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n. <strong>66</strong><br />
LA RICCITELLI<br />
E I “SUOI”<br />
GIOVANI<br />
<strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong><br />
mensile di <strong>info</strong>rmazione in distribuzione gratuita<br />
C’È UNA<br />
LINEA SOTTILE<br />
pag. 06<br />
LA RIFORMA<br />
DELL’UNIVERSITÀ<br />
pag. 10<br />
FRANCO<br />
CHIONCHIO<br />
pag. 24
SOMMARIO<br />
n. <strong>66</strong> • <strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong><br />
3 Scommettiamo che...<br />
4 Berardo Rabbuffo<br />
5 Shop Art<br />
6 C’è una linea sottile<br />
8 ...e c’è una linea ancor più sottile<br />
9 “Dammi del Leo”<br />
10 La riforma dell’Università<br />
11 Margherita Hack<br />
12 Inalienabilmente vostro<br />
14 Morbosamente Sarah<br />
16 Il giro dell’immondo<br />
17 Campà cent’anne<br />
18 L’oggetto del desiderio<br />
20 La Riccitelli e i “suoi” giovani<br />
21 Note Linguistiche<br />
22 Teramo culturale<br />
23 Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />
23 Serenità<br />
24 Franco Chionchio<br />
26 Il film del mese<br />
28 Calcio<br />
28 Dura Lex Sed Lex<br />
30 Basket<br />
è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web<br />
www.teramani.<strong>info</strong><br />
scriveteci a<br />
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Redattore Capo: Maurizio Di Biagio<br />
Coordinatore: Maria Grazia Frattaruolo<br />
Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Raffaello Betti,<br />
Giuseppina Bizzarri, Maurizio Di Biagio,<br />
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Leonardo Persia, Yuri Tomassini, Carla Trippini<br />
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione<br />
di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione<br />
né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo<br />
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<strong>Teramani</strong> è distribuito in proprio<br />
l’Editoriale<br />
La Televisione<br />
Belén Rodriguez farà parte<br />
dell’ammucchiata del Festival di<br />
Sanremo, una “lama a doppio filo”<br />
(parole sue) che può spedire dritti in<br />
paradiso o precipitarti nella polvere?<br />
Dopo la bestemmia “contestualizzata”<br />
del Premier, la Rai è matura per<br />
“contestualizzare” le ammissioni sull’uso<br />
della cocaina da parte della show-girl, la<br />
bellona diventata celebre nel 2008 per aver<br />
accusato Luxuria – mani a cuneo tra le cosce<br />
– di invidiarle quello che la ex-parlamentare<br />
prima o poi si sarebbe defalcato una volta<br />
per sempre (Wladimiro Guadagno è<br />
transgender e non lo farebbe mai). Per<br />
adesso però sta attraversando un periodo<br />
critico, la permanenza in Africa per girare il<br />
cinepattone la obbliga a lunghe astinenze<br />
da cellulari e diavolerie tecnologiche dalle<br />
quali è inseparabile. Sarebbe addirittura<br />
di<br />
Yuri<br />
Tomassini<br />
tomas.yuri@gmail.com<br />
Scommettiamo che...<br />
sull’”orlo della pazzia” (anche qui parole sue).<br />
Mamma Rai, preoccupata, fa sapere che<br />
sta lavorando per lei, ormai il gruppone per<br />
la volata finale verso le seratone sanremesi<br />
sta coagulando. Dov’è l’insolito, lo “strano”<br />
in questa vicenda da italietta tamarra che il<br />
pomeriggio del 25 dicembre si accatasterà<br />
nei cinema per sgolarsi l’ennesima boiata<br />
vanziniana? Lo “strano” è che, per un<br />
ammissione del tutto simile a proposito<br />
di stupefacenti, Morgan del talent-trashshow<br />
X-Factor fu piazzato, qualche mese<br />
fa, davanti ad un plotone di esecuzione,<br />
licenziato da Mamma Rai e poi giustiziato.<br />
Sarebbe interessante conoscere, tra l’altro,<br />
quale sia stato all’epoca il pensiero del<br />
“contestualizzatore” mons. Fisichella. La<br />
signorina, che stupidina non è, durante<br />
un’intervista sul set africano ha anche<br />
buttato lì che l’autentico sogno della sua vita<br />
è avere al più presto un figlio e poi recitare<br />
in un film di Pedro Almodovar. Tradotto:<br />
non sono più la spericolata che slinguazza<br />
col pentito tricologico Fabrizio Corona, non<br />
sniffo più, ho smesso di fare gestacci e dire<br />
parolacce in tv e ho scoperto pure il cinema<br />
d’autore. Mi sono ripulita e mi sento pronta,<br />
prontissima, per siglare il contratto d’oro<br />
sanremese. n<br />
3
4<br />
ott <strong>2010</strong><br />
POLITICA<br />
Politica in movimento<br />
Un futuro e<br />
libertà<br />
per Rabbuffo<br />
La nuova destra che<br />
avanza come un<br />
tornado ha Berlusconi<br />
nel suo mirino. La fine<br />
del tycoon-barzellettiere<br />
rappresenta senza dubbio<br />
la consacrazione di un<br />
Futuro senza più i lacci e<br />
laccioli di norme ad aziendam,<br />
ad personam, norme<br />
insultate spesso, bypassate, violentate, deturpate, azzerate. Un Futuro<br />
e Libertà per l’Italia. Un guizzo d’orgoglio per tanta gente delusa da una<br />
politica fin troppo affaristica che non conserva più l’afflato vitale di una<br />
comunità che dalla base discuta, ragioni, dissenta, proponga. Tutto è<br />
calato dall’alto: nomine, sindaci, ordini imperiali, bolle papali. Fli ancora<br />
non ha un suo “manifesto” anche se Berardo Rabbuffo, consigliere Pdl<br />
alla Regione, prova a tracciare una rotta. Che inevitabilmente parte da<br />
un piccolo regno nell’occhio del ciclone in questi giorni, nei pressi della<br />
curva del tabaccaio.<br />
A scanso di equivoci, come<br />
siamo messi a cognati?<br />
“Tranquillo. Vede, a Fini per<br />
Montecarlo hanno fatto un’opera<br />
di linciaggio come - con i dovuti paragoni<br />
– a suo tempo fecero a me<br />
prendendo a pretesto le problematiche<br />
del traffico”.<br />
Sicché a Teramo abbiamo Il<br />
Giornale!?<br />
“Ce ne sono alcuni che appartengono<br />
a dei potentucoli locali. C’è un<br />
giornale asservito che, senza avere Feltri al timone, ha fatto opera di<br />
killeraggio nei miei confronti non riuscendoci: ciò spiega la mia elezione<br />
nel listino”.<br />
Metodo Boffo in città?<br />
“E c’è stata pure una connivenza all’interno dell’amministrazione<br />
comunale e forse anche del Pdl. Chiodi comunque ufficialmente mi ha<br />
sempre difeso”.<br />
“...C’è un giornale<br />
asservito che, senza<br />
avere Feltri al timone,ha<br />
fatto opera di killeraggio<br />
nei miei confronti non<br />
riuscendoci...”<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
Tempi duri anche per le sedi An.<br />
“Non lo dica a me, ci ho rimesso di tasca mia qualche migliaio di euro<br />
per pagare l’affitto di Via Oberdan fino a dicembre”.<br />
L’ultima volta che ha parlato con il senatore Paolo Tancredi?<br />
“Molto tempo fa, in occasione della formazione della giunta. Non<br />
condivido il modo con cui ha gestito questa provincia: la politica deve<br />
liberare non opprimere”.<br />
Di Zio monopolista tra un hotel, Vicolo stretto ed una Stazione<br />
Sud.<br />
“Il monopolio non va mai bene, uccide la concorrenza: a Teramo trattammo<br />
con una ditta di rifiuti di Sogliano sul Rubicone: avremmo avuto<br />
uno sconto, guarda caso subito dopo Di Zio calò il prezzo pure lui”.<br />
Venturoni?<br />
“Ce la farà”.<br />
Il suo futuro e la sua libertà è davvero il suo Futuro e Libertà?<br />
“Guardi, sta per nascere un grande partito, uno schieramento capace di<br />
abbracciare tutti i moderati, che si candida a governare in maniera più<br />
adatta ai tempi in un tempo senza più ideologie”.<br />
Del Pdl che facciamo?<br />
“Il Pdl è un grande contenitore vuoto in cui attraverso una sequela di<br />
nominati dall’alto non esiste più una dialettica interna. Anche per gli<br />
iscritti non è un bel periodo…”.<br />
Beh, effettivamente lì vedo spesso in giro per il Corso.<br />
“Prima salivano<br />
le scale, aprivano<br />
il giornale, discutevano,<br />
dicevano<br />
tu hai sbagliato,<br />
tu hai fatto bene,<br />
c’era dialettica,<br />
mentre adesso è<br />
cambiata l’aria,<br />
non c’è più confronto”.<br />
Che cosa si è<br />
rotto nel Popolo<br />
delle Libertà?<br />
“Non sono stato<br />
eletto dal Pdl<br />
ma nel listino di<br />
Chiodi: è lui che<br />
sostengo. In verità<br />
io ho sempre seguito Fini e un PDL senza il cofondatore Fini per me<br />
non ha senso”.<br />
Che le ha detto il Presidente della Camera?<br />
“In bocca al lupo. Stiamo formando una nuova figura politica sociale,<br />
liberale, nazionale ed europea: quando inizi un nuovo cammino sei<br />
spaventato però se ti giri indietro giudichi spaventoso il posto in cui eri<br />
ieri”.<br />
Ma diciamoci la verità, non è che è andato via perché non<br />
l’hanno accontentata a dovere? Sa, capita spesso.<br />
“No, non è questo il motivo, avrei potuto avere di più dov’ero; il reale<br />
motivo è che io faccio le cose per passione, perché credo ancora ad<br />
una politica che ha la gente in mente. Se avessi voluto fare i miei interessi<br />
mi sarei potuto stare buono e tranquillo e attendere, io invece ho
EVENTI<br />
Arte in strada<br />
Shop<br />
Art<br />
Ètrascorso ormai un anno<br />
da quando, per iniziativa di<br />
alcuni volenterosi facenti<br />
capo a Grazia Ricci, si svolge<br />
in Via D’Annunzio una iniziativa<br />
che dovrebbe rappresentare<br />
un esempio da seguire da parte di<br />
altre Vie della nostra città.<br />
Shop Art è una manifestazione,<br />
ormai collaudata e consolidata,<br />
nata da un gruppo di artisti, fotografi,<br />
artigiani che hanno avuto<br />
l’idea di ubicare il proprio studiolaboratorio<br />
in una via intitolata<br />
proprio a Gabriele D’Annunzio,<br />
uno dei più grandi poeti del ‘900.<br />
Allora perché non rafforzare<br />
l’identità artistica di questa via?<br />
Così è nata Via Gabriele D’Annunzio<br />
Shop Art, con l’intento<br />
di proporre un evento ogni primo<br />
sabato del mese.<br />
Si può tranquillamente considerare<br />
Shop Art come un evento di<br />
indossato l’elmetto e sono sceso in battaglia<br />
perché con Fini nasce un’idea nuova su cui<br />
tutti ci metteremo in gioco”.<br />
Capitolo termovalorizzatore: è d’accordo?<br />
“Sì, è un ottimo modo per liberarsi dei<br />
rifiuti ma bisogna indire le gare ad evidenza<br />
pubblica”.<br />
Piccolo particolare.<br />
“Le gare d’appalto europee sono imprescindibili”.<br />
Ma nella sua avventura non c’è pericolo<br />
di fare il carico di scontenti Pdl?<br />
“Non è il nostro obiettivo e penso nemmeno<br />
quello dei delusi. Fli non è un ripiego:<br />
bisogna comprendere appieno il messaggio<br />
che è rivoluzionario e non certamente un<br />
discorso localistico per qualcuno che non ha<br />
avuto spazio”.<br />
Ma dovevate imbarcarvi Catone in<br />
quest’avventura. La base, quella in<br />
formazione, è delusa.<br />
“Al pari di altri parlamentari Catone è stato<br />
delegato nella regione dove risiede: tuttavia<br />
questa è ancora una logica in fieri, siamo un<br />
progetto in evoluzione”.<br />
Chi farà parte della compagine futurista?<br />
“Noi stiamo assistendo ad un cambiamento<br />
epocale, dove si guarda ad un sistema total-<br />
dalla<br />
Redazione dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
“Economia Politica” che stimola arricchisce la città della sensibilità<br />
verso l’Arte e che di conseguenza si fa apripista nella valorizzazione<br />
di tutte le vie del centro, non solo sotto l’aspetto commerciale ma<br />
anche come occasione di incontro tra le persone. Tutto questo sarà<br />
reso possibile grazie alla proficua<br />
collaborazione tra gli artisti, gli<br />
artigiani e i residenti della via,<br />
generando relazioni di solidarietà e<br />
sinergia con tutti i cittadini.<br />
Attraverso performance che hanno<br />
come oggetto la poesia, la musica<br />
e la scultura, ma aperte anche ad<br />
altre forme artistiche in genere,<br />
quindi con la partecipazione di<br />
artisti noti a sostegno di artisti<br />
emergenti Art Shop ridisegna una<br />
nuova identità della via, tanto da divenire un evento unico che ha<br />
come protagonisti non solo artisti e<br />
cittadini teramani ma si fa anche vetrina<br />
per tutti coloro che, provenendo da<br />
altre parti d’Italia, vorranno partecipare.<br />
L’operazione Shop Art di via D’Annunzio<br />
che tenderà naturalmente ad<br />
allargarsi alle Vie circostanti, come ad<br />
esempio Via Carlo Forti, costituisce<br />
Grazia Ricci<br />
la possibilità concreta di migliorare<br />
la qualità della vita dei cittadini e di<br />
conseguenza dell’intera nostra città. In occasione di Shop Art, Via<br />
D’Annunzio viene rigorosamente chiusa al traffico per l’intera giornata,<br />
proprio per consentire una tranquilla e rilassante passeggiata,<br />
immersi nell’arte. Alcuni locali e fondaci, chiusi da troppo tempo,<br />
saranno riaperti e utilizzati come estemporanei spazi espositivi<br />
rallegrati dalle esibizioni di giocolieri e musicisti di strada.<br />
In occasione dell’appuntamento di Novembre, l’atmosfera<br />
sarà resa ancora più accattivante dall’aroma avvolgente delle<br />
caldarroste. n<br />
mente nuovo e dove però finora le promesse<br />
sono state disattese. Nel Fli avremo personaggi<br />
di tutti i crismi: io vorrei molti giovani,<br />
anche se vengono da altre esperienze, Fli<br />
non è An in sedicesimi”.<br />
An però resta nel cuore<br />
“Sono rimasto An dentro. Io sono sempre per<br />
il sociale, per l’ordine, per la trasparenza, tutti<br />
principi che ho sempre cercato di applicare<br />
nella mia vita politica. Il partito è uno strumento:<br />
se questo invece diventa un discorso<br />
autoreferenziale e verticistico che tenta ad<br />
escludere, allora che ci stai a fare? diventa<br />
un sistema di potere”. n<br />
5<br />
ott <strong>2010</strong><br />
...un evento di “Economia<br />
Politica” che stimola<br />
arricchisce la città della<br />
sensibilità verso l’Arte e che<br />
di conseguenza si fa apripista<br />
nella valorizzazione di tutte le<br />
vie del centro...
