azione (ipratropio 40 µg 4 volte/die)<br />
per 1 anno ha dimostrato la superiorità del<br />
tiotropio nel migliorare il VEMS, il PEF, la dispnea,<br />
nel ridurre il ricorso al salbutamolo57. In particolare, la differenza con ipratropio riguarda<br />
la capacità di tiotropio, rispetto a ipratropio, di:<br />
• mantenere una costante broncodilatazione fino<br />
a un anno (figura <strong>2.</strong>7);<br />
• indurre una riduzione nel numero di riacutizzazioni<br />
(figura <strong>2.</strong>8) e ricoveri e un allungamento<br />
del tempo nel quale si verifica la prima riacutizzazione<br />
o il primo ricovero per riacutizzazione<br />
dall’inizio del trattamento57. In questo senso, tiotropio<br />
si rivela essere un farmaco con effetti clinici<br />
significativamente diversi rispetto a quelli dei<br />
precedenti anticolinergici, in maniera analoga alle<br />
differenze viste in passato fra i β2-agonisti a<br />
lunga durata d’azione (salmeterolo e formoterolo)<br />
e i β2-agonisti a breve durata d’azione.<br />
In un recente studio, la monosomministrazione di<br />
tiotropio 18 µg per 6 mesi sembra determinare una<br />
maggiore broncodilatazione e un miglioramento significativo<br />
della dispnea rispetto al trattamento con<br />
salmeterolo 50 µg 2 volte/die 58, anche se ulteriori<br />
studi di confronto sono necessari in popolazioni di<br />
pazienti con BPCO di diversa gravità prima di trarre<br />
conclusioni sulla ricaduta clinica.
∆VEMS (ml)<br />
160<br />
120<br />
80<br />
40<br />
0<br />
-40<br />
-80<br />
Giorni<br />
27<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Tiotropio (n = 329)<br />
150 ml (p < 0,001)<br />
Ipratropio (n = 161)<br />
0 8 50 92 182 273 364<br />
ANTICOLINERGICI<br />
E CLEARANCE MUCOCILIARE<br />
In studi sperimentali gli anticolinergici inibiscono<br />
la clearance mucociliare.Tale effetto è maggiore per<br />
l’atropina rispetto ai sali d’ammonio quaternari,come<br />
ipratropio bromuro e ossitropio bromuro 59.<br />
Mentre i sali d’ammonio terziario riducono la clearance<br />
mucociliare 60-62, i sali d’ammonio quaternario<br />
non sembrano alterarla, né in soggetti normali<br />
63, né in pazienti con BPCO 64-66.<br />
I sali d’ammonio quaternario non sembrano alterare<br />
la produzione di muco, né le sue proprietà reologiche.<br />
Infatti, l’inalazione di ipratropio bromuro<br />
per un periodo fino a 4 settimane non ha alcun ef-<br />
Numero di riacutizzazioni/paziente/anno<br />
1,2<br />
1,0<br />
0,8<br />
0,6<br />
0,4<br />
0,2<br />
0,0<br />
0,96<br />
Ipratropio<br />
(n = 179)<br />
p = 0,006<br />
24%<br />
0,73<br />
Tiotropio<br />
(n = 356)<br />
Figura <strong>2.</strong>7<br />
Miglioramento del VEMS in pazienti<br />
trattati con tiotropio vs pazienti trattati<br />
con ipratropio (modificata da 57).<br />
fetto sulle proprietà viscoelastiche dell’espettorato<br />
in pazienti affetti da bronchite cronica 67,68, o da<br />
BPCO 66. Quanto al possibile effetto inibitore sulla<br />
produzione di muco esercitato dagli anticolinergici,<br />
i dati in letteratura sono contrastanti 66,68,69.In<br />
uno studio è stato riportato che l’ipratropio bromuro<br />
riduce l’efficacia della meccanismo di clearance<br />
indotto dalla tosse in pazienti con BPCO 70.<br />
EFFETTI COLLATERALI<br />
Il principale vantaggio degli agenti anticolinerigici<br />
quaternari è il loro scarso assorbimento mucoso,<br />
che limita il rischio di effetti sistemici.<br />
Figura <strong>2.</strong>8<br />
Riduzione nel numero delle riacutizzazioni<br />
di BPCO in pazienti<br />
trattati con tiotropio vs pazienti<br />
trattati con ipratropio (modificata<br />
da 57).
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
L’utilizzo di questa classe di farmaci per via inalatoria,<br />
a dosaggi diversi e in contesti clinici diversi,<br />
ha dimostrato di essere notevolmente sicura. Nonostante<br />
siano stati riportati occasionalmente disturbi<br />
prostatici 71, non vi sono dati che provino una<br />
relazione causale tra tali sintomi e l’assunzione degli<br />
anticolinergici inalatori.<br />
È riportato in letteratura che la prescrizione di soluzioni<br />
erogate da nebulizzatori WET con maschera<br />
facciale ha indotto l’aggravamento acuto di un<br />
glaucoma, probabilmente per un effetto diretto sull’occhio<br />
72-74. In realtà, è stato dimostrato che l’ipratropio<br />
bromuro, l’anticolinergico più studiato,<br />
può essere somministrato per via inalatoria in pazienti<br />
con glaucoma,in quanto non interferisce con<br />
la pressione endooculare, evitandone però accuratamente<br />
il contatto diretto con l’occhio 75.<br />
Gli unici effetti collaterali segnalati dall’uso clinico<br />
degli anticolinergici, e in particolare del tiotropio,<br />
consistono in secchezza delle fauci, che si sviluppa<br />
nel 10-16% dei pazienti 76.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Pauwels RA, Buist AS, Calverley PM et al: Global<br />
Strategy for the Diagnosis, Management, and Prevention<br />
of Chronic Obstructive Pulmonary Disease.<br />
NHLBI/WHO Global Initiative for Chronic Obstructive<br />
Lung Disease (GOLD) Workshop Summary.<br />
Am J Respir Crit Care Med 2001; 163:1256-1276.<br />
<strong>2.</strong> Siafakas NM,Vermeire P, Pride NB et al: Optimal assessment<br />
and management of chronic obstructive pulmonary<br />
disease (COPD).The European Respiratory<br />
Society Task Force. Eur Respir J 1995; 8:1398-1420.<br />
3. Celli BR, Snider GL, Heffner J et al: Standards for<br />
the diagnosis and care of patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. American Thoracic<br />
Society. Am J Respir Crit Care Med 1995;<br />
152:S77-S121.<br />
4. Jenkins SC, Heaton RW, Fulton TJ et al: Comparison<br />
of domiciliary nebulized salbutamol and salbutamol<br />
from a metered-dose inhaler in stable chronic<br />
airflow limitation. Chest 1987; 91:804-807.<br />
5. Ikeda A, Nishimura K, Koyama H et al: Bronchodilating<br />
effects of combined therapy with clinical<br />
dosages of ipratropium bromide and salbutamol for<br />
stable COPD: comparison with ipratropium bromide<br />
alone. Chest 1995; 107:401-405.<br />
6. Guyatt GH,Townsend M, Pugsley SO et al: Bronchodilators<br />
in chronic air-flow limitation. Effects on<br />
airway function, exercise capacity, and quality of life.<br />
Am Rev Respir Dis 1987; 135:1069-1074.<br />
28<br />
7. Belman, MJ, Botnick WC, Shin JW: Inhaled bronchodilators<br />
reduce dynamic hyperinflation during<br />
exercise in patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 1996;<br />
153:967-975.<br />
8. Gross NJ e Skorodin MS: Anticholinergic, antimuscarinic<br />
bronchodilators.Am Rev Respir Dis 1984;<br />
129:856-870.<br />
9. Richardson J: The innervation of the lung. Eur J<br />
Respir Dis 1982; 117:13-31.<br />
10. Yang B, Schlosser RJ, McCaffrey TV: Dual signal<br />
transduction mechanisms modulate ciliary beat frequency<br />
in upper airway epithelium. Am J Physiol<br />
1996; 270:L745-751.<br />
11. Widdicombe JG:The parasympathetic nervous system<br />
in airways disease. Scand J Respir Dis Suppl<br />
1979; 103:38-43.<br />
1<strong>2.</strong> Nadel J: Autonomic regulation of airway smooth<br />
muscle. In Nadel J (Ed): Physiology and Pharmacology<br />
of the Airways. Marcel Dekker, New York,<br />
1980:217-257.<br />
13. Shah PK, Lakhotia M, Mehta S et al: <strong>Clinica</strong>l dysautonomia<br />
in patients with bronchial asthma.Study<br />
with seven autonomic function tests. Chest 1990;<br />
98:1408-1413.<br />
14. Gross NJ, Co E, Skorodin MS: Cholinergic bronchomotor<br />
tone in COPD. Estimates of its amount<br />
in comparison with that in normal subjects. Chest<br />
1989; 96:984-987.<br />
15. Barnes PJ: Muscarinic receptor subtypes in airways.<br />
Life Sci 1993; 52:521-527.<br />
16. Mak JC, Baraniuk JN, Barnes PJ: Localization of<br />
muscarinic receptor subtype mRNAs in human<br />
lung. Am J Respir Cell Mol Biol 1992; 7:344-348.<br />
17. Barnes PJ: New therapies for chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Thorax 1998; 53:137-147.<br />
18. Barnes PJ, Belvisi MG, Mak JC et al: Tiotropium<br />
bromide (Ba 679 BR), a novel long-acting muscarinic<br />
antagonist for the treatment of obstructive<br />
airways disease. Life Sci 1995; 56:853-859.<br />
19. Gross NJ: Ipratropium bromide. N Engl J Med<br />
1988; 319:486-494.<br />
20. Bauer VR: Pharmacology of the bronchospasmolytic<br />
oxitropium bromide. Arzneimittelforschung<br />
1985; 35:435-440.<br />
21. Ikeda A, Nishimura K, Koyama H et al: Comparative<br />
dose-response study of three anticholinergic<br />
agents and fenoterol using a metered dose inhaler<br />
in patients with chronic obstructive pulmonary disease.Thorax<br />
1995; 50:62-66.
2<strong>2.</strong> Koyama H, Nishimura K, Ikeda A et al: A comparison<br />
of the bronchodilating effects of oxitropium bromide<br />
and fenoterol in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Chest 1993; 104:1743-1747.<br />
23. Braun SR e Levy SF: Comparison of ipratropium<br />
bromide and albuterol in chronic obstructive pulmonary<br />
disease: a three-center study. Am J Med<br />
1991; 91:28S-32S.<br />
24. Tashkin DP, Ashutosh K, Bleecker ER et al: Comparison<br />
of the anticholinergic bronchodilator ipratropium<br />
bromide with metaproterenol in chronic<br />
obstructive pulmonary disease.A 90-day multi-center<br />
study. Am J Med 1986; 81:81-90.<br />
25. Teramoto S, Matsuse T, Sudo E et al: Long-term effects<br />
of inhaled anticholinergic drug on lung function,<br />
dyspnea, and exercise capacity in patients with<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Intern Med<br />
1996; 35:772-778.<br />
26. Anthonisen NR, Connett JE, Kiley JP et al: Effects<br />
of smoking intervention and the use of an inhaled<br />
anticholinergic bronchodilator on the rate of decline<br />
of FEV1.The Lung Health Study. JAMA 1994;<br />
272:1497-1505.<br />
27. Friedman M, Serby CW, Menjoge SS et al: Pharmacoeconomic<br />
evaluation of a combination of ipratropium<br />
plus albuterol compared with ipratropium<br />
alone and albuterol alone in COPD. Chest 1999;<br />
115:635-641.<br />
28. Karpel JP, Pesin J, Greenberg D et al:A comparison<br />
of the effects of ipratropium bromide and metaproterenol<br />
sulfate in acute exacerbations of COPD.<br />
Chest 1990; 98:835-839.<br />
29. Karpel JP: Bronchodilator responses to anticholinergic<br />
and beta-adrenergic agents in acute and stable<br />
COPD. Chest 1991; 99:871-876.<br />
30. Dorinsky PM, Reisner C, Ferguson GT et al: The<br />
combination of ipratropium and albuterol optimizes<br />
pulmonary function reversibility testing in patients<br />
with COPD. Chest 1999; 115:966-971.<br />
31. The COMBIVENT Inhalation Solution Study<br />
Group: Routine nebulized ipratropium and albuterol<br />
together are better than either alone in COPD.<br />
Chest 1997; 112:1514-1521.<br />
3<strong>2.</strong> Cazzola M, Matera MG, Di Perna F et al:A comparison<br />
of bronchodilating effects of salmeterol and oxitropium<br />
bromide in stable chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Respir Med 1998; 92:354-357.<br />
33. Chapman KR,Arvidsson P, Chuchalin AG et al:The<br />
addition of salmeterol 50 microg bid to anticholinergic<br />
treatment in patients with COPD: a randomized,<br />
placebo controlled trial. Chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Can Respir J 2002; 9:178-185.<br />
29<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
34. Jarvis B e Markham A: Inhaled salmeterol: a review<br />
of its efficacy in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Drugs Aging 2001; 18:441-47<strong>2.</strong><br />
35. Saito S, Miyamoto K, Nishimura M et al: Effects of<br />
inhaled bronchodilators on pulmonary hemodynamics<br />
at rest and during exercise in patients with<br />
COPD. Chest 1999; 115:376-38<strong>2.</strong><br />
36. Liesker JJ,Wijkstra PJ,Ten Hacken NH et al: A systematic<br />
review of the effects of bronchodilators on<br />
exercise capacity in patients with COPD. Chest<br />
2002;121:597-608.<br />
37. Leitch AG, Hopkin JM, Ellis DA et al:The effect of<br />
aerosol ipratropium bromide and salbutamol on<br />
exercise tolerance in chronic bronchitis. Thorax<br />
1978; 33:711-713.<br />
38. Tobin MJ, Hughes JA, Hutchison DC: Effects of<br />
ipratropium bromide and fenoterol aerosols on exercise<br />
tolerance. Eur J Respir Dis 1984; 65:441-446.<br />
39. Connolly CK e Chan NS: Salbutamol and ipratropium<br />
in partially reversible airway obstruction. Br J<br />
Dis Chest 1987; 81:55-61.<br />
40. Blosser SA, Maxwell SL, Reeves-Hoche MK et al:<br />
Is an anticholinergic agent superior to a beta 2-agonist<br />
in improving dyspnea and exercise limitation in<br />
COPD? Chest 1995; 108:730-735.<br />
41. Ikeda A, Nishimura K, Koyama H et al: Dose response<br />
study of ipratropium bromide aerosol on<br />
maximum exercise performance in stable patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Thorax<br />
1996; 51:48-53.<br />
4<strong>2.</strong> Tsukino M, Nishimura K, Ikeda A et al: Effects of<br />
theophylline and ipratropium bromide on exercise<br />
performance in patients with stable chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Thorax 1998; 53:269-273.<br />
43. Shivaram U, Cash ME, Mateo F et al: Effects of high-dose<br />
ipratropium bromide and oral aminophylline<br />
on spirometry and exercise tolerance in COPD.<br />
Respir Med 1997; 91:327-334.<br />
44. O’Donnell DE, Lam M, Webb KA: Measurement<br />
of symptoms, lung hyperinflation, and endurance<br />
during exercise in chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 1998;<br />
158:1557-1565.<br />
45. Mahler DA, Donohue JF, Barbee RA et al: Efficacy<br />
of salmeterol xinafoate in the treatment of COPD.<br />
Chest 1999; 115:957-965.<br />
46. Hay JG, Stone P, Carter J et al: Bronchodilator reversibility,<br />
exercise performance and breathlessness<br />
in stable chronic obstructive pulmonary disease. Eur<br />
Respir J 1992; 5:659-664.<br />
47. Teramoto S, Fukuchi Y, Orimo H: Effects of inhaled<br />
anticholinergic drug on dyspnea and gas ex-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
change during exercise in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Chest 1993;<br />
103:1774-178<strong>2.</strong><br />
48. Spence DP, Hay JG, Carter J et al: Oxygen desaturation<br />
and breathlessness during corridor walking<br />
in chronic obstructive pulmonary disease: effect of<br />
oxitropium bromide.Thorax 1993; 48:1145-1150.<br />
49. Ikeda A, Nishimura K, Koyama H et al: Oxitropium<br />
bromide improves exercise performance in patients<br />
with COPD. Chest 1994; 106:1740-1745.<br />
50. Teramoto S e Fukuchi Y: Improvements in exercise<br />
capacity and dyspnoea by inhaled anticholinergic<br />
drug in elderly patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Age Ageing 1995; 24:278-28<strong>2.</strong><br />
51. Brown SE, Prager RS, Shinto RA et al: Cardiopulmonary<br />
responses to exercise in chronic airflow obstruction.<br />
Effects of inhaled atropine sulfate. Chest<br />
1986; 89:7-11.<br />
5<strong>2.</strong> Disse B, Reichl R, Speck G et al: Ba 679 BR, a novel<br />
long-acting anticholinergic bronchodilator. Life<br />
Sci 1993; 52:537-544.<br />
53. Takahashi T, Belvisi MG, Patel H et al: Effect of Ba<br />
679 BR, a novel long-acting anticholinergic agent,<br />
on cholinergic neurotransmission in guinea pig and<br />
human airways. Am J Respir Crit Care Med 1994;<br />
150:1640-1645.<br />
54. Maesen FP, Smeets JJ, Sledsens TJ et al:Tiotropium<br />
bromide, a new long-acting antimuscarinic bronchodilator:<br />
a pharmacodynamic study in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease<br />
(COPD). Dutch Study Group. Eur Respir J 1995;<br />
8:1506-1513.<br />
55. Disse B, Speck GA, Rominger KL et al:Tiotropium<br />
(Spiriva): mechanistical considerations and clinical<br />
profile in obstructive lung disease. Life Sci 1999;<br />
64:457-464.<br />
56. Casaburi R, Mahler DA, Jones PW et al: A longterm<br />
evaluation of once-daily inhaled tiotropium in<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Eur Respir<br />
J 2002; 19:217-224.<br />
57. Vincken,W, van Noord JA, Greefhorst AP et al: Improved<br />
health outcomes in patients with COPD during<br />
1 yr’s treatment with tiotropium. Eur Respir J<br />
2002; 19:209-216.<br />
58. Donohue JF, van Noord JA, Bateman ED et al: A<br />
6-month, placebo-controlled study comparing lung<br />
function and health status changes in COPD patients<br />
treated with tiotropium or salmeterol. Chest<br />
2002; 122:47-55.<br />
59. Houtmeyers E, Gosselink R, Gayan-Ramirez G et<br />
al: Effects of drugs on mucus clearance. Eur Respir<br />
J 1999; 14:452-467.<br />
30<br />
60. Yeates DB, Aspin N, Levison H et al: Mucociliary<br />
tracheal transport rates in man. J Appl Physiol 1975;<br />
39:487-495.<br />
61. Foster WM, Bergofsky EH, Bohning DE et al: Effect<br />
of adrenergic agents and their mode of action<br />
on mucociliary clearance in man. J Appl Physiol<br />
1976; 41:146-15<strong>2.</strong><br />
6<strong>2.</strong> Pavia D e Thomson ML: Inhibition of mucociliary<br />
clearance from the human lung by hyoscine. Lancet<br />
1971; 1:449-450.<br />
63. Francis RA,Thompson ML, Pavia D et al: Ipratropium<br />
bromide: mucociliary clearance rate and<br />
airway resistance in normal subjects. Br J Dis Chest<br />
1977; 71:173-178.<br />
64. Pavia D, Bateman JR, Sheahan NF et al: Effect of<br />
ipratropium bromide on mucociliary clearance and<br />
pulmonary function in reversible airways obstruction.Thorax<br />
1979; 34:501-507.<br />
65. Pavia D, Bateman JR, Sheahan NF et al: Clearance<br />
of lung secretions in patients with chronic bronchitis:<br />
effect of terbutaline and ipratropium bromide<br />
aerosols. Eur J Respir Dis 1980; 61:245-253.<br />
66. Taylor RG, Pavia D,Agnew JE et al: Effect of four<br />
weeks high dose ipratropium bromide treatment<br />
on lung mucociliary clearance. Thorax 1986;<br />
41:295-300.<br />
67. Puchelle EUH: Sputum viscoelasticity following<br />
administration of Sch 1000 MDI. Postgrad Med J<br />
1975; 51(Suppl. 7):109.<br />
68. Stresemann E:Total airway resistance (Rt), sputum<br />
volume and rheology in patients with chronic bronchitis<br />
following treatment with Sch 1000 MDI and<br />
placebo. Postgrad Med J 1975; 51(Suppl.7):110.<br />
69. Tamaoki J, Chiyotani A, Tagaya E et al: Effect of<br />
long term treatment with oxitropium bromide on<br />
airway secretion in chronic bronchitis and diffuse<br />
panbronchiolitis.Thorax 1994; 49:545-548.<br />
70. Bennett WD,Chapman WF,Mascarella JM:The acute<br />
effect of ipratropium bromide bronchodilator<br />
therapy on cough clearance in COPD. Chest 1993;<br />
103:488-495.<br />
71. Pras E, Stienlauf S, Pinkhas J et al: Urinary retention<br />
associated with ipratropium bromide. Dicp<br />
1991; 25:939-940.<br />
7<strong>2.</strong> De Saint Jean M, Bourcier T, Borderie V et al:Acute<br />
angle-closure glaucoma after treatment with ipratropium<br />
bromide and salbutamol aerosols.J Fr Ophtalmol<br />
2000; 23:603-605.<br />
73. Hall SK:Acute angle-closure glaucoma as a complication<br />
of combined beta-agonist and ipratropium
omide therapy in the emergency department.Ann<br />
Emerg Med 1994; 23:884-887.<br />
74. Humphreys DM:Acute angle closure glaucoma associated<br />
with nebulised ipratropium bromide and<br />
salbutamol. BMJ 1992; 304:320.<br />
75. Watson WT, Shuckett EP, Becker AB et al: Effect of<br />
nebulized ipratropium bromide on intraocular pressures<br />
in children. Chest 1994; 105:1439-1441.<br />
76. Hvizdos KM e Goa KL:Tiotropium bromide.Drugs<br />
2002; 62:1195-1203.<br />
77. Cattapan SE: Anticholinergic bronchodilators. In<br />
Peter Barnes JD, Rennard S, Thomson N (Eds):<br />
Asthma and COPD. Academic Press, London,<br />
2002: 527-534.<br />
Teofillina<br />
Claudio Tantucci, Enrico Boni, Mario Malerba<br />
INTRODUZIONE<br />
Da oltre un secolo differenti molecole raggruppate<br />
con il nome farmacologico di metil-xantine sono<br />
state riconosciute efficaci e utilizzate per il trattamento<br />
del broncospasmo 1.<br />
La teofillina (1-3 dimetilxantina), isolata dal tè nel<br />
1888 2, sintetizzata nel 1895 3 e impiegata da oltre<br />
70 anni per la terapia farmacologica della broncoostruzione<br />
sia dell’asma bronchiale sia delle BP-<br />
CO,ne rappresenta attualmente la formulazione più<br />
diffusa. Altri suoi derivati con differenti caratteristiche<br />
farmacocinetiche, come la teofillina-etilediammina<br />
(nota come aminofillina) e diidrossipropil-teofillina<br />
(difillina), sono stati sviluppati e da<br />
tempo ampiamente utilizzati.<br />
La relativamente recente messa a punto di preparazioni<br />
a rilascio controllato e perciò a lunga durata<br />
d’azione, i miglioramenti delle tecniche per la<br />
determinazione e il monitoraggio dei livelli ematici<br />
del farmaco e una strategia terapeutica sempre<br />
più standardizzata hanno consentito, in questi ultimi<br />
anni, di migliorare l’efficacia terapeutica e ridurre<br />
gli effetti collaterali della teofillina.<br />
Nonostante ciò, l’utilizzo della teofillina, in considerazione<br />
del minor effetto broncodilatatore e sintomatico<br />
rispetto agli anticolinergici e β 2-stimolanti<br />
a lunga durata d’azione e della maggiore tossicità,<br />
è raccomandato dalle linee guida internazionali<br />
quale terza scelta e in associazione alle altre<br />
classi di broncodilatatori, nel trattamento farmaco-<br />
31<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
logico cronico della broncoostruzione dei pazienti<br />
con BPCO con gravità di ostruzione al flusso da<br />
moderata a severa 4.<br />
MECCANISMO D’AZIONE<br />
Sebbene ampiamente studiato, il meccanismo d’azione<br />
con cui la teofillina agisce in ambito terapeutico<br />
non è stato ancora completamente chiarito.<br />
È tuttavia probabile che, dati i molteplici effetti<br />
farmacologici esercitati dalla molecola (broncodilatante,<br />
antibroncocostrittore, antinfiammatorio,<br />
vasodilatante, diuretico, stimolante del SNC), spesso<br />
a concentrazioni plasmatiche marcatamente differenti,<br />
il principale meccanismo d’azione possa essere<br />
di volta in volta diverso.<br />
In pratica, comunque, due fondamentali modalità<br />
d’azione sono riconosciute: un’inibizione non selettiva<br />
e grosso modo di egual potenza delle fosfodiesterasi<br />
e un antagonismo non selettivo dei<br />
recettori di superficie cellulare (A1, A2 e A3) dell’adenosina.<br />
Le fosfodiesterasi (PDE) sono famiglie di isoenzimi<br />
(attualmente se ne conoscono 11) variamente<br />
distribuite in differenti tessuti e cellule che catalizzano<br />
l’idrolisi del 3-5AMP ciclico (cAMP) e 3-<br />
5GMP ciclico (cGMP). cAMP e cGMP funzionano<br />
come secondi messaggeri che si formano per<br />
l’attivazione di adenil-ciclasi e guanil-ciclasi, sia diretta<br />
sia conseguente a stimolazione recettoriale da<br />
parte di ormoni, neurotrasmettitori e autacoidi endogeni,<br />
tramite accoppiamento con le rispettive<br />
proteine G stimolatorie (Gs).<br />
A livello della muscolatura liscia bronchiale i nucleotidi<br />
ciclici (cAMP e cGMP) tramite attivazione<br />
di due enzimi, protein-chinasi A e G, catalizzano<br />
la fosforilazione di una serie di proteine coinvolte<br />
nell’induzione e mantenimento della contrazione<br />
delle fibrocellule muscolari lisce bronchiali<br />
attraverso la regolazione del livello dei<br />
Ca++-ioni intracellulari. Di conseguenza, un persistente<br />
aumento della concentrazione di cAMP e<br />
cGMP a questo livello dovuto all’inibizione delle<br />
PDE (in particolare III e IV) da parte della teofillina<br />
comporta un effetto broncodilatatore (figura<br />
<strong>2.</strong>9).<br />
Sebbene l’importanza di questo meccanismo sia stata<br />
posta in discussione, essendo scarso il grado di<br />
inibizione delle PDE determinato da livelli plasmatici<br />
terapeutici (associati cioè alla presenza di<br />
broncodilatazione) di teofillina (>8 γ/ml) 5, nondi-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Agonista<br />
(per es. β 2 -agonista)<br />
R<br />
G S<br />
ATP GTP<br />
cAMP AMP GMP GMP<br />
PKA<br />
Teofillina<br />
AC GC<br />
PDE III, IV PDE V<br />
NO<br />
Agonista<br />
(per es. ANP)<br />
PKG<br />
G S<br />
Infiammazione Broncodilatazione<br />
Figura <strong>2.</strong>9<br />
Illustrazione schematica del fondamentale meccanismo d’azione della<br />
teofillina, rappresentato dall’inibizione non selettiva delle fosfodiesterasi,<br />
e dei suoi principali effetti a livello dell’<strong>apparato</strong> <strong>respiratorio</strong>.<br />
meno anche una modesta inibizione delle PDE presenti<br />
nelle vie aeree, in particolare se esercitata cronicamente<br />
e in presenza di attivatori endogeni delle<br />
ciclasi, può essere sufficiente per indurre una<br />
broncodilatazione clinicamente utile in presenza di<br />
broncospasmo.<br />
In effetti esiste una correlazione tra l’attività rilasciante<br />
sulla muscolatura liscia bronchiale in vitro e<br />
il grado di inibizione delle PDE esercitati dalle differenti<br />
metilxantine, non dimostrabile invece per la<br />
capacità di antagonizzare l’adenosina 5. Inoltre, alcune<br />
metilxantine presentano in vitro una potente<br />
attività broncodilatatrice in assenza di antagonismo<br />
evidenziabile nei confronti dell’adenosina 6.<br />
Nell’ultimo decennio è infine risultato evidente che<br />
molte PDE sono espresse a livello di differenti cellule<br />
infiammatorie rilevanti nella flogosi bronchiale<br />
presente nell’asma bronciale quali linfociti-T,mastcellule<br />
ed eosinofili. È possibile, pertanto, che la<br />
teofillina possa esercitare, sempre attraverso l’inibizione<br />
dell’attività delle PDE, un effetto antinfiammatorio<br />
e immunomodulante, potenzialmente utile<br />
per il controllo dell’infiammazione cronica e delle<br />
sue conseguenze (ipereattività bronchiale, broncospasmo<br />
e rimodellamento), almeno nell’asma<br />
bronchiale 7. Ciò si verifica tipicamente anche a livelli<br />
plasmatici non broncodilatanti (
CFR (l)<br />
7,5<br />
7,0<br />
6,5<br />
6,0<br />
5,5<br />
5,0<br />
4,5<br />
0<br />
5<br />
10<br />
15<br />
Teofillinemia (γ/ml)<br />
*<br />
*<br />
20<br />
5,0<br />
4,5<br />
4,0<br />
3,5<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
CV (l)<br />
33<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Test del cammino (6-minuti)<br />
400<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
0<br />
5<br />
10<br />
15<br />
Teofillinemia (γ/ml)<br />
Figura <strong>2.</strong>10<br />
Modificazione della capacità funzionale residua (CFR) che diminuisce, della capacità vitale lenta (CV) che aumenta e della tolleranza allo sforzo<br />
(test del cammino dei 6 minuti) che simultaneamente migliora, in relazione all’incremento della teofillinemia in un gruppo di 38 pazienti con<br />
BPCO (modificata da 13).<br />
sentire il raggiungimento di livelli plasmatici stabili<br />
compresi tra 8-20 γ/ml, esercita un’azione broncodilatatrice<br />
variabile, in genere modesta e più evidente<br />
dopo una terapia prolungata che in acuto 11.<br />
Tuttavia, anche in presenza di una modificazione<br />
degli indici di ostruzione delle vie aeree spesso di<br />
limitata entità, una significativa diminuzione della<br />
dispnea è stata più volte riportata in passato e frequentemente<br />
associata a una migliorata tolleranza<br />
allo sforzo e a una riduzione del volume aereo intrappolato<br />
(figura <strong>2.</strong>10) 1<strong>2.</strong><br />
La broncodilatazione conseguente alla somministrazione<br />
di teofillina è peraltro inferiore a quella<br />
ottenuta sulle medesime casistiche di pazienti con<br />
BPCO in fase stabile da farmaci anticolinergici e<br />
β 2-agonisti a lunga durata d’azione somministrati<br />
per via inalatoria 13,14. Ciò è stato anche recentemente<br />
confermato sia in termini di aumento del<br />
VEMS e picco di flusso espiratorio, di utilizzo di<br />
broncodilatatori al bisogno, di controllo dei sintomi<br />
respiratori e di miglioramento della qualità della<br />
vita 15,16. In particolare, a differenza delle due altre<br />
classi di broncodilatatori, la broncodilatazione<br />
indotta dalla teofillina, misurata in termini di variazione<br />
del VEMS, appare più evidente rispetto al<br />
placebo in quei sottogruppi di pazienti BPCO con<br />
una significativa reversibilità (variazione del VEMS<br />
>15% del basale) dopo somministrazione di β 2agonisti<br />
a breve durata d’azione 15.<br />
Tutto questo ha sicuramente condizionato un minor<br />
impiego della teofillina nel trattamento dei pazienti<br />
con BPCO in fase stabile,specialmente a partire<br />
dagli inizi degli anni ’90 17,e ha determinato la<br />
posizione in merito di tutte le più importanti società<br />
scientifiche (ATS, ERS, BTS) 18,recentemente<br />
recipita anche dalle linee guida NHLBI-WHO 4,<br />
che consigliano l’uso della teofillina solo in presenza<br />
di un’insoddisfacente risposta alle altre classi<br />
di broncodilatatori e in aggiunta a essi.<br />
La minor efficacia broncodilatante della teofillina<br />
nei pazienti BPCO in fase stabile è con molta probabilità<br />
associata alla difficoltà di dimostrare un effetto<br />
significativo del farmaco nel migliorare la capacità<br />
di esercizio in questi soggetti, a differenza di<br />
quanto frequentemente osservato per i β 2-agonisti<br />
e per gli anticolinergici 19. Solo in uno studio alti<br />
*<br />
20
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
dosaggi di teofillina (600-800 mg/die) si sono dimostrati,<br />
dopo 3 giorni di trattamento, utili per aumentare<br />
la capacità di esercizio (Watt,max;V O 2max)<br />
e diminuire l’incremento della dispnea durante lo<br />
sforzo (∆Borg) in modo significativo rispetto al placebo<br />
in un gruppo di pazienti BPCO in fase stabile<br />
nei quali, peraltro, il valore del VEMS dopo il farmaco<br />
risultava significativamente aumentato 20.<br />
Attività antinfiammatoria<br />
In questi ultimi anni si è accumulato un consistente<br />
numero di osservazioni sull’attività antinfiammatoria<br />
esercitata dalla teofillina, specialmente nell’asma<br />
bronchiale 7. In soggetti asmatici, basse dosi di teofillina<br />
riducono il numero degli eosinofili e il livello<br />
di altri markers infiammatori a livello bronchiale<br />
21, diminuiscono il numero di linfociti-T nelle<br />
vie aeree 22 e l’espressione di alcune citochine<br />
proinfiammatorie, in particolare IL-5 23. Inoltre, la<br />
terapia con teofillina ha permesso una riduzione<br />
del grado di ipereattività bronchiale aspecifica nei<br />
confronti della metacolina 24.A tutto ciò è stato attribuito<br />
il ruolo di risparmio steroideo offerto da<br />
basse concentrazioni di teoffillina (
nare, è possibile che, come nei soggetti normali, un<br />
beneficio possa verificarsi nella “performance” dei<br />
muscoli inspiratori, in particolare del diaframma,<br />
quando operanti a elevati volumi polmonari.<br />
In generale, la forza dei muscoli respiratori in pazienti<br />
BPCO in fase stabile non appare consistentemente<br />
modificata dall’utilizzo della teofillina e comunque<br />
non in misura tale da influenzare sensibilmente<br />
la percezione della dispnea di questi soggetti.<br />
Effetti cardiocircolatori<br />
La teofillina per os e l’aminofillina per via endovenosa<br />
attraverso un aumento della contrattilità e una<br />
riduzione del postcarico determinano, sia acutamente<br />
che cronicamente, un miglioramento seppure<br />
di modesta entità della frazione di eiezione del<br />
ventricolo sia destro che sinistro 36,37. La moderata<br />
riduzione delle resistenze vascolari polmonari e della<br />
pressione arteriosa polmonare media consegue<br />
all’azione vasodilatante arteriosa polmonare che appare<br />
mediata dall’inibizione delle PDE a livello della<br />
muscolatura liscia arteriolare. La diminuzione del<br />
postcarico ventricolare sinistro è invece, in parte,<br />
dovuta alla riduzione della pressione transmurale del<br />
ventricolo sinistro conseguente a una minore negatività<br />
delle escursioni inspiratorie della pressione<br />
pleurica associata alla riduzione della resistenza al<br />
flusso delle vie aeree. Naturalmente, anche la migliore<br />
emodinamica del ventricolo destro per l’interdipendenza<br />
ventricolare influenza positivamente<br />
la funzionalità del ventricolo sinistro ed entrambi i<br />
ventricoli possono risentire favorevolmente del miglioramento<br />
degli scambi gassosi eventualmente ottenuto<br />
in corso di terapia con teofillina. Questi effetti<br />
emodinamici appaiono utili nei pazienti con<br />
BPCO e cuore polmonare cronico, sebbene in tale<br />
circostanza gli effetti tossici della teofillina sono<br />
potenziati dalla ridotta “clearance” epatica del farmaco<br />
e ne impongono dosi adeguatamente ridotte<br />
e scrupoloso monitoraggio dei livelli plasmatici.<br />
Effetti sul sistema nervoso centrale<br />
Mediante l’azione antagonista esercitata nei confronti<br />
di alcuni neurotrasmettitori centrali e in particolare<br />
dell’adenosina che tonicamente inibisce la<br />
ventilazione, la teofillina esercita un ben nota azione<br />
di stimolo centrale della respirazione 38. In particolare,<br />
in acuto si osserva un incremento del “dri-<br />
35<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
ve” centrale che si traduce essenzialmente in un aumento<br />
del volume corrente e quindi della ventilazione<br />
minuto 39, mentre inalterata rimane la chemiosensibilità<br />
allo stimolo ipossico (periferica) e<br />
ipercapnico (centrale) 40.Tale azione analettica centrale<br />
appare,tuttavia,di breve durata e nel trattamento<br />
a lungo termine dei pazienti con BPCO non comporta<br />
sostanziali modificazioni degli scambi gassosi.<br />
Effetti sugli scambi gassosi<br />
Gli effetti della teofillina sulla pressione parziale dei<br />
gas arteriosi nei pazienti BPCO durante trattamento<br />
cronico sono in genere modesti e variabili<br />
in quanto risentono di differenti e talvolta contrastanti<br />
effetti. Il miglioramento dell’emodinamica<br />
cardiaca con incremento della gettata cardiaca può<br />
riflettersi in un aumento della pressione di ossigeno<br />
nel sangue venoso misto (Pv - O 2) e quindi della<br />
sua pressione nel sangue arterioso (PaO 2), ma un<br />
peggioramento dei rapporti ventilazione-perfusione<br />
(più efficace vasodilatazione a fronte di una modesta<br />
broncodilatazione) può ridurre, annullare o<br />
talvolta invertire questo effetto positivo.<br />
L’uso della teofillina nel miglioramento della ossigenazione<br />
(SaO 2) durante il sonno in pazienti<br />
BPCO non ipercapnici ha dato risultati al momento<br />
controversi 41,42, mentre ha determinato un<br />
peggioramento della qualità del sonno 41.<br />
METABOLISMO E TOSSICITÀ<br />
I meccanismi d’azione farmacologica della teofillina<br />
sono anche responsabili della sua ben nota tossicità<br />
e determinano quegli effetti indesiderati che sovente<br />
ne limitano l’uso. I livelli di plasmatici della<br />
teofillina (teofillinemia) sono strettamente correlati<br />
con l’insorgenza degli effetti collaterali legati alla sua<br />
somministrazione e dunque occorre conoscere tutte<br />
le più comuni variabili capaci di modificare il metabolismo<br />
del farmaco, sia aumentandone sia soprattutto<br />
riducendone la clearance, in particolare nei<br />
pazienti con BPCO (tabella <strong>2.</strong>1).Alcuni effetti collaterali<br />
sono presenti anche ai livelli plasmatici consigliati<br />
per ottenere una risposta broncodilatatrice,<br />
in particolare nervosismo-insonnia, palpitazioni-tachicardia,“distress”<br />
epigastrico, nausea e vomito.Altri,<br />
i più gravi, quali aritmie cardiache minaccianti<br />
la vita, convulsioni, stato epilettico e morte si presentano<br />
essenzialmente a livelli plasmatici superiori
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Tabella <strong>2.</strong>1 Fattori, genetici e acquisiti, in grado di influenzare la cinetica del metabolismo della teofillina<br />
Fattori genetici Fattori non genetici<br />
I fattori genetici intervengono modificando<br />
l’eliminazione (che per il 90% si attua per<br />
degradazione metabolica e per il 10% per<br />
escrezione renale)<br />
Inoltre, i fattori genetici (per quanto riguarda la<br />
clearance della teofillina) sono responsabili<br />
del 30% della variabilità individuale<br />
a 20 γ/ml (figura <strong>2.</strong>11). La simultanea assunzione di<br />
altri broncodilatatori, in particolare β 2-agonisti, favorisce<br />
la comparsa di effetti collaterali, anche temibili,<br />
a valori di teofillinemia tendenzialmente alti<br />
(tra 15 e 20 γ/ml), ma comunque considerati terapeutici<br />
(figura <strong>2.</strong>11).Ancora una volta occorre sottolineare<br />
come il monitoraggio della teofillinemia<br />
sia indispensabile e in grado di prevenire gli effetti<br />
collaterali più sfavorevoli nel corso di una terapia sia<br />
acuta che cronica, specialmente nei pazienti con<br />
BPCO in cui l’età, l’uso di altri farmaci, le più frequenti<br />
comorbidità e le stesse complicanze della malattia<br />
ne rendono molto più facile la comparsa.<br />
IMPIEGO<br />
NELLE RIACUTIZZAZIONI<br />
Le linee guida internazionali suggeriscono l’utilizzo<br />
di teofillina in pazienti con BPCO nel corso di<br />
riacutizzazione in presenza di un’incompleta risposta<br />
ai broncodilatatori somministrati a dosaggi<br />
appropriati per via inalatoria (β 2-agonisti e anticolinergici).<br />
Una rassegna dei dati disponibili non ha<br />
potuto tuttavia dimostrare un significativo miglioramento<br />
sia dell’ostruzione bronchiale, misurata in<br />
termini di variazione del VEMS, sia dei sintomi, entrambi<br />
valutati a distanza di due ore, rispetto al placebo<br />
quando veniva somministrata teofillina a un<br />
Aumentano la clearance<br />
Farmaci enzimo-induttori (fenobarbital, rifampicina, fenitoina, fenibutazone,<br />
carbamazepina ecc.)<br />
Fumo: tabacco e marijuana<br />
Dieta: elevato contenuto in proteine, basso contenuto in carboidrati<br />
Ipertiroidismo<br />
Fibrosi cistica<br />
Acidosi<br />
Adolescenza<br />
Riducono la clearance<br />
Farmaci enzimo-inibitori (cimetidina, eritromicina, chinolonici, contraccettivi<br />
orali, propanololo ecc.)<br />
Obesità<br />
Dieta: elevato contenuto in proteine, basso contenuto in carboidrati<br />
Ipotiroidismo<br />
Febbre<br />
Iniezioni virali - vaccini antivirali<br />
Alcalosi<br />
Età avanzata<br />
Fattori che alterano il flusso ematico e/o l’ossigenazione epatica (cirrosi epatica,<br />
scompenso cardiaco congestizio, insufficienza respiratoria)<br />
36<br />
dosaggio idoneo a ottenere livelli terapeutici 43. In<br />
contrasto veniva segnalata una maggiore incidenza<br />
di effetti collaterali. Evidentemente le conclusioni<br />
che si traggono sono negative, pur tuttavia la brevità<br />
dell’osservazione limita il giudizio a una fase<br />
temporalmente molto ristretta della riacutizzazione,<br />
laddove i potenziali effetti benefici del farmaco<br />
quali l’incremento della depurazione mucociliare,<br />
la riduzione dell’essudazione plasmatica, la rimozione<br />
dell’ipoventilazione di origine centrale e<br />
l’eventuale diminuzione della fatica diaframmatica<br />
potrebbero non essere ancora apprezzabili.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Salter H: On some points in the treatment and clinical<br />
history of asthma. Edinburgh Med J 1859;<br />
4:1109-1115.<br />
<strong>2.</strong> Kossel A: Uber das Theophyllin, einen neuen Bestandteil<br />
des Thees. Z Physiol Chemie 1889;<br />
13:298-308.<br />
3. Fischer E, Ach L:Neue Synthese der Harnsaure und<br />
ihrer Methyl-derivate. Berichte der Deutschen<br />
Chemischen Gesellschaft 1895; 28:2473-2480.<br />
4. Pauwels R, Buist A, Calverley P, Jenkins C, Hurd S:<br />
Global strategy for the diagnosis, management, and<br />
prevention of chronic obstructive pulmonary disease.<br />
NHLBI/WHO global initiative for chronic ob-
Sintomi<br />
⎧<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎨<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎩<br />
0<br />
Convulsioni<br />
37<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Adulti e pazienti in terapia con β2-agonisti Adulti in monoterapia<br />
Cefalea<br />
Aritmie pericolose<br />
Effetto<br />
antinfiammatorio<br />
Finestra terapeutica<br />
Effetto<br />
broncodilatatore<br />
Morte<br />
Nausea, vomito, crampi<br />
diarrea, emorragie G-E<br />
Palpitazioni, tachicardia, aritmie<br />
Ansia, nervosismo, insonnia, tremori<br />
5 10 20 30 40 50 60 70<br />
Concentrazioni sieriche (mg/ml)<br />
alle quali possono comparire effetti tossici<br />
Figura <strong>2.</strong>11<br />
Rappresentazione dei più importanti effetti collaterali della teofillina in relazione ai livelli plasmatici (terapeutici e tossici), all’età e alla concomitante<br />
assunzione di β 2-agonisti.<br />
structive lung disease (GOLD) workshop summary.<br />
Am J respir Crit Care Med 2001; 163:1256-1276.<br />
5. Persson CGA e Karlsson JA: In vitro responses to<br />
bronchodilator drugs. In Jenne JW, Murphy S (Eds):<br />
Drugs therapy for asthma:research and clinical practice:<br />
lung biology in health and disease, vol 31. Marcel<br />
Dekker, New York, 1987:129-176.<br />
6. Manzini S, Meini S, Giachetti A et al: Pharmacodynamic<br />
profile of isbufylline, a new antibronchospastic<br />
xanthine devoid of central excitatory actions.<br />
Arzeinmittelforschung 1990; 40:1205-1213.<br />
7. Barnes PJ e Pauwels RA:Theophylline in the management<br />
of asthma: time for reappraisal? Eur Respir<br />
J 1994; 7:579-591.<br />
8. Joad JP e Kott KS: Effect of adenosine receptor ligands<br />
on cAMP content in human airways and peripheral<br />
lung. Am J Respir Cell Mol Biol 1993;<br />
9:134-140.<br />
9. Tomita K, Chikumi H,Tokuyasu H et al: Functional<br />
assay of NF-kappa B translocation into nuclei<br />
by laser scanning cytometry: inhibitory effect by<br />
dexamethasone or theophylline. Naunyn-Schmiedebergs<br />
Arch Pharmakol 1999; 359:249-255.<br />
10. Otha K, Sawamoto S, Nakajima M et al:Theophylline<br />
induces apoptosis in eosinophils surviving with<br />
interleukin-5 in vitro.J Allergy Clin Immunol 1994;<br />
93:200-205.<br />
11. Fragoso CA e Miller MA: Review of the clinical<br />
efficacy of thephylline in the treatment of chronic<br />
obstructive pulmonary disease.Am Rev Respir Dis<br />
1993; 147:S40-S47.<br />
1<strong>2.</strong> Chrystyn H, Mulley BA, Peake MD: Dose response<br />
relation to oral theophylline in severe chronic<br />
obstructive airways disease. Br Med J 1988;<br />
297:1506-1510.<br />
13. Siafakas NM,Vermeire P, Pride NB et al: Optimal<br />
assessment and management of chronic obstructive<br />
pulmonary disease (COPD): The European respiratory<br />
Society Task Force. Eur Respir J 1995;<br />
8:1398-1420.<br />
14. Celli BR, Snider GL, Heffner J et al:American Thoracic<br />
Society Standards for the diagnosis and care of<br />
patients with chronic obstructive pulmonary disease.Am<br />
J respir Crit Care Med 1995; 152:S77-S120.<br />
15. Rossi A, Kristufek P, Levine BE et al: Comparison<br />
of the efficacy, tolerability and safety of formoterol
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
dry powder and oral,slow-release theophylline in the<br />
treatment of COPD. Chest 2002; 121:1058-1069.<br />
16. Di Lorenzo G, Morici G, Dragi A et al: Efficacy, tolerability,<br />
and effects on quality of life of inhaled salmeterol<br />
and oral theophylline in patients with mildto-moderate<br />
chronic obstructive pulmonary disease<br />
(COPD). Clin Ther 1998; 20:1130-1148.<br />
17. Van Andel AE, Reisner C, Menjoge SS et al:Analysis<br />
of inhaled corticosteroids and oral theophylline<br />
use among patienst with stable COPD from 1987<br />
to 1995. Chest 1999; 115:703-707.<br />
18. Ferguson GT: Recommendations for the management<br />
of COPD. Chest 2000; 117:23S-28S.<br />
19. Liesker JJW,Wijkstra PJ,Ten Hacken NHT et al: A<br />
systematic review of the effects of bronchodilators<br />
on exercise capacity in patients with COPD. Chest<br />
2002; 121:597-608.<br />
20. Tsukino M, Nishimura K, Ikeda A et al: Effects of<br />
theophylline and ipratropium bromide on exercise<br />
performance in patients with stable chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Thorax 1998; 53:269-273.<br />
21. Ward AJ, McKenniff M, Evans JM et al:Theophylline<br />
– an immunomodulatory role in asthma? Am<br />
J respir Crit Care Med 1993; 147:518-523.<br />
2<strong>2.</strong> Kidney JC, Dominguez M, Taylor P et al: Immunomodulation<br />
by theophylline in asthma: demonstration<br />
by withdrawal of therapy.Am J Respir Crit<br />
Care Med 1995; 151:1907-1914.<br />
23. Finnerty JP, Lee C, Wilson S et al: Effects of<br />
theophylline on inflammatory cells and cytokines<br />
in asthmatic subjects: a placebo-controlled parallel<br />
group study. Eur Respir J 1996; 9:1672-1677.<br />
24. Page CP, Cotter T, Kilfeather S et al: Effect of chronic<br />
theophylline treatment on the methacholine<br />
dose-response curve in allergic asthmatic subjects.<br />
Eur Respir J 1998; 12:24-29.<br />
25. Evans DJ,Taylor DA, Zetterstrom O et al:A comparison<br />
of low-dose inhaled budesonide plus theophylline<br />
and high-dose inhaled budesonide for moderate<br />
asthma. N Engl J Med 1997; 337:1412-1418.<br />
26. Nielson CP, Crawley JJ, Morgan ME et al: Polymorphonuclear<br />
leukocyte inhibition by therapeutic<br />
concentrations of theophylline is mediated by<br />
cyclic 3’,5’ adenosine monophospate.Am Rev Respir<br />
Dis 1988; 137:25-30.<br />
27. Kaneko M, Suzuki K, Furui H et al: Comparison<br />
of theophylline and enprophylline effect on human<br />
neutrophil superoxide production. Clin Exp Pharmacol<br />
Physiol 1990; 17:849-859.<br />
28. O’Neill SJ, Sitar DS, Kilass DJ:The pulmonary disposition<br />
of theophylline and its influence on hu-<br />
38<br />
man alveolar macrophage bactericidal function.Am<br />
Rev Respir Dis 1988; 134:1225-1228.<br />
29. Endres S, Fulle HI, Sinha B et al: Cyclic nucleotides<br />
differentially regulate the synthesis of tumor necrosis<br />
factor-α and interleukin-1β by human mononuclear<br />
cells. Immunol 1991;72:56-60.<br />
30. Culpitt SW, de Matos C, Russell RE et al: Effect of<br />
theophylline on induced sputum inflammatory indices<br />
and neutrophil chemotaxis in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2002; 165:1371-1376.<br />
31. Ito K, Lim S, Caramori G et al: A molecular mechanism<br />
of action of theophyilline: induction of<br />
histone deacetylase activity to decrease inflammatory<br />
gene expression. Proc Nat Acad Sci 2002;<br />
99:8921-8926.<br />
3<strong>2.</strong> Aubier M, De Troyer A, Sampson M et al: Aminophylline<br />
improves diaphragm contractility. N Engl<br />
J Med 1981; 305:249-25<strong>2.</strong><br />
33. Gauthier A,Yan S, Suwinski P et al: Effects of fatigue,<br />
fiber length and aminophylline on human<br />
diaphragm contractility.Am J Respir Crit Care Med<br />
1995; 152:204-210.<br />
34. Murciano D,Auclair M-H, Pariente R et al:A randomized<br />
controlled trial of theophylline in patients<br />
with severe chronic obstructive pulmonary disease.<br />
N Engl J Med 1989; 320:1521-1525.<br />
35. Cooper CB, Davidson AC, Cameron IR: Aminophylline,<br />
respiratory muscle strength and exercise<br />
tolerance in chronic obstructive airway disease.<br />
Bull Eur Physiopthol Respir 1987; 23:15-2<strong>2.</strong><br />
36. Matthay RA, Berger HJ, Davies R et al: Effects of<br />
aminophylline upon right and left ventricular<br />
performance in chronic obstructive pulmonary disease:<br />
nonivasice assessment by radionuclide angiocardiography.<br />
Am J Med 1978; 65:903-910.<br />
37. Matthay RA, Berger HJ, Davies R et al: Improvement<br />
in cardiac performance by oral long-acting<br />
theophylline in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Am Heart J 1982; 104:1022-1026.<br />
38. Rall TW: Central nervous system stimulants: the<br />
methylxantines. In Gilman AG, Goodman LD, Rall<br />
TW et al (Eds):The Pharmacological Basis of Therapeutics,<br />
7th edition. Macmillan, New York,<br />
1985:580-603.<br />
39. Gorini M, Duranti R, Misuri G et al: Aminophylline<br />
and respiratory muscle interaction in normal<br />
humans.Am Rev Respir Dis 1994; 149:1227-1236.<br />
40. Swaminathan S, Paton JY, Davidson Ward SL et al:<br />
Theophylline does not increase ventilatory responses<br />
to hypercapnia and hypoxia.Am Rev Respir Dis<br />
1992; 146:1398-1401.
