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Ottobre 2010 n. 66 - Teramani.info

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n. <strong>66</strong><br />

LA RICCITELLI<br />

E I “SUOI”<br />

GIOVANI<br />

<strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong><br />

mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />

C’È UNA<br />

LINEA SOTTILE<br />

pag. 06<br />

LA RIFORMA<br />

DELL’UNIVERSITÀ<br />

pag. 10<br />

FRANCO<br />

CHIONCHIO<br />

pag. 24


SOMMARIO<br />

n. <strong>66</strong> • <strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong><br />

3 Scommettiamo che...<br />

4 Berardo Rabbuffo<br />

5 Shop Art<br />

6 C’è una linea sottile<br />

8 ...e c’è una linea ancor più sottile<br />

9 “Dammi del Leo”<br />

10 La riforma dell’Università<br />

11 Margherita Hack<br />

12 Inalienabilmente vostro<br />

14 Morbosamente Sarah<br />

16 Il giro dell’immondo<br />

17 Campà cent’anne<br />

18 L’oggetto del desiderio<br />

20 La Riccitelli e i “suoi” giovani<br />

21 Note Linguistiche<br />

22 Teramo culturale<br />

23 Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

23 Serenità<br />

24 Franco Chionchio<br />

26 Il film del mese<br />

28 Calcio<br />

28 Dura Lex Sed Lex<br />

30 Basket<br />

è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web<br />

www.teramani.<strong>info</strong><br />

scriveteci a<br />

dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli<br />

Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />

Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffaello Betti,<br />

Giuseppina Bizzarri, Maurizio Di Biagio,<br />

Maria Gabriella Di Flaviano, Giovanni Di Girolamo,<br />

Elvio Fortuna, Maria Grazia Frattaruolo,<br />

Carmine Goderecci, Amilcare Lauria, Bebè Martorelli,<br />

Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone,<br />

Leonardo Persia, Yuri Tomassini, Carla Trippini<br />

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />

di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />

né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />

parziale, sia degli articoli che delle foto.<br />

Ideazione grafica ed impaginazione: Antonio Campanella<br />

Periodico Edito da “<strong>Teramani</strong>”, di Marisa Di Marco<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Organo Ufficiale di <strong>info</strong>rmazione<br />

dell’Associazione Culturale Project S. Gabriele<br />

Via Carlo Forti, 41/43 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930<br />

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004<br />

Stampa Bieffe - Recanati<br />

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930<br />

347.4338004 - 333.8298738<br />

<strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio<br />

l’Editoriale<br />

La Televisione<br />

Belén Rodriguez farà parte<br />

dell’ammucchiata del Festival di<br />

Sanremo, una “lama a doppio filo”<br />

(parole sue) che può spedire dritti in<br />

paradiso o precipitarti nella polvere?<br />

Dopo la bestemmia “contestualizzata”<br />

del Premier, la Rai è matura per<br />

“contestualizzare” le ammissioni sull’uso<br />

della cocaina da parte della show-girl, la<br />

bellona diventata celebre nel 2008 per aver<br />

accusato Luxuria – mani a cuneo tra le cosce<br />

– di invidiarle quello che la ex-parlamentare<br />

prima o poi si sarebbe defalcato una volta<br />

per sempre (Wladimiro Guadagno è<br />

transgender e non lo farebbe mai). Per<br />

adesso però sta attraversando un periodo<br />

critico, la permanenza in Africa per girare il<br />

cinepattone la obbliga a lunghe astinenze<br />

da cellulari e diavolerie tecnologiche dalle<br />

quali è inseparabile. Sarebbe addirittura<br />

di<br />

Yuri<br />

Tomassini<br />

tomas.yuri@gmail.com<br />

Scommettiamo che...<br />

sull’”orlo della pazzia” (anche qui parole sue).<br />

Mamma Rai, preoccupata, fa sapere che<br />

sta lavorando per lei, ormai il gruppone per<br />

la volata finale verso le seratone sanremesi<br />

sta coagulando. Dov’è l’insolito, lo “strano”<br />

in questa vicenda da italietta tamarra che il<br />

pomeriggio del 25 dicembre si accatasterà<br />

nei cinema per sgolarsi l’ennesima boiata<br />

vanziniana? Lo “strano” è che, per un<br />

ammissione del tutto simile a proposito<br />

di stupefacenti, Morgan del talent-trashshow<br />

X-Factor fu piazzato, qualche mese<br />

fa, davanti ad un plotone di esecuzione,<br />

licenziato da Mamma Rai e poi giustiziato.<br />

Sarebbe interessante conoscere, tra l’altro,<br />

quale sia stato all’epoca il pensiero del<br />

“contestualizzatore” mons. Fisichella. La<br />

signorina, che stupidina non è, durante<br />

un’intervista sul set africano ha anche<br />

buttato lì che l’autentico sogno della sua vita<br />

è avere al più presto un figlio e poi recitare<br />

in un film di Pedro Almodovar. Tradotto:<br />

non sono più la spericolata che slinguazza<br />

col pentito tricologico Fabrizio Corona, non<br />

sniffo più, ho smesso di fare gestacci e dire<br />

parolacce in tv e ho scoperto pure il cinema<br />

d’autore. Mi sono ripulita e mi sento pronta,<br />

prontissima, per siglare il contratto d’oro<br />

sanremese. n<br />

3


4<br />

ott <strong>2010</strong><br />

POLITICA<br />

Politica in movimento<br />

Un futuro e<br />

libertà<br />

per Rabbuffo<br />

La nuova destra che<br />

avanza come un<br />

tornado ha Berlusconi<br />

nel suo mirino. La fine<br />

del tycoon-barzellettiere<br />

rappresenta senza dubbio<br />

la consacrazione di un<br />

Futuro senza più i lacci e<br />

laccioli di norme ad aziendam,<br />

ad personam, norme<br />

insultate spesso, bypassate, violentate, deturpate, azzerate. Un Futuro<br />

e Libertà per l’Italia. Un guizzo d’orgoglio per tanta gente delusa da una<br />

politica fin troppo affaristica che non conserva più l’afflato vitale di una<br />

comunità che dalla base discuta, ragioni, dissenta, proponga. Tutto è<br />

calato dall’alto: nomine, sindaci, ordini imperiali, bolle papali. Fli ancora<br />

non ha un suo “manifesto” anche se Berardo Rabbuffo, consigliere Pdl<br />

alla Regione, prova a tracciare una rotta. Che inevitabilmente parte da<br />

un piccolo regno nell’occhio del ciclone in questi giorni, nei pressi della<br />

curva del tabaccaio.<br />

A scanso di equivoci, come<br />

siamo messi a cognati?<br />

“Tranquillo. Vede, a Fini per<br />

Montecarlo hanno fatto un’opera<br />

di linciaggio come - con i dovuti paragoni<br />

– a suo tempo fecero a me<br />

prendendo a pretesto le problematiche<br />

del traffico”.<br />

Sicché a Teramo abbiamo Il<br />

Giornale!?<br />

“Ce ne sono alcuni che appartengono<br />

a dei potentucoli locali. C’è un<br />

giornale asservito che, senza avere Feltri al timone, ha fatto opera di<br />

killeraggio nei miei confronti non riuscendoci: ciò spiega la mia elezione<br />

nel listino”.<br />

Metodo Boffo in città?<br />

“E c’è stata pure una connivenza all’interno dell’amministrazione<br />

comunale e forse anche del Pdl. Chiodi comunque ufficialmente mi ha<br />

sempre difeso”.<br />

“...C’è un giornale<br />

asservito che, senza<br />

avere Feltri al timone,ha<br />

fatto opera di killeraggio<br />

nei miei confronti non<br />

riuscendoci...”<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Tempi duri anche per le sedi An.<br />

“Non lo dica a me, ci ho rimesso di tasca mia qualche migliaio di euro<br />

per pagare l’affitto di Via Oberdan fino a dicembre”.<br />

L’ultima volta che ha parlato con il senatore Paolo Tancredi?<br />

“Molto tempo fa, in occasione della formazione della giunta. Non<br />

condivido il modo con cui ha gestito questa provincia: la politica deve<br />

liberare non opprimere”.<br />

Di Zio monopolista tra un hotel, Vicolo stretto ed una Stazione<br />

Sud.<br />

“Il monopolio non va mai bene, uccide la concorrenza: a Teramo trattammo<br />

con una ditta di rifiuti di Sogliano sul Rubicone: avremmo avuto<br />

uno sconto, guarda caso subito dopo Di Zio calò il prezzo pure lui”.<br />

Venturoni?<br />

“Ce la farà”.<br />

Il suo futuro e la sua libertà è davvero il suo Futuro e Libertà?<br />

“Guardi, sta per nascere un grande partito, uno schieramento capace di<br />

abbracciare tutti i moderati, che si candida a governare in maniera più<br />

adatta ai tempi in un tempo senza più ideologie”.<br />

Del Pdl che facciamo?<br />

“Il Pdl è un grande contenitore vuoto in cui attraverso una sequela di<br />

nominati dall’alto non esiste più una dialettica interna. Anche per gli<br />

iscritti non è un bel periodo…”.<br />

Beh, effettivamente lì vedo spesso in giro per il Corso.<br />

“Prima salivano<br />

le scale, aprivano<br />

il giornale, discutevano,<br />

dicevano<br />

tu hai sbagliato,<br />

tu hai fatto bene,<br />

c’era dialettica,<br />

mentre adesso è<br />

cambiata l’aria,<br />

non c’è più confronto”.<br />

Che cosa si è<br />

rotto nel Popolo<br />

delle Libertà?<br />

“Non sono stato<br />

eletto dal Pdl<br />

ma nel listino di<br />

Chiodi: è lui che<br />

sostengo. In verità<br />

io ho sempre seguito Fini e un PDL senza il cofondatore Fini per me<br />

non ha senso”.<br />

Che le ha detto il Presidente della Camera?<br />

“In bocca al lupo. Stiamo formando una nuova figura politica sociale,<br />

liberale, nazionale ed europea: quando inizi un nuovo cammino sei<br />

spaventato però se ti giri indietro giudichi spaventoso il posto in cui eri<br />

ieri”.<br />

Ma diciamoci la verità, non è che è andato via perché non<br />

l’hanno accontentata a dovere? Sa, capita spesso.<br />

“No, non è questo il motivo, avrei potuto avere di più dov’ero; il reale<br />

motivo è che io faccio le cose per passione, perché credo ancora ad<br />

una politica che ha la gente in mente. Se avessi voluto fare i miei interessi<br />

mi sarei potuto stare buono e tranquillo e attendere, io invece ho


EVENTI<br />

Arte in strada<br />

Shop<br />

Art<br />

Ètrascorso ormai un anno<br />

da quando, per iniziativa di<br />

alcuni volenterosi facenti<br />

capo a Grazia Ricci, si svolge<br />

in Via D’Annunzio una iniziativa<br />

che dovrebbe rappresentare<br />

un esempio da seguire da parte di<br />

altre Vie della nostra città.<br />

Shop Art è una manifestazione,<br />

ormai collaudata e consolidata,<br />

nata da un gruppo di artisti, fotografi,<br />

artigiani che hanno avuto<br />

l’idea di ubicare il proprio studiolaboratorio<br />

in una via intitolata<br />

proprio a Gabriele D’Annunzio,<br />

uno dei più grandi poeti del ‘900.<br />

Allora perché non rafforzare<br />

l’identità artistica di questa via?<br />

Così è nata Via Gabriele D’Annunzio<br />

Shop Art, con l’intento<br />

di proporre un evento ogni primo<br />

sabato del mese.<br />

Si può tranquillamente considerare<br />

Shop Art come un evento di<br />

indossato l’elmetto e sono sceso in battaglia<br />

perché con Fini nasce un’idea nuova su cui<br />

tutti ci metteremo in gioco”.<br />

Capitolo termovalorizzatore: è d’accordo?<br />

“Sì, è un ottimo modo per liberarsi dei<br />

rifiuti ma bisogna indire le gare ad evidenza<br />

pubblica”.<br />

Piccolo particolare.<br />

“Le gare d’appalto europee sono imprescindibili”.<br />

Ma nella sua avventura non c’è pericolo<br />

di fare il carico di scontenti Pdl?<br />

“Non è il nostro obiettivo e penso nemmeno<br />

quello dei delusi. Fli non è un ripiego:<br />

bisogna comprendere appieno il messaggio<br />

che è rivoluzionario e non certamente un<br />

discorso localistico per qualcuno che non ha<br />

avuto spazio”.<br />

Ma dovevate imbarcarvi Catone in<br />

quest’avventura. La base, quella in<br />

formazione, è delusa.<br />

“Al pari di altri parlamentari Catone è stato<br />

delegato nella regione dove risiede: tuttavia<br />

questa è ancora una logica in fieri, siamo un<br />

progetto in evoluzione”.<br />

Chi farà parte della compagine futurista?<br />

“Noi stiamo assistendo ad un cambiamento<br />

epocale, dove si guarda ad un sistema total-<br />

dalla<br />

Redazione dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

“Economia Politica” che stimola arricchisce la città della sensibilità<br />

verso l’Arte e che di conseguenza si fa apripista nella valorizzazione<br />

di tutte le vie del centro, non solo sotto l’aspetto commerciale ma<br />

anche come occasione di incontro tra le persone. Tutto questo sarà<br />

reso possibile grazie alla proficua<br />

collaborazione tra gli artisti, gli<br />

artigiani e i residenti della via,<br />

generando relazioni di solidarietà e<br />

sinergia con tutti i cittadini.<br />

Attraverso performance che hanno<br />

come oggetto la poesia, la musica<br />

e la scultura, ma aperte anche ad<br />

altre forme artistiche in genere,<br />

quindi con la partecipazione di<br />

artisti noti a sostegno di artisti<br />

emergenti Art Shop ridisegna una<br />

nuova identità della via, tanto da divenire un evento unico che ha<br />

come protagonisti non solo artisti e<br />

cittadini teramani ma si fa anche vetrina<br />

per tutti coloro che, provenendo da<br />

altre parti d’Italia, vorranno partecipare.<br />

L’operazione Shop Art di via D’Annunzio<br />

che tenderà naturalmente ad<br />

allargarsi alle Vie circostanti, come ad<br />

esempio Via Carlo Forti, costituisce<br />

Grazia Ricci<br />

la possibilità concreta di migliorare<br />

la qualità della vita dei cittadini e di<br />

conseguenza dell’intera nostra città. In occasione di Shop Art, Via<br />

D’Annunzio viene rigorosamente chiusa al traffico per l’intera giornata,<br />

proprio per consentire una tranquilla e rilassante passeggiata,<br />

immersi nell’arte. Alcuni locali e fondaci, chiusi da troppo tempo,<br />

saranno riaperti e utilizzati come estemporanei spazi espositivi<br />

rallegrati dalle esibizioni di giocolieri e musicisti di strada.<br />

In occasione dell’appuntamento di Novembre, l’atmosfera<br />

sarà resa ancora più accattivante dall’aroma avvolgente delle<br />

caldarroste. n<br />

mente nuovo e dove però finora le promesse<br />

sono state disattese. Nel Fli avremo personaggi<br />

di tutti i crismi: io vorrei molti giovani,<br />

anche se vengono da altre esperienze, Fli<br />

non è An in sedicesimi”.<br />

An però resta nel cuore<br />

“Sono rimasto An dentro. Io sono sempre per<br />

il sociale, per l’ordine, per la trasparenza, tutti<br />

principi che ho sempre cercato di applicare<br />

nella mia vita politica. Il partito è uno strumento:<br />

se questo invece diventa un discorso<br />

autoreferenziale e verticistico che tenta ad<br />

escludere, allora che ci stai a fare? diventa<br />

un sistema di potere”. n<br />

5<br />

ott <strong>2010</strong><br />

...un evento di “Economia<br />

Politica” che stimola<br />

arricchisce la città della<br />

sensibilità verso l’Arte e che<br />

di conseguenza si fa apripista<br />

nella valorizzazione di tutte le<br />

vie del centro...