6<br />
ott <strong>2010</strong><br />
SOCIETÀ<br />
La televisione<br />
C’è una<br />
linea sottile<br />
Brutta storia quella di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa e abusata<br />
dallo zio ad Avetrana e il cui corpo è stato ritrovato il 7<br />
ottobre.<br />
Ma brutta storia anche quella di Giovanna, Michele, Giulia,<br />
Simone e Alessandra! Brutte storie quelle di abusi, stupri, incesti e<br />
pedofilia.<br />
E, se pur la parola “brutta” non rende giustizia all’orrore che si consuma<br />
nel sottobosco della peggior delinquenza e soprattutto all’interno<br />
delle pareti domestiche, mi limiterò ad<br />
usare tale termine per non cadere nel<br />
volgare.<br />
Adesso però mi stacco dal caso particolare,<br />
da cui ho preso spunto solo per<br />
introdurre un discorso ben più ampio, e<br />
sposto il campo visivo all’universale, quindi<br />
non scriverò più della povera Sarah e della<br />
sua famiglia, nelle cui dinamiche familiari<br />
non oserei mai addentrarmi non avendone<br />
il diritto.<br />
Secondo le ultime statistiche, il 70%<br />
degli abusi sessuali sui minori avviene in<br />
famiglia. Le violenze intrafamiliari sono<br />
sempre esistite, anzi, forse un tempo, quando molte famiglie vivevano<br />
in monolocali e si dormiva in 5 o in 6 nella stessa stanza, sicuramente<br />
gli abusi erano più frequenti, solo che allora non se ne parlava. L’era<br />
dei mass-media ha finalmente portato alla luce molto fango e ha<br />
spinto molte vittime a denunciare i loro aguzzini.<br />
Eppure ancora non ci siamo.<br />
Alle soglie del Terzo Millennio abbiamo dei dati sconcertanti (70%!) e<br />
stiamo parlando solo dei dati ufficiali. Se venissero denunciate tutte<br />
le violenze consumate tra le mura domestiche forse la percentuale<br />
salirebbe vertiginosamente. Ma anche volendo attenersi solo alle<br />
stime ufficiali, esse sono comunque troppo elevate.<br />
A malincuore bisogna riconoscere che gli orchi sono dei personaggi<br />
presenti in tutte le epoche, passate, presenti e future. È chiaro che<br />
di loro bisogna parlare in continuazione. Mai abbassare la guardia e<br />
spegnere i riflettori!<br />
In questa sede, però, mi piacerebbe accendere i fari sui complici<br />
dell’orco.<br />
La riflessione è d’obbligo. Se il 70% degli abusi sessuali sui minori<br />
avviene in famiglia, e se la famiglia per definizione è un nucleo<br />
formato almeno da due o più persone, se dunque l’orco (sia esso il<br />
padre, il fratello maggiore, lo zio, il cugino o il compagno della madre)<br />
di<br />
Carla<br />
Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
agisce all’interno di un nucleo familiare... è implicito che ci sono<br />
delle persone che si aggirano evanescenti intorno alla vittima e al<br />
carnefice. Individui in carne e ossa che scompaiono come fantasmi.<br />
Esseri umani che respirano ma non emettono suoni. Bocche che si<br />
aprono ma tacciono. Occhi che vedono ma sono chiusi. Orecchie che<br />
sentono ma sono ovattate. In una parola... complici!<br />
Mai come in questi casi il silenzio diventa assenso.<br />
Se il mostro agisce indisturbato e trova terreno fertile in un ambiente<br />
familiare, è sottinteso che gli altri componenti della famiglia ne sono<br />
complici silenziosi e omertosi. D’accordo, anche i complici avranno<br />
paura dell’orco, oppure non vogliono rovinare l’equilibrio familiare, o<br />
ancora si vergognano, nascondono e rinnegano una tale mostruosità.<br />
I complici avranno, forse, anche delle attenuanti, ma non dovrebbero<br />
mai dimenticare che sono degli adulti e che, come tali, dovrebbero<br />
prendersi cura dei minori. Soprattutto quando questi minori sono i<br />
propri figli!<br />
Io mi batto sempre sul concetto di “prevenzione”, del quale avrò<br />
sicuramente scritto in altre occasioni, ma non m’importa di essere<br />
ripetitiva, anzi, credo che non se ne parli mai abbastanza. Sono fortemente<br />
convinta che uno degli aspetti della prevenzione per una sana<br />
crescita psico-affettiva dei ragazzi è data<br />
soprattutto dall’ascolto e dall’attenzione.<br />
È importante ricordare che una prevenzione<br />
efficace parte da un contesto<br />
educativo familiare e scolastico capace<br />
di dare ascolto al bambino e ai suoi<br />
bisogni, nelle differenti fasi evolutive. La<br />
prevenzione costituisce l’elemento chiave<br />
in tema di abuso sessuale.<br />
Prevenire vuol dire stare un passo avanti,<br />
significa fare in modo che questo drammatico<br />
evento non si verifichi mai. Significa<br />
innanzitutto favorire e potenziare le<br />
condizioni individuali, familiari e sociali<br />
che proteggono un bambino, ostacolando il verificarsi di un abuso.<br />
Guardare negli occhi i nostri figli, è prevenzione. Ascoltarli, è<br />
prevenzione. Dar voce ai loro bisogni, è prevenzione. Contenere la<br />
loro tristezza, è prevenzione.<br />
Riempire con l’affetto (e non<br />
con i regali) il loro vuoto, è prevenzione.<br />
Prendersi cura di loro,<br />
è prevenzione.<br />
Altrimenti, come canta Ligabue,<br />
“c’è una linea sottile fra tacere<br />
e subire. C’è una linea sottile<br />
fra star fermi e subire.<br />
Cosa pensi di fare? Da che<br />
parte vuoi stare?”.<br />
Io aggiungerei: “C’è una linea<br />
sottile fra nascondere e acconsentire. C’è una linea sottile fra fingere<br />
di non vedere e favoreggiare. TU cosa pensi di fare? TU da che<br />
parte vuoi stare?”.<br />
Cerca di stare sempre dalla parte di tuo figlio. Perché non c’è uomo,<br />
padre, marito, cognato o compagno che sia, che valga più della vita<br />
di un figlio. n<br />
Cerca di stare sempre dalla<br />
parte di tuo figlio.<br />
Perché non c’è uomo, padre,<br />
marito, cognato o compagno<br />
che sia, che valga più della<br />
vita di un figlio.
Cara Titti,<br />
seduti tutti intorno alla scrivania del<br />
Tuo Direttore abbiamo deciso<br />
di scriverti...<br />
sono passati quasi due mesi da<br />
quando sei andata via ad arricchire<br />
il cielo di una luce nuova.<br />
Una luce che si è spenta nella squadra<br />
Te.Am., che ti ha visto raggiungere tanti<br />
obiettivi comuni ma anche tanti tuoi<br />
personali: la macchina, il posto fisso,<br />
la casa, quanto sono stati importanti<br />
per te questi risultati!<br />
In questi anni ti abbiamo visto crescere<br />
professionalmente con tutta<br />
la dedizione e la passione che riuscivi<br />
a mettere in tutto quello che facevi,<br />
hai sostenuto la Direzione dei Servizi in<br />
maniera impagabile fino al prestigioso<br />
traguardo del Porta a Porta.<br />
Sei stata il cuore pulsante di tutte<br />
le nostre serate di tutti i momenti<br />
aggregativi, sei stata il colore<br />
delle nostre giornate grigie...<br />
chi ha morso la vita più di te?<br />
Qual è il miglior esempio per noi<br />
costretti a continuare il percorso<br />
senza di te?<br />
Una piccola grande donna che<br />
ha trovato sempre le modalità di vivere<br />
una vita piena senza né sconti<br />
né limiti...<br />
“Niente sarà più come prima”.<br />
Grazie Titti<br />
I tuoi Amici della Te.Am.
8<br />
SOCIETÀ<br />
La televisione<br />
ott <strong>2010</strong><br />
... e c’è una linea<br />
ancor più sottile<br />
B: «Anch’io. Ma secondo<br />
me non era da solo?<br />
Anche a portarla in quel<br />
pozzo... non so. E Sabrina<br />
che ruolo ha in questa<br />
storia?».<br />
A: «Mah! Questa storia mi<br />
puzza!».<br />
Diamine! E certo che<br />
“l’<strong>info</strong>rmazione”<br />
puzza!!<br />
Essendo una storia di abuso,<br />
stupro, omicidio (anzi, omicidio e poi<br />
stupro, in quest’ordine!), pozzo, fango e<br />
melma... già puzzava a prescindere! Fire.<br />
C’è una linea sottilissima fra <strong>info</strong>rmare e ingarbugliare.<br />
guriamoci adesso, che un tale intruglio<br />
C’è una linea ultrasottile fra documentare e spettacolarizza-<br />
si è mescolato a quella brodaglia che ci<br />
re. E, purtroppo, c’è una linea sottile come<br />
propinano a tutte le ore!<br />
un capello, fra... sdegnarsi e abituarsi all’orrore.<br />
In TV sembrano un branco di cani affa-<br />
Attenzione! Noi non ce ne accorgiamo, sempre su<br />
mati che rovistano nella spazzatura con la speranza di trovare l’osso<br />
tutt’altre faccende affaccendati, ma lentamente e<br />
più succolento: la verità. E noi lì, a guardarli mentre si azzannano e poi<br />
subdolamente ci stanno instillando a piccole dosi una<br />
fingono di leccarsi le ferite, a tifare per l’uno o per l’altro, a preferire<br />
droga letale. I primi sintomi sono indignazione e rac-<br />
“Porta a Porta” (incredibile la coincidenza con la raccolta domiciliare<br />
capriccio, poi si passa all’estasi con punte altissime<br />
dei rifiuti di Teramo Ambiente, denominata come la trasmissione di<br />
di chiacchiericcio e presunzione di giudizio, infine,<br />
Bruno Vespa, non credete?) a “Matrix” o viceversa.<br />
in un decrescendo di emozioni che via via vanno<br />
“Matrix”, d’altra parte, «... è ovunque. È intorno a noi. Anche ades-<br />
smorzandosi, si stramazza al suolo affogando in un<br />
so, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla<br />
mare di indifferenza.<br />
finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro,<br />
Fortunatamente però, c’è l’antidoto. I problemi di tutti i giorni ci ripor-<br />
quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato<br />
tano alla realtà. Fino a quando non avviene un altro caso di violenza.<br />
messo davanti agli occhi per nasconderti la verità». (Morpheus a Neo,<br />
E allora ci spariamo di nuovo in vena ore e ore di programmi TV dove<br />
tratto da Wikipedia).<br />
esperti, avvocati, criminologi, psicologi, magistrati, vittime e carnefici,<br />
Dunque... dicevamo? Ah! La verità!<br />
tutti insieme appassionatamente, come in un grande baraccone, facen-<br />
“La verità è come il vetro, che è trasparente se non è appannato. Per<br />
doci credere di avere in mano la verità, preparano una nuova miscela<br />
nascondere quello che c’è dietro basta aprire bocca e dargli fiato!<br />
esplosiva per la nostra prossima dose di “<strong>info</strong>rmazione”.<br />
(“Meno Male”, Simone Cristicchi). Mi piace.<br />
Per carità! L’<strong>info</strong>rmazione è sacrosanta. Senza di essa saremmo tutti<br />
D’accordo, siamo seri! Io presumo che la verità sia ciò che ognuno di<br />
degli ignoranti. Ma, quando diventa poltiglia masticata per giorni dai<br />
noi crede vero ma che poi, confrontato con quello che dice l’altro, risul-<br />
pescecani... allora si trasforma inevitabilmente in “dis<strong>info</strong>rmazione”. Ed<br />
ta essere falso. Che dite, mi sono incartata? D’accordo, allora diciamo<br />
è proprio in quel momento che produce gravi effetti collaterali.<br />
che la verità è un concetto talmente difficile da incastrare all’interno di<br />
Immaginiamo la scena. Ogni sera un ipotetico soggetto A si sfila le<br />
confini delimitati che si potrebbe tagliare la testa al toro e liquidare il<br />
pantofole, si sdraia comodamente sul divano, aggiusta i cuscini dietro<br />
discorso con un bel... “la verità non esiste”! Punto.<br />
la schiena, fa un lungo respiro per<br />
Oppure si potrebbe usare una metafora, che sicuramente è più d’effet-<br />
E, purtroppo, c’è una linea<br />
allontanare la tensione quotidiana,<br />
si rilassa, impugna il potere (vedi teto.<br />
Vediamo cosa mi viene in mente... Ecco ci sono!<br />
Cercare la verità è come cercare un assassino dentro una stanza dove<br />
sottile come un capello,<br />
fra... sdegnarsi e abituarsi<br />
all’orrore.<br />
lecomando) e... splash!! Una pappa<br />
<strong>info</strong>rme e oscura, ruminata per ore<br />
da bocche diverse, esce prepotentemente<br />
dal nostro bel televisore al<br />
ci sono mille specchi. Tu vedi la sua immagine riflessa in mille posti, ma<br />
non sai quale di quelle figure è reale. Però... c’è un modo per scoprire<br />
dov’è. Basta rompere tutti gli specchi! Alla fine, necessariamente, dovrà<br />
rimanere una sola immagine. Quella vera!<br />
plasma nero e lucido.<br />
Purtroppo, però, si è fatta l’una di notte e allora B si sveglia sbadiglian-<br />
Allora il soggetto B, che nel frattemdo<br />
e allungando le gambe prima rannicchiate sul divano, urta con una<br />
po si era sdraiato sull’altro divano, esordisce: «Stasera c’è un bel film<br />
gomitata A e dice con voce soporifera: «Spegni, va, che domani ci<br />
su Sky».<br />
tocca lavorare!».<br />
A lo interrompe: «Aspetta, scusa un attimo! Fammi sentire cosa dicono<br />
A sussulta infastidito e bofonchia: «Non puoi essere più delicato? – poi,<br />
su quella povera Sarah. Oddio! Lo stanno dicendo in diretta che è mor-<br />
mentre s’infila le pantofole – Ma... alla fine, chi era l’assassino?».<br />
ta! Guarda, c’è anche la mamma in televisione. Ma come fa a rimanere<br />
B: «Boh! Tanto... domani fanno le repliche!».<br />
impassibile? Io però l’avevo capito che era stato lo zio!».<br />
Clic sul tasto rosso. E domani è un altro giorno. n<br />
c’è una linea ancor più sottile fra intervistare e interroga-<br />
...e<br />
di<br />
Carla<br />
Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong>
EVENTI<br />
incontri<br />
“Dammi<br />
del Leo”<br />
...con la Riccitelli<br />
Leo Gullotta apre a Teramo la stagione di Prosa della Riccitelli.<br />
Giubbino blu minimal, da burocrate ai tempi degli alti papaveri<br />
di Mao. Labbra serrate, taglienti, quasi anticipatori di un improvviso<br />
scroscio di risata. Occhi vispi, farneticanti fino all’inverosimile,<br />
due biglie impazzite che rivelano un’anima clownesca repressa<br />
a stento. Ed è in lui, in Leo Gullotta, la possente dicotomia del saggio<br />
che invecchia dentro un corpo profondamente da ragazzino.<br />
Sessantacinque anni, di cui 50 tra film alla Vanzina, commedie<br />
pierinesche e picaresche, cabaret televisivi che hanno accompagnato<br />
due o tre generazioni tra chiappe al vento e pailette, fino ai primi<br />
sdoganamenti di Nanni Loy, il regista iper reality che raccontava tra le<br />
cucine di legno bianco aspra crudezza l’Italia che cresceva, e di Tornatore,<br />
siciliano come lui che con Baaria e Nuovo Cinema Paradiso lo ha<br />
praticamente nominato cavaliere del lavoro. Passando per Vajont di<br />
Martinelli, per il teatro, fino alla lunga stagione del Bagaglino, 21 anni<br />
per raccontare la lenta agonia della prima repubblica.<br />
“Dammi del Leo” proruppe Gullotta alla presentazione a Teramo della<br />
pièce teatrale “Le allegre comari di Windsor” all’interno della stagione<br />
di prosa della Riccitelli. Lo accennò per fendere quella cappa di occhi<br />