41. Mulloy E e McNicholas WT:Theophylline improves<br />
gas exchange during rest, exercise and sleep in<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease. Am<br />
Rev Respir Dis 1993; 148:1030-1036.<br />
4<strong>2.</strong> Berry RB, Desa MM, Branum JP et al: Effect of<br />
theophylline on sleep and sleep-disordered breathing<br />
L<br />
’utilizzo dei corticosteroidi nella BPCO è stato<br />
a lungo considerato, sia nelle fasi di riacutizzazione<br />
della malattia sia in quelle di stabilità. Se<br />
l’uso degli steroidi per via orale è riconosciuto efficace<br />
nel trattamento delle esacerbazioni della<br />
BPCO1,l’uso regolare degli steroidi orali non è raccomandato,<br />
alla luce dei modesti effetti clinici e del<br />
rischio di importanti effetti collaterali, specialmente<br />
in pazienti anziani e con patologia osteoarticolare<br />
e metabolica rilevante. Diverso è il problema<br />
per l’uso degli steroidi inalatori, anche per trattamenti<br />
a lungo termine, grazie al minor riscontro di<br />
effetti collaterali. Negli ultimi anni, vari studi sono<br />
stati condotti allo scopo di verificare l’efficacia dell’uso<br />
di questi farmaci, sia a breve sia a più lungo<br />
termine sulla storia naturale della malattia. I risultati<br />
sono ancora in discussione e, al momento attuale,<br />
non si può affermare con certezza che i corticosteroidi<br />
inalatori siano senza dubbio raccomandati<br />
nel trattamento di tutti i pazienti con BPCO.<br />
PRESUPPOSTI<br />
ANATOMOPATOLOGICI<br />
ED EFFETTI BIOLOGICI<br />
La BPCO è caratterizzata da un processo infiammatorio<br />
cronico a carico delle vie aeree e del parenchima<br />
polmonare. I cambiamenti interessano le<br />
vie aeree centrali, le vie periferiche e il parenchima<br />
polmonare <strong>2.</strong>L’infiltrato infiammatorio è costituito<br />
da cellule mononucleate, macrofagi e linfociti<br />
del tipo CD8. I polimorfonucleati neutrofili sono<br />
presenti nel lume bronchiale e nella parete bronchiale<br />
in stretto contatto con la parete delle ghian-<br />
Corticosteroidi<br />
Cristina E. Mapp, Pierluigi Paggiaro<br />
39<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
in patients with chronic obstructive puylmonary disease.<br />
Am Rev Respir Dis 1991; 143:245-250.<br />
43. Barr RG, Rowe BH, Camargo CA Jr: Methylxanthines<br />
for exacerbations of chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Cochrane database Syst Rev<br />
2001;(1):CD002168.<br />
dole mucosecernenti, mentre gli eosinofili, anche<br />
se presenti in numero inferiore rispetto ai soggetti<br />
con asma, sono osservabili nella parete bronchiale<br />
dei pazienti con bronchite cronica e dei pazienti<br />
con prevalente enfisema.<br />
Un quesito importante è se l’abolizione del fumo<br />
o l’uso di farmaci antinfiammatori possa far regredire<br />
il processo infiammatorio a carico delle vie aeree<br />
presente nella BPCO. Mentre per l’abolizione<br />
del fumo gli studi finora condotti sembrano indicare<br />
che questo provvedimento non porti a un miglioramento<br />
del processo infiammatorio a carico<br />
delle vie aeree 3,4, per i farmaci antinfiammatori, in<br />
particolare per i glucocorticoidi, il dibattito è ancora<br />
aperto. Questi farmaci, infatti, risultano efficaci<br />
nella terapia dell’asma bronchiale, malattia caratterizzata<br />
dalla presenza di un processo infiammatorio<br />
cronico a carico delle vie aeree, anche se le caratteristiche<br />
dell’infiltrato infiammatorio sono diverse<br />
da quelle presenti nella BPCO 5.Va inoltre ricordato<br />
che anche nell’asma la risposta agli steroidi<br />
varia significativamente da soggetto a soggetto 6.<br />
La tecnica dell’analisi dell’espettorato spontaneo o<br />
indotto dall’inalazione di soluzione salina ipertonica,<br />
introdotta recentemente nello studio dell’asma<br />
e della BPCO, ha permesso di caratterizzare più in<br />
dettaglio l’infiltrato infiammatorio presente nelle<br />
due <strong>malattie</strong>. Nella BPCO, sia i neutrofili sia gli eosinofili<br />
appaiono avere un ruolo con la dimostrazione<br />
di neutrofilia e di livelli elevati di mediatori<br />
di origine neutrofilica quali mieloperossidasi<br />
(MPO) ed elastasi e di citochine ad azione chemiotattica<br />
per i neutrofili quali l’interleuchina 8<br />
(IL-8) e il TNF-α 5,e di livelli aumentati della proteina<br />
cationica degli eosinofili (ECP), di perossidasi<br />
eosinofila (EPO), marcatori di attivazione eosi-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
nofilica 7.I neutrofili e le citochine sono correlati<br />
al grado di ostruzione bronchiale 8.<br />
Gli studi che hanno valutato l’effetto della terapia<br />
con glucocorticoidi mediante la tecnica dello sputo<br />
spontaneo o indotto hanno in comune una caratteristica<br />
che è allo stesso tempo anche una limitazione:<br />
sono infatti tutti studi sugli effetti della terapia<br />
somministrata per periodi molto brevi. Uno<br />
studio condotto nel 1996 ha evidenziato che il fluticasone<br />
propinato (FP), inalato nella dose di 1,5<br />
mg per 8 settimane, può avere un ruolo protettivo<br />
nel paziente BPCO attraverso una riduzione dell’attività<br />
chemiotattica delle secrezioni polmonari,<br />
con una riduzione del reclutamento dei neutrofili<br />
nel polmone e con un effetto favorente l’attività<br />
delle antiproteasi all’interno delle secrezioni polmonari<br />
9. Uno studio successivo ha valutato gli effetti<br />
del trattamento per 2 settimane di glucocorticoidi<br />
per via inalatoria e per via orale nella BP-<br />
CO, con risultati negativi sia sulle cellule infiammatorie<br />
sia sugli indicatori di attivazione degli eosinofili<br />
e dei neutrofili nello sputo 10. Risultati negativi<br />
sono stati evidenziati con la terapia con FP<br />
per 1 mese alla dose di 1 mg sull’attività elastasica<br />
nel supernatante dello sputo, sulle metalloproteinasi<br />
di matrice (MMP-1 e MMP-9) e sull’inibitore<br />
tissutale delle metalloproteinasi (TIMP-1) 11. In<br />
contrasto, la terapia per 2 mesi con alte dosi di beclometasone<br />
dipropionato (BDP) riduceva nello<br />
Tabella <strong>2.</strong>2 Risultati della cellularità nello sputo, dei dati spirometrici, dell’emogasanalisi nei soggetti trattati con BDP e nei controlli (modificata<br />
da 12)<br />
BDP Controlli<br />
Prima Dopo Prima Dopo<br />
Cellule/ml (x 104) 240 (46) 139 (63) 198 (31)<br />
204 (39)<br />
Neutrofili (%) 73,4 (2,6) 52,0 (1,8) 71,4 (3,7) 73,3 (2,2)<br />
Eosinofili (%) 3,5 (1,0) 3,1 (0,8) 2,0 (0,4) 2,4 (0,5)<br />
Linfociti (%) 3,8 (0,8) 3,9 (0,7) 2,0 (0,2) 2,2 (0,9)<br />
Macrofagi (%) 19,6 (1,9) 35,8 (2,1) 21,7 (3,6) 19,3 (2,2)<br />
Cellule epiteliali (%) 1,1 (0,1) 2,3 (0,3) 1,5 (0,2) 2,0 (0,3)<br />
Vitalità (%) 84 (5) 81 (8) 79 (8) 86 (5)<br />
Cellule squamose (%) 7 (1) 8 (2) 9 (2) 6 (3)<br />
FEV 1 (% predetto) 60,2 (9) 58,2 (10) 59,1 (9) 54,4 (8)<br />
FVC (% predetto) 76 (12) 74 (14) 83 (7) 76 (9)<br />
PaO 2 (mmHg) 71,9 (5,8) 75,0 (6,2) 69,7 (3,8) 70,6 (4,3)<br />
PaCO 2 (mmHg) 39,2 (3,5) 36,8 (3,9) 38,6 (5,2) 37,3 (3,2)<br />
I valori sono espressi come medie (errore standard).<br />
40<br />
sputo dei pazienti BPCO in fase stabile il numero<br />
delle cellule totali e il numero di neutrofili 12 (tabella<br />
<strong>2.</strong>2). Anche la terapia con 1,6 mg di budesonide<br />
somministrata per 6 settimane aveva effetti positivi.<br />
Diminuiva infatti i livelli di IL-8 nel siero e,<br />
dopo pretrattamento con ipratropium, aumentava<br />
la PC20 per la metacolina, suggerendo che l’effetto<br />
positivo nella BPCO avvenisse con una riduzione<br />
del “carico neutrofilico” nelle vie aeree e con<br />
un miglioramento degli effetti della terapia con anticolinergici<br />
13.<br />
Mediante la tecnica dello sputo indotto è stato valutato<br />
anche l’effetto dei glucocorticoidi per via<br />
inalatoria sull’adesione di cellule polimorfonucleate<br />
(PMNs) isolate a cellule endoteliali in coltura.<br />
Dopo terapia, si assisteva a un’inibizione del processo<br />
di adesione, ma l’effetto era transitorio 14.<br />
È stato anche suggerito che i glucocorticoidi abbiano<br />
un effetto positivo in alcuni pazienti con BPCO,<br />
in particolare nei pazienti in cui la componente eosinofilica<br />
sia importante. In pazienti con BPCO in<br />
fase stabile, una parziale reversibilità dell’ostruzione<br />
è associata a eosinofilia nello sputo 15 (figura <strong>2.</strong>12).<br />
Ne consegue che il riscontro di eosinofilia nello sputo<br />
potrebbe identificare quei pazienti che possono<br />
rispondere meglio a un trattamento a lungo termine<br />
con glucocorticoidi per via inalatoria 16.Anche in<br />
pazienti con enfisema polmonare, l’infiammazione<br />
eosinofilica è coinvolta nella reversibilità dell’ostru-
Conte cellulari nello sputo (%)<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Controlli<br />
** **<br />
BPCO<br />
non Rev<br />
BPCO Rev<br />
Controlli<br />
**<br />
BPCO<br />
non Rev<br />
Macrofagi Neutrofili Eosinofili<br />
zione bronchiale 17. Queste osservazioni sono state<br />
confermate anche da studi che hanno impiegato tecniche<br />
invasive, quali le biopsie bronchiali nella valutazione<br />
degli effetti della terapia con steroidi nella<br />
BPCO.Una risposta positiva al trattamento con prednisolone<br />
si osservava infatti nei pazienti che avevano<br />
alterazioni strutturali e un infiltrato infiammatorio<br />
nelle vie aeree con caratteristiche simili a quelli presenti<br />
nell’asma bronchiale 18. Recentemente, sempre<br />
con l’ausilio delle biopsie bronchiali, è stato valutato<br />
l’effetto della terapia per 3 mesi con 1 mg di FP<br />
nella BPCO 19. Il fluticasone per via inalatoria era in<br />
grado di influenzare alcuni aspetti del processo infiammatorio<br />
presente nella BPCO, risultato che, secondo<br />
gli autori,può spiegare la diminuzione del numero<br />
di riacutizzazioni osservata negli studi a lungo<br />
termine con il FP. In pazienti con BPCO in fase stabile<br />
e lieve, i glucocorticoidi per via inalatoria (BDP,<br />
1,5 mg per 6 settimane) riducevano nel lavaggio<br />
broncoalveolare il numero di neutrofili e i livelli di<br />
IL-8 e di MPO 20.Sempre nel broncolavaggio (BAL),<br />
il FP per via inalatoria non influenzava la capacità di<br />
produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) da<br />
parte di cellule del BAL di pazienti BPCO, sugge-<br />
**<br />
BPCO Rev<br />
41<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Controlli<br />
BPCO<br />
non Rev<br />
**<br />
BPCO Rev<br />
Figura <strong>2.</strong>12<br />
Percetuali delle cellule infiammatorie<br />
(macrofagi, neutrofili,<br />
eosinofili) nell’espettorato di<br />
pazienti con BPCO reversibile<br />
o non reversibile (modificata<br />
da 15).<br />
** Significativamente differente<br />
dai controlli.<br />
rendo che il fumo di sigaretta possa compromettere<br />
la capacità dei macrofagi alveolari di produrre ROS,<br />
capacità che non viene ulteriormente diminuita dal<br />
FP 21. In un altro mezzo biologico, quale il sangue, è<br />
stato dimostrato che la BPCO in fase stabile non influenza<br />
la fagocitosi e il carico ossidativo 2<strong>2.</strong><br />
Altre metodiche quali la determinazione dell’ossido<br />
nitrico (NO) nell’aria espirata e dei livelli di<br />
H 2O 2 nel condensato sono state recentemente proposte<br />
nello studio di <strong>malattie</strong> infiammatorie croniche<br />
delle vie aeree, in particolare nell’asma. Le metodiche<br />
hanno iniziato a essere impiegate anche<br />
nella valutazione del paziente BPCO. In un gruppo<br />
di pazienti non fumatori con BPCO, l’effetto<br />
della terapia per 2 settimane con BDP (1 mg/die)<br />
è stato valutato con queste due tecniche. Mentre i<br />
livelli di condensato non cambiavano dopo la terapia,<br />
i livelli di NO erano significativamente ridotti<br />
23. L’effetto di soppressione sulla produzione di<br />
NO potrebbe essere dovuto o alla riduzione dell’espressione<br />
della NO sintasi inducibile (iNOS) o<br />
all’inibizione del reclutamento di neutrofili, cellule<br />
che esprimono l’NO sintasi inducibile 24.Va comunque<br />
ricordato che uno studio recente ha di-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
mostrato che cellule epiteliali bronchiali umane<br />
esprimono iNOS in determinate condizioni infiammatorie,<br />
ma che i glucocorticoidi non hanno<br />
un ruolo regolatorio diretto 25. La misurazione dell’NO<br />
nell’aria espirata nella BPCO è stata proposta<br />
anche da altri autori 26.<br />
Con questi dati, è difficile poter predire se il processo<br />
infiammatorio presente nella BPCO può risultare<br />
sensibile al trattamento corticosteroideo. I<br />
linfociti sono tradizionalmente sensibili agli steroidi,<br />
mentre i neutrofili sono poco sensibili agli effetti<br />
degli steroidi che invece paradossalmente possono<br />
prolungarne la sopravvivenza. La presenza di<br />
eosinofili e di loro prodotti di attivazione, almeno<br />
in alcuni pazienti e in alcune fasi della malattia, potrebbe<br />
rappresentare un elemento predittivo per<br />
una risposta positiva agli steroidi, conoscendo la<br />
particolare sensibilità di queste cellule agli effetti<br />
dei corticosteroidi. Pertanto, sia i presupposti anatomopatologici<br />
della malattia sia gli studi di efficacia<br />
dei corticosteroidi inalatori su indicatori biologici<br />
non permettono di prevedere una sicura efficacia<br />
del trattamento nei pazienti con BPCO.Tuttavia,le<br />
variazioni osservate in alcuni indicatori biologici<br />
suggeriscono un possibile effetto positivo, almeno<br />
in alcuni sottogruppi di pazienti.<br />
CORTICOSTEROIDI ORALI<br />
I corticosteroidi orali a lungo termine sono stati utilizzati<br />
nel trattamento regolare della BPCO, particolarmente<br />
nei pazienti con le forme più gravi di<br />
malattia e con frequenti esacerbazioni. Gli studi dei<br />
gruppi olandesi degli anni ’80 avevano suggerito un<br />
effetto positivo del prednisolone sul declino della<br />
funzione respiratoria, ma questi studi, come quelli<br />
con corticosteroidi inalatori, erano sicuramente influenzati<br />
dai criteri di selezione dei pazienti (scarsa<br />
distinzione tra asma, bronchite cronica ed enfisema<br />
polmonare) e dai disegni di studio (spesso di tipo<br />
retrospettivo). Uno studio di metanalisi di vari anni<br />
fa dimostrava che un breve trattamento con corticosteroidi<br />
orali ad alte dosi migliorava, anche se di poco,<br />
la funzione respiratoria in pazienti con BPCO<br />
stabile 27.Tuttavia,studi successivi hanno mostrato risultati<br />
discordanti. Uno studio randomizzato a lungo<br />
termine (2 anni) ha mostrato che l’aggiunta di<br />
una bassa dose di prednisone al trattamento regolare<br />
con budesonide non determinava effetti addizionali<br />
positivi nei sintomi o nella funzione polmonare<br />
o nella frequenza di riacutizzazioni in pazienti<br />
42<br />
con BPCO di grado lieve-moderato 28.Altri studi su<br />
casistiche più limitate hanno confermato tale osservazione.<br />
Infine, uno studio recente condotto su 38<br />
pazienti BPCO steroido-dipendenti ha mostrato<br />
che la riduzione progressiva fino alla sospensione del<br />
corticosteroide orale non determinava un aumento<br />
del numero di riacutizzazioni in 6 mesi né un peggioramento<br />
della dispnea, della funzione respiratoria<br />
o della qualità della vita rispetto al gruppo di<br />
controllo, mentre si osservava una riduzione del peso<br />
corporeo 29.<br />
Di fronte ai modesti o trascurabili effetti positivi a<br />
lungo termine dei corticosteroidi orali nei pazienti<br />
con BPCO, il rischio di rilevanti e importanti effetti<br />
collaterali (squilibri idroelettrolitici, iperglicemia,<br />
osteoporosi e fratture ossee) è stato riportato<br />
da vari autori 30.Tra gli effetti collaterali dimostrati<br />
per l’uso regolare degli steroidi orali, la miopatia da<br />
steroidi è particolarmente importante e grave, in<br />
quanto colpisce non solo i muscoli scheletrici ma<br />
anche i muscoli respiratori, potendo quindi far precipitare<br />
il quadro di un’insufficienza respiratoria da<br />
ipoventilazione 31.<br />
Anche la mortalità nei pazienti con BPCO non<br />
sembra migliorata dal trattamento regolare con<br />
corticosteroidi orali. Invece, uno studio prospettico<br />
ha mostrato che in pazienti con BPCO grave<br />
la terapia di mantenimento con corticosteroidi orali<br />
si associava a una maggiore mortalità in maniera<br />
dose-dipendente, mentre ciò non si osservava<br />
per i pazienti trattati con corticosteroidi inalatori<br />
3<strong>2.</strong> Anche se non si può escludere un effetto di<br />
selezione dei pazienti più gravi, lo studio potrebbe<br />
suggerire un rischio addizionale di mortalità per<br />
l’uso regolare dei corticosteroidi orali, in relazione<br />
ai ben noti effetti collaterali, compresa la suscettibilità<br />
alle infezioni.<br />
CORTICOSTEROIDI INALATORI<br />
Nel corso degli anni ’80-’90 numerosi studi sono<br />
stati condotti per valutare l’efficacia del trattamento<br />
con steroidi inalatori in pazienti con BPCO. I<br />
risultati sono stati discordanti: mentre alcuni studi<br />
hanno mostrato un miglioramento di alcuni parametri<br />
clinico-funzionali in pazienti trattati con beclometasone<br />
dipropionato 33, altri non hanno osservato<br />
variazioni di rilievo 34. Ciò è stato attribuito<br />
a una non precisa selezione dei pazienti. Infatti<br />
in molti studi, specialmente quelli condotti da<br />
gruppi olandesi, non veniva fatta una precisa sele-
zione tra i pazienti con asma cronico e i pazienti<br />
con BPCO non reversibile e spesso venivano inclusi<br />
negli studi pazienti con rilevante reversibilità<br />
dell’ostruzione bronchiale e con importanti caratteristiche<br />
asmatiche. Una recente metanalisi degli<br />
studi condotti, considerando esclusivamente i pazienti<br />
con BPCO non reversibile ed escludendo<br />
quelli con componente asmatica, ha confermato<br />
un effetto positivo sulle variazioni a lungo termine<br />
del VEMS 35.<br />
Negli ultimi anni numerosi studi clinici controllati<br />
a medio e a lungo termine sono stati condotti<br />
relativamente all’efficacia dei corticosteroidi inalatori<br />
nel trattamento della BPCO, selezionando attentamente<br />
i pazienti per escludere soggetti con<br />
componente asmatica della malattia. I risultati di<br />
questi studi hanno confermato la presenza di un significativo<br />
effetto positivo di tali farmaci su vari indicatori<br />
della malattia, particolarmente nelle classi<br />
con BPCO più grave.<br />
Effetto sui sintomi, sulla funzione<br />
polmonare e tolleranza allo sforzo<br />
Gli studi più recenti hanno dimostrato un effetto<br />
positivo dei corticosteroidi inalatori sui sintomi e<br />
sulla funzione polmonare di pazienti BPCO di grado<br />
moderato-grave. Il primo di questi studi ha confrontato<br />
il trattamento con fluticasone propionato<br />
(500 µg 2 volte/die) o con placebo in pazienti con<br />
BPCO non reversibili su un periodo di 6 mesi 36;<br />
nella selezione dei pazienti era stata fatta particolare<br />
attenzione nell’escludere pazienti con possibile<br />
componente asmatica (atopici,con eosinofilia o con<br />
risposta positiva al broncodilatatore). I pazienti arruolati<br />
per lo studio erano affetti da BPCO di grado<br />
moderato-grave e il loro VEMS medio era circa<br />
55% del valore predetto. L’obiettivo primario era<br />
rappresentato dalla riduzione del numero e/o della<br />
gravità delle esacerbazioni della BPCO (vedi dopo).<br />
Come parametri aggiuntivi, il fluticasone si dimostrava<br />
efficace nel ridurre l’intensità dei sintomi<br />
tosse ed espettorazione, nel migliorare il VEMS e<br />
la tolleranza allo sforzo (figura <strong>2.</strong>13). È da notare<br />
che l’effetto sul VEMS era osservabile dopo 4 e 6<br />
mesi dall’inizio del trattamento e non immediatamente<br />
nelle prime settimane. Non si osservavano<br />
elementi predittivi della risposta al fluticasone, ad<br />
eccezione della durata di malattia che era più lunga<br />
nei pazienti che rispondevano al trattamento.<br />
43<br />
A<br />
B<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Variazioni dal basale nel VEMS (l)<br />
Variazioni dal basale nella distanza percorsa (m)<br />
0,20<br />
0,15<br />
0,10<br />
0,05<br />
0<br />
–0,05<br />
–0,10<br />
–0,15<br />
–0,20<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
–10<br />
Placebo<br />
Fluticasone propionato<br />
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25<br />
Settimane<br />
Placebo<br />
Fluticasone propionato<br />
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25<br />
Settimane<br />
Figura <strong>2.</strong>13<br />
Variazioni rispetto al basale del VEMS (A) e della distanza percorsa<br />
nel test dei 6 minuti (B) nei pazienti trattati con placebo (cerchi)<br />
o con fluticasone propionato (quadrati). La differenza tra i due gruppi<br />
è statisticamente significativa per entrambi i parametri dopo 4 e 6<br />
mesi di trattamento 36.<br />
Altri studi a breve 37,38 e a lungo termine 39,40 hanno<br />
confermato la presenza di un modesto ma apprezzabile<br />
miglioramento nei sintomi, specie la dispnea,<br />
e nella funzione polmonare; l’effetto sul<br />
VEMS in uno studio a lungo termine era comunque<br />
evidente solo nei primi 3-6 mesi e successivamente<br />
si perdeva 39. Uno studio recente ha mostrato,<br />
su un piccolo gruppo di pazienti anziani con<br />
BPCO di grado moderato-grave, che la sospensione<br />
del corticosteroide inalatorio determinava un<br />
lieve ma apprezzabile deterioramento nella funzione<br />
respiratoria e un peggioramento della dispnea 41.<br />
Questi effetti, pur statisticamente significativi, appaiono<br />
modesti, anche rispetto a quanto ottenibile<br />
con altre categorie di farmaci. Pertanto sono stati<br />
studiati altri parametri di efficacia, meglio espressivi<br />
dello stato di salute del paziente con BPCO.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Effetti sulle riacutizzazioni,<br />
sulla qualità di vita e mortalità<br />
Molti studi hanno preso in considerazione l’effetto<br />
dei corticosteroidi inalatori sulla frequenza e gravità<br />
delle riacutizzazioni della BPCO, che rappresentano<br />
un evento che condiziona fortemente la<br />
qualità della vita dei pazienti con BPCO e rappresenta,<br />
specialmente per le riacutizzazioni più gravi,<br />
un indice prognostico sfavorevole per la sopravvivenza<br />
del paziente.<br />
In uno studio già citato 36, il trattamento con fluticasone<br />
propionato per 6 mesi in pazienti con<br />
BPCO di grado moderato non era capace di ridurre<br />
in maniera significativa la frequenza di riacutizzazioni,<br />
ma era capace di ridurne la gravità (tabella<br />
<strong>2.</strong>3). Una recente revisione del problema ha<br />
selezionato,da un ampio numero di studi,solo quelli<br />
randomizzati e controllati che escludevano pazienti<br />
con asma e che avevano come obiettivo dello<br />
studio la frequenza delle riacutizzazioni e la mortalità<br />
4<strong>2.</strong> La frequenza totale di riacutizzazioni era ridotta<br />
dall’uso dei corticosteroidi inalatori del 30%,<br />
con un rischio relativo di 0,70 (figura <strong>2.</strong>14). L’effetto<br />
sembrava meno evidente nei pazienti più lievi,<br />
come quelli del Copenhagen City Heart<br />
Study 43, o in quelli molto gravi 44. Escludendo gli<br />
studi con questi pazienti, l’efficacia dei corticosteroidi<br />
si confermava, con un rischio relativo di 0,67<br />
e senza evidenza di eterogeneità tra gli studi.<br />
Tabella <strong>2.</strong>3 Numero e gravità delle riacutizzazioni della<br />
BPCO in un gruppo di pazienti trattati per 6 mesi con fluticasone<br />
propionato (500 µg 2 volte/die) o con placebo 36<br />
Placebo Fluticasone<br />
Numero dei pazienti 139 142<br />
Numero delle riacutizzazioni<br />
Totale 111 76<br />
Lievi 27 (24%) 34 (45%)<br />
Moderate 69 (62%) 37 (49%)<br />
Gravi 13 (12%) 4 (5%)<br />
Non definite 2 (2%) 1 (1%)<br />
Numero di pazienti con una<br />
o più riacutizzazioni<br />
Totale 51 45<br />
Lievi 7 (14%) 17 (38%)*<br />
Moderate + gravi 44 (86%) 27 (60%)*<br />
*p
Autore (riferimento)<br />
Vestbo 43<br />
Bourbeau 44<br />
Burge 45<br />
Lung Healt Study 40<br />
Weir 34<br />
Paggiaro 36<br />
Totale<br />
Rischio relativo<br />
45<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3<br />
Figura <strong>2.</strong>14<br />
Rischio relativo di riacutizzazione in pazienti con BPCO trattati con corticosteroidi inalatori rispetto al placebo. I nomi a sinistra sono relativi ai<br />
vari studi presi in esame, mentre le barre orizzontali rappresentano l’intervallo di confidenza del 95% 4<strong>2.</strong><br />
vo di modificare la storia naturale della BPCO.<br />
Questa è, come noto, caratterizzata da un progressivo<br />
declino della funzione polmonare, accelerato<br />
rispetto a quello osservabile nei soggetti normali,<br />
tale da portare precocemente il paziente a livelli di<br />
funzione polmonare non compatibili con una normale<br />
attività. Il primo studio “di inervento” sulla<br />
storia naturale della malattia è il cosiddetto “Lung<br />
Health Study” 47 che ha mostrato come la persistente<br />
cessazione dell’abitudine al fumo determinasse<br />
una netta riduzione del declino della funzione<br />
polmonare, mentre il regolare trattamento per 5<br />
anni con un antivagale (ipratropium bromuro) in<br />
pazienti fumatori non determinava alcuna variazione<br />
significativa del declino della funzione pol-<br />
monare, tranne che nei primi 6 mesi, dove i pazienti<br />
trattati con l’antivagale mostravano valori di<br />
VEMS significativamente superiori al gruppo non<br />
trattato.<br />
A oggi sono stati conclusi quattro studi a lungo termine<br />
con l’obiettivo di verificare se un trattamento<br />
regolare con steroidi inalatori fosse in grado di<br />
modificare l’evoluzione della BPCO: il Copenhagen<br />
City Heart Study (CCHS) 43, l’Euroscop 39, l’Isolde<br />
45 e il secondo Lung Health Study 40.Tutti questi<br />
studi hanno avuto una durata di almeno 3 anni,<br />
ma differiscono per il tipo di pazienti studiati e<br />
per il tipo di trattamento steroideo effettuato (tabella<br />
<strong>2.</strong>4). Il CCHS ha valutato pazienti con BPCO<br />
molto iniziale, con funzione polmonare quasi nor-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Probabilità di sopravvivenza senza ospedalizzazioni<br />
1,0<br />
0,9<br />
0,8<br />
0,7<br />
0,6<br />
Senza corticosteroidi inalatori<br />
Con corticosteroidi inalatori<br />
0,5<br />
0 2 4 6 8 10 12<br />
Mesi dopo la dimissione<br />
Figura <strong>2.</strong>15<br />
Probabilità, aggiustata per multiple covariate, di assenza di ripetute<br />
ospedalizzazioni o morte in pazienti con BPCO, trattati con o senza<br />
corticosteroidi inalatori dal momento della dimissione 46.<br />
male e con pochi sintomi; in questo tipo di soggetti<br />
il trattamento regolare con medio-basse dosi<br />
di budesonide non ha influenzato il declino nel<br />
tempo del VEMS. L’Euroscop ha invece arruolato<br />
pazienti con BPCO di grado lieve-moderato, che,<br />
rimanendo fumatori abituali dopo un tentativo di<br />
3 mesi di disassuefazione dal fumo, erano inclusi in<br />
un programma di trattamento con budesonide (400<br />
µg 2 volte/die) o placebo per 3 anni. Mentre nell’intera<br />
popolazione studiata la budesonide era capace<br />
di modificare il declino del VEMS solo nei<br />
primi 3-6 mesi, in alcuni sottogruppi di pazienti<br />
Tabella <strong>2.</strong>4 Principali caratteristiche dei quattro studi a lungo termine sull’efficacia dei corticosteroidi inalatori nel modificare il declino del<br />
VEMS nella BPCO<br />
CCHS Euroscop Isolde LHS<br />
Durata (settimane) 130 156 156 164<br />
Trattamento steroideo* 1.200/800 Bud 800 Bud 1.000 FP 1.200 TA<br />
Numero di soggetti 290 1.277 990 1.116<br />
Età (anni) 59 53 64 56<br />
Fumatori abituali (%) 76 100 48 90<br />
Atopia (%) ? 18 ? ?<br />
FEV 1 % pred 86 77 50 64<br />
dFEV 1 % 6,5 2,9 4,4 6,6<br />
* Dose giornaliera in µg.<br />
Bud = budesonide; FP = fluticasone propionato;TA = triamcinolone acetonide; dFEV 1 = risposta al broncodilatatore.<br />
46<br />
(specialmente nei modesti fumatori) l’effetto di miglioramento<br />
del declino del VEMS era statisticamente<br />
significativo rispetto al placebo per tutta la<br />
durata dello studio. Si trattava comunque di variazioni<br />
modeste e probabilmente non clinicamente<br />
significative.<br />
L’Isolde ha invece considerato pazienti con BPCO<br />
di grado moderato-grave, con unVEMS medio di<br />
circa 50% del predetto; questi pazienti sono stati<br />
trattati per 3 anni con fluticasone propionato (500<br />
µg 2 volte/die) o placebo. I risultati dello studio<br />
hanno mostrato un significativo effetto nei primi<br />
6 mesi di trattamento con fluticasone sul declino<br />
del VEMS, che comunque riprendeva in maniera<br />
simile al gruppo di controllo dopo i primi 6 mesi<br />
di trattamento (figura <strong>2.</strong>16). Lo stesso studio<br />
aveva inoltre dimostrato, come già visto, una riduzione<br />
delle riacutizzazioni (specialmente nei<br />
pazienti più gravi) e un miglioramento della qualità<br />
della vita nei pazienti trattati. Il maggior effetto<br />
del trattamento corticosteroideo nei primi<br />
mesi rispetto all’intera durata dello studio potrebbe<br />
essere attribuito a un fattore di selezione<br />
dei soggetti maggiormente sensibili agli effetti degli<br />
steroidi che, se randomizzati nel gruppo placebo,<br />
dovevano precocemente interrompere lo<br />
studio. Tale ipotesi è suggerita da uno studio che<br />
valuta il decorso della funzione polmonare nei pazienti<br />
arruolati per lo studio Isolde, che avevano<br />
interrotto il trattamento con corticosteroidi inalatori<br />
nelle 4 settimane precedenti l’inizio dello<br />
studio 48. Nei soggetti che erano già in trattamento<br />
con corticosteroidi inalatori la sospensione del<br />
trattamento determinava una riduzione delVEMS
VEMS (l) dopo broncodilatatori<br />
1,45<br />
1,40<br />
1,35<br />
1,30<br />
1,25<br />
1,20<br />
373<br />
372<br />
-3 0<br />
Inizio del trattamento<br />
in doppio cieco<br />
298<br />
288 241<br />
Randomizzazione e inizio<br />
della prova con corticosteroidi orali<br />
C<br />
A<br />
B<br />
269<br />
47<br />
222<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Fluticasone propionato (FP)<br />
Placebo<br />
246 235<br />
194<br />
A: Run in<br />
B: Prova con corticosteroidi orali<br />
C: Trattamento con FP in doppio cieco<br />
3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 33 36<br />
Tempo (mesi) dall’inizio del trattamento con FP<br />
Figura <strong>2.</strong>16<br />
Valore medio del VEMS dopo broncodilatatore nei pazienti con BPCO dello studio Isolde, trattati con fluticasone propionato (linea tratteggiata) o<br />
con placebo (linea intera). I numeri indicano i soggetti che hanno misurazioni valide a ogni momento di osservazione (le misure effettuate entro 4<br />
settimane da una riacutizzazione erano escluse). Non c’è differenza significativa tra i pazienti trattati e i controlli ai vari momenti di misura, considerando<br />
anche la progressiva riduzione del numero dei pazienti con la progressione dello studio 45.<br />
eunnumero di esclusioni per riacutizzazione significativamente<br />
superiore rispetto ai soggetti<br />
precedentemente non trattati. È interessante notare<br />
che non era prevedibile nello studio Isolde<br />
alcun fattore predittivo della risposta agli steroidi<br />
inalatori; solo osservazioni preliminari ottenute<br />
dalla continuazione “in aperto” dello studio hanno<br />
suggerito che i pazienti con accelerato declino<br />
del VEMS fossero quelli più sensibili al trattamento<br />
49.<br />
Infine, il secondo Lung Health Study non ha mostrato<br />
variazioni significative tra soggetti con<br />
BPCO trattati per 40 mesi con triamcinolone ace-<br />
216<br />
174<br />
168<br />
141<br />
tonide (600 µg 2 volte/die) o con placebo nel declino<br />
del VEMS 40.Tuttavia i pazienti trattati con<br />
corticosteroidi inalatori mostravano meno sintomi<br />
respiratori e minor ricorso a visite mediche per cause<br />
respiratorie, oltre a migliorare la reattività bronchiale<br />
alla metacolina.<br />
Le possibili spiegazioni dei differenti risultati ottenuti<br />
dagli studi a lungo termine sono varie: diversa<br />
gravità della malattia, diversità nella persistenza<br />
o meno dell’abitudine al fumo, diversi tipi e dosi<br />
di corticosteroidi inalatori utilizzati. Questi fattori<br />
possono aver influito sull’aderenza al trattamento o<br />
anche sull’efficacia del trattamento.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Va comunque ricordato che, di fronte agli effetti<br />
positivi dimostrati da alcuni di questi studi, sono<br />
stati dimostrati anche effetti collaterali che possono<br />
limitare l’uso di tali farmaci in una popolazione<br />
anziana e con importante comorbilità: aumento<br />
della fragilità cutanea 39, riduzione della densità<br />
ossea 40 e riduzione della cortisolemia 45.<br />
Fattori predittivi della risposta<br />
ai corticosteroidi inalatori<br />
I vari studi hanno dimostrato che una parte almeno<br />
dei pazienti con BPCO risponde al trattamento<br />
con corticosteroidi inalatori. Gli elementi<br />
predittivi della risposta sono in parte evidenti, come<br />
la presenza di caratteristiche cliniche di tipo<br />
asmatico 33 o una risposta positiva al broncodilatatore,<br />
presente non infrequentemente anche in pazienti<br />
BPCO senza storia o fattori di rischio per<br />
asma 47.Tuttavia, anche negli studi in cui è stata<br />
posta attenzione a escludere soggetti con caratteristiche<br />
cliniche di tipo asmatico (reversibilità,<br />
atopia, storia personale ecc.), è sempre dimostrabile<br />
un sottogruppo di soggetti con BPCO che<br />
rispondono al trattamento corticosteroideo.Alcuni<br />
studi hanno dimostrato che la presenza di marcatori<br />
di infiammazione eosinofilica, misurabili<br />
con tecniche invasive come il lavaggio broncoalveolare<br />
o la biopsia bronchiale 18 o con tecniche<br />
non invasive come l’espettorato indotto 50, è un<br />
buon indice che predice la risposta positiva al trattamento<br />
con corticosteroidi, anche in pazienti con<br />
BPCO senza segni clinici di asma. D’altra parte,<br />
è stato invece riportato che la risposta funzionale<br />
dopo un breve periodo di 2 settimane di trattamento<br />
con steroidi per via generale non predice 45<br />
o predice in modesta entità 51 il miglioramento a<br />
lungo termine del VEMS a opera dei corticosteroidi<br />
inalatori.<br />
Indicazioni al trattamento<br />
con corticosteroidi inalatori<br />
Pertanto, alla luce della variabile efficacia della terapia<br />
con corticosteroidi inalatori nei pazienti con BP-<br />
CO e del potenziale rischio di effetti collaterali per<br />
trattamenti prolungati a dosi relativamente elevate in<br />
soggetti anziani con alta comorbilità,è suggerito dalle<br />
linee guida internazionali di considerare il tratta-<br />
48<br />
mento con steroidi inalatori nei pazienti con BPCO<br />
di grado moderato o grave, con frequenti riacutizzazioni,<br />
e che non rispondono in maniera soddisfacente<br />
al trattamento con i soli broncodilatatori 52,53.<br />
I pazienti che hanno la maggiore probabilità di risposta<br />
sono quelli con un’almeno parziale reversibilità<br />
dell’ostruzione bronchiale o con marcatori biologici<br />
di una componente “asmatica” della loro malattia.<br />
Anche nei pazienti non reversibili può essere<br />
effettuato un periodo di trattamento con corticosteroidi<br />
inalatori, valutando con metodi oggettivi<br />
(funzione polmonare, tolleranza allo sforzo, numero<br />
e gravità delle riacutizzazioni) il miglioramento ottenuto.<br />
Rimane ancora da definire la durata di tale<br />
periodo di prova, in quanto alcuni studi dimostrano<br />
un significativo miglioramento dei parametri clinici<br />
e funzionali solo dopo alcuni mesi di trattamento.<br />
Al momento attuale non è possibile dare una risposta<br />
definitiva sulla possibilità di modificare attraverso<br />
il trattamento farmacologico la storia naturale<br />
della BPCO. Non sembra comunque che il<br />
trattamento corticosteroideo da solo nelle fasi iniziali<br />
della malattia sia in grado di produrre significativi<br />
effetti positivi, mentre il trattamento con corticosteroidi<br />
inalatori in pazienti con malattia più<br />
avanzata sembra determinare effetti positivi a lungo<br />
termine, che dovranno essere attentamente valutati<br />
alla luce del rapporto costo-beneficio di tale<br />
trattamento.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Wood-Baker R,Walters EH, Gibson P: Oral corticosteroids<br />
for acute exacerbations of chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Cochrane Database Syst<br />
Rev 2001; (2):CD001288.<br />
<strong>2.</strong> Saetta M,Turato G, Maestrelli P et al: Cellular and<br />
structural basis of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 2001; 163<br />
:1304-1309.<br />
3. Turato G, Di Stefano A, Maestrelli P et al: Effect of<br />
smoking cessation on airway inflammation in chronic<br />
bronchitis.Am J Respir Crit Care Med 1995;<br />
152:1262-1267.<br />
4. Rutgers SR, Postma DS, Ten Hacken NHT et al:<br />
Ongoing inflammation in patients with COPD who<br />
do not currently smoke.Thorax 2000; 55:12-18.<br />
5. Keatings VM e Barnes PJ: Granulocyte activation<br />
markers in induced sputum: comparison between<br />
chronic obstructive pulmonary disease, asthma and
normal subjects.Am J Respir Crit Care Med 1997;<br />
155:449-453.<br />
6. Szefler SJ, Martin RJ, King TS et al: Significant variability<br />
in response to inhaled corticosteroids for<br />
persistent asthma. J Allergy Clin Immunol 2002;<br />
109:410-418.<br />
7. Balzano G, Stefanelli I, Iorjo C et al: Eosinophilic<br />
inflammation in stable chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Relationship with neutrophils and<br />
airway function.Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
160:1486-149<strong>2.</strong><br />
8. Keatings VM, Collins PD, Scott DM et al: Differences<br />
in interleukin-8 and tumor necrosis factoralpha<br />
in induced sputum from patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease or asthma. Am J<br />
Respir Crit Care Med 1996; 153:530-534.<br />
9. Llewellyn-Jones CG, Harris TAJ, Stockley RA: Effects<br />
of fluticasone propionate on sputum in patients<br />
with chronic bronchitis and emphysema.Am<br />
J Respir Crit Care Med 1996; 153:616-621.<br />
10. Keatings VM, Jakatanon A,Worsdell M et al: Effects<br />
of inhaled and oral glucocorticoids on inflammatory<br />
indices in asthma and COPD.Am J Respir Crit<br />
Care Med 1997; 155:542-548.<br />
11. Culpitt SV, Maziak W, Loukidis S et al: Effects of<br />
high dose inhaled steroid on cells, cytokines, and<br />
proteases in induced sputum in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
1999; 160:1635-1639.<br />
1<strong>2.</strong> Confalonieri M, Mainardi E, Della Porta R et al:<br />
Inhaled corticosteroids reduce neutrophilic bronchial<br />
inflammation in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Thorax 1998; 53:583-585.<br />
13. Rutgers SR, Koeter GH, van der Mark TW et al:<br />
Short-term treatment with budesonide does not<br />
improve hyperresponsivness to adenosine 5’-monophosphate<br />
in COPD.Am J Respir Crit Care Med<br />
1998; 157:880-886.<br />
14. Van Overveld FJ,Vermeire PA, de Backer WA: Induced<br />
sputum of patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease (COPD) contains adhesion-promoting<br />
therapy-sensitive factors. Inflamm Res<br />
2000; 49:8-13.<br />
15. Papi A, Romagnoli M, Baraldo S et al: Partial reversibility<br />
of airflow limitation and increased exhaled<br />
NO and sputum eosinophilia in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2000; 162:1773-1777.<br />
16. Brightling CE, Monteiro W,Ward R et al: Sputum<br />
eosinophilia and short-term response to prednisolone<br />
in chronic obstructive pulmonary disease : a<br />
49<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
randomised controlled trial. Lancet 2000;<br />
356:1480-1485.<br />
17. Fujimoto K, Kubo K, Yamamoto H et al: Eosinophilic<br />
inflammation in the airway is related to<br />
glucocorticoid reversibility in patients with pulmonary<br />
emphysema. Chest 1999; 115:697-70<strong>2.</strong><br />
18. Chanez P,Vignola AM, O’Shaugnessy T et al: Corticosteroid<br />
reversibility in COPD is related to features<br />
of asthma. Am J Respir Crit Care Med 1997;<br />
155:1529-1534.<br />
19. Hattotuwa KL, Gizychi MJ, Ansari TW et al: The<br />
effects of inhaled fluticasone on airway inflammation<br />
in chronic obstructive pulmonary disease: a<br />
double-blind, placebo-controlled biopsy study. Am<br />
J Respir Crit Care Med 2002; 165:1592-1596.<br />
20. Balbi B, Majori M, Bertacco S et al: Inhaled corticosteroids<br />
in stable COPD patients : do they have<br />
effects on cells and molecular mediators of airway<br />
inflammation? Chest 2000; 117:1633-1637.<br />
21. Verhoeven GT,Wijkhuijs AJ, Hooijkaas H et al: Effect<br />
of an inhaled glucocorticoid on reactive oxygen<br />
species production by bronchoalveolar lavage<br />
cells from smoking COPD patients. Mediators Inflamm<br />
2000; 9:109-113.<br />
2<strong>2.</strong> Muns G, Rubinstein I, Bergmann KC: Phagocytosis<br />
and oxidative burst of blood phagocytes in chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Scand J Infect<br />
Dis 1995; 27:369-373.<br />
23. Ferreira IM, Hazari MS, Gutierrez C et al: Exhaled<br />
nitric oxide and hydrogen peroxide in patients with<br />
chronic obstructive pulmonary disease : effects of<br />
inhaled beclomethasone. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2001; 164:1012-1015.<br />
24. Linnane SJ,Thin AG, Keatings VM et al: Glucocorticoid<br />
treatment reduces exhaled nitric oxide in cystic<br />
fibrosis patients. Eur Respir J 2001; 17:1267-1270.<br />
25. Donnelly LE e Barnes PJ: Expression and regulation<br />
of inducible nitric oxide synthase from human<br />
primary airway epithelial cells. Am J Respir Cell<br />
Mol Biol 2002; 26:144-151.<br />
26. Hogman M, Holmkvist T,Wegener T et al: Extended<br />
NO analysis applied to patients with COPD,<br />
allergic asthma and allergic rhinitis. Respir Med<br />
2002; 96:24-30.<br />
27. Callahan CM, Dittus RS, Katz BP: Oral corticosteroid<br />
therapy for patients with stable chronic obstructive<br />
pulmonary disease: a meta-analysis. Ann<br />
Intern Med 1991; 114:216-223.<br />
28. Renkema TEJ, Schouten JP, Koeter GH et al: Effects<br />
of long-term treatment with corticosteroids in<br />
COPD. Chest 1996; 109:1156-116<strong>2.</strong>
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
29. Rice KL, Rubins JB, Lebhan F et al:Withdrawal of<br />
chronic systemic corticosteroids in patients with<br />
COPD. A randomized trial. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2000; 162:174-178.<br />
30. McEvoy CE e Niewoehner DE. Adverse effects of<br />
corticosteoid therapy for chronic obstructive pulmonary<br />
disease: a critical review. Chest 1997;<br />
111:732-743.<br />
31. Decramer M e Stas HJ: Corticosteroid-induced<br />
miopathy involving respiratory muscles in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease or asthma.<br />
Am Rev Respir Dis 1992; 146:800-80<strong>2.</strong><br />
3<strong>2.</strong> Schols AM,Wesseling G, Kester AD et al: Dose dependent<br />
increased mortality risk in COPD patients<br />
treated with oral corticosteroids. Eur Respir J 2001;<br />
17:337-34<strong>2.</strong><br />
33. Kerstjens HAM,Brand PLP,Higes MD et al:A comparison<br />
of bronchodilator therapy with or without<br />
inhaled corticosteroid therapy in obstructive airways<br />
disease. N Engl J Med 1992; 327:1413-1419.<br />
34. Weir DC, Gove RI, Robertson AS et al: Corticosteroid<br />
trials in non-asthmatic chronic airflow obstruction:<br />
a comparison of oral prednisolone and<br />
inhaled beclomethasone dipropionate.Thorax 1990;<br />
45:112-117.<br />
35. Van Grusven PM, van Schayck CP, Derenne JP et<br />
al: Long term effects of inhaled corticosteroids in<br />
chronic obstructive pulmonary disease: a metaanalysis.Thorax<br />
1999; 54:7-14.<br />
36. Paggiaro PL, Dahle R, Bakran I et al: Multicentre<br />
randomised placebo-controlled trial of inhaled fluticasone<br />
propionate in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Lancet 1998; 351:773-780.<br />
37. Thompson WH, Carvalho P, Souza JP et al: Controlled<br />
trial of inhaled fluticasone propionate in moderate<br />
to severe COPD. Lung 2002; 180:191-201.<br />
38. Verhoeven GT, Hegmans JP, Mulder PG et al: Effects<br />
of fluticasone propionate in COPD patients<br />
with bronchial hyperresponsiveness. Thorax 2002;<br />
57:694-700.<br />
39. Pauwels RA, Lofdhal CG, Laitinen LA et al: Longterm<br />
treatment with inhaled budesonide in persons<br />
with mild chronic obstructive pulmonary disease<br />
who continue smoking. N Engl J Med 1999;<br />
340:1948-1953.<br />
40. The Lung Health Study Research Group: Effect of<br />
inhaled triamcinolone on the decline in pulmonary<br />
function in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
N Engl J Med 2000; 343:1902-1909.<br />
41. O’Brien A, Russo-Magno P, Karki A et al: Effects<br />
of withdrawal of inhaled steroids in patients with<br />
50<br />
severe irreversible airflow obstruction.Am J Respir<br />
Crit Care Med 2001; 164:365-371.<br />
4<strong>2.</strong> Alsaeedi A,Sin DD,McAlister FA:The effects of inhaled<br />
corticosteroids in chronic obstructive pulmonary<br />
disease: a systematic review of randomized placebocontrolled<br />
trials. Am J Med 2002; 113:59-65.<br />
43. Vestbo J, Sorensen T, Lange P et al: Long-term effect<br />
of inhaled budesonide in mild and moderate<br />
chronic obstructive pulmonary disease: a randomised<br />
controlled trial. Lancet 1999; 353:1819-1823.<br />
44. Bourbeau J, Rouleau MY, Boucher S: Randomised<br />
controlled trial of inhaled corticosteroids in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Thorax<br />
1998; 53:477-48<strong>2.</strong><br />
45. Burge PS. Calverly PMA, Jones PW et al: Randomised,double<br />
blind,placebo controlled study of fluticasone<br />
propionate in patients with moderate to<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease: the<br />
Isolde trial. BMJ 2000; 320:1297-1303.<br />
46. Sin DD e Tu JV: Inhaled corticosteroids and the risk<br />
of mortality and readmission in elderly patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2001; 164:580-584.<br />
47. Anthonisen N, Connett JE, Kiley JP et al: Effects of<br />
smoking intervention and the use of an inhaled anticholinergic<br />
bronchodilator on the rate of decline<br />
of FEV1. The Lung Health Study. JAMA 1994;<br />
272:1497-1505.<br />
48. Jarad NA, Wedzicha JA, Burge PS et al: An observational<br />
study of inhaled corticosteroid withdrawal<br />
in stable chronic obstructive pulmonary disease.Respir<br />
Med 1999; 93:161-166.<br />
49. Scott PH, Bale GA, Burge PS: COPD rapid decliners<br />
have better FEV1 response to inhaled fluticasone<br />
propionate 500 µg bd than slower decliners (abstract).Am<br />
J Respir Crit Care Med 2000; 161:A581.<br />
50. Pizzichini E, Pizzichini MM, Gibson P et al: Sputum<br />
eosinophilia predicts benefit from prednisone<br />
in smokers with chronic obstructive bronchitis.Am<br />
J Respir Crit Care Med 1998; 158:1511-1517.<br />
51. Davies L, Nisar M, Pearson MG et al: Oral corticosteroid<br />
trials in the management of stable chronic obstructive<br />
pulmonary disease. QJM 1999; 92:395-400.<br />
5<strong>2.</strong> Siafakas NM,Vermeire P,Pride NB et al:ERS-Consensus<br />
statement: Optimal assessment and management<br />
of chronic obstructive pulmonary disease<br />
(COPD). Eur Respir J 1995; 8:1398-1420.<br />
53. National Institutes of Health: Global Initiative for<br />
Chronic Obstructive Lung Disease, NIH publication<br />
No. 2701, april 2001.