6<br />

ott <strong>2010</strong><br />

SOCIETÀ<br />

La televisione<br />

C’è una<br />

linea sottile<br />

Brutta storia quella di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa e abusata<br />

dallo zio ad Avetrana e il cui corpo è stato ritrovato il 7<br />

ottobre.<br />

Ma brutta storia anche quella di Giovanna, Michele, Giulia,<br />

Simone e Alessandra! Brutte storie quelle di abusi, stupri, incesti e<br />

pedofilia.<br />

E, se pur la parola “brutta” non rende giustizia all’orrore che si consuma<br />

nel sottobosco della peggior delinquenza e soprattutto all’interno<br />

delle pareti domestiche, mi limiterò ad<br />

usare tale termine per non cadere nel<br />

volgare.<br />

Adesso però mi stacco dal caso particolare,<br />

da cui ho preso spunto solo per<br />

introdurre un discorso ben più ampio, e<br />

sposto il campo visivo all’universale, quindi<br />

non scriverò più della povera Sarah e della<br />

sua famiglia, nelle cui dinamiche familiari<br />

non oserei mai addentrarmi non avendone<br />

il diritto.<br />

Secondo le ultime statistiche, il 70%<br />

degli abusi sessuali sui minori avviene in<br />

famiglia. Le violenze intrafamiliari sono<br />

sempre esistite, anzi, forse un tempo, quando molte famiglie vivevano<br />

in monolocali e si dormiva in 5 o in 6 nella stessa stanza, sicuramente<br />

gli abusi erano più frequenti, solo che allora non se ne parlava. L’era<br />

dei mass-media ha finalmente portato alla luce molto fango e ha<br />

spinto molte vittime a denunciare i loro aguzzini.<br />

Eppure ancora non ci siamo.<br />

Alle soglie del Terzo Millennio abbiamo dei dati sconcertanti (70%!) e<br />

stiamo parlando solo dei dati ufficiali. Se venissero denunciate tutte<br />

le violenze consumate tra le mura domestiche forse la percentuale<br />

salirebbe vertiginosamente. Ma anche volendo attenersi solo alle<br />

stime ufficiali, esse sono comunque troppo elevate.<br />

A malincuore bisogna riconoscere che gli orchi sono dei personaggi<br />

presenti in tutte le epoche, passate, presenti e future. È chiaro che<br />

di loro bisogna parlare in continuazione. Mai abbassare la guardia e<br />

spegnere i riflettori!<br />

In questa sede, però, mi piacerebbe accendere i fari sui complici<br />

dell’orco.<br />

La riflessione è d’obbligo. Se il 70% degli abusi sessuali sui minori<br />

avviene in famiglia, e se la famiglia per definizione è un nucleo<br />

formato almeno da due o più persone, se dunque l’orco (sia esso il<br />

padre, il fratello maggiore, lo zio, il cugino o il compagno della madre)<br />

di<br />

Carla<br />

Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

agisce all’interno di un nucleo familiare... è implicito che ci sono<br />

delle persone che si aggirano evanescenti intorno alla vittima e al<br />

carnefice. Individui in carne e ossa che scompaiono come fantasmi.<br />

Esseri umani che respirano ma non emettono suoni. Bocche che si<br />

aprono ma tacciono. Occhi che vedono ma sono chiusi. Orecchie che<br />

sentono ma sono ovattate. In una parola... complici!<br />

Mai come in questi casi il silenzio diventa assenso.<br />

Se il mostro agisce indisturbato e trova terreno fertile in un ambiente<br />

familiare, è sottinteso che gli altri componenti della famiglia ne sono<br />

complici silenziosi e omertosi. D’accordo, anche i complici avranno<br />

paura dell’orco, oppure non vogliono rovinare l’equilibrio familiare, o<br />

ancora si vergognano, nascondono e rinnegano una tale mostruosità.<br />

I complici avranno, forse, anche delle attenuanti, ma non dovrebbero<br />

mai dimenticare che sono degli adulti e che, come tali, dovrebbero<br />

prendersi cura dei minori. Soprattutto quando questi minori sono i<br />

propri figli!<br />

Io mi batto sempre sul concetto di “prevenzione”, del quale avrò<br />

sicuramente scritto in altre occasioni, ma non m’importa di essere<br />

ripetitiva, anzi, credo che non se ne parli mai abbastanza. Sono fortemente<br />

convinta che uno degli aspetti della prevenzione per una sana<br />

crescita psico-affettiva dei ragazzi è data<br />

soprattutto dall’ascolto e dall’attenzione.<br />

È importante ricordare che una prevenzione<br />

efficace parte da un contesto<br />

educativo familiare e scolastico capace<br />

di dare ascolto al bambino e ai suoi<br />

bisogni, nelle differenti fasi evolutive. La<br />

prevenzione costituisce l’elemento chiave<br />

in tema di abuso sessuale.<br />

Prevenire vuol dire stare un passo avanti,<br />

significa fare in modo che questo drammatico<br />

evento non si verifichi mai. Significa<br />

innanzitutto favorire e potenziare le<br />

condizioni individuali, familiari e sociali<br />

che proteggono un bambino, ostacolando il verificarsi di un abuso.<br />

Guardare negli occhi i nostri figli, è prevenzione. Ascoltarli, è<br />

prevenzione. Dar voce ai loro bisogni, è prevenzione. Contenere la<br />

loro tristezza, è prevenzione.<br />

Riempire con l’affetto (e non<br />

con i regali) il loro vuoto, è prevenzione.<br />

Prendersi cura di loro,<br />

è prevenzione.<br />

Altrimenti, come canta Ligabue,<br />

“c’è una linea sottile fra tacere<br />

e subire. C’è una linea sottile<br />

fra star fermi e subire.<br />

Cosa pensi di fare? Da che<br />

parte vuoi stare?”.<br />

Io aggiungerei: “C’è una linea<br />

sottile fra nascondere e acconsentire. C’è una linea sottile fra fingere<br />

di non vedere e favoreggiare. TU cosa pensi di fare? TU da che<br />

parte vuoi stare?”.<br />

Cerca di stare sempre dalla parte di tuo figlio. Perché non c’è uomo,<br />

padre, marito, cognato o compagno che sia, che valga più della vita<br />

di un figlio. n<br />

Cerca di stare sempre dalla<br />

parte di tuo figlio.<br />

Perché non c’è uomo, padre,<br />

marito, cognato o compagno<br />

che sia, che valga più della<br />

vita di un figlio.


Cara Titti,<br />

seduti tutti intorno alla scrivania del<br />

Tuo Direttore abbiamo deciso<br />

di scriverti...<br />

sono passati quasi due mesi da<br />

quando sei andata via ad arricchire<br />

il cielo di una luce nuova.<br />

Una luce che si è spenta nella squadra<br />

Te.Am., che ti ha visto raggiungere tanti<br />

obiettivi comuni ma anche tanti tuoi<br />

personali: la macchina, il posto fisso,<br />

la casa, quanto sono stati importanti<br />

per te questi risultati!<br />

In questi anni ti abbiamo visto crescere<br />

professionalmente con tutta<br />

la dedizione e la passione che riuscivi<br />

a mettere in tutto quello che facevi,<br />

hai sostenuto la Direzione dei Servizi in<br />

maniera impagabile fino al prestigioso<br />

traguardo del Porta a Porta.<br />

Sei stata il cuore pulsante di tutte<br />

le nostre serate di tutti i momenti<br />

aggregativi, sei stata il colore<br />

delle nostre giornate grigie...<br />

chi ha morso la vita più di te?<br />

Qual è il miglior esempio per noi<br />

costretti a continuare il percorso<br />

senza di te?<br />

Una piccola grande donna che<br />

ha trovato sempre le modalità di vivere<br />

una vita piena senza né sconti<br />

né limiti...<br />

“Niente sarà più come prima”.<br />

Grazie Titti<br />

I tuoi Amici della Te.Am.


8<br />

SOCIETÀ<br />

La televisione<br />

ott <strong>2010</strong><br />

... e c’è una linea<br />

ancor più sottile<br />

B: «Anch’io. Ma secondo<br />

me non era da solo?<br />

Anche a portarla in quel<br />

pozzo... non so. E Sabrina<br />

che ruolo ha in questa<br />

storia?».<br />

A: «Mah! Questa storia mi<br />

puzza!».<br />

Diamine! E certo che<br />

“l’<strong>info</strong>rmazione”<br />

puzza!!<br />

Essendo una storia di abuso,<br />

stupro, omicidio (anzi, omicidio e poi<br />

stupro, in quest’ordine!), pozzo, fango e<br />

melma... già puzzava a prescindere! Fire.<br />

C’è una linea sottilissima fra <strong>info</strong>rmare e ingarbugliare.<br />

guriamoci adesso, che un tale intruglio<br />

C’è una linea ultrasottile fra documentare e spettacolarizza-<br />

si è mescolato a quella brodaglia che ci<br />

re. E, purtroppo, c’è una linea sottile come<br />

propinano a tutte le ore!<br />

un capello, fra... sdegnarsi e abituarsi all’orrore.<br />

In TV sembrano un branco di cani affa-<br />

Attenzione! Noi non ce ne accorgiamo, sempre su<br />

mati che rovistano nella spazzatura con la speranza di trovare l’osso<br />

tutt’altre faccende affaccendati, ma lentamente e<br />

più succolento: la verità. E noi lì, a guardarli mentre si azzannano e poi<br />

subdolamente ci stanno instillando a piccole dosi una<br />

fingono di leccarsi le ferite, a tifare per l’uno o per l’altro, a preferire<br />

droga letale. I primi sintomi sono indignazione e rac-<br />

“Porta a Porta” (incredibile la coincidenza con la raccolta domiciliare<br />

capriccio, poi si passa all’estasi con punte altissime<br />

dei rifiuti di Teramo Ambiente, denominata come la trasmissione di<br />

di chiacchiericcio e presunzione di giudizio, infine,<br />

Bruno Vespa, non credete?) a “Matrix” o viceversa.<br />

in un decrescendo di emozioni che via via vanno<br />

“Matrix”, d’altra parte, «... è ovunque. È intorno a noi. Anche ades-<br />

smorzandosi, si stramazza al suolo affogando in un<br />

so, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla<br />

mare di indifferenza.<br />

finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro,<br />

Fortunatamente però, c’è l’antidoto. I problemi di tutti i giorni ci ripor-<br />

quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato<br />

tano alla realtà. Fino a quando non avviene un altro caso di violenza.<br />

messo davanti agli occhi per nasconderti la verità». (Morpheus a Neo,<br />

E allora ci spariamo di nuovo in vena ore e ore di programmi TV dove<br />

tratto da Wikipedia).<br />

esperti, avvocati, criminologi, psicologi, magistrati, vittime e carnefici,<br />

Dunque... dicevamo? Ah! La verità!<br />

tutti insieme appassionatamente, come in un grande baraccone, facen-<br />

“La verità è come il vetro, che è trasparente se non è appannato. Per<br />

doci credere di avere in mano la verità, preparano una nuova miscela<br />

nascondere quello che c’è dietro basta aprire bocca e dargli fiato!<br />

esplosiva per la nostra prossima dose di “<strong>info</strong>rmazione”.<br />

(“Meno Male”, Simone Cristicchi). Mi piace.<br />

Per carità! L’<strong>info</strong>rmazione è sacrosanta. Senza di essa saremmo tutti<br />

D’accordo, siamo seri! Io presumo che la verità sia ciò che ognuno di<br />

degli ignoranti. Ma, quando diventa poltiglia masticata per giorni dai<br />

noi crede vero ma che poi, confrontato con quello che dice l’altro, risul-<br />

pescecani... allora si trasforma inevitabilmente in “dis<strong>info</strong>rmazione”. Ed<br />

ta essere falso. Che dite, mi sono incartata? D’accordo, allora diciamo<br />

è proprio in quel momento che produce gravi effetti collaterali.<br />

che la verità è un concetto talmente difficile da incastrare all’interno di<br />

Immaginiamo la scena. Ogni sera un ipotetico soggetto A si sfila le<br />

confini delimitati che si potrebbe tagliare la testa al toro e liquidare il<br />

pantofole, si sdraia comodamente sul divano, aggiusta i cuscini dietro<br />

discorso con un bel... “la verità non esiste”! Punto.<br />

la schiena, fa un lungo respiro per<br />

Oppure si potrebbe usare una metafora, che sicuramente è più d’effet-<br />

E, purtroppo, c’è una linea<br />

allontanare la tensione quotidiana,<br />

si rilassa, impugna il potere (vedi teto.<br />

Vediamo cosa mi viene in mente... Ecco ci sono!<br />

Cercare la verità è come cercare un assassino dentro una stanza dove<br />

sottile come un capello,<br />

fra... sdegnarsi e abituarsi<br />

all’orrore.<br />

lecomando) e... splash!! Una pappa<br />

<strong>info</strong>rme e oscura, ruminata per ore<br />

da bocche diverse, esce prepotentemente<br />

dal nostro bel televisore al<br />

ci sono mille specchi. Tu vedi la sua immagine riflessa in mille posti, ma<br />

non sai quale di quelle figure è reale. Però... c’è un modo per scoprire<br />

dov’è. Basta rompere tutti gli specchi! Alla fine, necessariamente, dovrà<br />

rimanere una sola immagine. Quella vera!<br />

plasma nero e lucido.<br />

Purtroppo, però, si è fatta l’una di notte e allora B si sveglia sbadiglian-<br />

Allora il soggetto B, che nel frattemdo<br />

e allungando le gambe prima rannicchiate sul divano, urta con una<br />

po si era sdraiato sull’altro divano, esordisce: «Stasera c’è un bel film<br />

gomitata A e dice con voce soporifera: «Spegni, va, che domani ci<br />

su Sky».<br />

tocca lavorare!».<br />

A lo interrompe: «Aspetta, scusa un attimo! Fammi sentire cosa dicono<br />

A sussulta infastidito e bofonchia: «Non puoi essere più delicato? – poi,<br />

su quella povera Sarah. Oddio! Lo stanno dicendo in diretta che è mor-<br />

mentre s’infila le pantofole – Ma... alla fine, chi era l’assassino?».<br />

ta! Guarda, c’è anche la mamma in televisione. Ma come fa a rimanere<br />

B: «Boh! Tanto... domani fanno le repliche!».<br />

impassibile? Io però l’avevo capito che era stato lo zio!».<br />

Clic sul tasto rosso. E domani è un altro giorno. n<br />

c’è una linea ancor più sottile fra intervistare e interroga-<br />

...e<br />

di<br />

Carla<br />

Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong>


EVENTI<br />

incontri<br />

“Dammi<br />

del Leo”<br />

...con la Riccitelli<br />

Leo Gullotta apre a Teramo la stagione di Prosa della Riccitelli.<br />

Giubbino blu minimal, da burocrate ai tempi degli alti papaveri<br />

di Mao. Labbra serrate, taglienti, quasi anticipatori di un improvviso<br />

scroscio di risata. Occhi vispi, farneticanti fino all’inverosimile,<br />

due biglie impazzite che rivelano un’anima clownesca repressa<br />

a stento. Ed è in lui, in Leo Gullotta, la possente dicotomia del saggio<br />

che invecchia dentro un corpo profondamente da ragazzino.<br />

Sessantacinque anni, di cui 50 tra film alla Vanzina, commedie<br />

pierinesche e picaresche, cabaret televisivi che hanno accompagnato<br />

due o tre generazioni tra chiappe al vento e pailette, fino ai primi<br />

sdoganamenti di Nanni Loy, il regista iper reality che raccontava tra le<br />

cucine di legno bianco aspra crudezza l’Italia che cresceva, e di Tornatore,<br />

siciliano come lui che con Baaria e Nuovo Cinema Paradiso lo ha<br />

praticamente nominato cavaliere del lavoro. Passando per Vajont di<br />

Martinelli, per il teatro, fino alla lunga stagione del Bagaglino, 21 anni<br />

per raccontare la lenta agonia della prima repubblica.<br />

“Dammi del Leo” proruppe Gullotta alla presentazione a Teramo della<br />

pièce teatrale “Le allegre comari di Windsor” all’interno della stagione<br />

di prosa della Riccitelli. Lo accennò per fendere quella cappa di occhi<br />

indagatori che lo circondavano. Lo chiamavano Gullottino quand’era<br />

più che uno scricchiolo quasi 14enne al Teatro Stabile di Catania.<br />

Iniziò a prendere confidenza con il sacro fuoco: ultimo di sei figli, in<br />

una famiglia semplice, è comunque cresciuto attorno a dei vari maestri<br />

di vita come Salvo Randone e Turi Ferro.<br />

Poi le luci della Capitale con il varietà. S’incupisce quando spesso gli<br />

rammentano che lui è un attore comico, aggettivo che in Italia, al pari<br />

dei giornalisti sportivi, incarnerebbe un sottoprodotto culturale, una<br />

collana Harmony, una sorta di bontempone illetterato che per sbaglio<br />

fa cose da grandi.<br />

“Eh che Jack Lemmon negli Stati Uniti era considerato uno tonto”<br />

sbuffa iracondo dal tavolo, “uno che è stato nel set di A qualcuno<br />

piace caldo ma anche in quello di Missing”. L’arguta doppiezza<br />

siciliana è cara a Gullotta tanto che apre a Pirandello, altro doppio di<br />

un continente colmo di controsensi e doppie chiavi di lettura. “Amo le<br />

trasformazioni” e di fatti la sua vita è una continua trasformazione tra<br />

gli assiti scricchiolanti del teatro e le starlette col numero di telefono<br />

incastonato negli ampi reggiseno a balconcino. Eppure in questo campo<br />

come nella vita occorre tanta curiosità. Il tono di voce è impostato,<br />

va e viene, d’arguzia, non è più quello siculo-lancinante del Bagaglino,<br />

ma segue le onde di un solfeggio prettamente melodrammatico.<br />

“Curiosi fino ad attapettarti sul tavolo” così conia un neologismo,<br />

o forse stravolgendo un vocabolo che non ricorda più, come speso<br />

capita alle nostre nonne. Su una cosa è lucidissimo: sui politici italiani<br />

che “sono molto più comici di noi”; “in politica, la stupidità non è un<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

handicap” fa sue le parole di Napoleone Bonaparte.<br />

A Teramo ha recitato in Le allegri Comari di Windsor interpretando<br />

Falstaff. “Un’opera vivace, di luce” racconta Gullotta, quasi mediterranea<br />

nel suo chiacchiericcio insistente e permaloso. Una pièce “che<br />

alla fine non ti farà subito chiedere dov’è parcheggiata l’auto o dove<br />

si va a mangiare la pizza, bensì ti farà godere due minuti pieni di<br />

silenzio meditabondo”.<br />

C’è chi gongola per i 2300 abbonati alla stagione di Prosa della Riccitelli.<br />