indagatori che lo circondavano. Lo chiamavano Gullottino quand’era<br />
più che uno scricchiolo quasi 14enne al Teatro Stabile di Catania.<br />
Iniziò a prendere confidenza con il sacro fuoco: ultimo di sei figli, in<br />
una famiglia semplice, è comunque cresciuto attorno a dei vari maestri<br />
di vita come Salvo Randone e Turi Ferro.<br />
Poi le luci della Capitale con il varietà. S’incupisce quando spesso gli<br />
rammentano che lui è un attore comico, aggettivo che in Italia, al pari<br />
dei giornalisti sportivi, incarnerebbe un sottoprodotto culturale, una<br />
collana Harmony, una sorta di bontempone illetterato che per sbaglio<br />
fa cose da grandi.<br />
“Eh che Jack Lemmon negli Stati Uniti era considerato uno tonto”<br />
sbuffa iracondo dal tavolo, “uno che è stato nel set di A qualcuno<br />
piace caldo ma anche in quello di Missing”. L’arguta doppiezza<br />
siciliana è cara a Gullotta tanto che apre a Pirandello, altro doppio di<br />
un continente colmo di controsensi e doppie chiavi di lettura. “Amo le<br />
trasformazioni” e di fatti la sua vita è una continua trasformazione tra<br />
gli assiti scricchiolanti del teatro e le starlette col numero di telefono<br />
incastonato negli ampi reggiseno a balconcino. Eppure in questo campo<br />
come nella vita occorre tanta curiosità. Il tono di voce è impostato,<br />
va e viene, d’arguzia, non è più quello siculo-lancinante del Bagaglino,<br />
ma segue le onde di un solfeggio prettamente melodrammatico.<br />
“Curiosi fino ad attapettarti sul tavolo” così conia un neologismo,<br />
o forse stravolgendo un vocabolo che non ricorda più, come speso<br />
capita alle nostre nonne. Su una cosa è lucidissimo: sui politici italiani<br />
che “sono molto più comici di noi”; “in politica, la stupidità non è un<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
handicap” fa sue le parole di Napoleone Bonaparte.<br />
A Teramo ha recitato in Le allegri Comari di Windsor interpretando<br />
Falstaff. “Un’opera vivace, di luce” racconta Gullotta, quasi mediterranea<br />
nel suo chiacchiericcio insistente e permaloso. Una pièce “che<br />
alla fine non ti farà subito chiedere dov’è parcheggiata l’auto o dove<br />
si va a mangiare la pizza, bensì ti farà godere due minuti pieni di<br />
silenzio meditabondo”.<br />
C’è chi gongola per i 2300 abbonati alla stagione di Prosa della Riccitelli.<br />
Chiaramente è il presidente Maurizio Cocciolito che in sei stagioni<br />
teramane non scorge segni di débâcle, anzi “mentre nelle altre città<br />
si assiste ad un ridimensionamento, vedi anche Il Piccolo di Milano,<br />
qui da noi la stagione ha avuto un aumento di altri 100 abbonati”.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<br />
Paolo Di Vincenzo<br />
<br />
<br />
<br />
Comunicazione, Scienza e Società<br />
<br />
<br />
<br />
Musica dal vivo<br />
<br />
Gli alumni raccontano<br />
<br />
<br />
<br />
Musica dal vivo<br />
<br />
Comunicazione: tra arte, vita e professione<br />
Leo Gullotta<br />
<br />
Il Preside della Facoltà<br />
e il Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della comunicazione<br />
consegnano i libretti alle matricole<br />
<br />
Spritz di benvenuto<br />
Teramo è una realtà che nel centro Italia, tolta ovviamente la Capitale,<br />
dice la sua, “è sicuramente al vertice”. Unico rammarico è quel contributo<br />
regionale, ritenuto da Cocciolito “fondamentale per il prosieguo”,<br />
che quest’anno non è stato all’altezza: “Se continua così non potremo<br />
andare avanti” è il grido d’allarme del presidente.<br />
Leo Gullotta riprende con un cerchio d’amore: “Odio gli spigoli e gli<br />
angoli, preferisco le forme rotonde, anche nelle persone amo le rotondità,<br />
nell’essere, nell’agire, del dare”. Chiude così: “Vivi come credi.<br />
Fai cosa ti dice il cuore …ciò che vuoi, una vita è un’opera di teatro<br />
che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente<br />
ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca<br />
senza applausi”. Che fa se le parole sono di Charlie Chaplin. n<br />
9<br />
ott <strong>2010</strong>
10<br />
ott <strong>2010</strong><br />
POLITICA<br />
L’Università<br />
La riforma<br />
dell’Università<br />
al traguardo?<br />
E quale riforma?<br />
Mentre sto scrivendo la riforma dell’Università sta entrando nel<br />
suo iter conclusivo: approvata dal Senato il 29 luglio scorso<br />
sarà discussa prossimamente in aula. Verrà approvata così<br />
com’è? Verrà approvata emendata? Non verrà approvata a<br />
causa della calendarizzazione in aula?<br />
Che la necessità di una radicale riforma del sistema universitario<br />
pubblico statale sia ampiamente condivisa è incontrovertibile ma che<br />
essa non risponda compiutamente alle esigenze reali e alle aspettative<br />
attese è altresì certo. Alla vigilia della discussione in aula emerge infatti<br />
uno stato di agitazione della docenza e dei ricercatori universitari in<br />
aperto dissenso rispetto alla ratio del DdL 1905 meglio conosciuto come<br />
decreto Gelmini e più in generale rispetto alle politiche economicofinanziarie<br />
di investimento e<br />
di decurtazione delle risorse<br />
umane dell’università quali L’essenza dell’Università<br />
vengono perseguite da anni e<br />
il cui progressivo programmato è la ricerca e soltanto lo<br />
inasprimento insidia l’esisten- stanziamento di congrui<br />
za stessa della istituzione.<br />
finanziamenti per lo<br />
Attualmente il clima è rovente e<br />
nonostante l’ampia discussio- sviluppo di una sua<br />
ne degli ultimi mesi in sede seria attività consente di<br />
parlamentare e i numerosi provvedimenti<br />
emanati il disegno promuovere un’offerta<br />
di legge di riforma del sistema formativa idonea a<br />
universitario allo stato attuale<br />
preparare adeguatamente<br />
permane ancora connotato da<br />
molteplici elementi di criticità. le generazioni future.<br />
La mobilitazione generale sta<br />
coinvolgendo sempre più gli<br />
atenei (più di 40 atenei, compreso l’ateneo teramano, stanno aderendo<br />
al rinvio della didattica e la percentuale di ricercatori che si sono<br />
dichiarati indisponibili alla didattica ormai supera il 70%, percentuale<br />
equivalente a circa 10000 ricercatori su 25683) contro una riforma che<br />
penalizza l’università pubblica tagliando i fondi di finanziamento e gli<br />
investimenti sia nella didattica che nella ricerca mettendo a rischio il<br />
diritto allo studio e la qualità dell’istruzione universitaria, e penalizza<br />
di<br />
Giuseppina<br />
Bizzarri dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
altresì la figura dei ricercatori universitari non riconoscendo loro in alcun<br />
modo le funzioni di docenza svolta ormai da anni né l’impegno profuso<br />
a livello organizzativo né il ruolo avuto nell’ampliamento, consolidamento<br />
e miglioramento dell’offerta formativa.<br />
C’è allora da chiedersi quali finalità e quali obiettivi si sarebbe dovuti<br />
prefiggere un intervento legislativo di radicale innovazione e riorganizzazione<br />
del sistema universitario? Solo a volerne individuare alcuni<br />
potremmo elencare l’introduzione di un sistema di valutazione che<br />
consenta di premiare e stimolare il merito scientifico e formativo, la<br />
revisione del sistema organizzativo e di governance degli atenei ormai<br />
inadeguata ai tempi, la revisione dei meccanismi di reclutamento, la<br />
reale garanzia del diritto allo studio, la riduzione del numero dei fuori<br />
corso e il miglioramento della qualità sia della didattica sia dell’offerta<br />
formativa erogata, una migliore collaborazione e integrazione tra il<br />
mondo universitario e la società civile, il sostegno e la promozione della<br />
competitività scientifica e della ricerca.<br />
Orbene tali esigenze di profonda riforma<br />
non solo non trovano compiute<br />
risposte nell’impianto del ddl ma<br />
sono ulteriormente penalizzate da<br />
una continua contrazione delle risorse<br />
economiche e dalle conseguenti<br />
limitazioni del turn-over che rendono<br />
di fatto insostenibile non tanto lo sviluppo<br />
quanto la stessa sopravvivenza<br />
del sistema universitario pubblico<br />
statale. L’essenza dell’Università è la<br />
ricerca e soltanto lo stanziamento di<br />
congrui finanziamenti per lo sviluppo<br />
di una sua seria attività consente<br />
di promuovere un’offerta formativa<br />
idonea a preparare adeguatamente le generazioni future.<br />
Il legislatore italiano va invece in controtendenza per via di una contrazione<br />
intollerabile delle risorse economiche a sostegno sia dell’intero<br />
sistema sia dei singoli attori che in esso operano. Tale contrazione è<br />
ancora più intollerabile ed incomprensibile se raffrontata con quanto<br />
stanno facendo altri Paesi europei (come ad esempio la Germania) che<br />
contrariamente a quanto si sta facendo nel nostro Paese incrementano<br />
considerevolmente gli investimenti pubblici in ricerca e formazione. La<br />
contrazione delle risorse avrà effetti devastanti non solo sulle attività di<br />
ricerca scientifica istituzionale pregiudicando ulteriormente la competitività<br />
del mondo accademico rispetto al panorama internazionale e privando<br />
la società tutta di un indispensabile apporto in termini di sviluppo<br />
tecnologico e competitivo, ma pregiudicherà tragicamente la capacità<br />
formativa degli atenei di fatto limitando fortemente il diritto allo studio<br />
previsto dalla Costituzione.<br />
Quanto alle risorse umane il disegno di riforma è ancor più penalizzante<br />
e sul piano del reclutamento di nuovi ricercatori e sul piano del riconoscimento<br />
dello status giuridico dei ricercatori già in servizio che sin dal<br />
1980 aspettano un intervento normativo di definizione del loro ruolo.<br />
Sotto il primo profilo la riforma, con l’introduzione del Ricercatore a<br />
Tempo Determinato (siglato RTD), aggraverà ulteriormente lo stato di<br />
precarietà delle nuove generazioni le quali, tra i vari livelli “pre-ruolo”<br />
del Dottorato di ricerca, Assegno di Ricerca e RTD, dovrebbero mettere<br />
in conto oltre 13 anni di precarietà istituzionalizzata prima di approdare
EVENTI<br />
il personaggio<br />
Margherita<br />
Hack<br />
a Teramo il 5 novembre<br />
Non scriverò dell’astrofisica e divulgatrice scientifica Margherita<br />
Hack, perché basta fare un clic su Google per scoprire che<br />
ci sono circa 310.000 risultati corrispondenti al suo nome.<br />
Non tenterò neanche di abbozzare qualcosa sulla scienziata<br />
e ricercatrice Margherita Hack, perché Wikipedia è sicuramente più<br />
attendibile di me. Non compilerò elenchi sull’attività politica della candidata<br />
alle elezioni europee del 2009 Margherita Hack. Non narrerò del<br />
passato della sportiva ed ex campionessa di salto in lungo Margherita<br />
Hack. E non mi addentrerò sulle scelte di vita dell’atea, animalista e<br />
vegetariana Margherita Hack.<br />
Perché altri saranno sicuramente più preparati di me in questi campi.<br />
Perché ci vorrebbero pagine e pagine di inchiostro. E poi perché tutte<br />
quelle citate sono solo categorie. Io credo che nessuna persona do-<br />
ad un posto fisso e depaupererà fortemente i<br />
ranghi dell’accademia. Una siffatta prospettiva<br />
infatti rischia di allontanare i giovani più<br />
brillanti dal mondo dell’università scoraggiandoli<br />
dall’intraprendere una “carriera” non<br />
garantita dalla stabilità e minata fortemente<br />
dalla mancanza di risorse che consentano, a<br />
quanti effettivamente meritevoli, di approdare<br />
ad un traguardo certo e duraturo.<br />
Per quanto riguarda invece i ricercatori confermati<br />
a tempo indeterminato – ben 25683<br />
– il disegno di legge di riforma rimuove ogni<br />
loro aspettativa futura di avanzamento di<br />
carriera in un contesto generale che rimane<br />
fortemente caratterizzato da meccanismi<br />
destinati a generare nuovo precariato. Ancora<br />
una volta i ricercatori, pur contribuendo<br />
in modo decisivo all’organizzazione della<br />
didattica nell’ambito della più vasta offerta<br />
formativa dei singoli corsi di laurea, non solo<br />
non vedono riconosciuta la loro funzione<br />
docente ma vengono scippati di un diritto<br />
sacrosanto alla giusta ed oggettivamente<br />
meritata progressione di carriera. Non<br />
viene valutato in nessun conto il fatto che<br />
le ultime riforme succedutesi nell’ambito<br />
del sistema universitario con i passaggi alle<br />
lauree triennali e lauree specialistiche o<br />
anche magistrali sono state rese possibili<br />
grazie al carico didattico che i ricercatori si<br />
sono assunti in uno spirito di collaborazione<br />
e di servizio all’istituzione senza che la legge<br />
li obbligasse su tale versante. A causa di ciò i<br />
ricercatori di oltre quaranta atenei, compreso<br />
l’ateneo di Teramo, non come rivendicazione<br />
di categoria ma nella direzione di una corretta<br />
comprensione del problema del sistema<br />
universitario in riforma hanno dichiarato la<br />
propria indisponibilità a ricoprire incarichi<br />
di<br />
Carla<br />
Trippini dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
vrebbe essere incastrata all’interno di una categoria.<br />
Scriverò della persona Margherita Hack. Perché a me piace parlare<br />
delle persone, dei sentimenti, delle emozioni.<br />
Ad esempio, nello scrivere il suo nome, spesso mi sono fatta fregare<br />
dall’emozione e ho scritto “Huck” con la “u”. Sono stata subito ripresa<br />
dagli addetti ai lavori che, scandalizzati, mi hanno richiamato all’ordine:<br />
«Attenta! Guarda che si scrive “Hack”, con la “a”!».<br />
Ragazzi... spero di non aver sbagliato anche qui!<br />
Comunque, tornando a lei, personalmente non ho ancora avuto il<br />
piacere di conoscerla e spero di avere questo onore quando verrà a<br />
Teramo. Però, avendo curato l’editing del libro scritto da lei a quattro<br />
mani con il Prof. Marco Santarelli (“Diario di un incontro”, edito da<br />
Zikkurat Edizioni&Lab), l’ho conosciuta un po’ tramite il DVD dal quale è<br />
partita l’idea dei due autori.<br />
Mi ha colpito la simpatia di Margherita Hack. Il suo accento fiorentino,<br />
la sua capacità di ridere come una ragazzina, la sua dote naturale a<br />
spiegare concetti astrusi (almeno per me, che ritengo che la matematica<br />
non sia la mia opinione!) in maniera così semplice, da farci accendere<br />
la lampadina in testa ed esclamare: «Adesso ho capito!!».<br />
Mi ha colpito la meraviglia con cui parla delle stelle le quali, forse, dopo<br />
la spiegazione scientifica perdono un po’ di magia, ma almeno abbiamo<br />