51<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Terapia combinata broncodilatatoria<br />
e corticosteroidea<br />
Ifarmaci utilizzabili per il trattamento della BPCO<br />
sono relativamente pochi e nessuno è realmente<br />
risolutivo a causa della plurifattorialità eziopatogenetica<br />
della malattia.Al fine di migliorare l’esito terapeutico,<br />
è prassi comune utilizzare contemporaneamente<br />
sostanze dotate di meccanismi d’azione<br />
differenti1. Questo approccio terapeutico può essere,<br />
però, potenzialmente dannoso perché non è infrequente<br />
che i pazienti ricevano contemporaneamente<br />
da 5 a 8 farmaci orali o inalatori, assunti a<br />
intervalli differenti, sia al bisogno sia su base regolare<strong>2.</strong>È<br />
quindi fondamentale che il medico limiti<br />
la sua scelta terapeutica a principi attivi la cui contemporanea<br />
presenza, in uno specifico regime terapeutico,<br />
sia razionale. Egli deve anche semplificare<br />
al massimo il trattamento, perché questa è una<br />
condizione essenziale per una buona aderenza alla<br />
terapia prescritta.<br />
TERAPIA COMBINATA<br />
CON BRONCODILATATORI<br />
L’analisi della letteratura, che non rivela un’univoca<br />
predominanza di una classe di broncodilatatori<br />
sulle altre, indica la combinazione di differenti<br />
agenti broncolitici come la migliore strategia terapeutica<br />
perché essa è, probabilmente, la sola che<br />
consente di interferire sui diversi momenti che sostengono<br />
la quota reversibile dell’ostruzione bronchiale<br />
nei soggetti affetti da tale patologia 3.<br />
Terapia combinata con<br />
β 2-agonisti e anticolinergici<br />
I β 2-agonisti e gli anticolinergici sono farmaci caratterizzati<br />
da differenti effetti farmacodinamici.<br />
Gli anticolinergici inibiscono l’azione dell’acetilcolina<br />
rilasciata dalle terminazioni nervose colinergiche<br />
che, attivando i recettori muscarinici M 3<br />
presenti sul muscolo liscio delle vie aeree, porta alla<br />
contrazione di tale muscolo. Questi farmaci pos-<br />
Mario Cazzola, Maria Gabriella Matera<br />
sono, quindi, ridurre il tono colinergico delle vie<br />
aeree e migliorare il flusso aereo. I β 2-agonisti, a<br />
loro volta, inducono una broncodilatazione diretta<br />
per attivazione dei recettori β 2-adrenergici.<br />
Queste differenze farmacologiche spiegano il perché<br />
di un possibile effetto additivo quando si aggiunge<br />
un β 2-agonista a un anticolinergico 4.In<br />
considerazione di tale effetto, l’American Thoracic<br />
Society 4 suggerisce di aumentare il dosaggio dell’ipratropio<br />
sino a sei puff ogni 6-8 ore e poi di<br />
aggiungere fino a quattro puff di un β 2-agonista a<br />
breve durata d’azione assunto al bisogno o su base<br />
regolare.<br />
Al fine di semplificare il trattamento è stato proposto<br />
di somministrare contemporaneamente il β 2-agonista<br />
a breve durata d’azione e l’anticolinergico 5-7.<br />
Questo approccio è razionale perché, anche in assenza<br />
di un effetto meccanicistico sinergico a livello<br />
di una singola cellula, esso può indurre benefici<br />
terapeutici a causa del diverso sito d’azione dei due<br />
farmaci 5.Infatti,i β 2-agonisti sono relativamente più<br />
efficaci nelle vie aeree distali, mentre gli anticolinergici<br />
sono più attivi nelle vie aeree prossimali 3.<br />
Inoltre, il comportamento temporale della broncodilatazione<br />
indotta da questi farmaci è diverso. L’insorgenza<br />
dell’effetto broncodilatante degli antimuscarinici<br />
non è così rapida come quella dei β 2-agonisti<br />
a breve durata d’azione ma, in compenso, la<br />
broncodilatazione appare abbastanza prolungata 7.<br />
Tre studi sufficientemente recenti, che hanno coinvolto<br />
un’ampia popolazione di pazienti, hanno<br />
chiaramente dimostrato il vantaggio clinico-funzionale<br />
che deriva dalla somministrazione contemporanea<br />
e protratta nel tempo di ipratropio e salbutamolo,<br />
utilizzando sia basse dosi dei due farmaci<br />
8 (figura <strong>2.</strong>17) sia dosaggi elevati 9,10.L’associazione<br />
è risultata sempre più efficace di ciascun singolo<br />
farmaco e non ha indotto perdita dell’effetto<br />
broncodilatante neppure dopo 12 settimane di trattamento<br />
e neppure problemi di tollerabilità.<br />
Anche la possibilità di associare un anticolinergico<br />
con un β 2-agonista a lunga durata d’azione sembra<br />
essere un’altra valida possibilità terapeutica, sebbene<br />
due piccoli studi abbiano suggerito la mancanza di
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Figura <strong>2.</strong>17<br />
Modifiche percentuali medie del FEV 1<br />
rispetto al basale nei giorni 1 e 85 dopo<br />
inalazione di ipratropio bromuro<br />
(IB) 40 µg, salbutamolo (S) 200 µg<br />
e IB + S quattro volte al giorno 8.<br />
un sostanziale effetto additivo quando salmeterolo<br />
50 µg o formoterolo 12 o 24 µg sono associati con<br />
la dose di ipratropio raccomandata per l’uso clinico<br />
(40 µg) in soggetti con BPCO 11,1<strong>2.</strong>È probabile<br />
che i pazienti studiati in queste due specifiche situazioni<br />
cliniche fossero al massimo della loro possibile<br />
risposta broncolitica dopo l’inalazione di salmeterolo<br />
o formoterolo.Tuttavia, la dose di anticolinergico<br />
necessaria per produrre la massima, o quasi,<br />
broncodilatazione è maggiore di quella usuale.<br />
Non stupisce, quindi, che un ulteriore incremento<br />
della funzione polmonare nei pazienti con BPCO<br />
% dal basale<br />
% dal basale<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
52<br />
Giorno 1<br />
0 60 120 180 240 300 360 420 480<br />
Minuti<br />
Giorno 85<br />
0 60 120 180 240 300 360 420 480<br />
Minuti<br />
IB<br />
S<br />
IB + S<br />
IB<br />
S<br />
IB + S<br />
stabile possa essere ottenuto quando si aggiungono<br />
dosi di oxitropio (400-600 µg) più elevate di quella<br />
usata abitualmente in terapia (200 µg) a 12 o 24<br />
µg di formoterolo 13 o a 50 µg di salmeterolo 14.<br />
La contemporanea somministrazione di un anticolinergico<br />
e un β 2-agonista a lunga durata d’azione<br />
è senza dubbio vantaggiosa in corso di terapia<br />
regolare. van Noord et al. 15 hanno osservato,<br />
per esempio, che un trattamento di 12 settimane<br />
con 50 µg di salmeterolo due volte al giorno più<br />
40 µg di ipratropio quattro volte al giorno causa<br />
un miglioramento funzionale, ma non sintomato-
logico, maggiore di quello indotto da una terapia<br />
della stessa durata con solo 50 µg di salmeterolo<br />
due volte al giorno. Chapman et al. 16 hanno, invece,<br />
dimostrato che l’aggiunta regolare di salmeterolo<br />
50 µg due volte al giorno a un trattamento<br />
anticolinergico consolidato porta non solo a un<br />
mantenuto incremento della funzione polmonare,<br />
ma anche a una riduzione del numero di riacutizzazioni<br />
e a un miglioramento della qualità della vita<br />
dei pazienti. Apparentemente, l’associazione di<br />
l<br />
1,7<br />
1,6<br />
1,5<br />
1,4<br />
1,3<br />
1,2<br />
F + I<br />
S + I<br />
0 60 120 180<br />
Minuti<br />
240 300 360<br />
Figura <strong>2.</strong>18<br />
In pazienti con BPCO, un trattamento di tre settimane con una combinazione<br />
di formoterolo (F) e ipratropio (I) è più efficace di una combinazione<br />
di salbutamolo (S) e ipratropio 17.<br />
l<br />
1,55<br />
1,45<br />
1,35<br />
1,25<br />
1,15<br />
0 60 120 180 240 300 360<br />
Minuti<br />
F12 + OB<br />
OB + F12<br />
F24 + OB<br />
OB + F24<br />
53<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
un anticolinergico e un β 2-agonista a lunga durata<br />
d’azione è più attiva di quella di un anticolinergico<br />
e un β 2-agonista a breve durata d’azione<br />
nei soggetti affetti da BPCO 17 (figura <strong>2.</strong>18), ma sono<br />
necessari ulteriori riscontri per confermare<br />
questa impressione.<br />
Va evidenziato, comunque, che gli studi presenti in<br />
letteratura non permettono di stabilire con certezza<br />
se sia meglio somministrare i due farmaci<br />
contemporaneamente, utilizzando lo stesso erogatore,<br />
o in sequenza. Inoltre, si deve ancora decidere<br />
se sia preferibile dare prima l’anticolinergico o<br />
il β-agonista quando si sceglie di usare questi broncodilatatori<br />
separatamente, al fine di conservare<br />
quella flessibilità prescrittiva che consente di correggere<br />
la dose di ciascun farmaco secondo i bisogni<br />
individuali dei pazienti 3. La tendenza comune<br />
è quella di ritenere che, in corso di BPCO, la<br />
terapia antimuscarinica debba iniziare prima dell’avvio<br />
del trattamento con il β 2-agonista 3, anche<br />
se, secondo alcuni, l’aggiunta di quest’ultimo non<br />
sarebbe capace di indurre un ulteriore incremento<br />
della risposta broncolitica ottenuta in seguito all’assunzione<br />
dell’antimuscarinico 18. Però, l’assunzione<br />
iniziale di formoterolo 12 o 24 µg permette<br />
una risposta al farmaco anticolinergico che è<br />
maggiore di quella osservata quando l’inalazione<br />
di oxitropio 200 µg precede quella di formoterolo<br />
19 (figura <strong>2.</strong>19). In particolare, la sequenza formoterolo<br />
24 µg + oxitropio 200 µg sembra essere<br />
quella più utile.<br />
Figura <strong>2.</strong>19<br />
Modifiche medie del FEV 1 in seguito all’inalazione<br />
sequenziale di formoterolo (F) 12 o 24 µg e oxitropio<br />
bromuro (OB) 200 µg. Le frecce indicano la<br />
somministrazione di ciascun singolo farmaco 19.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Terapia combinata con β 2-agonisti<br />
e/o anticolinergici e teofillina<br />
Nei pazienti broncopneumopatici cronici ostruiti è<br />
possibile ottenere un ulteriore incremento della<br />
funzione polmonare quando dosi di un β 2-agonista<br />
a breve durata d’azione maggiori di quelle tradizionali<br />
sono combinate con teofillina 20.L’aggiunta<br />
di teofillina permette, inoltre, di ridurre la dose del<br />
β 2-agonista allorché ci si prefigge di raggiungere livelli<br />
di controllo dell’ostruzione bronchiale sovrapponibili.<br />
In molti soggetti è infatti necessario utilizzare<br />
salbutamolo alla dose di 1.400-3.000 µg<br />
quando si vuole ottenere la stessa risposta massima<br />
raggiungibile associando 400 µg di salbutamolo con<br />
la quantità di teofillina capace di indurre il massimo<br />
incremento della FVC senza effetti indesiderati<br />
21.Teofillina, aggiunta a un’associazione di un antimuscarinico<br />
con un β 2-agonista per via aerosolica,<br />
causa un ulteriore piccolo, ma significativo, effetto<br />
broncodilatante 2<strong>2.</strong>Tale combinazione è più efficace<br />
di un trattamento con ipratropio da solo e<br />
dell’associazione di teofillina con salbutamolo 23. Il<br />
potenziamento indotto da teofillina può essere legato<br />
a una semplice azione additiva,oppure alla possibilità<br />
che essa migliori la penetrazione polmonare<br />
del β 2-agonista, ma non si può neppure escludere<br />
un effetto sinergico sul piano farmacodinamico<br />
24. Sembra, a ogni modo, che solo concentrazioni<br />
di teofillina superiori a 17 µg/ml inducano un<br />
reale beneficio nei pazienti con severa BPCO in fase<br />
di stabilità clinica quando questa metilxantina è<br />
associata ai broncodilatatori 25.<br />
Anche l’associazione della teofillina con salmeterolo<br />
causa un più significativo miglioramento della funzione<br />
polmonare e, in più, una maggiore riduzione<br />
dei sintomi, della dispnea e dell’uso di salbutamolo al<br />
bisogno, nonché un minore numero di riacutizzazioni<br />
rispetto a un trattamento con salmeterolo o teofillina<br />
da soli 26. Il trattamento con salmeterolo da solo,<br />
però, induce meno effetti avversi correlabili al farmaco<br />
rispetto a ciascun regime terapeutico che includa<br />
teofillina.<br />
Terapia combinata con<br />
corticosteroidi e broncodilatatori<br />
Il trattamento dei pazienti con BPCO stabile con<br />
corticosteroidi inalatori in aggiunta a un trattamento<br />
broncolitico è ampiamente diffuso, anche<br />
54<br />
se il loro utilizzo in tale patologia rimane controverso<br />
a causa della scarsità di studi dimostranti un<br />
reale effetto di questi farmaci sull’infiammazione<br />
neutrofila delle vie aeree 27. Malgrado ciò, l’esteso<br />
uso di corticosteroidi è giustificato da effetti farmacologici<br />
che superano la mera azione antinfiammatoria<br />
28. Essi non influenzano i livelli di IL-<br />
8 e TNF-α 29, ma riducono l’infiammazione bronchiale<br />
visibile 28 e anche il numero di mastociti nella<br />
mucosa bronchiale, oltre a diminuire la chemiotassi<br />
dei neutrofili 30. Inoltre, i corticosteroidi sono<br />
capaci di impedire la sottoregolazione omologa dei<br />
recettori β 2-adrenergici e di indurre un aumento<br />
della loro sintesi attraverso l’incremento della trascrizione<br />
genica di tali recettori 31, prevenendo, in<br />
tal modo, la comparsa di tolleranza ai β 2-agonisti<br />
nei pazienti trattati regolarmente con tali broncodilatatori.<br />
L’aggiunta di beclometasone a pazienti in trattamento<br />
cronico con uno o più broncodilatatori non<br />
è sempre utile, soprattutto quando questo corticosteroide<br />
inalatorio è somministrato ad alte dosi, perché<br />
il beneficio che ne deriva non bilancia l’intensità<br />
dei suoi effetti sistemici 3<strong>2.</strong>Va anche detto, però,<br />
che i soggetti trattati regolarmente con beclometasone<br />
e ipratropio non sembrano trarre alcun ulteriore<br />
beneficio dall’uso abituale di salbutamolo 33.<br />
I β 2-agonisti a lunga durata d’azione, contrariamente<br />
a quelli a breve durata d’azione, svolgono alcune<br />
azioni estremamente importanti per il paziente<br />
affetto da BPCO 34. In particolare, essi riducono<br />
l’attivazione dei neutrofili 34 e possono anche<br />
regolare la loro apoptosi, effetto che può essere mediato<br />
attraverso l’attivazione di recettori β 2-adrenergici<br />
35. Quest’ultima azione è estremamente importante<br />
nei pazienti che assumono corticosteroidi,<br />
perché tali farmaci prolungano la sopravvivenza<br />
dei neutrofili inibendone l’apoptosi 36.<br />
Queste proprietà farmacologiche spiegano l’attuale<br />
interesse nel valutare il potenziale terapeutico<br />
dell’associazione di un β 2-agonista a lunga durata<br />
d’azione e un corticosteroide inalatorio anche nella<br />
BPCO. È stato evidenziato che fluticasone propionato<br />
250 o 500 µg due volte al giorno e salmeterolo<br />
50 µg due volte al giorno assunti insieme<br />
da pazienti con BPCO stabile sono, dopo tre<br />
mesi di terapia, più efficaci del trattamento con salmeterolo<br />
da solo 37. Inoltre, l’aggiunta di fluticasone<br />
a salmeterolo permette un maggiore incremento<br />
della funzione polmonare dopo salbutamolo (figura<br />
<strong>2.</strong>20). Un trattamento di 24 settimane con salmeterolo<br />
e fluticasone propionato somministrati
20<br />
SLM + TEO<br />
SLM<br />
1,6 Baseline<br />
Baseline<br />
1,6<br />
1° mese<br />
1 mese<br />
1,5<br />
1,5<br />
2° mese<br />
2 mesi<br />
3° mese<br />
1,4<br />
FEV1, l<br />
3 mesi<br />
1,4<br />
FEV1, l<br />
1,3<br />
1,3<br />
1,2<br />
1,2<br />
1,1<br />
1,1<br />
0 2 4 6 8<br />
0 2 4 6 8<br />
Puff cumulativi di salbutamolo<br />
Puff cumulativi di salbutamolo<br />
SLM + FP 500 µg<br />
SLM + FP 250 µg<br />
55<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
1,6 Baseline<br />
1,6 Baseline<br />
1 mese<br />
1,5<br />
1 mese<br />
1,5<br />
2 mesi<br />
2 mesi<br />
3 mesi<br />
1,4<br />
3 mesi<br />
1,4<br />
1,3<br />
FEV1, l<br />
1,3<br />
FEV1, l<br />
1,2<br />
1,2<br />
1,1<br />
1,1<br />
0 2 4 6 8<br />
Puff cumulativi di salbutamolo<br />
0 2 4 6 8<br />
Puff cumulativi di salbutamolo<br />
Figura <strong>2.</strong>20<br />
Curve dose-risposta medie a salbutamolo (100 µg/puff) costruite durante 3 mesi di terapia con salmeterolo (SLM) 50 µg due volte al giorno, salmeterolo 50 µg + teofillina (TEO) due volte<br />
al giorno, salmeterolo 50 µg + fluticasone propionato (FP) 250 µg due volte al giorno, o salmeterolo 50 µg + fluticasone propionato 500 µg due volte al giorno37.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
contemporaneamente con lo stesso erogatore ha indotto<br />
un aumento del FEV 1 misurato prima dell’assunzione<br />
dei farmaci (156 ml) che è risultato significativamente<br />
maggiore di quello indotto da salmeterolo<br />
(107 ml) o dal placebo (-4 ml) 38. Anche<br />
l’aumento del FEV 1 misurato 2 ore dopo l’assunzione<br />
dei farmaci è risultato significativamente<br />
maggiore nei soggetti trattati con la combinazione<br />
(261 ml) rispetto a quelli che hanno assunto solo<br />
fluticasone (138 ml) o placebo (28 ml). Questo più<br />
elevato incremento funzionale si è accompagnato<br />
con un maggiore controllo della dispnea. È stato<br />
anche dimostrato, su 1.465 pazienti, che l’associazione<br />
salmeterolo 50 µg/fluticasone 500 µg dopo<br />
52 settimane di trattamento è più efficace dei singoli<br />
componenti somministrati da soli nel migliorare<br />
la funzione respiratoria e nel ridurre il numero<br />
di riacutizzazioni e l’entità dei sintomi, con un<br />
profilo di sicurezza identico 39. Un recentissimo studio<br />
osservazionale condotto in Gran Bretagna ha<br />
addirittura mostrato che il trattamento regolare con<br />
un β 2-agonista a lunga durata d’azione e un corticosteroide<br />
inalatorio è associato con una maggiore<br />
sopravvivenza nei pazienti con BPCO e che la<br />
mortalità decresce con il crescere dell’intensità di<br />
prescrizione di tali farmaci 40.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Rennard SI: Combination bronchodilator therapy<br />
in COPD. Chest 1995; 107(Suppl.5):171S-175S.<br />
<strong>2.</strong> Dolce JJ, Chrisp C, Manzella B et al: Medication<br />
adherence patterns in chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Chest 1991; 99:837-841.<br />
3. Cazzola M, Spina D, Matera MG:The use of bronchodilators<br />
in stable chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Pulm Pharmacol Ther 1997; 10:129-144.<br />
4. American Thoracic Society: Standards for the diagnosis<br />
and care of patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
1995; 152:S72-S120.<br />
5. Marlin GE: Studies of ipratropium bromide and fenoterol<br />
administered by metered-dose inhaler and<br />
aerosolized solution. Respiration 1986, 50 (Suppl.2):290-293.<br />
6. Imhof E, Elsasser S, Karrer W et al: Comparison of<br />
bronchodilator effects of fenoterol/ipratropium<br />
bromide and salbutamol in patients with chronic obstructive<br />
lung disease. Respiration 1993; 60:84-88.<br />
7. Ikeda, A, Nishimura, K, Koyama H et al: Bronchodilating<br />
effects of combined therapy with clinical<br />
56<br />
dosages of ipratropium bromide and salbutamol for<br />
stable COPD: comparison with ipratropium bromide<br />
alone. Chest 1995; 107:401-404.<br />
8. Combivent Inhalation Aerosol Study Group: In chronic<br />
obstructive pulmonary disease, a combination<br />
of ipratropium and albuterol is more effective than<br />
either agent alone. Chest 1994; 105:1411-1419.<br />
9. Levin DC, Little KS, Laughlin KR et al: Addition<br />
of anticholinergic solution prolongs bronchodilator<br />
effect of β2 agonists in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Med 1996;<br />
100:40S-48S.<br />
10. Combivent Inhalation Solution Study Group:Routine<br />
nebulized ipratropium and albuterol together<br />
are better than either alone in COPD. Chest 1997;<br />
112:1514-1521.<br />
11. Matera MG, Caputi M, Cazzola M:A combination<br />
with clinical recommended dosages of salmeterol<br />
and ipratropium is not more effective than salmeterol<br />
alone in patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Respir Med 1996; 90:497-499.<br />
1<strong>2.</strong> Sichletidis L, Kottakis J, Marcou S et al: Bronchodilatory<br />
responses to formoterol, ipratropium, and their<br />
combination in patients with stable COPD.Int J Clin<br />
Pract 1999; 53:185-188.<br />
13. Cazzola M, Matera MG, Di Perna F et al: Influence<br />
of higher than conventional doses of oxitropium<br />
bromide on formoterol-induced bronchodilation in<br />
COPD. Respir Med 1999; 93:909-911.<br />
14. Cazzola M, Di Perna F, Centanni S et al: Acute effect<br />
of pretreatment with single conventional dose<br />
of salmeterol on dose-response curve to oxitropium<br />
bromide in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Thorax 1999; 54:1083-1086.<br />
15. van Noord JA, de Munck DR, Bantje TA et al:<br />
Long-term treatment of chronic obstructive pulmonary<br />
disease with salmeterol and the additive effect<br />
of ipratropium. Eur Respir J 2000; 15:878-885.<br />
16. Chapman KR, Arvidsson P, Chuchalin AG et al:<br />
The addition of salmeterol 50 mg bid to anticholinergic<br />
treatment in patients with COPD: A randomized,<br />
placebo controlled trial. Can Respir J<br />
2002; 9:178-185.<br />
17. D’Urzo AD, De Salvo MC, Ramirez-Rivera A et al:<br />
In patients with COPD, treatment with a combination<br />
of formoterol and ipratropium is more effective<br />
than a combination of salbutamol and ipratropium:<br />
a 3-week, randomized, double-blind, within-patient,<br />
multicenter study. Chest 2001; 119:1347-1356.<br />
18. Newnham DM, Dhillon DP,Winter JH et al: Bronchodilator<br />
reversibility to low and high doses of terbutaline<br />
and ipratropium bromide in patients with
chronic obstructive pulmonary disease. Thorax<br />
1993; 48:1151-1155.<br />
19. Cazzola M, Di Perna F, Califano C et al: Incremental<br />
benefit of adding oxitropium bromide to formoterol<br />
in patients with stable COPD. Pulm Pharmacol<br />
Ther 1999; 12:267-271.<br />
20. Barclay J,Whiting B, Meredith PA et al:Theophylline-salbutamol<br />
interaction. Bronchodilator responses<br />
to salbutamol at maximally effective plasma<br />
theophylline concentrations. Br J Clin Pharmacol<br />
1981; 11:203-208.<br />
21. Barclay J, Whiting B, Addis CJ: The influence of<br />
theophylline on maximal response to salbutamol in<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease. Eur<br />
J Clin Pharmacol 1982; 22:389-39<strong>2.</strong><br />
2<strong>2.</strong> Nishimura K, Koyama H, Ikeda A et al: Is oral<br />
theophylline effective in combination with both<br />
inhaled anticholinergic agent and inhaled beta 2agonist<br />
in the treatment of stable COPD? Chest<br />
1993; 194:179-184.<br />
23. Karpel JP, Kotch A, Zinny M et al: A comparison<br />
of inhaled ipratropium, oral theophylline plus inhaled<br />
β-agonist, and the combination of all three in<br />
patients with COPD. Chest 1994; 105:1089-1094.<br />
24. Jenne JW: What role for theophylline? Thorax<br />
1994; 49:97-100.<br />
25. McKay SE, Howie CA, Thomson AH et al:Value<br />
of theophylline treatment in patients handicapped<br />
by chronic obstructive lung disease. Thorax 1993;<br />
48:227-23<strong>2.</strong><br />
26. ZuWallack RL, Mahler DA, Reilly D et al: Salmeterol<br />
plus theophylline combination therapy in the<br />
treatment of COPD. Chest 2001; 119:1661-1670.<br />
27. Alsaeedi A,Sin DD,McAlister FA:The effects of inhaled<br />
corticosteroids in chronic obstructive pulmonary<br />
disease: a systematic review of randomized placebocontrolled<br />
trials. Am J Med 2002; 113:59-65.<br />
28. Calverley PMA: Inhaled corticosteroids are beneficial<br />
in chronic obstructive pulmonary disease Am J<br />
Respir Crit Care Med 2000; 161:341-343.<br />
29. Barnes PJ: Inhaled corticosteroids are not beneficial<br />
in chronic obstructive pulmonary disease Am J Respir<br />
Crit Care Med 2000; 161:342-344.<br />
57<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
30. Gizycki MJ, Hattotuwa KL, Barnes N et al: Effects<br />
of fluticasone propionate on inflammatory cells in<br />
COPD: an ultrastructural examination of endobronchial<br />
biopsy tissue.Thorax 2002; 57:799-803.<br />
31. Barnes PJ: Efficacy of inhaled corticosteroids in<br />
asthma. J Allergy Clin Immunol 1998; 102:531-538.<br />
3<strong>2.</strong> Nishimura K, Koyama H, Ikeda A et al:The effect of<br />
high-dose inhaled beclomethasone dipropionate in<br />
patients with stable COPD. Chest 1999; 115:31-37.<br />
33. Cook D, Guyatt G, Wong E et al: Regular versus<br />
as-needed short-acting inhaled β-agonist therapy<br />
for chronic obstructive pulmonary disease. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2001; 163:85-90.<br />
34. Johnson M e Rennard S: Alternative mechanisms<br />
for long-acting β2-adrenergic agonists in COPD.<br />
Chest 2001; 120:258-270.<br />
35. Lee E, Smith J, Robertson T et al: Salmeterol and<br />
inhibitors of phosphodiesterase 4 (PDE-4) induce<br />
apoptosis in neutrophils from asthmatics: β-adrenergic<br />
receptor-mediated salmeterol activity and additive<br />
effects with PDE4 inhibitors. Am J Respir Crit<br />
Care Med 1999; 159:A329.<br />
36. Cox G: Glucocorticoid treatment inhibits apoptosis<br />
in human neutrophils. J Immunol 1995;<br />
193:4719-4725.<br />
37. Cazzola M, Di Lorenzo G, Di Perna F et al: Additive<br />
effects of salmeterol and fluticasone or theophylline<br />
in COPD. Chest 2000; 118:1576-1581.<br />
38. Mahler DA,Wire P, Horstman D et al: Effectiveness<br />
of fluticasone propionate and salmeterol combination<br />
delivered via the Diskus device in the treatment<br />
of chronic obstructive pulmonary disease.Am<br />
J Respir Crit Care Med 2002; 166:1084-1091.<br />
39. Calverley PMA, Pauwels RA,Vestbo J et al: Salmeterol/fluticasone<br />
propionate combination for one<br />
year provides greater clinical benefit than its individual<br />
components. Am J Respir Crit Care Med<br />
2002; 165:A98.<br />
40. Soriano JB, Vestbo J, Pride NB et al: Survival in<br />
COPD patients after regular use of fluticasone propionate<br />
and salmeterol in general practice. Eur Respir<br />
J 2002; 20:819-825.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Antiossidanti e mucoregolatori<br />
Dario Olivieri, Mario Del Donno, Alessia Verduri<br />
L<br />
’ipersecrezione di muco è uno dei sintomi principali<br />
della BPCO. Nonostante il principale<br />
agente eziologico della malattia sia l’esposizione al<br />
fumo di tabacco, altri fattori di rischio come l’inquinamento<br />
ambientale, il deficit di α1-antitripsi na e le infezioni respiratorie ricorrenti possono essere<br />
coinvolti1. L’esposizione cronica a tali fattori e/o alle infezioni<br />
conduce a ipertrofia e iperplasia delle cellule<br />
ghiandolari secernenti muco, presenti nella sottomucosa<br />
dell’epitelio. Le conseguenze sul piano clinico<br />
sono tosse ed espettorazione. L’ipersecrezione<br />
di muco può contribuire a esacerbazioni acute ricorrenti<br />
e il conseguente peggioramento dell’ostruzione<br />
delle vie aeree influenza la prognosi della<br />
malattia<strong>2.</strong> Un ruolo patogenetico importante nelle patologie<br />
polmonari croniche è rivestito, inoltre, dallo<br />
stress infiammatorio di tipo ossidativo, dato da<br />
un aumento del carico ossidante. I radicali ossidanti<br />
(o specie reattive dell’ossigeno) sono infatti<br />
prodotti fisiologicamente durante la respirazione<br />
cellulare e in corso di stati infiammatori,<br />
per esempio, quelli a scopo di difesa antibatterica.<br />
In entrambe le condizioni il carico ossidante<br />
viene controbilanciato dalle difese antiossidanti<br />
naturali3.Tuttavia, in alcune circostanze,<br />
come nelle patologie respiratorie croniche, l’equilibrio<br />
ossidanti/antiossidanti, esistente in condizioni<br />
fisiologiche, può alterarsi a vantaggio dei<br />
primi. Lo stress ossidativo conseguente è definito<br />
pertanto come aumento del carico ossidante<br />
per incremento della produzione di radicali liberi<br />
oppure per diminuzione delle difese antiossidanti,<br />
più spesso però per entrambi i fenomeni4.<br />
Tali concetti sull’ipersecrezione di muco e sui radicali<br />
ossidanti presentano notevoli implicazioni<br />
fisiopatologiche e terapeutiche nelle patologie<br />
polmonari ad andamento cronico. Scopo di questo<br />
capitolo è di descrivere quali siano gli agenti<br />
antiossidanti, naturali e farmacologici, e gli<br />
agenti mucoregolatori, valutandone il ruolo in terapia.<br />
58<br />
LE SOSTANZE<br />
ANTIOSSIDANTI NATURALI<br />
Le sostanze di difesa antiossidanti naturali possono<br />
essere di tipo intracellulare o di tipo extracellulare<br />
e possono anche essere suddivise in sistemi enzimatici<br />
e fattori non-enzimatici. I principali sistemi<br />
enzimatici sono la glutatione perossidasi, la superossidodismutasi<br />
(SOD) e la catalasi.<br />
Un ruolo chiave nella protezione intra ed extracellulare<br />
del danno ossidativo nei polmoni è svolto<br />
dal glutatione ridotto (GSH). Il glutatione è un<br />
tripeptide ubiquitario, costituito da acido glutamico,<br />
cisteina e glicina (γglu-cys-gly), di basso peso<br />
molecolare, idrosolubile, in elevate concentrazioni<br />
intracellulari, che si forma a partire dal glutatione<br />
bisolfuro e dagli ioni idrogeno (H +).Viene impiegato<br />
dall’enzima glutatione perossidasi, tetramero<br />
contenente quattro atomi di selenio e in grado di<br />
ridurre il perossido d’idrogeno (H 2O 2), per formare<br />
glutatione ossidato GSSG 5. In condizioni fisiologiche<br />
le cellule mantengono elevato il rapporto<br />
GSH/GSSG (normalmente >90%) come<br />
protezione da idroperossidi (per esempio H 2O 2 ) e<br />
lipoperossidi. Il GSSG è nuovamente ridotto a<br />
GSH dalla glutatione reduttasi insieme all’enzima<br />
glucosio-6-fosfato-deidrogenasi. Glutatione perossidasi<br />
e glutatione reduttasi si trovano soprattutto<br />
nel citoplasma, ma una glutatione perossidasi è presente<br />
anche nel plasma extracellulare 5. Il polmone<br />
è uno dei siti di deposito più importanti del GSH.<br />
Riguardo all’ambiente extracellulare, il liquido di<br />
rivestimento epiteliale (epithelial lining fluid, ELF)<br />
è ricco di GSH, deputato a contrastare l’eventuale<br />
stress ossidativo. Le concentrazioni di GSH variano<br />
in base al tratto <strong>respiratorio</strong>, diventando più<br />
elevate verso le vie aeree inferiori. È stato evidenziato,<br />
inoltre, che il GSH è abbondantemente rappresentato<br />
nell’ELF in concentrazione 100 volte<br />
superiore rispetto al plasma 6,7. Il principale enzima<br />
deputato alla sintesi del glutatione è la γ-glutamil-cisteina<br />
sintetasi (γ-GCS). Sia l’espressione<br />
genica di GSH sia quella di γ-GCS sono modulate<br />
da ossidanti, antiossidanti, agenti infiammatori e
antinfiammatori nelle cellule polmonari. Il GSH<br />
serve, inoltre, come forma di trasporto e deposito<br />
per la cisteina ed è cofattore di numerose reazioni<br />
enzimatiche 5.<br />
Altro sistema enzimatico è dato dalla superossidodismutasi<br />
(SOD), presente in tre forme isoenzimatiche:la<br />
manganese-SOD,inducibile e localizzata nei<br />
mitocondri,la Cu-Zn-SOD,non inducibile e situata<br />
prevalentemente nel citoplasma, ma presente anche<br />
nel nucleo, e la Cu-Zn-SOD posta nella matrice<br />
extracellulare. La SOD catalizza la trasformazione<br />
dell’anione superossido (O <strong>2.</strong> -) in H 2O 2, la cui concentrazione<br />
è comunque ridotta da catalasi e glutatione<br />
perossidasi 8. Infine la catalasi, sistema enzimatico<br />
tetramerico contenente eme e presente soprattutto<br />
nei perossisomi, va incontro a reazioni alterne<br />
di ossidazione e riduzione in presenza di H 2O 2 8 .<br />
Tra i sistemi non enzimatici è compreso lo strato di<br />
muco superficiale delle vie aeree, che svolge un<br />
ruolo chiave. Altri fattori non enzimatici sono lattoferrina,<br />
ferritina, vitamina E (α-tocoferolo, antiossidante<br />
liposolubile che contrasta la perossidazione<br />
lipidica), vitamina A e β-carotene (provitamina<br />
A naturale), vitamina C, flavonoidi (antiossidanti<br />
vegetali), bilirubina, taurina, metionina, minerali,come<br />
selenio,manganese e rame,e acido urico<br />
9.Agiscono come antiossidanti anche le proteine<br />
plasmatiche (albumina, transferrina, ceruloplasmina),<br />
presenti nel fluido extracellulare e aumentate<br />
in corso di infiammazione acuta.<br />
LE SOSTANZE ANTIOSSIDANTI<br />
FARMACOLOGICHE<br />
Quando le difese antiossidanti naturali risultano poco<br />
efficaci o sono superate dal carico ossidante, diventa<br />
necessario e razionale l’utilizzo di sostanze<br />
antiossidanti farmacologiche.<br />
La ricerca farmacologica si è orientata sul GSH.<br />
Nei casi di deficit di glutatione o per necessità di<br />
aumentarne le concentrazioni per stress ossidativo,<br />
il GSH può essere somministrato per via endovenosa,<br />
anche se in questo caso ha emivita breve e<br />
non raggiunge il polmone 10. Inoltre, sembra non<br />
sia sufficientemente trasportato nelle cellule animali<br />
e se in eccesso può essere fonte di radicali tiolici<br />
nello stress ossidativo 11.<br />
Un’altra applicazione interessante riguarda la somministrazione<br />
di precursori del GSH come la cisteina.<br />
Tuttavia, la cisteina viene rapidamente me-<br />
59<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
tabolizzata e trasformata in cistina, che è neurotossica,<br />
per cui non è assolutamente utilizzata 12 .<br />
Conoscere la regolazione molecolare della sintesi<br />
del glutatione da parte della γ-glutamil cisteina sintetasi<br />
(γ-GCS) può offrire alcune speranze nel trattamento<br />
del danno ossidativo polmonare. Il GSH<br />
cellulare può essere aumentato incrementando l’attività<br />
della γ-GCS mediante tecniche di trasferimento<br />
genico. Attualmente tali tecniche sono comunque<br />
troppo costose per essere considerate nel<br />
trattamento clinico della BPCO.<br />
Anche vitamina C, vitamina E e β-carotene sono<br />
stati analizzati in diversi studi per la loro attività antiossidante,<br />
ma le evidenze attuali sono incomplete<br />
e insufficienti per ritenere tali composti capaci<br />
di ridurre il danno ossidativo 13.<br />
Le possibilità di prevenzione e di terapia antiossidante,<br />
soprattutto in campo polmonare, sono date<br />
essenzialmente dalla N-acetilcisteina (NAC). La<br />
NAC è un composto donatore di gruppi sulfidrici<br />
(-SH) e di cisteina, ed è noto da tempo come<br />
farmaco ad attività mucolitica. Tuttavia, i più recenti<br />
dati di letteratura confermano che l’attività<br />
più rilevante, e anche più utile sul piano clinico, è<br />
quella antiossidante.<br />
La NAC riduce i ponti disolfuro e la sua attività<br />
antiossidante si manifesta in modo diretto o indiretto.<br />
L’azione antiossidante diretta è data dall’interazione<br />
chimica, non enzimatica, dei gruppi tiolici<br />
liberi (-SH) della NAC con sostanze fortemente<br />
ossidanti come H 2O 2, anione superossido e radicali<br />
idrossilici, presenti nella sede dell’infiammazione.<br />
Quest’azione è dose-dipendente e si manifesta anche<br />
a livello extracellulare. Tuttavia, la reazione ha<br />
velocità minore rispetto a quella catalizzata dalla<br />
glutatione perossidasi. L’altra azione antiossidante è<br />
quella indiretta in quanto precursore del glutatione<br />
ridotto, fornendo cisteina per la sintesi di GSH.<br />
Quest’azione “GSH-agonista” si realizza a livello<br />
intracellulare e il suo effetto è tanto più marcato<br />
quanto maggiore è la deplezione delle riserve endogene<br />
di glutatione 14,15.<br />
Altro farmaco con proprietà antiossidanti è la Nacistelina<br />
(NAL), sale di lisina dell’N-acetilcisteina<br />
e composto tiolico, perché contiene gruppi solforati.Studi<br />
di comparazione con la NAC hanno mostrato<br />
che anche la NAL, sebbene in misura lievemente<br />
inferiore, sembra aumentare il glutatione intracellulare<br />
nelle cellule epiteliali alveolari e inibire<br />
il rilascio di H 2O 2 e anione superossido da parte<br />
di neutrofili presenti nel sangue periferico di fumatori<br />
e pazienti con BPCO 16.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
RUOLO IN TERAPIA<br />
E NELLE LINEE GUIDA<br />
DEI FARMACI ANTIOSSIDANTI<br />
Riguardo la pratica clinica, l’unica sostanza utile tra<br />
tutti i farmaci antiossidanti è la NAC. Studi sull’efficacia<br />
clinica della NAC sono iniziati diversi anni<br />
fa. Nella gran parte di essi il farmaco, somministrato<br />
per via orale in soggetti affetti da bronchite cronica<br />
o BPCO, è stato valutato in termini di benessere generale<br />
del paziente e di riduzione dei giorni di malattia<br />
17-19. Numerosi studi clinici controllati, la maggior<br />
parte in doppio cieco vs placebo, dimostrano<br />
l’utilità della NAC nel prevenire le riacutizzazioni in<br />
pazienti con BPCO e sono stati raccolti e riesaminati<br />
di recente in due metanalisi indipendenti 20,21.<br />
La prima 20 ha analizzato tutti i lavori pubblicati tra<br />
il 1980 e il 1995, selezionandone 8 e dimostrando<br />
che il trattamento orale con NAC, per 3-6 mesi a<br />
dosaggi fino a 1.200 mg/die, riduce le riacutizzazioni<br />
bronchiali del 23%, individuando un vantaggio<br />
significativo rispetto al placebo.<br />
La seconda metanalisi 21 ha selezionato 11 studi tra<br />
quelli pubblicati tra il 1976 e il 1994, valutando il<br />
numero di riacutizzazioni, la variazione dei sintomi<br />
e gli effetti collaterali. Riguardo le riacutizzazioni, i<br />
pazienti in terapia con NAC hanno riportato un numero<br />
significativamente minore di episodi e anche<br />
per il miglioramento sintomatologico la NAC si è<br />
dimostrata vantaggiosa rispetto al placebo. Nessuna<br />
differenza tra NAC e placebo è stata riportata in termini<br />
di effetti collaterali. Gli autori delle due metanalisi<br />
hanno concluso che un trattamento orale con<br />
NAC per 3-6 mesi riduce il rischio di riacutizzazioni<br />
e migliora i sintomi in pazienti con BPCO.<br />
È noto inoltre da tempo che pazienti con BPCO<br />
esalano più H 2O 2 rispetto ai soggetti normali 2<strong>2.</strong> Si è<br />
osservato di recente, misurandone la concentrazione<br />
nell’espirato condensato, che un trattamento orale<br />
con NAC a lungo termine a dosaggio di 600 mg/die<br />
per 12 mesi attenua la formazione di H 2O 2 nelle vie<br />
aeree di pazienti con BPCO 23. Inoltre, uno studio<br />
di confronto tra la dose di 1.200 mg/die rispetto a<br />
600 mg/die di trattamento orale con NAC in pazienti<br />
con BPCO di grado lieve-moderato ha mostrato<br />
un vantaggio in termini di incremento dei parametri<br />
respiratori funzionali e di effetti antiossidanti<br />
con la dose maggiore 24.Aumentando quindi il dosaggio<br />
del farmaco si avrebbe potenziamento dell’azione<br />
mucolitica (effetto di primaria importanza per<br />
pazienti con ipersecrezione di muco), miglioramen-<br />
60<br />
to dei sintomi e della funzione respiratoria con conseguente<br />
beneficio sulla qualità di vita dei soggetti.<br />
Dai dati della letteratura è pertanto emerso che gli<br />
antiossidanti possono essere inclusi nelle linee guida<br />
internazionali sul trattamento della BPCO, possedendo<br />
evidenza di tipo B 25.<br />
I FARMACI MUCOATTIVI:<br />
MUCOREGOLATORI<br />
E MUCOLITICI<br />
Il muco presente fisiologicamente nelle vie aeree è<br />
composto per il 95% da acqua, per il 2% da glicoproteine<br />
(mucine), per l’1% da ioni, per l’1% da lipidi<br />
e per un altro 1% da altre proteine e proteoglicani.<br />
Nelle situazioni con ipersecrezione di muco<br />
la proporzione relativa e la quantità dei costituenti<br />
del muco sono alterate e può variare la natura<br />
delle glicoproteine. In particolare, il contenuto<br />
di proteine è aumentato nell’espettorato mucoide,<br />
mentre nell’espettorato purulento aumenta il<br />
contenuto sia di proteine sia di lipidi ed è presente<br />
DNA. Le variazioni biochimiche della composizione<br />
del muco sono correlate alle proprietà reologiche<br />
e alla clearance mucociliare 26.<br />
Un farmaco mucoregolatore è un agente che possiede,<br />
come azione primaria, la capacità di modificare<br />
la produzione e la secrezione di muco e/o di<br />
interagire con l’epitelio mucociliare 26,27.<br />
Nei pazienti affetti da BPCO l’ipersecrezione di<br />
muco, che si realizza per ipertrofia e iperplasia delle<br />
cellule secretorie, contribuisce a riacutizzazioni<br />
frequenti, caratterizzate da tosse ed espettorazione.<br />
Ne deriva quindi un razionale per l’impiego dei<br />
farmaci mucoregolatori nell’ipersecrezione cronica<br />
di muco.<br />
I farmaci mucoattivi comprendono i farmaci mucoregolatori<br />
e quelli mucolitici. I composti mucoregolatori<br />
hanno un meccanismo d’azione indiretto,potendo<br />
alterare le caratteristiche biochimiche della secrezione<br />
cellulare di muco.Tale tipo di meccanismo<br />
porta alla produzione di muco meno viscoso, per<br />
modificazione della sintesi intracellulare di mucine.<br />
Tra questi composti sono compresi ambroxol, carbocisteina<br />
(sale di lisina monoidrato) ed erdosteina <strong>2.</strong><br />
Nell’ambito di questo gruppo l’ambroxol ha mostrato,in<br />
uno studio in vivo,di aumentare il trasporto<br />
mucociliare valutato in soggetti fumatori con notevole<br />
ipersecrezione 28 e di ridurre il numero di riacutizzazioni<br />
migliorando l’espettorazione in pa-
zienti bronchitici cronici 29. Recentemente, in laboratorio<br />
è stata studiata l’attività antiossidante di ambroxol<br />
e carbocisteina, evidenziando riduzione nella<br />
produzione di specie reattive dell’ossigeno 30,31.<br />
I composti mucolitici,invece, prevedono un meccanismo<br />
diretto di rottura della struttura fibrillare del<br />
muco, agendo sui ponti disolfuro delle glicoproteine<br />
e/o sulla secrezione di glicoproteine, lipidi, altre<br />
proteine e sul contenuto di acqua. Infatti, i farmaci<br />
mucolitici contengono gruppi tiolici e la rottura<br />
dei ponti disolfuro, che legano glicoproteine e<br />
altri costituenti del muco, avviene per reazione con<br />
il gruppo tiolico libero della cisteina.<br />
Il principale farmaco mucolitico è la N-acetilcisteina<br />
(NAC), che presenta, come s’è detto, anche<br />
un importante effetto antiossidante,essendo una sostanza<br />
riducente 26.L’effetto mucolitico della NAC<br />
si realizza perché il farmaco riduce la viscosità del<br />
muco e migliora la clearance mucociliare 3<strong>2.</strong><br />
Al gruppo dei composti mucolitici appartiene anche<br />
il glicerolo iodinato, farmaco che facilita la rottura<br />
delle proteine del muco mediante enzimi proteolitici,<br />
dando tosse ed espettorazione più efficaci<br />
e riducendo la durata media della riacutizzazione 27.<br />
Infine, fra i farmaci mucoattivi, si possono considerare<br />
quelli che agiscono direttamente sul trasporto<br />
mucociliare, come i β 2-agonisti 33,i quali accelerano<br />
il trasporto mucociliare nella bronchite<br />
cronica come alcuni mucoattivi 32,34.<br />
RUOLO IN TERAPIA DEI<br />
FARMACI MUCOREGOLATORI<br />
I soggetti affetti da bronchite cronica o da BPCO<br />
possono avere esperienza di ricorrenti riacutizzazioni<br />
con peggioramento dei sintomi e aumento di<br />
quantità e purulenza dell’escreato. Anche se le riacutizzazioni<br />
possono essere trattate con antibiotici e<br />
steroidi, sono utili altri trattamenti in grado di diminuire<br />
frequenza e durata di tali episodi. I composti<br />
mucolitici migliorano l’espettorazione del muco riducendo<br />
viscosità e ipersecrezione <strong>2.</strong> Questi farmaci<br />
possono quindi essere di beneficio nel determinare<br />
minori esacerbazioni nei soggetti con BPCO che<br />
presentano un numero elevato di riacutizzazioni.<br />
In realtà esiste una notevole differenza nella prescrizione<br />
di farmaci mucolitici nei vari paesi, soprattutto<br />
per il riscontro o meno della loro validità<br />
terapeutica; per esempio in Europa tali composti<br />
sono ampiamente prescritti, mentre in paesi come<br />
61<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
la Gran Bretagna e l’Australia vengono utilizzati<br />
poco perché considerati inefficaci 35.<br />
In particolare, il maggior uso dei farmaci mucolitici,<br />
soprattutto della NAC, è ancora oggi quello per<br />
via aerosolica in corso di bronchite acuta con ipersecrezione<br />
di muco.Tuttavia, la maggior parte degli<br />
ultimi lavori ne valuta la somministrazione per via<br />
orale, soprattutto in pazienti con BPCO e alcuni<br />
studi dimostrano che un trattamento orale a lungo<br />
termine con mucolitici può associarsi a minor numero<br />
di riacutizzazioni e giorni di malattia 35.<br />
Nonostante tali dati,l’accettazione di questi farmaci<br />
nelle linee guida internazionali sulla BPCO è tuttora<br />
contrastata per mancanza di trials clinici controllati,<br />
e non viene consigliato il loro impiego diffuso<br />
riportando essi un’evidenza di tipo D 25.<br />
Saranno quindi necessari in futuro studi clinici controllati<br />
per esaminare l’efficacia dei farmaci mucolitici<br />
in pazienti con prolungate e severe riacutizzazioni<br />
o con frequenti ricoveri ospedalieri, così<br />
come l’impiego di tali composti in corso di riesacerbazioni<br />
acute.<br />
CONCLUSIONI<br />
Una delle caratteristiche principali della BPCO è<br />
l’ipersecrezione di muco, che si manifesta sul piano<br />
clinico con i sintomi tosse ed espettorazione.<br />
L’ipersecrezione di muco contribuisce alle riacutizzazioni<br />
ricorrenti e al conseguente peggioramento<br />
dell’ostruzione delle vie aeree.<br />
Nella patogenesi delle <strong>malattie</strong> polmonari croniche<br />
riveste però un ruolo significativo anche lo stress<br />
ossidativo, dato da aumento del carico ossidante per<br />
incremento della produzione di radicali liberi oppure<br />
per diminuzione delle difese antiossidanti.<br />
Tali fenomeni hanno notevoli implicazioni fisiopatologiche<br />
e terapeutiche nei soggetti affetti da patologie<br />
polmonari ad andamento cronico. Le linee<br />
guida internazionali della BPCO indicano infatti<br />
che gli obiettivi del trattamento sono alleviare i sintomi,<br />
ridurre il numero di riacutizzazioni, limitare<br />
il declino della funzionalità respiratoria, migliorando<br />
la qualità di vita dei pazienti.<br />
La misura di prevenzione più importante resta indubbiamente<br />
evitare l’esposizione ai fattori di rischio,<br />
come il fumo di tabacco.Tuttavia, una volta<br />
posta diagnosi di BPCO, si deve cercare di modificare<br />
la storia naturale della malattia. A tale scopo<br />
l’utilizzo di farmaci in grado di ridurre le riesacerbazioni<br />
e migliorare la sintomatologia appare sem-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
pre più indicato. Su questa linea si pongono i farmaci<br />
mucolitici e soprattutto i composti antiossidanti,<br />
come la NAC, che hanno già trovato una sicura<br />
collocazione nelle linee guida.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Rennard SI: COPD: Overview of definitions, epidemiology,<br />
and factors influencing its development.<br />
Chest 1998; 113:235S-241S.<br />
<strong>2.</strong> Olivieri D e Del Donno M: Mucoactive drugs in<br />
the management of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Monaldi Arch Chest Dis 1998; 53:714-719.<br />
3. MacNee W e Rahman I: Oxidants and antioxidants<br />
as therapeutic targets in chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
160:S58-S65.<br />
4. Repine JE, Bast A, Lankhorst I,The Oxidative Stress<br />
Study Group: Oxidative stress in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
1997; 156:341-357.<br />
5. Rahman I e MacNee W: Lung glutathione and oxidative<br />
stress: implications in cigarette smoke-induced<br />
airway disease. AJP-Lung Cellular and Molecular<br />
Physiology 1999; 277:L1067-L1088.<br />
6. Cross CE, van der Vliet A, O’Neill CA, Louie S,<br />
Halliwell B: Oxidants, antioxidants, and respiratory<br />
tract lining fluids. Environ Health Perspect 1994;<br />
102:185-191.<br />
7. Kelly FJ: Glutathione: in defence of the lung. Food<br />
Chem Toxicol 1999; 37:963-966.<br />
8. Repine JE e Heffner JE: Lung antioxidants. In Crystal<br />
RG, West JB, Weibel PJ, Barnes PJ (Eds): The<br />
lung: scientific foundations. Lippincott-Raven Publishers<br />
1997:2259-2269.<br />
9. Halliwell B: Antioxidants in human health and disease.<br />
Ann Rev Nutr 1996; 16:33-50.<br />
10. Meister A e Anderson M: Glutathione. Annu Rev<br />
Biochem 1983; 52:711-760.<br />
11. MacNee W, Bridgeman MME, Marsden M et al:<br />
The effects of N-acetylcysteine and glutathione on<br />
smoke-induced changes in lung phagocytes and<br />
epithelial cells. Am J Med 1991; 90:60-66.<br />
1<strong>2.</strong> Heffner JE e Repine JE: Pulmonary strategies of<br />
antioxidant defence. Am Rev Respir Dis 1989;<br />
140:531-554.<br />
13. Mc Call M e Frei B: Can antioxidant vitamins materially<br />
reduce oxidative damage in humans? Free<br />
Radical Biol Med 1999; 26:1034-1053.<br />
14. Moldeus P, Gotgreave IA, Berggren M: Lung protection<br />
by a thiol-containing antioxidant: Nacetylcysteine.<br />
Respiration 1986; 50:31-4<strong>2.</strong><br />
62<br />
15. Arouma O, Halliwell B, Hoey B et al: The antioxidant<br />
action of N-acetylcysteine: its reaction<br />
with hydrogen peroxide, hydroxil radical, superoxide<br />
and hypochlorous acid. Free Radical Biol<br />
Med 1989; 6:593-597.<br />
16. Gillissen A, Jaworska M, Orth M et al: Nacystelyn,<br />
a novel lysine salt of N-acetylcysteine, to augment<br />
cellular antioxidant defence in vitro. Respir Med<br />
1997; 91:159-168.<br />
17. Boman G, Bäcker U, Larsson S et al: Oral acetylcysteine<br />
reduces exacerbation rate in chronic bronchitis:<br />
Report of a trial organized by the Swedish<br />
Society for Pulmonary Diseases. Eur J Respir Dis<br />
1983; 64:405-415.<br />
18. McGavin CR e the British Thoracic Society Research<br />
Committee: Oral N-acetylcysteine and exacerbation<br />
rates in patients with chronic bronchitis and<br />
severe airways obstruction.Thorax 1985;40:832-835.<br />
19. Rasmussen JB e Glennow C: Reduction in days of<br />
illness after long-term treatment with N-acetylcysteine<br />
controlled-release tablets in patients with chronic<br />
bronchitis. Eur Respir J 1988; 1:351-355.<br />
20. Grandjean EM, Berthet P, Ruffmann R et al: Efficacy<br />
of oral long-term N-acetylcysteine in chronic<br />
bronchopulmonary disease: a meta-analysis of published<br />
double-blind, placebo-controlled clinical<br />
trials. Clin Ther 2000; 22:209-221.<br />
21. Stey C, Steurer J, Bachmann S et al:The effect of oral<br />
N-acetylcysteine in chronic bronchitis: a quantitative<br />
systematic review. Eur Respir J 2000; 16:253-26<strong>2.</strong><br />
2<strong>2.</strong> Dekhuijzen PNR, Aben KKH, Dekker I et al: Increased<br />
exhalation of hydrogen peroxide in patients<br />
with stable and unstable chronic obstructive pulmonary<br />
disease.Am J Respir Crit Care Med 1996;<br />
154:813-816.<br />
23. Kasielski M e Nowak D: Long-term administration<br />
of N-acetylcysteine decreases hydrogen peroxide<br />
exhalation in subjects with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Respir Med 2001; 95:448-456.<br />
24. Allegra L, Blasi F, Capone P et al: High doses of<br />
NAC (N-acetylcysteine):mucolytic and antioxidant<br />
activities. Giorn It Mal Tor 2002; 56:193-20<strong>2.</strong><br />
25. Workshop report “Global Initiative for the diagnosis,<br />
management and prevention of chronic obstructive<br />
lung diseases” (GOLD). NHLBI, WHO.<br />
Am J Resp Crit Care Med 2001; 163:1256-1275.<br />
26. Task Group on Mucoactive Drugs: Recommendations<br />
for guidelines on clinical trials of mucoactive<br />
drugs in chronic bronchitis and chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Chest 1994; 106:1532-1537.<br />
27. Petty TL:The National Mucolytic Study. Results of<br />
a randomized, double-blind, placebo-controlled
study of iodinated glycerol in chronic obstructive<br />