Chiaramente è il presidente Maurizio Cocciolito che in sei stagioni<br />

teramane non scorge segni di débâcle, anzi “mentre nelle altre città<br />

si assiste ad un ridimensionamento, vedi anche Il Piccolo di Milano,<br />

qui da noi la stagione ha avuto un aumento di altri 100 abbonati”.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Paolo Di Vincenzo<br />

<br />

<br />

<br />

Comunicazione, Scienza e Società<br />

<br />

<br />

<br />

Musica dal vivo<br />

<br />

Gli alumni raccontano<br />

<br />

<br />

<br />

Musica dal vivo<br />

<br />

Comunicazione: tra arte, vita e professione<br />

Leo Gullotta<br />

<br />

Il Preside della Facoltà<br />

e il Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze della comunicazione<br />

consegnano i libretti alle matricole<br />

<br />

Spritz di benvenuto<br />

Teramo è una realtà che nel centro Italia, tolta ovviamente la Capitale,<br />

dice la sua, “è sicuramente al vertice”. Unico rammarico è quel contributo<br />

regionale, ritenuto da Cocciolito “fondamentale per il prosieguo”,<br />

che quest’anno non è stato all’altezza: “Se continua così non potremo<br />

andare avanti” è il grido d’allarme del presidente.<br />

Leo Gullotta riprende con un cerchio d’amore: “Odio gli spigoli e gli<br />

angoli, preferisco le forme rotonde, anche nelle persone amo le rotondità,<br />

nell’essere, nell’agire, del dare”. Chiude così: “Vivi come credi.<br />

Fai cosa ti dice il cuore …ciò che vuoi, una vita è un’opera di teatro<br />

che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente<br />

ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca<br />

senza applausi”. Che fa se le parole sono di Charlie Chaplin. n<br />

9<br />

ott <strong>2010</strong>


10<br />

ott <strong>2010</strong><br />

POLITICA<br />

L’Università<br />

La riforma<br />

dell’Università<br />

al traguardo?<br />

E quale riforma?<br />

Mentre sto scrivendo la riforma dell’Università sta entrando nel<br />

suo iter conclusivo: approvata dal Senato il 29 luglio scorso<br />

sarà discussa prossimamente in aula. Verrà approvata così<br />

com’è? Verrà approvata emendata? Non verrà approvata a<br />

causa della calendarizzazione in aula?<br />

Che la necessità di una radicale riforma del sistema universitario<br />

pubblico statale sia ampiamente condivisa è incontrovertibile ma che<br />

essa non risponda compiutamente alle esigenze reali e alle aspettative<br />

attese è altresì certo. Alla vigilia della discussione in aula emerge infatti<br />

uno stato di agitazione della docenza e dei ricercatori universitari in<br />

aperto dissenso rispetto alla ratio del DdL 1905 meglio conosciuto come<br />

decreto Gelmini e più in generale rispetto alle politiche economicofinanziarie<br />

di investimento e<br />

di decurtazione delle risorse<br />

umane dell’università quali L’essenza dell’Università<br />

vengono perseguite da anni e<br />

il cui progressivo programmato è la ricerca e soltanto lo<br />

inasprimento insidia l’esisten- stanziamento di congrui<br />

za stessa della istituzione.<br />

finanziamenti per lo<br />

Attualmente il clima è rovente e<br />

nonostante l’ampia discussio- sviluppo di una sua<br />

ne degli ultimi mesi in sede seria attività consente di<br />

parlamentare e i numerosi provvedimenti<br />

emanati il disegno promuovere un’offerta<br />

di legge di riforma del sistema formativa idonea a<br />

universitario allo stato attuale<br />

preparare adeguatamente<br />

permane ancora connotato da<br />

molteplici elementi di criticità. le generazioni future.<br />

La mobilitazione generale sta<br />

coinvolgendo sempre più gli<br />

atenei (più di 40 atenei, compreso l’ateneo teramano, stanno aderendo<br />

al rinvio della didattica e la percentuale di ricercatori che si sono<br />

dichiarati indisponibili alla didattica ormai supera il 70%, percentuale<br />

equivalente a circa 10000 ricercatori su 25683) contro una riforma che<br />

penalizza l’università pubblica tagliando i fondi di finanziamento e gli<br />

investimenti sia nella didattica che nella ricerca mettendo a rischio il<br />

diritto allo studio e la qualità dell’istruzione universitaria, e penalizza<br />

di<br />

Giuseppina<br />

Bizzarri dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

altresì la figura dei ricercatori universitari non riconoscendo loro in alcun<br />

modo le funzioni di docenza svolta ormai da anni né l’impegno profuso<br />

a livello organizzativo né il ruolo avuto nell’ampliamento, consolidamento<br />

e miglioramento dell’offerta formativa.<br />

C’è allora da chiedersi quali finalità e quali obiettivi si sarebbe dovuti<br />

prefiggere un intervento legislativo di radicale innovazione e riorganizzazione<br />

del sistema universitario? Solo a volerne individuare alcuni<br />

potremmo elencare l’introduzione di un sistema di valutazione che<br />

consenta di premiare e stimolare il merito scientifico e formativo, la<br />

revisione del sistema organizzativo e di governance degli atenei ormai<br />

inadeguata ai tempi, la revisione dei meccanismi di reclutamento, la<br />

reale garanzia del diritto allo studio, la riduzione del numero dei fuori<br />

corso e il miglioramento della qualità sia della didattica sia dell’offerta<br />

formativa erogata, una migliore collaborazione e integrazione tra il<br />

mondo universitario e la società civile, il sostegno e la promozione della<br />

competitività scientifica e della ricerca.<br />

Orbene tali esigenze di profonda riforma<br />

non solo non trovano compiute<br />

risposte nell’impianto del ddl ma<br />

sono ulteriormente penalizzate da<br />

una continua contrazione delle risorse<br />

economiche e dalle conseguenti<br />

limitazioni del turn-over che rendono<br />

di fatto insostenibile non tanto lo sviluppo<br />

quanto la stessa sopravvivenza<br />

del sistema universitario pubblico<br />

statale. L’essenza dell’Università è la<br />

ricerca e soltanto lo stanziamento di<br />

congrui finanziamenti per lo sviluppo<br />

di una sua seria attività consente<br />

di promuovere un’offerta formativa<br />

idonea a preparare adeguatamente le generazioni future.<br />

Il legislatore italiano va invece in controtendenza per via di una contrazione<br />

intollerabile delle risorse economiche a sostegno sia dell’intero<br />

sistema sia dei singoli attori che in esso operano. Tale contrazione è<br />

ancora più intollerabile ed incomprensibile se raffrontata con quanto<br />

stanno facendo altri Paesi europei (come ad esempio la Germania) che<br />

contrariamente a quanto si sta facendo nel nostro Paese incrementano<br />

considerevolmente gli investimenti pubblici in ricerca e formazione. La<br />

contrazione delle risorse avrà effetti devastanti non solo sulle attività di<br />

ricerca scientifica istituzionale pregiudicando ulteriormente la competitività<br />

del mondo accademico rispetto al panorama internazionale e privando<br />

la società tutta di un indispensabile apporto in termini di sviluppo<br />

tecnologico e competitivo, ma pregiudicherà tragicamente la capacità<br />

formativa degli atenei di fatto limitando fortemente il diritto allo studio<br />

previsto dalla Costituzione.<br />

Quanto alle risorse umane il disegno di riforma è ancor più penalizzante<br />

e sul piano del reclutamento di nuovi ricercatori e sul piano del riconoscimento<br />

dello status giuridico dei ricercatori già in servizio che sin dal<br />

1980 aspettano un intervento normativo di definizione del loro ruolo.<br />

Sotto il primo profilo la riforma, con l’introduzione del Ricercatore a<br />

Tempo Determinato (siglato RTD), aggraverà ulteriormente lo stato di<br />

precarietà delle nuove generazioni le quali, tra i vari livelli “pre-ruolo”<br />

del Dottorato di ricerca, Assegno di Ricerca e RTD, dovrebbero mettere<br />

in conto oltre 13 anni di precarietà istituzionalizzata prima di approdare


EVENTI<br />

il personaggio<br />

Margherita<br />

Hack<br />

a Teramo il 5 novembre<br />

Non scriverò dell’astrofisica e divulgatrice scientifica Margherita<br />

Hack, perché basta fare un clic su Google per scoprire che<br />

ci sono circa 310.000 risultati corrispondenti al suo nome.<br />

Non tenterò neanche di abbozzare qualcosa sulla scienziata<br />

e ricercatrice Margherita Hack, perché Wikipedia è sicuramente più<br />

attendibile di me. Non compilerò elenchi sull’attività politica della candidata<br />

alle elezioni europee del 2009 Margherita Hack. Non narrerò del<br />

passato della sportiva ed ex campionessa di salto in lungo Margherita<br />

Hack. E non mi addentrerò sulle scelte di vita dell’atea, animalista e<br />

vegetariana Margherita Hack.<br />

Perché altri saranno sicuramente più preparati di me in questi campi.<br />

Perché ci vorrebbero pagine e pagine di inchiostro. E poi perché tutte<br />

quelle citate sono solo categorie. Io credo che nessuna persona do-<br />

ad un posto fisso e depaupererà fortemente i<br />

ranghi dell’accademia. Una siffatta prospettiva<br />

infatti rischia di allontanare i giovani più<br />

brillanti dal mondo dell’università scoraggiandoli<br />

dall’intraprendere una “carriera” non<br />

garantita dalla stabilità e minata fortemente<br />

dalla mancanza di risorse che consentano, a<br />

quanti effettivamente meritevoli, di approdare<br />

ad un traguardo certo e duraturo.<br />

Per quanto riguarda invece i ricercatori confermati<br />

a tempo indeterminato – ben 25683<br />

– il disegno di legge di riforma rimuove ogni<br />

loro aspettativa futura di avanzamento di<br />

carriera in un contesto generale che rimane<br />

fortemente caratterizzato da meccanismi<br />

destinati a generare nuovo precariato. Ancora<br />

una volta i ricercatori, pur contribuendo<br />

in modo decisivo all’organizzazione della<br />

didattica nell’ambito della più vasta offerta<br />

formativa dei singoli corsi di laurea, non solo<br />

non vedono riconosciuta la loro funzione<br />

docente ma vengono scippati di un diritto<br />

sacrosanto alla giusta ed oggettivamente<br />

meritata progressione di carriera. Non<br />

viene valutato in nessun conto il fatto che<br />

le ultime riforme succedutesi nell’ambito<br />

del sistema universitario con i passaggi alle<br />

lauree triennali e lauree specialistiche o<br />

anche magistrali sono state rese possibili<br />

grazie al carico didattico che i ricercatori si<br />

sono assunti in uno spirito di collaborazione<br />

e di servizio all’istituzione senza che la legge<br />

li obbligasse su tale versante. A causa di ciò i<br />

ricercatori di oltre quaranta atenei, compreso<br />

l’ateneo di Teramo, non come rivendicazione<br />

di categoria ma nella direzione di una corretta<br />

comprensione del problema del sistema<br />

universitario in riforma hanno dichiarato la<br />

propria indisponibilità a ricoprire incarichi<br />

di<br />

Carla<br />

Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

vrebbe essere incastrata all’interno di una categoria.<br />

Scriverò della persona Margherita Hack. Perché a me piace parlare<br />

delle persone, dei sentimenti, delle emozioni.<br />

Ad esempio, nello scrivere il suo nome, spesso mi sono fatta fregare<br />

dall’emozione e ho scritto “Huck” con la “u”. Sono stata subito ripresa<br />

dagli addetti ai lavori che, scandalizzati, mi hanno richiamato all’ordine:<br />

«Attenta! Guarda che si scrive “Hack”, con la “a”!».<br />

Ragazzi... spero di non aver sbagliato anche qui!<br />

Comunque, tornando a lei, personalmente non ho ancora avuto il<br />

piacere di conoscerla e spero di avere questo onore quando verrà a<br />

Teramo. Però, avendo curato l’editing del libro scritto da lei a quattro<br />

mani con il Prof. Marco Santarelli (“Diario di un incontro”, edito da<br />

Zikkurat Edizioni&Lab), l’ho conosciuta un po’ tramite il DVD dal quale è<br />

partita l’idea dei due autori.<br />

Mi ha colpito la simpatia di Margherita Hack. Il suo accento fiorentino,<br />

la sua capacità di ridere come una ragazzina, la sua dote naturale a<br />

spiegare concetti astrusi (almeno per me, che ritengo che la matematica<br />

non sia la mia opinione!) in maniera così semplice, da farci accendere<br />

la lampadina in testa ed esclamare: «Adesso ho capito!!».<br />

Mi ha colpito la meraviglia con cui parla delle stelle le quali, forse, dopo<br />

la spiegazione scientifica perdono un po’ di magia, ma almeno abbiamo<br />

capito di che pasta sono fatte.<br />

Mi ha colpito la sua umiltà, quando dice che «Divulgare aiuta di più chi<br />

divulga che chi riceve la divulgazione. S’impara a capire quello che non<br />

s’è capito. Nello sforzo di spiegarlo, si arriva a capirlo meglio».<br />

Detto da un’astrofisica...<br />

Ed è per tutto questo che attendo con ansia di stringerle la mano. n<br />

didattici aggiuntivi per l’anno accademico<br />

<strong>2010</strong>/2011, attenendosi strettamente a<br />

quanto previsto dall’art. 32 del DPR 382/1980,<br />

determinando di fatto lo slittamento delle<br />

attività di apertura dei corsi.<br />

La mobilitazione partita inizialmente dai ricercatori<br />

si è poi allargata a tutte le componenti<br />

universitarie portando a quel processo di riflessione<br />

sulla riforma del sistema universitario<br />

all’insegna dei valori essenziali e fondanti<br />

quali la qualità della ricerca e dell’alta formazione<br />

come patrimonio irrinunciabile delle<br />

generazioni future. La protesta si è sempre<br />

più ampliata ed estesa; si sono moltiplicati i<br />

dibattiti, le assemblee, le mozioni e si è presa<br />

consapevolezza della necessità di alzare la<br />

voce e di dare contributi utili per i correttivi<br />

al progetto in discussione e per avere quella<br />

riforma che sia in linea con quanto saggiamente<br />

il nostro Presidente della Repubblica<br />

ha ribadito: “..e io vorrei che fossero salvate<br />

le spese per gli investimenti, per la ricerca e<br />

per l’Università riconoscendo il loro carattere<br />

prioritario”.<br />

Che sia finalmente la volta buona? n<br />

11<br />

ott <strong>2010</strong>


12<br />

ott <strong>2010</strong><br />

SATIRA<br />

Diritto di cronaca<br />

Inalienabilmente<br />

vostro<br />

porca... Televisione<br />

La luna che risplende nelle tenebre, gli spiriti, lo specchio<br />

dal responso implacabile; numeri sacri dalla forte carica<br />

simbolica; peccati capitali, gola, lussuria, avarizia, superbia,<br />

accidia, invidia e ira; virtù cardinali, forza, sapienza, giustizia,<br />

temperanza assieme a quelle spirituali, fede, speranza e carità, fin<br />

dalla notte dei tempi, incutono timore e rispetto, generando disagio<br />

e speranza. In mancanza di salde risposte, senza verità concepibili,<br />

l’arcano si trasforma in ambiguità. Sorgono forti componenti<br />

motivazionali inconsce che portano a considerare necessaria una<br />

certa proibizione, istituendo divieti e interdizioni, che provocano<br />

imbarazzo, vergogna e insulti.<br />

Così sono stati creati i tabù da infrangere nei reality show. Indignarsi<br />

dinanzi a un programma televisivo, che manda in onda orrore & disperazione<br />

come se<br />

fosse una musichetta<br />

dell’autoscontro<br />

col gonzo di turno<br />

seduto a cavalcioni<br />

sopra la spalliera<br />

dell’automobilina e<br />

il mozzicone appeso<br />

sulle labbra, fa parte<br />

della polpetta avvelenata<br />

che i network ci<br />

buttano dal video per<br />

entrare indisturbati<br />

in casa nostra. Poi ti dicono pure che se non ti piace la minestra che<br />

stai guardando puoi sempre cambiare canale, invece di puntare nel<br />

vuoto il telecomando e lo sguardo per terra.<br />

E allora, ben vengano quelle adrenaliniche puntate della Guerra nel<br />

Golfo; rientrare di fretta la sera per attarallarsi come un cane sul<br />

divano, il panino freddo della mezzanotte stretto in pugno e una<br />

birra calda, perché quelle nel frigo tua moglie te le ha già contate e<br />

per lei la matematica non è mai stata un’opinione.<br />

Che belli i razzi della contraerea, schizzano su nel cielo stellato di<br />

Bagdad come stelle comete; le bombe a grappolo fanno una fontanella<br />

colorata che sa tanto di Festa del Patrono de’ Noartri Paraculi,<br />

che ce ne stiamo al calduccio, i piedi sul camino, a rivendicare la<br />

sacralità dell’inalienabile diritto alla Cronaca vera, alla Vita in diretta,<br />