capito di che pasta sono fatte.<br />
Mi ha colpito la sua umiltà, quando dice che «Divulgare aiuta di più chi<br />
divulga che chi riceve la divulgazione. S’impara a capire quello che non<br />
s’è capito. Nello sforzo di spiegarlo, si arriva a capirlo meglio».<br />
Detto da un’astrofisica...<br />
Ed è per tutto questo che attendo con ansia di stringerle la mano. n<br />
didattici aggiuntivi per l’anno accademico<br />
<strong>2010</strong>/2011, attenendosi strettamente a<br />
quanto previsto dall’art. 32 del DPR 382/1980,<br />
determinando di fatto lo slittamento delle<br />
attività di apertura dei corsi.<br />
La mobilitazione partita inizialmente dai ricercatori<br />
si è poi allargata a tutte le componenti<br />
universitarie portando a quel processo di riflessione<br />
sulla riforma del sistema universitario<br />
all’insegna dei valori essenziali e fondanti<br />
quali la qualità della ricerca e dell’alta formazione<br />
come patrimonio irrinunciabile delle<br />
generazioni future. La protesta si è sempre<br />
più ampliata ed estesa; si sono moltiplicati i<br />
dibattiti, le assemblee, le mozioni e si è presa<br />
consapevolezza della necessità di alzare la<br />
voce e di dare contributi utili per i correttivi<br />
al progetto in discussione e per avere quella<br />
riforma che sia in linea con quanto saggiamente<br />
il nostro Presidente della Repubblica<br />
ha ribadito: “..e io vorrei che fossero salvate<br />
le spese per gli investimenti, per la ricerca e<br />
per l’Università riconoscendo il loro carattere<br />
prioritario”.<br />
Che sia finalmente la volta buona? n<br />
11<br />
ott <strong>2010</strong>
12<br />
ott <strong>2010</strong><br />
SATIRA<br />
Diritto di cronaca<br />
Inalienabilmente<br />
vostro<br />
porca... Televisione<br />
La luna che risplende nelle tenebre, gli spiriti, lo specchio<br />
dal responso implacabile; numeri sacri dalla forte carica<br />
simbolica; peccati capitali, gola, lussuria, avarizia, superbia,<br />
accidia, invidia e ira; virtù cardinali, forza, sapienza, giustizia,<br />
temperanza assieme a quelle spirituali, fede, speranza e carità, fin<br />
dalla notte dei tempi, incutono timore e rispetto, generando disagio<br />
e speranza. In mancanza di salde risposte, senza verità concepibili,<br />
l’arcano si trasforma in ambiguità. Sorgono forti componenti<br />
motivazionali inconsce che portano a considerare necessaria una<br />
certa proibizione, istituendo divieti e interdizioni, che provocano<br />
imbarazzo, vergogna e insulti.<br />
Così sono stati creati i tabù da infrangere nei reality show. Indignarsi<br />
dinanzi a un programma televisivo, che manda in onda orrore & disperazione<br />
come se<br />
fosse una musichetta<br />
dell’autoscontro<br />
col gonzo di turno<br />
seduto a cavalcioni<br />
sopra la spalliera<br />
dell’automobilina e<br />
il mozzicone appeso<br />
sulle labbra, fa parte<br />
della polpetta avvelenata<br />
che i network ci<br />
buttano dal video per<br />
entrare indisturbati<br />
in casa nostra. Poi ti dicono pure che se non ti piace la minestra che<br />
stai guardando puoi sempre cambiare canale, invece di puntare nel<br />
vuoto il telecomando e lo sguardo per terra.<br />
E allora, ben vengano quelle adrenaliniche puntate della Guerra nel<br />
Golfo; rientrare di fretta la sera per attarallarsi come un cane sul<br />
divano, il panino freddo della mezzanotte stretto in pugno e una<br />
birra calda, perché quelle nel frigo tua moglie te le ha già contate e<br />
per lei la matematica non è mai stata un’opinione.<br />
Che belli i razzi della contraerea, schizzano su nel cielo stellato di<br />
Bagdad come stelle comete; le bombe a grappolo fanno una fontanella<br />
colorata che sa tanto di Festa del Patrono de’ Noartri Paraculi,<br />
che ce ne stiamo al calduccio, i piedi sul camino, a rivendicare la<br />
sacralità dell’inalienabile diritto alla Cronaca vera, alla Vita in diretta,<br />
agli Amici di Maria, a Cambio moglie, alla Talpa, alla Fattoria, alla<br />
Sposa perfetta, ai Fatti vostri, al Verdetto finale, a Uomini e donne,<br />
...Diritto all’<strong>info</strong>rmazione che salta<br />
sempre fuori per le corna del tuo<br />
amico, ma subito negato se vuoi<br />
sapere di chi è una banca o se<br />
l’inceneritore dei rifiuti fa venire il<br />
cancro a chi ci abita vicino.<br />
di<br />
Mimmo<br />
Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
a Chi l’ha visto?, alle liturgie di Porta a Porta e alle Confidential<br />
Information di Emilio Fede. Diritto all’<strong>info</strong>rmazione che salta sempre<br />
fuori per le corna del tuo amico, ma subito negato se vuoi sapere<br />
di chi è una banca o se l’inceneritore dei rifiuti fa venire il cancro<br />
a chi ci abita vicino. Vai sul 2 ché c’è la moglie di quello che hanno<br />
fatto a pezzi il mese scorso col machete: glielo stanno rispedendo a<br />
pacchetti con la posta celere.<br />
Ehi tu, avvicina quel microfono, non si sentono i lamenti quando<br />
passa il postino! Infrangere un tabù è considerata cosa ripugnante,<br />
degna di biasimo e censura da parte della comunità. Ma visto che<br />
resistiamo a tutto tranne che alle tentazioni, sarebbe utile tenere<br />
bene a mente che non si vive di sola tv. Quando la sera tornate<br />
stanchi dal lavoro, se ancora ce l’avete un lavoro, tirate una carezza<br />
sul muso di vostra<br />
moglie, di vostro<br />
marito, di chi vi si<br />
sopporta e venite<br />
subito alle mani<br />
rinfacciandovi tutto<br />
quanto fin dal giorno<br />
del matrimonio,<br />
del vostro incontro,<br />
sbattendo a terra<br />
piatti, cristalli e vasellame.<br />
Trascinatevi<br />
poi sul pavimento<br />
con una sedia senza<br />
gommini per tutta<br />
la cucina. Capirete<br />
allora quanto importante<br />
sia spegnere<br />
il televisore per<br />
restare soli con<br />
se stessi e con un<br />
vicino che vi batte<br />
i pugni sul muro<br />
urlando per tutto il<br />
condominio: «Fatela<br />
finita, stronzi!». n
È arrivata la tua<br />
nuova vicina di casa.<br />
Risparmia subito il 10%<br />
sulla bolletta del gas metano.<br />
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14<br />
ott <strong>2010</strong><br />
CRONACA<br />
Profondo Sud<br />
Morbosamente<br />
Sarah<br />
Quando lo spettatore entra nel film<br />
Sarah Scazzi. Un nome che non appartiene più ad una ragazzina<br />
di quindici anni, ma un nome che in sé evoca mille<br />
orrori. L’orrore di uno zio mostro, forse, di una cugina assassina,<br />
forse, di una famiglia complice di segreti scabrosi e<br />
inconfessabili, forse. Di sicuro un nome che evoca mille immagini,<br />
mille telecamere, mille dirette tv, mille copertine, mille giornalisti,<br />
mille opinionisti, mille salotti tv, mille teorie, tesi e opinioni.<br />
Ed ecco allora che il direttore della Rai, Mauro Masi, interviene<br />
invitando le reti pubbliche (dopo quasi due mesi di show!) “ad un<br />
maggiore equilibrio nella trattazione degli ultimi casi di cronaca”.<br />
Ed ecco allora la Palombelli che invia una lettera al Tg5 per scusarsi<br />
direttamente con la povera Sarah, per tutto il circo mediatico<br />
macabro che si è creato.<br />
Ma Sarah Scazzi è anche altro. È il volto di mille persone che morbosamente<br />
seguono la notizia, ma quale notizia? I pettegolezzi, i<br />
sentito dire, i dettagli più intimi di<br />
chiunque sia coinvolto anche in<br />
modo trasversale nella vicenda.<br />
Se è vero che da un lato esiste<br />
un’<strong>info</strong>rmazione “deviatamente<br />
morbosa”, è anche vero che<br />
esiste un pubblico assetato di<br />
dettagli, di immagini.<br />
Ed ecco allora che Sarah Scazzi<br />
diventa motivo per fare una gita<br />
fuori porta. Dove? Ma è chiaro, ad<br />
Avetrana.<br />
Famiglie intere, anche con bambini<br />
al seguito, si sono recate a vedere la casa di Sarah, dove è stata<br />
uccisa Sarah, dove è stata nascosta Sarah. Una sorta di visita museale:<br />
guarda tesoro lì è dove l’hanno strangolata; ah, ecco questo<br />
è il pozzo; bambini state attenti a non cadere; sapete che qui ci<br />
hanno buttato una bambina come voi? Guardate bene tutto, così<br />
se la maestra vi fa fare il tema prendete pure un bel voto! Tesoro<br />
hai fotografato tutto?!<br />
Forse il Grande Fratello e tutti gli altri reality sul genere, hanno<br />
reso lo spettatore spione, bramoso di dettagli, di vedere coi<br />
propri occhi. Ma la casa dello zio Michele non è quella del Grande<br />
Fratello, lì non si è consumato uno spettacolo ma un dramma vero,<br />
un dramma che davvero ha spezzato la vita di una quindicenne.<br />
Forse il Grande Fratello<br />
e tutti gli altri reality<br />
sul genere, hanno reso<br />
lo spettatore spione,<br />
bramoso di dettagli, di<br />
vedere coi propri occhi.<br />
di<br />
Maria Grazia<br />
Frattaruolo<br />
oggimordo@teramani.<strong>info</strong><br />
Ma allora perché andare a vedere il pozzo dove è stato gettato il<br />
corpicino di questa ragazzina? Che gusto se ne può trarre? Cos’è<br />
che spinge un individuo ad Avetrana, a Cogne, ad Erba, a Perugia, a<br />
Novi Ligure? Sinceramente non so dare una risposta.<br />
Trovo tutto ciò un orrore nell’orrore, l’<strong>info</strong>rmazione a caccia di<br />
dettagli e un pubblico affamato di essi, un circolo vizioso dal quale<br />
difficilmente si esce, se non con un maggior rispetto del dolore, del<br />
privato, dell’intimo, di una minore ricerca del superfluo a vantaggio<br />
di una cronaca vera, pulita, sia da parte dei media che da parte del<br />
pubblico.<br />
Sarah Scazzi, un nome abusato. n
16<br />
ott <strong>2010</strong><br />
SATIRA<br />
Serenità<br />
Il giro<br />
dell’immondo<br />
in 80 fiducia nella giustizia<br />
di<br />
Mimmo<br />
Attanasi dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
imbarazzante. Tempi comici di<br />
fattura leggera, come in un copione<br />
di Feydeau. Uno schema<br />
quasi da pochade. Da segnalare<br />
la strana coppia: il famosissimo<br />
caratterista americano e un<br />
grande del teatro italiano. L’amministratore<br />
Joe Viterelli, che<br />
duetta con il principe del foro,<br />
l’avvocato Franco Volpi, in una<br />
memorabile scena dell’assurdo.<br />
Ma per<br />
Vincent Schiavelli<br />
compren<br />
Interpreti improbabili per<br />
personaggi di fantasia<br />
con l’incombenza di<br />
compiere un miracolo:<br />
riuscire a mettere in scena<br />
uno spettacolo di satira<br />
politica, un’opera da tre<br />
soldi sullo smaltimento<br />
dei rifiuti.<br />
Siamo tranquilli e sereni. Sereni come il cielo prima del<br />
fulmine; tranquilli e consapevoli delle difficoltà, dei luoghi<br />
comuni e delle contraddizioni cui bisognerà far fronte nella<br />
faticosa trasposizione, in chiave teatrale, di un classico<br />
dere<br />
meglio<br />
la situation comedy si pensi a un Berlusconi<br />
che nomina come proprio difenso-<br />
della narrativa mondiale. Rivisto e manomesso; un’anticipazione<br />
re Antonio Di Pietro. Roba da matti! La<br />
della moderna fantascienza, un romanzo di Jules Verne. Il traslato<br />
maggior parte della vena comica è data<br />
è ingenuo. L’allegoria non è sicuramente degna di un romanziere.<br />
dallo slapstick, il linguaggio del corpo;<br />
Della storia del londinese Phi-<br />
dal continuo scambio d’identità<br />
leas Fogg e del suo cameriere Joe Viterelli<br />
Checco Zalone<br />
e da tante paronomasie: semplici<br />
francese Passepartout, che<br />
giochi di parole.<br />
tentano di circumnavigare il<br />
“L’Austria, il cuore verde d’Europa,<br />
mondo in 80 giorni, per vince-<br />
è piena d’inceneritori!”, tuona dal<br />
re una scommessa stipulata<br />
proscenio Checco Zalone, aggiu-<br />
con i soci del Reform Club,<br />
standosi il cavallo dei pantaloni in<br />
rimarrebbe ben poca cosa, se<br />
una esilarante gag. E giù risate a<br />
non l’intento di raggiungere<br />
crepapelle e fragorosi applausi su<br />
un fine e onorare il proprio<br />
in galleria a sottolineare che da<br />
prestigio. In verità, anche per un quattrino<br />
quelle parti gli unici inceneritori<br />
ancora da buttare nella sacca e mettersi<br />
attivi sono due impianti viennesi e<br />
pure sotto le ruote della carrozza un cane<br />
uno minuscolo a Wels<br />
randagio per la fretta di tornare in tempo.<br />
Il casting è mission impossible.<br />
Marco Paolini<br />
(http://www.<strong>info</strong>rifiuti.com/<br />
luogoComune5.html).<br />
Interpreti improbabili per personaggi di<br />
La platea regala una<br />
fantasia con l’incombenza di compiere<br />
standig ovation a Marco<br />
un miracolo: riuscire a mettere in scena<br />
Paolini, quando questi si<br />
uno spettacolo di satira politica,<br />
Meg Ryan<br />
esibisce in un’orazione<br />
un’opera da tre soldi sullo smalti-<br />
pubblica, un sermone<br />
mento dei rifiuti.<br />
su vivibilità, traffico e<br />
“Il giro dell’immondo in 80 fiducia<br />
bike sharing, pedalando<br />
nella giustizia”.<br />
sollazzoso verso il par-<br />
Commediola borghese degli<br />
cheggio a due piazze del<br />
equivoci e brillanti trovate, in cui<br />
suo fiammante transatlantico su quattro ruote motrici. A questo<br />
lo spettatore non sta nella pelle,<br />
punto non vogliamo svelare altro, se non una fulminante battuta<br />
intrigato dalle boutade.<br />
Franco Volpi<br />
del primo attore:<br />
L’equivoco si chiarirà in un im-<br />
“T’avisse a crede che ‘ngh’è tutte ‘lla terre je ce vuje fa l’uje?!”.<br />
pensabile finale, più inverosimile di quelli immaginati durante un<br />
Sorry...<br />
illusorio girotondo di rivelazioni.<br />
Any resemblance to real events and/or to real persons, living or<br />
La lettura sociale che traspare nel testo si manifesta nei pro-<br />
dead, is purely coincidental<br />
tagonisti che incarnano il potere e che hanno l’unico scopo di<br />
(Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone reali, vive o<br />
mantenere la poltrona, scendendo continuamente a compromes-<br />
morte, è puramente casuale).<br />
si, inguaiando e peggiorando una situazione di per sé già troppo<br />
Sipario! n
SATIRA<br />
La poesia<br />
Campà<br />
cent’anne<br />
Nu jurne da lu mèdeche Giuhuànne<br />
pe’ ’nu cunzije, ’nda se dice, jette;<br />
e senza pêrde tempe je dicette:<br />
“I’ vulesse, dottò, campà cent’anne!<br />
A te, pirciò, te vuje addumannà<br />
pe’ ’st’ubbiettive che tiness’a fa”.<br />
Lu mèdeche pe’ ’n’àtteme armanette<br />
tra sbalurdite, mute e senza fiate;<br />
ma pu’, pensenne ch’ère ’na truvate,<br />
ridènne divertite j’arspunnette:<br />
“Se fusse cuscì fàcele, Giuhuànne,<br />
