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Ottobre 2010 n. 66 - Teramani.info

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EVENTI<br />

incontri<br />

“Dammi<br />

del Leo”<br />

...con la Riccitelli<br />

Leo Gullotta apre a Teramo la stagione di Prosa della Riccitelli.<br />

Giubbino blu minimal, da burocrate ai tempi degli alti papaveri<br />

di Mao. Labbra serrate, taglienti, quasi anticipatori di un improvviso<br />

scroscio di risata. Occhi vispi, farneticanti fino all’inverosimile,<br />

due biglie impazzite che rivelano un’anima clownesca repressa<br />

a stento. Ed è in lui, in Leo Gullotta, la possente dicotomia del saggio<br />

che invecchia dentro un corpo profondamente da ragazzino.<br />

Sessantacinque anni, di cui 50 tra film alla Vanzina, commedie<br />

pierinesche e picaresche, cabaret televisivi che hanno accompagnato<br />

due o tre generazioni tra chiappe al vento e pailette, fino ai primi<br />

sdoganamenti di Nanni Loy, il regista iper reality che raccontava tra le<br />

cucine di legno bianco aspra crudezza l’Italia che cresceva, e di Tornatore,<br />

siciliano come lui che con Baaria e Nuovo Cinema Paradiso lo ha<br />

praticamente nominato cavaliere del lavoro. Passando per Vajont di<br />

Martinelli, per il teatro, fino alla lunga stagione del Bagaglino, 21 anni<br />

per raccontare la lenta agonia della prima repubblica.<br />

“Dammi del Leo” proruppe Gullotta alla presentazione a Teramo della<br />

pièce teatrale “Le allegre comari di Windsor” all’interno della stagione<br />

di prosa della Riccitelli. Lo accennò per fendere quella cappa di occhi<br />

indagatori che lo circondavano. Lo chiamavano Gullottino quand’era<br />

più che uno scricchiolo quasi 14enne al Teatro Stabile di Catania.<br />

Iniziò a prendere confidenza con il sacro fuoco: ultimo di sei figli, in<br />

una famiglia semplice, è comunque cresciuto attorno a dei vari maestri<br />

di vita come Salvo Randone e Turi Ferro.<br />

Poi le luci della Capitale con il varietà. S’incupisce quando spesso gli<br />

rammentano che lui è un attore comico, aggettivo che in Italia, al pari<br />

dei giornalisti sportivi, incarnerebbe un sottoprodotto culturale, una<br />

collana Harmony, una sorta di bontempone illetterato che per sbaglio<br />

fa cose da grandi.<br />

“Eh che Jack Lemmon negli Stati Uniti era considerato uno tonto”<br />

sbuffa iracondo dal tavolo, “uno che è stato nel set di A qualcuno<br />

piace caldo ma anche in quello di Missing”. L’arguta doppiezza<br />

siciliana è cara a Gullotta tanto che apre a Pirandello, altro doppio di<br />

un continente colmo di controsensi e doppie chiavi di lettura. “Amo le<br />

trasformazioni” e di fatti la sua vita è una continua trasformazione tra<br />

gli assiti scricchiolanti del teatro e le starlette col numero di telefono<br />

incastonato negli ampi reggiseno a balconcino. Eppure in questo campo<br />

come nella vita occorre tanta curiosità. Il tono di voce è impostato,<br />

va e viene, d’arguzia, non è più quello siculo-lancinante del Bagaglino,<br />

ma segue le onde di un solfeggio prettamente melodrammatico.<br />

“Curiosi fino ad attapettarti sul tavolo” così conia un neologismo,<br />

o forse stravolgendo un vocabolo che non ricorda più, come speso<br />

capita alle nostre nonne. Su una cosa è lucidissimo: sui politici italiani<br />

che “sono molto più comici di noi”; “in politica, la stupidità non è un<br />

di<br />

Maurizio<br />

Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

handicap” fa sue le parole di Napoleone Bonaparte.<br />

A Teramo ha recitato in Le allegri Comari di Windsor interpretando<br />

Falstaff. “Un’opera vivace, di luce” racconta Gullotta, quasi mediterranea<br />

nel suo chiacchiericcio insistente e permaloso. Una pièce “che<br />

alla fine non ti farà subito chiedere dov’è parcheggiata l’auto o dove<br />

si va a mangiare la pizza, bensì ti farà godere due minuti pieni di<br />

silenzio meditabondo”.<br />

C’è chi gongola per i 2300 abbonati alla stagione di Prosa della Riccitelli.<br />

Chiaramente è il presidente Maurizio Cocciolito che in sei stagioni<br />

teramane non scorge segni di débâcle, anzi “mentre nelle altre città<br />

si assiste ad un ridimensionamento, vedi anche Il Piccolo di Milano,<br />

qui da noi la stagione ha avuto un aumento di altri 100 abbonati”.<br />

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<br />

Paolo Di Vincenzo<br />

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Comunicazione, Scienza e Società<br />

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<br />

Musica dal vivo<br />

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Gli alumni raccontano<br />

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<br />

Musica dal vivo<br />

<br />

Comunicazione: tra arte, vita e professione<br />

Leo Gullotta<br />

<br />

Il Preside della Facoltà<br />

e il Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze della comunicazione<br />

consegnano i libretti alle matricole<br />

<br />

Spritz di benvenuto<br />

Teramo è una realtà che nel centro Italia, tolta ovviamente la Capitale,<br />

dice la sua, “è sicuramente al vertice”. Unico rammarico è quel contributo<br />

regionale, ritenuto da Cocciolito “fondamentale per il prosieguo”,<br />

che quest’anno non è stato all’altezza: “Se continua così non potremo<br />

andare avanti” è il grido d’allarme del presidente.<br />

Leo Gullotta riprende con un cerchio d’amore: “Odio gli spigoli e gli<br />

angoli, preferisco le forme rotonde, anche nelle persone amo le rotondità,<br />

nell’essere, nell’agire, del dare”. Chiude così: “Vivi come credi.<br />

Fai cosa ti dice il cuore …ciò che vuoi, una vita è un’opera di teatro<br />

che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente<br />

ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca<br />

senza applausi”. Che fa se le parole sono di Charlie Chaplin. n<br />

9<br />

ott <strong>2010</strong>

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