bronchitis. Chest 1990; 97:75-83.<br />
28. Olivieri D, Marsico SA, Iliano A et al: In vivo measurement<br />
of drug effect on mucociliary transport.<br />
Eur J Respir Dis 1983; 64(128):551-553.<br />
29. Olivieri D, Zavattini G,Tomasini G et al:Ambroxol<br />
for the prevention of chronic bronchitis exacerbations:<br />
long-term multicenter trial. Respiration<br />
1987; 51:42-51.<br />
30. Teramoto S, Suzuki M, Ohga E et al: Effects of ambroxol<br />
on spontaneous or stimulated generation of<br />
reactive oxygen species by bronchoalveolar lavage<br />
cells harvested from patients with or without chronic<br />
obstructive pulmonary diseases. Pharmacology<br />
1999; 59:135-141.<br />
COS’È?<br />
63<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
31. Pinamonti S,Venturoli L, Leis M et al: Antioxidant<br />
activity of carbocysteine lysine salt monohydrate.<br />
Panminerva Med 2001; 43:215-220.<br />
3<strong>2.</strong> Olivieri D, Marsico SA, Del Donno M: Improvement<br />
of mucociliary transport in smokers by mucolytics.<br />
Eur J Respir Dis 1985; 66:142-145.<br />
33. Lafortuna CL e Fazio F:Acute effect of inhaled salbutamol<br />
on mucociliary clearance in health and chronic<br />
bronchitis. Respiration 1984; 45:111-123.<br />
34. Santolicandro A, Baldi S, Giuntini C:The effect of<br />
a new expectorant drug on mucus transport in chronic<br />
bronchitis. J Aerosol Med 1995; 8:33-4<strong>2.</strong><br />
35. Poole PJ e Black PN: Oral mucolytic drugs for exacerbations<br />
of chronic obstructive pulmonary disease:<br />
systematic review. BMJ 2001; 322:1271-1274.<br />
Ossigenoterapia domiciliare a lungo termine<br />
Ciro Rampulla, Nicola Barbarito, Enrico Clini<br />
Si definisce ossigenoterapia a lungo termine (long<br />
term oxygen therapy, LTOT) la somministrazione<br />
di ossigeno per almeno 15 ore al giorno.Alcuni autori<br />
aggiungono l’aggettivo domiciliare per sottolinearne<br />
l’impiego continuativo, al di fuori degli<br />
episodi di ospedalizzazione.<br />
Le prime documentazioni sull’utilizzo dell’ossigeno<br />
a fini terapeutici risalgono alla fine del 1700;<br />
successivamente questo gas è stato utilizzato in modo<br />
discontinuo e soprattutto in casi di emergenza<br />
sino a quando agli inizi degli anni ’80 è avvenuta<br />
la definitiva consacrazione dell’uso della LTOT per<br />
i pazienti con BPCO ipossiemici in seguito alla<br />
pubblicazione di due studi randomizzati e controllati<br />
da parte di autori inglesi 1 e americani <strong>2.</strong><br />
COSA FA?<br />
L’ossigenoterapia rappresenta l’intervento terapeutico<br />
elettivo in tutte le situazioni cliniche caratterizzate<br />
da marcata ipossiemia, acuta e cronica, e ha<br />
lo scopo di correggere lo stato di ipossia cellulare<br />
e i sintomi secondari alla sofferenza ipossica dei vari<br />
organi e apparati.<br />
I meccanismi fisiopatologici dell’ipossia nella BPCO<br />
e le sue conseguenze a carico dei diversi organi e<br />
apparati sono descritti nel secondo di questi “Quaderni<br />
della BPCO” 3,a cui si rimanda. Qui ci limitiamo<br />
a ricordare che l’ossigenoterapia di per sé<br />
è in grado solo di elevare la concentrazione di ossigeno<br />
nell’aria inspirata (FIO 2), ma l’effetto finale<br />
sul sangue arterioso (cioè sul livello di PaO 2) è strettamente<br />
legato anche alle condizioni ventilatorie e<br />
anatomiche del polmone. Inoltre, la distribuzione<br />
dell’ossigeno ai tessuti periferici (“oxygen delivery”)<br />
dipende dalla pompa cardiaca, dall’emoglobina<br />
e dal circolo periferico.<br />
EFFETTI DELL’OSSIGENOTERAPIA<br />
A LUNGO TERMINE<br />
NEI PAZIENTI CON BPCO<br />
L’ossigeno deve essere considerato come un qualsiasi<br />
altro farmaco che ha differenti effetti, favorevoli<br />
e indesiderati, alcuni che si manifestano precocemente<br />
e altri sul lungo periodo.<br />
Gli effetti sui parametri fisiologici della LTOT sono<br />
ritenuti risultati intermedi,mentre gli effetti sul-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
la qualità della vita e sulla sopravvivenza sono i veri<br />
risultati clinicamente rilevanti.<br />
Effetto sul circolo polmonare<br />
È stato ampiamente documentato che nei pazienti<br />
con BPCO e ipossiemia i più importanti effetti<br />
fisiologici e clinici della LTOT (eseguita per almeno<br />
15 ore al giorno) sono costituiti dalle modificazioni<br />
emodinamiche a carico del piccolo circolo.<br />
Queste sono rappresentate principalmente da:<br />
● attenuazione o regressione della vasocostrizione<br />
ipossica;<br />
● riduzione delle resistenze vascolari polmonari<br />
(RVP);<br />
● riduzione della pressione arteriosa polmonare<br />
(PAP);<br />
● riduzione dei picchi di ipertensione polmonare<br />
sotto sforzo e durante il sonno 4-6.<br />
Weitzenblum et al. 5 hanno dimostrato che nei pazienti<br />
con BPCO e PaO 2
senza di un ematocrito superiore a 55 viene indicato<br />
tra i criteri di inclusione dei pazienti.<br />
Effetto sulla qualità della vita<br />
La qualità della vita nei pazienti con BPCO, come<br />
peraltro nella maggior parte dei pazienti cronici,<br />
è molto bassa, soprattutto nei pazienti che necessitano<br />
di LTOT 20. La maggior parte degli studi<br />
dimostra, utilizzando differenti strumenti di misura,<br />
un miglioramento della qualità della vita in corso<br />
di LTOT di modesta entità che appare correlato,<br />
più che a parametri fisiologici, alla riduzione<br />
della dispnea da sforzo e alla riduzione della ansietà<br />
21,2<strong>2.</strong><br />
I dispositivi di erogazione dell’ossigeno possono influire<br />
sulla qualità della vita dei pazienti a causa delle<br />
restrizione alle attività quotidiane, ma il loro effetto<br />
è stato valutato in modo non univoco 22,23.<br />
Effetto sulla sopravvivenza<br />
L’ossigeno somministrato per più di 15 ore al giorno<br />
è l’unico farmaco che ha dimostrato di aumentare<br />
la sopravvivenza dei pazienti BPCO con<br />
ipossiemia grave (PaO 2 55<br />
mmHg) 26,27. Recentemente è stato evidenziato che<br />
nella pratica clinica vengono ammessi alla LTOT<br />
pazienti non selezionati con comorbidità multiple,<br />
sottolineando come questo fatto possa impedire di<br />
apprezzare l’effetto dell’ossigenoterapia sulla sopravvivenza<br />
nei pazienti con BPCO 28. La speranza<br />
di vita di questi pazienti, infatti, è influenzata negativamente<br />
da molti fattori, comprendenti il grado<br />
di ipossiemia, l’ipertensione polmonare, il grado<br />
65<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
di ostruzione delle vie aree, l’età avanzata, lo stato<br />
nutrizionale, e forse l’ipercapnia, ma quest’ultima,<br />
secondo vari autori, non influenzerebbe la sopravvivenza<br />
dei pazienti BPCO, così come avrebbe un<br />
ruolo favorevole nei pazienti non ostruiti 28,29.<br />
INDICAZIONI CLINICHE<br />
DELL’OSSIGENOTERAPIA<br />
A LUNGO TERMINE<br />
NEI PAZIENTI CON BPCO<br />
L’American Thoracic Society 30, l’European Respiratory<br />
Society 31 e successivamente tutte le Società<br />
scientifiche nazionali hanno emesso linee guida per<br />
l’indicazione cliniche all’ossigenoterapia. Poiché<br />
questa terapia induce notevoli costi di gestione,pur<br />
avendo un favorevole rapporto costo/beneficio,<br />
anche i Servizi sanitari dei paesi industrializzati, fra<br />
cui le diverse Regioni italiane, si sono dati dei protocolli<br />
specifici per regolamentare le forniture di<br />
ossigeno o i rimborsi in base alle linee guida delle<br />
Società scientifiche 32 .Tuttavia, malgrado le linee<br />
guida diffuse in tutti i paesi, le modalità di prescrizione<br />
dell’ossigeno variano moltissimo 33.<br />
INDICAZIONI ASSOLUTE:<br />
OSSIGENOTERAPIA<br />
DOMICILIARE CONTINUA<br />
Nelle BPCO l’indicazione assoluta alla prescrizione<br />
di ossigeno è quella di un’ipossiemia continua caratterizzata<br />
da una PaO 2 stabilmente inferiore a 55<br />
mmHg (tabella <strong>2.</strong>5). L’ipossiemia viene considerata<br />
stabile quando è rilevata in almeno quattro determinazioni<br />
consecutive su sangue arterioso in stato<br />
di veglia e con paziente che respira aria ambiente a<br />
riposo da almeno 1 ora e al di fuori di una riacutizzazione.<br />
In tale caso i tempi di somministrazione<br />
di LTOT devono essere il più possibile vicini alle 24<br />
ore e comunque mai inferiori alle 18 ore/giorno.<br />
Viene anche considerata condizione di prescrizione<br />
assoluta la presenza di ipossiemia stabile caratterizzata<br />
da PaO 2 compresa fra 55 mmHg e 60 mmHg,<br />
ma accompagnata da ematocrito superiore a 55 e da<br />
segni evidenti di cuore polmonare (tabella <strong>2.</strong>5).<br />
Dopo la prescrizione di LTOT è necessario un monitoraggio<br />
continuo, al fine di valutare sia l’ade-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Tabella <strong>2.</strong>5 Criteri di prescrivibilità OLT per pazienti con BPCO<br />
Ipossiemia continua PaO 2 < 55 mmHg<br />
PaO 2 = 60 mmHg con: Ht > 55<br />
Segni di CPC<br />
Segni di CI<br />
Riscontro cardioaritmie<br />
PAPm > 25 mmHg<br />
Ipossiemia non continua Desaturazione notturna SaO2 < 90% per 30% della durata totale del sonno<br />
Risposta a test con O2 Desaturazione da sforzo SaO2 < 90% durante sforzo<br />
Risposta a test con O2 PaO 2 = pressione parziale di O 2 nel sangue arterioso; Ht = ematocrito; CPC = cuore polmonare cronico; CI = cardiopatia ischemica; PAPm =<br />
pressione arteriosa polmonare media; SaO 2 = saturazione ossiemoglobinica arteriosa.<br />
renza del paziente alla prescrizione di LTOT sia il<br />
permanere delle indicazioni alla terapia. È stato di<br />
recente dimostrato, infatti, che molti pazienti (fino<br />
al 60%) non soddisfano più i criteri per la prescrizione<br />
della LTOT dopo appena pochi mesi di<br />
trattamento 34.<br />
La LTOT deve essere prescritta dopo aver ottimizzato<br />
il trattamento farmacologico e quello riabilitativo<br />
e dopo aver sollecitato la sospensione del fumo<br />
di sigaretta.<br />
Devono essere prescritti flussi di ossigeno che permettano<br />
di ottenere una PaO 2 pari almeno a 60<br />
mmHg a riposo (l’emogasanalisi di controllo va eseguita<br />
dopo non meno di 30 minuti di somministrazione<br />
di ossigeno supplementare) ed è indispensabile<br />
raccomandare al paziente che la LTOT<br />
non deve essere sospesa durante il sonno o l’attività<br />
fisica quotidiana.<br />
Il peggioramento della PaO 2 durante esercizio fisico<br />
e/o durante sonno nei pazienti ipossiemici sottoposti<br />
a LTOT pone il problema dell’eventuale<br />
prescrizione di un incremento del flusso di ossigeno<br />
in queste due situazioni.<br />
Recentemente è stato dimostrato che il 48% dei<br />
pazienti non risulta ben ossigenato durante il sonno<br />
in corso di ossigenoterapia 35. Per prevenire tali<br />
desaturazioni notturne, le linee guida sulla BPCO<br />
dell’American Thoracic Society del 1995 30 raccomandano<br />
arbitrariamente di aumentare il flusso di<br />
ossigeno di 1 l/minuto durante il sonno in pazienti<br />
BPCO sottoposti a LTOT, riservando un monitoraggio<br />
ossimetrico notturno per ottimizzare il<br />
flusso di ossigeno nel sonno solo ai pazienti che<br />
mostrano segni di cuore polmonare malgrado un’adeguata<br />
ossigenazione diurna. Bisogna sottolineare<br />
che questa è un’indicazione di massima e sarebbe<br />
66<br />
più opportuno valutare nel singolo paziente sia l’entità<br />
degli episodi di desaturazione notturna sia il<br />
flusso di ossigeno minimo necessario a correggerli.<br />
Alcuni pazienti presentano desaturazioni,talora importanti,<br />
durante esercizio fisico anche in corso di<br />
LTOT e anche in questo caso l’indicazione data<br />
dalla maggior parte delle linee guida è genericamente<br />
quella di incrementare il flusso di ossigeno.<br />
Recentemente Guyatt et al. 36 hanno proposto un<br />
interessante protocollo formale per la prescrizione<br />
dell’ossigenoterapia a riposo e durante esercizio, simulando<br />
in ospedale le attività quotidiane e comparando<br />
le prescrizioni così effettuate con quelle<br />
fatte in sede extraospedaliera.<br />
Una situazione particolare, ma sempre più frequente,<br />
è rappresentata dagli spostamenti in aereo dei pazienti<br />
in ossigenoterapia 37. Durante il volo i soggetti<br />
sani non accusano sintomi, malgrado la PaO 2 probabilmente<br />
cada a 53-64 mmHg (con una SaO 2<br />
dell’85-91%). Tuttavia, l’altitudine può esacerbare<br />
l’ipossiemia in pazienti affetti da patologie respiratorie,<br />
per cui appare giustificato prestare un’attenzione<br />
particolare verso questo tipo di pazienti.<br />
Al fine di prevedere la PaO 2 di un paziente durante<br />
il volo esistono numerose equazioni che utilizzano<br />
misure di PaO 2 e FEV 1 fatte a livello del mare 38,<br />
derivate da studi effettuati quasi esclusivamente proprio<br />
su pazienti con BPCO. In questi pazienti potrebbe<br />
essere prescritto un supplemento di ossigeno<br />
durante il volo, se, durante i test all’ipossia, la PaO 2<br />
cade sotto a 50 mmHg o la SaO 2 sotto all’85% 37.<br />
Il significato clinico dell’ipossiemia temporanea indotta<br />
dall’altitudine in pazienti BPCO non è ancora<br />
chiaro. Gli studi controllati disponibili coinvolgono<br />
un numero ridotto di pazienti con patologia<br />
stabile e senza comorbidità. Inoltre, i test al-
l’ipossia non riproducono la durata del volo e le<br />
caratteristiche della cabina, e devono essere ancora<br />
indagati fattori addizionali di stress come l’attività<br />
fisica, il sonno, la disidratazione.<br />
INDICAZIONI RELATIVE:<br />
OSSIGENOTERAPIA<br />
DOMICILIARE NON CONTINUA<br />
Gli effetti benefici sopradescritti (su sopravvivenza,<br />
qualità della vita e circolo polmonare) dell’ossigenoterapia<br />
sono stati dimostrati nei pazienti BP-<br />
CO con ipossiemia 60 mmHg), sono state ampiamente<br />
descritte desaturazioni ossiemoglobiniche<br />
sia durante il sonno 40 sia durante l’esercizio fisico 41.<br />
Questa ipossiemia intercorrente ha dimostrati effetti<br />
fisiologici, acuti (vasocostrizione polmonare e aumentato<br />
lavoro miocardico) e forse cronici (ipertensione<br />
polmonare e cuore polmonare) 40,42, e determina<br />
un peggioramento della qualità della vita. L’ossigenoterapia<br />
non continua (non continuous oxygen<br />
therapy, NCOT), cioè fatta saltuariamente e comunque<br />
per meno di 15 ore al giorno, è suggerita<br />
durante l’esercizio e il sonno se questi si associano a<br />
ipossiemia 1 nei pazienti con BPCO e moderata ipossiemia,<br />
ma in effetti viene utilizzata in almeno la<br />
metà dei pazienti in ossigenoterapia domiciliare 43.<br />
Indicazioni<br />
dell’ossigenoterapia non continua<br />
durante esercizio fisico<br />
Alcuni pazienti con BPCO vanno incontro a desaturazione<br />
ossiemoglobinica durante esercizio fisico<br />
e risultano gravemente limitati nella capacità di eseguire<br />
sforzi o svolgere le comuni attività quotidiane.<br />
L’allenamento all’esercizio è importante per i pazienti<br />
BPCO perché contribuisce al ricondizionamento<br />
fisico, alleviando la dispnea e riducendo l’isolamento<br />
e la depressione. Pertanto, al fine di migliorare<br />
la qualità della vita di questi pazienti, appare<br />
logico intervenire sull’ipossiemia sottostante,<br />
sulla dispnea da sforzo e sulle aumentate richieste<br />
di ossigeno durante esercizio muscolare.<br />
67<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
L’ossigeno supplementare potrebbe migliorare la<br />
tolleranza all’esercizio grazie a vari fattori: correzione<br />
della dispnea, prevenzione della desaturazione<br />
durante esercizio fisico, correzione della vasocostrizione<br />
ipossica polmonare, riduzione della ventilazione<br />
e dell’iperinflazione dinamica associata, miglioramento<br />
del rilascio di ossigeno e del metabolismo<br />
ossidativo nei muscoli respiratori e periferici<br />
durante lo sforzo.<br />
Nei pazienti con BPCO l’aggiunta di ossigeno<br />
supplementare aumenta in modo superiore al placebo<br />
la performance all’esercizio massimale o submassimale<br />
e/o riduce la dispnea 44-46, anche se questi<br />
miglioramenti sono piccoli o comunque non<br />
superiori a quelli ottenuti con la riabilitazione respiratoria<br />
45.<br />
Il tipo di test da sforzo impiegato può influire sulla<br />
prescrizione ottimale di ossigenoterapia; in effetti,<br />
sarebbe importante evitare incongrue prescrizioni di<br />
costosa ossigenoterapia in pazienti che desaturano<br />
solo a livelli di lavoro quasi massimale ma non durante<br />
attività fisiche anche moderatamente intense.<br />
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto<br />
che durante i vari test da sforzo viene valutata la<br />
saturazione ossiemoglobinica (SpO 2) e non la tensione<br />
arteriosa di ossigeno (PaO 2). Infatti, anche<br />
escludendo i vari fattori che ne inficiano la lettura<br />
(carbossiemoglobina, metaemoglobina, colore<br />
della pelle, flusso ematico regionale), l’utilizzo di<br />
questa comoda metodologia non invasiva esclude<br />
dall’ossigenoterapia molti pazienti con PaO 2 60 mmHg) sono state<br />
ampiamente descritte desaturazioni ossiemoglobiniche<br />
notturne, soprattutto durante il sonno REM,<br />
che si associano a un peggioramento della qualità<br />
del sonno (ridotto tempo di sonno, ridotto REM,<br />
frequenti cambiamenti della fase di sonno e aumentata<br />
frequenza di “arousal”). La percentuale di
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
pazienti in cui ciò si verifica varia, a seconda degli<br />
studi, dal 25 al 43% 47.<br />
I meccanismi fisiopatologici alla base delle desaturazioni<br />
notturne nei pazienti con BPCO sono stati<br />
descritti nel secondo di questi “Quaderni della<br />
BPCO” 40,a cui si rimanda. Qui ci limitiamo a ricordare<br />
che dormendo, peraltro anche nei soggetti<br />
sani, si va incontro sia a un’ipoventilazione alveolare<br />
sia a un’alterazione del rapporto ventilazione/perfusione.<br />
L’importanza clinica delle desaturazioni notturne<br />
nei pazienti BPCO e PaO 2 >60 mmHg è ancora<br />
dibattuta 40. Alcuni autori ritengono che la presenza<br />
di desaturazioni ossiemoglobinica nel sonno non<br />
è uno stato di transizione che preclude a un peggioramento<br />
del quadro emogasanalitico diurno o allo<br />
sviluppo di ipertensione polmonare, ma è una caratteristica<br />
propria di alcuni pazienti con BPCO 48.<br />
Altri invece suggeriscono che le desaturazioni notturne<br />
possono rappresentare un fattore di rischio indipendente<br />
per lo sviluppo di un’insufficienza respiratoria<br />
cronica 49.<br />
Inoltre, l’ossigenoterapia limitata al sonno non si<br />
è dimostrata capace di posticipare la prescrizione<br />
di LTOT nei pazienti BPCO con ipossiemia diurna<br />
lieve-moderata e desaturazione ossiemoglobinica<br />
nel sonno.<br />
Infine, in alcuni studi la sopravvivenza dei pazienti<br />
con BPCO che desaturano di notte è risultata<br />
ridotta rispetto ai pazienti che non desaturano 50.<br />
Questo dato, tuttavia, non è stato confermato da<br />
altri autori 48 ed è stato dimostrato che la sopravvivenza<br />
di pazienti con BPCO e ipossiemia diurna<br />
lieve-moderata non migliora significativamente ricorrendo<br />
a ossigenoterapia notturna 26,50.<br />
In conclusione, appare evidente che le desaturazioni<br />
correlate al sonno sono un aspetto che caratterizza<br />
alcuni pazienti con BPCO, la cui influenza<br />
sull’evoluzione della loro malattia non è ancora del<br />
tutto chiarita e i cui fattori prognostici più importanti<br />
rimangono i volumi polmonari e lo stato nutrizionale<br />
e l’ipossiemia.<br />
VIE E SORGENTI<br />
DI SOMMINISTRAZIONE<br />
DELL’OSSIGENO<br />
La LTOT può essere somministrata mediante diverse<br />
vie. Benché la somministrazione attraverso fistola<br />
transcricoidea è la via che ottimizza il consu-<br />
68<br />
mo di ossigeno, gli occhialini nasali rappresentano<br />
il sistema più diffuso e meglio tollerato.<br />
La scelta delle sorgenti di somministrazione (bombole<br />
compresse, reservoir liquido, concentratore)<br />
deve essere effettuata sulla base di valutazioni personalizzate<br />
che prendano in considerazione soprattutto<br />
il livello di attività fisica e di compliance dell’individuo.<br />
Per la disponibilità di uno “stroller” da<br />
passeggio, il sistema a ossigeno liquido si propone<br />
quindi per pazienti non vincolati allo stazionamento<br />
entro mura domestiche: questa tecnologia,<br />
a fronte di maggiori costi industriali, richiede tuttavia<br />
minori esborsi di manutenzione rispetto all’uso<br />
di apparecchi concentratori e offre maggiori<br />
garanzie d’impiego.<br />
COMPLIANCE<br />
ALL’OSSIGENOTERAPIA<br />
DOMICILIARE<br />
Uno dei fattori che limitano il successo della LTOT<br />
è rappresentato dalla cattiva compliance dei pazienti<br />
che va dall’84 al 45% delle casistiche studiate 51.<br />
Tra i motivi della scarsa aderenza alla LTOT vi sono:<br />
la gravità della malattia, il sesso 33, le modalità di<br />
somministrazione dell’ossigeno che causa restrizioni<br />
alla mobilità del paziente e il suo conseguente<br />
isolamento 5<strong>2.</strong><br />
Molta importanza ha anche la modalità con cui viene<br />
proposta al paziente la prescrizione della LTOT<br />
che deve essere assolutamente spiegata e motivata<br />
al paziente stesso e ai suoi familiari soprattutto da<br />
un medico pneumologo e accompagnata da programmi<br />
educazionali.<br />
EFFETTI INDESIDERATI E<br />
RISCHI DELL’OSSIGENOTERAPIA<br />
A LUNGO TERMINE<br />
La LTOT è una terapia piuttosto sicura, ma come<br />
tutte le terapie comporta effetti indesiderati e potenziali<br />
rischi. In effetti la tossicità dell’ossigeno è<br />
dose-dipendente e si manifesta solo con l’esposizione<br />
a elevate pressioni parziali del gas 53.<br />
Tra gli effetti indesiderati derivanti dall’uso di ossigeno<br />
a elevate concentrazioni sono note soprattutto<br />
le tracheobronchiti che sono state peraltro dimostrate<br />
anche nei soggetti normali dopo sommi-
nistrazione di O 2 al 100% per 6 ore e si risolve<br />
completamente con la sospensione della somministrazione<br />
54.<br />
In corso di LTOT è anche possibile un danno acuto<br />
del parenchima polmonare, spesso però non distinguibile<br />
da <strong>malattie</strong> acute polmonari dovute ad<br />
altre cause 53. Circa il 50 % di pazienti in LTOT<br />
presenta danni cronici istologicamente evidenziabili<br />
nel parenchima polmonare 55 in gran parte aspecifici<br />
come la proliferazione delle cellule alveolari<br />
di II tipo, la proliferazione capillare, l’emosiderosi,<br />
la fibrosi interstiziale, entro un limite di tempo<br />
compreso fra 7 e 60 mesi, verosimilmente conseguenti<br />
agli effetti dello sbilanciato rapporto fra reazioni<br />
ossidanti e antiossidanti sulla cellula.<br />
L’utilizzo prolungato di ossigeno può determinare<br />
ipercapnia perché peggiora la ventilazione inibendo<br />
lo stimolo ipossico dei centri respiratori e soprattutto<br />
riducendo la vasocostrizione polmonare con conseguente<br />
squilibrio fra ventilazione e perfusione 56.<br />
Piuttosto raro il fenomeno delle atelettasie da riassorbimento<br />
progressivo di azoto dagli spazi alveolari,<br />
correlato per lo più a elevate concentrazioni<br />
di ossigeno inspirate.<br />
Tra i rischi principali quelli di ustione, incendio o<br />
esplosione in presenza di oli o di grassi, possibili<br />
malgrado sofisticate tecnologie.<br />
La maggior parte degli incidenti si è comunque verificata<br />
nei pazienti fumatori.<br />
Infine, è stata segnalata la possibilità di ustioni da<br />
freddo durante le manovre di caricamento degli<br />
“stroller” con ossigeno liquido.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Medical Research Council Working Party: Longterm<br />
domiciliary oxygen therapy in chronic hypoxic<br />
cor pulmonale complicating chronic bronchitis<br />
and emphysema. Lancet 1981; I:681-686.<br />
<strong>2.</strong> Nocturnal Oxygen Therapy Trial Group: Continuous<br />
or nocturnal oxygen therapy in hypoxaemic<br />
chronic obstructive lung disease. Ann Intern Med<br />
1980; 93:391-398.<br />
3. Marini C: Effetti dell’ipossiemia e dell’ipercapnia.<br />
In Giuntini C, Grassi V: I quaderni della BPCO Fisiologia<br />
<strong>Clinica</strong>. UTET Periodici Scientifici, Milano<br />
2001:63-7<strong>2.</strong><br />
4. Roberts DH, Lepore JJ, Maroo A et al: Oxygen therapy<br />
improves cardiac index and pulmonary vascular<br />
resistance in patients with pulmonary hypertension.<br />
Chest. 2001; 120:1547-1555.<br />
69<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
5. Weitzenblum E, Oswald M, Apprill M et al: Evolution<br />
of physiologic variables in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease before and during<br />
oxygen therapy. Respiration 1991; 58:126-131.<br />
6. Zielinski J,Tobiasz M, Hawrylkiewicz I et al: Effetcs<br />
of long-term oxygen therapy on pulmonary hemodynamics<br />
in COPD patients: a 6-year prospective<br />
study. Chest 1998; 113:65-70.<br />
7. Peinado VI, Santos S, Ramirez J et al: Response to<br />
Hypoxia of pulmonary arteries in chronic obstructive<br />
pulmonary disease: an in vitro study. Eur Respir<br />
J 2002; 20:332-338.<br />
8. Selinger SR, Kennedy TP, Buescher P et al: Effects<br />
of removing oxygen from patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am Rev Respir Dis<br />
1987; 136:85-91.<br />
9. Ashutosh K, Mead G, Dunsky M: Early effects of<br />
oxygen administration and prognosis in chronic obstructive<br />
pulmonary disease and cor pulmonale. Am<br />
Rev Respir Dis 1983; 127:399-404.<br />
10. Incalzi R, Chiappini F, Fuso L et al: Predicting cognitive<br />
decline in patients with hypoxaemic COPD.<br />
Respir Med 1998; 92:527-533.<br />
11. Lacasse Y, Rousseau L, Maltais F: Prevalence of depressive<br />
symptoms and depression in patients with severe<br />
oxygen-dependent chronic obstructive pulmonary<br />
disease. J Cardiopulm Rehabil 2001; 21:80-86.<br />
1<strong>2.</strong> Borak J, Sliwinski P, Tobiasz M et al: Psychological<br />
status of COPD patients before and after one year<br />
of long-term oxygen therapy. Monaldi Arch Chest<br />
Dis 1996; 51:7-11.<br />
13. Hjalmarsen A, Waterloo K, Dahl A et al: Effect of<br />
long-term oxygen therapy on cognitive and neurological<br />
dysfunction in chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Eur Neurol 1999; 42:27-35.<br />
14. Scalvini S, Porta R, Zanelli E et al: Effects of oxygen<br />
on autonomic nervous system dysfunction in<br />
patients with chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Eur Respir J 1999; 13:119-124.<br />
15. Morrison DA, Henry R, Goldman S: Preliminary<br />
study of the effects of low flow oxygen on oxygen<br />
delivery and right ventricular function in chronic<br />
lung disease.Am Rev Respir Dis 1986;133:390-395.<br />
16. Corriveau ML, Rosen BJ, Dolan GF: Oxygen transport<br />
and oxygen consumption during supplemental<br />
oxygen administration in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Am J Med<br />
1989;87:633-637.<br />
17. Bye PT, Esau SA, Levy RD et al:Ventilatory muscle<br />
function during exercise in air and oxygen in<br />
patients with chronic air-flow limitation. Am Rev<br />
Respir Dis 1985; 132:236-240.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
18. Criner GJ e Celli BR:Ventilatory muscle recruitment<br />
in exercise with O2 in obstructed patients with<br />
mild hypoxemia. J Appl Physiol 1987; 63:195-200.<br />
19. Zattara-Hartmann MC, Badier M, Guillot C et al:<br />
Maximal force and endurance to fatigue of respiratory<br />
and skeletal muscles in chronic hypoxemic patients:<br />
the effects of oxygen breathing. Muscle Nerve<br />
1995; 18:495-500.<br />
20. Ferrer M, Alonso J, Morera J et al: Chronic obstructive<br />
pulmonary disease stage and health-related<br />
quality of life. The Quality of Life of Chronic<br />
Obstructive Pulmonary Disease Study Group. Ann<br />
Intern Med 1997; 127:1072-1079.<br />
21. Okubadejo AA,Paul EA,Jones PW et al:Does longterm<br />
oxygen therapy affect quality of life in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease and severe<br />
hypoxaemia? Eur Respir J 1996; 9:2335-2339.<br />
2<strong>2.</strong> Eaton TE,Grey C,Garrett JE:An evaluation of shortterm<br />
oxygen therapy: the prescription of oxygen to<br />
patients with chronic lung disease hypoxic at discharge<br />
from hospital.Respir Med 2001;95:582-587.<br />
23. Okubadejo AA, O’Shea L, Jones PW et al: Home<br />
assessment of activities of daily living in patients<br />
with severe chronic obstructive pulmonary disease<br />
on long-term oxygen therapy. Eur Respir J 1997;<br />
10:1572-1575.<br />
24. Crockett AJ, Cranston JM, Moss JR et al: A review<br />
of long-term oxygen therapy for chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Respir Med 2001;95:437-443.<br />
25. Hjalmarsen A, Melbye H, Wilsgaard T et al: Prognosis<br />
for chronic obstructive pulmonary disease<br />
patients who receive long-term oxygen therapy. Int<br />
J Tuberc Lung Dis 1999; 3:1120-1126.<br />
26. Gorecka D, Gorzelak K, Sliwinski P et al: Effect of<br />
long-term oxygen therapy on survival in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease with<br />
moderate hypoxaemia.Thorax 1997; 52:674-679.<br />
27. Veale D, Chailleux E, Taytard A et al: Characteristics<br />
and survival of patients prescribed long-term<br />
oxygen therapy outside prescription guidelines. Eur<br />
Respir J 1998; 12:780-784.<br />
28. Crockett AJ, Cranston JM, Moss JR et al: Survival<br />
on long-term oxygen therapy in chronic airflow limitation:<br />
from evidence to outcomes in the routine<br />
clinical setting. Intern Med J 2001; 31:448-454.<br />
29. Aida A, Miyamoto K, Nishimura M et al: Prognostic<br />
value of hypercapnia in patients with chronic<br />
respiratory failure during long-term oxygen therapy.<br />
Am J Respir Crit Care Med 1998; 158:188-193.<br />
30. American Thoracic Society: Standards for the diagnosis<br />
and care of patients with chronic obstructi-<br />
70<br />
ve pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med<br />
1995; 152(5 Pt 2):S77-S121.<br />
31. Siafakas NM,Vermeire P, Pride NB et al: Optimal<br />
assessment and management of chronic obstructive<br />
pulmonary disease (COPD).The European Respiratory<br />
Society Task Force. Eur Respir J 1995;<br />
8:1398-1420.<br />
3<strong>2.</strong> Garattini L, Cornago D, Tediosi F: A comparative<br />
analysis of domiciliary oxygen therapy in five European<br />
countries. Health Policy 2001; 58:133-149.<br />
33. Wijkstra PJ, Guyatt GH, Ambrosino N et al: International<br />
approaches to the prescription of long-term<br />
oxygen therapy. Eur Respir J 2001; 18:909-913.<br />
34. Oba Y,Salzman GA,Willsie SK:Reevaluation of continuous<br />
oxygen therapy after initial prescription in<br />
patients with chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Respir Care 2000; 45:401-406.<br />
35. Plywaczewski R, Sliwinski P, Nowinski A et al: Incidence<br />
of nocturnal desaturation while breathing<br />
oxygen in COPD patients undergoing long-term<br />
oxygen therapy. Chest 2000; 117:679-683.<br />
36. Guyatt GH, McKim DA,Weaver B et al: Development<br />
and testing of formal protocols for oxygen<br />
prescribing. Am J Respir Crit Care Med 2001;<br />
163:942-946.<br />
37. Managing passengers with respiratory disease planning<br />
air travel: British Thoracic Society Recommendation.Thorax<br />
2002; 57:289-304.<br />
38. Cramer D, Ward S, Geddes D: Assessment of oxygen<br />
supplementation during air travel.Thorax 1996;<br />
51:202-203.<br />
39. Fletcher EC, Miller J, Divine GW et al: Nocturnal<br />
oxyhemoglobin desaturation in COPD patients<br />
with arterial oxygen tensions above 60 mm Hg.<br />
Chest 1987; 92:604-608.<br />
40. Bonsignore G, Bonsignore MR, Marrone O et al:<br />
Alterazioni Cardiorespiratorie nel sonno. In Giuntini<br />
C, Grassi V: I quaderni della BPCO 2 – Fisiologia<br />
<strong>Clinica</strong>. UTET Periodici Scientifici, Milano,<br />
2001:85-94.<br />
41. Schenkel NS, Burdet L, Murald B et al: Oxygen<br />
saturation during daily activities in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Eur Respir J 1996;<br />
9:2584-2589.<br />
4<strong>2.</strong> Hida W,Tun Y, Kikuchi Y et al: Pulmonary hypertension<br />
in patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease: recent advances in pathophysiology<br />
and management. Respirology 2002; 7:3-13.<br />
43. Ringbaek TJ,Viskum K, Lange P: Non-continuous<br />
home oxygen therapy:utilization,symptomatic effect
and prognosis, data from a national register on home<br />
oxygen therapy. Respir Med 2001; 95:980-985.<br />
44. Fujimoto K, Matsuzawa Y,Yamaguchi S et al: Benefits<br />
of oxygen on exercise performance and pulmoray<br />
hemodynamics in patients with COPD with<br />
mild hypoxemia. Chest 2002; 122:457-463.<br />
45. Garrod R, Paul EA, Wedzicha JA: Supplemental<br />
oxygen during pulmonary rehabilitation in patients<br />
with COPD with exercise hypoxaemia. Thorax<br />
2000; 55:539-543.<br />
46. Killen JW e Corris PA: A pragmatic assessment of<br />
the placement of oxygen when given for exercise<br />
induced dyspnoea.Thorax 2000; 55:544-546.<br />
47. Levi-Valensi P, Aubry P, Rida Z: Nocturnal hypoxemia<br />
and long-term oxygen therapy in COPD<br />
patients with daytime PaO2 60-70 mmHg. Lung<br />
1990; 168(Suppl):770-775.<br />
48. Chaouat A,Weitzenblum E, Kessler R et al: Outcome<br />
of COPD patients with mild daytime hypoxaemia<br />
with or without sleep-related oxygen desaturation.<br />
Eur Respir J 2001; 17:848-855.<br />
49. Sergi M, Rizzi M,Andreoli A et al:Are COPD patients<br />
with nocturnal REM sleep-related desaturations<br />
more prone to developing chronic respiratory<br />
failure requiring long-term oxygen therapy? Respiration<br />
2002; 69:117-12<strong>2.</strong><br />
COS’È?<br />
71<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
50. Fletcher EC, Donner CF, Midgren B et al: Survival<br />
in COPD patients with a daytime PaO2 greater<br />
than 60 mmHg with and without nocturnal<br />
oxyhemoglobin desaturation. Chest 1992;<br />
101:649-655.<br />
51. Ringbaek T, Lange P,Viskum K: Compliance with<br />
LTOT and consumption of mobile oxygen. Respir<br />
Med 1999; 93:333-337.<br />
5<strong>2.</strong> Kampelmacher MJ, van Kestern RG,Alsbach GP et<br />
al: Characteristics and complaints of patients prescribed<br />
long-term oxygen therapy in The Netherlands.<br />
Respir Med 1998; 92:70-75.<br />
53. Benditt JO:Adverse effects of low-flow oxygen therapy.<br />
Respir Care 2000; 45:54-61.<br />
54. Sackner MA, Hirsch JA, Epstein S et al: Effect of<br />
oxygen in graded concentrations upon tracheal mucous<br />
velocity. A study in anesthetized dogs. Chest<br />
1976; 69:164-167.<br />
55. Petty TL, Stanford RE, Neff TA: Continuous oxygen<br />
therapy in chronic airway obstruction. Observations<br />
on possible oxygen toxicity and survival.<br />
Ann Intern Med 1971; 75:361-367.<br />
56. Hanson CW 3rd, Marshall BE, Frasch HF et al: Causes<br />
of hypercarbia with oxygen therapy in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Crit<br />
Care Med 1996; 24:23-28.<br />
Ventilazione a lungo termine*<br />
Ciro Rampulla, Nicola Barbarito, Enrico Clini<br />
La ventilazione meccanica è un trattamento garantito<br />
da un presidio meccanico utilizzato per implementare<br />
o sostituire la ventilazione spontanea di<br />
un individuo e si rende necessaria per trattare l’insufficienza<br />
respiratoria di scambio che si manifesta<br />
principalmente con l’ipossiemia o il deficit di pompa<br />
toracica che si manifesta principalmente anche<br />
con l’ipercapnia 1. Essa è istituita principalmente<br />
nell’insufficienza respiratoria acuta ed è proseguita<br />
fino a recupero del danno polmonare o del de-<br />
*VLT non fa parte ovviamente del trattamento farmacologico,<br />
ma è stata inserita qui in relazione con OLT, mentre la ventilazione<br />
meccanica è trattata nel capitolo 6.<br />
ficit di pompa e quindi di una condizione in cui<br />
sia garantito un efficiente respiro autonomo. La<br />
ventilazione a lungo termine (VLT) è la terapia finalizzata<br />
al controllo di condizioni patologiche<br />
croniche nelle quali si determina ipoventilazione.<br />
Essa è utilizzata in maniera continua o intermittente,<br />
in tal caso prevalentemente nel corso delle<br />
ore notturne (allorché le fasi del sonno si associano<br />
a un’accentuazione dei fenomeni suddetti). La<br />
VLT viene attuata applicando una pressione positiva<br />
alle vie aeree (per via invasiva attraverso un tubo<br />
da tracheostomia, o non invasiva per mezzo di<br />
apposite maschere facciali o nasali) oppure applicando<br />
una pressione negativa all’esterno della cassa<br />
toracica.<br />
La stima di prevalenza dei pazienti in trattamento<br />
con VLT non è a tutt’oggi semplice. Dati non re-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
centissimi del Nord America stimano tale tasso intorno<br />
al valore di 5x10 -5 casi 2 e comunque non superiore<br />
a 10x10 -5 casi negli individui tracheostomizzati<br />
che presentano un utilizzo di VLT quale<br />
supporto indispensabile “quod vitam” 3. Meno precisa<br />
è la valutazione in Europa, ove esiste un’estrema<br />
variabilità di prevalenza a seconda dei differenti<br />
paesi 4,legata anche alle differenti opportunità di<br />
organizzare centri di raccolta dati o dei registri.<br />
Dati nazionali recenti (anno 1999) desunti dalla<br />
Regione Lombardia indicano un tasso di prevalenza<br />
molto variabile a seconda delle varie Aziende<br />
Sanitarie Locali; il tasso medio di prevalenza registrato<br />
si attesta intorno a 20x10 -5 casi (dati non<br />
pubblicati).<br />
COSA FA?<br />
Nata nel corso dell’epidemia poliomielitica di 50<br />
anni or sono, la VLT ha subito in seguito una precisa<br />
evoluzione in direzione di due principali aspetti:<br />
come supporto vitale per i pazienti privi di indipendenza<br />
ventilatoria (lesioni del midollo spinale,<br />
stadi terminali di <strong>malattie</strong> neuromuscolari, mancato<br />
svezzamento dalla ventilazione meccanica istituita<br />
per insufficienza respiratoria acuta),oppure come<br />
trattamento elettivo nei pazienti che sviluppano<br />
stadi avanzati di insufficienza respiratoria cronica<br />
con il preciso intento di preservare la funzione<br />
respiratoria e, ove possibile, di migliorare la sopravvivenza.<br />
Il tasso di prevalenza dei soggetti che richiedono<br />
la VLT per incapacità al distacco dalla ventilazione<br />
meccanica nella fase postacuta dipende in<br />
gran parte dalla natura della popolazione,quindi dalla<br />
diagnosi di base e dai criteri adottati per definire<br />
la non svezzabilità del paziente. La percentuale di<br />
fallimento dei programmi di svezzamento dal ventilatore<br />
nella fase postacuta varia fra il 20 e il 30% 5.<br />
L’indicazione a VLT come trattamento elettivo dell’insufficienza<br />
respiratoria è importante soprattutto<br />
nei pazienti che presentano patologie dell’<strong>apparato</strong><br />
<strong>respiratorio</strong> in tutte le sue componenti (come nelle<br />
<strong>malattie</strong> della gabbia toracica, in quelle neuromuscolari<br />
e in particolare nella BPCO di grado<br />
avanzato) con andamento cronico e invalidante. La<br />
BPCO associata a insufficienza respiratoria con ritenzione<br />
cronica di anidride carbonica si candida,<br />
proprio per queste sue caratteristiche fisiopatologiche<br />
(sulle quali ci addentreremo un poco di seguito),<br />
quale condizione per un trattamento elettivo<br />
con VLT. In tali situazioni elettive la metodologia di<br />
72<br />
VLT solitamente prescelta è rappresentata dal supporto<br />
ventilatorio interfacciato al paziente con modalità<br />
non invasiva 6.<br />
Gli obiettivi clinici principali della VMD consistono,<br />
nell’ordine, nel miglioramento della sopravvivenza<br />
del paziente, nel possibile positivo impatto sulla sua<br />
qualità di vita, nel miglioramento della gestione di<br />
malattia che si traduce soprattutto in una riduzione<br />
dei ricoveri ospedalieri e in un generale positivo impatto<br />
sui costi sanitari legati alla patologia stessa 7,8.<br />
COME LO FA?<br />
Tra gli obiettivi fisiologici principali della ventilazione<br />
meccanica, il miglioramento della ventilazione<br />
alveolare mira ad assicurare un accettabile livello<br />
di capnia del sangue arterioso. Inoltre, la ventilazione<br />
meccanica determina un aumento del volume<br />
polmonare, fondamentale nella prevenzione<br />
delle atelettasie, e una riduzione del lavoro <strong>respiratorio</strong>:<br />
la correzione delle turbe degli scambi gassosi<br />
durante il sonno, ottenuta mediante ventilazione<br />
meccanica, può avere diverse positive ripercussioni<br />
sul paziente durante il periodo di veglia,<br />
la più importante delle quali è rappresentata dal<br />
miglioramento della chemiosensibilità recettoriale<br />
centrale 7,8. Nei pazienti affetti da patologie restrittive,<br />
il miglioramento dell’ipercapnia e dell’ipossiemia<br />
indotto dalla ventilazione meccanica è generalmente<br />
rapido e tale da consentire al paziente<br />
una cospicua riduzione dell’ossigenoterapia durante<br />
il giorno 7.<br />
Nei pazienti affetti da insufficienza respiratoria cronica<br />
secondaria a BPCO di grado severo la VLT ha<br />
un ruolo fondamentale nel ridurre il carico imposto<br />
ai muscoli respiratori legato principalmente all’iperinflazione<br />
dinamica 9.È inoltre stato dimostrato<br />
che gran parte dei pazienti affetti da BPCO<br />
di grado severo presenta disturbi del sonno,che vanno<br />
dall’ipoventilazione all’apnea ostruttiva da sonno,<br />
fenomeni che determinano significative desaturazioni<br />
ossiemoglobiniche. La ventilazione meccanica<br />
notturna è in grado di prevenire tali disturbi,<br />
migliorando così la qualità del sonno 8.<br />
I meccanismi con cui la VLT è accreditata agire da<br />
un punto di vista fisiopatologico sono mostrati nella<br />
tabella <strong>2.</strong>6.<br />
Da un punto di vista tecnico, le modalità di ventilazione<br />
più utilizzate in corso di VLT sono di<br />
due tipi: quelle controllate e quelle assistite 1, anche<br />
se più spesso si preferisce una regolazione mi-
Tabella <strong>2.</strong>6 Meccanismi fisiopatologici su cui agisce la VLT<br />
Riduzione della capnia mediante aumento della<br />
ventilazione alveolare<br />
Riduzione del lavoro dei muscoli respiratori<br />
Riadattamento del “neuro-drive”<br />
Riventilazione di zone polmonari atelettasiche<br />
sta detta assistita/controllata. Con l’opzione controllata<br />
il ventilatore provvede a un livello predeterminato<br />
di supporto che non dipende dallo sforzo<br />
<strong>respiratorio</strong> del paziente. A tale modalità si ricorre<br />
però molto poco di frequente in corso di<br />
VLT e uso di ventilatore con interfaccia non invasiva<br />
(vedi sopra). Tale indicazione, infatti, poco<br />
si adatta alla prospettiva di sottoporre a trattamento<br />
ventilatorio a lungo termine un paziente<br />
ancora autonomo nel respiro.<br />
Questo è dunque il motivo per cui sono state sviluppate<br />
le tecniche assistite. Tale modalità prevede<br />
la partecipazione del paziente all’atto <strong>respiratorio</strong><br />
ed è favorita per un utilizzo di VLT in quanto è in<br />
grado di facilitare la sincronizzazione tra paziente<br />
e ventilatore, può prevenire la cosiddetta atrofia da<br />
non uso dei muscoli respiratori 10, può consentire<br />
di “individualizzare” il supporto ventilatorio rispetto<br />
alle esigenze del paziente.<br />
INDICAZIONI CLINICHE<br />
Come già in precedenza anticipato,l’indicazione alla<br />
VLT ricade in due grandi gruppi di affezioni dell’<strong>apparato</strong><br />
<strong>respiratorio</strong> con andamento cronico: le<br />
patologie restrittive (<strong>malattie</strong> delle strutture della<br />
gabbia e patologie neuromuscolari) e le <strong>malattie</strong> del<br />
parenchima (BPCO, bronchiectasie, fibrosi cistica).<br />
Non esistono studi randomizzati e controllati della<br />
VLT nelle <strong>malattie</strong> del primo gruppo. Tuttavia,<br />
poiché la morte è quasi inevitabile nell’insufficienza<br />
respiratoria ipercapnica e nel cuore polmonare<br />
in questi pazienti, e l’esperienza suggerisce che la<br />
VLT è efficace nel preservare la sopravvivenza di<br />
questi pazienti e nel migliorarne lo “status” fisiologico<br />
11,12, alcuni considerano lo studio controllato<br />
come probabilmente non etico.<br />
A tale proposito esiste un unanime consenso sulla<br />
delimitazione delle indicazioni in tali patologie, intesa<br />
come momento critico (in termini di scambi<br />
arteriosi, volumi polmonari e forza dei muscoli respiratori)<br />
per provvedere a un’indicazione elettiva 6.<br />
73<br />
<strong>2.</strong> TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Per quanto riguarda invece le patologie del polmone,<br />
e la BPCO in particolare, ci addentreremo<br />
più specificamente nella trattazione. Tra le patologie<br />
croniche che colpiscono il parenchima polmonare,<br />
bronchiectasie e fibrosi cistica rappresentano<br />
modelli in grado di produrre insufficienza respiratoria<br />
passibile di trattamento con VMD. Tuttavia,<br />
non esistono studi convincenti sul miglioramento<br />
della sopravvivenza e la sola indicazione rimane, in<br />
casi particolari, il transito del paziente candidato al<br />
trapianto d’organo 13.<br />
Ancora oggi l’ossigenoterapia a lungo termine<br />
(OLT) rimane il trattamento di scelta nell’insufficienza<br />
respiratoria cronica legata a BPCO 14-16. È<br />
tuttavia stato indicato che VLT può offrire vantaggi<br />
nel controllare l’insufficienza respiratoria<br />
ipercapnica (vedi sopra) 7,8. Studi controllati a breve-medio<br />
termine su pazienti BPCO ipercapnici<br />
hanno consentito di verificare che l’aggiunta di<br />
VLT notturna all’OLT già in corso (rispetto al solo<br />
trattamento con ossigeno) è in grado di migliorare<br />
la qualità del sonno e gli scambi ematici<br />
in stato di veglia 17 e di determinare una significativa<br />
riduzione delle ospedalizzazioni in ambito intensivo<br />
18.<br />
La definitiva conferma di questi risultati si è avuta<br />
nel trial multicentrico randomizzato e controllato<br />
con un follow-up di 24 mesi di recente effettuato<br />
nel nostro paese 19: in questo studio, il gruppo<br />
trattato con VLT notturna mostrava una stabilizzazione<br />
dei livelli di capnia arteriosa rispetto al<br />
gruppo di controllo in OLT, un miglioramento dei<br />
sintomi e della qualità di vita specifica (misurato<br />
con apposito questionario per pazienti con insufficienza<br />
respiratoria), una chiara tendenza alla riduzione<br />
dei ricoveri in area intensiva 19. Poiché,<br />
però, i criteri di preselezione dei pazienti di questo<br />
come di altri studi condotti nei pazienti BP-<br />
CO risultano determinanti, di fatto il valore della<br />
VLT nell’insufficienza respiratoria ipercapnica del<br />
paziente BPCO non è ancora generalizzabile e appare<br />
ancora oggetto di discussione, soprattutto perché<br />
ancora manca, rispetto al trattamento OLT,<br />
un’efficace dimostrazione di migliore sopravvivenza<br />
a lungo termine.<br />
In conclusione, non esistono al momento attuale<br />
studi basati sull’evidenza scientifica che indichino<br />
la necessità di un uso generalizzato della VMD nel<br />
paziente BPCO con o senza ipercapnia, con autonomia<br />
ventilatoria e senza episodi di ipoventilazione.Tuttavia,<br />
l’utilizzo della VLT in pazienti BP-<br />
CO selezionati sulla base della gravità clinica con
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
ipercapnia complicata da ipoventilazione notturna<br />
appare comunque giustificato dai risultati sopra indicati,<br />
i quali potrebbero anche determinare un effetto<br />
di migliore gestione di malattia e di contenimento<br />
dei costi di spesa sanitaria legati a queste<br />
situazioni.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Tobin MJ (Ed): Principles and practice of mechanical<br />
ventilation. McGraw-Hill, New York, 1994.<br />
<strong>2.</strong> Adams AB, Whitman J, Malcy T: Surveys of longterm<br />
ventilatory support in Minnesota: 1986 and<br />
199<strong>2.</strong> Chest 1993; 103:1463-1469.<br />
3. Make BJ, Hill NS, Goldberg AI et al: Mechanical<br />
ventilation beyond the intensive care unit. report of<br />
a consensus conference of the American College of<br />
Chest Physicians. Chest 1998; 113:289S-344S.<br />
4. Leger P: Organization of home respiratory care in<br />
Europe. In Simonds AK (Ed): Non-invasive respiratory<br />
support. Chapman & Hall, London,<br />
1996:150-157.<br />
5. Celli BR: Home mechanical ventilation. In Tobin<br />
MJ (Ed): Principles and Practice in mechanical ventilation.<br />
McGraw-Hill, New York, 1994:619-629.<br />
6. ACCP Consensus conference: <strong>Clinica</strong>l indications<br />
for noninvasive positive pressure ventilation in chronic<br />
respiratory failure due to restrictive lung disease,<br />
COPD, and nocturnal hypoventilation – A consensus<br />
conference report. Chest 1999; 116:521-534.<br />
7. Simonds AK: Non-invasive respiratory support. 2nd edition. Arnold ed, London, 2001.<br />
8. Ambrosino N e Clini E: Noninvasive ventilation in<br />
COPD patients with chronic respiratory failure-<br />
Pro. Monaldi Arch Chest Dis 2000; 55(1):54-57.<br />
9. Elliott M e Moxham J: Noninvasive mechanical<br />
ventilation by nasal or face mask. In Tobin MJ (Ed):<br />
Principles and Practice of mechanical ventilation.<br />
McGraw-Hill, New York, 1994:427-453.<br />
10. Tobin MJ e Alex CG: Discontinuation of mechanical<br />
ventilation In Tobin MJ (Ed): Principles and<br />
74<br />
Practice of mechanical ventilation. McGraw-Hill,<br />
New York, 1994:1177-1206.<br />
11. Leger P, Bedicam JM, Cornette A et al: Nasal intermittent<br />
positive pressure ventilation. Long term<br />
follow-up in patients with severe chronic respiratory<br />
insufficiency. Chest 1994; 105:100-105.<br />
1<strong>2.</strong> Simonds AK e Elliott MW: Outcome of domiciliary<br />
nasal intermittent positive pressure ventilation<br />
in restrictive and obstructive disorders.Thorax 1995;<br />
50:604-609.<br />
13. Hodson ME, Madden BP, Steven MH et al: Noninvasive<br />
mechanical ventilation for cystic fibrosis patients:<br />
a potential bridge to transplantation. Eur Respir<br />
J 1991; 4:524-527.<br />
14. Report of British Research Medical Council<br />
Working Party: Long-term domiciliary oxygen therapy<br />
in chronic hypoxic cor pulmonale complicating<br />
chronic bronchitis and emphysema. Lancet<br />
1981; I:681-686.<br />
15. Nocturnal Oxygen Therapy Trial Group: Continuous<br />
or nocturnal oxygen therapy in hypoxaemic<br />
COLD. Ann Intern Med 1980; 93:391-398.<br />
16. Gruppo di Studio AIPO Riabilitazione e Terapia<br />
Intensiva: Direttive AIPO per l’ossigenoterapia a<br />
lungo termine (OLT) nei pazienti affetti da insufficienza<br />
respiratoria cronica secondaria a broncopneumopatia<br />
cronica ostruttiva. Rass Patol App Respir<br />
1995; 10:334-344.<br />
17. Meecham-Jones DJ, Paul EA, Jones PW et al: Nasal<br />
pressure support ventilation plus oxygen compared<br />
with oxygen therapy alone in hypercapnic<br />
COPD. Am J Respir Crit Care Med 1995;<br />
152:538-544.<br />
18. Clini E, Sturani C, Porta R et al: Outcome of<br />
COPD patients performing nocturnal non-invasive<br />
mechanical ventilation. Resp Med 1998;<br />
92:1215-122<strong>2.</strong><br />
19. Clini E, Sturani C, Rossi A et al, on behalf of AI-<br />
PO sudy group on Rehabilitation and Chronic Care:<br />
The italian multicentre study on non-invasive<br />
ventilation in COPD patients. Eur Respir J 2002<br />
(in press).
