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01. presidente 001-030 - zetamente.net

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Percorsi della memoria 17.


Il presente volume è realizzato<br />

grazie al sostegno di<br />

In copertina: Mariangela Cisco Ghirotti negli anni Cinquanta.<br />

© Copyright 2005<br />

Cierre Edizioni<br />

via Ciro Ferrari, 5<br />

37060 Sommacampagna, Verona<br />

tel. 045 8581572 fax 045 8589883<br />

edizioni@cierre<strong>net</strong>.it<br />

www.cierre<strong>net</strong>.it


Mariangela Cisco Ghirotti<br />

A CENA<br />

COL PRESIDENTE<br />

Incontri sorprendenti con Mariano Rumor<br />

istrevi<br />

ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA<br />

E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA<br />

DELLA PROVINCIA DI VICENZA «ETTORE GALLO»


Indice<br />

A CENA COL PRESIDENTE<br />

9 Roma, 10 febbraio ’69 - lunedì<br />

15 Vicenza, 18 febbraio - martedì<br />

23 Roma, 5 marzo - mercoledì<br />

CON ELEGANZA, CON IRONIA,<br />

PEZZI DI STORIA REALE<br />

33 Giorgio Sala, Un vicentino nel Palazzo<br />

51 Giuseppe Pupillo, Il battesimo politico di un<br />

«divano tutto pelle e splendore»<br />

77 Giorgio Pecorini, Vivacità e verità in una<br />

cronista di razza<br />

MARIANGELA E GIGI, CONCORDES ANIMAE<br />

91 Mario Albanese, Ricordi di Mariangela e Gigi<br />

97 Fernando Bandini, Mariangela e Gigi,<br />

concordes animae<br />

105 Maria Carola Ghellini, Una zia dalle mille<br />

sorprese<br />

APPENDICE<br />

115 Le guardie del Re<br />

125 Fotografie<br />

135 Nota biografica


A CENA COL PRESIDENTE


Il manoscritto, intitolato da Mariangela Cisco A cena col <strong>presidente</strong>,<br />

steso su un quaderno scolastico, è stato donato all’Istrevi dalla nipote<br />

Maria Carola (Cari) Ghellini. Tutti gli altri manoscritti della Cisco si<br />

trovano presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza.<br />

A Cari Ghellini, che ha attivamente collaborato all’edizione di questo<br />

libro, va il ringraziamento dell’Istituto.


Roma, 10 febbraio ’69<br />

lunedì<br />

Carissima, lettera per te, che al momento non posso<br />

spedire, ma voglio raccontarti tutto dal principio. Tu sei<br />

partita lunedì scorso, previa visione in negozio del bellissimo<br />

divano. Martedì l’abbiamo fissato, mercoledì mattina<br />

è arrivato tutto pelle e splendore. Bisognava inaugurarlo.<br />

Allora Gigi telefona al nostro amico Renato con moglie<br />

Giovanna, e dice «Venite a sedervi nel “big divany”».<br />

«OK» rispondono. «Venite anche a cena?» «OK anche per<br />

la cena». «Verso le otto e mezzo».<br />

Io metto all’angolo del fornello le scaloppine preparate<br />

per mezzogiorno e le destino per la sera; il cavolfiore con la<br />

béchamelle era in programma; frutta e formaggio e così il<br />

pomeriggio me ne vado a dormire. Fuori infuria – con<br />

parsimonia – lo sciopero generale 1 . Gigi che non sciopera<br />

va a lavorare: a Palazzo Chigi per raccogliere informazioni<br />

e dettagli sulla biografia del Mariano 2 . Rincasa verso le sei<br />

– io avevo appena aperto gli occhietti al sole cadente – e<br />

bighellona per casa.<br />

Finalmente alle 7 si degna di dirmi: «Ah guarda, stasera<br />

il <strong>presidente</strong> viene a cena». «E le scaloppine non bastano»<br />