agli Amici di Maria, a Cambio moglie, alla Talpa, alla Fattoria, alla<br />

Sposa perfetta, ai Fatti vostri, al Verdetto finale, a Uomini e donne,<br />

...Diritto all’<strong>info</strong>rmazione che salta<br />

sempre fuori per le corna del tuo<br />

amico, ma subito negato se vuoi<br />

sapere di chi è una banca o se<br />

l’inceneritore dei rifiuti fa venire il<br />

cancro a chi ci abita vicino.<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

a Chi l’ha visto?, alle liturgie di Porta a Porta e alle Confidential<br />

Information di Emilio Fede. Diritto all’<strong>info</strong>rmazione che salta sempre<br />

fuori per le corna del tuo amico, ma subito negato se vuoi sapere<br />

di chi è una banca o se l’inceneritore dei rifiuti fa venire il cancro<br />

a chi ci abita vicino. Vai sul 2 ché c’è la moglie di quello che hanno<br />

fatto a pezzi il mese scorso col machete: glielo stanno rispedendo a<br />

pacchetti con la posta celere.<br />

Ehi tu, avvicina quel microfono, non si sentono i lamenti quando<br />

passa il postino! Infrangere un tabù è considerata cosa ripugnante,<br />

degna di biasimo e censura da parte della comunità. Ma visto che<br />

resistiamo a tutto tranne che alle tentazioni, sarebbe utile tenere<br />

bene a mente che non si vive di sola tv. Quando la sera tornate<br />

stanchi dal lavoro, se ancora ce l’avete un lavoro, tirate una carezza<br />

sul muso di vostra<br />

moglie, di vostro<br />

marito, di chi vi si<br />

sopporta e venite<br />

subito alle mani<br />

rinfacciandovi tutto<br />

quanto fin dal giorno<br />

del matrimonio,<br />

del vostro incontro,<br />

sbattendo a terra<br />

piatti, cristalli e vasellame.<br />

Trascinatevi<br />

poi sul pavimento<br />

con una sedia senza<br />

gommini per tutta<br />

la cucina. Capirete<br />

allora quanto importante<br />

sia spegnere<br />

il televisore per<br />

restare soli con<br />

se stessi e con un<br />

vicino che vi batte<br />

i pugni sul muro<br />

urlando per tutto il<br />

condominio: «Fatela<br />

finita, stronzi!». n


È arrivata la tua<br />

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14<br />

ott <strong>2010</strong><br />

CRONACA<br />

Profondo Sud<br />

Morbosamente<br />

Sarah<br />

Quando lo spettatore entra nel film<br />

Sarah Scazzi. Un nome che non appartiene più ad una ragazzina<br />

di quindici anni, ma un nome che in sé evoca mille<br />

orrori. L’orrore di uno zio mostro, forse, di una cugina assassina,<br />

forse, di una famiglia complice di segreti scabrosi e<br />

inconfessabili, forse. Di sicuro un nome che evoca mille immagini,<br />

mille telecamere, mille dirette tv, mille copertine, mille giornalisti,<br />

mille opinionisti, mille salotti tv, mille teorie, tesi e opinioni.<br />

Ed ecco allora che il direttore della Rai, Mauro Masi, interviene<br />

invitando le reti pubbliche (dopo quasi due mesi di show!) “ad un<br />

maggiore equilibrio nella trattazione degli ultimi casi di cronaca”.<br />

Ed ecco allora la Palombelli che invia una lettera al Tg5 per scusarsi<br />

direttamente con la povera Sarah, per tutto il circo mediatico<br />

macabro che si è creato.<br />

Ma Sarah Scazzi è anche altro. È il volto di mille persone che morbosamente<br />

seguono la notizia, ma quale notizia? I pettegolezzi, i<br />

sentito dire, i dettagli più intimi di<br />

chiunque sia coinvolto anche in<br />

modo trasversale nella vicenda.<br />

Se è vero che da un lato esiste<br />

un’<strong>info</strong>rmazione “deviatamente<br />

morbosa”, è anche vero che<br />

esiste un pubblico assetato di<br />

dettagli, di immagini.<br />

Ed ecco allora che Sarah Scazzi<br />

diventa motivo per fare una gita<br />

fuori porta. Dove? Ma è chiaro, ad<br />

Avetrana.<br />

Famiglie intere, anche con bambini<br />

al seguito, si sono recate a vedere la casa di Sarah, dove è stata<br />

uccisa Sarah, dove è stata nascosta Sarah. Una sorta di visita museale:<br />

guarda tesoro lì è dove l’hanno strangolata; ah, ecco questo<br />

è il pozzo; bambini state attenti a non cadere; sapete che qui ci<br />

hanno buttato una bambina come voi? Guardate bene tutto, così<br />

se la maestra vi fa fare il tema prendete pure un bel voto! Tesoro<br />

hai fotografato tutto?!<br />

Forse il Grande Fratello e tutti gli altri reality sul genere, hanno<br />

reso lo spettatore spione, bramoso di dettagli, di vedere coi<br />

propri occhi. Ma la casa dello zio Michele non è quella del Grande<br />

Fratello, lì non si è consumato uno spettacolo ma un dramma vero,<br />

un dramma che davvero ha spezzato la vita di una quindicenne.<br />

Forse il Grande Fratello<br />

e tutti gli altri reality<br />

sul genere, hanno reso<br />

lo spettatore spione,<br />

bramoso di dettagli, di<br />

vedere coi propri occhi.<br />

di<br />

Maria Grazia<br />

Frattaruolo<br />

oggimordo@teramani.<strong>info</strong><br />

Ma allora perché andare a vedere il pozzo dove è stato gettato il<br />

corpicino di questa ragazzina? Che gusto se ne può trarre? Cos’è<br />

che spinge un individuo ad Avetrana, a Cogne, ad Erba, a Perugia, a<br />

Novi Ligure? Sinceramente non so dare una risposta.<br />

Trovo tutto ciò un orrore nell’orrore, l’<strong>info</strong>rmazione a caccia di<br />