mô tutte nû campèsseme cent’anne!”<br />
E l’addre: “Scì, dottò, queste lu sacce;<br />
e i’ ci-ajògne pure: nda vo’ Ddije!<br />
Ma quelle che ti cerche è ’nu cunzije:<br />
diche, currêgge ’mpo’ quelle che facce,<br />
li cose che i’ sbaje a ffà, li vizie<br />
che tinghe pure, e mêtte cchiù judizie”.<br />
Lu mèdeche s’arfìce serie, e appresse,<br />
come vulesse stâ nu ccò a lu joche,<br />
sbuttò: “Care Giuhuànne, mbè, ’nu poche<br />
lu fume t’hî lascià: pecché ggià quesse<br />
– e te lu spièghe se nn’hî mai capite! –<br />
t’accorce de dicianne e cchiù la vite”.<br />
Giuhuànne lu ’rguardò ’mpo’ de traverse,<br />
annazzecò la cocce, e pu’ je fice:<br />
“Dicianne pe’ lu fume, tu me dice!?...<br />
’Mbè i’, dottò, chiss’anne nnì so’ perse;<br />
anze, dicesse manche ’nu minute,<br />
pecché ’ssu vizie mai lu so’ tenute”.<br />
’Mpo’ hitticàte e ’mpo’ soprappenzìre<br />
lu mèdeche sturciò la vocche, e appresse<br />
diciò: “Brave, Giuhuànne, nnì ’nu fesse!<br />
Però te diche: attente a lu bicchîjre:<br />
sbuddille spesse è grave, ca lu vine<br />
te fa ’rvintà lu fèteche farine”.<br />
“Lu vine, dice?... – j’arspunnò Giuhuànne,<br />
nghe ’nu mezze surrise su la vocche –<br />
s’è pe’ quesse la morte a me nen tocche,<br />
e i’ campesse pure dducent’anne:<br />
ca mai lu so’ sentite lu sapore<br />
che te’ lu vine, oppure addre liquore”.<br />
Mezze annuiate e mezze spazientite,<br />
lu mèdeche arbijò: “Tu... giuvinotte<br />
mô cchiù nen si’: pirciò da mezzanotte<br />
te t’hî da cumincià ffà ’na durmite”.<br />
“Dice bbone, dottò – scì bbenedette! –<br />
ma i’nghe li hallìne vaje a llette”.<br />
Mô quasce mpo’ lu mèdeche s’arràje,<br />
ma nghe ’nu tone affàbbele je dice:<br />
“Sapème tutte che ce fa felice<br />
’lla cose: ma pe’ scungiurà li huàje<br />
nghe ll’anne che t’hî tu, ce da iî’ piane;<br />
diche, mpo’ da li fèmmene luntane”.<br />
E qua Giuhuànne: “Ma, dottò, che vvu’?<br />
Nghe ’ssa cose che dice, a lu passate<br />
ggià poche vodde ce so’ pazzijàte,<br />
e mô è dicianne che nce joche cchiù!”<br />
E lu mèdeche: “Allore tu, Giuhuànne...<br />
ma pe’ che cazze vu’ campà cent’anne?”.<br />
Traduzione<br />
Vivere cent’anni<br />
Un giorno dal medico Giovanni<br />
per un consiglio [consulto], come si dice, andò;<br />
e senza perdere tempo gli disse:<br />
“Io, dottore, vorrei vivere cent’anni.<br />
A te, perciò, vorrei chiederti per<br />
quest’obiettivo cosa dovrei fare”.<br />
Il medico per un attimo rimase<br />
tra sbalordito, muto e senza fiato;<br />
ma poi, pensando fosse una trovata<br />
[uno scherzo]<br />
ridendo divertito gli rispose:<br />
“Se fosse così facile, Giovanni,<br />
tutti noi ora camperemmo cent’anni”.<br />
E l’altro: “Sì, dottore, questo lo so;<br />
e io ci aggiungo: come vuole Dio!<br />
Ma quello che ti chiedo è un consiglio:<br />
dico, correggere un poco quello che faccio,<br />
le cose che io sbaglio a fare, i vizi<br />
di<br />
Giovanni<br />
Di Girolamo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
che ho pure, e mettere più giudizio”.<br />
Il medico si rifece serio, e quindi,<br />
come volesse stare un poco al gioco,<br />
sbottò: “Caro Giovanni, ebbene, un poco<br />
il fumo lo devi lasciare: perché già quello<br />
– e te lo spiego se non l’hai [mai] capito –<br />
ti accorcia di dieci anni e più la vita”.<br />
Giovanni lo riosservò un po’ obliquo,<br />
dondolò la testa, e poi gli fece:<br />
“Dieci anni per il fumo, tu mi dici!?...<br />
Ebbene io, dottore, questi anni non li ho persi;<br />
anzi, direi neppure un minuto,<br />
perché questo vizio non l’ho mai avuto”.<br />
Un po’ sconcertato [come trasalito per<br />
la risposta] e un po’ soprapensiero<br />
il medico storse la bocca, e appresso<br />
disse: “Bravo Giovanni, non sei uno stupido!<br />
Però ti dico: attento al bicchiere:<br />
vuotarlo spesso è grave, in quanto il vino<br />
il fegato te lo fa diventare farina”.<br />
“Il vino, dici?... – ribatté Giovanni,<br />
con un mezzo sorriso sulla bocca –<br />
se è per questo la morte me non tocca<br />
[non mi sfiora]<br />
e io vivrei pure duecento anni,<br />
poiché mai ho sentito il sapore<br />
che ha il vino, oppure altri liquori”.<br />
Mezzo annoiato e mezzo spazientito,<br />
il medico ricominciò: “Tu un giovanotto<br />
adesso più non sei: per-ciò a mezzanotte<br />
devi cominciare a farti una dormita”.<br />
“Dici bene, dottore, – che tu sia benedetto! –<br />
ma io con le galline vado a letto<br />
[all’ora in cui si ritirano le galline]”.<br />
Ora il dottore quasi un po’ si arrabbia,<br />
ma con un tono affabile gli dice:<br />
“Sappiamo tutti che ci fa felici<br />
quella cosa: ma per scongiurare dei guai,<br />
con gli anni che tu hai, ci devi andare piano;<br />
dico, un po’ lontano dalle donne”.<br />
E qua Giovanni: “Ma dottore, che vuoi?<br />
Con quella cosa che dici, nel passato<br />
già poche volte mi ci sono divertito,<br />
ed ora sono dieci anni che non ci gioco più!”<br />
Ed il medico: “Allora tu, Giovanni...<br />
ma per che cazzo vuoi vivere cent’anni?”<br />
17<br />
ott <strong>2010</strong>
18<br />
ott <strong>2010</strong><br />
PREZIOSITÀ<br />
L’Oggetto del Desiderio<br />
L’Avorio<br />
Con il termine “avorio” si indica il materiale organico che proviene<br />
dai denti incisivi superiori dell’elefante. La convenzione<br />
di Washington del 1973 per la regolamentazione del commercio<br />
internazionale di specie in via di estinzione ha stabilito<br />
precise direttive internazionali per impedire il bracconaggio e lo<br />
sterminio degli elefanti, perciò questo materiale si avvia a diventare<br />
il simbolo di una epoca scomparsa. La sua esportazione è vietata e<br />
dunque, ciò che si trova legalmente<br />
sul mercato, in realtà proviene soprattutto<br />
da zanne fossili di mammuth o<br />
da quelle d’ippopotamo, del narvalo,<br />
del rinoceronte, del capodoglio. Può<br />
essere prelevato legalmente da ani-<br />
L’avorio<br />
nell’età vittoriana<br />
mali abbattuti<br />
perché vecchi e<br />
malati o morti<br />
Igioielli che caratterizzano il lungo re-<br />
naturalmente,<br />
gno della Regina Vittoria in Inghilterra<br />
l’avorio arriva<br />
(1834-1901) sono generalmente denomi-<br />
perciò da tutti<br />
nati “sentimentali” perché, attraverso la raf-<br />
i paesi africani<br />
figurazione di oggetti e figure reali, vengono<br />
con savane e<br />
rappresentati simbolicamente i principali<br />
branchi di ele-<br />
sentimenti: così il cuore rappresenta l’amore,<br />
fanti (Tanzania,<br />
la mano l’amicizia, il serpente l’eternità, il<br />
Mozambico,<br />
nodo è simbolo di unione, l’angelo della<br />
Gabon, Zaire,<br />
protezione divina.<br />
Kenia, Ghana),<br />
I pendenti, le spille, i collier, le parure e i bel-<br />
ma anche<br />
lissimi bracciali intagliati in un unico pezzo<br />
dalla Birmania<br />
d’avorio, si ispirano anche al repertorio na-<br />
e dall’India.<br />
turalista, ricco di rose, fiori, foglie, grappoli<br />
Qualunque sia<br />
d’uva, mazzi di fiori e cestini.<br />
l’origine, l’avorio<br />
È proprio nel tardo Ottocento che l’arte di<br />
è un materiale<br />
intagliare l’avorio raggiunge l’apice della<br />
che tende ad<br />
perfezione. Molto spesso questi gioielli era-<br />
indurire, disino<br />
imitati usando l’osso, assai meno costoso<br />
dratarsi perché<br />
ma che ingiallisce velocemente e non ha la<br />
è poroso, e a<br />
stessa consistenza e lucentezza dell’avorio.<br />
corrodersi a<br />
contatto con sostanze<br />
chimiche<br />
anche semplici come il profumo o le creme di bellezza.<br />
Deve essere stoccato con cautela e in buone condizioni climatiche:<br />
aria secca, fresca e al riparo dalla luce, precauzioni che valgono<br />
di<br />
Carmine<br />
Goderecci dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
anche per conservare gli oggetti e gli ornamenti ottenuti con la<br />
sua lavorazione.<br />
Di colore bianco crema, tendente al miele o al bruno, l’avorio si<br />
presenta a grana finissima<br />
con un motivo di venature<br />
traslucide e di cerchi<br />
concentrici, ognuno dei<br />
quali è spesso circa un<br />
cm e rappresenta sette<br />
anni di vita dell’animale.<br />
Questa caratteristica,<br />
visibile a occhio nudo, è<br />
ciò che distingue l’avorio<br />
vero da ogni sua possibile<br />
imitazione. Materiale<br />
tenero ed elastico, può<br />
essere intagliato e inciso<br />
molto facilmente con tecniche<br />
simili a quelle della<br />
lavorazione del legno; ogni<br />
oggetto viene poi lucidato<br />
con l’olio che dona una<br />
patina lucida e gradevole,<br />
mentre per mantenerlo<br />
pulito è sufficiente acqua e sapone. Per la sua scarsità ha numerosi<br />
sostituti e imitazioni: “la polvere d’avorio” si ottiene con gli scarti di<br />
lavorazione fusi con un collante dello stesso colore, “l’avoriolina” è<br />
un materiale plastico a base di celluloide al quale si è perfino riusciti<br />
a dare le venature traslucide dell’avorio vero, il corozo è il seme di<br />
una pianta africana, detto anche “avorio vegetale”. L’avorio è un<br />
materiale amato e utilizzato fin dagli albori della civiltà, con cui sono<br />
stati creati oggetti di ogni tipo come collane e bracciali, scettri e<br />
spade, statuette religiose, ombrelli, scatole, intarsi per mobili, pettini<br />
e tabacchiere. n
dalla<br />
20 Istituzioni cittadine<br />
Redazione dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
ott <strong>2010</strong><br />
La Riccitelli<br />
e i “suoi”<br />
giovani<br />
Abbiamo trascorso una intera giornata presso la sede della<br />
Riccitelli e quello che ci ha colpiti è stata la numerosa presenza<br />
di stagisti della Facoltà di Scienze della Comunicazione<br />
dell’Università di Teramo e della Luiss di Roma che collaborano<br />
alla organizzazione degli spettacoli Ve ne raccontiamo l’attività.<br />
Sono giovani, belli, pieni di entusiasmo e determinati. Sono il segno<br />
dei tempi, interpreti vitali di una realtà ancora non contaminata dal<br />
degrado intellettuale, portatori sani di idee, moderni, a volte un po’<br />
geniali a volte un po’smarriti, sostenitori delle più avanzate tecnologie<br />
ma ancora indifesi di fronte alla vita e alle sue complessità. Sono<br />
i giovani della Riccitelli, un gruppo nutrito e motivato di laureati e<br />
laureandi protagonisti attivi di stages formativi grazie a un accordo di<br />
convenzione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università<br />
di Teramo, a cui si è di recente aggiunta Emanuela, l’ultima del<br />
gruppo, diplomata in copy editing al corso Nuovi Giornalismi organizzato<br />
dal settimanale Internazionale e dall’Università Luiss di Roma e<br />
arrivata alla Riccitelli su richiesta di convenzione, sempre per stage<br />
formativo, della Luiss stessa.<br />
Gli leggi in faccia tutta l’intraprendenza dell’età, la voglia di dimostrare<br />
quello in cui credono ma anche di credere in quello che vogliono<br />
dimostrare. Hanno negli occhi quell’integrità e quel sano integralismo<br />
che l’età ancora gli concede, lusso che a vent’anni ti è consentito ma<br />
che si dovrebbe avere sempre senza timore di etichettature, quando<br />
invece dalla dimensione del bianco e nero passi alla consapevolezza<br />
del grigio e poi all’accettazione delle infinite sfumature di grigio.<br />
Loro, alla Riccitelli, sono entrati come un ciclone, non conoscono<br />
stanchezza, non si pongono limiti, non si tirano indietro, e passano dal<br />
rispondere al telefono al ricevere gli artisti, da una conversazione in<br />
inglese, purtroppo sempre un po’ stentata, alla macchina fotocopiatrice,<br />
dall’organizzazione dell’evento al controllo di un posto a teatro.<br />
Non guardano mai l’orologio, se serve arrivano molto presto e non<br />
glielo devi mai chiedere o ricordare, lo capiscono e lo fanno, restano<br />
ben oltre l’orario concordato, e la mattina diventa l’intera giornata,<br />
uno spuntino veloce in una delle<br />
stanze dove si consuma una originale<br />
pausa pranzo che diventa momento di<br />
incontro, di scambio, di battuta e dove<br />
ogni argomento diventa possibile e<br />
familiare, dal lavoro alla famiglia allo<br />
studio, dalle prospettive alle speranze,<br />
dalle ambizioni alle relazioni affettive<br />
che diventano amicizia tra loro e tra<br />
loro e gli altri della Società.<br />
Così, si insegna loro come muoversi<br />
nel mondo dello spettacolo e<br />
della comunicazione sfruttando le<br />
competenze e le conoscenze che<br />
hanno maturato nel corso di laurea, e loro insegnano come si può<br />
fare cultura parlando anche il linguaggio dei giovani, come mantenere<br />
la freschezza dei principi, come fare comunicazione sfruttando le<br />
tecniche più aggiornate e di più immediata efficacia.<br />
Ci si diverte, ci si diverte molto anche quando non tutto fila liscio,<br />
quando un errore sembra compromettere il lavoro di giorni, quando<br />
un contrattempo rallenta l’urgenza di un compito da portare a termine,<br />
quando l’obbiettivo da raggiungere ti sfugge ancora una volta<br />
di mano. Ci si diverte, ovviamente, quando Elena si rovescia il caffè<br />
addosso e macchia irreparabilmente il documento che ha in mano,<br />
quando una ordinazione al bar che deve alleggerire un pomeriggio<br />
pesante diventa senza volere la parodia della consumazione al<br />
ristorante del film “Harry ti presento Sally”, lì nella deliziosa interpretazione<br />
di Meg Ryan, qui nell’altrettanto deliziosa e ancor più indimenticabile<br />
performance di Danilo, ci si diverte quando si arrabbiano<br />
e litigano tra di loro come vecchie comari e si deve trovare il modo<br />
di addolcire il viso contratto di Maica che sembra sempre intenta in<br />
questioni di vitale importanza.<br />
E forse è proprio questo a fare la differenza, il senso dell’impegno,<br />
l’assunzione di responsabilità, l’imperativo nel voler far bene senza<br />
scuciture, e non glielo devi insegnare, scopri che loro lo sanno già<br />
naturalmente e semmai gli devi dire ora basta è ora di andare.<br />
Sono entrati alla Riccitelli come stagisti, sono diventati suoi compagni<br />
di viaggio, quasi figli da accompagnare con garbata discrezione e con<br />
l’occhio benevolo del genitore saggio. Il futuro è aperto davanti a loro,<br />
la ricerca, difficile del lavoro, di una dimensione sociale. Una famiglia,<br />
forse, il trasferimento in altre città, forse. E, magari, con un pezzetto<br />
di Riccitelli nel cuore. n<br />
Gli leggi in faccia<br />
tutta l’intraprendenza<br />
dell’età, la voglia di<br />
dimostrare quello in cui<br />
credono ma anche di<br />
credere in quello che<br />
vogliono dimostrare.