dico. «Cosa sarà mai» dice, «va’ a comprarne delle altre<br />

e un po’ di formaggio».<br />

Vado, ma lo sciopero generale mi sbarra ogni risorsa.<br />

Anche quella del pane. Basterà – dico. Con un po’ di funghi<br />

rimpolpo il magro piatto.<br />

La mamma prepara la tavola.<br />

Tutte le tovaglie sporche: quelle buone intendo. La


10<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

Maria – che per sua fortuna non vede tanto le macchie –<br />

me le aveva rimesse nel cassetto pari pari, dopo i nostri ultimi<br />

ricevimenti torinesi. Insomma con qualche rapida<br />

smacchiatura, tutto per il meglio.<br />

Alle otto arrivano Renato e la Giovanna. Renato è un<br />

personaggio nuovo per te, ma fa parte della nostra giovinezza.<br />

Aveva 21 anni, dopo la liberazione – era stato in<br />

Svizzera. Tornato a Vicenza fu il primo direttore del «Giornale<br />

di Vicenza» 3 , e di Gigi al contempo. Cinque anni di<br />

vita comune o quasi. Nella comune povertà, veniva a mangiare<br />

a casa nostra, ci portava qualche vettovaglia (mezzo<br />

pollo, un po’ di lardo, burro) dalla natia Montecchio e poi<br />

parlavamo e non sentivamo neppure la fame.<br />

Fu una persona molto importante nella mia vita – direi<br />

che mi cambiò la testa e mi sbozzolò dal provincialismo e<br />

dalla cerchia chiusa della mia cultura scolastica. Io che a<br />

quel tempo, 1945, mi innamoravo facile, non fui mai sfiorata<br />

dal più lieve sentimentalismo nei suoi riguardi – avevo<br />

solo sete di chiarezza e di idee nuove, di critiche e di indirizzi.<br />

Con Gigi eravamo cresciuti troppo assieme, e il<br />

confusionarismo del mio legittimo – accuratamente coltivato<br />

anche negli anni a venire – non mi giovava troppo,<br />

specie allora. Imparai ad essere io, il più possibile – quel<br />

tanto insomma che potevo, dato il mio carattere che purtroppo<br />

ancora oggi trova che ognuno ha la sua parte di ragione,<br />

e non so mai tenere perdutamente per uno.<br />

Dopo ci perdemmo di vista. Noi a Torino, Renato a Roma.<br />

Dieci anni fa sposò la Giovanna; una bella Giovanna,<br />

intelligente, simpatica. Ci siamo rivisti qualche volta. Ha<br />

smesso il giornalismo, fa il pubblicitario. Ha uno studio ben<br />

avviato, scrive romanzi, ha quattro figli e una vita serena.<br />

Arrivano dunque e seduti sul divano chiacchieriamo,<br />

beviamo qualcosa nell’attesa. Gigi scompare: sono ormai le<br />

nove e il portone si chiude. Non ha voluto avvisare il portiere<br />

e così se ne sta fermo fuori a gelare nella “tiepida” aria<br />

romana. Alle dieci io dico che si potrebbe cominciare dal<br />

cavolo alla béchamelle. Sì, no, nel bel mezzo suona il cam-


A cena col <strong>presidente</strong> 11<br />

panello. È arrivato il <strong>presidente</strong>. Dimenticavo di dire che<br />

c’era anche la mia mamma con un piccolo muso incipiente<br />

perché avevamo battibeccato, per via che sono disordinata,<br />

per via che avevo detto che ero stufa di essere figlia e<br />

moglie, per via che avevo aggiunto perché non andava un<br />

po’ da Giulio e dalla Luciana 4 , visto che io ero così riprovevole.<br />

Insomma piccole carognate da parte mia, e magari<br />

(anzi certo) la poverina non le meritava per niente.<br />

Dunque arriva il <strong>presidente</strong>, con piccoli passi rapidi nel<br />

lungo corridoio, gli vado incontro e spensieratamente lo<br />

bacio. Lui non mostra disappunto, Gigi strabilia ma regge,<br />

gli amici vengono incontro, si riconoscono e cominciano a<br />

chiacchierare, in dialetto, beninteso.<br />

Prima di mettersi a tavola il <strong>presidente</strong> chiede di lavarsi<br />

le mani. Noi mondanamente ignoriamo, lui si chiude in<br />

bagno e zacchete manca la luce. Piccola preoccupazione e<br />

piccola ilarità. Gigi si affanna a cercar pile e candele, ma<br />

poi non osa porgerle oltre la soglia proibita. La luce non<br />

torna, il <strong>presidente</strong> neppure. Temiamo un attentato, non<br />

sappiamo cosa fare. Finalmente luce e <strong>presidente</strong> ricompaiono.<br />

Respiriamo di sollievo.<br />

Cena col <strong>presidente</strong>. È molto parco, le scaloppine si rivelano<br />

sufficienti e anche il pane: prende due volte il cavolfiore,<br />

mangia due noci e parla del più e del meno.<br />

Veramente più che mangiare e parlare la sua principale<br />

occupazione è raccogliere il tovagliolo che gli cade ora a<br />

destra ora a sinistra, almeno sette volte. La sua voce, impensatamente,<br />

arriva da sotto la tavola, ma noi, inglesi fino<br />

al midollo, non ci accorgiamo di niente.<br />

A dire il vero, non c’è proprio niente di presidenziale nel<br />

suo atteggiamento; è una persona gentile, calda, colta, lontana<br />

dagli schemi che ci eravamo abituati a costruirgli intorno,<br />

e imprevedibilmente divertente. Racconta le storie<br />

di suo nonno e della sua famiglia con affettuosa ironia, sa<br />

far rivivere una vecchia Vicenza di granitici principi e di<br />

spirito rivoluzionario insieme. L’abate Zanella (che gridò<br />

«W l’Italia» e andò dentro) cui la nonna rammendava i


12<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

guanti costantemente rotti (di lana nera) e al quale chiedeva<br />

in ricompensa una poesia su san Giuseppe: «Il divin legnaiuol<br />

di Palestina» (ti raccomando la fonìa). O il vecchio<br />

Fogazzaro al quale il bisnonno Rumor portava la notizia<br />

che anche Leila 5 era stata messa all’indice; o la incrollabile<br />

difesa papista degli Scotton 6 (tre terribili fratelli preti del<br />

Vicentino) che difendendo il potere temporale del papa auspicavano<br />

che anche Bologna e Ferrara e tutta l’Italia sotto<br />

il Po dovesse essere regno pontificio. «Mi – diceva il nonno<br />

Rumor – credo nel paradiso, nell’inferno e anca nel purgatorio,<br />

ma no capisso cosa ghe entra Bologna, e parché go da<br />

andar a l’inferno se digo no de Bologna». «E ti te andarà all’inferno»<br />

ribatteva l’intrepido Scotton.<br />

Basta, si fanno le undici, le undici e mezzo; siamo dislocati<br />

nel divano e poltrone con una luce che acceca da una<br />

parte, tutti i buchi delle appliques mascherati con quadri o<br />

aggeggi peregrini, la mamma che continua a intromettere il<br />

suo sederone tra noi e il <strong>presidente</strong>, alla ricerca dei suoi<br />

