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Agorà - Comune di Carrara

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pagina 23 n. 9 - MAggio 2010 AgorÀ<br />

soap opera e fiction all’or<strong>di</strong>ne del giorno. Abbondano<br />

termini desunti dal lessico me<strong>di</strong>co<br />

in questo racconto che è un <strong>di</strong>alogo interiore<br />

e con altri testimoni, con libri su cui l’autore<br />

si è documentato nel corso <strong>di</strong> alcuni anni<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, con raccolte fotografiche, nel confronto<br />

orale con amici coetanei superstiti in<br />

una rinascita della memoria. Per quelli che<br />

non vogliono morire, per mantenere vivo il<br />

ricordo <strong>di</strong> chi non c’è più, per non lasciare<br />

che svanisca la sofferenza, perché il sacrificio<br />

non sprofon<strong>di</strong> nel nulla senza lasciare traccia.<br />

Certo, sbotta quasi stizzito Valerio ad un<br />

certo punto, eccome se hanno senso ancora<br />

oggi le commemorazioni! Possibile che ci si<br />

debba arrendere alla trasvalutazione dei valori,<br />

al deperimento dei significati, rovesciati,<br />

stravolti e seppelliti? Salviamoli, quei ricor<strong>di</strong>,<br />

da un’oscura fine che li condannerebbe ad un<br />

destino <strong>di</strong> assoluta vanità. E opponiamo resistenza,<br />

levando alti i vessilli, al qualunquismo<br />

<strong>di</strong>lagante, all’arroganza <strong>di</strong> un presente che<br />

ormai sa solo essere attualità già pronta a un<br />

veloce ricambio con la prossima notizia, più<br />

sgargiante e nuova.<br />

L’impulso a scrivere, e lo si sente scorrendo<br />

le pagine con piacere incuriosito, proviene<br />

da un’esigenza profonda <strong>di</strong> comprensione,<br />

quella cioè <strong>di</strong> ricostruire un quadro ampio e<br />

coerente in cui la memoria personale è fusa<br />

e si armonizza con le testimonianze altrui.<br />

Lo sguardo retrospettivo del testimone oculare<br />

si fa in questo percorso, che è raffronto<br />

puntuale e ragionato dei vari testi, capiente e<br />

organico “pezzo <strong>di</strong> storia” sottraendo al loro<br />

necessario isolamento e alla <strong>di</strong>sgregazione i<br />

singoli eventi che affiorano poco a poco nel<br />

ricordo. In questa fatale <strong>di</strong>sseminazione del<br />

vissuto tanti coriandoli o frammenti si trovano<br />

scomposti e sfilacciati dalla trama obbligata<br />

nella successione temporale in cui<br />

si verificarono. Si accendono come bagliori<br />

improvvisi ora sbia<strong>di</strong>ti ora vivaci e ricchi <strong>di</strong><br />

dettagli quasi fosse ieri, e invece il tempo è<br />

passato a decenni. E nello sforzo della rievocazione<br />

come lampa<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> una fiaccolata<br />

le prime oscure apparizioni riescono e quasi<br />

forzosamente sono riacciuffate dal magma<br />

in<strong>di</strong>stinto della immaginazione inconscia. Si<br />

tirano <strong>di</strong>etro tutta una serie <strong>di</strong> altre immagini<br />

vivissime che scorrono per bene in fila una ad<br />

una come brave scolarette o balzano alla co-<br />

...eccome se hanno senso ancora oggi le commemorazioni!<br />

Possibile che ci si debba arrendere alla trasvalutazione dei<br />

valori, al deperimento dei significati, rovesciati, stravolti e<br />

seppelliti? Salviamoli, quei ricor<strong>di</strong>, da un’oscura fine che li<br />