CULTURA<br />
Note linguistiche<br />
Il linguaggio<br />
politico<br />
Tra i linguaggi settoriali, quello politico è<br />
senza dubbio, il più difficile da comprendere,<br />
il più complesso, il più ricco di parole<br />
e, se talvolta cerca di essere persuasivo<br />
per convincere il pubblico a dare ragione a chi parla, quasi sempre si<br />
rivolge ad un uditorio scelto e ben preparato nella politica. Per portare<br />
qualche esempio, il linguaggio politico si serve di parole e locuzioni come<br />
monocolore, tripartito, revisionismo, aperturismo, vertice, quadro, centro,<br />
centrismo, centralismo, centralità, carrozzone ministeriale, governo<br />
fantoccio, cane sciolto, spinte centrifughe, scavalcamento a sinistra,<br />
governo balneare, governo d’attesa, semestre bianco ecc.<br />
Nella pratica, ogni parola può avere un uso politico ma, per la formazione<br />
del vocabolario politico, ci sono delle costanti che illustrerò brevemente!<br />
«Avvocà!<br />
Voglio la separazione<br />
sessuale da mia moglie!»<br />
a cura di<br />
Maria Gabriella<br />
Di Flaviano dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
- la suffissazione in –ismo di molte parole comuni: laburismo, centri-<br />
smo, possibilismo, frontismo, verticismo, isolazionismo ecc…;<br />
- l’oggettivazione derivata da nomi propri: statalista o statalismo,<br />
fanfaniano, craxiano moroteo (da Moro) ecc;<br />
- la formazione di verbi in –izzare: sindacalizzare, liberalizzare, neu-<br />
tralizzare, fascistizzare ecc…;<br />
- il ricorso ai prefissi anti – contro – extra – ultra – cripto – pseudo –<br />
super – ecc…: antiliberale, controrivoluzionario, controriformista,<br />
extraparlamentare, criptocomunista, pseudo liberale, supernazionale,<br />
ecc…;<br />
- il ricorso ad altri lessici speciali come il lessico della geometria o<br />
della fisica da cui sono derivate parole e locuzioni come vertice<br />
(incontro al vertice), arco (i partiti dell’arco costituzionale), equidistanza<br />
(equidistanza dei partiti estremisti), dinamica (dinamica dei<br />
partiti) e quello militare come “politica di accerchiamento”, stato<br />
d’assedio, tregua, franco tiratore, contromanovra, aggiramento, fare<br />
quadrato, rettificare il tiro ecc…<br />
Nel linguaggio politico figurano anche numerose parole tratte dalla lingua<br />
latina come “referendum” che viene dal verbo referre (rispondere)<br />
e significa “da rispondersi”,: il referendum è, infatti, un invito a pronunciarsi<br />
mediante votazione su questioni di interesse nazionale; plenum<br />
(pieno) è la riunione plenaria di organi statali o di partito; ad interim<br />
(frattanto, nel frattempo) significa il periodo di tempo che intercorre<br />
fra il momento in cui un soggetto cessa dall’esercizio di determinate<br />
funzioni e il momento in cui avviene l’assunzione delle funzioni stesse<br />
da parte di un nuovo titolare, ecc… n<br />
21<br />
ott <strong>2010</strong>
22<br />
CULTURA<br />
Teramo culturale<br />
di<br />
Silvio<br />
Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
ott <strong>2010</strong><br />
Perché una<br />
come Luigi Manzotti, all’ingerenza monopolistica dell’Accademia Nazionale<br />
di Roma, fortemente autoritaria e poco propensa al rinnovamento, alla<br />
reazione drastica e libertaria degli anni Ottanta, sino ad arrivare alla totale<br />
disapparizione di oggi. Non so quanti fra i lettori abbiano preso coscienza<br />
Stagione di Danza<br />
che la danza d’arte è letteralmente<br />
sparita dai palinsesti televisivi italiani<br />
da almeno vent’anni, che nessun<br />
quotidiano nazionale ne parla più,<br />
che le sole produzioni di danza che<br />
richiamano l’attenzione dei media<br />
italiani amano la danza, ma spesso non sono disposti ad<br />
andare in teatro per vederla». Con queste parole Robert<br />
North, uno dei maggiori coreografi viventi, intervenendo<br />
«Gli<br />
due anni fa a un convegno a Teramo, sottolineava un punto<br />
sono quasi esclusivamente musical e<br />
talent-show, che il maggiore dei nostri<br />
teatri di tradizione, La Scala di Milano,<br />
programma in media sei spettacoli di<br />
danza l’anno contro i circa venti dei<br />
restanti teatri d’Europa. Purtroppo,<br />
dolente dell’attuale situazione della danza in Italia. Più di recente, sulla<br />
sembra davvero di essere tornati<br />
rivista “Danza è Cultura”, organo dell’Associazione Marchigiana Scuole di<br />
indietro di cinquant’anni. Come ai<br />
Danza, il sovrintendente del teatro di Fano ha rivolto un lungo scon-<br />
Serate Liliana Merlo 2007<br />
tempi bui della guerra e della forzata<br />
solato appello alle scuole di danza locali affinché seguano le iniziative<br />
(foto T. D’Ambrosio)<br />
omologazione sociale, il neoavanspet-<br />
che il teatro, assieme ad altre istituzioni artistiche del territorio, cerca di<br />
tacolo spopola e detta legge. Non c’è<br />
promuovere nel campo della danza. Non ci vuol molto, a uno sguardo<br />
da stupirsi, perciò, del fatto che i talenti espatrino, che le poche compagnie<br />
attento, per capire quanto i due fenomeni siano strettamente correlati.<br />
di alto profilo annaspino, che le scuole di danza siano sempre meno luoghi<br />
Ma partiamo dal secondo caso.<br />
di formazione e di ricerca e sempre più vivai di esibizionismo approssimati-<br />
Cosa sono, nella loro quasi totalità, le nostre attuali scuole di danza privavo<br />
e privo di sostanza, che il pubblico sia sempre più diseducato alla danza<br />
te? Sono, ormai da un quindicennio, associazioni sportivo-dilettantistiche<br />
d’autore. Quattro anni fa, dopo lunga gestazione, nasceva il progetto per<br />
affiliate a una serie di organismi nazionali, per lo più del tutto estranei alla<br />
una stagione abruzzese di danza internazionale. Non avendo precedenti,<br />
danza come tale, ovvero come forma d’arte autonoma. Queste affiliazioni<br />
il progetto veniva baldanzosamente presentato dal sottoscritto a L’Aquila<br />
garantiscono alle associazioni una notevole gamma di agevolazioni fiscali,<br />
e sottoposto al vaglio dei dirigenti delle massime stagioni di L’Aquila,<br />
divenute nel frattempo sempre più necessarie<br />
Pescara, Teramo e Sulmona. Lucida follia, sono pronto ad ammetterlo. Ep-<br />
ROBERT NORTH<br />
visto il prolificare di balzelli e l’aggravio dei<br />
costi di gestione. Fenomeno non casuale,<br />
pure per qualche momento la cosa si rivelò possibile, in linea con quanto<br />
accade in regioni come l’Emilia Romagna e le Marche, che da decenni<br />
«Gli italiani amano<br />
la danza, ma spesso<br />
non sono disposti<br />
ad andare in teatro<br />
per vederla»<br />
dovuto sia a una politica di liberalizzazione<br />
selvaggia che a un fenomeno diffuso di commistione<br />
tra pubblico e privato. Ecco dunque<br />
coniate terminologie finora impensabili, per lo<br />
più senza senso, come “danza sportiva”, “danza<br />
atletica” e via dicendo. La subordinazione<br />
alla categoria delle attività agonistico-motorie,<br />
producono e programmano spettacolo in maniera consorziata. Restò in<br />
gara solo Teramo e di questo in fondo mi rallegrai perché, come Annino Di<br />
Giacinto una volta mi disse, «la vera danza in Abruzzo è nata a Teramo».<br />
Le premesse c’erano tutte e, nel 2007, il progetto veniva convintamente<br />
abbracciato da Maurizio Cocciolito e dalla Società Riccitelli. Prendeva il<br />
nome di Serate Liliana Merlo, e si prefiggeva lo scopo di introdurre una<br />
nuova forma di programmazione artistica, culturalmente di spessore,<br />
l’esplicito riferimento al mondo della pratica<br />
saldamente ancorata alla storia del territorio cittadino. Ottenevo l’adesione<br />
amatoriale, ha di fatto provocato un’assue-<br />
di Elisa Guzzo Vaccarino, la più autorevole studiosa di danza del nostro<br />
fazione generalizzata all’abbinamento automatico fra danza e svago, e<br />
paese, e un’esclusiva nazionale con l’Hungarian National Ballet, tra le più<br />
il conseguente decadimento della danza ad attività ginnica, ricreativa e<br />
antiche e prestigiose compagnie del mondo. E tuttavia sia allora che l’anno<br />
ludica. Nulla di grave, in fondo, salvo che in questo modo l’arte sparisce.<br />
seguente, con la compagnia del Krefeld Ballettensemble in un magnifico<br />
La danza “d’arte”, come si intendeva una volta la danza della grande tradi-<br />
trittico di North, la risposta da parte del pubblico è stata modesta, poco<br />
zione occidentale, cede il passo alla moda, al conformismo, all’esteriorità,<br />
reattiva, oserei dire “distratta”. Insufficiente visibilità? Poca promozione?<br />
all’incultura. È inoltre da tempo consolidata anche a Teramo la consuetu-<br />
Forse sì, o forse non solo. È capitato poi il disastro del 2009, sanitopoli,<br />
dine che, per l’intero mese di giugno, si svolga la rassegna dei saggi di fine<br />
commissariamento, terremoto, e il progetto è stato accantonato – fino<br />
anno delle ormai numerosissime scuole di danza e di ballo, rassegna che<br />
a oggi – per lasciare posto ad altre priorità, che del resto pare esistano<br />
temo in città molti scambino per una sorta di festival del balletto. Fatto sta<br />
sempre quando si parla di cultura.<br />
che, coinvolgendo a vario titolo familiari e amici ed essendo per lo più a<br />
E dunque perché una stagione di danza a Teramo? Che senso potrà mai<br />
ingresso libero, in quei casi il teatro è strapieno. Che si tratti di un interesse<br />
avere? C’è già dell’altro, c’è già di simile, e a costi decisamente più con-<br />
sincero per la danza, naturalmente, è secondario. È un problema – a dirla<br />
tenuti. E allora perché? A che scopo cambiare? Io naturalmente, avendo<br />
tutta – che nasce da lontano, e che risale quantomeno al provincialismo<br />
vissuto al fianco di una persona come Liliana Merlo per trentacinque anni,<br />
italiano d’inizio secolo, allo stagnante manierismo di coreografi umbertini<br />
ho un mio perché, ma rivolgo il quesito ai lettori. Perché? n
ECONOMIA<br />
Coldiretti <strong>info</strong>rma<br />
Made in Italy<br />
Arriva stop a pubblicità sleale<br />
su origine cibi<br />
Con l’approvazione del ddl sulla competitività agroalimentare da<br />
parte dell’aula della Camera arriva per la prima volta anche lo<br />
stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli<br />
alimenti per quanto riguarda la reale origine geografi ca degli<br />
ingredienti utilizzati. Il testo prevede che l’origine degli alimenti dovrà<br />
essere prevista obbligatoriamente in etichetta e non potrà essere<br />
omessa anche nella comunicazione commerciale, per non indurre in<br />
errore il consumatore. Niente più pubblicità al succo di arancia con le<br />
immagini della Sicilia se viene utilizzato quello proveniente dal Brasile,<br />
come purtroppo spesso avviene. O ancora, niente pubblicità alle<br />
mozzarelle con le immagini del Golfo di Napoli se provengono dalla<br />
Germania come è successo per quella diventata blu. Una ulteriore<br />
novità è rappresentata dall’obbligo di menzionare la provenienza geografi<br />
ca di tutti gli ingredienti di cui viene indicato in etichetta il nome o<br />
l’immagine, dalle merendine alla fragola ai biscotti alle mandorle fi no<br />
alle patatine all’olio di oliva.<br />
La quasi totalità dei cittadini considera necessario che debba essere<br />
sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola<br />
contenuta negli alimenti e di conseguenza colmare questo ritardo<br />
è un risultato importante nell’interesse degli imprenditori agricoli e dei<br />
consumatori. Per l’Italia signifi ca anche valorizzare il vero Made in Italy<br />
in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono<br />
da maiali allevati all’estero senza una adeguata <strong>info</strong>rmazione, tre<br />
cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono<br />
stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura<br />
cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché non è<br />
obbligatorio indicarlo in etichetta. Negli ultimi anni con la mobilitazione<br />
di<br />
Raffaello<br />
Betti Direttore Coldiretti Teramo<br />
a favore della trasparenza dell’<strong>info</strong>rmazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere<br />
l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta<br />
fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine<br />
di oliva ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima<br />
per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai<br />
succhi di frutta. Il provvedimento che dovrà ora tornare all’esame del<br />
Senato, dove ha già ottenuto una prima approvazione, risponde anche<br />
ai nuovi indirizzi che vengono dall’Europa dove il Parlamento all’inizio<br />
dell’estate ha votato a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/<br />
provenienza per carne, pollame, prodotti lattiero caseari, ortofrutticoli<br />
freschi, tra i prodotti che si compongono di un unico ingrediente (che<br />
oltre al prodotto agricolo prevedono solo degli eccipienti come acqua,<br />
sale, zucchero) e per quelli trasformati che hanno come ingrediente<br />
carne, pollame e pesce.<br />
Evidenziamo al riguardo la notizia di alcuni giorni fa relativa al ritrovamento<br />
di tre mozzarelle colore rosa fi nite sulla tavola di una famiglia<br />
teramana che le aveva acquistate in un supermercato. i latticini non<br />
erano scaduti e provenivano dalla Puglia, almeno stando all’etichetta,<br />
e in cui l’Istituto Zooprofi lattico ha confermato la presenza di germi<br />
cromogeni che proliferano se viene interrotta la catena del freddo. Si<br />
auspica, quindi, che anche tale caso serva a riportare l’attenzione sul<br />
problema della trasparenza dell’origine dei prodotti di cui la Coldiretti si<br />
fa portavoce da anni. n<br />
Serenità<br />
“Io son sereno” dice l’arrestato<br />
“io son tranquillo” aff erma l’indagato.<br />
Ma il cittadino non è tranquillo aff atto<br />
parla da solo, quasi a dar di matto.<br />
Ma è possibile che la serenità<br />
la dia la Giudiziaria Autorità?<br />
Due sono i casi in quest’alternativa:<br />
o la Magistratura è sì cattiva<br />
dall’inventare false imputazioni<br />
per danneggiare le reputazioni<br />
e, quindi, questi poveri innocenti<br />
sono tranquilli e quasi sorridenti.<br />
Oppure son talmente consapevoli<br />
che di grandi schifezze son colpevoli,<br />
da essere sereni come il peccatore<br />
dopo l’incontro con il confessore.<br />
Delle due l’una: decidete voi.<br />
Ma fatemi un favore: d’ora in poi<br />
è molto meglio che siate un po’ agitati<br />
piuttosto che così rasserenati.<br />
Teramo, fi ne settembre <strong>2010</strong><br />
di Luigi<br />
Pardo<br />
23<br />
ott <strong>2010</strong>
SPORT<br />
Maurizio<br />
24 Pallamano<br />
Di Biagio dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
ott <strong>2010</strong><br />
Franco<br />
Chionchio<br />
Pece e vichinghe<br />
Franco Chionchio, da poco allenatore della nazionale italiana di<br />
pallamano, ricorda i tempi eroici di questo sport a Teramo.<br />
È uno sport strano. Di sicuro lo è. Anche l’attuale allenatore<br />
della nazionale italiana di pallamano, Franco Chionchio, ne era<br />
convinto quando ogni domenica dalla sua parrocchia, il Sacro Cuore,<br />
sconfi nava sans papier giù nel campetto d’asfalto della Gammarana<br />
alle 11 in punto per scrutare lo spirito indomito di quei ragazzacci<br />
che giocavano a fare i pionieri. La palla piccina lurida, nera, impeciata,<br />
non possedeva la sacralità di un pallone da calcio. E come tutti gli<br />
esploratori che si rispettino erano costretti ad ammantarsi di un’aura<br />
sconosciuta che suscitava meraviglia, incredulità e rispetto, nei pantaloncini<br />
così stretti degli anni ’70, dei Kempes e dei<br />
Cruijff, che nello scivolare ingrossavano l’immaginario<br />
e le favole. In poche parole, Da Rui, Di Basilio,<br />
Montauti, Melasecca,<br />
Paolucci, Pacinelli,<br />
i Tulli, Cordoni, e gli<br />
ombrelli che come<br />
contraerea dardeggiavano<br />
sul piccolo<br />
rettangolo della<br />
Gammarana. Chionchio<br />
di quel sagrato<br />
ricorda gli aspri refoli<br />
di olio di canfora che<br />
rendevano molli le gambe: i giocatori di allora come Mondiali Handball 1984<br />
La promozione nel gruppo B<br />
squali in mattanza erano costretti a compiere tra<br />
la gente cerchi concentrici sempre più piccoli e<br />
rabbiosi prima di fare capolino nell’arena che pulsava di vita propria,<br />
tra bestemmie, minacce e sputazzi.<br />