fiammiferi. Finalmente dà la buona notte e va a dormire.<br />

A mezzanotte in punto comincia l’incredibile discorso.<br />

È venuto da noi stasera perché ha bisogno di uscire dal suo<br />

mondo, deve parlare, sentire la voce degli altri. È nato, cresciuto,<br />

vissuto nella Dc; ne è dentro fino a qua – e con la<br />

piccola mano tocca la base dei capelli. Ha bisogno di critiche,<br />

di idee, di incontrare gente. «Contestatari» chiede Gigi.<br />

«Certo». «Anarchici?» «Anche anarchici, sicuro».<br />

Fa una violenta critica alla Dc, sulla corruzione, sulla<br />

sete di potere, sull’assenteismo dei deputati, sulla insufficienza,<br />

arretratezza delle leggi.<br />

«Bene», dice Gigi che va giù di brutto, «e poi dici degli<br />

studenti – sei più contestatario di loro».<br />

Ma qui salta fuori il discorso che ricalca pari pari quello<br />

tuo di due giorni fa. Il tuo era un timore, il suo parere una<br />

certezza. Siamo alla vigilia dei colonnelli – dice. Il potere<br />

non lo interessa, non voleva per niente essere fatto <strong>presidente</strong><br />

– e si può anche credergli, in questo momento – era<br />

disperato la notte prima della decisione. Ma è convinto che


A cena col <strong>presidente</strong> 13<br />

l’esile filo della democrazia è ancora attaccato a lui; lui è come...<br />

non mi ricordo il nome del primo ministro francese,<br />

prima di De Gaulle 7 . Certamente dopo di lui ci sarà una<br />

grave stretta verso l’autoritarismo e il governo forte (il giorno<br />

dopo ho letto sullo «Specchio dei tempi» 8 che la gente<br />

comincia ad augurarselo. Andiamo benino, mi pare).<br />

Parla di Moro, cose terribili, dei deputati, dell’inefficienza<br />

di Reale. Dice però che l’unico punto fermo sono i<br />

repubblicani (siamo fortissimi allora, mi dico). Pare che da<br />

anni non si sfoghi, tanto è vivace, irrefrenabile il suo discorso.<br />

Neppure la presenza delle due donne (sbalordite) lo<br />

frena. Non le guarda mai e non si rivolge mai a noi.<br />

Dice che è travolto dalla routine e chiede critiche, critiche<br />

e suggerimenti. «Pensate per me, ho bisogno di sapere<br />

che qualcuno pensa mentre io mi dibatto tra sindacati,<br />

telefoni, beghe; che pensa liberamente, senza nessun preconcetto,<br />

liberi voi di dire tutto, di suggerire tutto, libero<br />

io di fare quello che posso. Datemi un arco di azione, ma<br />

te<strong>net</strong>e presente che per varare una legge ci vogliono due<br />

anni al minimo. Ora è questione di giorni; basta con le parole,<br />

con le promesse, con la dilazione».<br />

«La gente non ne può più», rincara il nostro Gigi caritatevole.<br />

«Cerchiamo di portare fatti e di parlarne, caso mai, dopo».<br />

Questo è il succo del discorso; ma ha detto infinite altre<br />

cose. La sua preoccupazione per i diseredati, i vecchi, e<br />

soprattutto i minorati affidati alle opere di carità (vedi i<br />

cottolenghi). Aveva di recente visitato uno di questi ospizi<br />

che lo aveva sconvolto. E qui era certamente sincero e<br />

commosso. Ritornava la problematica di casa Rumor (il<br />

nonno ha fondato i dormitori pubblici a Vicenza, che durano<br />

tuttora, e la Banca Cattolica per i meno abbienti e<br />

che oggi è diventata una potenza).<br />

Fine della visita del <strong>presidente</strong>. È sceso con Gigi, e si è<br />

dileguato solo nella notte, con la sua automobile, senza<br />

scorta, senza proprio nessuno.


14<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

Si sa che Moro usciva soltanto con motociclisti avanti e<br />

dietro e con un judoista (esperto di judo) sempre al fianco.<br />

Sono passati tre giorni e non si è ancora fatto vivo. (Ci<br />

aveva preavvertiti – deve essere soffocato dai sindacati in<br />

questi giorni). Ha detto che a palazzo Chigi non si respira;<br />

tutto chiuso, tutti in ascolto.<br />

«Come al Kremlino» dice Gigi.<br />

Riavutici dallo sbalordimento, ci siamo messi in quattro<br />

a rifare l’Italia. Gigi – ordinato come sai – ha preso una<br />

cartella, l’ha intitolata “L’Italia a pezzi” e ha cominciato a<br />

riempirla di appunti. Renato dall’altra parte tracciava un<br />

piano di lancio e formava una rete di strutture e di tempi.<br />

Poi, nei frequenti incontri, si dava ordine al caos di Gigi e<br />

si riscaldava la tecnologia di Renato.<br />

Tener conto della personalità e degli interessi dell’uomo.<br />

Accorciare i suoi discorsi al minimo.<br />

Farlo vedere poco, ma parlarne per le cose che fa.<br />

Basta con promesse, impegni, tagli di nastri di cose<br />

inutili ecc.<br />

Questo per quanto riguarda l’uomo. In quanto alla sua<br />

politica che dire? Nei programmi c’è di tutto. Povero lui,<br />

come farà? C’è Kennedy, c’è Mao e le guardie rosse, il partecipazionismo;<br />

un mucchio di idee, alcune bellissime (mi<br />

pare, per quanto ne capisco), altre giuste ma al momento<br />

del tutto utopistiche. Si lavora giorno e notte col risultato<br />

che gli articoli sulla «Stampa» diradano e lo stipendio pure.<br />

Da questo esperimento ci verranno forse botte. Né denaro,<br />

né favori. Tanto Gigi che Renato non sono di questi<br />

eroi. Ma per il momento è una faccenda a cui tutti e quattro<br />

non crediamo per niente, ma ci lavoriamo come se tutto<br />

dovesse essere. E – lo dico? – ci divertiamo.<br />

Aspettiamo domani.