dettagli e un pubblico affamato di essi, un circolo vizioso dal quale<br />

difficilmente si esce, se non con un maggior rispetto del dolore, del<br />

privato, dell’intimo, di una minore ricerca del superfluo a vantaggio<br />

di una cronaca vera, pulita, sia da parte dei media che da parte del<br />

pubblico.<br />

Sarah Scazzi, un nome abusato. n


16<br />

ott <strong>2010</strong><br />

SATIRA<br />

Serenità<br />

Il giro<br />

dell’immondo<br />

in 80 fiducia nella giustizia<br />

di<br />

Mimmo<br />

Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

imbarazzante. Tempi comici di<br />

fattura leggera, come in un copione<br />

di Feydeau. Uno schema<br />

quasi da pochade. Da segnalare<br />

la strana coppia: il famosissimo<br />

caratterista americano e un<br />

grande del teatro italiano. L’amministratore<br />

Joe Viterelli, che<br />

duetta con il principe del foro,<br />

l’avvocato Franco Volpi, in una<br />

memorabile scena dell’assurdo.<br />

Ma per<br />

Vincent Schiavelli<br />

compren<br />

Interpreti improbabili per<br />

personaggi di fantasia<br />

con l’incombenza di<br />

compiere un miracolo:<br />

riuscire a mettere in scena<br />

uno spettacolo di satira<br />

politica, un’opera da tre<br />

soldi sullo smaltimento<br />

dei rifiuti.<br />

Siamo tranquilli e sereni. Sereni come il cielo prima del<br />

fulmine; tranquilli e consapevoli delle difficoltà, dei luoghi<br />

comuni e delle contraddizioni cui bisognerà far fronte nella<br />

faticosa trasposizione, in chiave teatrale, di un classico<br />

dere<br />

meglio<br />

la situation comedy si pensi a un Berlusconi<br />

che nomina come proprio difenso-<br />

della narrativa mondiale. Rivisto e manomesso; un’anticipazione<br />

re Antonio Di Pietro. Roba da matti! La<br />

della moderna fantascienza, un romanzo di Jules Verne. Il traslato<br />

maggior parte della vena comica è data<br />

è ingenuo. L’allegoria non è sicuramente degna di un romanziere.<br />

dallo slapstick, il linguaggio del corpo;<br />

Della storia del londinese Phi-<br />

dal continuo scambio d’identità<br />

leas Fogg e del suo cameriere Joe Viterelli<br />

Checco Zalone<br />

e da tante paronomasie: semplici<br />

francese Passepartout, che<br />

giochi di parole.<br />

tentano di circumnavigare il<br />

“L’Austria, il cuore verde d’Europa,<br />

mondo in 80 giorni, per vince-<br />

è piena d’inceneritori!”, tuona dal<br />

re una scommessa stipulata<br />

proscenio Checco Zalone, aggiu-<br />

con i soci del Reform Club,<br />

standosi il cavallo dei pantaloni in<br />

rimarrebbe ben poca cosa, se<br />

una esilarante gag. E giù risate a<br />

non l’intento di raggiungere<br />

crepapelle e fragorosi applausi su<br />

un fine e onorare il proprio<br />

in galleria a sottolineare che da<br />

prestigio. In verità, anche per un quattrino<br />

quelle parti gli unici inceneritori<br />

ancora da buttare nella sacca e mettersi<br />

attivi sono due impianti viennesi e<br />

pure sotto le ruote della carrozza un cane<br />

uno minuscolo a Wels<br />

randagio per la fretta di tornare in tempo.<br />

Il casting è mission impossible.<br />

Marco Paolini<br />

(http://www.<strong>info</strong>rifiuti.com/<br />

luogoComune5.html).<br />

Interpreti improbabili per personaggi di<br />

La platea regala una<br />

fantasia con l’incombenza di compiere<br />

standig ovation a Marco<br />

un miracolo: riuscire a mettere in scena<br />

Paolini, quando questi si<br />

uno spettacolo di satira politica,<br />

Meg Ryan<br />

esibisce in un’orazione<br />

un’opera da tre soldi sullo smalti-<br />

pubblica, un sermone<br />

mento dei rifiuti.<br />

su vivibilità, traffico e<br />

“Il giro dell’immondo in 80 fiducia<br />

bike sharing, pedalando<br />

nella giustizia”.<br />

sollazzoso verso il par-<br />

Commediola borghese degli<br />

cheggio a due piazze del<br />

equivoci e brillanti trovate, in cui<br />

suo fiammante transatlantico su quattro ruote motrici. A questo<br />

lo spettatore non sta nella pelle,<br />

punto non vogliamo svelare altro, se non una fulminante battuta<br />

intrigato dalle boutade.<br />

Franco Volpi<br />

del primo attore:<br />

L’equivoco si chiarirà in un im-<br />

“T’avisse a crede che ‘ngh’è tutte ‘lla terre je ce vuje fa l’uje?!”.<br />

pensabile finale, più inverosimile di quelli immaginati durante un<br />

Sorry...<br />

illusorio girotondo di rivelazioni.<br />

Any resemblance to real events and/or to real persons, living or<br />

La lettura sociale che traspare nel testo si manifesta nei pro-<br />

dead, is purely coincidental<br />

tagonisti che incarnano il potere e che hanno l’unico scopo di<br />

(Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone reali, vive o<br />

mantenere la poltrona, scendendo continuamente a compromes-<br />

morte, è puramente casuale).<br />

si, inguaiando e peggiorando una situazione di per sé già troppo<br />

Sipario! n


SATIRA<br />

La poesia<br />

Campà<br />

cent’anne<br />

Nu jurne da lu mèdeche Giuhuànne<br />

pe’ ’nu cunzije, ’nda se dice, jette;<br />

e senza pêrde tempe je dicette:<br />

“I’ vulesse, dottò, campà cent’anne!<br />

A te, pirciò, te vuje addumannà<br />

pe’ ’st’ubbiettive che tiness’a fa”.<br />

Lu mèdeche pe’ ’n’àtteme armanette<br />

tra sbalurdite, mute e senza fiate;<br />

ma pu’, pensenne ch’ère ’na truvate,<br />

ridènne divertite j’arspunnette:<br />

“Se fusse cuscì fàcele, Giuhuànne,<br />

mô tutte nû campèsseme cent’anne!”<br />

E l’addre: “Scì, dottò, queste lu sacce;<br />

e i’ ci-ajògne pure: nda vo’ Ddije!<br />

Ma quelle che ti cerche è ’nu cunzije:<br />

diche, currêgge ’mpo’ quelle che facce,<br />

li cose che i’ sbaje a ffà, li vizie<br />

che tinghe pure, e mêtte cchiù judizie”.<br />

Lu mèdeche s’arfìce serie, e appresse,<br />

come vulesse stâ nu ccò a lu joche,<br />

sbuttò: “Care Giuhuànne, mbè, ’nu poche<br />

lu fume t’hî lascià: pecché ggià quesse<br />

– e te lu spièghe se nn’hî mai capite! –<br />

t’accorce de dicianne e cchiù la vite”.<br />

Giuhuànne lu ’rguardò ’mpo’ de traverse,<br />

annazzecò la cocce, e pu’ je fice:<br />

“Dicianne pe’ lu fume, tu me dice!?...<br />

’Mbè i’, dottò, chiss’anne nnì so’ perse;<br />

anze, dicesse manche ’nu minute,<br />

pecché ’ssu vizie mai lu so’ tenute”.<br />

’Mpo’ hitticàte e ’mpo’ soprappenzìre<br />

lu mèdeche sturciò la vocche, e appresse<br />

diciò: “Brave, Giuhuànne, nnì ’nu fesse!<br />

Però te diche: attente a lu bicchîjre:<br />

sbuddille spesse è grave, ca lu vine<br />

te fa ’rvintà lu fèteche farine”.<br />

“Lu vine, dice?... – j’arspunnò Giuhuànne,<br />

nghe ’nu mezze surrise su la vocche –<br />

s’è pe’ quesse la morte a me nen tocche,<br />

e i’ campesse pure dducent’anne:<br />

ca mai lu so’ sentite lu sapore<br />

che te’ lu vine, oppure addre liquore”.<br />

Mezze annuiate e mezze spazientite,<br />

lu mèdeche arbijò: “Tu... giuvinotte<br />

mô cchiù nen si’: pirciò da mezzanotte<br />

te t’hî da cumincià ffà ’na durmite”.<br />

“Dice bbone, dottò – scì bbenedette! –<br />

ma i’nghe li hallìne vaje a llette”.<br />

Mô quasce mpo’ lu mèdeche s’arràje,<br />

ma nghe ’nu tone affàbbele je dice:<br />

“Sapème tutte che ce fa felice<br />

’lla cose: ma pe’ scungiurà li huàje<br />

nghe ll’anne che t’hî tu, ce da iî’ piane;<br />

diche, mpo’ da li fèmmene luntane”.<br />

E qua Giuhuànne: “Ma, dottò, che vvu’?<br />

Nghe ’ssa cose che dice, a lu passate<br />

ggià poche vodde ce so’ pazzijàte,<br />

e mô è dicianne che nce joche cchiù!”<br />

E lu mèdeche: “Allore tu, Giuhuànne...<br />

ma pe’ che cazze vu’ campà cent’anne?”.<br />

Traduzione<br />

Vivere cent’anni<br />

Un giorno dal medico Giovanni<br />

per un consiglio [consulto], come si dice, andò;<br />

e senza perdere tempo gli disse:<br />

“Io, dottore, vorrei vivere cent’anni.<br />

A te, perciò, vorrei chiederti per<br />

quest’obiettivo cosa dovrei fare”.<br />

Il medico per un attimo rimase<br />

tra sbalordito, muto e senza fiato;<br />

ma poi, pensando fosse una trovata<br />

[uno scherzo]<br />

ridendo divertito gli rispose:<br />

“Se fosse così facile, Giovanni,<br />

tutti noi ora camperemmo cent’anni”.<br />

E l’altro: “Sì, dottore, questo lo so;<br />

e io ci aggiungo: come vuole Dio!<br />

Ma quello che ti chiedo è un consiglio:<br />

dico, correggere un poco quello che faccio,<br />

le cose che io sbaglio a fare, i vizi<br />

di<br />

Giovanni<br />

Di Girolamo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

che ho pure, e mettere più giudizio”.<br />

Il medico si rifece serio, e quindi,<br />

come volesse stare un poco al gioco,<br />

sbottò: “Caro Giovanni, ebbene, un poco<br />

il fumo lo devi lasciare: perché già quello<br />

– e te lo spiego se non l’hai [mai] capito –<br />

ti accorcia di dieci anni e più la vita”.<br />

Giovanni lo riosservò un po’ obliquo,<br />

dondolò la testa, e poi gli fece:<br />

“Dieci anni per il fumo, tu mi dici!?...<br />

Ebbene io, dottore, questi anni non li ho persi;<br />

anzi, direi neppure un minuto,<br />

perché questo vizio non l’ho mai avuto”.<br />

Un po’ sconcertato [come trasalito per<br />

la risposta] e un po’ soprapensiero<br />

il medico storse la bocca, e appresso<br />

disse: “Bravo Giovanni, non sei uno stupido!<br />

Però ti dico: attento al bicchiere:<br />

vuotarlo spesso è grave, in quanto il vino<br />

il fegato te lo fa diventare farina”.<br />

“Il vino, dici?... – ribatté Giovanni,<br />

con un mezzo sorriso sulla bocca –<br />

se è per questo la morte me non tocca<br />

[non mi sfiora]<br />

e io vivrei pure duecento anni,<br />

poiché mai ho sentito il sapore<br />

che ha il vino, oppure altri liquori”.<br />

Mezzo annoiato e mezzo spazientito,<br />

il medico ricominciò: “Tu un giovanotto<br />

adesso più non sei: per-ciò a mezzanotte<br />

devi cominciare a farti una dormita”.<br />

“Dici bene, dottore, – che tu sia benedetto! –<br />

ma io con le galline vado a letto<br />

[all’ora in cui si ritirano le galline]”.<br />

Ora il dottore quasi un po’ si arrabbia,<br />

ma con un tono affabile gli dice:<br />

“Sappiamo tutti che ci fa felici<br />

quella cosa: ma per scongiurare dei guai,<br />

con gli anni che tu hai, ci devi andare piano;<br />

dico, un po’ lontano dalle donne”.<br />

E qua Giovanni: “Ma dottore, che vuoi?<br />

Con quella cosa che dici, nel passato<br />

già poche volte mi ci sono divertito,<br />

ed ora sono dieci anni che non ci gioco più!”<br />

Ed il medico: “Allora tu, Giovanni...<br />

ma per che cazzo vuoi vivere cent’anni?”<br />

17<br />

ott <strong>2010</strong>


18<br />

ott <strong>2010</strong><br />

PREZIOSITÀ<br />

L’Oggetto del Desiderio<br />

L’Avorio<br />

Con il termine “avorio” si indica il materiale organico che proviene<br />

dai denti incisivi superiori dell’elefante. La convenzione<br />

di Washington del 1973 per la regolamentazione del commercio<br />

internazionale di specie in via di estinzione ha stabilito<br />

precise direttive internazionali per impedire il bracconaggio e lo<br />

sterminio degli elefanti, perciò questo materiale si avvia a diventare<br />

il simbolo di una epoca scomparsa. La sua esportazione è vietata e<br />

dunque, ciò che si trova legalmente<br />

sul mercato, in realtà proviene soprattutto<br />

da zanne fossili di mammuth o<br />

da quelle d’ippopotamo, del narvalo,<br />

del rinoceronte, del capodoglio. Può<br />

essere prelevato legalmente da ani-<br />

L’avorio<br />

nell’età vittoriana<br />

mali abbattuti<br />

perché vecchi e<br />

malati o morti<br />

Igioielli che caratterizzano il lungo re-<br />

naturalmente,<br />

gno della Regina Vittoria in Inghilterra<br />

l’avorio arriva<br />

(1834-1901) sono generalmente denomi-<br />

perciò da tutti<br />

nati “sentimentali” perché, attraverso la raf-<br />

i paesi africani<br />

figurazione di oggetti e figure reali, vengono<br />

con savane e<br />

rappresentati simbolicamente i principali<br />

branchi di ele-<br />

sentimenti: così il cuore rappresenta l’amore,<br />

fanti (Tanzania,<br />

la mano l’amicizia, il serpente l’eternità, il<br />

Mozambico,<br />

nodo è simbolo di unione, l’angelo della<br />

Gabon, Zaire,<br />

protezione divina.<br />

Kenia, Ghana),<br />

I pendenti, le spille, i collier, le parure e i bel-<br />

ma anche<br />

lissimi bracciali intagliati in un unico pezzo<br />

dalla Birmania<br />

d’avorio, si ispirano anche al repertorio na-<br />

e dall’India.<br />

turalista, ricco di rose, fiori, foglie, grappoli<br />

Qualunque sia<br />

d’uva, mazzi di fiori e cestini.<br />

l’origine, l’avorio<br />

È proprio nel tardo Ottocento che l’arte di<br />

è un materiale<br />

intagliare l’avorio raggiunge l’apice della<br />

che tende ad<br />

perfezione. Molto spesso questi gioielli era-<br />

indurire, disino<br />

imitati usando l’osso, assai meno costoso<br />

dratarsi perché<br />

ma che ingiallisce velocemente e non ha la<br />

è poroso, e a<br />

stessa consistenza e lucentezza dell’avorio.<br />

corrodersi a<br />

contatto con sostanze<br />

chimiche<br />

anche semplici come il profumo o le creme di bellezza.<br />

Deve essere stoccato con cautela e in buone condizioni climatiche:<br />

aria secca, fresca e al riparo dalla luce, precauzioni che valgono<br />

di<br />

Carmine<br />

Goderecci dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

anche per conservare gli oggetti e gli ornamenti ottenuti con la<br />

sua lavorazione.<br />

Di colore bianco crema, tendente al miele o al bruno, l’avorio si<br />

presenta a grana finissima<br />

con un motivo di venature<br />

traslucide e di cerchi<br />

concentrici, ognuno dei<br />

quali è spesso circa un<br />

cm e rappresenta sette<br />

anni di vita dell’animale.<br />

Questa caratteristica,<br />

visibile a occhio nudo, è<br />

ciò che distingue l’avorio<br />

vero da ogni sua possibile<br />

imitazione. Materiale<br />

tenero ed elastico, può<br />

essere intagliato e inciso<br />

molto facilmente con tecniche<br />

simili a quelle della<br />

lavorazione del legno; ogni<br />

oggetto viene poi lucidato<br />

con l’olio che dona una<br />

patina lucida e gradevole,<br />

mentre per mantenerlo<br />

pulito è sufficiente acqua e sapone. Per la sua scarsità ha numerosi<br />

sostituti e imitazioni: “la polvere d’avorio” si ottiene con gli scarti di<br />

lavorazione fusi con un collante dello stesso colore, “l’avoriolina” è<br />

un materiale plastico a base di celluloide al quale si è perfino riusciti<br />

a dare le venature traslucide dell’avorio vero, il corozo è il seme di<br />

una pianta africana, detto anche “avorio vegetale”. L’avorio è un<br />

materiale amato e utilizzato fin dagli albori della civiltà, con cui sono<br />

stati creati oggetti di ogni tipo come collane e bracciali, scettri e<br />

spade, statuette religiose, ombrelli, scatole, intarsi per mobili, pettini<br />

e tabacchiere. n


dalla<br />

20 Istituzioni cittadine<br />

Redazione dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

ott <strong>2010</strong><br />

La Riccitelli<br />

e i “suoi”<br />

giovani<br />

Abbiamo trascorso una intera giornata presso la sede della<br />

Riccitelli e quello che ci ha colpiti è stata la numerosa presenza<br />

di stagisti della Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />

dell’Università di Teramo e della Luiss di Roma che collaborano<br />

alla organizzazione degli spettacoli Ve ne raccontiamo l’attività.<br />

Sono giovani, belli, pieni di entusiasmo e determinati. Sono il segno<br />

dei tempi, interpreti vitali di una realtà ancora non contaminata dal<br />

degrado intellettuale, portatori sani di idee, moderni, a volte un po’<br />

geniali a volte un po’smarriti, sostenitori delle più avanzate tecnologie<br />

ma ancora indifesi di fronte alla vita e alle sue complessità. Sono<br />

i giovani della Riccitelli, un gruppo nutrito e motivato di laureati e<br />

laureandi protagonisti attivi di stages formativi grazie a un accordo di<br />

convenzione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università<br />

di Teramo, a cui si è di recente aggiunta Emanuela, l’ultima del<br />

gruppo, diplomata in copy editing al corso Nuovi Giornalismi organizzato<br />

dal settimanale Internazionale e dall’Università Luiss di Roma e<br />

arrivata alla Riccitelli su richiesta di convenzione, sempre per stage<br />

formativo, della Luiss stessa.<br />

Gli leggi in faccia tutta l’intraprendenza dell’età, la voglia di dimostrare<br />

quello in cui credono ma anche di credere in quello che vogliono<br />

dimostrare. Hanno negli occhi quell’integrità e quel sano integralismo<br />

che l’età ancora gli concede, lusso che a vent’anni ti è consentito ma<br />

che si dovrebbe avere sempre senza timore di etichettature, quando<br />

invece dalla dimensione del bianco e nero passi alla consapevolezza<br />

del grigio e poi all’accettazione delle infinite sfumature di grigio.<br />

Loro, alla Riccitelli, sono entrati come un ciclone, non conoscono<br />

stanchezza, non si pongono limiti, non si tirano indietro, e passano dal<br />

rispondere al telefono al ricevere gli artisti, da una conversazione in<br />

inglese, purtroppo sempre un po’ stentata, alla macchina fotocopiatrice,<br />

dall’organizzazione dell’evento al controllo di un posto a teatro.<br />

Non guardano mai l’orologio, se serve arrivano molto presto e non<br />

glielo devi mai chiedere o ricordare, lo capiscono e lo fanno, restano<br />

ben oltre l’orario concordato, e la mattina diventa l’intera giornata,<br />

uno spuntino veloce in una delle<br />

stanze dove si consuma una originale<br />

pausa pranzo che diventa momento di<br />

incontro, di scambio, di battuta e dove<br />

ogni argomento diventa possibile e<br />

familiare, dal lavoro alla famiglia allo<br />

studio, dalle prospettive alle speranze,<br />

dalle ambizioni alle relazioni affettive<br />

che diventano amicizia tra loro e tra<br />

loro e gli altri della Società.<br />

Così, si insegna loro come muoversi<br />

nel mondo dello spettacolo e<br />

della comunicazione sfruttando le<br />

competenze e le conoscenze che<br />

hanno maturato nel corso di laurea, e loro insegnano come si può<br />

fare cultura parlando anche il linguaggio dei giovani, come mantenere<br />

la freschezza dei principi, come fare comunicazione sfruttando le<br />

tecniche più aggiornate e di più immediata efficacia.<br />

Ci si diverte, ci si diverte molto anche quando non tutto fila liscio,<br />

quando un errore sembra compromettere il lavoro di giorni, quando<br />

un contrattempo rallenta l’urgenza di un compito da portare a termine,<br />

quando l’obbiettivo da raggiungere ti sfugge ancora una volta<br />

di mano. Ci si diverte, ovviamente, quando Elena si rovescia il caffè<br />

addosso e macchia irreparabilmente il documento che ha in mano,<br />

quando una ordinazione al bar che deve alleggerire un pomeriggio<br />

pesante diventa senza volere la parodia della consumazione al<br />

ristorante del film “Harry ti presento Sally”, lì nella deliziosa interpretazione<br />

di Meg Ryan, qui nell’altrettanto deliziosa e ancor più indimenticabile<br />

performance di Danilo, ci si diverte quando si arrabbiano<br />

e litigano tra di loro come vecchie comari e si deve trovare il modo<br />

di addolcire il viso contratto di Maica che sembra sempre intenta in<br />

questioni di vitale importanza.<br />

E forse è proprio questo a fare la differenza, il senso dell’impegno,<br />

l’assunzione di responsabilità, l’imperativo nel voler far bene senza<br />

scuciture, e non glielo devi insegnare, scopri che loro lo sanno già<br />

naturalmente e semmai gli devi dire ora basta è ora di andare.<br />

Sono entrati alla Riccitelli come stagisti, sono diventati suoi compagni<br />

di viaggio, quasi figli da accompagnare con garbata discrezione e con<br />

l’occhio benevolo del genitore saggio. Il futuro è aperto davanti a loro,<br />

la ricerca, difficile del lavoro, di una dimensione sociale. Una famiglia,<br />

forse, il trasferimento in altre città, forse. E, magari, con un pezzetto<br />

di Riccitelli nel cuore. n<br />

Gli leggi in faccia<br />

tutta l’intraprendenza<br />

dell’età, la voglia di<br />

dimostrare quello in cui<br />

credono ma anche di<br />

credere in quello che<br />

vogliono dimostrare.


CULTURA<br />

Note linguistiche<br />

Il linguaggio<br />

politico<br />

Tra i linguaggi settoriali, quello politico è<br />

senza dubbio, il più difficile da comprendere,<br />

il più complesso, il più ricco di parole<br />

e, se talvolta cerca di essere persuasivo<br />

per convincere il pubblico a dare ragione a chi parla, quasi sempre si<br />

rivolge ad un uditorio scelto e ben preparato nella politica. Per portare<br />

qualche esempio, il linguaggio politico si serve di parole e locuzioni come<br />

monocolore, tripartito, revisionismo, aperturismo, vertice, quadro, centro,<br />

centrismo, centralismo, centralità, carrozzone ministeriale, governo<br />

fantoccio, cane sciolto, spinte centrifughe, scavalcamento a sinistra,<br />

governo balneare, governo d’attesa, semestre bianco ecc.<br />

Nella pratica, ogni parola può avere un uso politico ma, per la formazione<br />

del vocabolario politico, ci sono delle costanti che illustrerò brevemente!<br />

«Avvocà!<br />

Voglio la separazione<br />

sessuale da mia moglie!»<br />

a cura di<br />

Maria Gabriella<br />

Di Flaviano dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

- la suffissazione in –ismo di molte parole comuni: laburismo, centri-<br />

smo, possibilismo, frontismo, verticismo, isolazionismo ecc…;<br />

- l’oggettivazione derivata da nomi propri: statalista o statalismo,<br />

fanfaniano, craxiano moroteo (da Moro) ecc;<br />

- la formazione di verbi in –izzare: sindacalizzare, liberalizzare, neu-<br />

tralizzare, fascistizzare ecc…;<br />

- il ricorso ai prefissi anti – contro – extra – ultra – cripto – pseudo –<br />

super – ecc…: antiliberale, controrivoluzionario, controriformista,<br />

extraparlamentare, criptocomunista, pseudo liberale, supernazionale,<br />

ecc…;<br />

- il ricorso ad altri lessici speciali come il lessico della geometria o<br />

della fisica da cui sono derivate parole e locuzioni come vertice<br />

(incontro al vertice), arco (i partiti dell’arco costituzionale), equidistanza<br />

(equidistanza dei partiti estremisti), dinamica (dinamica dei<br />

partiti) e quello militare come “politica di accerchiamento”, stato<br />

d’assedio, tregua, franco tiratore, contromanovra, aggiramento, fare<br />

quadrato, rettificare il tiro ecc…<br />

Nel linguaggio politico figurano anche numerose parole tratte dalla lingua<br />

latina come “referendum” che viene dal verbo referre (rispondere)<br />

e significa “da rispondersi”,: il referendum è, infatti, un invito a pronunciarsi<br />

mediante votazione su questioni di interesse nazionale; plenum<br />

(pieno) è la riunione plenaria di organi statali o di partito; ad interim<br />

(frattanto, nel frattempo) significa il periodo di tempo che intercorre<br />

fra il momento in cui un soggetto cessa dall’esercizio di determinate<br />

funzioni e il momento in cui avviene l’assunzione delle funzioni stesse<br />

da parte di un nuovo titolare, ecc… n<br />

21<br />

ott <strong>2010</strong>


22<br />

CULTURA<br />

Teramo culturale<br />

di<br />

Silvio<br />

Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

ott <strong>2010</strong><br />

Perché una<br />

come Luigi Manzotti, all’ingerenza monopolistica dell’Accademia Nazionale<br />

di Roma, fortemente autoritaria e poco propensa al rinnovamento, alla<br />

reazione drastica e libertaria degli anni Ottanta, sino ad arrivare alla totale<br />

disapparizione di oggi. Non so quanti fra i lettori abbiano preso coscienza<br />