Quella era senza dubbio la pallamano che uno poteva immaginare<br />
che fosse. Quella che portava Chionchio e altri otto in un vecchio e<br />
sbuffante pulmino Mercedes al trofeo Normandia a Parigi nel ‘77, con<br />
qualcuno che per cimelio cercava di sgraffi gnare da un chiosco una<br />
statuetta della Tour Eiffel. Peccato che era legata con uno spago ad<br />
altre venti e il rovinare delle ceramiche fu lacerante come l’onta della<br />
vergogna che assalì i diciottenni teramani. Fuggirono come puledri.<br />
D’altronde erano i tempi dei pionieri, questi, quando nello spogliatoio<br />
del palazzetto di Ski in Norvegia, case basse di mattoncini rossi, a<br />
pochi km da Oslo, una bionda mozzafi ato fece irruzione nella doccia<br />
Il campetto della<br />
Gammarana è lontano,<br />
però chissà<br />
la pallamano, la vita,<br />
è uno sport strano.<br />
di<br />
dei teramani nudi come mamma li ha fatti per offrire una<br />
rosa: racconta Chionchio che i più imbarazzati erano loro.<br />
Lì era abitudine, come da noi scambiarsi le casacche<br />
a fi ne partita, omaggiare così l’ospite. Il borgomastro<br />
a fi anco della vichinga sogghignava a veder tanto<br />
impaccio latino, così arrogante invece dinanzi a<br />
fanciulle vestite. Quella fu per il teramano la partita di<br />
coppa persa per una palla impeciata che bloccava i tiri<br />
ai nostri corazzieri. Tempi eroici. Anche per un allenatore<br />
biancorosso, un certo Mratz che, per spiare la squadra locale<br />
di un paesino belga che stava provando gli schemi a porte<br />
chiuse nel proprio palazzetto, si improvvisò imbianchino, salendo fi n<br />
sul al soffi tto con pennello e cappellaccio bianco, mentre di sghembo<br />
memorizzava le alchimie. Chionchio dice che quella partita di coppa<br />
fu vinta di quattro. Si viaggiava spesso e le gitanate erano quotidiane.<br />
A Courmayeur qualcuno, in una tabaccheria, riuscì a impadronirsi<br />
di un intero orologio a cucù. Ci riuscì in un battibaleno ma dovette<br />
bissare l’incursione perché una volta tornati al pulmino si accorse che<br />
mancava la chiavetta per dare la corda al meccanismo. “Per 30 anni<br />
ho girato i campi d’Europa” geme l’attuale trainer della nazionale. Il<br />
vecchio Concetto Lo Bello, presidente di Federazione, l’additò come<br />
nemico per molto tempo solo perché alla premiazione di una Coppa<br />
Interamnia vinta nel 1980 contro gli slavi del Partizan di Gevgegljia,<br />
qualcuno da dietro gliene disse di tutti i colori: il fi glio poche settimane<br />
prima aveva concesso un rigore inesistente al Pescara, quando un<br />
certo Rigotto, un tizio basso e grassottello, spense le speranze biancorosse.<br />
Solo il gesto sventurato o forse proditorio<br />
di Giancarlo Puritani, allora presidente della Campo<br />
del Re, che si buttò letteralmente sull’auto di Lo Bello<br />
in fuga da Teramo, scongiurò una sospensione ad<br />
divinis. Il siciliano fu convinto dalla bontà del gesto<br />
e tornò sui suoi passi. “Ma è stato sempre convinto<br />
che fossi stato io a cantargliele quattro” rimurgina<br />
ancora Chionchio. Per giocare la sua pallamano il<br />
teramano barattò addirittura residenza con quella<br />
riminese, dando retta ad un tizio che gli assicurò in<br />
Romagna casa, scuola, e non si sa che altro: però<br />
sarebbe dovuto stare fermo sei mesi, e lui che ne<br />
aveva soltanto 19 di anni ed era nel giro della nazionale<br />
grugnì malcontento. Tornò dunque a casa. Era<br />
adesso il 1976 al campetto della Gammarana quando,<br />
anche per l’accanimento ostinato di Montauti,<br />
fu trascinato quasi di peso per una selezione che<br />
il trainer nazionale Vinko De Karis stava operando su una cernita di<br />
ragazzoni teramani: lui sull’asfalto non sapeva che pesci pigliare, poi<br />
gli dissero di tirare che lui il tiro ce l’aveva, il fi sico pure, e fu azzurro<br />
tutta una vita. Da allora in poi passò per società come Campo del Re,<br />
Wampum, Siracusa, Quick, Tonini, Cx orologi, Chieti, Città S.Angelo.<br />
Ha allenato Teramo e Sassari. Dal 2000 è consigliere federale e per<br />
cinque anni ha svolto il ruolo di team manager. Ora da settembre è<br />
allenatore della nazionale azzurra di handball. Ma c’è tanto lavoro da<br />
fare. Franco Chionchio non immaginava che dal 18° posto del ranking<br />
mondiale l’Italia potesse sprofondare al 35°.<br />
Il campetto della Gammarana è lontano, però chissà la pallamano, la<br />
vita, è uno sport strano. n
26<br />
ott <strong>2010</strong><br />
CINEMA<br />
Il film del mese<br />
L’insostenibile<br />
leggerezza<br />
dell’aria<br />
Shyamalan ricapitola il suo cinema<br />
in un extra-film<br />
Acqua e aria e terra e fuoco. Acqua è aria è terra è fuoco.<br />
Congiunzione (che, a volte, è anche separazione) e poi equivalenza.<br />
Il cinema dell’indian-american M. Night Shyamalan<br />
è tutto qui. Filosofico, in linea<br />
con la legge cosmica platonico aristotelica.<br />
Le quattro radici dell’universo, gli<br />
elementi primordiali di cui sopra, fanno<br />
del mondo, dell’esistenza e dell’uomo<br />
un essere vivente razionale. Ogni elemento<br />
naturale vive dell’altro, nessuno<br />
può essere scisso dall’altro. Dentro e<br />
fuori di sé.<br />
Signs, il suo capolavoro, era la visualizzazione<br />
ad alto grado mistico di una<br />
massima indiana: “Accendi il fuoco; ti<br />
farò vedere una bella cosa: una grande<br />
palla di neve!”. Dal fuoco della passione<br />
(amore, ira, dolore) si scatenavano le<br />
luci d’inverno interiori (il ghiaccio) che<br />
portavano un sacerdote episcopale<br />
a rinnegare Dio e sé stesso, fino a<br />
materializzare creature aliene terribili e<br />
incendiarie. Terra (mondo) e aria (vita)<br />
in subbuglio. Ma per spegnere gli alieni<br />
niente di più semplice che l’acqua,<br />
quarta essenza “quintessenza”. Dopodiché<br />
ricomposizione necessaria: ritorno<br />
della fede, ghiaccio sciolto, fuoco (familiare)<br />
ritrovato.<br />
Si accorsero in pochi, all’uscita del film,<br />
addirittura da molti stroncato, dell’infinita<br />
tessitura simbolico-religiosa spalmata<br />
su uno stile controllatissimo e magistrale, per niente mainstream.<br />
Mentre ci fu quasi una unanimità per The Village, più in leggibile<br />
linea nel mettere in luce, con furore, una certa tendenza mondia-<br />
di<br />
Leonardo<br />
Persia dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
le post-11 settembre a chiudersi dentro, a non voler varcare un<br />
confine tutto mentale, e per via di uno stile dimesso-spettacolare<br />
(inconfondibile) che finiva per amplificare horror e metafora. Lì si<br />
trattava di ri-dare aria e acqua a un terreno/territorio non più irrigato,<br />
limite estremo di condensazione. Scura opacità, in posizione di<br />
separazione rispetto alla brillantezza<br />
shining di fuoco e luce. L’America<br />
ha in parte superato quel periodo<br />
regressivo; l’Italia berluscopica ne<br />
sta scontando adesso l’apoteosi<br />
putrida. Arrivi al più presto, per farci<br />
di nuovo respirare, un flusso d’ariaacqua-terra-fuoco!<br />
Che il regista non fosse del tutto<br />
compreso in queste brillanti osservazioni<br />
forse inconsce ma ispirate al<br />
claustro-mondo monade che (non)<br />
viviamo, fu confermato da Lady<br />
in the Water, opera geniale sul<br />
narrare post-moderno bloccato e<br />
ripiegato su sé stesso che, per virtù di irrigazione sociale, nel film<br />
ricomincia a scorrere. L’acqua veniva mostrata come la sostanza<br />
primordiale da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna, simbolo cosmogonico<br />
di purificazione e rigenerazione,<br />
che era altresì metafora del cinema,<br />
liquido di luce. Forse davvero l’icosaedro<br />
platonico che, decomposto, diventa<br />
un tetraedro di fuoco e due ottaedri<br />
d’aria. Lo ha sempre saputo James<br />
Cameron, da tirare in ballo perché ne<br />
L’ultimo dominatore dell’aria, si<br />
riaffaccia il concetto, ormai stranoto,<br />
oltre che straniato, dell’avatar. Un<br />
concetto mi(s)tico, ancora, che sta a<br />
quest’ultimo film come stava la signora<br />
dell’acqua al film omonimo.<br />
Il dodicenne Aang (Noah Ringer) è<br />
the last airbender, unico superstite<br />
dei Nomadi dell’Aria, unico capace di<br />
dominare tutti e quattro gli elementi,<br />
in un mondo caratterizzato da terribili<br />
separazioni geo-politiche tra quattro<br />
regni rispettivamente intitolati agli<br />
stessi. Appare tra il ghiaccio, col fuoco,<br />
facendo esplodere l’aria, mentre Katara<br />
(Nicola Peltz), dominatrice dell’acqua,<br />
giocando un po’ troppo coi suoi<br />
poteri, che la porta a sconfinare al-di-là<br />
dei villaggi (anche mentali) consentiti,<br />
lo fa emergere come il dio bambino<br />
che è.<br />
Il fratello Sokka (James Rathbone) la<br />
rimprovera, ma tant’è. Nel gioco dicotomico yin yang, maschile<br />
femminile, giocoso razionale, tutto tradotto in termini adolescenziali,<br />
la ri-composizione non può che avvenire trasgredendo. I<br />
Il plot affastellato non<br />
risulta proprio adatto a un<br />
regista dal tocco incantato e<br />
contemplativo, grande quando<br />
deve ruotare intorno a una<br />
sola (grande) idea.<br />
Qui fa fatica a narrare in<br />
maniera piatta e lineare,<br />
benché densa.
conservatori del mondo, se non fossero gli<br />
imbecilli che sono, dovrebbero essere i primi<br />
a promuovere lo scatto ultra-normativo.<br />
E invece. Per questo nel film il paesaggio<br />
è quello di un mondo tutto scisso perché<br />
mai sconfinato. Imperversa, dittatoriale, in<br />
una stagione di anomia, il Fuoco. Ha sterminato<br />
i Nomadi dell’Aria, adesso avanza<br />
come un siluro destrorso verso la Tribù<br />
dell’Acqua per privatizzarla. Ognuno per sé<br />
e Dio (sostituito dal Potere) contro tutti in<br />
un mondo post-global in cui non è difficile<br />
rispecchiare il nostro.<br />
Aang è quindi lo sguardo baby, ragazzino<br />
per tutte le stagioni di decadenza e caos,<br />
terreno fertile per la riapparizione dell’avatar/Gesù<br />
bambino, che incorpora nel suo<br />
sguardo a 3(000) dimensioni (archetipi e<br />
ancestrali incorporati), il sogno di una cosa<br />
sublime. Riunire le parti, ricominciare il regno<br />
dell’Aria, riavviare il mondo. Combattere<br />
il nemico. Qui sintetizzato dal principe<br />
Zuko, figlio scon-fesso del Re del Fuoco e<br />
l’ammiraglio Zhao, cacciati dalla Nazione<br />
disunita dittatoriale. Poveracci che, in linea<br />
con le attuali tendenze mondiali, credono<br />
di riconquistare gli onori perduti, sottomettendosi<br />
a chi ha fatto loro del male e<br />
mettendosi contro chi è a favore. Contro<br />
un salvatore. Pensare, come si dice in una<br />
battuta (del piccolo avatar rivolto a Zuko),<br />
che si poteva (doveva) essere amici: Le<br />
separazioni dei regni sono anche separazioni<br />
tra vittime, focolai di guerre private al<br />
diapason di frustrazioni represse.<br />
Il soggetto proviene da una serie cartoon<br />
americana assai in voga (autori Michael<br />
Dante Di Martino e Bryan Konietzko) che<br />
risulta già, nelle ibride forme, misto di anime<br />
e cartone domestico USA, Oriente e<br />
Occidente, in linea coerente con il discorso<br />
promoter della fusione dopo la confusione.<br />
Film commissionato, film dove Shyamalan,<br />
sempre sor-<br />
prendentemente<br />
veloce nel<br />
suo stile lento<br />
e fantasmatico,<br />
conquistatore<br />
degli applausi<br />
persino di<br />
Jacques Rivette,<br />
deve vedersela<br />
con la velocitàvelocità.Risultando<br />
statico.<br />
Non monta come<br />
va di moda, dilata<br />
anche qui la tenituradell’immagine;<br />
e l’azione<br />
è soprattutto<br />
quella interiore,<br />
essenzializzata<br />
nei primi piani<br />
(ma gli attori non<br />
sono all’altezza).<br />
Tuttavia: strepiti, stile Chaolin e Ba Gua<br />
Zhang, per i combattimenti di Aang, a<br />
inquadratura unica. Però, dinamismo e<br />
grazia latitano. Il più ingessato dei wuxiapian,<br />
fantasy d’Oriente, al confronto<br />
fa un figurone. Considerati i brutti e<br />
algidi fondali da computer grafica, con il<br />
contorno non intonato di creature fantasy,<br />
senza il touch realmente magico (perché<br />
...nonostante tutto, questo<br />
atipico e malriuscito “Otto<br />
e mezzo” risulta simpatico.<br />
Perché, oltrepassando<br />
lo schermo e il plot,<br />
ricongiunge gli opposti.<br />
artigianale) di Nel paese delle creature<br />
selvagge di Spike Jonze, che era<br />
oltretutto viscerale nel descrivere l’essere<br />
adulto dello status infantile. Qui Shyamalan<br />
rinuncia all’inquietudine. Sembra che<br />
questo mondo da brivido non gli faccia più<br />
di tanto paura, confidando troppo nell’avatar<br />
risolutore e, di riflesso, nello spettatore<br />
teen rassicurato. Il plot affastellato non<br />
risulta proprio adatto a un regista dal<br />
tocco incantato e contemplativo, grande<br />
quando deve ruotare intorno a una sola<br />
(grande) idea. Qui fa fatica a narrare in<br />
maniera piatta e lineare, benché densa.<br />
Come piace alla gente.<br />
Le stroncature stavolta sono piovute<br />
ancora più fitte e violente. Qualcuno,<br />
affrettandosi, ha affermato perentorio che,<br />
a 40 anni, il regista è ormai finito. Di sicuro<br />
si tratta di un film non proprio memorabile.<br />
Ma fondamentale come chiave di lettura<br />
di tutto lo Shyamalan maggiore. Ove si<br />
consideri che pure tale sconfinamento di<br />
stili narrativi e di forme (non<br />
certo di visione, come si è<br />
visto sopra) risulta coerente<br />
con un autore che, nelle sue<br />
creazioni, esalta l’uscita da<br />
sé come momento supremo<br />
di riappropriazione di ciò<br />
che al suo interno si è separato.<br />
“Division” si leggeva<br />
nella maglietta dell’inquieto<br />
Mel Gibson di Signs.<br />
E certo, abbiamo un film<br />
molto intimo, una specie di<br />
confessione esplicita dell’uomo Shyamalan.<br />
Travestito da film fin troppo corrente,<br />
ai limiti dell’anonimo. L’autore non ha<br />
saputo divincolarsi dalle trappole di blanda<br />
narrazione. Non ha amato i personaggi<br />
(incarnati da attori antipatici), né il<br />
paesaggio, nè l’intero assunto. Forse per<br />
tema di scontentare i fans del cartone, non<br />
ha insistito nello sprofondare nel fuoco<br />
brillante e risplendente, simile all’Idea di<br />
cui diceva Plotino. Non ha voluto rendere<br />
arché un soggetto pre-esistente, sia pure<br />
da lui riscritto.<br />
“E’ nel cuore che si vincono tutte le<br />
guerre” recita una battuta, pronunciata da<br />
una nonna, lo sguardo saggio e arcaico di<br />
cui necessita quello giovane e ri-fondante.<br />
Una specie di giustificazione autoriale di<br />
un cineasta che ha voluto spostare sul<br />
proprio operato, dal vivo - autentico 3 D,<br />
molto più del live motion del cartone<br />
- ciò che finora compiva per interposto<br />
personaggio.<br />
Per questo, nonostante tutto, questo<br />
atipico e malriuscito Otto e mezzo<br />
risulta simpatico. Perché, oltrepassando lo<br />
schermo e il plot, ricongiunge gli opposti.<br />
Naturale conseguenza di un discorso che<br />
dall’al-di-là dello schermo finisce al-di-qua<br />
della vita (del suo autore). E divenendo<br />
così un film diverso e uguale, futile e<br />
necessario. n<br />
27<br />
ott <strong>2010</strong>
28<br />
set <strong>2010</strong><br />
SPORT<br />
Calcio<br />
Il punto sul<br />
Campionato<br />
con il vento in poppa<br />
Se si tiene conto di quello che comunemente viene detto “chi ben<br />
inizia è a metà dell’opera”, il Teramo è sulla buona strada per un<br />
altro anno vincente. Partire bene è senz’altro il modo migliore per<br />
ambire ad obiettivi alti. Le premesse, pertanto, ci sono tutte per<br />
sperare di riacciuffare l’agognato traguardo del professionismo. Già dalle<br />
prime battute con il Pescara, si era visto che le cose andavano per il verso<br />
giusto. Era calcio d’agosto, pur sempre un confronto con una squadra<br />
di serie B. Il pareggio e la rete di Gambino avevano acceso l’entusiasmo.<br />
Lo scetticismo di qualcuno, non a torto, aveva steso un leggero velo di<br />
giustificata prudenza. Altre amichevoli con formazioni di pari grado ed<br />
altre conferme. L’esordio in Coppa Italia è stato il momento più atteso<br />
perché solo in quella occasione si poteva saggiare la vera consistenza<br />
del nuovo Teramo in gare ufficiali con i tre punti in palio. Anche la Coppa<br />