Vicenza, 18 febbraio<br />

martedì<br />

Abbiamo aspettato domani, dopodomani e ancora. Ma<br />

c’era la crisi coi sindacati e le pensioni da stabilire; giornate<br />

durissime per il nostro, senza sonno né riposo come poi<br />

ci ha detto.<br />

Intanto noi lavoravamo (Gigi per lo meno) sempre più<br />

a ruota libera e scrivi scrivi, discuti nei nostri raduni ci eravamo<br />

anche convinti che la nostra fervorosa Italia fosse<br />

possibile e fattibile.<br />

Avevamo trovato tante cose da fare, e far subito, e da far<br />

fare a tutti, e anche piccoli slogan per lanciarle e ci eravamo<br />

immedesimati e, perché non dirlo?, entusiasmati.<br />

Certo le nostre idee – lo intuivamo – andavano in altra<br />

direzione, anzi contro direzione; ma avendo intitolato il<br />

nostro movimento la Grande Corrente (Renato) come<br />

quella che avrebbe trascinato il paese unendo tutte le forze<br />

verso uno sbocco e la verdeggiante primavera del benessere<br />

morale e fisico a tutti i livelli, quindi anche noi avremmo<br />

potuto marciarvi benissimo dentro.<br />

Un po’ di acqua fredda scendeva sui nostri capelli appena<br />

grigi (meno quelli della Giovanna fresca di parrucchiere)<br />

ad ogni annuncio di ritardo del <strong>presidente</strong>. Desiderosi<br />

come eravamo di confortarlo e di dirgli le nostre<br />

medicine, perdevamo il tempo a perfezionarle e a tener vivo<br />

l’iniziale entusiasmo. Intanto si avvicinava il 15 febbraio,<br />

ineluttabile data del matrimonio della Cari 9 : misera<br />

cosa di fronte ai destini della patria, ma io e più ancora Gigi<br />

non volevamo mancare. Sabato alle 10 dunque si sareb-


16<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

be sposata la nipote e noi dovevamo partire al massimo venerdì<br />

a mezzanotte per arrivare in tempo.<br />

Il <strong>presidente</strong> annuncia la sua visita (dai Ghiotto) per le<br />

dieci di venerdì sera. Gigi controtelefona: almeno per le nove.<br />

Sì, risponde, per le nove e mezza. Ahimè, tra convenevoli,<br />

pranzo, caffè resta poco tempo per il fiume di cose da dire.<br />

Arrivo io verso le otto con tutte le mie quattro valigie<br />

(partiremo direttamente da lì a mezzanotte e Gigi ha in<br />

programma un giro nel Nord per una serie di articoli sull’infanzia).<br />

Piove che dio la manda. Alle nove e mezzo non è arrivato<br />

né <strong>presidente</strong> né Gigi. Ci saranno tra un quarto d’ora,<br />

a pochi minuti l’uno dall’altro.<br />

Giovanna ha preparato un pranzo di strettissimo magro,<br />

su falsa indicazione di Gigi che non ricordava più che<br />

i venerdì magri sono stati aboliti dalla chiesa. Dunque alle<br />

dieci arrivo del <strong>presidente</strong>; niente baci questa volta, sorrisi,<br />

beve sherry; a tavola le tre<strong>net</strong>te col pesto, coppa con<br />

scampi e crostacei vari, formaggio, dolce. Il tovagliolo non<br />

è più caduto (erano evidentemente i miei, scivolosi) e poi<br />

ci ritiriamo in salotto.<br />

La regia di Renato prevedeva che le signore restassero<br />

in salotto, e loro uomini con serietà si ritraessero attorno a<br />

un tavolo. Umilmente ci eravamo adeguate. Ma al momento<br />

di far alzare il <strong>presidente</strong> dalla comoda poltrona il<br />

piano fece la sua prima cilecca. Il <strong>presidente</strong> non si mosse<br />

e disse che la poltrona gli andava assai meglio della sedia<br />

col tavolo. Le signore dissero che si sarebbero ritirate loro.<br />

«Perché?» chiese l’affabile <strong>presidente</strong>, «è una riunione per<br />

uomini soli? Capisco che loro un po’ si annoiano, ma...»<br />

Disse che il parere delle donne – per esempio di sua sorella<br />

Teresa che di politica non capisce proprio ma proprio<br />

niente – gli era sempre di molta utilità perché pieno di<br />

buon senso e di concreto realismo.<br />

Noi, contentine, ci mettemmo sedute comode, chiamando<br />

a raccolta il nostro disperso buon senso e sperando<br />

di eguagliare il realismo della Teresa.


A cena col <strong>presidente</strong> 17<br />

Esordisce Gigi, prendendola da Adamo ed Eva. Sono le<br />

undici. Lo gomito dicendo che abbiamo tre quarti d’ora.<br />

Allora concentra, ma deviando immediatamente e via via<br />

entusiasmandosi fuori campo.<br />

Se ne accorge, lascia la parola a Renato.<br />

Col nostro caro Renato l’aereo si equilibra immediatamente<br />

e il discorso prende uno stringato, giusto avvio. La<br />

miseria nel paese del benessere, il distacco del paese dal governo<br />

e viceversa, la sfiducia. Necessità di investire tutti e<br />

ciascuno nel problema, incoraggiare (non scoraggiare come<br />

di consueto) le iniziative dei molti gruppi di pochi coraggiosi<br />

che qua e là ancora si affannano (Italia Nostra,<br />

spastici ecc.).<br />

Nel colmo del discorso, quando si sta arrivando alla<br />

“Grande Corrente” suona il campanello del telefono. Il<br />

<strong>presidente</strong> scompare.<br />

Faccio un passo indietro perché nella foga del discorso<br />

perdo qua e là un sacco di significativi particolari. Dunque,<br />

subito all’entrata in scena nel piccolo salotto dei Ghiotto,<br />

osserviamo che il <strong>presidente</strong> non è più quello dell’altra volta.<br />

