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EVENTI<br />
incontri<br />
“Dammi<br />
del Leo”<br />
...con la Riccitelli<br />
Leo Gullotta apre a Teramo la stagione di Prosa della Riccitelli.<br />
Giubbino blu minimal, da burocrate ai tempi degli alti papaveri<br />
di Mao. Labbra serrate, taglienti, quasi anticipatori di un improvviso<br />
scroscio di risata. Occhi vispi, farneticanti fino all’inverosimile,<br />
due biglie impazzite che rivelano un’anima clownesca repressa<br />
a stento. Ed è in lui, in Leo Gullotta, la possente dicotomia del saggio<br />
che invecchia dentro un corpo profondamente da ragazzino.<br />
Sessantacinque anni, di cui 50 tra film alla Vanzina, commedie<br />
pierinesche e picaresche, cabaret televisivi che hanno accompagnato<br />
due o tre generazioni tra chiappe al vento e pailette, fino ai primi<br />
sdoganamenti di Nanni Loy, il regista iper reality che raccontava tra le<br />
cucine di legno bianco aspra crudezza l’Italia che cresceva, e di Tornatore,<br />
siciliano come lui che con Baaria e Nuovo Cinema Paradiso lo ha<br />
praticamente nominato cavaliere del lavoro. Passando per Vajont di<br />
Martinelli, per il teatro, fino alla lunga stagione del Bagaglino, 21 anni<br />
per raccontare la lenta agonia della prima repubblica.<br />
“Dammi del Leo” proruppe Gullotta alla presentazione a Teramo della<br />
pièce teatrale “Le allegre comari di Windsor” all’interno della stagione<br />
di prosa della Riccitelli. Lo accennò per fendere quella cappa di occhi<br />
indagatori che lo circondavano. Lo chiamavano Gullottino quand’era<br />
più che uno scricchiolo quasi 14enne al Teatro Stabile di Catania.<br />
Iniziò a prendere confidenza con il sacro fuoco: ultimo di sei figli, in<br />
una famiglia semplice, è comunque cresciuto attorno a dei vari maestri<br />
di vita come Salvo Randone e Turi Ferro.<br />
Poi le luci della Capitale con il varietà. S’incupisce quando spesso gli<br />
rammentano che lui è un attore comico, aggettivo che in Italia, al pari<br />
dei giornalisti sportivi, incarnerebbe un sottoprodotto culturale, una<br />
collana Harmony, una sorta di bontempone illetterato che per sbaglio<br />
fa cose da grandi.<br />
“Eh che Jack Lemmon negli Stati Uniti era considerato uno tonto”<br />
sbuffa iracondo dal tavolo, “uno che è stato nel set di A qualcuno<br />
piace caldo ma anche in quello di Missing”. L’arguta doppiezza<br />
siciliana è cara a Gullotta tanto che apre a Pirandello, altro doppio di<br />
un continente colmo di controsensi e doppie chiavi di lettura. “Amo le<br />
trasformazioni” e di fatti la sua vita è una continua trasformazione tra<br />
gli assiti scricchiolanti del teatro e le starlette col numero di telefono<br />
incastonato negli ampi reggiseno a balconcino. Eppure in questo campo<br />
come nella vita occorre tanta curiosità. Il tono di voce è impostato,<br />
va e viene, d’arguzia, non è più quello siculo-lancinante del Bagaglino,<br />
ma segue le onde di un solfeggio prettamente melodrammatico.<br />
“Curiosi fino ad attapettarti sul tavolo” così conia un neologismo,<br />
o forse stravolgendo un vocabolo che non ricorda più, come speso<br />
capita alle nostre nonne. Su una cosa è lucidissimo: sui politici italiani<br />
che “sono molto più comici di noi”; “in politica, la stupidità non è un<br />
di<br />
Maurizio<br />
Di Biagio dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />
handicap” fa sue le parole di Napoleone Bonaparte.<br />
A Teramo ha recitato in Le allegri Comari di Windsor interpretando<br />
Falstaff. “Un’opera vivace, di luce” racconta Gullotta, quasi mediterranea<br />
nel suo chiacchiericcio insistente e permaloso. Una pièce “che<br />
alla fine non ti farà subito chiedere dov’è parcheggiata l’auto o dove<br />
si va a mangiare la pizza, bensì ti farà godere due minuti pieni di<br />
silenzio meditabondo”.<br />
C’è chi gongola per i 2300 abbonati alla stagione di Prosa della Riccitelli.<br />
Chiaramente è il presidente Maurizio Cocciolito che in sei stagioni<br />
teramane non scorge segni di débâcle, anzi “mentre nelle altre città<br />
si assiste ad un ridimensionamento, vedi anche Il Piccolo di Milano,<br />
qui da noi la stagione ha avuto un aumento di altri 100 abbonati”.<br />
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Paolo Di Vincenzo<br />
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Comunicazione, Scienza e Società<br />
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Musica dal vivo<br />
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Gli alumni raccontano<br />
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Musica dal vivo<br />
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Comunicazione: tra arte, vita e professione<br />
Leo Gullotta<br />
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Il Preside della Facoltà<br />
e il Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della comunicazione<br />
consegnano i libretti alle matricole<br />
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Spritz di benvenuto<br />
Teramo è una realtà che nel centro Italia, tolta ovviamente la Capitale,<br />
dice la sua, “è sicuramente al vertice”. Unico rammarico è quel contributo<br />
regionale, ritenuto da Cocciolito “fondamentale per il prosieguo”,<br />
che quest’anno non è stato all’altezza: “Se continua così non potremo<br />
andare avanti” è il grido d’allarme del presidente.<br />
Leo Gullotta riprende con un cerchio d’amore: “Odio gli spigoli e gli<br />
angoli, preferisco le forme rotonde, anche nelle persone amo le rotondità,<br />
nell’essere, nell’agire, del dare”. Chiude così: “Vivi come credi.<br />
Fai cosa ti dice il cuore …ciò che vuoi, una vita è un’opera di teatro<br />
che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente<br />
ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca<br />
senza applausi”. Che fa se le parole sono di Charlie Chaplin. n<br />
9<br />
ott <strong>2010</strong>