ha detto quello che si era già visto. Curiosità, scetticismo e speranza,<br />
Dura lex sed lex a cura di<br />
Amilcare Lauria<br />
Elvio Fortuna<br />
avvocati associati<br />
In nome<br />
del popolo...<br />
Ènoto che le sentenze degli organi giurisdizionali sono pronunciate<br />
“in nome del popolo italiano”. Tale dicitura, ovviamente, non certifica<br />
una sorta di investitura politica popolare bensì, da una parte,<br />
per indicare che la sovranità non discende più dall’alto come nello Stato<br />
monarchico, ma appartiene al popolo; e dall’altra parte, è lecito pensare<br />
che l’espressione introduca un criterio ermeneutico cui i giudici devono<br />
sottostare, allorquando debbano decidere una controversia che implica<br />
considerazioni extra – giuridiche (ad es. il carattere di osceno lesivo<br />
del comune senso del pudore). In tale ipotesi, il giudice non dovrebbe<br />
decidere la questione sulla base delle sue personali convinzioni, ma<br />
facendosi reale interprete del sentimento della collettività maggiormente<br />
nutrito in quel momento storico. Particolare interesse assume,<br />
in tale ordine di idee, la questione sulla risarcibilità del danno morale al<br />
proprietario per la perdita di un animale di affezione. E’ ovvio che su tale<br />
questione, come su tante altre, i giudici italiani sono quanto mai divisi,<br />
di<br />
Antonio<br />
Parnanzone dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
sensazioni serpeggianti qua e là nelle conversazioni<br />
dei bar ed in altri luoghi di ritrovo.<br />
Poi tanta voglia di ricominciare sulle gradinate<br />
del comunale. L’esordio in Campionato ha<br />
finalmente rotto il lungo digiuno. Poche gare<br />
e tante conferme è quello che aveva proposto<br />
l’inizio di stagione. Venne il giorno della<br />
prima amara sconfitta e con essa il timore di<br />
scoprire improvvisamente una realtà diversa<br />
da quella che si era manifestata fino a quel<br />
momento. Da Santarcangelo a Santegidio,<br />
il percorso della riscossa e la certezza di<br />
essere all’altezza della situazione. Il futuro<br />
ci dirà se il Teramo è in grado di battere la<br />
concorrenza di Rimini, Sambenedettese, Jesina ed altre ancora. Maggio è<br />
ancora lontano e nulla può dirsi in concreto per l’esito del verdetto finale.<br />
E’ importante aver riportato nel nostro stadio l’interesse per il confronto<br />
con altre città di prestigio calcistico. Era bello andare per i nostri paesi<br />
d’Abruzzo, ma solo per gustare la buona cucina, perché il confronto calcistico<br />
non era alla pari, se non per il solo numero di giocatori in campo.<br />
Rivaleggiare, e possibilmente vincere, con città di grossa tradizione è<br />
quello che mancava. L’avvio è promettente e tutto sembra andar bene.<br />
Disquisire se il Teramo gioca bene o male, se quel giocatore è più adatto<br />
o meno dell’altro in un determinato ruolo e cosi via, è il succo del vivere<br />
il calcio la domenica e la settimana seguente. Coreografie, striscioni, cori<br />
e spalti affollati, anche se non pieni per le dimensioni dello stadio di Piano<br />
D’Accio, e il confronto con le tifoserie avversarie assiepate nell’altra<br />
parte, sono scene non più appartenenti al passato. n<br />
benché la Cassazione sia prevalentemente orientata ad escludere la detta<br />
risarcibilità. A tal proposito, va ricordata la nota decisione sul danno<br />
esistenziale pronunciata a sezioni Riunite l’undici novembre 2008 con cui<br />
il Giudice nomofilattico ha detto basta “alle più fantasiose e a volte risibili<br />
prospettazioni di pregiudizi suscettivi di alterare il modo di esistere delle<br />
persone” negando il risarcimento nelle cause cosiddette bagatellari, e<br />
ritenendo inconcepibile qualsiasi pregiudizio (non patrimoniale) sofferto<br />
per la perdita di un animale. Sennonché la stessa Cassazione, a dimostrazione<br />
di quanto si diceva sopra, con la sentenza n. 4493 del 25 febbraio<br />
2009, ignorando completamente il proprio autorevole precedente, ha<br />
r<strong>info</strong>colato le speranze degli “animalisti” decidendo positivamente per la<br />
risarcibilità di tale tipo di danno. Con tale sentenza la Corte ha respinto il<br />
ricorso proposto da un ambulatorio veterinario che era stato condannato<br />
da un giudice di pace a risarcire il danno morale ad un proprietario di un<br />
gatto che era deceduto a causa di un errore di trasfusione di sangue. Per<br />
quel che concerne i giudici del tribunale capitolino segnaliamo due decisioni<br />
contrastanti la prima del 2002 che riconosce (sentenza 17 aprile<br />
2002) il danno non patrimoniale da perdita da animale di affezione, e la<br />
seconda del 21 marzo 2005 lo nega. Ebbene, poiché il sentimento di cui<br />
si discute è suscettibile di diversa sensibilità si vorrebbe in questa sede,<br />
“in nome del popolo teramano”, indire una sorta di sondaggio diretto ai<br />
nostri gentili e cortesi lettori per sapere se sono d’accordo sulla sentenza<br />
che nega la risarcibilità del danno morale per la perdita dell’animale di<br />
affezione o per la sentenza che invece la riconosca.<br />
Per depositare la vostra “sentenza” mandate una e-mail a:<br />
dimmitutto@teramani.<strong>info</strong> n
30<br />
ott <strong>2010</strong><br />
SPORT<br />
Basket<br />
Banca Tercas<br />
Teramo Basket<br />
Èiniziato il Campionato Italiano di Pallacanestro serie A<br />
<strong>2010</strong>/2011.<br />
Il mese di settembre è trascorso velocemente anche per la<br />
Banca Tercas Teramo, tra allenamenti intensi, amichevoli e tornei<br />
che si sono succeduti settimana dopo settimana: la squadra rinnovata<br />
dei 7/11, ha cercato di conoscersi meglio, trovare il giusto affiatamento,<br />
rifinire le proprie individualità, provare e riprovare gli schemi di gioco<br />
dettati da Andrea Capobianco e dal suo staff tecnico. Non da meno<br />
sono stati i due preparatori atletici Claudio Mazzaufo e Domenico Faragalli<br />
che hanno “torchiato” a dovere<br />
tutti i giocatori della rosa per tirarli a<br />
lucido sotto la forma fisico-atletica e<br />
farli arrivare, sufficientemente pronti,<br />
ad affrontare un impegno difficile<br />
come quello della prima giornata di<br />
campionato. Non a caso per la squadra,<br />
dopo le amichevoli di Lanciano<br />
contro Scafati e di Teramo contro la<br />
Lottomatica Roma, dopo la partecipazione<br />
ai tornei di Lecce, Scafati e Porto<br />
S. Elpidio, si era potuto notare un miglioramento progressivo tanto da<br />
chiudere la propria preparazione precampionato con il successo al<br />
torneo di Porto S.Giorgio. Superata in prima serata Varese e regolando<br />
in finale, dopo una gara molto combattuta, i padroni di casa di Montegranaro<br />
che appena sette giorni prima si era imposta sui biancorossi<br />
nella finale del torneo di Porto S.Elpidio, nonostante alcuni acciacchi accusati<br />
da Diener Fletcher e Shaw. In questo quadro di crescita di tutto<br />
il gruppo si segnalano, oltre a Polonara e Martelli, anche altri giovani<br />
La Banca Tercas è scesa sul<br />
parquet giocando una gara<br />
bella, perfetta, contrastando<br />
adeguatamente una<br />
squadra completa, forte,<br />
dalla panchina lunga.<br />
Foto di Michele Carrelli<br />
di<br />
Bebè<br />
Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
interessanti come Listwon, Di Giuseppe e Ricci che sono stati aggregati<br />
agli allenamenti della squadra maggiore e che lo staff tecnico segue<br />
con molta attenzione. Domenica 10 ottobre. è iniziata la nuova stagione<br />
agonistica con l’aggiudicazione della Supercoppa Italiana tra la vincente<br />
dello scudetto tricolore del campionato 2009/<strong>2010</strong> Montepaschi Siena<br />
e la vincente della Coppa Italia 2009/<strong>2010</strong> Canadian Solar Bologna<br />
”V“ nere. Siena, nonostante abbia rinnovato il suo gruppo sostituendo<br />
giocatori del calibro di Mc Intere, Satò ed Eze ha trovato in McColebb,<br />
Michelori, Aradori e Moss trascinati da un grande Stonerook ancora<br />
la quadratura del suo cerchio, tanto da vincere l’ennesimo trofeo a<br />
spese della squadra bolognese, anch’essa rinnovata e dove figurano i<br />
due ex teramani Giuseppe Poeta e Valerio Amoroso. Proprio l’ex play<br />
biancorosso è stato il protagonista principale tra le fila bolognesi nel<br />
contrastare i senesi, coadiuvato parzialmente da Amoroso e Moraschini.<br />
Iniziativa lodevole verso i giovani del proprio settore, della Banca<br />
Tercas Teramo Basket, lunedì 11 ottobre u.s. è partito il progetto GAT<br />
istruire e far crescere allenatori teramani. Le lezioni sono tenute dall’allenatore<br />
Andrea Capobianco e supervisore delle giovanili; Vincenzo Di<br />
Meglio responsabile tecnico del Settore Giovanile, Marco D’Ascenzo<br />
responsabile tecnico del minibasket e Domenico Faragalli, preparatore<br />
atletico della squadra maggiore e del settore giovanile. Oramai è<br />
tutto pronto per l’anticipo della 1ª giornata di campionato di sabato 16<br />
ottobre <strong>2010</strong> al PalaScapriano con diramazione televisiva l’entusiasmo<br />
di noi supporter biancorossi è<br />
Foto di Michele Carrelli<br />
al punto giusto ed il riscontro si<br />
è avuto, ancora una volta, dalla<br />
campagna abbonamenti. L’esordio<br />
contro l’Armani Jeans Milano<br />
che appena 15 giorni fa ha fatto<br />
soffrire, al Forum di Assago, davanti<br />
a circa diecimila spettatori,<br />
i Knicks di New York di Danilo<br />
Gallinari e del suo allenatore ex<br />
D’Antoni. I più in forma tra le<br />
fila milanesi sono apparsi sia il<br />
teramano Mordente sia il teatino<br />
Mancinelli, poi l’esordiente nel<br />
campionato italiano l’ucraino<br />
Pecherov, micidiale il suo tiro.<br />
La Banca Tercas Teramo dovrà<br />
raddoppiare la propria concentrazione<br />
e la propria intensità.<br />
Mike Hall l’ex di turno, Diener, Zoroski, Ahearn, Fletcher & compagni,<br />
senz’altro faranno l’impossibile pur di tentare di contrastare la corazzata<br />
milanese, siamo fiduciosi. La Banca Tercas è scesa sul parquet giocando<br />
una gara bella, perfetta, contrastando adeguatamente una squadra completa,<br />
forte, dalla panchina lunga dove Bucchi e Valli potevano pescare a<br />
loro piacimento. La lettura della gara è stata perfetta fino alla fine poi, nel<br />
tempo supplementare, i nostri biancorossi sono andati in debito d’ossigeno,<br />
è mancata la lucidità necessaria per portare a termine un risultato<br />
che sarebbe stato eclatante ma meritato. Nella Banca Tercas, oltre al<br />
quintetto titolare, va segnalata l’ottima prova del giovane Polonara e di<br />
Bosgagin, Nella squadra milanese l’abruzzese Mancinelli è stato incontenibile<br />
e il vero artefice di un successo che ha fatto evitare una figuraccia<br />
al suo allenatore Bucchi. Risultato Milano batte Teramo 89 a 83. n
30<br />
ott <strong>2010</strong><br />
SPORT<br />
Basket<br />
Banca Tercas<br />
Teramo Basket<br />
Èiniziato il Campionato Italiano di Pallacanestro serie A<br />
<strong>2010</strong>/2011.<br />
Il mese di settembre è trascorso velocemente anche per la<br />
Banca Tercas Teramo, tra allenamenti intensi, amichevoli e tornei<br />
che si sono succeduti settimana dopo settimana: la squadra rinnovata<br />
dei 7/11, ha cercato di conoscersi meglio, trovare il giusto affiatamento,<br />
rifinire le proprie individualità, provare e riprovare gli schemi di gioco<br />
dettati da Andrea Capobianco e dal suo staff tecnico. Non da meno<br />
sono stati i due preparatori atletici Claudio Mazzaufo e Domenico Faragalli<br />
che hanno “torchiato” a dovere<br />
tutti i giocatori della rosa per tirarli a<br />
lucido sotto la forma fisico-atletica e<br />
farli arrivare, sufficientemente pronti,<br />
ad affrontare un impegno difficile<br />
come quello della prima giornata di<br />
campionato. Non a caso per la squadra,<br />
dopo le amichevoli di Lanciano<br />
contro Scafati e di Teramo contro la<br />
Lottomatica Roma, dopo la partecipazione<br />
ai tornei di Lecce, Scafati e Porto<br />
S. Elpidio, si era potuto notare un miglioramento progressivo tanto da<br />
chiudere la propria preparazione precampionato con il successo al<br />
torneo di Porto S.Giorgio. Superata in prima serata Varese e regolando<br />
in finale, dopo una gara molto combattuta, i padroni di casa di Montegranaro<br />
che appena sette giorni prima si era imposta sui biancorossi<br />
nella finale del torneo di Porto S.Elpidio, nonostante alcuni acciacchi accusati<br />
da Diener Fletcher e Shaw. In questo quadro di crescita di tutto<br />
il gruppo si segnalano, oltre a Polonara e Martelli, anche altri giovani<br />
La Banca Tercas è scesa sul<br />
parquet giocando una gara<br />
bella, perfetta, contrastando<br />
adeguatamente una<br />
squadra completa, forte,<br />
dalla panchina lunga.<br />
Foto di Michele Carrelli<br />
di<br />
Bebè<br />
Martorelli dimitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
interessanti come Listwon, Di Giuseppe e Ricci che sono stati aggregati<br />
agli allenamenti della squadra maggiore e che lo staff tecnico segue<br />
con molta attenzione. Domenica 10 ottobre. è iniziata la nuova stagione<br />
agonistica con l’aggiudicazione della Supercoppa Italiana tra la vincente<br />
dello scudetto tricolore del campionato 2009/<strong>2010</strong> Montepaschi Siena<br />
e la vincente della Coppa Italia 2009/<strong>2010</strong> Canadian Solar Bologna<br />
”V“ nere. Siena, nonostante abbia rinnovato il suo gruppo sostituendo<br />
giocatori del calibro di Mc Intere, Satò ed Eze ha trovato in McColebb,<br />
Michelori, Aradori e Moss trascinati da un grande Stonerook ancora<br />
la quadratura del suo cerchio, tanto da vincere l’ennesimo trofeo a<br />
spese della squadra bolognese, anch’essa rinnovata e dove figurano i<br />
due ex teramani Giuseppe Poeta e Valerio Amoroso. Proprio l’ex play<br />
biancorosso è stato il protagonista principale tra le fila bolognesi nel<br />
contrastare i senesi, coadiuvato parzialmente da Amoroso e Moraschini.<br />
Iniziativa lodevole verso i giovani del proprio settore, della Banca<br />
Tercas Teramo Basket, lunedì 11 ottobre u.s. è partito il progetto GAT<br />
istruire e far crescere allenatori teramani. Le lezioni sono tenute dall’allenatore<br />
Andrea Capobianco e supervisore delle giovanili; Vincenzo Di<br />
Meglio responsabile tecnico del Settore Giovanile, Marco D’Ascenzo<br />
responsabile tecnico del minibasket e Domenico Faragalli, preparatore<br />
atletico della squadra maggiore e del settore giovanile. Oramai è<br />
tutto pronto per l’anticipo della 1ª giornata di campionato di sabato 16<br />
ottobre <strong>2010</strong> al PalaScapriano con diramazione televisiva l’entusiasmo<br />
di noi supporter biancorossi è<br />
Foto di Michele Carrelli<br />
al punto giusto ed il riscontro si<br />
è avuto, ancora una volta, dalla<br />
campagna abbonamenti. L’esordio<br />
contro l’Armani Jeans Milano<br />
che appena 15 giorni fa ha fatto<br />
soffrire, al Forum di Assago, davanti<br />
a circa diecimila spettatori,<br />
i Knicks di New York di Danilo<br />
Gallinari e del suo allenatore ex<br />
D’Antoni. I più in forma tra le<br />
fila milanesi sono apparsi sia il<br />
teramano Mordente sia il teatino<br />
Mancinelli, poi l’esordiente nel<br />
campionato italiano l’ucraino<br />
Pecherov, micidiale il suo tiro.<br />
La Banca Tercas Teramo dovrà<br />
raddoppiare la propria concentrazione<br />
e la propria intensità.<br />
Mike Hall l’ex di turno, Diener, Zoroski, Ahearn, Fletcher & compagni,<br />
senz’altro faranno l’impossibile pur di tentare di contrastare la corazzata<br />
milanese, siamo fiduciosi. La Banca Tercas è scesa sul parquet giocando<br />
una gara bella, perfetta, contrastando adeguatamente una squadra completa,<br />
forte, dalla panchina lunga dove Bucchi e Valli potevano pescare a<br />
loro piacimento. La lettura della gara è stata perfetta fino alla fine poi, nel<br />
tempo supplementare, i nostri biancorossi sono andati in debito d’ossigeno,<br />
è mancata la lucidità necessaria per portare a termine un risultato<br />
che sarebbe stato eclatante ma meritato. Nella Banca Tercas, oltre al<br />
quintetto titolare, va segnalata l’ottima prova del giovane Polonara e di<br />
Bosgagin, Nella squadra milanese l’abruzzese Mancinelli è stato incontenibile<br />
e il vero artefice di un successo che ha fatto evitare una figuraccia<br />
al suo allenatore Bucchi. Risultato Milano batte Teramo 89 a 83. n
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