Un piglio più sicuro, una gentilezza più rude e sbrigativa,<br />

una sicurezza che si rivela anche nell’afferrare la forchetta<br />

per l’attacco agli scampi affogati (mangia sempre pochissimo,<br />

come già avevamo notato), ha una cera rosea e<br />

perfino riposata. Ha una salute e una resistenza di ferro.<br />

Infatti la settimana che era intercorsa tra il primo e il<br />

secondo raduno era stata altamente produttiva e positiva.<br />

Accordo per le pensioni appena concluso 10 ; problema della<br />

scuola ben avviato 11 ; annosi problemi che la precedente<br />

amministrazione gli aveva caricati addosso del tutto.<br />

Quindi maggiore sicurezza e acquistato senso di solidità.<br />

Mah!, pensammo tutti e quattro contemporaneamente,<br />

come ci confidammo più tardi: mah!, oggi il discorso di<br />

una settimana fa non ce lo avrebbe più fatto.<br />

Altro particolare. Alla fine del pranzo quando passammo<br />

in salotto, Renato esordì all’improvviso e, oserei dire,<br />

molto infelicemente. Rumor stava dicendo che l’indoma-


18<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

ni avrebbe parlato in televisione per le pensioni. Poiché<br />

questo faceva parte dei programmi di Gigi e Renato (che<br />

del resto Rumor non conosceva ancora), il nostro pubblicitario<br />

si lasciò prendere la mano e disse senza mezze misure<br />

cosa sì e cosa no.<br />

«Per esempio, tu hai un modo di gestire che non si<br />

confà. Dovresti giocare con una matita, prendere qualche<br />

oggetto...» «Cubi» interloquisce Gigi, «cubi, dovresti giocare<br />

con dei cubi, piccoli e grandi: così si può dar l’idea<br />

della differenza tra decine e miliardi: cioè tra la pensione<br />

di un singolo e la spesa allo stato. Cubi...»<br />

A me veniva in mente la Montessori e i ritardati mentali;<br />

al <strong>presidente</strong> non so: taceva, non lasciava trasparire<br />

niente.<br />

«E poi come parlerai?» «Seduto – diceva docile il <strong>presidente</strong><br />

– in poltrona». «No! – gemeva Renato – in poltrona<br />

no. La poltrona ti ingoffa, devi stare in piedi, come <strong>presidente</strong>...»<br />

«Amichevolmente contesto», diceva Gigi. «Stia pure seduto,<br />

perché no? Il <strong>presidente</strong> che fa quattro chiacchiere<br />

col paese, vicino al cami<strong>net</strong>to...» «No, il cami<strong>net</strong>to no. In<br />

America è un’altra cosa; l’Italia non è abituata...»<br />

A me non veniva in mente chi facesse i discorsi al cami<strong>net</strong>to<br />

in America. Kennedy? Roosevelt? Quando mai<br />

mi ero interessata più a fondo di politica estera? Ogni poco<br />

perdevo qualche colpetto.<br />

«E niente tasse sulla benzina», incalzava Renato.<br />

«Mah...» diceva il <strong>presidente</strong>.<br />

«Niente, troppo impopolare: colpisce tutti e scontenta<br />

tutti».<br />

Il <strong>presidente</strong> taceva: poteva magari anche dircelo che la<br />

benzina invece aumentava di dieci lire, proprio dal momento<br />

del suo discorso. Almeno dieci litri li potevamo<br />

prendere.<br />

(Seconda cilecca) e poi parlò anche seduto, terza nostra<br />

cilecca e senza cubo.<br />

Infine noi due non siamo neppure riusciti a vederlo in


A cena col <strong>presidente</strong> 19<br />

tv la sera dopo perché abbiamo sbagliato canale televisivo.<br />

Così Gigi non saprà mai se in qualche posto c’erano i suoi<br />

cubi – ma pare proprio di no – e se avrà gestito correttamente<br />

e pare invece di sì, secondo voci raccolte qui in zona;<br />

e anche pare sia piaciuto proprio quel tono un po’ didascalico,<br />

un po’ confidenziale, giusto da “cami<strong>net</strong>to” che<br />

però non ho visto, come spiegavo prima.<br />

Dunque siamo rimasti al trillo di telefono dopo il secondo<br />

e stavolta buono avvio di Renato. Il <strong>presidente</strong> si assenta<br />

e noi ci guardiamo in faccia. «Cosa ti pare?» «Sì, bravo,<br />

hai detto con efficacia!» «Gigi, non interloquire più,<br />

abbiamo pochissimo tempo» ecc...<br />

Il <strong>presidente</strong> sta al telefono venticinque minuti secchi (il<br />