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
3. Enfisema da deficienza ereditaria<br />
di α 1-antitripsina<br />
INTRODUZIONE<br />
La deficienza ereditaria di α 1-antitripsina (AAT) è,<br />
con la fibrosi cistica, il più comune disordine genetico<br />
nelle popolazioni occidentali ed è provocata<br />
da mutazioni che si associano sia a instabilità<br />
conformazionale dell’AAT, che si accumula a livello<br />
epatico, sia a riduzione dei livelli plasmatici dell’inibitore,<br />
con conseguente riduzione dello schermo<br />
antiproteinasico polmonare 1. Come conseguenza,<br />
i soggetti portatori mostrano un elevato rischio<br />
di sviluppare un enfisema polmonare giovanile,<br />
specialmente se dediti al fumo di sigaretta.<br />
Il trattamento medico dell’enfisema da deficienza<br />
di AAT non può prescindere, ovviamente, da un<br />
approccio farmacologico convenzionale comune a<br />
quello dell’enfisema associato a normali livelli di<br />
AAT, ma si avvantaggia anche della terapia sostitutiva,<br />
vera e propria terapia “eziologica”, volta a ripristinare<br />
i normali livelli di AAT.<br />
TERAPIA CONVENZIONALE<br />
I principi di trattamento convenzionale dell’enfisema<br />
associato a deficienza ereditaria di AAT non<br />
si discostano da quelli usualmente praticati nell’enfisema<br />
associato a normali livelli di AAT. Spesso<br />
i pazienti, al momento dell’identificazione della<br />
condizione genetica, sono già in trattamento secondo<br />
queste modalità. Ovviamente, valgono gli<br />
stessi principi di trattamento: norme igieniche<br />
(abolizione dell’abitudine al fumo di sigaretta),profilassi<br />
delle infezioni respiratorie (vaccinazioni antinfluenzale<br />
e antipneumococcica), broncodilatato-<br />
Maurizio Luisetti, Luciano Corda<br />
75<br />
ri e corticosteroidi per via inalatoria, teofillinici<br />
orali, ossigenoterapia domiciliare, mucoregolatori e<br />
riabilitazione respiratoria nella fase di stato, antibatterici,<br />
corticosteroidi, diuretici, ventilazione<br />
meccanica invasiva e non invasiva nelle complicanze<br />
sono raccomandati con un’applicazione<br />
estensiva, in considerazione della giovane età media<br />
di insorgenza della sintomatologia 2,3. È comunque<br />
sorprendente la mancanza di informazioni<br />
sull’efficacia di questi provvedimenti nell’enfisema<br />
da deficienza di AAT,rispetto all’enorme mole<br />
di dati accumulati nell’ambito del trattamento<br />
dell’enfisema senza tale deficit.<br />
TERAPIA SOSTITUTIVA<br />
La sostituzione dell’AAT, in senso lato, può essere<br />
perseguita con svariate strategie, alcune delle quali<br />
ancora in fase di studio e altre ancora solo ipotetiche<br />
(tabella 3.1). Allo stato attuale, l’unica terapia<br />
medica sostitutiva perseguita è l’infusione di AAT<br />
purificata da pool plasmatici. Questo presidio, applicato<br />
dal 1989, è riservato ai soggetti BPCO con<br />
deficit severo (ZZ, Znull o altri genotipi gravemente<br />
difettivi) ed è volto alla restaurazione dei livelli<br />
plasmatici protettivi (>80 mg/dl) di AAT 4.Il<br />
trattamento è attuato in alcuni paesi (USA, Canada,<br />
Germania, Spagna, Italia) e sono alcune migliaia<br />
i pazienti che vi si sottopongono. L’infusione viene<br />
raccomandata secondo un regime settimanale<br />
alla dose di 60 mg/kg di peso corporeo, con eventuali<br />
aggiustamenti del dosaggio per mantenere livelli<br />
di AAT al di sopra della soglia protettiva. La<br />
terapia si esegue anche in regime bisettimanale o
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Tabella 3.1 Strategie “sostitutive” per il trattamento della deficienza<br />
ereditaria di AAT<br />
Gene Trasferimento Trials clinici in corso<br />
Antisense Futuribile<br />
Proteina Sostituzione In corso<br />
Correzione del difetto<br />
secretivo<br />
In sviluppo<br />
Cellula Epatocita In sviluppo<br />
Cellule staminali Futuribile<br />
Organo Fegato In corso<br />
Polmone In corso<br />
Modificata da B.Trapnell, comunicazione personale.<br />
addirittura mensile, con raddoppio o quadruplicazione<br />
del dosaggio, ma queste modalità, sicuramente<br />
più comode per il paziente, lo possono comunque<br />
esporre a periodi prolungati di dosaggi<br />
plasmatici non protettivi.<br />
Benché il trattamento sostitutivo infusionale, il cui<br />
costo è abbastanza elevato, sia praticato ormai da<br />
più di 10 anni, manca a tutt’oggi la prova definitiva<br />
della sua efficacia nella prevenzione della progressione<br />
dell’enfisema, al di là dell’evidenza della<br />
sicurezza, della maneggevolezza e della capacità<br />
di mantenere a lungo livelli plasmatici di AAT in<br />
un range protettivo. Molteplici sono le motivazioni<br />
di questa grave carenza scientifica, in primo luogo<br />
i costi elevatissimi per eseguire un trial clinico<br />
con un end point vero, come il declino del FEV 1<br />
nel tempo, e la mancanza di end points intermedi<br />
legati alla storia naturale della malattia. In questi<br />
ultimi anni, sono stati comunque pubblicati alcuni<br />
lavori che, pur gravati in genere dal fatto di non<br />
essere studi randomizzati, hanno dato alcune indicazioni<br />
sulla possibile efficacia del trattamento. I<br />
dati del Registro Nord Americano 5, pubblicati nel<br />
1998 e ottenuti in una coorte di 1.129 soggetti seguita<br />
per un periodo da 3,5 a 7 anni, hanno mostrato<br />
che i soggetti con deficienza di AAT che,<br />
almeno in parte, hanno ricevuto terapia sostitutiva,rispetto<br />
a quelli mai trattati, mostravano una riduzione<br />
del tasso di mortalità e che quelli con<br />
FEV 1 fra 35 e 49% del predetto mostravano una<br />
riduzione del declino annuale di FEV 1. In uno studio<br />
tedesco più recente, 96 soggetti sono stati valutati<br />
funzionalmente prima e durante la terapia<br />
sostitutiva secondo regime settimanale, per un periodo<br />
non inferiore a un anno 6. Lo studio suggerisce<br />
che, rispetto a prima del trattamento, la tera-<br />
76<br />
pia sostitutiva sia in grado di ridurre significativamente<br />
il declino annuale di FEV 1 e che tale riduzione<br />
sia più evidente in pazienti con livello iniziale<br />
di FEV 1 meno compromesso (>65% del predetto).<br />
Un trattamento precoce e aggressivo viene<br />
perciò raccomandato.<br />
L’uso di end points biochimici ha fornito risultati<br />
contrastanti: in uno studio aperto, Stockley et al. 7<br />
hanno trattato 12 pazienti con quattro infusioni settimanali<br />
di AAT: l’aumento del livello di AAT nell’escreato<br />
si associava a riduzione significativa di<br />
LTB4, potente chemioattrattante che gioca un ruolo<br />
centrale nell’infiammazione delle vie aeree, mentre<br />
i livelli di elastasi neutrofila e di IL-8 mostravano<br />
solo una tendenza non significativa alla riduzione.<br />
L’uso della desmosina urinaria, biomarcatore<br />
della degradazione dell’elastina, ha invece fornito<br />
risultati francamente negativi: in studi dal disegno<br />
più o meno simile 8,9 il trattamento sostitutivo settimanale<br />
non è stato in grado di ridurne l’escrezione<br />
urinaria. Questi dati non invalidano ovviamente<br />
l’evidenza, ampiamente consolidata, che i<br />
soggetti con enfisema abbiano un accelerato turnover<br />
di elastina, ma rendono questionabile l’uso della<br />
desmosina urinaria come end point terapeutico.<br />
A tutt’oggi, l’unico trial randomizzato sul trattamento<br />
sostitutivo è il cosiddetto Danish-Dutch<br />
Study 10. Pubblicato nel 1999, lo studio ha incluso<br />
56 pazienti trattati mensilmente con AAT o placebo<br />
per almeno 3 anni. Sia i parametri funzionali sia<br />
quelli radiologici (densità polmonare valutata mediante<br />
TC) non mostravano significative differenze<br />
fra soggetti trattati con AAT e soggetti che ricevevano<br />
placebo, a causa di un’insufficiente potenza<br />
dello studio, ma il parametro radiologico era apparentemente<br />
più sensibile di quello funzionale<br />
(FEV 1) nel monitorare i cambiamenti.<br />
CONCLUSIONI<br />
L’efficacia della terapia sostitutiva con AAT non è<br />
stata ancora dimostrata in modo inoppugnabile.<br />
Come premesso, molti fattori contribuiscono a<br />
questa situazione, ma non si può escludere che la<br />
via infusionale non sia la via di somministrazione<br />
ideale. Per tale motivo, attualmente vengono compiuti<br />
molti sforzi per ottenere dati di efficacia con<br />
la somministrazione di AAT umana per via inalatoria<br />
che, in attesa di sviluppi biotecnologici avanzati,<br />
dovrebbe rappresentare in un prossimo futuro<br />
la modilità ideale per l’uso dell’AAT.
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Carrell RW e Lomas DA: Alpha1-antitrypsin deficiency.A<br />
model for conformational diseases. N Engl<br />
J Med 2002; 346:45-53.<br />
<strong>2.</strong> American Thoracic Society: Guidelines for the approach<br />
to the patient with severe hereditary alpha1 antitrypsin deficiency. Am Rev Respir Dis 1989;<br />
140:1494-1497.<br />
3. Banker A, Brantly M, Campbell E et al: α1-antitry psin deficiency: memorandum from a WHO meeting.WHO<br />
Bulletin OMS 1997; 75:397-415.<br />
4. Wewers MD, Casolaro MA, Sellers SE et al: Replacement<br />
therapy for alpha1-antitrypsin deficiency associated<br />
with emphysema. N Engl J Med 1987;<br />
316:1055-106<strong>2.</strong><br />
5. The Alpha1-Antitrypsin Deficiency Registry Study<br />
Group: Survival and FEV1 decline in individuals<br />
with severe deficiency of α1-antitrypsin. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1998; 158:49-59.<br />
3. ENFISEMA DA DEFICIENZA EREDITARIA DI α 1-ANTITRIPSINA<br />
77<br />
6. Wencker M, Fuhrmann B, Banik N et al: Longitudinal<br />
follow-up of patients with α 1-protease inhibitor<br />
deficiency before and during therapy with IV<br />
α 1-protease inhibitor. Chest 2001; 119:737-744.<br />
7. Stockley RA, Bayley DL, Unsal I et al: The effect<br />
of augmentation therapy on bronchial inflammation<br />
in α 1-antitrypsin deficiency. Am J Respir Crit Care<br />
Med 2002; 165:1494-1498.<br />
8. Gottlieb DJ, Luisetti M, Stone PJ et al: Short-term<br />
supplementation therapy dose not affect elastin degradation<br />
in severe α 1-antitrypsin deficiency. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2000; 162:2069-207<strong>2.</strong><br />
9. Stoller JK, Rouhani F, Brantly M et al: Biochemical<br />
efficacy and safety of a new pooled human plasma<br />
α 1-antitrypsin, Respitin. Chest 2002; 122:66-74.<br />
10. Dirksen A, Dijkman JH, Madsen F et al: A randomized<br />
clinical trial of α 1-antitrypsin augmentation<br />
therapy.Am J Respir Crit Care Med 1999;160:1468-<br />
147<strong>2.</strong>
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
4. Il trattamento della BPCO<br />
in età geriatrica<br />
INTRODUZIONE<br />
Questo capitolo fornisce una sintetica informazione<br />
dei dati disponibili in letteratura secondo il livello<br />
di evidenza di seguito specificato:<br />
● trials clinici controllati su popolazioni aventi età<br />
media pari o superiore a 65 anni o includenti<br />
almeno il 20% di pazienti con 65 anni o più;<br />
● osservazioni epidemiologiche (studi osservazionali);<br />
● studi su popolazioni di età inferiore a 65 anni;<br />
● ricerca sperimentale o ricerca su popolazione,<br />
anche anziana, ma non costituita solo da pneumopatici.<br />
RILEVANZA DEL PROBLEMA<br />
E IMPLICAZIONI GESTIONALI<br />
La BPCO ha una prevalenza correlata con l’età e<br />
rappresenta la seconda causa di disabilità nella popolazione<br />
anziana 1.Inoltre è la quarta causa di morte<br />
dopo cardiopatie, neoplasie e ictus, ma l’unica la<br />
cui prevalenza stia aumentando 1.L’età media dei<br />
soggetti con insufficienza respiratoria, definita come<br />
ipossiemia in grado di provocare desaturazione<br />
ossiemoglobinica significativa, è di circa 65 anni <strong>2.</strong><br />
La sopravvivenza a 5 anni in presenza di VEMS<br />
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
● misurazione della dispnea mediante una scala visuoanalogica<br />
o numerica;<br />
● valutazione strutturata delle condizioni morbose coesistenti<br />
e del trattamento farmacologico.I relativi strumenti<br />
possono essere tratti da studi su popolazioni<br />
geriatriche eterogenee 11,12 e da accertamenti<br />
di secondo livello (per esempio calcolo del<br />
volume residuo e della capacità polmonare totale,<br />
capacità di diffusione, ergospirometria, ventricolografia<br />
isotopica, polisonnografia, ossimetria<br />
notturna percutanea).Trovano indicazione in caso<br />
di: dissociazione tra sintomi ed evidenza clinico-funzionale;<br />
mancata risposta alla terapia;<br />
presenza di rilevante comorbidità che rende incerto<br />
il rapporto tra pneumopatia e limitazione<br />
funzionale; notevole fluttuazione della sintomatologia.Tali<br />
accertamenti sono giustificati solo se<br />
possono influenzare la condotta terapeutica e migliorare<br />
la qualità della cura.<br />
PREVENZIONE DELLA<br />
PROGRESSIONE DELLA BPCO<br />
E DELLE SUE COMPLICANZE<br />
● Astensione dal fumo: a qualunque età rallenta il<br />
declino della funzione respiratoria 13.<br />
● Miglioramento dello stato nutrizionale: può ridurre<br />
la dispnea e migliorare la qualità di vita, ma non<br />
aumenta la sopravvivenza 14. Mira a contrastare<br />
sia l’obesità (BMI >28 kg/m 2) sia la magrezza<br />
(BMI 46<br />
mmHg) può giovare una dieta ricca in lipidi, dato<br />
che la combustione dei lipidi libera poca CO <strong>2.</strong><br />
L’intervento dietetico va condotto con il supporto<br />
di un dietologo, e fortemente personalizzato.<br />
In caso di ricovero ospedaliero, l’introito<br />
calorico va controllato sì da prevenirne un declino.<br />
È infatti alta l’incidenza di denutrizione<br />
nei pazienti geriatrici in ospedale per acuti 18.<br />
● Prevenzione dell’osteoporosi: la prevalenza dell’osteoporosi<br />
è molto alta tra gli anziani con BPCO,<br />
in rapporto alla scarsa attività fisica, all’uso degli<br />
steroidi e all’acidosi nelle fasi avanzate, ed è attesa<br />
in crescita ulteriore per il diffondersi del tabagismo<br />
tra le donne. Misure suggerite 19-23:promuovere<br />
l’attività fisica; supplementi di calcio e<br />
vitamina D; nella donna, terapia estroprogestinica<br />
per 1-5 anni subito dopo la menopausa, se<br />
non controindicata; uso cronico dei difosfonati<br />
80<br />
(massima evidenza nelle donne in postmenopausa);<br />
correzione della malnutrizione (BMI<br />
● Prevenire o trattare i disturbi della sfera affettiva: molto<br />
comuni, si giovano poco dell’ossigeno, essendo<br />
legati in prevalenza al vissuto di malattia (dispnea,<br />
percezione dei propri limiti ecc.) 28. Misure<br />
suggerite: trattamento multidisciplinare per<br />
migliorare l’autonomia funzionale e ridurre la<br />
dispnea; terapia farmacologica (efficacia non<br />
provata, alto rischio di depressione respiratoria).<br />
● Ridurre la dispnea: nell’anziano la comorbidità e<br />
in particolare anemie, cardiopatie e insufficienza<br />
renale sono comuni concause. L’inattività può<br />
mascherarla, causandone una sottostima. Misure<br />
suggerite: adottare sistematicamente il protocollo<br />
di valutazione suggerito all’inizio;ricorrere alla<br />
riabilitazione (vedi oltre).<br />
● Curare i disturbi del sonno: età superiore a 65 anni<br />
e BPCO sono fattori di rischio per turbe del sonno<br />
30. Misure suggerite: ottimizzare il trattamento<br />
multidisciplinare; assicurarsi che SaO 2 >95%<br />
di notte (ossimetria percutanea); escludere “sleep<br />
apnea”, specie nel russatore (polisonnografia);<br />
evitare l’uso di ipnotici-sedativi; escludere il ruolo<br />
causale di farmaci (steroidi, aminofillina).<br />
● Prevenire il declino dell’autonomia funzionale. Misure<br />
suggerite: ottimizzare il trattamento multidisciplinare<br />
e la riabilitazione sia respiratoria sia<br />
motoria in generale (vedi oltre).<br />
PRINCIPI DI TERAPIA<br />
DELLA BPCO RIACUTIZZATA<br />
I principi di terapia della BPCO riacutizzata non<br />
differiscono da quelli validi per gli adulti con<br />
BPCO, ma diverse sono le problematiche che ne<br />
condizionano applicabilità ed efficacia, come i deficit<br />
cognitivi e le interferenze farmacologiche.<br />
Nell’anziano la riacutizzazione si manifesta spesso<br />
con aumento della dispnea o astenia in assenza di<br />
tosse produttiva e febbre 31.È legata più spesso che<br />
nell’adulto a cause diverse dal peggioramento della<br />
flogosi bronchiale, come l’uso incongruo di sedativi,<br />
l’insufficienza dei muscoli respiratori secondaria<br />
a ipokaliemia da diuretici e l’anemizzazione.<br />
Misure suggerite:identificare e rimuovere eventuali<br />
fattori aggravanti la BPCO 32-35;adottare terapia steroidea,<br />
inizialmente per via sistemica; instaurare terapia<br />
antibiotica e protrarla per almeno 8 giorni;<br />
usare β 2-stimolanti in via inalatoria.<br />
● Indicazioni ai teofillinici 35-37 : in caso di intolleranza<br />
verso i β-stimolanti o provata inefficacia, di-<br />
81<br />
4. IL TRATTAMENTO DELLA BPCO IN ETÀ GERIATRICA<br />
spnea persistente dopo un miglioramento della<br />
funzionalità respiratoria, ipoventilazione notturna,<br />
difficoltà nel ridurre la posologia degli steroidi.<br />
I principali rischi sono: cardiotossicità se<br />
coesiste terapia digitalica o cardiopatia ischemica,<br />
spesso silente in rapporto all’età e all’inattività;<br />
sovradosaggio se è inibito il sistema ossidativo<br />
mitocondriale (per esempio da eritromicina,<br />
cimetidina); induzione di stato confusionale.<br />
● Utilizzo dei preparati in via inalatoria: gli spray<br />
espongono al rischio di abuso e sovradosaggio.<br />
L’uso può essere ostacolato da difficoltà di coordinamento<br />
dei movimenti. L’aerosol permette di<br />
assumere più farmaci insieme, ma va prescritto<br />
solo al paziente in grado di rispettare la posologia<br />
e curare l’igiene dello strumento.<br />
● Gli spaziatori di volume:riducono la deposizione<br />
orale e, forse, il rischio di micosi da steroidi. L’inalazione<br />
a pressione positiva intermittente è<br />
utile in casi selezionati, esenti da iperinflazione<br />
polmonare, sotto controllo dello pneumologo.<br />
● Terapia cardiotonica 38 .È efficace solo se vi è una<br />
disfunzione sistolica del ventricolo sinistro. Va<br />
quindi prescritta in casi selezionati in base all’evidenza<br />
ecocardiografica o,se poco affidabile,angiocardioscintigrafica.<br />
Resta ferma l’indicazione<br />
alla digitale come antiaritmico in presenza di tachiaritmie<br />
sopranodali.<br />
● Terapia diuretica. Gli edemi declivi sono spesso legati<br />
all’ipossiemia e all’ipercapnia e regrediscono<br />
dopo ossigenoterapia 39. I diuretici riducono<br />
l’impedenza polmonare e, quindi, favoriscono<br />
l’escursione toracica.Ciò ne giustifica l’uso a dosi<br />
moderate in casi selezionati.<br />
● Ventilazione esterna 40,41 . Può favorire il miglioramento<br />
clinico mettendo a riposo i muscoli respiratori<br />
e, quindi, riducendo il consumo di O 2<br />
e la produzione di CO <strong>2.</strong>A differenza della ventilazione<br />
interna, non comporta il rischio di colonizzazione<br />
batterica delle vie respiratorie, particolarmente<br />
rilevante nell’anziano.<br />
PRINCIPI DI TERAPIA<br />
DELLA BPCO STABILIZZATA<br />
● Scelta dei broncodilatatori 42-44 . Nell’anziano gli<br />
anticolinergici sono più efficaci e meglio tollerati<br />
dei β-stimolanti, a differenza dell’atropina<br />
non deprimono la clearance mucociliare e non<br />
inducono tachifilassi. Tuttavia, una consistente
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
frazione dei malati si giova più dei β-stimolanti.<br />
Questi ultimi, oltre a broncodilatare, migliorano<br />
la clearance mucociliare, depressa dal fumo,<br />
dalla malattia e dall’età in sé. Indicazioni ai betastimolanti:<br />
molto verosimile se la broncoostruzione<br />
è parzialmente reversibile. In caso di<br />
broncoostruzione irreversibile va escluso un falso<br />
negativo legato a flogosi bronchiale che previene<br />
la risposta al β-stimolo, ripetendo il test<br />
dopo ciclo di terapia steroidea. Tuttavia, a volte<br />
il β-stimolante migliora i sintomi anche in<br />
pazienti con broncoostruzione irreversibile. In<br />
caso di marcato effetto tremorigeno, la posologia<br />
va ridotta. Se si prescrive un β-stimolante<br />
a lunga durata d’azione, il paziente deve sapere<br />
che non può usarlo in caso di crisi dispnoica.<br />
● Uso degli steroidi per via inalatoria 45 :probabilmente<br />
inopportuno l’uso cronico, utili cicli periodici<br />
nei “responders”. Indicazione certa è la riduzione<br />
di efficacia dei farmaci broncodilatatori<br />
non steroidei in assenza di evidente riacutizzazione<br />
o interferenza farmacologia. L’uso dei cromoni<br />
non è codificato nella BPCO. Forse è possibile<br />
in pazienti con broncoostruzione reversibile,<br />
in associazione con un broncodilatatore. I<br />
teofillinici sono indicati in aggiunta ai broncodilatatori<br />
per aerosol per un migliore controllo<br />
dei sintomi, anche solo notturni, o in alternativa<br />
a essi in caso di intolleranza o difficoltà d’uso.<br />
Preferibili i preparati a lento rilascio, anche a<br />
dosi subterapeutiche: livelli sierici cui non corrisponde<br />
la massima efficacia broncodilatatrice<br />
possono alleviare la dispnea.<br />
● Ossigenoterapia 46. Le indicazioni (PaO 2 ≤55 mm<br />
Hg o PaO2 ≤60 mmHg in caso di cardiopatia<br />
coesistente) non variano con l’età. Alcuni sistemi<br />
atti a risparmiare O 2 (cannula nasale con reservoir,<br />
erogatore a domanda) sono difficilmente<br />
applicabili a soggetti anziani.Vanno prescritte,<br />
oltre all’ossigenoterapia, alcune norme applicative<br />
cui spesso l’anziano ha difficoltà ad attenersi:<br />
– evitare il contatto dell’O 2, infiammabile, con<br />
fonti di calore (sigaretta,scaldino,fornelli ecc.);<br />
– mantenere il livello dell’acqua nel gorgogliatore<br />
nell’intervallo contrassegnato;<br />
– disinfettare periodicamente la maschera facciale<br />
o gli “occhialini” (“nasal prongs”);<br />
– praticare l’ossigenoterapia per almeno 18 ore<br />
al giorno;<br />
– se si usa un concentratore di O 2,programmarne<br />
manutenzione con la ditta fornitrice e<br />
82<br />
assicurarsi un servizio di pronta riparazione e<br />
una bombola di O 2 d’emergenza;<br />
– se si usa O 2 liquido, utilizzare due bombole<br />
con rubinetto a tre vie,in modo da usare quella<br />
piena finché non viene ricaricata la vuota.<br />
Dalla bombola si può ricaricare una bomboletta<br />
portatile che permette alcune ore di autonomia<br />
funzionale fuori casa;<br />
– la prolunga per l’O 2 deve permettere al paziente<br />
di muoversi comodamente e senza rischi<br />
nella casa. Ne va quindi studiato il percorso.<br />
Se necessario, conviene prevedere una<br />
rete di distribuzione con tre o quattro punti<br />
cui il paziente può connettere l’erogatore, secondo<br />
necessità. Il fabbisogno di O 2 stabilito<br />
a riposo aumenta con l’esercizio, specie nell’anziano<br />
sedentario. Pertanto va adattata la<br />
FiO 2 al variare del fabbisogno e va stimata la<br />
durata del contenitore portatile in base al fabbisogno<br />
durante l’esercizio.Una scorretta programmazione<br />
può dissuadere il paziente anziano<br />
dal compiere attività fisica, aggravandone<br />
la situazione. Bisogna sempre verificare la<br />
capacità di comprensione e applicazione delle<br />
istruzioni da parte del paziente e/o di chi<br />
l’assiste, identificare i soggetti bisognosi di<br />
supporto formale e attivare i relativi servizi<br />
territoriali, programmare controlli quadrimestrali<br />
dell’emogasanalisi poiché il fabbisogno<br />
di O 2 aumenta gradualmente con un ritmo<br />
variabile. L’anziano incapace di accedere periodicamente<br />
ai servizi ambulatoriali è esposto<br />
al rischio di inadeguata prescrizione dell’ossigenoterapia.<br />
● Terapia mucolitica 47,48 . Studi multicentrici su popolazioni<br />
adulte hanno dimostrato che la terapia<br />
mucolitica condotta nei mesi invernali riduce l’incidenza<br />
delle riacutizzazioni. L’effetto mucolitico<br />
si protrae per diversi giorni dopo la sospensione<br />
del farmaco. L’adozione di un trattamento cronico<br />
nei mesi invernali, per esempio per 20 giorni<br />
al mese, non è supportata da studi condotti su popolazioni<br />
anziane, ma appare logica, almeno in<br />
soggetti con difficoltà nell’espettorazione. Si possono<br />
usare preparati che aumentano il contenuto<br />
di acqua e cloro del muco (per esempio sobrerolo)<br />
o la produzione di surfactant (per esempio ambroxol,<br />
bromexina). Farmaci che frammentano il<br />
reticolo fibrillare, come i derivati tiolici e gli enzimi,<br />
sono forse preferibili se la viscoelasticità del<br />
muco è alta, come nelle riacutizzazioni o dopo<br />
anestesia generale. Mancando un principio che
orienti univocamente la scelta del preparato, è la<br />
risposta individuale a guidarci nella prescrizione.<br />
● Riabilitazione 49-54. Ne è provata l’utilità su casistiche<br />
quasi tutte di età media inferiore a 70 anni.<br />
Migliora la qualità di vita, aumentando la capacità<br />
di esercizio e la sensazione di benessere psicofisico,<br />
ma non influenza la funzionalità respiratoria.<br />
È utile sia la FKT respiratoria sia la riabilitazione<br />
generale, oltre che la semplice deambulazione e,<br />
all’estremo opposto, le tecniche di modificazione<br />
comportamentale (“coping strategy”). Non vi è alcuna<br />
esperienza relativa alla riabilitazione cognitiva.L’età<br />
avanzata non deve limitare il ricorso alla<br />
riabilitazione. In presenza di difficoltà logistiche, si<br />
può comunque ricorrere a misure elementari (per<br />
esempio programmi di deambulazione per tratti<br />
progressivamente crescenti). Va verificata la congruità<br />
dell’ossigenoterapia durante l’esercizio: è<br />
spesso necessario aumentare la FiO <strong>2.</strong>Specie in soggetti<br />
con particolari tratti caratteriali o con bassa<br />
soglia della dispnea, possono servire tecniche di<br />
modificazione comportamentale (per esempio<br />
training autogeno). Spesso la riabilitazione è ostacolata<br />
da <strong>malattie</strong> come coronaropatia o arteriopatia<br />
periferica, nonché da malnutrizione, decondizionamento,<br />
depressione. L’efficacia della riabilitazione<br />
si misura con indici di “performance” (per<br />
esempio test del cammino per 6 minuti) o di stato<br />
di salute. La riabilitazione dovrebbe essere costante,<br />
non ciclica, e integrata da interventi mirati<br />
se problemi osteoarticolari e di equilibrio ne<br />
condizionano l’esito.<br />
● Vaccinazioni 51 . Indicate sia l’antinfluenzale, annuale,<br />
sia l’antipneumococcica. Quest’ultima va<br />
ripetuta ogni cinque anni. Le norme di applicazione<br />
sono aggiornate con varia cadenza dagli<br />
organi sanitari.<br />
PRATICHE TERAPEUTICHE<br />
EPROBLEMATICHE GESTIONALI<br />
PARTICOLARI 55-57<br />
● Ventilazione meccanica non invasiva:durante BPCO<br />
riacutizzata è efficace allorché l’ipossia e l’ipercapnia<br />
non regrediscano malgrado la terapia medica<br />
e l’ossigenoterapia. Nella BPCO stabile è<br />
indicata in casi selezionati di grave ipossia e ipercapnia<br />
allo scopo di porre a riposo i muscoli respiratori,<br />
riducendo il fabbisogno di O 2 e la produzione<br />
di CO <strong>2.</strong><br />
83<br />
4. IL TRATTAMENTO DELLA BPCO IN ETÀ GERIATRICA<br />
● Applicazione di BiPAP o CPAP: indicata soprattutto<br />
in caso di sindrome delle apnee ostruttive<br />
del sonno (OSAS), trova applicazione anche in<br />
caso di associazione con la BPCO (“overlap syndrome”).<br />
L’indicazione va posta solo in centri di<br />
pneumologia sulla scorta della situazione fisiopatologica<br />
e clinica, ma anche della disponibilità di<br />
supporto formale e/o informale che garantisca il<br />
corretto uso dello strumento.Vanno utilizzati strumenti<br />
silenziosi, oggi ampiamente disponibili in<br />
commercio. Se possibile, va limitato l’uso alle ore<br />
della notte e a eventuali brevi periodi diurni.<br />
Obiettivo della ventilazione non è normalizzare<br />
l’ematosi, ma alleviare la dispnea e l’astenia. Pertanto,<br />
anche modesti miglioramenti dell’emogasanalisi<br />
sono accettabili se si riduce la dispnea.<br />
● Indicazioni alla consulenza pneumologica: inquadramento<br />
diagnostico iniziale; se vi è sproporzione<br />
tra sintomi e severità dell’ostruzione o peggioramento<br />
brusco della dispnea in assenza di riacutizzazione<br />
bronchitica clinicamente evidente e di<br />
coesistenti patologie, per esempio cardiopatia o<br />
anemia; prescrizione dell’ossigenoterapia e relativo<br />
controllo periodico; prescrizione di terapia<br />
inalatoria non tradizionale, per esempio con erogatori<br />
a pressione positiva intermittente, o di riabilitazione<br />
respiratoria o ventilazione meccanica;<br />
se la radiografia del torace evidenzia delle bolle;<br />
in caso di sopravvenuta resistenza alla terapia<br />
broncodilatatrice in assenza di episodi flogistici<br />
clinicamente evidenti che possano giustificarla.<br />
● Indicazioni alla consulenza geriatrica: formazione di<br />
personale medico, paramedico e dei servizi sociali<br />
nell’approccio al malato anziano; esecuzione<br />
della valutazione multidimensionale ed elaborazione<br />
del piano di assistenza in presenza di<br />
polipatologia, disabilità e/o problematiche di tipo<br />
socioeconomico o di peggioramento dello<br />
stato di salute in assenza di patologie intercorrenti<br />
che lo giustifichino o dopo un ricovero<br />
ospedaliero cui abbia fatto seguito una sensibile<br />
riduzione delle capacità funzionali.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Murray CJL e Lopez AD:Alternative projections of<br />
mortality and disability by cause 1990-2020: Global<br />
Burden of Disease Study. Lancet 1997;<br />
349:1498-1504.<br />
<strong>2.</strong> Hunt A:The elderly at home: a study of people aged<br />
sixty-five and over living in the community in En-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
gland in 1976. London: Office of Population Censuses<br />
and Surveys HMSO, 1976.<br />
3. Burrows B e Earle RH: Course and prognosis of<br />
chronic obstructive lung disease. N Engl J Med<br />
1969; 280:397-404.<br />
4. Strom K: Survival of patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease receiving long-term<br />
domiciliary oxygen therapy. Am Rev Respir Med<br />
1993; 147:585-591.<br />
5. Antonelli Incalzi R, Gemma A, Marra C et al: Chronic<br />
obstructive pulmonary disease: an original<br />
model of cognitive decline. Am Rev Respir Dis<br />
1993; 148:418-424.<br />
6. Antonelli Incalzi R, Gemma A, Marra C et al:Verbal<br />
memory impairment in COPD: its mechanisms<br />
and clinical relevance. Chest 1997; 112:1506-1513.<br />
7. Fuso L,Antonelli Incalzi R, Pistelli R et al: Predicting<br />
mortality of patients hospitalized for acutely<br />
exacerbated chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Am J Med 1995; 98:272-277.<br />
8. Antonelli Incalzi R, Fuso L, De Rosa M et al: Comorbidity<br />
contributes to predict mortality of patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Eur Respir J 1997; 10:2794-2800.<br />
9. Antonelli Incalzi R, Fuso L, De Rosa M et al: Electrocardiographic<br />
signs of chronic cor pulmonale: a<br />
negative prognostic finding in chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Circulation 1999;99:1600-1605.<br />
10. Bellia V, Pistelli R, Catalano F et al: for the SARA<br />
Study group. Quality control of spirometry in the<br />
elderly: the SARA Study. Am J Respir Crit Care<br />
2000; 161:1094-1100.<br />
11. Antonelli Incalzi R, Capparella O, Gemma A et al:<br />
The interaction between age and comorbidity contributes<br />
to predicting the mortality of geriatric patients<br />
in the acute care hospital. J Intern Med 1997;<br />
242:291-298.<br />
1<strong>2.</strong> Carbonin PU, Pahor M, Bernabei R et al: Is age an<br />
independent risk factor of adverse drug reactions in<br />
hospitalized medical patients? J Am Geriatr Soc<br />
1991; 46:1305-1313.<br />
13. Scanlon PD, Connett JE,Waller LA et al: Smoking<br />
cessation and lung function in mild-to-moderate<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Am J Respir<br />
Crit Care 2000; 161:381-390.<br />
14. Fitting JW e Spiro SG: Nutrition in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Eur Respir Rev 1991;<br />
1:511-519.<br />
15. McCool FD e Rochester DF: Nonmuscolar diseases<br />
of the chest wall. In Fishman AP (Ed): Pulmonary<br />
diseases and disorders. 3rd edition. McGraw-<br />
Hill, New York, 1998:1541-1560.<br />
84<br />
16. Antonelli Incalzi R, Fuso L, Pistelli R et al: Correlates<br />
of respiratory muscle strength in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Chest 1998; 113:334-<br />
339.<br />
17. Palange P, Forte S, Felli A et al: Nutritional state and<br />
exercise tolerance in patients with COPD. Chest<br />
1995; 107:1206-121<strong>2.</strong><br />
18. Antonelli Incalzi R, Gemma A, Capparella O et al:<br />
Caloric intake and in-hospital starvation: a clinically<br />
relevant relationship. Arch Intern Med 1996;<br />
156:425-429.<br />
19. Praet JP, Peretz A, Rozenberg S et al: Risk of osteoporosis<br />
in men with chronic bronchitis. Osteoporosis<br />
Int 1992; 2:257-261.<br />
20. Blank DR e Bockman RS:A review of clinical trials<br />
of therapies for osteoporosis using fracture as an end<br />
point. J Clin Densitom 1999; 2:435-45<strong>2.</strong><br />
21. Leech JA,Hodder Rv,Ooi DS et al:Effects of shortterm<br />
inhaled budesonide and beclometasone dipropionate<br />
on serum osteocalcin in premenopausal<br />
women. Am Rev Respir Dis 1993; 148:113-115.<br />
2<strong>2.</strong> O’Connell MB: Prevention and treatment of osteoporosis<br />
in the elderly. Pharmacotherapy 1999;<br />
19:7S-20S.<br />
23. Goldstein MF, Fallon JJ, Harning R: Chronic glucocorticoid<br />
therapy-induced osteoporosis in patients<br />
with obstructive lung disease. Chest 1999;<br />
116:1733-1749.<br />
24. Stemmermann GN, Marcus EB, Buist AS et al: Relative<br />
impact of smoking and reduced pulmonary<br />
function on peptic ulcer risk. A prospective study<br />
of Japanese men in Hawaii. Gastroenterology 1989;<br />
96:1419-1424.<br />
25. Chuong JJ, Fisher RL, Chuong RL et al: Duodenal<br />
ulcer. Incidence, risk factors, and predictive value<br />
of plasma pepsinogen. Dig Dis Sci 1986;<br />
31:1178-1184.<br />
26. Kutsuzawa T,Shiova S,Kurita D et al:Muscle energy<br />
metabolism and nutritional status in patients with<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1995; 152:647-65<strong>2.</strong><br />
27. Cumming RG e Mitchell P: Inhaled corticosteroids<br />
and cataract: prevalence, prevention and management.<br />
Drug Saf 1999; 20:77-84.<br />
28. Heaton RK, Grant I:, McSweeney AJ et al: Psychologic<br />
effects of continuous and nocturnal oxygen<br />
therapy in hypoxemic chronic obstructive pulmonary<br />
disease.Arch Intern Med 1983;143:1941-1947.<br />
29. Scogin S e Bienias JL:A three-year follow-up of older<br />
adults participants in a memory skills training<br />
program. Psychology and Aging 1988; 3:334-337.
30. Lewis DA: Sleep in patients with respiratory disease.<br />
Respir Care Clin N Am 1999; 5:447-460.<br />
31. Antonelli Incalzi R, Fuso L, Serra M et al: Exacerbated<br />
chronic obstructive pulmonary disease: a frequently<br />
unrecognized condition. J Intern Med<br />
2002; 252:48-55.<br />
3<strong>2.</strong> Siafakas NM,Vermeire P, Pride NB et al: Optimal<br />
assessment and management of chronic obstructive<br />
pulmonary disease (COPD). Eur Respir J 1995;<br />
8:1398-1420.<br />
33. Niewoehner DE, Erbland ML, Deupree RH et al:<br />
Effect of systemic glucocorticoids on exacerbations<br />
of chronic obstructive pulmonary disease. N Engl J<br />
Med 1999; 340:1941-1947.<br />
34. Murphy TF e Sethi S: State of the art: bacterial infection<br />
in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Am Rev Respir Dis 1992; 146:1067-1083.<br />
35. Ludden TM: Pharmacokinetic interaction of the<br />
macrolide antibiotics. Clin Pharmacokinet 1985;<br />
10:63-79.<br />
36. Murciano D, Auclair MH, Pariente R et al: Randomized<br />
controlled trial of theophylline in patients<br />
with severe chronic obstructive pulmonary disease.<br />
N Eng J Med 1989; 320:1521-1525.<br />
37. Snider GL: Theophylline in the ambulatory treatment<br />
of chronic obstructive lung disease: resolving<br />
a controversy. Cleve Clin J Med 1993; 60:197-201.<br />
38. Pistelli R, Antonelli Incalzi R, Maini CL et al:The<br />
use of digitalis in patients with chronic respiratory<br />
failure. Eur J Respir Dis 1986; 69(Suppl.146):S49-<br />
S56.<br />
39. Adnot S, Sediame S, Defouilloy C et al: Role of<br />
atrial natriuretic factor in impaired sodium excretion<br />
of normocapnic and hypercapnic patients with<br />
chronic obstructive lung disease. Am Rev Respir<br />
Dis 1993; 148:1049-1055.<br />
40. Baldwin DR e Allen MB: Non invasive ventilation<br />
for acute exacerbations of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Br Med J 1997; 314:163-164.<br />
41. Laube I e Bloch KE:Non invasive ventilation.Mayo<br />
Clin Proc 1999; 74:817-820.<br />
4<strong>2.</strong> Gross NJ e Bankwala Z: Effects of anticholinergic<br />
bronchodilator on arterial blood gases of hypoxemic<br />
patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Comparison with a beta-adrenergic agent.<br />
Am Rev Respir Dis 1987; 136:1091-1094.<br />
43. Chapman KR: Therapeutic approaches to chronic<br />
obstructive pulmonary disease: an emerging consensus.<br />
Am J Med 1996; 100:5S-10S.<br />
85<br />
4. IL TRATTAMENTO DELLA BPCO IN ETÀ GERIATRICA<br />
44. Chapman KR: The role of anticholinergic bronchodilators<br />
in adult asthma and chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Lung 1990;168(Suppl):295-303.<br />
45. Postma Ds e Kerstjens HA: Are inhaled glucocorticoids<br />
effective in chronic obstructive pulmonary<br />
disease? Am J Respir Crit Care Med 1999;160:S66-<br />
S71.<br />
46. Tarpy SP e Celli BR: Long-term oxygen therapy.<br />
New Engl J Med 1995; 333:710-714.<br />
47. Olivieri D, Zavattini G,Tomasini G: Protective effect<br />
of ambroxol against winter exacerbation of chronic<br />
bronchitis. Respiration 1987; 51 (Suppl.1):<br />
42-51.<br />
48. Cegla JH: Mucolytics - are they useful in chronic<br />
mucus hypersecretion? Prophylaxis treatment of<br />
airway mucus in COPD. Eur Respir Rev 1992;<br />
2:289-291.<br />
49. Olopade CO, Beck KC,Viggiano RW et al: Exercise<br />
limitation in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Mayo Clin Proc 1992; 67:144-157.<br />
50. Goldstein RS, Gort EH, Stubbing D et al: Randomized<br />
controlled trial of respiratory rehabilitation.<br />
Lancet 1994; 344:1394-1397.<br />
51. Petty TL e Weinman GG: Building a national strategy<br />
for the prevention and management of and research<br />
in chronic obstructive pulmonary disease.JA-<br />
MA 1997; 277:246-253.<br />
5<strong>2.</strong> American Thoracic Society: Pulmonary rehabilitation-1999.<br />
Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
159:1662-168<strong>2.</strong><br />
53. Roomi J, Johnson MM,Waters K et al: Respiratory<br />
rehabilitation, exercise capacity and quality of life<br />
in chronic airways disease in old age.Age and Ageing<br />
1996; 25:12-16.<br />
54. Lacasse Y,Wong E, Guyatt GH et al: Meta-analysis<br />
of respiratory rehabilitation in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Lancet 1996; 348:1115-1119.<br />
55. Girault C, Chevron V, Richard JC et al: Physiological<br />
effects and optimisation of nasal assist-control<br />
ventilation for patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease in respiratory failure. Thorax<br />
1997; 52:690-696.<br />
56. Jones SE, Packham S, Hebden M et al: Domiciliary<br />
nocturnal intermittent positive pressure ventilation<br />
in patients with respiratory failure due to severe<br />
COPD: long-term follow up and effect on survival.Thorax<br />
1998; 53:495-498.<br />
57. Janssen JP, Cicotti E, Fitting JW et al: Non-invasive<br />
home ventilation in patients over 75 years of age:<br />
tolerance, compliance, and impact on quality of life.<br />
Respir Med 1998; 92:1311-1320.