condannerebbe ad un destino <strong>di</strong> assoluta vanità...<br />

scienza tutte insieme a grappolo come il mosso<br />

e vaporoso scintillio <strong>di</strong> foglie argentee sul<br />

ramo <strong>di</strong> un grande pioppo a primavera. Nello<br />

spettacolare riattivarsi <strong>di</strong> tutta un’epoca della<br />

vita, è quasi epidermica la freschezza del racconto,<br />

l’imme<strong>di</strong>atezza e la carnalità del vissuto<br />

personale, il corredo dei profumi, il mare<br />

spumeggiante in quella Marina così silente<br />

senza auto né tranvai, ove altro non c’era se<br />

non “noi e il mare”. Quasi percepiamo, nel<br />

ricordo reso con capacità evocativa davvero<br />

magistrale, l’odore della pastasciutta fumante<br />

quando schizzavano giovanissimi i fratelli<br />

Micheli Pellegrini, svelti fuori dall’acqua<br />

all’agognato segnale dell’asciugamano scosso<br />

alla finestra dalla madre. E non avendola vista<br />

perché nati molto dopo, ci figuriamo con<br />

facilità quale poteva essere quella Marina<br />

non senza un certo rimpianto, o la <strong>Carrara</strong><br />

dei primi anni quaranta, un silenzio fragoroso<br />

da cavare il fiato, solo rotto dal cigolio del<br />

tram sulle rotaie lungo il viale XX Settembre,<br />

o per il sibilo della pedalata svelta che conduceva<br />

il nostro protagonista fino all’o<strong>di</strong>erna<br />

Piazza Menconi ammutolita sotto la canicola<br />

d’inizio settembre, solo qualche anima a cercar<br />

rifugio sotto alberi ombrosi, e l’azzurro là<br />

da presso, tanto trasparente che lo si poteva<br />

bere, nell’allucinatoria scena dell’8 settembre<br />

1943, allo sbucare improvviso, dal lungomare,<br />

<strong>di</strong> un carro-armato tedesco. un panzer<br />

strabiliante sull’orizzonte tremulo dalla calura<br />

ballava come un miraggio.<br />

Solo in serata Badoglio avrebbe <strong>di</strong>chiarato<br />

alla ra<strong>di</strong>o che ogni combattimento armato<br />

contro gli alleati anglo-americani doveva<br />

cessare, ma si sarebbe risposto a ogni ostilità<br />

proveniente da qualunque altra parte. “Roba<br />

da non credere!” pronuncia fra sé e sé l’universitario<br />

già in camice bianco, una decisione<br />

firmata dai rappresentanti del popolo senza<br />

la minima premura <strong>di</strong> dar conto <strong>di</strong> motivazioni,<br />

piani, conseguenze previste. La flotta<br />

italiana lasciava La Spezia alla volta <strong>di</strong> Malta,<br />

e le nostre posizioni militari alla Punta Bianca<br />

cadevano nelle mani dei tedeschi. Immersi<br />

nell’esistenza, davvero i singoli capivano<br />

ben poco <strong>di</strong> quel che stava accadendo, anche<br />

chi, come Valerio, si trovava in possesso del<br />

lasciapassare per il suo servizio <strong>di</strong> “me<strong>di</strong>co<br />

praticante” reso all’Ospedale. una decisione<br />

buttata là con una mezza frase sibillina getta-<br />

va l’Italia nel caos <strong>di</strong> una guerra “che <strong>di</strong> civile<br />

aveva ben poco”, soprattutto a seguito della<br />

scappata dei Savoia a Brin<strong>di</strong>si, per errore <strong>di</strong><br />

valutazione, e della formazione a Salò <strong>di</strong> una<br />

Repubblica che riorganizzava nuove squadre<br />

<strong>di</strong> combattenti a fianco dei tedeschi e contro<br />

gli italiani, anche contro i civili armati ad animare<br />

la Resistenza. Impossessatisi <strong>di</strong> pezzi<br />

d’artiglieria alla bell’e meglio s’istallarono sul<br />

passo della foce a creare una prima opposizione<br />

alle milizie germaniche, e alcuni valorosi<br />

presto vi si aggiunsero, attruppandosi in<br />

montagna.<br />

Si profila pagina dopo pagina, episo<strong>di</strong>o dopo<br />

episo<strong>di</strong>o, l’affresco singolare <strong>di</strong> un periodo<br />

storico che ebbe uno sviluppo del tutto<br />

atipico nel carrarese, in un territorio chiuso<br />

nella stretta mici<strong>di</strong>ale della sua conformazione<br />

geografica, su due lati la catena montana<br />

delle Apuane e il mare, <strong>di</strong>stante solo 7<br />

kilometri, sugli altri due cinto da un fiume<br />

al sud e ora al nord si erigeva alla bisogna la<br />

linea gotica. Dal greco ràptein, che significa<br />

cucire, una linea a guisa <strong>di</strong> cucitura separa e<br />

<strong>di</strong>vide in due parti un corpo organico unico<br />

come quella cucitura che identifica una destra<br />

e una sinistra nella zona anatomica dello<br />

scroto. Per deformazione professionale da<br />

chirurgo all’autore il muraglione non poteva<br />

che apparire come un rafe insanguinato, issato<br />

col sudore del lavoro forzato a <strong>di</strong>videre<br />

genti sorelle. A delimitare questo territorio in<br />

una morsa. Detto altrimenti, questa zona era<br />

presa nel razzaglio, la rete circolare con cui il<br />

pescatore stringendo la corda, agguanta e tiene<br />

prigioniero tutto quando vi cada dentro,<br />

abitanti come pesci presi all’amo o come topi<br />

in gabbia, secondo il motto drastico e impietoso:<br />

o libertà o morte.<br />

Nel contesto del carrarese dunque con Valerio<br />

ci appare del tutto fuori luogo la definizione<br />

<strong>di</strong> una “zona grigia” a significare una parte<br />

cospicua della popolazione che si sarebbe<br />

mantenuta equi<strong>di</strong>stante dal tedesco come dal<br />

partigiano, solo curante della sua gretta e indolente<br />

sopravvivenza. La sua peculiarità ambientale<br />

ha scatenato nel carrarese l’urgenza,<br />

il grido d’allarme, lo spontaneo e contagioso<br />

risveglio delle coscienze.<br />

Nel racconto accorato del me<strong>di</strong>co in guerra,<br />

uno ad uno vengono chiamati gli in<strong>di</strong>vidui,<br />

o interpellati a catena come nel

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