treno nella lontana stazione Termini avrà già i motori sotto<br />

pressione). Ritorna un po’ congestionato, con chiazze rosse<br />

sul collo, ma abbastanza sorridente. I sindacati gli hanno<br />

piantato l’ultima grana: vogliono vedere la legge o qualcosa<br />

di simile. Erano tutti d’accordo quando si sono lasciati,<br />

ma compito del sindacato è, quando ottiene un dito avendo<br />

chiesto un dito, volere la mano e poi il braccio (vuoi vedere<br />

che per venire con noi si è giocato il posto?).<br />

Dice che non è troppo preoccupato e che continuiamo<br />

pure il discorso. Ha un’aria leggermente meno sicura di<br />

prima; è molto attento e interessato a ciò che Renato va dicendo.<br />

Renato va dicendo, finalmente a gonfie vele, la storia<br />

della “Grande Corrente”. La espone con convincimento,<br />

con passione. Dice che ci siamo documentati (Gigi) su<br />

tutti i suoi discorsi dall’inizio della carriera politica e che<br />

gli pare di non tradire il suo pensiero nel programma della<br />

Grande Corrente. Finalmente il <strong>presidente</strong> approva. Dice<br />

che gli suona bene, che sente che questa linea è nel giusto<br />

(ha un gesto rotatorio della mano intorno all’orecchio)<br />

almeno nella grandi linee fin qui esposte.<br />

Gigi e la Giovanna vorrebbero andare a prendere le pagine<br />

scritte, ma Renato non ritiene ancora opportuno; deve<br />

chiarire e spiegare ancora (il treno proverà i primi sbuf-


20<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

fi elettrici). Spiega che abbiamo esposto, in appunti, una<br />

valanga di idee (Gigi), alcune ottime e attuabili, altre<br />

orientative o addirittura sul paradosso, ma indicative di un<br />

certo genere di interessi. In finale di seduta gliele metteremo<br />

in mano e il <strong>presidente</strong> dice che le leggerà attentamente<br />

domenica. Si stabilisce il prossimo raduno per martedì.<br />

Gigi non ci sarà, e io non ne potrò fare la cronaca. Martedì<br />

è oggi e forse la riunione è già in corso.<br />

C’è stato prima un rapido consulto su chi mettere nel<br />

gruppo di cervelli, cioè su chi può servire da trait-d’union<br />

fra gli scomunicati (noi) e il pontefice. Qualcuno del partito<br />

(il suo addetto stampa e il ministro Bisaglia sottosegretario<br />

alla presidenza).<br />

Il <strong>presidente</strong> guarda l’orologio e dice che è l’ora. Scendiamo<br />

con le valigie. L’auto del <strong>presidente</strong> è lì sotto e l’autista<br />

a tutta velocità ci porta alla stazione. Il <strong>presidente</strong> intanto<br />

ci racconta della visita dell’astronauta Bosman.<br />

Arriviamo largamente in tempo. Saluti e breve ricerca<br />

con gli occhi di un facchino. Niente facchini alla stazione<br />

di Roma. Il <strong>presidente</strong> afferra la mia valigia e io con molto<br />

imbarazzo mi avvio con questo insolito facchino. Dopo<br />

un po’ ci raggiunge l’autista, prende le valigie e ci precede.<br />

Respiro meglio. Passeggiata a tre lungo il marciapiede bagnato<br />

per raggiungere la carrozza-letto. Io sto alla sinistra<br />

dei due che parlano fitto. Il <strong>presidente</strong> rallenta e mi lascia<br />

in mezzo; Gigi passa immediatamente vicino a lui. Il <strong>presidente</strong><br />

passa a destra e mi ricolloca in mezzo. Gigi ripassa<br />

immediatamente dall’altra parte. Il <strong>presidente</strong> dice che sarebbe<br />

il caso di smetterla con questo balletto e per lasciarmi<br />

in mezzo fa un ultimo inutile tentativo. Gigi non sente<br />

niente, partito com’è dietro il suo discorso. Io dico sottovoce<br />

al <strong>presidente</strong> che è meglio lasciar correre. Ridiamo<br />

noi due e finalmente si arriva al nostro scompartimento.<br />

Le valigie sono a posto, ma l’autista è scomparso.<br />

Ci salutiamo e Rumor, tutto solo, piccolo, un po’ curvetto<br />

si avvia verso la stazione, nel buio. È ormai l’ora della<br />

partenza. Gigi in un soprassalto di responsabilità scende


A cena col <strong>presidente</strong> 21<br />

dal treno e segue a distanza il nostro. Ha paura che qualcuno<br />

gli faccia gazzarra o non so che. Lo segue a dieci metri<br />

di distanza e raccoglie i commenti.<br />

Un gruppo di giovani: «Quello è Rumorre», «Macché<br />

Rumorre; quella gente lì va in giro con dieci questurini davanti<br />

e dietro», «Ma chi è Rumorre?» chiede una ragazza.<br />

Informata, deduce che avrà accompagnato al treno una<br />

delle sue amanti.<br />

Il treno fischia, Gigi ricompare dall’ombra e finalmente<br />

si siede.


Roma, 5 marzo<br />

mercoledì<br />

Sono passati parecchi giorni e non ho avuto il tempo di<br />

fissare il succedersi degli avvenimenti. Cerco di ricostruire<br />

il più fedelmente possibile.<br />

Sabato 15 febbraio. Arrivo a Vicenza con neve e pioggia<br />

alle 8 del mattino – dormito niente perché il vagone<br />

letto n.1 stava sopra le ruote e rotolava con loro. A casa<br />

Ghirotti nessuno, tutti ad Asiago; noi due con valigie, licenziato<br />

il taxi, niente <strong>presidente</strong> che ci aiuti, tacchi alti e<br />

scarpine da cerimonia sulla neve, alla volta dei Carlassare 12 .<br />

Lì telefonato a Giulio che è arrivato a prelevarci e a portarci<br />

alla chiesa per il matrimonio. Tutto bene, semplice,<br />

simpatico. Pranzo nel pomeriggio a Sarmego.<br />

Domenica 16. Affetti familiari, però non mi ricordo.<br />

Lunedì 17. Gigi riparte, va a Verona, Milano, Ivrea per<br />

servizio sui bambini.<br />

Martedì 18. Vado con Luisa 13 e la signora Traverso 14 a<br />

pagare i conti del pranzo di nozze. Nel ritorno passiamo<br />

per Camisano. Vogliamo andare a prendere qualche bomboniera.<br />

Niente bomboniere, negozi tutti chiusi per il<br />

martedì grasso. In compenso vedo qualche vetrina e stupisco<br />

nel vedere in un paese fino a poco tempo fa abbandonato<br />

da dio e dagli uomini, negozi di mobili che neanche<br />

a Torino si son mai visti. Commenti: la signora Traverso ci<br />

racconta come il paese si sia trasformato in quegli ultimi<br />

anni. È il regno di Freato (segretario di Moro), il quale<br />

partito come piccolo avvocato è diventato misteriosamente<br />

ricchissimo.


