LIBERI - Comune di Roma
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Augusto Pompeo<br />
ria, oltre a stabilimenti industriali. In <strong>di</strong>rezione della Via Aurelia, ancora<br />
circondato da orti e ville, alla fine del XIX secolo è costruito il<br />
Forte Bravetta, un e<strong>di</strong>ficio militare concepito, inizialmente, per addestrare<br />
le reclute al tiro ma che <strong>di</strong>venta, con il passare degli anni, il<br />
luogo tristemente deputato per l’esecuzione delle condanne a morte<br />
durante il regime fascista, la maggior parte delle quali eseguite<br />
durante l’occupazione tedesca della città.<br />
I quartieri, quin<strong>di</strong>, non sono abitati solo da “quadri”, ma anche<br />
da operai, braccianti e conta<strong>di</strong>ni attratti dalla crescita e<strong>di</strong>lizia, impiegati<br />
negli stabilimenti, nelle botteghe artigiane e nei numerosi<br />
campi. E la vita, per molti <strong>di</strong> loro, è dura. Lo evidenzia Luca Saletti il<br />
quale, sfogliando i fascicoli dei “sorvegliati”, scopre che una parte<br />
consistente della popolazione appartenente al proletariato e al sottoproletariato<br />
conduce un’esistenza precaria, spesso al limite della sopravvivenza.<br />
Questa matura gradualmente, per passate appartenenze<br />
o per con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro, comportamenti <strong>di</strong> opposizione<br />
sociale e politica alle autorità fasciste.<br />
Diverso il caso dei ferrovieri, categoria che ha sempre contenuto<br />
nel suo interno, forti elementi <strong>di</strong> opposizione al regime, anche in<br />
ambiente romano. E la ricerca <strong>di</strong> Massimo Taborri mette in evidenza<br />
proprio questo toccando l’intera <strong>di</strong>mensione citta<strong>di</strong>na, soffermandosi,<br />
però, su alcuni punti che riconducono al Municipio <strong>Roma</strong><br />
XVI: la stazione <strong>di</strong> Trastevere, dove, fra un turno e l’altro, i ferrovieri<br />
si organizzano politicamente e le case <strong>di</strong> Via Giovanni da Castel<br />
Bolognese, dove abitano operai, tecnici e macchinisti. Fra questi<br />
due luoghi si organizza negli anni Venti un primo nucleo repubblicano<br />
<strong>di</strong> “Italia Libera” che viene scoperto e sciolto dalle autorità fasciste.<br />
Dieci anni dopo, negli stessi ambienti ferroviari <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> Trastevere<br />
si formerà un gruppo legato a “Giustizia e Libertà” anche<br />
questo colpito dalla repressione poliziesca. Ma non completamente,<br />
se durante la Resistenza il “Reparto speciale” <strong>di</strong> Pietro Koch procederà<br />
all’arresto <strong>di</strong> un nucleo appartenente al Partito d’Azione formato<br />
anche da ferrovieri e che avrà il suo centro proprio a Monteverde.<br />
Tutti gli intervistati ricordano la persecuzione degli ebrei operata<br />
dalle truppe <strong>di</strong> occupazione, soprattutto a Monteverde che, per posizione<br />
(vicino al Portico d’Ottavia) e per tra<strong>di</strong>zione storica, contava<br />
fra i suoi abitanti un numero considerevole <strong>di</strong> israeliti. Se comunque<br />
sono note le terribili vicende successive all’8 settembre (i 50<br />
chili d’oro estorti da Kappler alla Comunità, la razzia nel ghetto e la<br />
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