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
5. Terapia non respiratoria<br />
nella BPCO<br />
BPCO: la malattia è tanta;<br />
le opzioni terapeutiche limitate.<br />
Bisogna utilizzare al meglio tutte quelle<br />
disponibili.<br />
Nella storia naturale della BPCO intervengono<br />
condizioni cliniche rilevanti (complicanze,<br />
comorbosità, manifestazioni sistemiche) che necessitano<br />
di terapia medica non respiratoria o che, comunque,<br />
dei farmaci respiratori utilizzano effetti<br />
cardiovascolari.<br />
Quelle prese in considerazione in questo capitolo<br />
sono elencate nella tabella 5.1.<br />
CUORE POLMONARE CRONICO<br />
Definizione: i motivi di una controversia 1<br />
La definizione di cuore polmonare cronico (CPC)<br />
è stata, da sempre, ambigua e fonte di controversie.<br />
Il problema deriva dal fatto che,tra gli esperti di questa<br />
condizione, un gruppo ritiene necessaria – per la<br />
diagnosi – l’evidenza di insufficienza ventricolare destra<br />
(IVD) con le sue manifestazioni cliniche (ipertensione<br />
venosa giugulare, epatomegalia dolente, edema<br />
periferico), mentre per un altro gruppo, al contrario,<br />
è sufficiente l’evidenza di un aumento di volume<br />
(dilatazione e/o ipertrofia: espressione di un sovraccarico)<br />
del cuore destro. Il problema è parso così<br />
insanabile che si è giunti a proporre – all’inizio<br />
degli anni ’90 – di abbandonare il termine di CPC.<br />
Il problema deriva dal fatto che l’“insufficienza” è<br />
una manifestazione clinica del sovraccarico del VD<br />
Vittorio Grassi, Stefania Cossi,<br />
Alessandra Marengoni, Roberto Zulli<br />
87<br />
Tabella 5.1 Condizioni cliniche che, nella storia naturale della<br />
BPCO, necessitano di terapia medica non respiratoria<br />
1. Cuore polmonare cronico<br />
<strong>2.</strong> Aritmie cardiache<br />
3. Malnutrizione e sindrome cachettica: calo ponderale e<br />
riduzione della massa muscolare scheletrica<br />
4. Manifestazioni endocrino-metaboliche: ipogonadismo,<br />
osteoporosi<br />
5. Manifestazioni ematologiche: l’(iper)poliglobulia<br />
6. Ansia-depressione-disturbi del sonno<br />
che precede gli eventi morfofunzionali usualmente<br />
riconoscibili in clinica, sicché diventa un indicatore<br />
di CPC. La diagnosi di CPC, infatti, è – nella<br />
grande maggioranza dei casi – clinica: la radiografia<br />
del torace è mal utilizzata, l’ecografia cardiaca è<br />
poco utilizzata. Un po’ di chiarezza si rende necessaria.<br />
Una definizione rigorosa di CPC è possibile<br />
ed è quella da tempo proposta dal gruppo di Pisa<br />
(C. Giuntini): “ingrandimento del cuore destro<br />
(atrio-ventricolo-tronco comune della polmonare)”,<br />
secondario a malattia del polmone, del circolo<br />
polmonare, della gabbia toracica, a disfunzione<br />
dei centri respiratori e, infine, a sindrome della sleep<br />
apnea, in assenza di cardiopatie sinistre o congenite.<br />
È questo il CPC compensato. In questa fase la<br />
portata cardiaca è solitamente normale e non vi è<br />
evidenza di vasocostrizione periferica. Quando interviene<br />
IVD si rendono manifesti, all’esame obiettivo,<br />
congestione epatica ed edema periferico. È<br />
questo, il CPC scompensato (che è quello che più<br />
frequentemente viene diagnosticato in clinica). È<br />
implicito, da quanto detto, che si rende necessario
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
un migliore utilizzo – ai fini della diagnosi – della<br />
radiografia del torace.<br />
Le dimensioni del problema<br />
Il CPC è una condizione sicuramente assai meno<br />
frequente di quanto lo sia stata negli anni ’50-’60:<br />
verosimilmente a motivo di un miglior controllo<br />
delle <strong>malattie</strong> di base che ne sono responsabili. Ma<br />
resta pur sempre una condizione clinicamente rilevante.<br />
La sua frequenza è ovviamente variabile<br />
nelle diverse regioni del mondo (in rapporto alla<br />
prevalenza delle pneumopatie croniche che ne sono<br />
responsabili) ed è così stimata 2:<br />
● negli Stati Uniti: 6-7% di tutti i tipi di cardiopatie<br />
dell’adulto;<br />
● a New Delhi (India): circa il 15%;<br />
● a Sheffield (UK) – una regione a forte inquinamento<br />
urbano – circa il 30% di tutte le forme<br />
di scompenso cardiaco clinicamente manifesto.<br />
In uno studio recente su 744 pazienti con dispnea<br />
e diagnosi accertata di insufficienza cardiaca congestizia,<br />
99 possedevano i criteri clinici di CPC la<br />
cui diagnosi finale venne confermata in 78 casi (pari<br />
al 10,5% del totale) 3.E questa può essere una stima<br />
attendibile.<br />
Terapia<br />
Un problema di equilibrio (e di<br />
cooperazione) tra capacità di assunzione<br />
e capacità di trasporto dell’ossigeno 4-6<br />
(figura 5.1).<br />
La fisiopatologia del sistema dell’ossigeno (acquisizione-trasporto-utilizzo)<br />
emodinamicamente<br />
correlato è, nel CPC, particolarmente complessa:<br />
la sua trattazione esula dal presente contesto. Il lettore<br />
interessato viene rimandato alle rassegne di<br />
Mithoefer (1982) 7, Wiedemann e Matthay 8,<br />
Dantzker e Gutierrez (1989) 9 e all’editoriale di<br />
Bergofsky (1983) 10, nonché al recente contributo<br />
di Marini in questa stessa collana (2001) 11 per<br />
un’approfondita trattazione. Con l’avvertenza che<br />
la sua conoscenza è importante perché ha riflessi<br />
terapeutici.<br />
88<br />
PVO2<br />
V O2<br />
PaO2<br />
ERO2<br />
COD<br />
DO2<br />
Q<br />
TO2<br />
Figura 5.1<br />
Cuore polmonare cronico: il sistema di acquisizione-trasporto-utilizzo<br />
dell’O2 emodinamica-correlato. PaO2 = esprime la capacità del<br />
polmone di assumere O2;è in larga misura VA/QC dipendente;<br />
Q = portata cardiaca;T O2 = trasporto di O2 ai tessuti (Q × CaO2) in ml/min; DO2 = l’oxygen delivery ai tessuti si realizza per l’azione<br />
combinata dei polmoni, del sistema cardiovascolare e del sangue<br />
(Hb);VO 2 = consumo di O2 da parte dei tessuti (mlO2/min); è il<br />
prodotto di Q × (CaO2-CvO2); PvO2 = riflette il più basso valore<br />
di pO2 esistente nel sistema circolatorio e pertanto determina il gradiente<br />
pressorio efficace per la diffusione dell’O2 nei tessuti. Con qualche<br />
prudenza, è un indice importante di ossigenazione tissutale. Due<br />
utili indici derivati sono costituiti da: ERO2 (extration ratio), abilità<br />
dei tessuti di rimuovere O2 dal sangue,VO 2/T O2 in condizioni normali<br />
è pari al 15-20% ma può raddoppiarsi (40-50%) quando la<br />
disponibilità di O2 è ridotta; il suo reciproco COD, coefficient of oxygen<br />
delivery (= T O2/VO 2, un rapporto tra “offerta e domanda” che<br />
si modifica con l’età: circa 5 nella 3a decade si riduce a 3,5 nella 6a-7a). Gli obiettivi terapeutici nel CPC sono fondamentalmente<br />
due:<br />
● ottimizzare il trattamento della malattia di base;<br />
● favorire l’emodinamica (polmonare e sistemica)<br />
e lo scambio gassoso, che sono gli aspetti cruciali<br />
per la sopravvivenza.<br />
Qui si sposa la tesi12,13 secondo la quale:<br />
una bassa PvO2 è – a parità di valori emodinamici<br />
e di COD – un indicatore indipendente di prognosi<br />
sfavorevole:<br />
● un aumento della CaO 2 (mediante sviluppo di<br />
poliglobulia) non è,a lungo termine, un meccanismo<br />
di adattamento di successo;
● la portata cardiaca (Q) è un fattore critico di adattamento<br />
funzionale:gli interventi terapeutici idonei<br />
a potenziarla assumono – nei pazienti BPCO<br />
con CPC – una notevole importanza clinica.<br />
Ma non è detto che gli eventi siano sempre così lineari.<br />
Nella BPCO in fase avanzata (che è anche<br />
quella in cui più facilmente è presente CPC) può<br />
crearsi un “conflitto di interessi” tra centro (scambio<br />
gassoso a livello polmonare) e periferia (scambio gassoso<br />
a livello tissutale): nel senso che ciò che è utile<br />
all’uno può non esserlo all’altro.<br />
La sopravvivenza, nel CPC, è comunque un problema<br />
di interazione (e di collaborazione) cuorepolmoni.<br />
Ossigenoterapia (effetti emodinamici)<br />
Già i due grandi trials clinici dell’inizio degli anni<br />
’80 avevano documentato benefici effetti (ancorché<br />
quantitativamente modesti) dell’ossigenoterapia<br />
continua sull’emodinamica polmonare.<br />
Nella casistica di Weitzenblum (Friburgo) 14 – una<br />
delle più accurate – pazienti BPCO con ipossiemia<br />
grave che prima di iniziare l’ossigenoterapia<br />
avevano presentato un aumento medio della PAP<br />
di 1,5 mmHg/anno, istituita l’ossigenoterapia continua<br />
hanno mostrato un decremento medio dell’ordine<br />
di 2,5 mmHg/anno. Presi nel loro insieme<br />
gli ormai molti dati disponibili indicano che la<br />
L-TOT stabilizza la PAP (ne previene il progressivo<br />
aumento).<br />
Digitale<br />
Time will fix<br />
The real value upon this discovery<br />
(Sir William Withering, 1785)<br />
La digitale ha una storia antica, ma solo recentemente<br />
(metà anni ’90) è stata oggetto di trias clinici<br />
controllati che hanno indotto la FDA alla sua<br />
approvazione nella terapia dell’insufficienza cardiaca.<br />
Il DIG trial (Digitalis Investigation Group: quasi<br />
7.000 pazienti arruolati) non aveva dimostrato, a<br />
3 anni, alcun beneficio in termini di mortalità (la<br />
riduzione del 12% di mortalità per “pump failure”<br />
risultava controbilanciata da un aumento di mor-<br />
89<br />
5. TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO<br />
talità dovuto presumibilmente ad aritmie). L’analisi<br />
dei sottogruppi era giunta alla conclusione che i<br />
pazienti che ne traggono maggior beneficio sono<br />
quelli con:<br />
● cardiomegalia (alla Rx torace);<br />
● marcata riduzione alla frazione d’eiezione (< 25%);<br />
● sintomi (dispnea) gravi.<br />
La digitale ha una ristretta finestra terapeutica.<br />
Il DIG trial ha avanzato l’ipotesi che essa abbia, sulla<br />
mortalità, un effetto bidirezionale:<br />
● benefico,per concentrazioni sieriche < 1,0 ng/ml;<br />
● nocivo, per concentrazioni ≥ 1,0 ng/ml.<br />
Del tutto recentemente sono anche emerse – sempre<br />
in tema di mortalità nell’insufficienza cardiacadifferenze<br />
legate al sesso: il che induce a una particolare<br />
prudenza (bassi dosaggi) nel suo utilizzo nel<br />
sesso femminile 15 .<br />
Storia tormentata,quella della digitale nel CPC finché<br />
uno studio clinico controllato (1981) 16 ha documentato<br />
che, nella BPCO grave, è in grado di<br />
migliorare la funzione del VD solo nei pazienti con<br />
compromessa funzione del ventricolo sinistro. In<br />
seguito (1990) 17, un trial clinico (randomizzato e<br />
controllato) condotto in pazienti con CPC scompensato<br />
ha documentato che la digitale risultava<br />
clinicamente efficace solo in quelli con fibrillazione<br />
atriale.<br />
Dunque: nel CPC la digitale deve essere usata solo<br />
nei pazienti in cui concomita un’insufficienza ventricolare<br />
sinistra. La diagnosi di insufficienza ventricolare<br />
sinistra in pazienti con CPC è clinicamente difficile:<br />
fortunatamente è anche poco frequente e solitamente<br />
non grave.<br />
Infine, va tenuto presente che nel CPC gli effetti<br />
tossici della digitale (aritmie) sono esaltati.<br />
Teofillina<br />
Merita un’attenta considerazione per i suoi favorevoli<br />
effetti emodinamici: quantitativamente modesti<br />
ma, presi nel loro insieme, clinicamente utili. Gli<br />
effetti documentati (sia con infusione endovenosa<br />
sia con somministrazione orale di una teofillina slow<br />
release) consistono in:<br />
● riduzione della PAP e della RVP;<br />
● aumento della FE del ventricolo destro e sinistro.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Si ritiene che questi effetti siano la conseguenza del<br />
ridotto postcarico e di un inotropismo ventricolare<br />
positivo.Accanto agli aspetti favorevoli va tenuto<br />
presente che il CPC è, tra le tante, una delle condizioni<br />
cliniche in cui gli effetti collaterali della teofillina<br />
(che sono numerosi e multisistemici) più si<br />
esaltano: ipossia cronica e congestione epatica compromettono<br />
l’efficienza degli isoenzimi del citocromo<br />
P450 (responsabili della clearance della teofillina).<br />
β 2-agonisti<br />
Studiati in particolare la terbutalina e il pirbuterolo,<br />
i β 2-agonisti hanno effetti emodinamici teofillino-simili<br />
che però si esauriscono nel breve-medio<br />
periodo.<br />
Vasodilatatori<br />
Il miglior vasodilatatore polmonare, nel CPC da<br />
BPCO, è l’ossigeno.<br />
I vasodilatatori hanno, nel CPC, una lunga storia e<br />
controversa che può essere così riassunta: nel CPC<br />
secondario a BPCO i vasodilatatori (i più studiati:<br />
calcioantagonisti/nifedipina e ACE-inibitori/captopril)<br />
hanno benefici effetti emodinamici: quantitativamente<br />
modesti e di relativamente breve durata.<br />
Di fatto, raramente, gli attuali vasodilatatori soddisfano<br />
i criteri dettati da Rubin per un utilizzo<br />
clinicamente efficace 18:<br />
● RVP: riduzione di almeno il 20%;<br />
● Q : aumentata o immodificata;<br />
● PA polmonare: ridotta o immodificata;<br />
● PA sistemica: immodificata;<br />
● PaO 2: immodificata.<br />
Pertanto,attualmente questa categoria di farmaci non<br />
fa parte della terapia standard del CPC, potendo –<br />
se del caso – essere utilizzati nella fase di riacutizzazione<br />
della BPCO. Nell’ipertensione arteriosa polmonare<br />
grave (PAP media >40 mmHg) primitiva o<br />
secondaria (tromboembolia polmonare cronica –<br />
<strong>malattie</strong> collageno-vascolari) consolidata è l’efficacia<br />
di iloprost (un analogo stabile della prostaciclina) ora<br />
disponibile ed efficace anche per via inalatoria 19.<br />
Diuretici<br />
Nel CPC i diuretici sono una risorsa terapeutica<br />
importante: riducendo il volume ematico polmonare,<br />
riducono la PAP e il carico di lavoro del VD.<br />
90<br />
Particolare attenzione deve essere posta nell’evitare:<br />
● l’alcalosi metabolica (ipopotassiemica-ipocloremica).<br />
Un eccesso di bicarbonati plasmatici<br />
(>37-38 mEq/l) può comportare una ridotta attività<br />
dei centri respiratori con conseguente ipoventilazione<br />
alveolare e, dunque, ipercapnia;<br />
● deplezione di volume endovascolare che, riducendo<br />
il precarico del VD, può ridurre la portata<br />
cardiaca; ciò vale in particolare per la furosemide<br />
(ev) che è dotata di un effetto vaso(veno)dilatativo.<br />
I principi della condotta terapeutica con questa<br />
classe di farmaci sono riportati nella tabella 5.<strong>2.</strong><br />
Nell’ambito del quadro clinico del CPC una qualche<br />
attenzione merita l’edema periferico (edema ipercapnico<br />
– edema di Moran Campbell dal nome dell’autore<br />
che, correttamente, per primo lo associò all’ipercapnia)<br />
20 nel quale, in aggiunta ai meccanismi<br />
cardiovascolari che notoriamente contribuiscono alla<br />
formazione di edema,intervengono numerosi processi<br />
(neuro-ormonali e renali: favorenti e protettivi).<br />
La restrizione di liquidi è il primo provvedimento<br />
efficace.<br />
NO-NO/O 2<br />
Nell’ultimo decennio l’NO per via inalatoria è stato<br />
ampiamente sperimentato stante la sua capacità<br />
di ridurre la PAP in condizioni patologiche diverse.<br />
Nei pazienti BPCO, tuttavia, esso può peggiorare<br />
gli scambi gassosi 21. Da più parti è stata speri-<br />
Tabella 5.2 Diuretici: linee guida della condotta terapeutica<br />
1. Iniziare con la più bassa dose efficace<br />
<strong>2.</strong> Considerare la possibilità di una terapia intermittente<br />
3. I pazienti anziani richiedono dosi più basse<br />
4. In caso di scarsa risposta associare farmaci di classi<br />
diverse o – anche – sostituire il farmaco con uno della<br />
stessa classe<br />
5. Una diuresi particolarmente rapida e abbondante<br />
solitamente richiede un rimpiazzo elettrolitico<br />
6. Monitorare elettroliti (Na-K-Cl-Mg), creatinina, acido<br />
urico, pH (alcalosi metabolica)<br />
7. Il singolo più importante provvedimento è costituito dal<br />
monitoraggio della kaliemia e dalla sua eventuale<br />
correzione con potassio sotto forma di cloruro<br />
8. In caso di ipocloremia da eccesso di bicarbonato, la<br />
somministrazione di cloro sottoforma di sale di lisina<br />
restaura l’efficacia dei diuretici
mentata l’associazione NO (2-5 ppm)-O 2 con favorevoli<br />
risultati (rispetto ai singoli costituenti) per<br />
quanto riguarda sia l’aumento della PaO 2 sia la riduzione<br />
della PAP media 2<strong>2.</strong><br />
Qualcosa di nuovo?<br />
Il PN-tipo B (nesiritide):<br />
“una finestra sul cuore” 23<br />
Nell’ambito dell’attivazione neuro-ormonale conseguente<br />
alla disfunzione ventricolare, i peptici natriuretici<br />
(A: atriale; B: ventricolare; C: endotelio<br />
vascolare) rappresentano un fattore positivo dotati,<br />
come sono, di una triplice attività:<br />
● riduzione delle resistenze vascolari periferiche;<br />
● soppressione del sistema renina-angiotensina ed<br />
endotelina;<br />
● aumento della natriuresi.<br />
Dunque, effetto vasodilatatore e diuretico-natriuretico<br />
assai utile in condizioni di insufficienza cardiaca.<br />
Del tutto recentemente si è reso possibile il dosaggio<br />
rapido del PN-tipo B (quello rilasciato dai ventricoli),<br />
che si è dimostrato di notevole utilità nella<br />
diagnosi di insufficienza cardiaca 24 e nel definirne<br />
la gravità.<br />
In un’indagine condotta in un dipartimento di<br />
emergenza, il dosaggio del PN-tipo B ha mostrato<br />
– in pazienti con insufficienza cardiaca da CPC<br />
– concentrazioni plasmatiche (pg/ml) 10-15 volte<br />
superiori rispetto a quelle osservate in pazienti con<br />
sola BPCO 25.<br />
Da poco, un rh PN-tipo B sintetico (nesiritide) è<br />
stato approvato dalla FDA. Questa terapia potrebbe<br />
rappresentare un nuovo approccio (“fisiologico”<br />
rinforzo dei meccanismi protettivi) ai problemi dei<br />
pazienti con scompenso cardiaco e dunque anche<br />
per quelli con CPC.<br />
Conclusioni<br />
Il CPC offre uno scenario clinico-terapeutico complesso:<br />
eventi molteplici (scambio gassoso-emodinamica:<br />
polmonare e sistemica-equilibrio idrosalino-bilancio<br />
neurormonale) appaiono intrecciati tra<br />
loro e variamente concorrono a determinare il quadro<br />
clinico e la prognosi.<br />
91<br />
5. TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO<br />
Il primo (e più importante) obiettivo è rappresentato<br />
dalla (per quanto possibile) correzione dell’ipossiemia<br />
senza tuttavia tralasciare altri, più specifici,<br />
interventi terapeutici. L’affermazione (ancorché<br />
autorevole) 26 secondo la quale “i pazienti<br />
BPCO muoiono con CPC ma raramente muoiono<br />
di esso”, anche se in parte condivisibile, può risultare<br />
clinicamente improduttiva.<br />
ARITMIE CARDIACHE<br />
È nozione classica – rinforzata (e di molto) dalle<br />
registrazioni elettrocardiografiche secondo Holter<br />
– che i pazienti BPCO hanno un’incidenza di aritmie<br />
maggiore rispetto ai soggetti normali di pari<br />
età.Va precisato che, nella maggioranza dei casi, non<br />
costituiscono un problema serio – tanto che è stato<br />
suggerito di non prenderle troppo in considerazione<br />
per evitare di essere “distratti” da più importanti<br />
e urgenti problemi 27.<br />
L’aumentata incidenza si rende particolarmente<br />
evidente – e allora assume rilevanza clinico-terapeutica<br />
– in particolari condizioni:<br />
● durante le fasi di “riacutizzazione” della malattia<br />
polmonare (con insufficienza respiratoria del<br />
tipo acute-on-chronic), condizione nella quale le<br />
aritmie maggiori possono raggiungere una frequenza<br />
del 40-50%;<br />
● durante gli episodi di desaturazione notturna;<br />
● in pazienti che utilizzano associazioni di farmaci<br />
potenzialmente cardiotossici (digitale in primis,<br />
teofillina, β 2-agonisti).<br />
Fattori predisponenti/scatenanti: ipossiemia grave,<br />
alterazioni elettrolitiche e dell’equilibrio acido-base,<br />
assunzione di farmaci “cardio-tossici”,<br />
aumentato drive adrenergico, coesistenza di una<br />
cardiopatia ischemica cronica, di una disfunzione<br />
miocardia. I pazienti BPCO ipossiemici presentano<br />
spesso complesse alterazioni del controllo<br />
autonomico (anche cardiovascolare), nonché un<br />
certo aumento dell’intervallo QT, in particolare<br />
della “dispersione” di tale intervallo (QTc dispersion):<br />
quest’ultimo evento, anche nell’esperienza<br />
personale, risulta un marker affidabile di eterogenea<br />
ripolarizzazione e di instabilità elettrica ventricolare.<br />
Le principali aritmie cardiache presenti in questi<br />
pazienti e la loro terapia sono riportate nella tabella<br />
5.3: nel loro ambito, fondamentale è la distinzione
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Tabella 5.3 Le aritmie nel CPC*<br />
Fibrillazione atriale<br />
Emodinamicamente stabile Controllo della frequenza ventricolare:<br />
● verapamil oppure<br />
● diltiazem talora associati a<br />
● digossina<br />
● se disfunzione contrattile: amiodarone<br />
Emodinamicamente instabile/<br />
● cardioversione elettrica<br />
mancata risposta ai farmaci<br />
Flutter atriale<br />
Emodinamicamente stabile Controllo della frequenza ventricolare:<br />
come per la fibrillazione atriale<br />
Emodinamicamente instabile ● Entrainment con stimolazione atriale<br />
esofagea<br />
● Cardioversione elettrica<br />
Tachicardia atriale focale<br />
Emodinamicamente stabile ● Propafenone<br />
● Flecainide<br />
Emodinamicamente instabile/forme refrattarie ● Cardioversione elettrica<br />
Tachicardia atriale multifocale<br />
Emodinamicamente stabile ● Verapamil+magnesio solfato<br />
Emodinamicamente instabile/forme refrattarie ● Cardioversione elettrica<br />
Tachicardie ventricolari “forme comuni”<br />
Emodinamicamente stabile ● Amiodarone (se disfunzione contrattile)<br />
● Propafenone o (senza disfunzione contrattile)<br />
Emodinamicamente instabile/forme refrattarie ● Cardioversione elettrica<br />
Torsione di punta<br />
Emodinamicamente stabile ● Solfato di magnesio<br />
● Se bradicardia (condizione predisponente)<br />
Emodinamicamente instabile/forme refrattarie ● Cardioversione elettrica<br />
Fibrillazione ventricolare ● Manovre rianimatorie cardiopolmonari<br />
● Defibrillazione<br />
Aritmie ipocinetiche<br />
Bradicardia sinusale spiccata<br />
FA a bassa risposta ventricolare<br />
Arresto sinusale<br />
Blocco seno-atriale/atrio-ventricolare<br />
*Sottolineate quelle a prognosi sfavorevole.<br />
tra forme emodinamicamente stabili e instabili.Fondamentale<br />
è l’avvertenza che l’accurata ricerca,<br />
identificazione e rimozione (o almeno correzione)<br />
delle cause scatenanti costituisce lo step terapeutico<br />
preliminare.<br />
Nel gruppo delle tachicardie atriali una menzione<br />
particolare merita la tachicardia atriale multifocale (figura<br />
5.2), aritmia assolutamente peculiare di questa<br />
popolazione di pazienti anziani ipossiemici (per<br />
la verità osservabile anche in giovani cocainomani).<br />
Le sue principali caratteristiche sono:<br />
92<br />
Cardioversione farmacologica:<br />
● propafenone oppure<br />
● flecainide<br />
Cardioversione:<br />
● entrainment con stimolazione<br />
atriale transesofagea<br />
● cardioversione farmacologica con:<br />
● ibutilide oppure<br />
● sotalolo oppure<br />
● amiodarone<br />
Le indicazioni alla terapia sono complesse, l’approccio terapeutico è costituito<br />
dalla stimolazione elettrica temporanea seguita, talora, da impianto di pace<br />
maker<br />
● è l’aritmia più favorevolmente sensibile alla correzione<br />
dei fattori predisponenti;<br />
● è assolutamente insensibile alla digitale;<br />
● risponde favorevolmente all’impiego del verapamil.<br />
Le tachicardie ventricolari costituiscono un gruppo<br />
di aritmie eterogeneo e complesso. Una forma<br />
del tutto peculiare (per l’originalità) è costituita dalla<br />
“torsione di punta” che si presenta spesso con<br />
brevi ma recidivanti parossismi (figura 5.3).
A B<br />
93<br />
5. TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO<br />
Figura 5.2<br />
A. Tachicardia parossistica reciprocante nodale (FC: 190/min): paziente di 78 anni affetto da BPCO riacutizzata con insufficienza respiratoria<br />
ipossiemico-ipercapnica. L’insorgenza dell’aritmia ha complicato acutamente il quadro clinico con comparsa di sintomi di “bassa portata cerebrale”,<br />
riduzione dei valori pressori arteriosi, accentuazione della dispnea e spiccato cardiopalmo. L’aritmia è cessata dopo trattamento con diltiazem ev ed<br />
è comparsa una tachicardia atriale multifocale (B), meglio tollerata dal punto di vista emodinamico. Dopo ulteriore trattamento con diltiazem, è ricomparso<br />
il ritmo sinusale.<br />
Figura 5.3<br />
Torsione delle punte e blocco atrioventricolare di grado avanzato: paziente di 72 anni con BPCO riacutizzata e ipossiemia.Tipicamente coesistono<br />
in questo tracciato episodi di torsione delle punte e un blocco atrioventricolare avanzato nonché un intervallo QT allungato. Fu necessaria una<br />
stimolazione elettrica temporanea e terapia con solfato di magnesio.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
IPERPOLIGLOBULIA<br />
Quella quota di pazienti con BPCO – una minoranza<br />
(ma non trascurabile) – che presenta una risposta<br />
eritrocitaria “inappropriata” (esagerata) rispetto<br />
agli esistenti livelli di ipossiemia.<br />
È stato recentemente documentato 28 che questi pazienti<br />
rispetto a quelli (la maggioranza) con risposta<br />
eritrocitaria “normale” presentano:<br />
● comparabili valori di eritropoietina plasmatici;<br />
● elevati valori (mediamente: x 3) di renina e aldosterone.<br />
Sicché è stata formulata l’ipotesi che in questo sottogruppo<br />
di pazienti BPCO (come in altre condizioni:<br />
scompenso cardiaco grave, trapianto renale,<br />
emodialisi cronica, ipertensione renovascolare) si<br />
realizzi un’anomala attivazione del sistema reninaangiotensina.<br />
Lo sviluppo di eritropoiesi secondaria<br />
sarebbe pertanto riferibile a un meccanismo non<br />
eritropoietina mediato: l’angiotensina II (l’octapeptide<br />
bioattivo del sistema renina-angiotensina)<br />
agirebbe direttamente (quale “grow factor”) sul midollo<br />
osseo per stimolare la produzione di progenitori<br />
di eritrociti. In teoria questi pazienti potrebbero<br />
giovarsi di una terapia con antagonisti del<br />
recettore dell’angiotensina II. Ma non vi sono dimostrazioni<br />
in proposito.<br />
Salasso<br />
In pazienti con CPC e abnormemente elevati valori<br />
di Hct (>55%), il salasso – 250-300 ml per volta,<br />
con rimpiazzo della parte liquida – ha effetti benefici,<br />
riassumibili come segue:<br />
● favorevoli effetti emodinamici polmonari (riduzione<br />
della RVP con, modesta, riduzione della<br />
PAP media);<br />
● significativo aumento del flusso ematico cerebrale<br />
(specie a carico delle regioni sopra-tentoriali);<br />
● aumentata performance allo sforzo.<br />
Esiste un valore di Hct “ideale”? (quello che minimizza<br />
i problemi reologici e massimalizza il trasporto<br />
di ossigeno). Sulla base dei dati della letteratura<br />
29 sembra ragionevole indicarlo in un valore<br />
attorno al 50%.<br />
94<br />
MANIFESTAZIONI<br />
ENDOCRINO-METABOLICHE<br />
Ipogonadismo<br />
Con sempre maggiore frequenza nei pazienti con<br />
BPCO vengono segnalati bassi livelli plasmatici di<br />
testosterone: fattore favorente la riduzione della<br />
massa muscolare scheletrica oltre che dello sviluppo<br />
di osteoporosi.<br />
Esso appare la conseguenza della malattia cronica,<br />
degli effetti (a livello ipotalamico) dell’ipossiemia<br />
arteriosa e, soprattutto, della terapia steroidea: i pazienti<br />
in trattamento cronico con glucocorticoidi<br />
sono a rischio di sviluppare ipogonadismo 30 la cui<br />
correzione ha positivi effetti clinici. Casaburi et<br />
al. (figura 5.4) hanno convincentemente documentato<br />
che l’aggiunta di testosterone (100<br />
mg/settimana, dose idonea a normalizzare i livelli<br />
plasmatici) a un programma di riabilitazione respiratoria<br />
significativamente aumenta la massa e la<br />
resistenza muscolare in pazienti BPCO di entità<br />
moderato-grave con bassi livelli di testosterone<br />
plasmatico 31.<br />
Il lettore interessato potrà utilmente consultare il<br />
documento (comprensivo di indicazioni circa le più<br />
recenti e future formulazioni farmacologiche quali<br />
il cerotto e il preparato per uso orale long acting) –<br />
Aumento %<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Massa muscolare Resistenza muscolare<br />
P T R T + R<br />
Figura 5.4<br />
40 pazienti di sesso maschile con BPCO e bassi livelli di testosterone<br />
sono stati assegnati a tre diversi trattamenti: la somministrazione<br />
di testosterone enantato (100 mg/settimana per 10 settimane) ha fatto<br />
registrare i risultati illustrati. P = placebo;T = testosterone; R =<br />
riabilitazione 30.
frutto di una Consensus conference a opera del<br />
Guppo di Studio Italiano di Endocrinologia Geriatrica<br />
– sulla terapia sostitutiva nell’anziano di<br />
prossima pubblicazione (2003) su Aging.<br />
Osteoporosi<br />
Come e più che in altre <strong>malattie</strong> croniche, anche i<br />
pazienti con BPCO – accumulando numerosi fattori<br />
di rischio (terapia steroidea in primis) – vanno<br />
spesso incontro a osteoporosi clinica 3<strong>2.</strong> Il problema<br />
è destinato a ridursi a motivo della (prevedibile<br />
e auspicabile) riduzione della terapia steroidea<br />
per via orale in questi pazienti.<br />
Storia naturale dell’osteoporosi<br />
indotta da steroidi in pazienti BPCO<br />
Il percorso dall’osteopenia all’osteoporosi clinica è<br />
in via di definizione. Si può ragionevolmente supporre<br />
che, iniziata una terapia steroidea (qualunque<br />
sia la via di somministrazione), le modificazioni<br />
dei markers biochimici del metabolismo osseo<br />
siano evento precoce (entro 1-2 mesi) per poi<br />
stabilizzarsi anche se la terapia prosegue. Tuttavia,<br />
se le dosi di steroidi sono elevate e la durata della<br />
terapia prolungata, cominciano a rendersi manifeste<br />
evidenze radiologiche di ridotta densità ossea<br />
(BMD) che sfociano poi nell’osteoporosi clinica<br />
(fratture).<br />
Nell’ambito dell’eterogenea popolazione dei pazienti<br />
BPCO, un sottogruppo appare particolarmente<br />
a rischio: quello dei pazienti con basso<br />
BMI e con ridotta funzione gonadica (non solo<br />
testosterone ma anche estrogeni: estradiolo). Nel<br />
tentativo di identificare un valore soglia di terapia<br />
steroidea (rischio di comparsa di conseguenze cliniche)<br />
è stata indicata la dose di 10 mg/die per<br />
9 mesi 33.<br />
Sulla base delle attuali evidenze, una condotta ragionevole<br />
ci sembra possa comprendere:<br />
● misure preventive in pazienti a elevato rischio<br />
(esercizio fisico, vitamina D e calcio, terapia ormonale<br />
sostitutiva, quando indicata);<br />
● misure terapeutiche con bifosfonati (etidronato,<br />
alendronato e simili) nei pazienti che nonostante<br />
una terapia ormonale sostitutiva presentano<br />
una significativa perdita di massa ossea.<br />
95<br />
5. TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO<br />
MALNUTRIZIONE<br />
E SINDROME CACHETTICA<br />
(PERDITA DI PESO CORPOREO-<br />
RIDUZIONE DELLA MASSA<br />
MUSCOLARE SCHELETRICA)<br />
Si tratta di un problema complesso, dalle molteplici<br />
conseguenze (ridotta forza dei muscoli respiratori,<br />
alterato drive ventilatorio, compromissione della<br />
funzione immunologica) e di difficile approccio terapeutico<br />
(nutrizionale e farmacologico). A esso è<br />
già stato fatto ampio e approfondito riferimento nel<br />
Quaderno 4 (De Benedetto et al.) 34:a questo capitolo<br />
viene rimandato il lettore interessato.<br />
È opportuno distinguere la malnutrizione (disordine<br />
alimentare) dalla più complessa (evento sistemico:<br />
conseguenza del processo infiammatorio e<br />
dello stress ossidativo) perdita di peso con riduzione<br />
della massa muscolare scheletrica che, nei casi<br />
avanzati, configura il quadro (clinico e patogenetico)<br />
di una vera e propria sindrome cachettica caratterizzata<br />
da:<br />
● scarsa risposta all’intervento nutrizionale;<br />
● perdita preferenziale di tessuto muscolare (piuttosto<br />
che di tessuto adiposo);<br />
● aumentato catabolismo proteico.<br />
L’approccio terapeutico globale più consolidato è<br />
quello espresso dal gruppo di Maastricht (figura<br />
5.5) 35-36.I problemi sono molti. Solitamente si ottengono<br />
discreti successi in ospedale, mentre lo scenario<br />
cambia, ovviamente, a domicilio: la maggior<br />
parte dei pazienti tollera male supplementi nutritivi<br />
concentrati e la nutrizione con sondino nasogastrico<br />
o per via parenterale è improponibile per<br />
lungo tempo. Nuovi approcci e nuove strategie si<br />
rendono necessari. Sono allo studio metodi alternativi<br />
che prevedono l’utilizzo di:<br />
● ormone della crescita umano ricombinante (rhGH);<br />
● steroidi anabolizzanti: il nandrolone ha fornito<br />
qualche incoraggiante risultato (aumento della<br />
resistenza dei muscoli respiratori);<br />
● agenti anticatabolici; acidi grassi polinsaturi omega-3<br />
a catena lunga, antinfiammatori non steroidei.<br />
Tenuto presente che i pazienti BPCO non responders<br />
(all’intervento nutrizionale e alla terapia anabolizzante)<br />
sono caratterizzati da un’elevata rispo-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
Figura 5.5<br />
Algoritmo nutrizionale di Schols e Wouters<br />
(2000-2002) 35-36. I pazienti responders<br />
sono quelli prevalentemente affetti da malnutrizione,<br />
quelli non responders sono più<br />
spesso affetti da sindrome cachettica.<br />
Screening<br />
Trattamento<br />
sta infiammatoria sistemica, si può ipotizzare che<br />
questi agenti possano trovare una qualche utile indicazione<br />
in questi pazienti.<br />
È questa chiaramente un’area in via di sviluppo.<br />
A completamento è doveroso sottolineare che esiste<br />
anche il problema opposto: i pazienti BPCO<br />
cronicamente ipercapnici (il tipo BB: quelli con<br />
prevalente bronchite) – con o senza CPC – sono<br />
spesso sovrappeso. La perdita di peso è utile (migliora<br />
gli scambi gassosi, riduce l’edema declive).<br />
ANSIA-DEPRESSIONE-<br />
DISTURBI DEL SONNO<br />
L’ansia, la depressione e i disturbi del sonno sono<br />
relativamente frequenti in pazienti BPCO, specie<br />
nelle fasi avanzate della malattia. Per i farmaci utilizzati<br />
in queste condizioni (ansiolitici, antidepressivi,<br />
ipnoinducenti) valgono, con le ovvie possibili<br />
eccezioni, alcune regole generali:<br />
● tutti sono dotati di un blando (clinicamente irrilevante)<br />
effetto depressivo sui centri respiratori,<br />
tale per cui sono solitamente ben tollerati nei<br />
soggetti normali e nei pazienti BPCO ipossici;<br />
● nei pazienti con BPCO ipossiemico-ipercapnica,<br />
al contrario, l’ipoventilazione può creare effetti<br />
clinicamente rilevabili (ipercapnia) tanto<br />
che, in questi casi, il loro impiego è sconsiglia-<br />
96<br />
B M I<br />
(kg/m 2 )<br />
•
parte delle volte sospesi per gli effetti collaterali di<br />
questa classe di farmaci.<br />
Disturbi del sonno<br />
I pazienti BPCO hanno una scarsa qualità del sonno,<br />
con una serie di riflessi negativi sulla loro vita<br />
quotidiana. Le benzodiazepine sono una classe di<br />
farmaci ampiamente utilizzata nella nostra società:<br />
sia come sedativi sia, meno propriamente, come<br />
ipnotici. Come classe, esercitano un blando effetto<br />
depressivo sui centri respiratori. Le benzodiazepine<br />
riducono il tono muscolare delle vie aeree<br />
superiori e con ciò, in soggetti suscettibili, favoriscono<br />
lo sviluppo di apnee ostruttive. Il buspirone<br />
(ansiolitico non benzodiazepinico) non ha effetti<br />
depressivi sulla respirazione e può essere utilizzato<br />
senza problemi. Gli ipnotici ad azione più selettiva<br />
(non benzodiazepinici) non esercitano effetti<br />
clinicamente significativi sui centri respiratori, né<br />
interferenze sui meccanismi di regolazione della<br />
ventilazione.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Butler J e Agostoni PG: Cor Pulmonale. In Murray<br />
JF e Nadel JA (Eds):Textbook of respiratory medicine.<br />
2nd edition. WB Saunders Co, Philadelphia,<br />
1994; 2:1778-1801.<br />
<strong>2.</strong> Fishman AP: Pulmonary hypertension and cor pulmonale.<br />
In Fishman’s Pulmonary diseases and disorders.<br />
3rd edition. Mc Graw-Hill, New York,<br />
1998:1261-1296.<br />
3. Maisel AS, Krishnaswami P, Novak RM et al: Rapid<br />
measurement of B-type natriuretic peptide in<br />
the Emergency diagnosis of hearth failure. N Engl<br />
J Med 2002; 347:161-167.<br />
4. Dantzker DR: Pulmonary Gas Exchange. In<br />
Dantzker DR (Ed): Cardiopulmonary Critical Care.<br />
2nd edition.WB Saunders, Philadelphia, 1991.<br />
5. Wiedemann HP e Matthay RA: Cor pulmonale. In<br />
Braunwald E (Ed): Heart disease.A textbook of cardiovasular<br />
medicine. 5th edition. WB Saunders Co,<br />
Philadelphia, 1997:1604-1625.<br />
6. Lee Chiong TL e Matthay RA: The heart in the<br />
stable COPD patient. In Similowski TH,Whitelaw<br />
WA, Derenne J Ph (Eds): <strong>Clinica</strong>l management of<br />
chronic obstructive pulmonary disease. Lung biology<br />
in health and disease. Marcel Dekker, New<br />
York, 2002; 165:475-53<strong>2.</strong><br />
97<br />
5. TERAPIA NON RESPIRATORIA NELLA BPCO<br />
7. Mithoefer JD: Assessment of tissue oxygenation. In<br />
Simmons DH (Ed): Current Pulmonology, vol 4.<br />
John Wiley and Sons,New York,1982;125:474-479.<br />
8. Wiedemann HP e Matthay RA:The management<br />
of acute and chronic Cor Pulmonale. In Scharf SM<br />
e Cassidy SS (Eds): Heart – Lung Interactions in<br />
health and disease. Lung Biology in Health and disease.<br />
Marcel Dekker, New York, 1989; 42:915-981.<br />
9. Dantzker DR e Gutierrez G: Effects of circulatory<br />
failure on pulmonary and tissue gas exchange. In<br />
Scharft SM e Cassidy SS (Eds): Heart – Lung Interactions<br />
in Health and Disease. Lung Biology in<br />
Health and Disease. Marcel Dekker, New York,<br />
1989; 4<strong>2.</strong><br />
10. Bergofsky EH:Tissue oxygen delivery and cor pulmonale<br />
in chronic obstructive pulmonary disease.<br />
N Engl J Med 1983; 308:1092-1093.<br />
11. Marini C: Alterazione degli scambi gassosi: effetti<br />
dell’ipossiemia e dell’ipercapnia. In Giuntini C e<br />
Grassi V (Eds): I quaderni della BPCO – Il volto<br />
della BPCO che cambia. N 2 (fisiologia clinica).<br />
UTET Periodici Scientifici, Milano, 2001:63-7<strong>2.</strong><br />
1<strong>2.</strong> Tenney SM e JD Mithoefer: The relationship of<br />
mixed venous oxygenation to oxygen transport:<br />
with special reference to adaptations to high altitude<br />
and pulmonary disease. Am Rev Respir Dis<br />
1982; 125:474-479.<br />
13. Kawakami Y, Kishi F,Yamamoto H, Miyamoto K:<br />
Relation of oxygen delivery mixed venous oxygenation<br />
and pulmonary homodynamic to prognosis<br />
in chronic obstructive pulmonary disease. N Engl<br />
J Med 1983; 308:1045-1049.<br />
14. Weitzenblum E, Santegean A, Ehrhart M, Mammosser<br />
M, Pelletier A: Long term oxygen therapy<br />
can reverse the progression of pulmonary hypertension<br />
in patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am Rev Respir Dis 1985; 131:493-498.<br />
15. Eichhorn EJ, Gheorghiade M: Digoxin-new prospective<br />
on an old drug. N Engl I Med 2002;<br />
347:1394-1395.<br />
16. Mathur PN, Powles P, Pugsley SO, McEvan MP,<br />
Campbell EJ: Effect of digoxin on right ventricular<br />
function in severe chronic airflow obstruction.<br />
A controlled clinical trial. Ann Intern Med 1981;<br />
95:283-288.<br />
17. Polic S, Rumboldt Z, Dujic Z, Bagatin J, Deletis O,<br />
Rozga A: Role of digoxin in right ventricular failure<br />
due to chronic cor pulmonale. Int J Clin Pharmacol<br />
Res 1990; 10:153-16<strong>2.</strong><br />
18. Rubin LJ:Vasodilators and pulmonary hypertension.<br />
Where do we go from here? Am Rev Respir Dis<br />
1987; 135:288-293.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
19. Olschewski H, Simonneau G, Galie N, Higenbottam<br />
T, Naeije R et al: Inhaled Iloprost for severe<br />
pulmonary hypertension. N Engl J Med 2002;<br />
347:322-329.<br />
20. Campbell EJM e Short DS: The cause of aedema<br />
in “cor pulmonale”. Lancet 1960; 1:1184-1186.<br />
21. Barbera JA, Roger N, Roca J et al: Worsening of<br />
pulmonary gas exchange with nitric oxide inhalation<br />
in chronic obstructive pulmonary disease. Lancet<br />
1996; 347:436-440.<br />
2<strong>2.</strong> Yoshida M,Taguchi O, Gabazza E et al: Combined<br />
inhalation of nitric oxide and oxygen in chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Am J Respir Crit<br />
Care Med 1997; 155:526-529.<br />
23. Baughman KL: Perspective: B-Type Natriuretic<br />
Peptide. A window to the hearth. N Engl J Med<br />
2002; 347:158-159.<br />
24. Maisel AS, Krishnaswami P, Nowak RM et al: Rapid<br />
measurement of B-type Natriuretic Peptide in<br />
the Emergency. Diagnosis of hearth failure. N Engl<br />
J Med 2002; 347:161-167.<br />
25. Morrison LK, Harrison A, Krishnaswami P, Kazanegra<br />
R, Clopton P, Maisel A: Utility of a rapid Bnatriuretic<br />
peptide assay in differentiating congestive<br />
heart failure from lung disease in patients presenting<br />
with dyspnea. J Am Coll Cardiol 2002;<br />
39:202-209.<br />
26. MacNee W: Pulmonary circulation, cardiac function<br />
and fluid balance. In Calverley P e Pride (Eds): Chronic<br />
Obstructive Pulmonary Disease. Chapman &<br />
Hall, London, 1995:243-291.<br />
27. Schmidt GA, Hall JB,Wood LDH:Ventilatory Failure.<br />
In Murray JF e Nadel JA (Eds): Textbook of<br />
Respiratory Medicine.<br />
28. Vlahakos DV, Kosmas EN, Dimopoulou I, Ikonomon<br />
E, Jullien G, Vassilakos P, Morathias K: Association<br />
between activation of the Renin-Angiotensin<br />
System and secondary erytrocitosis in patients<br />
with Chronic Obstructive Pulmonary Disease. Am<br />
J Med 1999; 106:158-164.<br />
29. Weisse AB, Mockos CB, Frank MJ, Levinson GE,<br />
Canilla JE, Regan TJ: Hemodynamic effect of staged<br />
hematocrit reduction in patient with stable cor<br />
pulmonale and severely elevated hematocrit levels.<br />
Am J Med 1975; 58:92-98.<br />
98<br />
30. Kamischke A, Kemperer DE, Castel MA et al: Testosterone<br />
levels in men with chronic obstructive<br />
pulmonary disease with or without glucocorticoid<br />
therapy. Eur Respir J 1998; 11:41-45.<br />
31. Casaburi R, Cosentino G, Bhasin S et al: A randomised<br />
trial of strength training and testosterone supplementation<br />
in men with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Eur Respir J 2001; 18 (Suppl.33)(11th<br />
ERS Annual Congress)A1233:173S. 3<strong>2.</strong> Biskobing DM: COPD and Osteoporosis. Chest<br />
2002; 121:609-620.<br />
33. Gross NJ: Extrapulmonary effects of chronic obstructive<br />
pulmonary disease. In Sharma OMP (Ed):<br />
Current Opinion in Pulmonary Medicine. 2001;<br />
7:84-9<strong>2.</strong><br />
34. De Benedetto F, Del Ponte A, Marinari S. Stato nutrizionale<br />
nella BPCO. In Giuntini C, Fabbri LM,<br />
Grassi V (Eds): I Quaderni della BPCO. Il volto della<br />
BPCO che cambia. N. 4 UTET Periodici Scientifici,<br />
Milano, 2002:23-50.<br />
35. Schols AMWJ e Wounters EFM: Nutritional abnormalities<br />
and supplementation in Chronic Obstructive<br />
Pulmonary Disease.In Rochester CL (Ed):<br />
Chronic Obstructive Pulmonary Disease.Clin Chest<br />
Med 2000; 21:753-76<strong>2.</strong><br />
36. Schols AMWJ e Wounters EFM: Nutritional Assessment<br />
and Support of the stable COPD patients. In<br />
Similowski TH,Whitelaw WA, Derenne J Ph (Eds):<br />
<strong>Clinica</strong>l management of chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Lung biology in health and disease.<br />
Marcel Dekker, New York, 2002; 165:475-53<strong>2.</strong><br />
37. Van Ede L,Yzermans CJ, Bronwer HJ: Prevalence<br />
of depression in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease: a systematic review. Thorax<br />
1999; 54:688-69<strong>2.</strong><br />
38. Withers NJ, Rudkin ST,White RJ:Anxiety and depression<br />
in severe chronic obstructive pulmonary<br />
disease: the effects of pulmonary rehabilitation. J<br />
Cardiopulm Rehabil 1999; 19(6):362-365.<br />
39. Ambrosino N e Foglio K: Pulmonary Rehabilitation<br />
Programs in COPD. Medscape Pulomary Medicine<br />
Journal 1997;1(5).<br />
40. Smoller JW,Pollack MH,Systrom D,Kradin RL:Sertraline<br />
effects on dyspnea in patients with obstructive<br />
airways disease.Psychosomatics 1998;39(1):24-29.