Stagione di Danza<br />

che la danza d’arte è letteralmente<br />

sparita dai palinsesti televisivi italiani<br />

da almeno vent’anni, che nessun<br />

quotidiano nazionale ne parla più,<br />

che le sole produzioni di danza che<br />

richiamano l’attenzione dei media<br />

italiani amano la danza, ma spesso non sono disposti ad<br />

andare in teatro per vederla». Con queste parole Robert<br />

North, uno dei maggiori coreografi viventi, intervenendo<br />

«Gli<br />

due anni fa a un convegno a Teramo, sottolineava un punto<br />

sono quasi esclusivamente musical e<br />

talent-show, che il maggiore dei nostri<br />

teatri di tradizione, La Scala di Milano,<br />

programma in media sei spettacoli di<br />

danza l’anno contro i circa venti dei<br />

restanti teatri d’Europa. Purtroppo,<br />

dolente dell’attuale situazione della danza in Italia. Più di recente, sulla<br />

sembra davvero di essere tornati<br />

rivista “Danza è Cultura”, organo dell’Associazione Marchigiana Scuole di<br />

indietro di cinquant’anni. Come ai<br />

Danza, il sovrintendente del teatro di Fano ha rivolto un lungo scon-<br />

Serate Liliana Merlo 2007<br />

tempi bui della guerra e della forzata<br />

solato appello alle scuole di danza locali affinché seguano le iniziative<br />

(foto T. D’Ambrosio)<br />

omologazione sociale, il neoavanspet-<br />

che il teatro, assieme ad altre istituzioni artistiche del territorio, cerca di<br />

tacolo spopola e detta legge. Non c’è<br />

promuovere nel campo della danza. Non ci vuol molto, a uno sguardo<br />

da stupirsi, perciò, del fatto che i talenti espatrino, che le poche compagnie<br />

attento, per capire quanto i due fenomeni siano strettamente correlati.<br />

di alto profilo annaspino, che le scuole di danza siano sempre meno luoghi<br />

Ma partiamo dal secondo caso.<br />

di formazione e di ricerca e sempre più vivai di esibizionismo approssimati-<br />

Cosa sono, nella loro quasi totalità, le nostre attuali scuole di danza privavo<br />

e privo di sostanza, che il pubblico sia sempre più diseducato alla danza<br />

te? Sono, ormai da un quindicennio, associazioni sportivo-dilettantistiche<br />

d’autore. Quattro anni fa, dopo lunga gestazione, nasceva il progetto per<br />

affiliate a una serie di organismi nazionali, per lo più del tutto estranei alla<br />

una stagione abruzzese di danza internazionale. Non avendo precedenti,<br />

danza come tale, ovvero come forma d’arte autonoma. Queste affiliazioni<br />

il progetto veniva baldanzosamente presentato dal sottoscritto a L’Aquila<br />

garantiscono alle associazioni una notevole gamma di agevolazioni fiscali,<br />

e sottoposto al vaglio dei dirigenti delle massime stagioni di L’Aquila,<br />

divenute nel frattempo sempre più necessarie<br />

Pescara, Teramo e Sulmona. Lucida follia, sono pronto ad ammetterlo. Ep-<br />

ROBERT NORTH<br />

visto il prolificare di balzelli e l’aggravio dei<br />

costi di gestione. Fenomeno non casuale,<br />

pure per qualche momento la cosa si rivelò possibile, in linea con quanto<br />

accade in regioni come l’Emilia Romagna e le Marche, che da decenni<br />

«Gli italiani amano<br />

la danza, ma spesso<br />

non sono disposti<br />

ad andare in teatro<br />

per vederla»<br />

dovuto sia a una politica di liberalizzazione<br />

selvaggia che a un fenomeno diffuso di commistione<br />

tra pubblico e privato. Ecco dunque<br />

coniate terminologie finora impensabili, per lo<br />

più senza senso, come “danza sportiva”, “danza<br />

atletica” e via dicendo. La subordinazione<br />

alla categoria delle attività agonistico-motorie,<br />

producono e programmano spettacolo in maniera consorziata. Restò in<br />

gara solo Teramo e di questo in fondo mi rallegrai perché, come Annino Di<br />

Giacinto una volta mi disse, «la vera danza in Abruzzo è nata a Teramo».<br />

Le premesse c’erano tutte e, nel 2007, il progetto veniva convintamente<br />

abbracciato da Maurizio Cocciolito e dalla Società Riccitelli. Prendeva il<br />

nome di Serate Liliana Merlo, e si prefiggeva lo scopo di introdurre una<br />

nuova forma di programmazione artistica, culturalmente di spessore,<br />

l’esplicito riferimento al mondo della pratica<br />

saldamente ancorata alla storia del territorio cittadino. Ottenevo l’adesione<br />

amatoriale, ha di fatto provocato un’assue-<br />

di Elisa Guzzo Vaccarino, la più autorevole studiosa di danza del nostro<br />

fazione generalizzata all’abbinamento automatico fra danza e svago, e<br />

paese, e un’esclusiva nazionale con l’Hungarian National Ballet, tra le più<br />

il conseguente decadimento della danza ad attività ginnica, ricreativa e<br />

antiche e prestigiose compagnie del mondo. E tuttavia sia allora che l’anno<br />

ludica. Nulla di grave, in fondo, salvo che in questo modo l’arte sparisce.<br />

seguente, con la compagnia del Krefeld Ballettensemble in un magnifico<br />

La danza “d’arte”, come si intendeva una volta la danza della grande tradi-<br />

trittico di North, la risposta da parte del pubblico è stata modesta, poco<br />

zione occidentale, cede il passo alla moda, al conformismo, all’esteriorità,<br />

reattiva, oserei dire “distratta”. Insufficiente visibilità? Poca promozione?<br />

all’incultura. È inoltre da tempo consolidata anche a Teramo la consuetu-<br />

Forse sì, o forse non solo. È capitato poi il disastro del 2009, sanitopoli,<br />

dine che, per l’intero mese di giugno, si svolga la rassegna dei saggi di fine<br />

commissariamento, terremoto, e il progetto è stato accantonato – fino<br />

anno delle ormai numerosissime scuole di danza e di ballo, rassegna che<br />

a oggi – per lasciare posto ad altre priorità, che del resto pare esistano<br />

temo in città molti scambino per una sorta di festival del balletto. Fatto sta<br />

sempre quando si parla di cultura.<br />

che, coinvolgendo a vario titolo familiari e amici ed essendo per lo più a<br />

E dunque perché una stagione di danza a Teramo? Che senso potrà mai<br />

ingresso libero, in quei casi il teatro è strapieno. Che si tratti di un interesse<br />

avere? C’è già dell’altro, c’è già di simile, e a costi decisamente più con-<br />

sincero per la danza, naturalmente, è secondario. È un problema – a dirla<br />

tenuti. E allora perché? A che scopo cambiare? Io naturalmente, avendo<br />

tutta – che nasce da lontano, e che risale quantomeno al provincialismo<br />

vissuto al fianco di una persona come Liliana Merlo per trentacinque anni,<br />

italiano d’inizio secolo, allo stagnante manierismo di coreografi umbertini<br />

ho un mio perché, ma rivolgo il quesito ai lettori. Perché? n


ECONOMIA<br />

Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />

Made in Italy<br />

Arriva stop a pubblicità sleale<br />

su origine cibi<br />

Con l’approvazione del ddl sulla competitività agroalimentare da<br />

parte dell’aula della Camera arriva per la prima volta anche lo<br />

stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli<br />

alimenti per quanto riguarda la reale origine geografi ca degli<br />

ingredienti utilizzati. Il testo prevede che l’origine degli alimenti dovrà<br />

essere prevista obbligatoriamente in etichetta e non potrà essere<br />

omessa anche nella comunicazione commerciale, per non indurre in<br />

errore il consumatore. Niente più pubblicità al succo di arancia con le<br />

immagini della Sicilia se viene utilizzato quello proveniente dal Brasile,<br />

come purtroppo spesso avviene. O ancora, niente pubblicità alle<br />

mozzarelle con le immagini del Golfo di Napoli se provengono dalla<br />

Germania come è successo per quella diventata blu. Una ulteriore<br />

novità è rappresentata dall’obbligo di menzionare la provenienza geografi<br />

ca di tutti gli ingredienti di cui viene indicato in etichetta il nome o<br />

l’immagine, dalle merendine alla fragola ai biscotti alle mandorle fi no<br />

alle patatine all’olio di oliva.<br />

La quasi totalità dei cittadini considera necessario che debba essere<br />

sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola<br />

contenuta negli alimenti e di conseguenza colmare questo ritardo<br />

è un risultato importante nell’interesse degli imprenditori agricoli e dei<br />

consumatori. Per l’Italia signifi ca anche valorizzare il vero Made in Italy<br />

in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono<br />

da maiali allevati all’estero senza una adeguata <strong>info</strong>rmazione, tre<br />

cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono<br />

stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura<br />

cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché non è<br />

obbligatorio indicarlo in etichetta. Negli ultimi anni con la mobilitazione<br />

di<br />

Raffaello<br />

Betti Direttore Coldiretti Teramo<br />

a favore della trasparenza dell’<strong>info</strong>rmazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere<br />

l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta<br />

fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine<br />

di oliva ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima<br />

per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai<br />

succhi di frutta. Il provvedimento che dovrà ora tornare all’esame del<br />

Senato, dove ha già ottenuto una prima approvazione, risponde anche<br />

ai nuovi indirizzi che vengono dall’Europa dove il Parlamento all’inizio<br />

dell’estate ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/<br />

provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli<br />

freschi, tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente (che<br />

oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua,<br />

sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente<br />

carne, pollame e pesce.<br />

Evidenziamo al riguardo la notizia di alcuni giorni fa relativa al ritrovamento<br />

di tre mozzarelle colore rosa fi nite sulla tavola di una famiglia<br />

teramana che le aveva acquistate in un supermercato. i latticini non<br />

erano scaduti e provenivano dalla Puglia, almeno stando all’etichetta,<br />

e in cui l’Istituto Zooprofi lattico ha confermato la presenza di germi<br />

cromogeni che proliferano se viene interrotta la catena del freddo. Si<br />

auspica, quindi, che anche tale caso serva a riportare l’attenzione sul<br />

problema della trasparenza dell’origine dei prodotti di cui la Coldiretti si<br />

fa portavoce da anni. n<br />

Serenità<br />

“Io son sereno” dice l’arrestato<br />

“io son tranquillo” aff erma l’indagato.<br />

Ma il cittadino non è tranquillo aff atto<br />

parla da solo, quasi a dar di matto.<br />

Ma è possibile che la serenità<br />

la dia la Giudiziaria Autorità?<br />

Due sono i casi in quest’alternativa:<br />

o la Magistratura è sì cattiva<br />

dall’inventare false imputazioni<br />

per danneggiare le reputazioni<br />

e, quindi, questi poveri innocenti<br />

sono tranquilli e quasi sorridenti.<br />

Oppure son talmente consapevoli<br />

che di grandi schifezze son colpevoli,<br />

da essere sereni come il peccatore<br />

dopo l’incontro con il confessore.<br />

Delle due l’una: decidete voi.<br />

Ma fatemi un favore: d’ora in poi<br />

è molto meglio che siate un po’ agitati<br />

piuttosto che così rasserenati.<br />

Teramo, fi ne settembre <strong>2010</strong><br />

di Luigi<br />

Pardo<br />

23<br />

ott <strong>2010</strong>


SPORT<br />

Maurizio<br />

24 Pallamano<br />

Di Biagio dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

ott <strong>2010</strong><br />

Franco<br />

Chionchio<br />

Pece e vichinghe<br />

Franco Chionchio, da poco allenatore della nazionale italiana di<br />

pallamano, ricorda i tempi eroici di questo sport a Teramo.<br />

È uno sport strano. Di sicuro lo è. Anche l’attuale allenatore<br />

della nazionale italiana di pallamano, Franco Chionchio, ne era<br />

convinto quando ogni domenica dalla sua parrocchia, il Sacro Cuore,<br />

sconfi nava sans papier giù nel campetto d’asfalto della Gammarana<br />

alle 11 in punto per scrutare lo spirito indomito di quei ragazzacci<br />

che giocavano a fare i pionieri. La palla piccina lurida, nera, impeciata,<br />

non possedeva la sacralità di un pallone da calcio. E come tutti gli<br />

esploratori che si rispettino erano costretti ad ammantarsi di un’aura<br />

sconosciuta che suscitava meraviglia, incredulità e rispetto, nei pantaloncini<br />

così stretti degli anni ’70, dei Kempes e dei<br />

Cruijff, che nello scivolare ingrossavano l’immaginario<br />

e le favole. In poche parole, Da Rui, Di Basilio,<br />

Montauti, Melasecca,<br />

Paolucci, Pacinelli,<br />

i Tulli, Cordoni, e gli<br />

ombrelli che come<br />

contraerea dardeggiavano<br />

sul piccolo<br />

rettangolo della<br />

Gammarana. Chionchio<br />

di quel sagrato<br />

ricorda gli aspri refoli<br />

di olio di canfora che<br />

rendevano molli le gambe: i giocatori di allora come Mondiali Handball 1984<br />

La promozione nel gruppo B<br />

squali in mattanza erano costretti a compiere tra<br />

la gente cerchi concentrici sempre più piccoli e<br />

rabbiosi prima di fare capolino nell’arena che pulsava di vita propria,<br />

tra bestemmie, minacce e sputazzi.<br />

Quella era senza dubbio la pallamano che uno poteva immaginare<br />

che fosse. Quella che portava Chionchio e altri otto in un vecchio e<br />

sbuffante pulmino Mercedes al trofeo Normandia a Parigi nel ‘77, con<br />

qualcuno che per cimelio cercava di sgraffi gnare da un chiosco una<br />

statuetta della Tour Eiffel. Peccato che era legata con uno spago ad<br />

altre venti e il rovinare delle ceramiche fu lacerante come l’onta della<br />

vergogna che assalì i diciottenni teramani. Fuggirono come puledri.<br />

D’altronde erano i tempi dei pionieri, questi, quando nello spogliatoio<br />

del palazzetto di Ski in Norvegia, case basse di mattoncini rossi, a<br />

pochi km da Oslo, una bionda mozzafi ato fece irruzione nella doccia<br />

Il campetto della<br />

Gammarana è lontano,<br />

però chissà<br />

la pallamano, la vita,<br />

è uno sport strano.<br />

di<br />

dei teramani nudi come mamma li ha fatti per offrire una<br />

rosa: racconta Chionchio che i più imbarazzati erano loro.<br />

Lì era abitudine, come da noi scambiarsi le casacche<br />

a fi ne partita, omaggiare così l’ospite. Il borgomastro<br />

a fi anco della vichinga sogghignava a veder tanto<br />

impaccio latino, così arrogante invece dinanzi a<br />

fanciulle vestite. Quella fu per il teramano la partita di<br />

coppa persa per una palla impeciata che bloccava i tiri<br />

ai nostri corazzieri. Tempi eroici. Anche per un allenatore<br />

biancorosso, un certo Mratz che, per spiare la squadra locale<br />

di un paesino belga che stava provando gli schemi a porte<br />

chiuse nel proprio palazzetto, si improvvisò imbianchino, salendo fi n<br />

sul al soffi tto con pennello e cappellaccio bianco, mentre di sghembo<br />

memorizzava le alchimie. Chionchio dice che quella partita di coppa<br />

fu vinta di quattro. Si viaggiava spesso e le gitanate erano quotidiane.<br />

A Courmayeur qualcuno, in una tabaccheria, riuscì a impadronirsi<br />

di un intero orologio a cucù. Ci riuscì in un battibaleno ma dovette<br />

bissare l’incursione perché una volta tornati al pulmino si accorse che<br />

mancava la chiavetta per dare la corda al meccanismo. “Per 30 anni<br />

ho girato i campi d’Europa” geme l’attuale trainer della nazionale. Il<br />

vecchio Concetto Lo Bello, presidente di Federazione, l’additò come<br />

nemico per molto tempo solo perché alla premiazione di una Coppa<br />

Interamnia vinta nel 1980 contro gli slavi del Partizan di Gevgegljia,<br />

qualcuno da dietro gliene disse di tutti i colori: il fi glio poche settimane<br />

prima aveva concesso un rigore inesistente al Pescara, quando un<br />

certo Rigotto, un tizio basso e grassottello, spense le speranze biancorosse.<br />