24<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

Ci fa vedere due grosse fabbricone nuove (son sue, dice)<br />

e una infinità di cose nuove sorte in questi anni. Ci racconta<br />

la storia di cinquanta milioni capitati in dono al parroco<br />

di Camisano, per la chiesa che non ne aveva alcun bisogno<br />

e perciò subito incamerati dal vescovo di Vicenza. Racconta<br />

ancora del grande magazzino di alimentari, che richiama<br />

clientela da tutta la provincia (anche i nostri parenti, li avevo<br />

sentiti spesso parlare di questo favoloso bengodi sottoprezzo)<br />

sempre di Freato. Aggiunge che in paese si fanno<br />

tante insinuazioni su di lui, ma che comunque ha portato<br />

il benessere. Peggio per chi sta fuori dal carrozzone.<br />

Giovedì 20. Ritorno a Roma e ritrovo Gigi già arrivato.<br />

La sera stessa arriva Guido 15 che trascureremo, presi da<br />

cento cose e ne avremo rimorso per una settimana.<br />

La conferenza del <strong>presidente</strong> di martedì scorso è saltata.<br />

Qui le date precise mi sfuggono. Comunque c’è in questi<br />

giorni un altro incontro dei nostri due a Palazzo Chigi.<br />

Renato si prende l’incarico di portare a concretezza i progetti<br />

di avvicinamento con Italia Nostra. Va da Bassani 16 e<br />

accordano un piano per l’Italia artistica da salvare, da sottoporre<br />

al <strong>presidente</strong>.<br />

Scritto in bella e sintetica copia il progetto arriva a destinazione<br />

e si vedrà.<br />

È sempre di questi giorni l’incontro a Palazzo Chigi<br />

con Palmisano 17 e il ministro Bisaglia 18 . Renato ne riporta<br />

buona impressione: è un concreto, un realizzatore, Gigi<br />

no: è un padreterno, Rumor: è l’esatto contrario di me.<br />

Intanto Gigi prepara una lista di onorificenze da distribuire,<br />

in direzione speciale, verso chi non ne ha mai avute<br />

perché militante in altri partiti, o per altre ragioni politiche<br />

ecc. Vorrebbe in certo modo riqualificare l’onorificenza.<br />

Incontra poco successo, pochissimo anzi (ma non vuole<br />

ammetterlo) presso gli insignendi. Solo dall’altopiano di<br />

Asiago, nella sua innocenza, gli arriva qualche voce di consenso<br />

e qualche segnalazione.<br />

Intanto accumula materiale per i suoi servizi sull’infanzia<br />

e ne ricava notizie e problemi da sottoporre all’alto. Pa-


A cena col <strong>presidente</strong> 25<br />

lazzo Chigi in questi giorni (e in quali no?) è inabbordabile.<br />

Si aspetta Nixon, arriva Nixon, parte Nixon. L’università<br />

tumultua. C’è anche un morto, il ragazzo che precipita<br />

dal secondo piano.<br />

È fissato un pranzo a casa nostra per venerdì 28. Devono<br />

venire il <strong>presidente</strong>, il ministro Bisaglia, Palmisano,<br />

Saccomanno (avvocato di Verona o Padova), noi quattro,<br />

forse qualche altro. Maledizione sempre venerdì, sempre<br />

pranzo di magro.<br />

Io e Giovanna concertiamo il menu al telefono. Prima<br />

vagheggiamo l’idea di noleggiare un cameriere, poi decidiamo<br />

per il pranzo in piedi. Sogliole su ricetta di Giovanna,<br />

frittata di carciofi su ricetta mia – vol au vent comperati<br />

e scaldati in forno, torta di panna e arancio, frutta; basta.<br />

Vino, niente formaggio, champagne per aperitivo.<br />

Preparo tutto con fiori ed addobbi sul tavolo sgomberato<br />

di Gigi, tovaglia di pizzo in camera da pranzo, argenteria<br />

mia e dei Ghiotto che riluce.<br />

Intanto arrivano a Roma Pecorini e Bertoldi 19 i quali telefonano<br />

che vogliono venire a cena da noi. «Niente cena;<br />

no, neppure dopocena. Domani». «Come mai?» «Così».<br />

Ore diciotto, telefonata dalla segretaria della presidenza<br />

la quale con un certo malgarbo dice che il <strong>presidente</strong><br />

non verrà. Telefono ai Ghiotto e decidiamo che noi ceneremo<br />

assieme lo stesso, e inviteremo il povero Pecos e lo<br />

scocciato Bertoldi. Alle nove pranzo fra noi, divertentissimo.<br />

Il Pecos non si capacita di tutto questo sfarzo in suo<br />

onore. Non gli diciamo niente, neppure che fra un po’ arriva<br />

il ministro Bisaglia. Sopraggiunge Cresci 20 , in gran ritardo<br />

e mangia quel che è rimasto (abbastanza). Pecorini<br />

intanto consuma la sua cena solo, di là, davanti al televisore<br />

dove trasmettono un suo pezzo. Bertoldi reclama del<br />

formaggio (assolutamente fuori programma, ma glielo<br />

diamo lo stesso).<br />

La confusione e la piacevolezza sono al colmo quando<br />

verso mezzanotte arriva il ministro Bisaglia. Piccola acqua<br />

gelata. Guardo Renato, che lo trova simpatico, ma non so


26<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

da quale parte cominciare ad adeguarmi. È sgradevole tutto:<br />