I QUADERNI DELLA BPCO<br />
6. Trattamento non farmacologico<br />
della BPCO<br />
Solo la sospensione del fumo può ridurre il progressivo<br />
peggioramento del flusso delle vie aeree1<br />
e solo l’ossigenoterapia a lungo termine<br />
(OTLT) è in grado di migliorare la sopravvivenza<br />
dei pazienti con BPCO ipossiemici<strong>2.</strong> In uno studio<br />
di pazienti con severa BPCO in OTLT, il 50%<br />
(con dispnea del grado 5 della scala del Medical<br />
Research Council, MRC) non lasciava la casa e il<br />
78% era dispnoico nel camminare per casa e nell’eseguire<br />
le attività della vita quotidiana (activities<br />
of daily living, ADL) 3.<br />
I programmi di riabilitazione respiratoria (PRR)<br />
possono essere utili sotto questo aspetto. In effetti<br />
è stato dimostrato che l’utilizzazione di risorse sanitarie<br />
da parte dei pazienti BPCO è correlata più<br />
alla forza dei muscoli respiratori e periferici che all’ostruzione<br />
delle vie aeree4. In aggiunta, pazienti<br />
ospedalizzati per una riacutizzazione di BPCO severa<br />
hanno una sopravvivenza a un anno che è correlata<br />
in modo indipendente all’indice di massa corporea<br />
(BMI) e allo stato funzionale in fase stabile5. I PRR possono influenzare positivamente la funzione<br />
dei muscoli periferici e respiratori, lo stato<br />
nutrizionale e le ADL.<br />
DEFINIZIONI<br />
Una volta considerata più arte che scienza, la riabilitazione<br />
respiratoria è stata definita come “un insieme<br />
multidimensionale di servizi diretti a perso-<br />
Riabilitazione respiratoria<br />
Nicolino Ambrosino<br />
99<br />
ne con <strong>malattie</strong> polmonari e alle loro famiglie, di<br />
solito sotto la guida di un team interdisciplinare di<br />
specialisti con lo scopo di raggiungere e mantenere<br />
il massimo livello di indipendenza e di attività<br />
nella comunità 6-10”.<br />
Vi è evidenza scientifica che i PRR migliorano la dispnea<br />
e il controllo della BPCO 10.Tale evidenza<br />
deriva da studi prospettici, randomizzati e controllati<br />
11-15 e da metanalisi 16. Nelle recenti linee guida<br />
“GOLD” 17 l’evidenza scientifica di efficacia della<br />
riabilitazione nella BPCO è stata definita come<br />
“A”, cioè massima, superiore per esempio a quella<br />
di farmaci comunemente usati nel trattamento farmacologico<br />
a lungo termine.<br />
SELEZIONE DEI PAZIENTI<br />
Un’attenta selezione del paziente può servire per<br />
l’individualizzazione del PRR ed è fondamentale<br />
per il suo successo 18.<br />
L’unica controindicazione assoluta ai PRR è la<br />
mancata volontà di parteciparvi e/o una cattiva “compliance”<br />
a essi. L’età non è considerata un fattore limitante<br />
dei PRR; al contrario, la letteratura recente<br />
ha sottolineato i benefici effetti negli anziani della<br />
partecipazione regolare a programmi di esercizi<br />
aerobici 19.<br />
Il miglioramento della tolleranza all’esercizio dopo<br />
PRR non si correla con la severità della compromissione<br />
dell’emogasanalisi o dell’ostruzione delle
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
vie aeree 20,21. In particolare, i PRR sono parte integrante<br />
di nuove modalità terapeutiche come la<br />
resezione di volume e il trapianto polmonare 22-24.<br />
MISURE DI “OUTCOME”<br />
Prove di funzione respiratoria<br />
Le prove di funzione respiratoria dovrebbero includere<br />
la spirometria e (solo nel caso di insufficienza<br />
respiratoria cronica) l’emogasanalisi all’inizio del<br />
PRR. Non vi è necessità di ripetere tali esami alla<br />
fine del programma. Infatti, non ci dobbiamo aspettare<br />
miglioramenti della spirometria e/o dell’emogasanalisi<br />
da un PRR eseguito in un paziente che sta<br />
praticando la terapia medica in modo ottimizzato.<br />
Tuttavia, sia la spirometria sia la gasanalisi mantengono<br />
il loro valore nel follow-up di questi pazienti.<br />
Il test da sforzo<br />
Il test da sforzo incrementale è generalmente usato<br />
per graduare l’intensità dell’allenamento 25.La valutazione<br />
dell’esercizio dovrebbe essere fatta usando<br />
il tipo di esercizio, cicloergometro, pedana mobile<br />
o ergometro a braccia, che sarà impiegato nell’allenamento,<br />
però i risultati di un tipo di test da<br />
sforzo possono essere applicati a differenti forme di<br />
esercizio 26. La misura della distanza coperta durante<br />
il cammino (6 o 12 minuti) e lo “Shuttle Test” sono<br />
considerati metodi semplici e riproducibili per valutare<br />
la tolleranza all’esercizio 27.<br />
Dispnea<br />
La severità della dispnea si correla solo debolmente<br />
con i dati funzionali 28. Esistono metodi di misura<br />
nella pratica clinica per quantificare la dispnea, come<br />
la scala di Fletcher e quella del British Medical<br />
Research Council, la scala analogica visiva (VAS), la<br />
scala di Borg 29. Mahler ha proposto uno strumento<br />
capace di comprendere le componenti della compromissione<br />
funzionale, la grandezza dello sforzo e<br />
la grandezza del compito per la valutazione della dispnea<br />
(Baseline Dyspnea Index, BDI) 29,30.Per la valutazione<br />
delle modificazioni dopo un periodo di<br />
terapia, riabilitazione ecc. esiste l’indice transizionale<br />
di dispnea (Transitional Dyspnea Index,TDI).Esiste<br />
anche una traduzione italiana del BDI/TDI 29.<br />
100<br />
Qualità della vita correlata<br />
alla salute (Health Related Quality<br />
of Life, HRQL)<br />
In generale i questionari della HRQL misurano<br />
l’impatto della salute di un paziente sulla sua capacità<br />
di eseguire le ADL. Gli strumenti per la determinazione<br />
dell’HRQL variano da misure malattia-specifiche<br />
per un singolo sintomo (per esempio<br />
dispnea) a valutazione globale generica di molti<br />
aspetti che includono quelli emozionali, il ruolo<br />
sociale, le ADL. Questi questionari hanno discreta<br />
riproducibilità anche se la funzione polmonare<br />
e la tolleranza allo sforzo non vi si correlano<br />
fortemente 31.<br />
RISULTATI<br />
I risultati pubblicati forniscono una solida base<br />
scientifica a sostegno dell’utilizzo di PRR. Dopo<br />
PRR i pazienti riferiscono miglioramento della loro<br />
HRQL con una riduzione dei sintomi respiratori,<br />
aumento della tolleranza all’esercizio e della<br />
capacità di affrontare le ADL e una maggiore indipendenza<br />
11-16 (tabella 6.1).<br />
● Dispnea. Studi controllati e una metanalisi hanno<br />
confermato che i PRR migliorano la dispnea<br />
e il controllo sulla BPCO 10,16. Questi effetti persistono<br />
per almeno 12 mesi 13-15,32-34.<br />
● Capacità di esercizio.I PRR nella BPCO hanno<br />
chiaramente dimostrato effetti positivi sulla tolleranza<br />
all’esercizio e la performance funzionale<br />
10,16.I benefici si possono ottenere con PRR<br />
in regime di degenza ordinaria,in regime di dayhospital<br />
e domiciliare 35,36.<br />
Tabella 6.1 Ragionevoli obiettivi della riabilitazione respiratoria<br />
Outcome<br />
Evidenza scientifica<br />
di beneficio 14<br />
Dispnea A<br />
Tolleranza all’esercizio fisico A<br />
Qualità della vita B<br />
Consumo di risorse sanitarie C<br />
Forza dei muscoli respiratori B<br />
Sopravvivenza ?<br />
Funzione respiratoria –
● Stato di salute. Studi ben disegnati hanno dimostrato<br />
miglioramenti dello stato di salute dopo<br />
PRR. Questi miglioramenti sono di lunga durata<br />
e comprendono differenti aspetti dello stato<br />
di salute come dispnea, fatica, funzione emozionale<br />
e controllo di malattia 12-16,32-34,37.<br />
● Riacutizzazioni, ospedalizzazioni e utilizzo di risorse<br />
sanitarie. Alcuni studi hanno mostrato che<br />
i PRR sono associati a riduzioni del numero<br />
delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni nell’anno<br />
successivo alla loro esecuzione 15,33,34.Uno<br />
studio randomizzato di Griffiths et al. 13 ha osservato<br />
una minore richiesta di visite domiciliari<br />
da parte del medico di medicina generale nei<br />
pazienti sottoposti anche a PRR, tale da rendere<br />
i programmi di trattamento della BPCO, includenti<br />
anche PRR, più convenienti dal punto<br />
di vista economico 38.<br />
● Sopravvivenza. Per quanto vi siano evidenze indirette<br />
di migliore sopravvivenza nei pazienti capaci<br />
di maggiori prestazioni fisiche 5,39,40 al momento<br />
non si può definire che i PRR siano in<br />
grado di migliorare la sopravvivenza.<br />
COLLOCAZIONE<br />
E STRUTTURA DEI PRR<br />
I PRR sono efficaci quando eseguiti in regime di<br />
degenza ordinaria 11, in regime di day-hospital 33,34<br />
e in regime domiciliare 36 (tabella 6.2). Probabilmente<br />
sono la strutturazione e le componenti del<br />
programma, piuttosto che la sede in sé, a determinarne<br />
l’efficacia. Il successo dei PRR è attribuito<br />
all’équipe multidisciplinare, mentre i miglioramenti<br />
attribuibili alle singole componenti sono diffici-<br />
Tabella 6.2 La sede dell’intervento riabilitativo<br />
Sede Indicazione<br />
Domiciliare Mantenimento, stabile con problemi<br />
di trasporto, non trasportabili, che<br />
non vogliono ricoverarsi<br />
Ambulatoriale Singoli interventi di fisioterapia<br />
Day-hospital Paziente in fase stabile senza<br />
problemi di trasporto<br />
Degenza ordinaria Paziente severo, instabile, con<br />
necessità di ventilazione domiciliare,<br />
stabile con problemi di trasporto<br />
UTIR Indicazioni alla UTIR<br />
101<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Tabella 6.3 Componenti dei programmi di riabilitazione polmonare<br />
e di management e loro relativa evidenza scientifica attuale<br />
di efficacia<br />
Ottimizzazione della terapia medica A<br />
Cessazione dal fumo A<br />
Educazione C<br />
Fisioterapia toracica B<br />
Allenamento all’esercizio fisico generale A<br />
Allenamento dei muscoli respiratori B<br />
Allenamento di gruppi muscolari degli arti superiori B<br />
Coordinazione respiratoria C<br />
Terapia occupazionale C<br />
Ossigenoterapia a lungo termine A<br />
Riposo dei muscoli respiratori (ventilazione meccanica) B<br />
Supporto psicosociale C<br />
Nutrizione B<br />
li da valutare 41 a causa dell’approccio multidisciplinare<br />
e al largo range di modalità terapeutiche (tabella<br />
6.3).<br />
COMPONENTI DEI PRR<br />
Allenamento all’esercizio<br />
L’allenamento aerobico, in particolare quello degli<br />
arti inferiori, è obbligatorio 11 e benefici possono<br />
essere ottenuti con carichi di lavoro di varia intensità<br />
42-44.I maggiori benefici nella risposta massimale<br />
e sottomassimale possono essere ottenuti dopo esercizio<br />
ad alto carico (per esempio maggiore del 60%<br />
del carico di lavoro massimale, cioè sopra la soglia<br />
anaerobica) 4<strong>2.</strong> L’allenamento di pazienti BPCO al<br />
60-75% del carico massimale si associa a sostanziali<br />
incrementi della massima capacità di esercizio con<br />
riduzione della ventilazione e dei livelli di lattati a<br />
isocarico. La maggior parte dei PRR include allenamento<br />
all’endurance con periodi di esercizio sostenuto<br />
per circa 20-30 minuti, da 2 a 5 volte la settimana.<br />
In pazienti che non possono tollerare alti<br />
livelli di intensità, l’interval training consistente in 2-<br />
3 minuti di esercizio ad alta intensità con uguali periodi<br />
di riposo può essere un’alternativa 45.<br />
Altri interventi<br />
Il supporto nutrizionale, gli steroidi anabolizzanti 46 e<br />
l’ormone della crescita 47 sono stati utilizzati con risultati<br />
contrastanti come complementi ai PRR. Il<br />
contributo dei programmi educazionali “per sé”, non
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
inseriti in PRR comprendenti allenamento all’esercizio,<br />
è incerto 1<strong>2.</strong><br />
Con il termine di “rieducazione respiratoria” si intende<br />
un insieme di tecniche come la “respirazione a<br />
labbra socchiuse”e la “respirazione diaframmatica”. Gli<br />
studi sulla “respirazione diaframmatica” hanno mostrato<br />
una mancanza di beneficio, se non addirittura effetti<br />
negativi, in pazienti BPCO di varia gravità 48,49.<br />
L’allenamento dei muscoli respiratori è in grado di aumentarne<br />
la forza e l’endurance.Tuttavia, nei pazienti<br />
BPCO una metanalisi ha riportato solo scarsa evidenza<br />
di benefici clinicamente importanti in pazienti<br />
con BPCO 50.Questa modalità non dovrebbe<br />
essere utilizzata in pazienti con fibre muscolari<br />
danneggiate e in adattamento funzionale 51.<br />
ASPETTI ECONOMICI<br />
Dopo i PRR questi pazienti necessitano di ospedalizzazioni<br />
meno frequenti 13,33,34. Griffiths et<br />
al. 13,38 hanno pubblicato un’analisi dell’aggiunta di<br />
riabilitazione respiratoria al trattamento medico della<br />
BPCO. Questi autori hanno dimostrato che, anche<br />
tenendo conto del suo costo, l’applicazione di<br />
un PRR era in grado di ridurre il costo complessivo<br />
del trattamento della BPCO grazie alla riduzione<br />
della necessità di utilizzo di risorse sanitarie<br />
come le visite del medico di medicina generale.<br />
L’aggiunta del PRR alla terapia standard determinava<br />
un risparmio annuale procapite di 152 GBP 38.<br />
PROBLEMI APERTI<br />
Nonostante i progressi fatti, maggiori informazioni<br />
sono necessarie per garantire un trattamento appropriato<br />
al crescente numero di pazienti con BPCO<br />
che partecipano ai PRR.<br />
Quali sono i correlati biologici dei miglioramenti indotti<br />
dall’allenamento all’esercizio? Studi preliminari<br />
mostrano che programmi di allenamento all’endurance<br />
sono in grado di aumentare la concentrazione di<br />
ossido nitrico esalato nei pazienti BPCO 5<strong>2.</strong> Quale ne<br />
è il significato?<br />
Abbiamo bisogno di maggiori informazioni sull’impatto<br />
sui costi della sanità 38 e sulla sopravvivenza 39,40.<br />
Sebbene i vantaggi dell’allenamento all’esercizio<br />
siano ben definiti, poco si conosce sull’efficacia delle<br />
singole componenti dei PRR 31.<br />
Qual è il ruolo (se esiste) della messa a riposo dei<br />
muscoli respiratori con la ventilazione meccanica<br />
non invasiva 53,54? Quale potrebbe essere l’utilità di<br />
102<br />
altre modalità come la respirazione di miscele di<br />
elio durante i programmi di allenamento 55?<br />
I pazienti con BPCO che continuano a fumare<br />
hanno spesso un bisogno maggiore di riabilitazione<br />
respiratoria, ma non vi è un consenso sulla loro<br />
inclusione nei PRR.<br />
CONCLUSIONI<br />
Vi è evidenza scientifica che i programmi di riabilitazione<br />
respiratoria nei pazienti con <strong>malattie</strong> respiratorie<br />
croniche hanno effetti clinici positivi. La dispnea<br />
e la tolleranza all’esercizio fisico sono i sintomi<br />
che più migliorano dopo un PRP. Questi programmi<br />
sono impegnativi per il paziente, dal punto<br />
di vista economico e organizzativo, di conseguenza<br />
dovrebbero essere inseriti in programmi<br />
standard di trattamento dei pazienti con BPCO e<br />
dovrebbero quindi essere applicati in centri e da<br />
personale specializzati.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Anthonisen NR, Connett JE, Kiley JP et al: Effects<br />
of smoking intervention and the use of an inhaled<br />
anticholinergic bronchodilator on the rate of decline<br />
of FEV1.JAMA 1994; 272:1497-1505.<br />
<strong>2.</strong> Report of British Research Medical Council Working<br />
Party:Long-term domiciliary oxygen therapy in chronic<br />
hypoxic cor pulmonale complication in chronic<br />
bronchitis and emphysema. Lancet 1981;<br />
i:681-686.<br />
3. Restrick LJ, Paul EA, Braid GM et al: Assessment<br />
and follow up of patients prescribed long term oxygen<br />
therapy.Thorax 1993; 48:708-713.<br />
4. Decramer M, Gosselink R, Trooster T et al: Muscle<br />
weakness is related to utilization of health care<br />
resources in COPD patients. Eur Respir J 1997;<br />
10: 17-423.<br />
5. Connors AF Jr, Dawson NV,Thomas C et al: Outcomes<br />
following acute exacerbation of severe chronic<br />
obstructive lung disease.Am J Respir Crit Care<br />
Med 1996; 154:959-967.<br />
6. NIH Workshop Summary: Pulmonary Rehabilitation<br />
Research. Am J Respir Crit Care Med 1994;<br />
149:825-833.<br />
7. Donner CF e Howard P: Pulmonary rehabilitation<br />
in chronic obstructive pulmonary disease (COPD)<br />
with recommendations for its use. Eur Respir J<br />
1992; 5:266-275.
8. American Thoracic Society: Pulmonary Rehabilitation<br />
1999. Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
159:1666-1668.<br />
9. BTS Standards of Care Subcommittee on Pulmonary<br />
Rehabilitation: Pulmonary Rehabilitation.<br />
Thorax 2001; 56:827-834.<br />
10. ACCP/AACVPR: Pulmonary rehabilitation. Joint<br />
ACCP/AACVPR evidence-based guidelines. Chest<br />
1997; 112:1363-1396.<br />
11. Goldstein RS, Gort EH, Stubbing D et al: Randomised<br />
controlled trial of respiratory rehabilitation.<br />
Lancet 1994; 344:1394-1397.<br />
1<strong>2.</strong> Ries Al, Kaplan RM, Limberg TM et al: Effects of<br />
pulmonary rehabilitation on physiologic and psychosocial<br />
outcomes in patients with chronic obstructive<br />
pulmonary disease.Ann Intern Med 1995;<br />
122:823-83<strong>2.</strong><br />
13. Griffiths TL, Burr ML, Campbell IA et al: Results<br />
at 1 year of outpatient multidisciplinary pulmonary<br />
rehabilitation: a randomized controlled trial. Lancet<br />
2000; 355:362-368.<br />
14. Troosters T, Gosselink R, Decramer M: Short- and<br />
long-term effects of outpatient rehabilitation in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease:<br />
a randomized trial. Am J Med 2000; 109:207-21<strong>2.</strong><br />
15. Guell R, Casan P, Belda J et al: Long-term effects<br />
of outpatient rehabilitation of COPD. A randomized<br />
trial. Chest 2000; 117:976-983.<br />
16. Lacasse Y,Wong E, Guyatt GH et al: Meta-analysis<br />
of respiratory rehabilitation in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Lancet 1996; 348:1115-1119.<br />
17. Pauwels RA, Buist AS, Calverley PMA et al on<br />
behalf of the GOLD Scientific Committee: Global<br />
strategy for the diagnosis, management and prevention<br />
of chronic obstructive lung disease. NHL-<br />
BI/WHO global initiative for chronic obstructive<br />
lung disease (GOLD) workshop summary.Am J Respir<br />
Crit Care Med 2001; 163:1256-1276.<br />
18. Ambrosino N e Foglio K: Selection criteria for pulmonary<br />
rehabilitation. Respir Med 1996; 90:317-<br />
32<strong>2.</strong><br />
19. Couser JI, Guthmann R, Hamadeh MA et al: Pulmonary<br />
rehabilitation improves exercise capacity in<br />
older elderly patients with COPD. Chest 1995;<br />
107:730-734.<br />
20. Foster S, Lopez D, Thomas HM III: Pulmonary<br />
rehabilitation in COPD patients with elevated<br />
PCO<strong>2.</strong> Am Rev Respir Dis 1988; 138:1519-1523.<br />
21. Berry MJ,Rejeski WJ,Adair NE et al:Exercise rehabilitation<br />
and chronic obstructive pulmonary disease<br />
stage. Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
160:1248-1253.<br />
103<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
2<strong>2.</strong> Criner GJ, Cordova FC, Furukawa S et al: Prospective<br />
randomized trial comparing bilateral lung volume<br />
reduction surgery to pulmonary rehabilitation<br />
in severe chronic obstructive pulmonary disease.Am<br />
J Respir Crit Care Med 1999; 160:2018-2027.<br />
23. Pompeo E, Marino M, Nofroni I et al: Reduction<br />
pneumoplasty versus respiratory rehabilitation in<br />
severe emphysema: A randomised study. Ann Thorac<br />
Surg 2000; 70:948-954.<br />
24. Stiebellehner L, Quittan M, End A et al: Aerobic<br />
endurance training program improves exercise<br />
performance in lung transplant recipients. Chest<br />
1998; 113:906-91<strong>2.</strong><br />
25. Ries AL, Farrow JT, Clausen JL: Pulmonary function<br />
tests cannot predict exercise-induced hypoxemia<br />
in chronic obstructive pulmonary disease. Chest<br />
1988; 93:454-459.<br />
26. Mathur RS, Revill SM,Vara DD et al: Comparison<br />
of peak oxygen consumption during cycle and<br />
treadmill exercise in severe chronic obstructive pulmonary<br />
disease.Thorax 1995; 50:829-833.<br />
27. Ambrosino N:Field tests in pulmonary disease.Thorax<br />
1999; 54:191-193.<br />
28. Foglio K, Carone M, Pagani M et al: Physiological<br />
and symptom determinants of exercise performance<br />
in patients with chronic airway obstruction<br />
(CAO). Respir Med 2000; 94:256-263.<br />
29. Mahler D, Guyatt GH, Jones PW: <strong>Clinica</strong>l measurement<br />
of dyspnea. In Mahler D: Dyspnea. Marcel<br />
Dekker Pub, New York, 1998:149-198.<br />
30. Mahler DA,Weinberg DH,Wells CK et al:The measurements<br />
of dyspnea,contents,interobserver agreement<br />
and physiologic correlates of two new clinical<br />
indexes. Chest 1984; 85:751-758.<br />
31. Lacasse Y, Wong E, Guyatt G et al: Health-Status<br />
measurement and Cardiopulmonary Rehabilitation.<br />
In Jobin J, Maltais F, LeBlanc P, Simard C (Eds):<br />
Advances in Cardiopulmonary Rehabilitation. Human<br />
Kinetics (Pub), Champaign, IL, USA,<br />
2000:228-246.<br />
3<strong>2.</strong> Ketelaars CAJ,Abu-Saad HH, Schlösser MAG et al:<br />
Long-term outcome of pulmonary rehabilitation in<br />
patients with COPD. Chest 1997; 112:363-369.<br />
33. Foglio K, Bianchi L, Bruletti G et al: Long-term effectiveness<br />
of pulmonary rehabilitation in patients<br />
with chronic airway obstruction (CAO). Eur Resp<br />
J 1999; 11:125-13<strong>2.</strong><br />
34. Foglio K, Bianchi L, Ambrosino N: Is it really useful<br />
to repeat outpatient pulmonary rehabilitation<br />
programs in patients with chronic airway obstruction?<br />
A 2-year controlled study. Chest 2001;<br />
119:1696-1704.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
35. Wijkstra PJ, van der Mark TW, Kraan J et al: Effects<br />
of home rehabilitation on physical performance in<br />
patients with chronic obstructive pulmonary disease<br />
(COPD). Eur Respir J 1996; 9:104-110.<br />
36. Clini E, Foglio K, Bianchi L et al: In-hospital shortterm<br />
training program in patients with chronic airway<br />
obstruction (CAO). Chest 2001; 120:1500-1505.<br />
37. Wedzicha JA, Bestall JC, Garrod R et al: Randomized<br />
controlled trial of pulmonary rehabilitation<br />
in severe chronic obstructive pulmonary disease patients,<br />
stratified with the MRC dyspnoea scale. Eur<br />
Respir J 1998; 12:363-369.<br />
38. Griffiths TL, Phillips CJ, Davies S et al: Cost effectiveness<br />
of an outpatient multidisciplinary pulmonary<br />
rehabilitation programme. Thorax 2001;<br />
56:779-784.<br />
39. Gerardi DA, Lovett ML, Benoit-Connors JZ et al:<br />
Variables related to increased mortality following<br />
out-patient pulmonary rehabilitation. Eur Respir J<br />
1996; 9:431-435.<br />
40. Bowen JB,Votto JJ,Thrall RS et al: Functional status<br />
and survival following pulmonary rehabilitation.<br />
Chest 2000; 118:697-703.<br />
41. Lacasse Y, Guyatt GH, Goldstein RS:The Components<br />
of a respiratory rehabilitation program. A systematic<br />
overview. Chest 1997; 111:1077-1088.<br />
4<strong>2.</strong> Casaburi R, Patessio A, Ioli F et al: Reductions in<br />
exercise lactic acidosis and ventilation as a result of<br />
exercise training in patients with obstructive lung<br />
disease. Am Rev Respir Dis 1991; 143:9-18.<br />
43. Maltais F, LeBlanc P, Jobin J et al: Intensity of training<br />
and physiologic adaptation in patients with chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1997; 155:555-561.<br />
44. Maltais F, LeBlanc P, Simard C et al: Skeletal muscle<br />
adaptation to endurance training in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease. Am J<br />
Respir Crit Care Med 1996; 154:442-447.<br />
45. Coppoolose R, Schols AMWJ, Baarends EM et al:<br />
Interval versus continuous training in patients with<br />
severe COPD: a randomized clinical trial. Eur Respir<br />
J 1999; 14:258-263.<br />
104<br />
46. Schols AMWJ, Soeters PB, Mostert R et al: Physiologic<br />
effects of nutritional support and anabolic<br />
steroids in patients with chronic obstructive pulmonary<br />
disease. Am J Respir Crit Care Med 1995;<br />
152:1268-1274.<br />
47. Burdet L, de Muralt B, Schutz Y et al: Administration<br />
of growth hormone to underweight patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease.A prospective<br />
randomized, controlled study. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1997; 156:1800-1806.<br />
48. Gosselink R, Foglio K, Ambrosino N: Breathing<br />
exercises. In Ambrosino N, Donner CF, Rampulla<br />
C: Topics in pulmonary rehabilitation. Maugeri<br />
Foundations Book 1999:209-228.<br />
49. Vitacca M, Clini E, Bianchi L et al:Acute effects of<br />
deep diaphragmatic breathing in COPD patients<br />
with chronic respiratory insufficiency. Eur Respir J<br />
1998; 11:408-415.<br />
50. Smith K, Cook D, Guyatt GH et al: Respiratory<br />
muscle training in chronic airflow limitation: a meta-analysis.Am<br />
Rev Respir Dis 1992; 145:533-539.<br />
51. Orozco-Levi M, Lloreta J, Minguella J et al: Injury<br />
of the human diaphragm associated with exertion<br />
and chronic obstructive pulmonary disease. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2001; 164:1734-1739.<br />
5<strong>2.</strong> Clini E, Bianchi L, Foglio K et al: Effect of pulmonary<br />
rehabilitation on exhaled nitric oxide in patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Thorax 2001; 56:519-523.<br />
53. Bianchi L, Foglio K, Porta R et al: Lack of additional<br />
effect of adjunct of assisted ventilation to<br />
pulmonary rehabilitation in mild copd patients. Respir<br />
Med 2002; 96:359-367.<br />
54. Garrod R, Mikelsons C, Paul EA et al: Randomized<br />
controlled trial of domiciliary noninvasive positive<br />
pressure ventilation and physicial training in<br />
severe chronic obstructive pulmonary disease.Am J<br />
Respir Crit Care Med 2000; 162:1335-1341.<br />
55. Jonhnson JE, Gavin DJ, Adams-Dramiga S: Effects<br />
of training with heliox and non-invasive positive<br />
pressure ventilation on exercise ability in patients<br />
with severe COPD. Chest 2002; 122:464-47<strong>2.</strong>
Ventilazione meccanica<br />
105<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Andrea Rossi, Lorenzo Appendini, Stefano Nava<br />
RUOLO DELLA PRESSIONE<br />
POSITIVA CONTINUA (CPAP)<br />
Razionale del trattamento con<br />
assistenza ventilatoria meccanica<br />
dei pazienti BPCO: l’insufficienza<br />
respiratoria ipercapnica<br />
L’insufficienza respiratoria causata dal cedimento<br />
della pompa respiratoria è caratterizzata prevalentemente<br />
dalla comparsa di ipercapnia 1. Di norma,<br />
sia i soggetti normali sia una gran parte dei pazienti<br />
affetti da patologia respiratoria sono in grado di<br />
mantenere valori normali di PaCO 2 e pH anche in<br />
presenza di variazioni significative delle richieste<br />
metaboliche. Tuttavia, gli elementi costituenti la<br />
pompa respiratoria possono risultare tanto alterati<br />
in alcuni pazienti da non consentire il mantenimento<br />
di una ventilazione alveolare adeguata a<br />
mantenere uno stato di normocapnia in presenza<br />
di concomitanti alterazioni degli scambi gassosi. La<br />
relazione che lega i valori di PaCO 2 e la ventilazione<br />
alveolare è la seguente:<br />
PaCO 2 = V CO 2 × K/V A<br />
(1)<br />
dove V A =V E(1-Vd/V T); V CO 2 =produzione di<br />
anidride carbonica; K = costante;V A =ventilazione<br />
alveolare;V E =ventilazione minuto;V T =volume<br />
corrente;Vd = spazio morto fisiologico.Per ogni<br />
livello di produzione di CO 2, una riduzione della<br />
ventilazione alveolare determina un aumento della<br />
PaCO 2 e viceversa. L’equazione (1) mostra inoltre<br />
che il livello di PaCO 2 dipende in buona misura<br />
dal pattern <strong>respiratorio</strong> adottato.Infatti,per uno stesso<br />
livello di V E e Vd, la ventilazione alveolare diminuisce<br />
e la PaCO 2 aumenta ogni volta che il volume<br />
corrente si riduce e la frequenza respiratoria<br />
aumenta consensualmente. Ciò è quanto avviene<br />
nei pazienti dipendenti dal ventilatore durante i tentativi<br />
di sospensione della ventilazione meccanica<br />
2-4. La presenza di respiro rapido e superficiale<br />
può essere quantificata calcolando il rapporto tra<br />
frequenza respiratoria e volume corrente (f/V T):va-<br />
lori superiori a 105 indicano la presenza di un pattern<br />
<strong>respiratorio</strong> incompatibile con il mantenimento<br />
di respirazione spontanea e di livelli adeguati di<br />
PaCO 2 5.Per esempio, in una recente casistica di pazienti<br />
affetti da BPCO dipendenti dal ventilatore 4,<br />
il volume corrente e la frequenza medi durante un<br />
tentativo di sospensione della ventilazione meccanica<br />
di 30 minuti di durata sono stati rispettivamente<br />
0,30±0,12 litri e 24±9 atti al minuto, con un<br />
risultante rapporto f/V T di 111±98, un incremento<br />
medio della PaCO 2 di circa 13 mm Hg e una<br />
diminuzione del pH di 0,08 punti rispetto alla condizione<br />
di controllo (ventilazione meccanica).<br />
L’incapacità di mantenere un pattern <strong>respiratorio</strong><br />
adeguato a sostenere indefinitamente la respirazione<br />
spontanea (con livelli stabili e accettabili di pH<br />
e PaCO 2) può dipendere da uno o più dei seguenti<br />
fattori:<br />
● un’alterazione dell’attività dei centri respiratori;<br />
● un eccessivo carico meccanico;<br />
● una ridotta capacità dei muscoli respiratori a generare<br />
le (de)pressioni respiratorie 6.<br />
Recenti studi hanno dimostrato che lo stato di insufficienza<br />
respiratoria acuta secondaria a BPCO<br />
riacutizzata 7,8,come pure lo stato di dipendenza dalla<br />
ventilazione meccanica dimostrata da questi pazienti<br />
4 non dipendono dalla depressione dell’attività<br />
dei centri respiratori, che paiono altresì marcatamente<br />
attivati. Per contro, è evidente un importante<br />
sbilanciamento tra la capacità di generare<br />
(de)pressione dei muscoli respiratori (misurata in<br />
termini di pressioni inspiratorie massime) e l’entità<br />
del carico meccanico inspiratorio (misurato a sua<br />
volta in termini di prodotto pressione-tempo), che<br />
risulta essere aumentato sino a 3-4 volte oltre i valori<br />
misurati nei soggetti normali 4,7,8. Studi effettuati<br />
in soggetti sani hanno messo in evidenza che<br />
pressioni transdiaframmatiche medie eccedenti del<br />
40% il valore della Pdi,max non possono essere sostenute<br />
indefinitamente 1,9.I pazienti BPCO ventilatore-dipendenti,<br />
per sostenere brevi periodi di respirazione<br />
spontanea, utilizzano pressioni transdiaframmatiche<br />
medie superiori al 45% del valore di<br />
Pdi,max, e valori di indice tensione-tempo del dia-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
framma (TTdi) vicini o superiori a 0,15 4,valore soglia<br />
al di sopra del quale i soggetti sono considerati<br />
a rischio di sviluppare insufficienza funzionale<br />
acuta di questo muscolo 10,a conferma del loro stato<br />
di dipendenza dal ventilatore 3,4,9.Tutto ciò depone<br />
a favore dell’ipotesi che l’eccesivo carico meccanico<br />
imposto sui muscoli respiratori sia causa dell’inizio<br />
di un processo di “affaticamento” che porta<br />
il paziente a non poter sostenere la ventilazione<br />
spontanea 3,4. In particolare, la presenza di elevati livelli<br />
di incremento del volume polmonare di fine<br />
espirazione di tipo dinamico (DH) e la relativa presenza<br />
di una pressione positiva intrinseca di fine<br />
espirazione (PEEPi) 3,4,7,8 determinano rispettivamente<br />
una riduzione della capacità contrattile dei<br />
muscoli respiratori e un elevato incremento del carico<br />
meccanico 4,7,8.È stato infatti dimostrato che la<br />
presenza di PEEPi può rappresentare sino a oltre il<br />
40% dell’intero carico meccanico inspiratorio 4,7.<br />
Questa caratteristica condiziona la scelta e la titolazione<br />
delle modalità di assistenza ventilatoria ponendo<br />
l’indicazione all’impiego di opportuni livelli<br />
di CPAP da sola o in combinazione con altre modalità<br />
di ventilazione in questi pazienti (vedi oltre).<br />
In conclusione, sembra consolidarsi l’idea che, in<br />
presenza di un sistema di controllo della ventilazione<br />
indenne, la necessità di fornire un’assistenza<br />
ventilatoria di tipo meccanico sia dovuta fondamentalmente<br />
allo sbilanciamento tra le potenzialità<br />
contrattili dei muscoli inspiratori e il carico meccanico<br />
imposto sugli stessi. Questa formalizzazione<br />
costituisce il presupposto fisiopatologico dell’applicazione<br />
di un’assistenza ventilatoria mirata a correggere<br />
in modo specifico le cause della insufficienza<br />
respiratoria, a ridurre le complicanze legate<br />
alla ventilazione meccanica, a garantire al paziente<br />
un migliore comfort e ad aumentare le possibilità<br />
di ripristino della ventilazione spontanea.<br />
Assistenza ventilatoria meccanica:<br />
ruolo della CPAP<br />
Come già descritto, l’insufficienza respiratoria sviluppata<br />
dai pazienti affetti da BPCO è di tipo prevalentemente<br />
ipercapnico. L’ipossiemia che spesso è<br />
presente nei pazienti BPCO dipendenti dalla ventilazione<br />
meccanica è facilmente correggibile con la<br />
somministrazione di ossigeno supplementare, essendo<br />
dovuta ad alterazioni del rapporto V A/ Q e non<br />
alla presenza di shunt. Non altrettanto semplice è<br />
106<br />
correggere l’ipercapnia e l’acidosi respiratoria che<br />
derivano dallo sbilanciamento tra l’aumentato costo<br />
energetico della ventilazione e le ridotte prestazioni<br />
dei muscoli respiratori. L’approccio tradizionale<br />
a questo problema è la ventilazione meccanica a volume<br />
controllato, istituita allo scopo di garantire un<br />
adeguato scambio gassoso e il riposo dei muscoli respiratori.Tuttavia,<br />
tale modalità di ventilazione può<br />
essere mal tollerata da pazienti coscienti e tachipnoici,<br />
per cui può risultare una cattiva interazione<br />
tra paziente e ventilatore. Le conseguenze sono:<br />
● il mancato raggiungimento dell’obiettivo di<br />
mettere a riposo i muscoli respiratori, che in taluni<br />
casi sono sollecitati addirittura più di quanto<br />
richiesto durante la respirazione spontanea 11;<br />
● un aumentato rischio di barotrauma;<br />
● un incremento della difficoltà nel ripristinare la<br />
respirazione spontanea.<br />
Pressure support ventilation (PSV)<br />
eCPAP<br />
Se l’obiettivo principale da perseguire nel trattamento<br />
dell’insufficienza respiratoria acuta ipercapnica<br />
è il supporto dei muscoli respiratori per ristabilire<br />
un corretto bilancio tra carico meccanico<br />
e forza muscolare, è evidente che la scelta della modalità<br />
di assistenza ventilatoria dovrà orientarsi verso<br />
l’applicazione di metodiche di ventilazione più<br />
flessibili e aderenti possibile al pattern <strong>respiratorio</strong><br />
spontaneo dei pazienti.Tra queste, la PSV associata<br />
all’applicazione di una pressione continua a livello<br />
delle vie aeree (CPAP) si è rivelata tra le più efficienti<br />
nel riportare il bilancio tra carico meccanico<br />
e forza muscolare a livelli sostenibili 3,1<strong>2.</strong>L’effetto di<br />
supporto dei muscoli respiratori operato dalla combinazione<br />
di queste due metodiche è direttamente<br />
correlato alla particolare ripartizione dello sforzo dei<br />
muscoli respiratori nei pazienti BPCO che necessitano<br />
di assistenza ventilatoria. In essi lo sforzo inspiratorio<br />
può essere diviso in due componenti: la<br />
prima è costituita da una contrazione isometrica dei<br />
muscoli inspiratori atta a controbilanciare la presenza<br />
di PEEPi (per esempio la pressione di ritorno<br />
elastico causata dall’incompleta espirazione); la<br />
seconda è costituita da una contrazione isotonica<br />
che produce il flusso e il volume inspiratorio 1<strong>2.</strong>In<br />
queste condizioni, la PSV è in grado di assistere i<br />
muscoli respiratori riducendone lo sforzo inspiratorio<br />
durante la fase isotonica della contrazione mu-
scolare 1<strong>2.</strong> Per contro, l’applicazione di una CPAP<br />
non influenza l’attività isotonica dei muscoli inspiratori,<br />
ma è in grado di controbilanciare efficacemente<br />
la PEEPi sostituendosi durante tutta l’inspirazione<br />
all’azione dei muscoli inspiratori 12,13.<br />
È importante sottolineare che, se gli effetti benefici<br />
della CPAP sul bilancio energetico dei muscoli<br />
respiratori nei pazienti con riacutizzazione di<br />
BPCO sono dovuti alla sua azione durante l’inspirazione,<br />
i suoi potenziali effetti collaterali dipendono<br />
da ciò che avviene durante l’espirazione. Infatti,<br />
in assenza di limitazione del flusso espiratorio<br />
(EFL) (vedi oltre), in questa fase del ciclo <strong>respiratorio</strong><br />
l’applicazione di pressioni positive all’apertura<br />
delle vie aeree (Paw) è causa potenziale di una<br />
riduzione del gradiente di pressione tra quest’ultima<br />
e gli alveoli polmonari (driving pressure), gradiente<br />
pressorio responsabile della produzione del<br />
flusso e dei volumi espiratori 14. In presenza di una<br />
ridotta driving pressure si ottiene una riduzione dei<br />
flussi espiratori e un incremento del volume di fine<br />
espirazione, fenomeno sfruttato ampiamente nel<br />
trattamento dell’insufficienza respiratoria ipossica 14,<br />
ma che può avere effetti deleteri nei pazienti con<br />
patologia ostruttiva delle vie aeree (vedi sopra).Tuttavia,<br />
la presenza di EFL (dovuta al fenomeno della<br />
compressione dinamica delle vie aeree nei pazienti<br />
affetti da grave BPCO), pur rappresentando<br />
una delle maggiori cause della presenza di PEEPi,<br />
permette d’altro canto l’applicazione di pressioni<br />
positive nelle vie aeree senza ridurre i flussi espiratori,<br />
fenomeno che, se presente, esiterebbe in un ulteriore<br />
aumento del volume di fine espirazione 15.<br />
Infatti, in presenza di EFL, la driving pressure espiratoria<br />
è la risultante della differenza tra la pressione<br />
alveolare e la pressione presente nelle vie aeree nel<br />
punto in cui quest’ultima è inferiore alla pressione<br />
intratoracica piuttosto che tra la pressione alveolare<br />
e la pressione all’apertura delle vie aeree. Ciò determina<br />
la progressiva riduzione del calibro delle vie<br />
aeree stesse all’aumentare dell’attività dei muscoli<br />
espiratori (e quindi della pressione intratoracica),<br />
con conseguente limitazione del flusso espiratorio<br />
ottenibile a fronte di incrementi anche elevati della<br />
pressione alveolare. In queste condizioni, la pressione<br />
all’apertura delle vie aeree può assumere valori<br />
positivi sino a un livello critico (di solito molto<br />
vicino al valore di PEEPi) senza influenzare la<br />
relazione flusso-tempo espiratorio e il conseguente<br />
volume di fine espirazione 15. A dimostrazione<br />
dell’efficacia di questo meccanismo vi sono dati ricavati<br />
da pazienti ventilati meccanicamente sia in<br />
107<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
modalità invasiva 3,13,15, sia mediante maschera 12,<br />
comprovanti che l’applicazione di livelli di PEEP<br />
inferiori ai valori di PEEPi non determina incrementi<br />
del volume di fine espirazione, a differenza<br />
di quanto accade superando tale soglia 13,15. Quest’ultima<br />
evenienza espone il paziente ai conseguenti<br />
rischi di barotrauma, di riduzione della efficienza<br />
contrattile dei muscoli inspiratori e di instabilità<br />
emodinamica 16.<br />
Partendo dalla constatazione che vi sono in letteratura<br />
solide evidenze dell’efficacia dell’impiego<br />
della PSV in maschera nel trattamento dell’insufficienza<br />
respiratoria secondaria a riacutizzazione di<br />
BPCO 17,18, l’associazione di PSV e CPAP risulta<br />
essere quindi l’approccio ventilatorio più ragionevole<br />
nel ridurre il costo energetico della respirazione<br />
e nel migliorare sia la ventilazione alveolare<br />
come pure gli scambi gassosi nei pazienti BPCO<br />
dipendenti dalla ventilazione meccanica 3,1<strong>2.</strong> Infine,<br />
sempre in questi pazienti,l’impiego della sola CPAP<br />
è da considerarsi il trattamento più economico che<br />
mantiene una sufficiente efficacia. Ciò risulta chiaro<br />
se si considera che:<br />
● la CPAP è una modalità di ventilazione estremamente<br />
semplice ed economica da realizzare 13;<br />
● la PEEPi rappresenta la maggiore componente<br />
del carico meccanico imposto ai muscoli respiratori<br />
(vedi sopra);<br />
● la CPAP, opportunamente regolata, è di fatto in<br />
grado di controbilanciare completamente il carico<br />
soglia rappresentato dalla PEEPi 12,13.È stato<br />
infatti dimostrato in pazienti meccanicamente<br />
ventilati per riacutizzazione di BPCO che<br />
l’applicazione di ragionevoli livelli di CPAP (circa<br />
5 cm H 2O) sono altrettanto efficaci quanto<br />
10 cm H 2O di PSV nel ridurre sia lo sforzo inspiratorio,<br />
sia il rischio di sviluppare insufficienza<br />
respiratoria acuta 1<strong>2.</strong><br />
Da quanto esposto risulta chiaro che la regolazione<br />
sia della PSV 3,19 sia della CPAP 12 dovrebbe essere<br />
effettuata tenendo conto delle alterazioni meccaniche<br />
presenti. Per quanto riguarda la PSV, in genere<br />
sono sufficienti livelli di pressione inspiratoria<br />
non superiori a 15 cm H 2O, che sembrano garantire<br />
un adeguato supporto per i muscoli respiratori<br />
3,12, un buon accoppiamento paziente/ventilatore<br />
3 e minime perdite a livello della maschera quando<br />
tale modalità è erogata per via non invasiva 1<strong>2.</strong><br />
Per quanto riguarda l’applicazione della CPAP,quest’ultima<br />
andrebbe regolata in funzione dei livelli
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
di PEEPi misurati nel paziente da ventilare. Livelli<br />
di CPAP di poco inferiori al valore di PEEPi si sono<br />
rivelati efficaci nel ridurre il costo energetico<br />
della respirazione senza produrre incrementi del volume<br />
di fine espirazione 1<strong>2.</strong>In sintesi,è generalmente<br />
sconsigliabile regolare la CPAP senza conoscere il<br />
valore di PEEPi del paziente, in quanto si rischia o<br />
di fornire un livello inadeguato di supporto ventilatorio,<br />
o di aumentare il volume polmonare di fine<br />
espirazione 1<strong>2.</strong>Tuttavia, livelli di CPAP di 5 cm<br />
di H 2O si sono rivelati discretamente efficaci e privi<br />
di effetti collaterali 3,1<strong>2.</strong>Per un’esposizione esaustiva<br />
delle limitazioni di queste metodiche e delle<br />
indicazioni per il loro corretto impiego, si rimanda<br />
il lettore a fonti più dettagliate 14,20.<br />
Proportional assist ventilation (PAV)<br />
e CPAP<br />
Recentemente è stata introdotta una nuova modalità<br />
di assistenza ventilatoria parziale denominata<br />
Proportional Assist Ventilation (PAV), progettata esplicitamente<br />
per assistere l’attività spontanea dei muscoli<br />
inspiratori 21.<br />
Questa è una forma di supporto ventilatorio parziale<br />
in cui, al pari della PSV, ogni inspirazione viene<br />
assistita dal ventilatore applicando alle vie aeree<br />
una pressione positiva.<br />
Diversamente da tutte le altre modalità di ventilazione,<br />
la pressione inspiratoria prodotta dalla PAV,<br />
misurata a livello delle vie aeree (Paw), è funzione<br />
istantanea della pressione generata dai muscoli respiratori<br />
del paziente (Pmus). La quota di pressione<br />
fornita dalla PAV viene regolata da due diverse<br />
funzioni, il Flow Assist (FA) e il Volume Assist (VA),<br />
tramite cui viene applicata rispettivamente pressione<br />
in proporzione al flusso e al volume generati<br />
dalla contrazione dei muscoli respiratori del paziente.<br />
Fornendo separatamente pressioni in proporzione<br />
al flusso istantaneo (che è funzione delle resistenze)<br />
e alle variazioni di volume (che sono funzione<br />
della elastanza del sistema <strong>respiratorio</strong>) la PAV offre<br />
l’opportunità di ricondurre il rapporto tra sforzo<br />
inspiratorio e la sua risultante meccanica (flusso<br />
e volume) alla normalità nel caso in cui le resistenze<br />
e/o l’elastanza del sistema <strong>respiratorio</strong> siano<br />
alterate e conosciute quantitativamente.<br />
In sintesi, la PAV funziona come un amplificatore<br />
dell’attività spontanea dei muscoli respiratori:<br />
maggiore è lo sforzo inspiratorio, maggiore è il<br />
108<br />
supporto di pressione generato dal ventilatore. Ciò<br />
rappresenta un miglioramento concettuale rispetto<br />
alla PSV in cui a un aumento dello sforzo inspiratorio<br />
non corrisponde alcun aumento del<br />
supporto di pressione, che è costante e selezionato<br />
a priori.<br />
Tuttavia, anche la PAV non è indenne da problemi<br />
di impiego: per esempio, per sua stessa filosofia di<br />
progettazione non è in grado di assistere i muscoli<br />
inspiratori nel controbilanciare il carico soglia costituito<br />
dalla PEEPi. Per questo aspetto la PAV è<br />
addirittura più carente rispetto alla PSV. Con quest’ultima,<br />
infatti, è possibile contobilanciare gran<br />
parte della PEEPi presente (escluso il solo ambito<br />
temporale necessario ad attivare il trigger inspiratorio),<br />
aumentando il livello della PSV di un valore<br />
simile alla PEEPi misurata nel paziente 3.Per contro,<br />
non c’è modo di correggere le regolazioni previste<br />
per la modalità PAV per far sì che il carico<br />
meccanico imposto dalla presenza di PEEPi venga<br />
controbilanciato, dato che FA e VA intervengono<br />
solo quando vengono rispettivamente generati flusso<br />
e volume inspiratori 2<strong>2.</strong><br />
Pertanto, in presenza di PEEPi, analogamente a<br />
quanto suggerito per la PSV, alla PAV dovrebbe essere<br />
associato un livello adeguato di CPAP 2<strong>2.</strong><br />
CONCLUSIONI<br />
La causa determinante la necessità di assistenza ventilatoria<br />
nei pazienti affetti da BPCO sembra essere<br />
l’eccessivo carico meccanico. Esso è costituito<br />
fondamentalmente dalle aumentate resistenze e dalla<br />
presenza di un aumento del volume polmonare<br />
di fine espirazione dovuto a cause dinamiche e di<br />
PEEPi.<br />
Ciò ha permesso di sviluppare strategie di gestione<br />
dell’assistenza ventilatoria mirate a trattare in<br />
modo specifico le cause della dipendenza dal ventilatore,<br />
allo scopo di ridurre le complicanze legate<br />
alla ventilazione meccanica, garantire un migliore<br />
comfort al paziente e aumentare le possibilità di<br />
distacco dal ventilatore.Tra queste, l’associazione di<br />
PSV e CPAP sembra attualmente rappresentare<br />
l’approccio più completo e razionale al paziente affetto<br />
da BPCO ventilatore dipendente; l’impiego<br />
della sola CPAP costituisce una possibile alternativa<br />
competitiva in termini di rapporto costi/benefici;<br />
infine la PAV presenta i presupposti teorici (e<br />
sperimentali) per essere considerata la modalità di
ventilazione che garantisce la migliore interazione<br />
tra paziente e ventilatore.<br />
Purtroppo, a tutt’oggi non sono ancora stati dimostrati<br />
vantaggi clinici derivanti dalle peculiarità<br />
di funzionamento di questa metodica di assistenza<br />
ventilatoria rispetto alla consolidata PSV,<br />
pur non dimostrandosi la prima inferiore a quest’ultima<br />
23.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Roussos C e Macklem PT:The respiratory muscles:<br />
medical progress. N Engl J Med 1982; 307:786-797.<br />
<strong>2.</strong> Tobin MJ, Perez W, Guenter SM et al:The pattern<br />
of breathing during successful and unsuccessful trials<br />
of weaning from mechanical ventilation. Am Rev<br />
Respir Dis 1986; 134:1111-1118.<br />
3. Appendini L, Purro A, Patessio A et al: Partitioning<br />
of inspiratory muscle workload and pressure assistance<br />
in ventilator-dependent COPD patients.Am<br />
J Respir Crit Care Med 1996; 154:1301-1309.<br />
4. Purro A,Appendini L, De Gaetano A et al: Physiologic<br />
determinants of ventilator dependence in<br />
long-term mechanically ventilated patients. Am J<br />
Respir Crit Care Med 2000; 161:1115-1123.<br />
5. Yang KL e Tobin MJ:A prospective study of indexes<br />
predicting the outcome of trials of weaning from<br />
mechanical ventilation. N Engl J Med 1991;<br />
324:1445-1450.<br />
6. Goldstone JC, Green M, Moxham J: Maximum relaxation<br />
rate of the diaphragm during weaning from<br />
mechanical ventilation.Thorax 1994; 49:54-60.<br />
7. Coussa ML, Guerin C, Eissa NT et al: Partitioning<br />
of work of breathing in mechanically ventilated<br />
COPD patients.J Appl Physiol 1993;75:1711-1719.<br />
8. Zakynthinos SG,Vassilakopoulos T, Roussos C:The<br />
load of inspiratory muscles in patients needing mechanical<br />
ventilation. Am J Respir Crit Care Med<br />
1995; 152:1248-1255.<br />
9. Pourriat JL, Lamberto Ch, Hoang PH et al: Diaphragmatic<br />
fatigue and breathing pattern during weaning<br />
from mechanical ventilation in COPD patients.<br />
Chest 1986; 90:703-707.<br />
10. Begin P e Grassino A: Inspiratory muscle dysfunction<br />
and chronic hypercapnia in chronic obstructive<br />
pulmonary disease. Am Rev Respir Dis 1991;<br />
143:905-91<strong>2.</strong><br />
11. Marini JJ, Capps JS, Culver BH: The inspiratory<br />
work of breathing during assisted mechanical ventilation.<br />
Chest 1985; 87:612-618.<br />
109<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
1<strong>2.</strong> Appendini L, Patessio A, Zanaboni S et al: Physiologic<br />
effects of positive end-expiratory pressure and<br />
mask pressure support during exacerbations of chronic<br />
obstructive pulmonary disease. Am J Respir<br />
Crit Care Med 1994; 149:1069-1076.<br />
13. Petrof BJ, Legarè M, Goldberg P et al: Continuous<br />
positive airway pressure reduces work of breathing<br />
and dyspnea during weaning from mechanical ventilation<br />
in severe chronic obstructive pulmonary disease.<br />
Am Rev Respir Dis 1990; 141:281-289.<br />
14. Rossi A e Ranieri VM:Positive end-expiratory pressure.<br />
In: Tobin MJ (ed): Principles and practice of<br />
mechanical ventilation. McGraw-Hill, New York<br />
1994:259-303.<br />
15. Gay PC, Rodarte JR, Hubmayr RD:The effects of<br />
positive expiratory pressure on isovolume flow and<br />
dynamic hyperinflation in patients receiving mechanical<br />
ventilation. Am Rev Respir Dis 1989;<br />
139:621-626.<br />
16. Rossi A, Polese G, Brandi G et al:The intrinsic positive<br />
end-expiratory pressure (PEEPi). Intensive<br />
Care Med 1995; 21:522-536.<br />
17. Brochard L, Isabey D, Piquet J et al: Reversal of acute<br />
exacerbations of chronic obstructive lung disease<br />
by inspiratory assistance with a face mask. New<br />
Engl J Med 1990; 323:1523-1530.<br />
18. Brochard L, Mancebo J, Wysocki M et al: Noninvasive<br />
ventilation for acute exacerbations of chronic<br />
obstructive pulmonary disease. N Engl J Med<br />
1995; 333:817-82<strong>2.</strong><br />
19. Appendini L, Zanaboni S, Colombo R et al: Inspiratory<br />
muscle effort (IME): a useful parameter to<br />
set pressure support ventilation (PSV) in ventilatordependent<br />
COPD patients? Eur Respir J 2002;<br />
20(suppl.38):627s(abstract).<br />
20. Brochard L:Pressure support ventilation.In:Tobin MJ<br />
(ed): Principles and practice of mechanical ventilation.<br />
1st ed. McGraw-Hill, New York 1994:239-258.<br />
21. Younes M: Proportional assist ventilation, a new approach<br />
to ventilatory support: theory.Am Rev Respir<br />
Dis 1991; 145:114-120.<br />
2<strong>2.</strong> Appendini L, Purro A, Gudjonsdottir M et al: Physiologic<br />
response of ventilator-dependent patients<br />
with chronic obstructive pulmonary disease to proportional<br />
assist ventilation and continuous positive<br />
airway pressure. Am J Respir Crit Care Med 1999;<br />
159:1510-1517.<br />
23. Porta R, Appendini L,Vitacca M et al: Mask proportional<br />
assist vs pressure support ventilation in patients<br />
in clinically stable condition with chronic<br />
ventilatory failure. Chest 2002; 122:479-488.