Solo il gesto sventurato o forse proditorio<br />

di Giancarlo Puritani, allora presidente della Campo<br />

del Re, che si buttò letteralmente sull’auto di Lo Bello<br />

in fuga da Teramo, scongiurò una sospensione ad<br />

divinis. Il siciliano fu convinto dalla bontà del gesto<br />

e tornò sui suoi passi. “Ma è stato sempre convinto<br />

che fossi stato io a cantargliele quattro” rimurgina<br />

ancora Chionchio. Per giocare la sua pallamano il<br />

teramano barattò addirittura residenza con quella<br />

riminese, dando retta ad un tizio che gli assicurò in<br />

Romagna casa, scuola, e non si sa che altro: però<br />

sarebbe dovuto stare fermo sei mesi, e lui che ne<br />

aveva soltanto 19 di anni ed era nel giro della nazionale<br />

grugnì malcontento. Tornò dunque a casa. Era<br />

adesso il 1976 al campetto della Gammarana quando,<br />

anche per l’accanimento ostinato di Montauti,<br />

fu trascinato quasi di peso per una selezione che<br />

il trainer nazionale Vinko De Karis stava operando su una cernita di<br />

ragazzoni teramani: lui sull’asfalto non sapeva che pesci pigliare, poi<br />

gli dissero di tirare che lui il tiro ce l’aveva, il fi sico pure, e fu azzurro<br />

tutta una vita. Da allora in poi passò per società come Campo del Re,<br />

Wampum, Siracusa, Quick, Tonini, Cx orologi, Chieti, Città S.Angelo.<br />

Ha allenato Teramo e Sassari. Dal 2000 è consigliere federale e per<br />

cinque anni ha svolto il ruolo di team manager. Ora da settembre è<br />

allenatore della nazionale azzurra di handball. Ma c’è tanto lavoro da<br />

fare. Franco Chionchio non immaginava che dal 18° posto del ranking<br />

mondiale l’Italia potesse sprofondare al 35°.<br />

Il campetto della Gammarana è lontano, però chissà la pallamano, la<br />

vita, è uno sport strano. n


26<br />

ott <strong>2010</strong><br />

CINEMA<br />

Il film del mese<br />

L’insostenibile<br />

leggerezza<br />

dell’aria<br />

Shyamalan ricapitola il suo cinema<br />

in un extra-film<br />

Acqua e aria e terra e fuoco. Acqua è aria è terra è fuoco.<br />

Congiunzione (che, a volte, è anche separazione) e poi equivalenza.<br />

Il cinema dell’indian-american M. Night Shyamalan<br />

è tutto qui. Filosofico, in linea<br />

con la legge cosmica platonico aristotelica.<br />

Le quattro radici dell’universo, gli<br />

elementi primordiali di cui sopra, fanno<br />

del mondo, dell’esistenza e dell’uomo<br />

un essere vivente razionale. Ogni elemento<br />

naturale vive dell’altro, nessuno<br />

può essere scisso dall’altro. Dentro e<br />

fuori di sé.<br />

Signs, il suo capolavoro, era la visualizzazione<br />

ad alto grado mistico di una<br />

massima indiana: “Accendi il fuoco; ti<br />

farò vedere una bella cosa: una grande<br />

palla di neve!”. Dal fuoco della passione<br />

(amore, ira, dolore) si scatenavano le<br />

luci d’inverno interiori (il ghiaccio) che<br />

portavano un sacerdote episcopale<br />

a rinnegare Dio e sé stesso, fino a<br />

materializzare creature aliene terribili e<br />

incendiarie. Terra (mondo) e aria (vita)<br />

in subbuglio. Ma per spegnere gli alieni<br />

niente di più semplice che l’acqua,<br />

quarta essenza “quintessenza”. Dopodiché<br />

ricomposizione necessaria: ritorno<br />

della fede, ghiaccio sciolto, fuoco (familiare)<br />

ritrovato.<br />

Si accorsero in pochi, all’uscita del film,<br />

addirittura da molti stroncato, dell’infinita<br />

tessitura simbolico-religiosa spalmata<br />

su uno stile controllatissimo e magistrale, per niente mainstream.<br />

Mentre ci fu quasi una unanimità per The Village, più in leggibile<br />

linea nel mettere in luce, con furore, una certa tendenza mondia-<br />

di<br />

Leonardo<br />

Persia dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

le post-11 settembre a chiudersi dentro, a non voler varcare un<br />

confine tutto mentale, e per via di uno stile dimesso-spettacolare<br />

(inconfondibile) che finiva per amplificare horror e metafora. Lì si<br />

trattava di ri-dare aria e acqua a un terreno/territorio non più irrigato,<br />

limite estremo di condensazione. Scura opacità, in posizione di<br />

separazione rispetto alla brillantezza<br />

shining di fuoco e luce. L’America<br />

ha in parte superato quel periodo<br />

regressivo; l’Italia berluscopica ne<br />

sta scontando adesso l’apoteosi<br />

putrida. Arrivi al più presto, per farci<br />

di nuovo respirare, un flusso d’ariaacqua-terra-fuoco!<br />

Che il regista non fosse del tutto<br />

compreso in queste brillanti osservazioni<br />

forse inconsce ma ispirate al<br />

claustro-mondo monade che (non)<br />

viviamo, fu confermato da Lady<br />

in the Water, opera geniale sul<br />

narrare post-moderno bloccato e<br />

ripiegato su sé stesso che, per virtù di irrigazione sociale, nel film<br />

ricomincia a scorrere. L’acqua veniva mostrata come la sostanza<br />

primordiale da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna, simbolo cosmogonico<br />

di purificazione e rigenerazione,<br />

che era altresì metafora del cinema,<br />

liquido di luce. Forse davvero l’icosaedro<br />

platonico che, decomposto, diventa<br />

un tetraedro di fuoco e due ottaedri<br />

d’aria. Lo ha sempre saputo James<br />

Cameron, da tirare in ballo perché ne<br />

L’ultimo dominatore dell’aria, si<br />

riaffaccia il concetto, ormai stranoto,<br />

oltre che straniato, dell’avatar. Un<br />

concetto mi(s)tico, ancora, che sta a<br />

quest’ultimo film come stava la signora<br />

dell’acqua al film omonimo.<br />

Il dodicenne Aang (Noah Ringer) è<br />

the last airbender, unico superstite<br />

dei Nomadi dell’Aria, unico capace di<br />

dominare tutti e quattro gli elementi,<br />

in un mondo caratterizzato da terribili<br />

separazioni geo-politiche tra quattro<br />

regni rispettivamente intitolati agli<br />

stessi. Appare tra il ghiaccio, col fuoco,<br />

facendo esplodere l’aria, mentre Katara<br />

(Nicola Peltz), dominatrice dell’acqua,<br />

giocando un po’ troppo coi suoi<br />

poteri, che la porta a sconfinare al-di-là<br />

dei villaggi (anche mentali) consentiti,<br />

lo fa emergere come il dio bambino<br />

che è.<br />

Il fratello Sokka (James Rathbone) la<br />

rimprovera, ma tant’è. Nel gioco dicotomico yin yang, maschile<br />

femminile, giocoso razionale, tutto tradotto in termini adolescenziali,<br />

la ri-composizione non può che avvenire trasgredendo. I<br />

Il plot affastellato non<br />

risulta proprio adatto a un<br />

regista dal tocco incantato e<br />

contemplativo, grande quando<br />

deve ruotare intorno a una<br />

sola (grande) idea.<br />

Qui fa fatica a narrare in<br />

maniera piatta e lineare,<br />

benché densa.


conservatori del mondo, se non fossero gli<br />

imbecilli che sono, dovrebbero essere i primi<br />

a promuovere lo scatto ultra-normativo.<br />

E invece. Per questo nel film il paesaggio<br />

è quello di un mondo tutto scisso perché<br />

mai sconfinato. Imperversa, dittatoriale, in<br />

una stagione di anomia, il Fuoco. Ha sterminato<br />

i Nomadi dell’Aria, adesso avanza<br />

come un siluro destrorso verso la Tribù<br />

dell’Acqua per privatizzarla. Ognuno per sé<br />

e Dio (sostituito dal Potere) contro tutti in<br />

un mondo post-global in cui non è difficile<br />

rispecchiare il nostro.<br />

Aang è quindi lo sguardo baby, ragazzino<br />

per tutte le stagioni di decadenza e caos,<br />

terreno fertile per la riapparizione dell’avatar/Gesù<br />

bambino, che incorpora nel suo<br />

sguardo a 3(000) dimensioni (archetipi e<br />

ancestrali incorporati), il sogno di una cosa<br />

sublime. Riunire le parti, ricominciare il regno<br />

dell’Aria, riavviare il mondo. Combattere<br />

il nemico. Qui sintetizzato dal principe<br />

Zuko, figlio scon-fesso del Re del Fuoco e<br />

l’ammiraglio Zhao, cacciati dalla Nazione<br />

disunita dittatoriale. Poveracci che, in linea<br />

con le attuali tendenze mondiali, credono<br />

di riconquistare gli onori perduti, sottomettendosi<br />

a chi ha fatto loro del male e<br />

mettendosi contro chi è a favore. Contro<br />

un salvatore. Pensare, come si dice in una<br />

battuta (del piccolo avatar rivolto a Zuko),<br />

che si poteva (doveva) essere amici: Le<br />

separazioni dei regni sono anche separazioni<br />

tra vittime, focolai di guerre private al<br />

diapason di frustrazioni represse.<br />

Il soggetto proviene da una serie cartoon<br />

americana assai in voga (autori Michael<br />

Dante Di Martino e Bryan Konietzko) che<br />

risulta già, nelle ibride forme, misto di anime<br />

e cartone domestico USA, Oriente e<br />

Occidente, in linea coerente con il discorso<br />

promoter della fusione dopo la confusione.<br />

Film commissionato, film dove Shyamalan,<br />

sempre sor-<br />

prendentemente<br />

veloce nel<br />

suo stile lento<br />

e fantasmatico,<br />

conquistatore<br />

degli applausi<br />

persino di<br />

Jacques Rivette,<br />

deve vedersela<br />

con la velocitàvelocità.Risultando<br />

statico.<br />

Non monta come<br />

va di moda, dilata<br />

anche qui la tenituradell’immagine;<br />

e l’azione<br />

è soprattutto<br />

quella interiore,<br />

essenzializzata<br />

nei primi piani<br />

(ma gli attori non<br />

sono all’altezza).<br />

Tuttavia: strepiti, stile Chaolin e Ba Gua<br />

Zhang, per i combattimenti di Aang, a<br />

inquadratura unica. Però, dinamismo e<br />

grazia latitano. Il più ingessato dei wuxiapian,<br />

fantasy d’Oriente, al confronto<br />

fa un figurone. Considerati i brutti e<br />

algidi fondali da computer grafica, con il<br />

contorno non intonato di creature fantasy,<br />

senza il touch realmente magico (perché<br />

...nonostante tutto, questo<br />

atipico e malriuscito “Otto<br />

e mezzo” risulta simpatico.<br />

Perché, oltrepassando<br />

lo schermo e il plot,<br />

ricongiunge gli opposti.<br />

artigianale) di Nel paese delle creature<br />

selvagge di Spike Jonze, che era<br />

oltretutto viscerale nel descrivere l’essere<br />

adulto dello status infantile. Qui Shyamalan<br />

rinuncia all’inquietudine. Sembra che<br />

questo mondo da brivido non gli faccia più<br />

di tanto paura, confidando troppo nell’avatar<br />

risolutore e, di riflesso, nello spettatore<br />

teen rassicurato. Il plot affastellato non<br />

risulta proprio adatto a un regista dal<br />

tocco incantato e contemplativo, grande<br />

quando deve ruotare intorno a una sola<br />

(grande) idea. Qui fa fatica a narrare in<br />

maniera piatta e lineare, benché densa.<br />

Come piace alla gente.<br />

Le stroncature stavolta sono piovute<br />

ancora più fitte e violente. Qualcuno,<br />

affrettandosi, ha affermato perentorio che,<br />

a 40 anni, il regista è ormai finito. Di sicuro<br />

si tratta di un film non proprio memorabile.<br />

Ma fondamentale come chiave di lettura<br />

di tutto lo Shyamalan maggiore. Ove si<br />

consideri che pure tale sconfinamento di<br />

stili narrativi e di forme (non<br />

certo di visione, come si è<br />

visto sopra) risulta coerente<br />

con un autore che, nelle sue<br />

creazioni, esalta l’uscita da<br />

sé come momento supremo<br />

di riappropriazione di ciò<br />

che al suo interno si è separato.<br />

“Division” si leggeva<br />

nella maglietta dell’inquieto<br />

Mel Gibson di Signs.<br />

E certo, abbiamo un film<br />

molto intimo, una specie di<br />

confessione esplicita dell’uomo Shyamalan.<br />

Travestito da film fin troppo corrente,<br />

ai limiti dell’anonimo. L’autore non ha<br />

saputo divincolarsi dalle trappole di blanda<br />

narrazione. Non ha amato i personaggi<br />

(incarnati da attori antipatici), né il<br />

paesaggio, nè l’intero assunto. Forse per<br />

tema di scontentare i fans del cartone, non<br />

ha insistito nello sprofondare nel fuoco<br />

brillante e risplendente, simile all’Idea di<br />

cui diceva Plotino. Non ha voluto rendere<br />

arché un soggetto pre-esistente, sia pure<br />

da lui riscritto.<br />

“E’ nel cuore che si vincono tutte le<br />

guerre” recita una battuta, pronunciata da<br />

una nonna, lo sguardo saggio e arcaico di<br />

cui necessita quello giovane e ri-fondante.<br />

Una specie di giustificazione autoriale di<br />

un cineasta che ha voluto spostare sul<br />

proprio operato, dal vivo - autentico 3 D,<br />

molto più del live motion del cartone<br />

- ciò che finora compiva per interposto<br />

personaggio.<br />

Per questo, nonostante tutto, questo<br />

atipico e malriuscito Otto e mezzo<br />

risulta simpatico. Perché, oltrepassando lo<br />

schermo e il plot, ricongiunge gli opposti.<br />

Naturale conseguenza di un discorso che<br />

dall’al-di-là dello schermo finisce al-di-qua<br />

della vita (del suo autore). E divenendo<br />

così un film diverso e uguale, futile e<br />

necessario. n<br />

27<br />

ott <strong>2010</strong>


28<br />

set <strong>2010</strong><br />

SPORT<br />

Calcio<br />

Il punto sul<br />

Campionato<br />

con il vento in poppa<br />

Se si tiene conto di quello che comunemente viene detto “chi ben<br />

inizia è a metà dell’opera”, il Teramo è sulla buona strada per un<br />

altro anno vincente. Partire bene è senz’altro il modo migliore per<br />

ambire ad obiettivi alti. Le premesse, pertanto, ci sono tutte per<br />

sperare di riacciuffare l’agognato traguardo del professionismo. Già dalle<br />

prime battute con il Pescara, si era visto che le cose andavano per il verso<br />

giusto. Era calcio d’agosto, pur sempre un confronto con una squadra<br />

di serie B. Il pareggio e la rete di Gambino avevano acceso l’entusiasmo.<br />

Lo scetticismo di qualcuno, non a torto, aveva steso un leggero velo di<br />

giustificata prudenza. Altre amichevoli con formazioni di pari grado ed<br />

altre conferme. L’esordio in Coppa Italia è stato il momento più atteso<br />

perché solo in quella occasione si poteva saggiare la vera consistenza<br />

del nuovo Teramo in gare ufficiali con i tre punti in palio. Anche la Coppa<br />

ha detto quello che si era già visto. Curiosità, scetticismo e speranza,<br />

Dura lex sed lex a cura di<br />

Amilcare Lauria<br />

Elvio Fortuna<br />

avvocati associati<br />

In nome<br />

del popolo...<br />

Ènoto che le sentenze degli organi giurisdizionali sono pronunciate<br />

“in nome del popolo italiano”. Tale dicitura, ovviamente, non certifica<br />

una sorta di investitura politica popolare bensì, da una parte,<br />

per indicare che la sovranità non discende più dall’alto come nello Stato<br />

monarchico, ma appartiene al popolo; e dall’altra parte, è lecito pensare<br />

che l’espressione introduca un criterio ermeneutico cui i giudici devono<br />

sottostare, allorquando debbano decidere una controversia che implica<br />

considerazioni extra – giuridiche (ad es. il carattere di osceno lesivo<br />

del comune senso del pudore). In tale ipotesi, il giudice non dovrebbe<br />

decidere la questione sulla base delle sue personali convinzioni, ma<br />

facendosi reale interprete del sentimento della collettività maggiormente<br />

nutrito in quel momento storico. Particolare interesse assume,<br />

in tale ordine di idee, la questione sulla risarcibilità del danno morale al<br />

proprietario per la perdita di un animale di affezione. E’ ovvio che su tale<br />

questione, come su tante altre, i giudici italiani sono quanto mai divisi,<br />

di<br />

Antonio<br />

Parnanzone dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

sensazioni serpeggianti qua e là nelle conversazioni<br />

dei bar ed in altri luoghi di ritrovo.<br />

Poi tanta voglia di ricominciare sulle gradinate<br />

del comunale. L’esordio in Campionato ha<br />

finalmente rotto il lungo digiuno. Poche gare<br />

e tante conferme è quello che aveva proposto<br />

l’inizio di stagione. Venne il giorno della<br />

prima amara sconfitta e con essa il timore di<br />

scoprire improvvisamente una realtà diversa<br />

da quella che si era manifestata fino a quel<br />

momento. Da Santarcangelo a Santegidio,<br />

il percorso della riscossa e la certezza di<br />

essere all’altezza della situazione. Il futuro<br />

ci dirà se il Teramo è in grado di battere la<br />

concorrenza di Rimini, Sambenedettese, Jesina ed altre ancora. Maggio è<br />

ancora lontano e nulla può dirsi in concreto per l’esito del verdetto finale.<br />

