LIBERI - Comune di Roma
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Nel 1936, anno <strong>di</strong> fondazione della Parrocchia della Trasfigurazione,<br />
la signora Adriana <strong>di</strong> Natale aveva 12 anni 1 .<br />
38<br />
Matteo Bottazzi<br />
“Di quegli anni ricordo molte cose, ma in particolare non posso <strong>di</strong>menticare<br />
il primo parroco, don Giovanni Buttinelli. Era una persona <strong>di</strong> cuore,<br />
generosa, de<strong>di</strong>ta all’apostolato. Curò molto la formazione dei ragazzi<br />
e dei giovani. Diede spazio all’Azione Cattolica, <strong>di</strong> cui ho fatto parte sin<br />
da piccola. I gra<strong>di</strong> attraverso i quali una giovane facente parte dell’Azione<br />
Cattolica passava erano: PICCOLISSIME (bambine dai 4 ai 6 anni),<br />
BENIAMINE (dai 7 ai 9 anni), ASPIRANTI (dai 9 ai 13 anni), GIOVANISSIME<br />
(dai 14 ai 18 anni), GIOVANI (dai 18 anni in su). Oggi è <strong>di</strong>fficile spiegare<br />
cosa fosse l’Azione Cattolica: i termini sono cambiati, ora si parla <strong>di</strong> volontariato,<br />
allora si svolgeva nella “missionarietà”, e nella missionarietà<br />
dei laici, fra i laici <strong>di</strong> tutte le età, anche fra quelli più piccoli. Ci occupavamo<br />
anche della preparazione dei giovani sposi, <strong>di</strong> quelli in attesa <strong>di</strong> un<br />
bambino. […] Oltre alla catechesi, poi, noi ragazzi aiutavamo nell’organizzazione<br />
<strong>di</strong> quelle che oggi verrebbero definite attività <strong>di</strong> solidarietà:<br />
portare cibo alle famiglie in<strong>di</strong>genti, che abitavano in delle baracchette a<br />
fine Via <strong>di</strong> Monteverde, verso il Ponte Bianco, e ad altre in zona Casaletto.<br />
Un’altra cosa che rammento è il servizio che offrivamo agli sfollati.<br />
Dopo l’arrivo degli Americani e i loro bombardamenti a tappeto nel sud<br />
(a Cassino, a Salerno), nel 1941 molti senza casa vennero portati con i<br />
camion militari e “scaricati” a <strong>Roma</strong>. A Monteverde un certo numero <strong>di</strong><br />
famiglie vennero ospitate nelle “casermette”. Erano delle piccole case,<br />
prima a<strong>di</strong>bite a caserme, che si trovavano dove oggi c’è Piazza San Giovanni<br />
<strong>di</strong> Dio. Nel dopoguerra questa gente tirava su delle abitazioni con<br />
quattro mattoni, vi metteva delle brande e non si poteva più cacciarli. La<br />
polizia a volte, <strong>di</strong> notte, demoliva con le ruspe ciò che la mattina dopo era<br />
stato già rimpiazzato. La totalità <strong>di</strong> queste casupole prese il nome <strong>di</strong><br />
”Borghetto”. Noi ragazzi, come stavo <strong>di</strong>cendo, portavamo a turno da<br />
mangiare a queste persone: ci caricavamo sulle spalle un bastone al quale<br />
erano appesi due o tre bidoni con la minestra. Spessissimo andavamo a<br />
prendere il cibo all’Ospedale Forlanini, ma il tutto non era ufficiale, credo<br />
piuttosto che qualche fornitore ci desse <strong>di</strong> nascosto del cibo. Durante<br />
gli anni della guerra, in particolare tra il 1943 e il 1944, la parrocchia<br />
ospitò e nascose un gran numero <strong>di</strong> ebrei per salvarli dalle deportazioni<br />
che stavano attuando in quei mesi i nazisti e i fascisti. Va però considerato<br />
che per motivi <strong>di</strong> sicurezza non molti erano al corrente <strong>di</strong> questo fenomeno.<br />
Io ero a conoscenza <strong>di</strong> alcune notizie, ma i veri depositari <strong>di</strong> tale<br />
servizio furono don Buttinelli e il viceparroco don Antonio de Santis.<br />
Tutti noi, consapevoli o meno, provavamo ad aiutare, magari portando<br />
un mezzo sfilatino <strong>di</strong> pane, sottratto alla razione che ci era concessa. Ri-<br />
1 Testimonianza della signora Adriana Di Natale in “60° anniversario della fondazione<br />
della Parrocchia della Trasfigurazione” pp. 27, 28.