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
INTRODUZIONE<br />
La chirurgia dell’enfisema, per un lungo periodo<br />
limitata al trattamento dell’enfisema bolloso, ha<br />
avuto uno sviluppo significativo negli ultimi due<br />
decenni grazie all’introduzione nella pratica clinica<br />
del trapianto polmonare e dell’intervento di riduzione<br />
di volume.L’aspetto più innovativo di questi<br />
interventi riguarda la necessità di un approccio<br />
multidisciplinare che integra il ruolo del chirurgo<br />
con quello dello pneumologo. Questa collaborazione<br />
ha consentito di comprendere in maniera più<br />
approfondita gli aspetti fisiopatologici relativi alla<br />
chirurgia dell’enfisema e di migliorare i risultati terapeutici,<br />
offrendo ai pazienti enfisematosi valide<br />
opzioni terapeutiche in associazione al trattamento<br />
medico e riabilitativo.<br />
CHIRURGIA<br />
DELL’ENFISEMA BOLLOSO<br />
La chirurgia dell’enfisema bolloso ha costituito a<br />
lungo la principale indicazione al trattamento chirurgico<br />
dell’enfisema 1. Nella valutazione delle indicazioni<br />
al trattamento chirurgico dell’enfisema bolloso<br />
e nell’interpretazione dei risultati del trattamento<br />
è essenziale distinguere due quadri estremi,<br />
il primo caratterizzato dalla presenza di una lesione<br />
bollosa isolata con parenchima residuo indenne e il<br />
secondo con lesioni bollose multiple nell’ambito di<br />
un quadro di enfisema diffuso. Nella prima situazione<br />
il paziente è spesso asintomatico e ha una funzione<br />
respiratoria vicina alla normalità. Il secondo<br />
quadro ha rilevanza clinica e ripercussioni terapeutiche<br />
notevolmente differenti ed è spesso associato<br />
a sintomi respiratori che derivano non solo dalla presenza<br />
della lesione bollosa, ma anche dall’enfisema<br />
del restante parenchima polmonare. Com’è facilmente<br />
comprensibile, tra queste situazioni estreme<br />
è possibile riconoscere una serie di quadri intermedi,<br />
caratterizzati da una gravità crescente dell’enfisema<br />
del parenchima polmonare associato alla lesione<br />
bollosa.<br />
Trattamento chirurgico<br />
Piero Zannini, Angelo Carretta<br />
110<br />
Indicazioni<br />
Dal punto di vista delle indicazioni al trattamento<br />
dell’enfisema bolloso è possibile distinguere schematicamente<br />
le indicazioni legate alle complicanze<br />
della lesione bollosa e quelle che derivano dalla sintomatologia<br />
respiratoria causata dalla bolla polmonare.Le<br />
indicazioni secondarie alla presenza di complicanze<br />
della lesione bollosa sono da riferire, nella<br />
maggior parte dei casi, al trattamento dello pneumotorace<br />
dovuto alla rottura della bolla polmonare.Altre<br />
possibili indicazioni sono rappresentate dall’infezione<br />
della bolla in assenza di risposta al trattamento<br />
antibiotico, dall’emottisi, dal dolore toracico<br />
e dallo sviluppo di neoplasie a livello della parete<br />
della bolla. Anche i criteri dimensionali possono<br />
essere considerati nell’indicazione al trattamento<br />
chirurgico delle bolle polmonari. Il rapido incremento<br />
dimensionale della bolla ai controlli radiologici<br />
seriati o la presenza di bolle con diametro superiore<br />
a un terzo dell’emitorace rappresentano di<br />
regola un’indicazione al trattamento chirurgico per<br />
l’elevata incidenza di complicanze a cui possono potenzialmente<br />
associarsi in assenza di trattamento.<br />
La valutazione diagnostica dei pazienti candidati al<br />
trattamento delle lesioni bollose si basa in primo<br />
luogo sulla TC del torace, sulle prove di funzionalità<br />
respiratoria e sulla valutazione emogasanalitica,<br />
che consentono di valutare le caratteristiche morfologiche<br />
e dimensionali della bolla, nonché le caratteristiche<br />
del parenchima polmonare residuo e<br />
l’entità del deficit <strong>respiratorio</strong>. Altri esami di grande<br />
utilità nella valutazione dell’indicazione al trattamento<br />
sono la scintigrafia polmonare, l’ecocardiografia<br />
nel caso si sospetti la presenza di ipertensione<br />
polmonare e la broncoscopia per escludere<br />
lesioni endoluminali. Nei pazienti con significativo<br />
deficit funzionale la valutazione viene di regola<br />
integrata con la valutazione della tolleranza allo<br />
sforzo, della dispnea e della qualità della vita.<br />
L’approccio chirurgico alle lesioni bollose polmonari<br />
è stato rivoluzionato negli ultimi anni dall’introduzione<br />
della videotoracoscopia, che rappresenta<br />
attualmente l’approccio chirurgico di scelta. Le<br />
vie di accesso a cielo aperto, tra cui le più utilizza-
te sono la toracotomia laterale e quella anteriore,<br />
vengono di regola riservate a situazioni particolari<br />
come la presenza di bolle di grosse dimensioni o<br />
di aderenze pleuriche diffuse. La tecnica chirurgia<br />
più utilizzata prevede l’exeresi della bolla effettuata<br />
suturando e sezionando il parenchima alla base<br />
della bolla con suturatrici meccaniche, eventualmente<br />
rivestite di pericardio bovino o materiali sintetici,<br />
che hanno lo scopo di rinforzare la linea di<br />
sutura e ridurre l’incidenza di perdite aeree dalla<br />
linea di sutura. Un’altra tecnica prevede l’incisione<br />
della bolla, la sua eversione e la sutura alla base della<br />
bolla, che viene in tal modo a essere rinforzata<br />
dalla parete della lesione bollosa. Altre tecniche di<br />
bullectomia meno utilizzate prevedono l’impiego<br />
di legature alla base delle bolle e l’uso del laser, ma<br />
sono meno utilizzate per la maggiore incidenza di<br />
pneumotorace a cui sono associate. Un’altra tecnica,<br />
che può trovare indicazione in pazienti selezionati<br />
non candidabili al trattamento chirurgico, prevede<br />
il posizionamento di un drenaggio nella cavità<br />
della bolla, seguendo un principio simile a<br />
quello messo a punto da Monaldi per il trattamento<br />
della cavità tubercolari.<br />
Risultati degli interventi<br />
per enfisema bolloso<br />
Dal punto di vista fisiopatologico gli interventi di<br />
bullectomia hanno come obiettivo la riespansione<br />
del parenchima compresso dalla lesione bollosa a<br />
cui fa seguito un miglioramento del ritorno elastico<br />
polmonare, dei valori di VEMS e capacità vitale,<br />
un miglioramento del rapporto tra ventilazione<br />
e perfusione e, nel caso di lesioni particolarmente<br />
voluminose, un miglioramento della meccanica respiratoria.<br />
L’analisi dei risultati del trattamento chirurgico delle<br />
bolle polmonari ha portato a identificare alcuni<br />
fattori prognostici che condizionano il rischio di<br />
morbilità e mortalità perioperatoria e i risultati funzionali<br />
dell’intervento. Fattori prognostici negativi<br />
sono la presenza di lesioni bollose multiple di piccole<br />
dimensioni rispetto a una singola lesione di<br />
grosse dimensioni, la presenza di un enfisema diffuso,<br />
l’assenza di una compressione significativa del<br />
parenchima circostante, un VEMS inferiore al 35%<br />
del valore teorico predetto, l’ipossiemia, le condizioni<br />
nutrizionali compromesse e la presenza di una<br />
prevalente componente bronchitica.<br />
111<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
I risultati del trattamento chirurgico dell’enfisema<br />
bolloso sono strettamente legati alla selezione dei pazienti<br />
candidati all’intervento. Risultati notevolmente<br />
differenti sia in termini di miglioramento funzionale<br />
<strong>respiratorio</strong> sia di morbilità e mortalità perioperatorie<br />
possono infatti essere osservati tra situazioni<br />
più favorevoli, quale la presenza di un’unica lesione<br />
bollosa di grandi dimensioni con evidenza radiologica<br />
di una compressione del parenchima polmonare<br />
circostante, e situazioni meno favorevoli, come<br />
la presenza di lesioni bollose associate a un enfisema<br />
diffuso. Questi dati giustificano l’estrema eterogeneità<br />
dei risultati funzionali e della mortalità postoperatoria,<br />
che nei dati riportati in letteratura varia<br />
dallo 0 a oltre il 10%. Un’adeguata selezione dei<br />
candidati all’intervento, una condotta intraoperatoria<br />
chirurgica e anestesiologica adeguata e l’ottimizzazione<br />
del trattamento fisioterapico e analgesico postoperatorio<br />
consentono di osservare, nella maggior<br />
parte dei pazienti operati, risultati soddisfacenti in<br />
termini di miglioramento della dispnea e della tolleranza<br />
allo sforzo oltre che dei parametri di funzionalità<br />
respiratoria. Spesso è tuttavia possibile osservare<br />
un progressivo peggioramento di questi risultati<br />
con il passare degli anni e con il progredire dell’enfisema.<br />
Questo rende difficile la previsione dei risultati<br />
a lungo termine, in particolar modo nei pazienti<br />
con enfisema diffuso, che hanno peggioramento<br />
più rapido del quadro funzionale <strong>respiratorio</strong>.<br />
CHIRURGIA DI RIDUZIONE<br />
DEL VOLUME POLMONARE<br />
I risultati del trattamento medico e riabilitativo dei<br />
pazienti con enfisema di grado avanzato sono spesso<br />
insoddisfacenti. Nei pazienti affetti da enfisema<br />
diffuso con grave limitazione funzionale e da significativa<br />
compromissione della qualità della vita,<br />
le opzioni terapeutiche alternative erano rappresentate,<br />
fino agli anni ’90, esclusivamente dal trapianto<br />
polmonare. L’introduzione, nel 1995, della<br />
chirurgia di riduzione del volume polmonare<br />
(LVRS) da parte del chirurgo americano JD Cooper<br />
ha consentito di ampliare le opzioni terapeutiche<br />
in questo gruppo di pazienti <strong>2.</strong> La LVRS fu in<br />
realtà ideata per la prima volta nel 1957 da Brantigan<br />
e Mueller 3. Questi autori descrissero come<br />
l’exresi chirurgica di aree enfisematose fosse associata<br />
a un miglioramento della dispnea in oltre due<br />
terzi dei pazienti enfisematosi operati. L’assenza di
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
parametri oggettivi che dimostrassero la reale efficacia<br />
dell’intervento e una mortalità perioperatoria<br />
rilevante portarono presto ad abbandonare questo<br />
intervento fino alla sua riscoperta negli anni ’90.<br />
L’esperienza maturata dallo stesso JD Cooper nel<br />
campo del trapianto polmonare nei pazienti affetti<br />
da enfisema di grado avanzato gli consentì infatti<br />
di riproporre con successo la LVRS.<br />
Il principio su cui si basa la LVRS è di asportare<br />
chirurgicamente le aree di parenchima polmonare<br />
maggiormente enfisematose, identificate sulla base<br />
degli accertamenti strumentali preoperatori e sulla<br />
base dei riscontri intraoperatori. Grazie alla rimozione<br />
delle aree a maggiore componente di enfisema,<br />
è possibile osservare dopo la LVRS un miglioramento<br />
funzionale a carico del parenchima residuo,<br />
associato prevalentemente a un miglioramento<br />
del ritorno elastico polmonare e a una riduzione<br />
delle resistenze espiratorie 4.A questi elementi<br />
si associa un miglioramento della meccanica<br />
respiratoria, grazie a un progressivo ridimensionamento<br />
della gabbia toracica fino a una situazione<br />
più simile a quella fisiologica. Questo consente<br />
di ottenere una migliore efficacia della muscolatura<br />
respiratoria e in particolare del diaframma.Tutti<br />
questi elementi si riflettono sul miglioramento dei<br />
parametri di funzionalità respiratoria che è possibile<br />
in media osservare dopo l’intervento di LVRS<br />
e, aspetto di grande importanza clinica,sulla dispnea<br />
e sulla qualità della vita del paziente operato.<br />
Dopo un periodo iniziale di grande entusiasmo che<br />
ha fatto seguito alla reintroduzione della LVRS nella<br />
pratica clinica negli anni ’90, con la pubblicazione<br />
di numerosi ed entusiastici articoli scientifici sui<br />
risultati della LVRS, è stato possibile osservare negli<br />
anni seguenti un progressivo ridimensionamento<br />
del ruolo della LVRS. L’assenza di un’adeguata<br />
selezione e la sottovalutazione da parte di alcuni<br />
centri del reale rischio operatorio nei pazienti operati,<br />
che hanno una funzione respiratoria estremamente<br />
compromessa, hanno portato in alcuni casi<br />
a risultati funzionali assai insoddisfacenti e a mortalità<br />
perioperatorie eccessivamente elevate. Questi<br />
aspetti hanno reso indispensabile una valutazione<br />
oggettiva dei risultati della LVRS nei confronti dei<br />
trattamenti di riferimento, rappresentati dalla terapia<br />
medica e riabilitativa. Con questo obiettivo, e<br />
allo scopo di selezionare i centri che effettuano l’intervento<br />
di LVRS, gli enti sanitari nordamericani<br />
hanno sviluppato un protocollo di studio randomizzato<br />
per la chirurgia dell’enfisema (National<br />
Emphysema Treatment Trial, NETT), attualmente<br />
112<br />
in corso, che nei prossimi anni dovrebbe consentire<br />
di valutare in maniera definitiva il ruolo della<br />
LVRS nel trattamento dell’enfisema avanzato 5.<br />
Selezione dei candidati<br />
L’esperienza maturata nel corso degli anni a partire<br />
dalla reintroduzione della LVRS nella pratica clinica<br />
ha portato ad affinare i criteri di selezione per<br />
questo intervento. Una selezione accurata dei candidati<br />
all’intervento di LVRS è un elemento essenziale<br />
per poter ottenere risultati funzionali soddisfacenti<br />
e limitare la morbilità e la mortalità postoperatorie.<br />
Come l’esperienza iniziale ha purtroppo<br />
dimostrato, l’assenza di adeguati criteri di selezione<br />
è associata a una mortalità eccessiva,tale da non giustificare<br />
l’esecuzione dell’intervento di LVRS se<br />
non in pazienti estremamente selezionati. Grazie a<br />
una selezione accurata dei candidati, la LVRS può,<br />
d’altra parte, essere attualmente considerata una valida<br />
opzione per il trattamento dell’enfisema polmonare<br />
in fase avanzata. Nella maggior parte dei<br />
centri che effettuano l’intervento di LVRS solo circa<br />
il 20% dei possibili candidati viene sottoposto all’intervento<br />
chirurgico. Il candidato ideale all’intervento<br />
chirurgico di LVRS deve presentare un enfisema<br />
diffuso di grado avanzato distribuito in maniera<br />
eterogenea, con aree maggiormente enfisematose<br />
associate ad aree in cui la struttura parenchimale<br />
è relativamente più conservata. Alla presenza<br />
di un deficit <strong>respiratorio</strong> severo di tipo ostruttivo<br />
(VEMS tra il 20% e il 35% del valore teorico<br />
predetto), non reversibile dopo l’assunzione di<br />
broncodilatatori, devono essere associati segni funzionali<br />
e radiologici di iperinsufflazione polmonare<br />
(CPT >120% e VR >180% dei valori predetti).<br />
È inoltre fondamentale che il paziente presenti una<br />
grave limitazione della propria qualità della vita nonostante<br />
un trattamento medico e riabilitativo massimale.<br />
Uno dei risultati principali della LVRS, in<br />
maniera spesso più evidente di quanto dimostrato<br />
dai semplici dati strumentali, riguarda infatti il miglioramento<br />
della qualità della vita dei pazienti operati.<br />
Le principali controindicazioni all’intervento<br />
chirurgico riguardano la presenza di valori eccessivi<br />
di ipercapnia (PaCO 2 >50 mmHg) o delle pressioni<br />
polmonari (PA polmonare sistolica >45<br />
mmHg o media >35 mmHg), l’età avanzata (>75<br />
anni), la presenza di condizioni generali eccessivamente<br />
scadute o l’obesità (tabella 6.4). Questi criteri<br />
standard di selezione sono stati modificati in
Tabella 6.4 Criteri di selezione per l’intervento di riduzione<br />
del volume polmonare (LVRS)<br />
Indicazioni<br />
Grave limitazione della qualità della vita<br />
Terapia medica massimale inefficace<br />
Enfisema diffuso ma non omogeneo<br />
Ossigenoterapia a lungo termine a riposo o sotto sforzo<br />
VEMS dopo broncodilatatori > 20% e < 35% del teorico<br />
predetto<br />
CPT > 120%<br />
VR > 180%<br />
Capacità di diffusione polmonare (DL CO) > 20% del teorico<br />
predetto<br />
Appiattimento o inversione degli emidiaframmi con<br />
ipomobilità degli stessi<br />
Controindicazioni<br />
Ipercapnia (PaCO 2 > 50 mmHg)<br />
Ipertensione polmonare (pressione polmonare sistolica > 45<br />
mmHg o media > 35 mmHg)<br />
Età > 75 anni<br />
Cardiopatia scompensata con frazione di eiezione del<br />
ventricolo di sinistra < 45%<br />
Marcata alterazione dello stato nutrizionale (BMI > 32<br />
o 15 mg/die)<br />
Distanza percorsa < 140 m al test dei 6 minuti di cammino<br />
dopo la riabilitazione<br />
parte da alcuni centri, o nell’ambito di protocolli<br />
di studio come il NETT che prevede per esempio<br />
l’inclusione di pazienti con un FEV 1 fino al 45%<br />
del predetto o con un valore di PaCO 2 fino a 55<br />
mmHg. È inoltre possibile riscontrare in letteratura<br />
episodiche descrizioni di risultati favorevoli anche<br />
in pazienti in condizioni più sfavorevoli, come<br />
quelli con necessità di ventilazione assistita o con<br />
parametri funzionali significativamente più compromessi;<br />
questi risultati non appaiono tuttavia ripetibili<br />
nell’ambito di casistiche più numerose. In<br />
Italia i criteri di selezione per l’intervento di LVRS<br />
sono stati definiti da un apposito gruppo di lavoro<br />
6.L’analisi dei risultati preliminari dei protocolli<br />
in corso ha inoltre portato a escludere dal trattamento<br />
chirurgico i pazienti con VEMS inferiore a<br />
20% del predetto associata a una DLCO inferiore<br />
al 20% o a enfisema omogeneo 7. Questi limiti di<br />
VEMS e DLCO, peraltro, coincidono esattamente<br />
con quelli già individuati dal gruppo di lavoro SI-<br />
113<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Tabella 6.5 Esami utilizzati nella valutazione di candidati<br />
a LVRS<br />
TC del torace ad alta risoluzione<br />
Rx torace in massima inspirazione ed espirazione<br />
Scintigrafia polmonare ventilazione/perfusione con<br />
eventuali ricostruzioni 2-D e 3-D<br />
Prove di funzionalità respiratoria con pletismografia<br />
DL CO<br />
Emogasanalisi<br />
Test dei sei minuti di cammino<br />
Questionari sulla dispnea e qualità della vita<br />
Ecocardiografia<br />
Elettrocardiogramma<br />
Esami opzionali<br />
Test da sforzo cardio<strong>respiratorio</strong><br />
RM dinamica<br />
Cateterismo cardiaco<br />
Scintigrafia cardiaca con test alla dobutamina<br />
MeR 6. La selezione preoperatoria si basa su un approccio<br />
multidisciplinare e sull’esecuzione di un numero<br />
rilevante di accertamenti funzionali e radiologici,<br />
elencati nella tabella 6.5.<br />
LVRS e riabilitazione<br />
La riabilitazione rappresenta il trattamento di riferimento<br />
con cui la LVRS deve essere confrontata<br />
in termini di efficacia terapeutica. In uno studio recente<br />
Criner et al. hanno confrontato nell’ambito<br />
di uno studio prospettico e randomizzato il trattamento<br />
medico e riabilitativo con il trattamento<br />
combinato medico-riabilitativo e chirurgico, rappresentato<br />
dalla LVRS. Questi autori hanno riscontrato<br />
un significativo incremento dei valori di<br />
VEMS e una riduzione dei valori di CPT e VR<br />
nei pazienti sottoposti a LVRS bilaterale a tre mesi<br />
dall’intervento nei confronti dei pazienti sottoposti<br />
al solo trattamento medico-riabilitativo. È stato<br />
inoltre riscontrato un incremento dei valori del<br />
test dei sei minuti di cammino e del consumo massimo<br />
di ossigeno. Nei pazienti sottoposti a riabilitazione<br />
successivamente a intervento di LVRS, il<br />
questionario sulla qualità della vita evidenziava un<br />
miglioramento significativo dopo il periodo di riabilitazione,<br />
che cresceva ulteriormente dopo l’intervento.Tuttavia,<br />
questi dati devono essere analizzati<br />
anche alla luce della mortalità associata all’intervento,<br />
che in questo studio raggiungeva il 9,4% 8.<br />
In un ulteriore protocollo di studio, Geddes et al.<br />
hanno confrontato nell’ambito di uno studio ran-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
domizzato un gruppo di pazienti con enfisema diffuso<br />
di grado avanzato sottoposti a trattamento riabilitativo<br />
con un gruppo di pazienti con analoghe<br />
caratteristiche sottoposti a LVRS. Questi autori<br />
hanno riscontrato, a 6 mesi dall’inizio dello studio,<br />
una riduzione media del VEMS di 80 ml nei pazienti<br />
sottoposti a trattamento riabilitativo e un incremento<br />
medio di 70 ml nel gruppo di pazienti<br />
sottoposto a intervento di LVRS bilaterale. Il test<br />
dei sei minuti di cammino variava in maniera analoga<br />
nei due gruppi. La mortalità nei due gruppi è<br />
stata del 17% nel gruppo chirurgico e del 12% nel<br />
gruppo sottoposto a trattamento riabilitativo. I valori<br />
elevati di mortalità hanno portato questi autori<br />
a riconsiderare i criteri di inclusione nel protocollo<br />
e a escludere i pazienti con DLCO inferiore<br />
al 30% del valore teorico predetto e con una distanza<br />
percorsa allo “shuttle” test di meno di 150<br />
m. L’introduzione di questi nuovi criteri di selezione<br />
ha portato la mortalità al 6% 9.<br />
Questi studi randomizzati, anche se eseguiti su<br />
gruppi numericamente limitati di pazienti, dimostrano<br />
come il miglioramento dei parametri funzionali,<br />
della tolleranza all’esercizio e della qualità<br />
della vita ottenuti con la LVRS siano da considerarsi<br />
indipendenti dal trattamento riabilitativo<br />
eventualmente associato. Il ruolo di entrambi i trattamenti<br />
deve tuttavia essere considerato come complementare,<br />
offrendo la possibilità della LVRS solo<br />
a pazienti estremamente selezionati che possono<br />
beneficiare da questo intervento con morbilità e<br />
mortalità relativamente limitate. Deve inoltre essere<br />
evidenziato come la riabilitazione svolga, per la<br />
maggior parte degli autori, un ruolo importante<br />
nella preparazione e nella selezione dei pazienti all’intervento<br />
chirurgico e un ruolo insostituibile nel<br />
trattamento che segue l’intervento. I dati degli studi<br />
in corso consentiranno verosimilmente di fare<br />
definitivamente chiarezza sul ruolo della LVRS nel<br />
trattamento dell’enfisema polmonare in fase avanzata<br />
e nei confronti del trattamento medico- riabilitativo.<br />
Note di tecnica chirurgica<br />
Lo sviluppo della LVRS è stato caratterizzato nel<br />
corso degli anni da una spiccata variabilità nella<br />
scelta del tipo di approccio chirurgico e della via<br />
di accesso. Dopo una fase iniziale in cui l’approccio<br />
di scelta era quello bilaterale per via sternotomica<br />
mediana, è stato possibile osservare l’impie-<br />
114<br />
go di altre vie di accesso, sia a cielo aperto sia per<br />
via videotoracoscopica (VATS) 10.Tra le vie di accesso<br />
a cielo aperto, la sternotomia mediana è stata<br />
per lungo tempo quella più utilizzata, sia per la<br />
possibilità di eseguire contemporaneamente l’intervento<br />
di LVRS a livello di entrambi i polmoni<br />
sia per l’esposizione chirurgica ottimale dei lobi<br />
polmonari superori, sede più frequente della resezione,<br />
che questa via di accesso consente di ottenere.<br />
I limiti di questa via di accesso sono d’altra<br />
parte rappresentati da una minore visibilità dei lobi<br />
inferiori e dalle possibili difficoltà tecniche in<br />
presenza di aderenze pleuriche in sede basale e posteriore.Tra<br />
le altre vie di accesso utilizzate, la toracotomia<br />
anteriore bilaterale con sternotomia trasversale<br />
(“clam shell incision”), utilizzata prevalentemente<br />
nel campo del trapianto polmonare, permette<br />
sicuramente di avere un’esposizione notevole<br />
di entrambi i polmoni, a scapito di un’invasività<br />
elevata che si associa a una maggiore limitazione<br />
funzionale nell’immediato periodo postoperatorio.<br />
La toracotomia anteriore, sia mono sia bilaterale,<br />
rappresenta una valida alternativa alle vie<br />
di accesso a cielo aperto precedentemente descritte,<br />
coniugando un’adeguata esposizione chirurgica<br />
con un’invasività relativamente limitata. Altri tipi<br />
di toracotomia, come la toracotomia laterale, possono<br />
trovare indicazione soprattutto in presenza di<br />
patologie associate all’enfisema, quali carcinoma<br />
broncogeno.<br />
La videotoracoscopia (VATS) è la via di accesso che<br />
ha avuto il maggiore sviluppo con il progressivo<br />
sviluppo della LVRS e con l’aumento dell’esperienza<br />
dei centri che effettuano questo intervento,<br />
tanto che molti autori la considerano la via di accesso<br />
di prima scelta. Un’inchiesta condotta presso<br />
i centri europei che effettuano l’intervento di<br />
LVRS ha tuttavia evidenziato come l’atteggiamento<br />
più frequente sia improntato a una flessibilità<br />
nella scelta della via di accesso, che viene selezionata<br />
a seconda della sede prevalente dell’enfisema<br />
e a seconda delle caratteristiche cliniche del singolo<br />
paziente 11.<br />
Quale che sia la via di accesso utilizzata, la tecnica<br />
dell’intervento di LVRS è sostanzialmente sovrapponibile,<br />
e consiste nell’exeresi delle aree parenchimali<br />
in cui l’enfisema è più marcato, identificate<br />
sulla base della TC e della scintigrafia polmonare<br />
preoperatorie e sulla base del quadro intraoperatorio.<br />
Queste aree sono idealmente non perfuse alla<br />
scintigrafia e l’entità della resezione è in media di<br />
circa il 20-30% del volume polmonare. La resezio-
ne del parenchima enfisematoso viene seguita utilizzando<br />
suturatrici meccaniche lineari, eventualmente<br />
rinforzate con materiali quali pericardio-bovino<br />
e PTFE allo scopo di ridurre l’incidenza di<br />
perdite aeree dalla linea di sutura, che viene effettuata<br />
su di un parenchima estremamente fragile (figura<br />
6.1).Altre tecniche di resezione, come il laser,<br />
sono state abbandonate per l’elevata incidenza di<br />
complicanze, tra cui perdite aeree parenchimali e<br />
pneumotorace tardivo, a cui erano associate.<br />
Indipendentemente dalla via di accesso utilizzata,<br />
l’approccio bilaterale sembra offrire risultati a breve<br />
termine più favorevoli, sia in termini di parametri di<br />
funzionalità respiratoria sia di più marcato miglioramento<br />
degli indici di dispnea. La maggior parte dei<br />
centri considera l’approccio bilaterale come quello<br />
di scelta, tranne che nei pazienti con marcata asimmetria<br />
dell’enfisema tra i due polmoni e in presenza<br />
di fattori che impediscono l’accesso bilaterale come<br />
la presenza di esiti chirurgici o di aderenze a livello<br />
di uno degli emitoraci.Tuttavia, il progressivo<br />
declino della funzione respiratoria che avviene ad alcuni<br />
anni di distanza dall’intervento di LVRS ha portato<br />
a considerare la possibilità di effettuare l’intervento<br />
bilaterale in maniera stadiata, effettuando in<br />
un primo momento l’intervento a livello dell’emitorace<br />
più compromesso funzionalmente e, succes-<br />
115<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Figura 6.1<br />
Vedi testo.<br />
sivamente, a livello dell’emitorace controlaterale.<br />
Questo tipo di approccio permetterebbe di prolungare<br />
nel tempo i benefici ottenuti con l’intervento.<br />
Risultati<br />
I dati ottenuti nei primi anni dall’introduzione della<br />
LVRS nella pratica clinica hanno portato a considerare<br />
in maniera entusiastica le possibilità terapeutiche<br />
di questo intervento. I primi dati pubblicati<br />
in letteratura raccolti in centri ultraspecializzati<br />
dimostravano in effetti un significativo miglioramento<br />
dei parametri funzionali e della qualità della<br />
vita nei pazienti sottoposti a LVRS, a fronte di<br />
una mortalità postoperatoria nulla. Un’eccessiva<br />
pubblicizzazione dell’intervento chirurgico di<br />
LVRS anche da parte della stampa non medica ha<br />
portato in seguito a sottovalutare i reali rischi dell’intervento<br />
chirurgico, che ha come obiettivo il<br />
trattamento di pazienti estremamente compromessi<br />
dal punto di vista della funzionalità respiratoria<br />
e delle condizioni fisiche generali. L’analisi dei dati<br />
ottenuti dal sistema di rimborso assicurativo nordamericano<br />
(Medicare) hanno successivamente dimostrato<br />
come, in assenza di un’adeguata selezione<br />
dei candidati e di un’adeguata preparazione spe-
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
cifica dei centri che effettuano questo intervento,<br />
i risultati fossero in realtà estremamente meno soddisfacenti.<br />
Questi elementi hanno portato, in una<br />
fase successiva, alla temporanea sospensione dei<br />
rimborsi assicurativi per l’intervento di LVRS e alla<br />
costituzione di un gruppo di ricerca che sta attualmente<br />
conducendo uno studio multicentrico<br />
randomizzato per definire il ruolo della LVRS nei<br />
confronti del trattamento medico-riabilitativo.<br />
L’esperienza maturata nel corso degli anni ha consentito<br />
di analizzare in maniera più corretta i risultati<br />
della LVRS. Dall’analisi dei dati presenti in letteratura<br />
è possibile evidenziare come la LVRS sia associata<br />
a un incremento medio del VEMS che varia<br />
dal 20 all’80%, a una significativa riduzione della<br />
CPT e del VR,nonché a un evidente miglioramento<br />
della tolleranza allo sforzo, della dispnea e della qualità<br />
della vita dei pazienti operati. È evidente come<br />
questi dati favorevoli siano ottenibili solo in pazienti<br />
selezionati. L’utilizzazione di un approccio multidisciplinare<br />
che integri,sia nella selezione sia nel trattamento,<br />
il lavoro dello pneumologo, del riabilitatore,<br />
del chirurgo e dell’anestesista è fondamentale per<br />
la riuscita del programma di LVRS 1<strong>2.</strong><br />
I dati presenti in letteratura evidenziano una mortalità<br />
postoperatoria che varia dal 2,5 % al 10%, che<br />
riflette l’eterogeneità nella selezione dei pazienti.<br />
Presso la maggior parte dei centri che effettuano<br />
correntemente l’intervento di LVRS, la mortalità<br />
dell’intervento è di circa il 5%. Le complicanze postoperatorie<br />
più frequenti sono da riferire in particolare<br />
alle perdite aeree prolungate, alle infezioni<br />
broncopolmonari,alla necessità di ventilazione meccanica<br />
prolungata e alle complicanze cardiovascolari.L’analisi<br />
dei dati ottenuti con il passare degli anni<br />
ha permesso di evidenziare come gli interventi<br />
nei pazienti con un’eccessiva compromissione funzionale<br />
fossero associati a un’eccessiva incidenza di<br />
complicanze e e una mortalità postoperatoria elevata.<br />
Questo ha portato a modificare i criteri di selezione<br />
e a escludere dall’intervento di LVRS quei<br />
pazienti che hanno un’ipercapnia elevata (PaCO 2<br />
>50 mmHg), pressioni polmonari elevate (pressione<br />
polmonare sistolica >45 mmHg) o che siano eccessivamente<br />
defedati. La maggior parte dei centri<br />
esclude inoltre dall’intervento quei pazienti che al<br />
termine della riabilitazione non siano in grado di<br />
percorrere per lo meno 140 m al test dei sei minuti<br />
del cammino. Come accennato in precedenza, l’analisi<br />
dei primi dati ottenuti nell’ambito del protocollo<br />
NETT ha evidenziato come i pazienti che avevano<br />
un VEMS inferiore al 20% del valore teorico<br />
116<br />
predetto associato a una distribuzione omogenea<br />
dell’enfisema alla TC o a un valore di DL CO inferiore<br />
al 20% del valore teorico predetto avevano una<br />
mortalità a 30 giorni dall’intervento del 16% e traevano<br />
un beneficio funzionale limitato dall’intervento<br />
di LVRS. Questi dati hanno portato successivamente<br />
a escludere dalle indicazioni della LVRS<br />
i pazienti con queste caratteristiche funzionali.<br />
I risultati in alcuni gruppi di pazienti, e in particolare<br />
in quelli con enfisema omogeneo e quelli<br />
con enfisema da deficit di α 1-antitripsina sono discordanti.<br />
Se alcuni centri sottopongono regolarmente<br />
questi pazienti a intervento di LVRS, altri<br />
considerano la presenza di questi elementi una controindicazione<br />
all’intervento di LVRS. I dati riportati<br />
in letteratura evidenziano come i risultati nei<br />
pazienti con enfisema omogeneo e in quelli con<br />
deficit di a 1-antitripsina siano meno favorevoli nei<br />
confronti degli altri pazienti, e come per quanto si<br />
riferisce all’ultimo gruppo di pazienti, con deficit<br />
di a 1-antitripsina, la durata del beneficio funzionale<br />
associata all’intervento sia di breve durata.<br />
Tra i risultati ottenuti grazie alla LVRS non devono<br />
inoltre essere dimenticati i benefici che questo<br />
intervento ha portato nel trattamento delle patologie<br />
associate all’enfisema. La presenza di fattori di<br />
rischio comuni come il fumo di sigaretta è causa<br />
di una frequente associazione tra carcinoma broncogeno,<br />
patologie cardiovascolari ed enfisema polmonare<br />
13. La grave limitazione funzionale associata<br />
all’enfisema portava i pazienti affetti da queste<br />
patologie a essere esclusi dal trattamento chirurgico.<br />
L’exeresi di parenchima enfisematoso ottenuto<br />
con la LVRS può consentire di migliorare, in pazienti<br />
selezionati, la funzione respiratoria postoperatoria<br />
a un punto tale da consentire di effettuare<br />
nell’ambito dello stesso intervento il trattamento<br />
delle patologie associate.<br />
TRAPIANTO POLMONARE<br />
Il trapianto polmonare è un’opzione terapeutica<br />
correntemente utilizzata nel trattamento della BP-<br />
CO in fase avanzata con una significativa compromissione<br />
della funzione respiratoria e della qualità<br />
della vita. Fino all’avvento della LVRS, il trapianto<br />
polmonare costituiva l’unica opzione chirurgica per<br />
il trattamento della BPCO in fase avanzata 14. Dal<br />
1986, anno in cui venne effettuato il primo trapianto<br />
per BPCO coronato da successo, questa patologia<br />
è divenuta l’indicazione più frequente al
trapianto polmonare. Lo sviluppo dei farmaci immunosoppressivi<br />
e la crescita dell’esperienza clinica<br />
nel campo del trapianto polmonare hanno infatti<br />
portato a un incremento progressivo del numero<br />
complessivo dei trapianti di polmone in tutto<br />
il mondo e, in particolare, di quelli eseguiti per<br />
il trattamento della BPCO. Questa tendenza a un<br />
progressivo incremento del numero di trapianti si<br />
è tuttavia arrestata negli ultimi anni per la scarsa disponibilità<br />
di organi da trapiantare. Questo limite<br />
alla diffusione del trapianto polmonare viene attualmente<br />
affrontato con strategie che hanno come<br />
obiettivo, da un lato, la sensibilizzazione della<br />
popolazione e dei medici alla donazione d’organo<br />
e, dall’altro, lo sviluppo di approcci alternativi volti<br />
a incrementare il numero di organi disponibili<br />
come il trapianto lobare da donatore vivente, l’espianto<br />
polmonare da cadavere a cuore non battente<br />
e lo xenotrapianto. Il successo di questi nuovi<br />
approcci potrebbe dare nei prossimi anni nuovo<br />
slancio al trapianto polmonare, che oltre che nel<br />
trattamento della BPCO svolge un ruolo insostituibile<br />
anche nella cura di numerose altre patologie<br />
polmonari in fase avanzata.<br />
All’inizio dello sviluppo del trapianto polmonare per<br />
il trattamento della BPCO esistevano numerosi dubbi<br />
su quale tipo di trapianto, singolo o doppio, fosse<br />
più idoneo per il trattamento di questa patologia.<br />
Le caratteristiche fisiopatologiche del polmone enfisematoso<br />
facevano infatti ipotizzare come solo il<br />
trapianto di polmone doppio potesse consentire<br />
un’adeguata funzione postoperatoria. I limiti previsti<br />
nel caso di un trapianto polmonare singolo erano<br />
la possibilità di una ventilazione preferenziale del<br />
polmone nativo,caratterizzato da una maggiore compliance,e<br />
una perfusione prevalente del polmone trapiantato,<br />
sede di minori resistenze vascolari, aspetti<br />
che potevano teoricamente compromettere la riuscita<br />
dell’intervento. L’esperienza pratica ha in realtà<br />
fugato queste ipotesi allarmistiche e ha dimostrato<br />
come, grazie a una corretta condotta intra e postoperatoria,<br />
i risultati del trapianto polmonare singolo<br />
per BPCO si siano rivelati soddisfacenti,tanto che<br />
questa patologia rappresenta attualmente l’indicazione<br />
più frequente del trapianto polmonare singolo.<br />
Il trapianto polmonare doppio viene infatti attualmente<br />
riservato ai pazienti in giovane età per<br />
massimizzare il risultato funzionale ottenuto con<br />
l’intervento e nei pazienti con ipertensione polmonare<br />
di grado medio-severo associata all’enfisema.<br />
Le indicazioni al trapianto polmonare per BPCO sono<br />
rivolte a pazienti con malattia in fase avanzata con<br />
117<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Tabella 6.6 Principali criteri di selezione per il trapianto polmonare<br />
per BPCO<br />
Indicazioni<br />
VEMS dopo broncodilatatori < 25% del valore teorico<br />
predetto<br />
Ipossiemia a riposo: PaO 2 < 55-60 mmHg<br />
Ipercapnia: PaCO 2 > 55 mmHg<br />
Cuore polmonare<br />
Classe NYHA III<br />
Marcata limitazione della qualità della vita<br />
Terapia medica massimale inefficace<br />
Rapido declino della funzione respiratoria<br />
Aspettativa di vita limitata (< 2 anni)<br />
Età < 65 anni per il trapianto polmonare singolo<br />
Età < 60 anni per il trapianto polmonare doppio<br />
Controindicazioni<br />
Grave patologia d’organo extrapolmonare<br />
Neoplasia (con l’eccezione del carcinoma basocellulare e<br />
squamocellulare della cute)<br />
Infezioni extrapolmonari attive (HIV, epatite B e C con<br />
evidenza di epatopatia)<br />
Coronaropatia significativa e compromissione funzionale<br />
del ventricolo di sinistra<br />
Fumo nei sei mesi precedenti<br />
Grave malnutrizione<br />
Condizioni generali eccessivamente compromesse<br />
Gravi problemi psicosociali<br />
Controindicazioni relative<br />
Uso di prednisone > 20 mg/die<br />
Ventilazione meccanica<br />
Aderenze pleuriche diffuse<br />
Colonizzazione delle vie respiratorie con microrganismi<br />
panresistenti<br />
una significativa compromissione della qualità della<br />
vita nonostante una terapia medica massimale, con<br />
un rapido declino della funzione respiratoria e con<br />
un’aspettativa di vita significativamente ridotta (tabella<br />
6.6) 15. La valutazione dell’aspettativa di vita nei<br />
pazienti con BPCO è in realtà particolarmente complessa<br />
per la difficoltà di prevedere in maniera precisa<br />
l’evoluzione clinica della patologia, e l’indicazione<br />
al trapianto deve essere considerata accuratamente<br />
anche alla luce dei dati di sopravvivenza dopo<br />
trapianto polmonare, che in pazienti non accuratamente<br />
selezionati non si discostano in maniera rilevante<br />
da quelli della storia naturale della malattia.<br />
Trattamento postoperatorio<br />
Le differenze fisiopatologiche tra polmone nativo<br />
e polmone trapiantato, caratterizzate da una maggiore<br />
compliance del polmone nativo enfisematoso e
IL VOLTO DELLA BPCO CHE CAMBIA ● QUADERNO 5<br />
da resistenze vascolari relativamente ridotte del polmone<br />
trapiantato, possono condizionare dopo un<br />
trapianto polmonare singolo un’eccessiva iperespansione<br />
del polmone nativo e un’alterazione del<br />
rapporto ventilazione-perfusione dei due polmoni.<br />
L’utilizzazione, nel periodo postoperatorio, di ridotte<br />
pressioni di fine espirazione (PEEP), l’impiego<br />
di decubiti preferenziali che favoriscono le<br />
escursioni respiratorie del polmone trapiantato e<br />
l’uso di farmaci broncodilatatori e diuretici consentono<br />
di ovviare nella pratica clinica a questi limiti<br />
funzionali.In casi estremi,l’utilizzazione di una<br />
ventilazione selettiva differenziata tra i due polmoni<br />
può consentire di superare con successo la fase<br />
perioperatoria.<br />
Il trattamento immunosoppressivo standard dopo il<br />
trapianto polmonare prevede l’utilizzazione di uno<br />
schema terapeutico composto da tre farmaci, rappresentati<br />
dalla ciclosporina o FK506, dall’azatioprina<br />
o micofenolato e da steroidi, eventualmente<br />
associata a immunoglobuline antitimocitiche o antilinfocitiche<br />
nella prima settimana dopo il trapianto.<br />
Il trattamento antibiotico postoperatorio viene<br />
effettuato sulla base degli accertamenti colturali eseguiti<br />
prima e dopo il trapianto, associato in alcuni<br />
protocolli a trattamento antimicotico e antivirale di<br />
profilassi. Le complicanze postoperatorie più frequenti<br />
sono associate ad aspetti tecnici legati alle<br />
anastomosi bronchiali e vascolari, allo sviluppo di<br />
infezioni, a episodi di rigetto acuto o cronico e agli<br />
effetti collaterali della terapia immunosoppressiva.<br />
Risultati del trapianto polmonare<br />
Il trapianto polmonare per BPCO è in media associato<br />
a un miglioramento della funzione polmonare,<br />
della capacità di esercizio fisico e della qualità<br />
della vita, con un incremento postoperatorio<br />
del VEMS che varia dal 16 al 60% del valore teorico<br />
predetto. Nonostante questo significativo incremento<br />
della funzione respiratoria e della qualità<br />
della vita ottenuta dopo l’intervento, i risultati del<br />
trapianto polmonare per BPCO non sono altrettanto<br />
soddisfacenti per quanto si riferisce alla sopravvivenza<br />
a distanza, che a tre anni dal trapianto<br />
è del 62%, con una mortalità perioperatoria che varia<br />
dal 6 al 10%. La causa principale della ridotta<br />
sopravvivenza a distanza è il rigetto cronico, con lo<br />
sviluppo di bronchiolite obliterante. Lo sviluppo di<br />
nuove strategie terapeutiche che consentano di limitare<br />
l’incidenza del rigetto cronico dell’organo<br />
118<br />
trapiantato è pertanto fondamentale per il futuro<br />
sviluppo del trapianto polmonare.<br />
Associazione tra LVRS<br />
e trapianto polmonare<br />
L’introduzione della LVRS nella pratica clinica ha<br />
offerto un’ulteriore opzione terapeutica nei pazienti<br />
affetti da enfisema polmonare di grado avanzato,<br />
precedentemente candidabili al solo trapianto polmonare.<br />
L’esperienza maturata nel corso degli anni<br />
ha tuttavia consentito di verificare come i favorevoli<br />
risultati funzionali ottenuti a breve termine con<br />
la LVRS vadano incontro a un progressivo declino<br />
nel corso degli anni. Appare quindi evidente come<br />
questo intervento non possa essere considerato come<br />
un’opzione terapeutica a lungo termine, ma come<br />
possa in realtà rivelarsi estremamente utile nell’implementare<br />
l’efficacia terapeutica di altri trattamenti<br />
per la BPCO. Gli attuali limiti di disponibilità<br />
di organi da trapiantare, che portano numerosi<br />
pazienti al decesso mentre ancora si trovano in lista<br />
di attesa per il trapianto polmonare, possono essere<br />
temporaneamente risolti sottoponendo alcuni<br />
dei pazienti a intervento di LVRS, posticipando in<br />
tal modo la necessità del trapianto polmonare e aumentando<br />
così il numero di organi disponibili per<br />
gli altri pazienti candidabili al trapianto. Non devono<br />
inoltre essere dimenticati gli effetti collaterali<br />
della terapia immunosoppressiva necessaria dopo<br />
il trapianto, che vengono ovviamente evitati nei pazienti<br />
sottoposti a LVRS. Nel corso degli ultimi anni<br />
è stato possibile riscontrare un’esperienza crescente<br />
nell’impiego della LVRS come intervento<br />
preliminare al trapianto di polmone. Se i primi dati<br />
riportati in letteratura sottolineavano il rischio di<br />
una maggiore morbilità postoperatoria legata ad<br />
aspetti tecnici dati dalla necessità di reintervenire su<br />
un cavo pleurico già sede di intervento chirurgico,<br />
i dati successivi hanno in effetti dimostrato come<br />
questo approccio combinato con LVRS e trapianto<br />
polmonare possa consentire di posticipare con<br />
successo la necessità del trapianto, offrendo al paziente<br />
buoni risultati in termini funzionali e di qualità<br />
della vita a costo di una morbilità accettabile.<br />
Il ruolo complementare della LVRS rispetto al trapianto<br />
polmonare deve inoltre essere considerato<br />
anche nell’esecuzione sincrona di un intervento di<br />
LVRS controlaterale al trapianto polmonare singolo.<br />
L’associazione dei due interventi ha in questo
caso l’obiettivo di ottenere il massimo risultato funzionale<br />
possibile con un solo intervento o, nel caso<br />
di un’eccessiva iperinsufflazione del polmone<br />
nativo, di limitare gli effetti negativi dovuti all’eccessiva<br />
espansione polmonare.<br />
CONCLUSIONI<br />
Il trattamento chirurgico dell’enfisema può costituire<br />
una valida alternativa terapeutica quando il<br />
trattamento medico e riabilitativo si rivelino inefficaci.<br />
La selezione dei pazienti deve essere estremamente<br />
accurata per poter ottenere risultati funzionali<br />
favorevoli, in particolar modo nel caso dell’enfisema<br />
diffuso,spesso associato a una grave compromissione<br />
della funzione respiratoria a fronte di<br />
una morbilità perioperatoria limitata. L’integrazione<br />
delle differenti opzioni chirurgiche con il trattamento<br />
medico e riabilitativo, con l’approccio<br />
multidisciplinare che ne deriva, è un requisito indispensabile<br />
per poter offrire ai pazienti affetti da<br />
BPCO il miglior trattamento possibile.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Mehran RJ e Deslauriers JP: Indications for surgery<br />
and patient work-up for bullectomy. Chest Surg<br />
Clin North Am1995; 5(4):717-734.<br />
<strong>2.</strong> Cooper JD, Trulock EP, Triantafillou AN et al: Bilateral<br />
pneumectomy (volume reduction for chronic<br />
obstructive pulmonary disease. J Thorac Cardiovasc<br />
Surg 1995; 109:106-119.<br />
3. Brantigan OC e Mueller E: Surgical treatment of<br />
pulmonary emphysema.Am Surg 1957;23:798-804.<br />
4. Sciurba FC, Rogers RM, Keenan RJ et al: Improvement<br />
in pulmonary function and elastic recoil after<br />
lung-reduction surgery for diffuse emphysema.<br />
N Engl J Med 1996; 334:1095-1099.<br />
5. National Emphysema Treatment Trial Group: Rationale<br />
and design of the National Emphysema<br />
119<br />
6. TRATTAMENTO NON FARMACOLOGICO DELLA BPCO<br />
Treatment Trial (NETT): a prospective randomised<br />
trial o lung volume reduction surgery.J Thorac Cardiovasc<br />
Surg 1999; 118(3):518-528.<br />
6. Gruppo di lavoro LVRS della SIMeR. Damato S,<br />
Angeletti CA, Allegra L, Belloni P, Coloni GF, Dal<br />
Negro R,Di Maria G,Deodato G,Durigato A,Fabbri<br />
M, Giuntini C, Maggi G, Pastore V, Pistolesi M,<br />
Sartori F, Zannini P. La riduzione volumetrica polmonare<br />
(LVRS) nel trattamento della BPCO severa:<br />
linee guida per la selezione e il follow-up dei<br />
pazienti. Medicina Toracica 1999; 21:181-185.<br />
7. National Emphysema Treatment Trial Research<br />
Group. Patients at high risk of death after lung-volume<br />
reduction surgery. N Engl J Med 2001;<br />
345(15):1075-1083.<br />
8. Criner GJ, Cordova FC, Furukawa S et al: Prospective<br />
randomized trial comparing bilateral lung volume<br />
reduction surgery to pulmonary rehabilitation<br />
in severe chronic obstructive pulmonary disease.Am<br />
J Respir Crit Care Med 1999; 160:2018-2027.<br />
9. Geddes D, Davies M, Koyama et al: Effect of lung<br />
volume reduction surgery in patients with severe<br />
emphysema. N Engl J Med 2000; 343:239-245.<br />
10. Klepetko W: Surgical aspects and techniques of lung<br />
volume reduction surgery for severe emphysema.<br />
Eur Respir J 1999; 13:919-925.<br />
11. Hamacher J, Russi EW,Weder W: Lung volume reduction<br />
surgery: a survey on the European experience.<br />
Chest 2000; 117(6):1560-1567.<br />
1<strong>2.</strong> Zannini P, Carretta A, Melloni G et al: Evidencebased<br />
aspects of lung-volume reduction surgery.<br />
Monaldi Arch Chest Dis 1998; 53(6):709-713.<br />
13. McKenna RJ, Fischel RJ, Brenner M et al. Combined<br />
operation for lung volume reduction surgery and<br />
lung cancer. Chest 1986; 110:885-8.<br />
14. Cordova FC e Criner GJ: Surgery for chronic obstructive<br />
pulmonary disease: the place for lung volume<br />
reduction surgery and transplantation. Curr<br />
Op Pulm Med 2001; 7:93-104.<br />
15. Trulock EP: Lung Transplantation: state of the art.<br />
Am J Respir Crit Care Med 1997; 155:789-818.