E’ importante aver riportato nel nostro stadio l’interesse per il confronto<br />

con altre città di prestigio calcistico. Era bello andare per i nostri paesi<br />

d’Abruzzo, ma solo per gustare la buona cucina, perché il confronto calcistico<br />

non era alla pari, se non per il solo numero di giocatori in campo.<br />

Rivaleggiare, e possibilmente vincere, con città di grossa tradizione è<br />

quello che mancava. L’avvio è promettente e tutto sembra andar bene.<br />

Disquisire se il Teramo gioca bene o male, se quel giocatore è più adatto<br />

o meno dell’altro in un determinato ruolo e cosi via, è il succo del vivere<br />

il calcio la domenica e la settimana seguente. Coreografie, striscioni, cori<br />

e spalti affollati, anche se non pieni per le dimensioni dello stadio di Piano<br />

D’Accio, e il confronto con le tifoserie avversarie assiepate nell’altra<br />

parte, sono scene non più appartenenti al passato. n<br />

benché la Cassazione sia prevalentemente orientata ad escludere la detta<br />

risarcibilità. A tal proposito, va ricordata la nota decisione sul danno<br />

esistenziale pronunciata a sezioni Riunite l’undici novembre 2008 con cui<br />

il Giudice nomofilattico ha detto basta “alle più fantasiose e a volte risibili<br />

prospettazioni di pregiudizi suscettivi di alterare il modo di esistere delle<br />

persone” negando il risarcimento nelle cause cosiddette bagatellari, e<br />

ritenendo inconcepibile qualsiasi pregiudizio (non patrimoniale) sofferto<br />

per la perdita di un animale. Sennonché la stessa Cassazione, a dimostrazione<br />

di quanto si diceva sopra, con la sentenza n. 4493 del 25 febbraio<br />

2009, ignorando completamente il proprio autorevole precedente, ha<br />

r<strong>info</strong>colato le speranze degli “animalisti” decidendo positivamente per la<br />

risarcibilità di tale tipo di danno. Con tale sentenza la Corte ha respinto il<br />

ricorso proposto da un ambulatorio veterinario che era stato condannato<br />

da un giudice di pace a risarcire il danno morale ad un proprietario di un<br />

gatto che era deceduto a causa di un errore di trasfusione di sangue. Per<br />

quel che concerne i giudici del tribunale capitolino segnaliamo due decisioni<br />

contrastanti la prima del 2002 che riconosce (sentenza 17 aprile<br />

2002) il danno non patrimoniale da perdita da animale di affezione, e la<br />

seconda del 21 marzo 2005 lo nega. Ebbene, poiché il sentimento di cui<br />

si discute è suscettibile di diversa sensibilità si vorrebbe in questa sede,<br />

“in nome del popolo teramano”, indire una sorta di sondaggio diretto ai<br />

nostri gentili e cortesi lettori per sapere se sono d’accordo sulla sentenza<br />

che nega la risarcibilità del danno morale per la perdita dell’animale di<br />

affezione o per la sentenza che invece la riconosca.<br />

Per depositare la vostra “sentenza” mandate una e-mail a:<br />

dimmitutto@teramani.<strong>info</strong> n


30<br />

ott <strong>2010</strong><br />

SPORT<br />

Basket<br />

Banca Tercas<br />

Teramo Basket<br />

Èiniziato il Campionato Italiano di Pallacanestro serie A<br />

<strong>2010</strong>/2011.<br />

Il mese di settembre è trascorso velocemente anche per la<br />

Banca Tercas Teramo, tra allenamenti intensi, amichevoli e tornei<br />

che si sono succeduti settimana dopo settimana: la squadra rinnovata<br />

dei 7/11, ha cercato di conoscersi meglio, trovare il giusto affiatamento,<br />

rifinire le proprie individualità, provare e riprovare gli schemi di gioco<br />

dettati da Andrea Capobianco e dal suo staff tecnico. Non da meno<br />

sono stati i due preparatori atletici Claudio Mazzaufo e Domenico Faragalli<br />

che hanno “torchiato” a dovere<br />

tutti i giocatori della rosa per tirarli a<br />

lucido sotto la forma fisico-atletica e<br />

farli arrivare, sufficientemente pronti,<br />

ad affrontare un impegno difficile<br />

come quello della prima giornata di<br />

campionato. Non a caso per la squadra,<br />

dopo le amichevoli di Lanciano<br />

contro Scafati e di Teramo contro la<br />

Lottomatica Roma, dopo la partecipazione<br />

ai tornei di Lecce, Scafati e Porto<br />

S. Elpidio, si era potuto notare un miglioramento progressivo tanto da<br />

chiudere la propria preparazione precampionato con il successo al<br />

torneo di Porto S.Giorgio. Superata in prima serata Varese e regolando<br />

in finale, dopo una gara molto combattuta, i padroni di casa di Montegranaro<br />

che appena sette giorni prima si era imposta sui biancorossi<br />

nella finale del torneo di Porto S.Elpidio, nonostante alcuni acciacchi accusati<br />

da Diener Fletcher e Shaw. In questo quadro di crescita di tutto<br />

il gruppo si segnalano, oltre a Polonara e Martelli, anche altri giovani<br />

La Banca Tercas è scesa sul<br />

parquet giocando una gara<br />

bella, perfetta, contrastando<br />

adeguatamente una<br />

squadra completa, forte,<br />

dalla panchina lunga.<br />

Foto di Michele Carrelli<br />

di<br />

Bebè<br />

Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

interessanti come Listwon, Di Giuseppe e Ricci che sono stati aggregati<br />

agli allenamenti della squadra maggiore e che lo staff tecnico segue<br />

con molta attenzione. Domenica 10 ottobre. è iniziata la nuova stagione<br />

agonistica con l’aggiudicazione della Supercoppa Italiana tra la vincente<br />

dello scudetto tricolore del campionato 2009/<strong>2010</strong> Montepaschi Siena<br />

e la vincente della Coppa Italia 2009/<strong>2010</strong> Canadian Solar Bologna<br />

”V“ nere. Siena, nonostante abbia rinnovato il suo gruppo sostituendo<br />

giocatori del calibro di Mc Intere, Satò ed Eze ha trovato in McColebb,<br />

Michelori, Aradori e Moss trascinati da un grande Stonerook ancora<br />

la quadratura del suo cerchio, tanto da vincere l’ennesimo trofeo a<br />

spese della squadra bolognese, anch’essa rinnovata e dove figurano i<br />

due ex teramani Giuseppe Poeta e Valerio Amoroso. Proprio l’ex play<br />

biancorosso è stato il protagonista principale tra le fila bolognesi nel<br />

contrastare i senesi, coadiuvato parzialmente da Amoroso e Moraschini.<br />

Iniziativa lodevole verso i giovani del proprio settore, della Banca<br />

Tercas Teramo Basket, lunedì 11 ottobre u.s. è partito il progetto GAT<br />

istruire e far crescere allenatori teramani. Le lezioni sono tenute dall’allenatore<br />

Andrea Capobianco e supervisore delle giovanili; Vincenzo Di<br />

Meglio responsabile tecnico del Settore Giovanile, Marco D’Ascenzo<br />

responsabile tecnico del minibasket e Domenico Faragalli, preparatore<br />

atletico della squadra maggiore e del settore giovanile. Oramai è<br />

tutto pronto per l’anticipo della 1ª giornata di campionato di sabato 16<br />

ottobre <strong>2010</strong> al PalaScapriano con diramazione televisiva l’entusiasmo<br />

di noi supporter biancorossi è<br />

Foto di Michele Carrelli<br />

al punto giusto ed il riscontro si<br />

è avuto, ancora una volta, dalla<br />

campagna abbonamenti. L’esordio<br />

contro l’Armani Jeans Milano<br />

che appena 15 giorni fa ha fatto<br />

soffrire, al Forum di Assago, davanti<br />

a circa diecimila spettatori,<br />

i Knicks di New York di Danilo<br />

Gallinari e del suo allenatore ex<br />

D’Antoni. I più in forma tra le<br />

fila milanesi sono apparsi sia il<br />

teramano Mordente sia il teatino<br />

Mancinelli, poi l’esordiente nel<br />

campionato italiano l’ucraino<br />

Pecherov, micidiale il suo tiro.<br />

La Banca Tercas Teramo dovrà<br />

raddoppiare la propria concentrazione<br />

e la propria intensità.<br />

Mike Hall l’ex di turno, Diener, Zoroski, Ahearn, Fletcher & compagni,<br />

senz’altro faranno l’impossibile pur di tentare di contrastare la corazzata<br />

milanese, siamo fiduciosi. La Banca Tercas è scesa sul parquet giocando<br />

una gara bella, perfetta, contrastando adeguatamente una squadra completa,<br />

forte, dalla panchina lunga dove Bucchi e Valli potevano pescare a<br />

loro piacimento. La lettura della gara è stata perfetta fino alla fine poi, nel<br />

tempo supplementare, i nostri biancorossi sono andati in debito d’ossigeno,<br />

è mancata la lucidità necessaria per portare a termine un risultato<br />

che sarebbe stato eclatante ma meritato. Nella Banca Tercas, oltre al<br />

quintetto titolare, va segnalata l’ottima prova del giovane Polonara e di<br />

Bosgagin, Nella squadra milanese l’abruzzese Mancinelli è stato incontenibile<br />

e il vero artefice di un successo che ha fatto evitare una figuraccia<br />

al suo allenatore Bucchi. Risultato Milano batte Teramo 89 a 83. n


30<br />

ott <strong>2010</strong><br />

SPORT<br />

Basket<br />

Banca Tercas<br />

Teramo Basket<br />

Èiniziato il Campionato Italiano di Pallacanestro serie A<br />

<strong>2010</strong>/2011.<br />

Il mese di settembre è trascorso velocemente anche per la<br />

Banca Tercas Teramo, tra allenamenti intensi, amichevoli e tornei<br />

che si sono succeduti settimana dopo settimana: la squadra rinnovata<br />

dei 7/11, ha cercato di conoscersi meglio, trovare il giusto affiatamento,<br />

rifinire le proprie individualità, provare e riprovare gli schemi di gioco<br />

dettati da Andrea Capobianco e dal suo staff tecnico. Non da meno<br />

sono stati i due preparatori atletici Claudio Mazzaufo e Domenico Faragalli<br />

che hanno “torchiato” a dovere<br />

tutti i giocatori della rosa per tirarli a<br />

lucido sotto la forma fisico-atletica e<br />

farli arrivare, sufficientemente pronti,<br />

ad affrontare un impegno difficile<br />

come quello della prima giornata di<br />

campionato. Non a caso per la squadra,<br />

dopo le amichevoli di Lanciano<br />

contro Scafati e di Teramo contro la<br />

Lottomatica Roma, dopo la partecipazione<br />

ai tornei di Lecce, Scafati e Porto<br />

S. Elpidio, si era potuto notare un miglioramento progressivo tanto da<br />

chiudere la propria preparazione precampionato con il successo al<br />

torneo di Porto S.Giorgio. Superata in prima serata Varese e regolando<br />

in finale, dopo una gara molto combattuta, i padroni di casa di Montegranaro<br />

che appena sette giorni prima si era imposta sui biancorossi<br />

nella finale del torneo di Porto S.Elpidio, nonostante alcuni acciacchi accusati<br />

da Diener Fletcher e Shaw. In questo quadro di crescita di tutto<br />

il gruppo si segnalano, oltre a Polonara e Martelli, anche altri giovani<br />

La Banca Tercas è scesa sul<br />

parquet giocando una gara<br />

bella, perfetta, contrastando<br />

adeguatamente una<br />

squadra completa, forte,<br />

dalla panchina lunga.<br />

Foto di Michele Carrelli<br />

di<br />

Bebè<br />

Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

interessanti come Listwon, Di Giuseppe e Ricci che sono stati aggregati<br />

agli allenamenti della squadra maggiore e che lo staff tecnico segue<br />

con molta attenzione. Domenica 10 ottobre. è iniziata la nuova stagione<br />

agonistica con l’aggiudicazione della Supercoppa Italiana tra la vincente<br />

dello scudetto tricolore del campionato 2009/<strong>2010</strong> Montepaschi Siena<br />

e la vincente della Coppa Italia 2009/<strong>2010</strong> Canadian Solar Bologna<br />

”V“ nere. Siena, nonostante abbia rinnovato il suo gruppo sostituendo<br />

giocatori del calibro di Mc Intere, Satò ed Eze ha trovato in McColebb,<br />

Michelori, Aradori e Moss trascinati da un grande Stonerook ancora<br />

la quadratura del suo cerchio, tanto da vincere l’ennesimo trofeo a<br />

spese della squadra bolognese, anch’essa rinnovata e dove figurano i<br />

due ex teramani Giuseppe Poeta e Valerio Amoroso. Proprio l’ex play<br />

biancorosso è stato il protagonista principale tra le fila bolognesi nel<br />

contrastare i senesi, coadiuvato parzialmente da Amoroso e Moraschini.<br />

Iniziativa lodevole verso i giovani del proprio settore, della Banca<br />

Tercas Teramo Basket, lunedì 11 ottobre u.s. è partito il progetto GAT<br />

istruire e far crescere allenatori teramani. Le lezioni sono tenute dall’allenatore<br />

Andrea Capobianco e supervisore delle giovanili; Vincenzo Di<br />

Meglio responsabile tecnico del Settore Giovanile, Marco D’Ascenzo<br />

responsabile tecnico del minibasket e Domenico Faragalli, preparatore<br />

atletico della squadra maggiore e del settore giovanile. Oramai è<br />

tutto pronto per l’anticipo della 1ª giornata di campionato di sabato 16<br />

ottobre <strong>2010</strong> al PalaScapriano con diramazione televisiva l’entusiasmo<br />

di noi supporter biancorossi è<br />

Foto di Michele Carrelli<br />

al punto giusto ed il riscontro si<br />

è avuto, ancora una volta, dalla<br />

campagna abbonamenti. L’esordio<br />

contro l’Armani Jeans Milano<br />

che appena 15 giorni fa ha fatto<br />

soffrire, al Forum di Assago, davanti<br />

a circa diecimila spettatori,<br />

i Knicks di New York di Danilo<br />

Gallinari e del suo allenatore ex<br />

D’Antoni. I più in forma tra le<br />

fila milanesi sono apparsi sia il<br />

teramano Mordente sia il teatino<br />

Mancinelli, poi l’esordiente nel<br />

campionato italiano l’ucraino<br />

Pecherov, micidiale il suo tiro.<br />

La Banca Tercas Teramo dovrà<br />

raddoppiare la propria concentrazione<br />

e la propria intensità.<br />

Mike Hall l’ex di turno, Diener, Zoroski, Ahearn, Fletcher & compagni,<br />

senz’altro faranno l’impossibile pur di tentare di contrastare la corazzata<br />

milanese, siamo fiduciosi. La Banca Tercas è scesa sul parquet giocando<br />

una gara bella, perfetta, contrastando adeguatamente una squadra completa,<br />

forte, dalla panchina lunga dove Bucchi e Valli potevano pescare a<br />

loro piacimento. La lettura della gara è stata perfetta fino alla fine poi, nel<br />

tempo supplementare, i nostri biancorossi sono andati in debito d’ossigeno,<br />

è mancata la lucidità necessaria per portare a termine un risultato<br />

che sarebbe stato eclatante ma meritato. Nella Banca Tercas, oltre al<br />

quintetto titolare, va segnalata l’ottima prova del giovane Polonara e di<br />

Bosgagin, Nella squadra milanese l’abruzzese Mancinelli è stato incontenibile<br />

e il vero artefice di un successo che ha fatto evitare una figuraccia<br />

al suo allenatore Bucchi. Risultato Milano batte Teramo 89 a 83. n


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