la faccia, la presenza, l’importanzetta, l’accento. Trincia<br />

pareri, dice assiomi, non ascolta nessuno tranne se stesso.<br />

Mi ordina un caffè come fossi io il cameriere di cui sopra.<br />

Dice banalità sui napoletani alla Giovanna che si proclama<br />

napoletana. Si parla un po’ di poliziotti (vorrebbe che si<br />

dotassero di gas paralizzanti), di preti (il Pecorini frigge<br />

sulla graticola, ma supera se stesso e tace. A un certo punto<br />

Pecos se ne va. Se è sdegnato non lo fa vedere). Se ne va<br />

anche Bertoldi, resta Cresci che va giù di eccellenza e mi fa<br />

una rabbia. Verso la fine la conversazione si sdoppia. Saccomanno<br />

si rivela una persona simpatica, aperta e civile: il<br />

ministro parla con Gigi e Cresci e non so, pare si sia appassionato<br />

solo ai problemi del Polesine (lui è di Rovigo).<br />

Note mondane: la Giovanna era bellissima vestita sul<br />

mezzo lucido; il piccolo sfogo allergico sullo zigomo che le<br />

dava preoccupazione le conferisce invece colore. Peccato,<br />

il <strong>presidente</strong> si è perso lei e le sogliole con la panna; noi ci<br />

abbiamo rimediato un sottosegretario che – almeno come<br />

mondanità – era meglio non rimediare per niente.<br />

Nuovo appuntamento col <strong>presidente</strong> lunedì 3 marzo,<br />

vero le sette di sera a Palazzo Chigi, con Gigi e Renato. Ma<br />

i due non sono fatti nemmeno salire; scende invece il <strong>presidente</strong><br />

e sale in macchina con loro.<br />

A tutta velocità vanno all’aeroporto dove sta arrivando<br />

Teresa, venuta a Roma per dare una mano al trasloco del<br />

fratello nella sua nuova casa all’Eur. Si ritirano quindi nella<br />

saletta presidenziale e riescono a parlare un po’. Portano<br />

i riassunti di tutte le loro carte, con le proposte. Non è che<br />

Gigi mi racconti le cose con dovizia di particolari. Da quel<br />

che ho capito pare che ben poco si possa fare, senza sollevare<br />

grane a destra o a sinistra o in mezzo.<br />

Lo sgravio fiscale per opere di beneficenza no, abolizione<br />

monopolio tabacchi mai più, medicina e assistenza gratuita<br />

per i minori (idea di Giovanna) credo di no, costa<br />

troppo, vedrà.


A cena col <strong>presidente</strong> 27<br />

Bene per Italia Nostra, quel po’ che si può fare; bene per<br />

l’assistenza ai minorati e invalidi. L’aereo arriva, la Teresa<br />

dice che la Lalla 21 ha preso il suo posto a scuola e che mi telefonerà.<br />

Fine. Non so come siano tornati da Fiumicino.<br />

A proposito del sottosegretario Bisaglia, dimenticavo di<br />

dire che il giorno dopo il portiere mi ha fatto una scenataccia,<br />

perché a mezzanotte un tale che veniva da noi si era<br />

attaccato al campanello e voleva farsi dare la chiave per entrare.<br />

Perché non aveva telefonato a noi come fanno tutti?<br />

Perché gridava a quel modo? Prendessi le mie misure, per<br />

un’altra volta, coi cialtroni non voleva avere a che fare.


28<br />

NOTE<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

1. Si tratta dello sciopero generale nazionale che le confederazioni<br />

sindacali indissero per il 5 febbraio 1969 per ottenere la riforma<br />

del sistema pensionistico.<br />

2. La biografia di Gigi Ghirotti Rumor apparve nel 1970 nella<br />

collana “Gente famosa” ideata e diretta da Giovanni Grazzini per<br />

l’editore Longanesi.<br />

3. Su Renato Ghiotto, direttore del «Giornale di Vicenza», vedi<br />

E. Franzina, Prove di stampa. Renato Ghiotto e la stampa ve<strong>net</strong>a<br />

tra fascismo e postfascismo, Il Poligrafo, 1989.<br />

4. Giulio Cisco, nato nel 1920, giornalista e autore di diverse<br />

opere letterarie, è il fratello minore di Mariangela. Come giornalista<br />

esordì, nel dopoguerra, insieme a Gigi Ghirotti, nel «Giornale<br />

di Vicenza»; successivamente passò al quotidiano milanese «Il<br />

Giorno». Era sposato con Luciana Cenni.<br />

5. Il romanzo Leila venne pubblicato nel 1910 poco prima che<br />

Fogazzaro morisse. Non venne messo all’indice, come invece capitò<br />

al libro precedente, Il Santo, pubblicato nel 1906. Il Decreto<br />

ecclesiastico di condanna del romanzo uscì nell’aprile di quell’anno.<br />

Fogazzaro, con una lettera aperta, si sottomise completamente<br />

al Decreto.<br />

6. Dei sacerdoti fratelli Scotton, nativi di Breganze – Jacopo<br />

(1834-1909), Andrea (1838-1915) e Gottardo (1859-1916) –, parla<br />

ampiamente la vasta letteratura dedicata alla storia del movimento<br />

cattolico nell’Ottocento e Novecento. Capofila dell’intransigentismo<br />

cattolico, oppositori dello stato liberale e difensori strenui del<br />

potere temporale del papato, furono tra i fondatori, nel 1874, dell’Opera<br />

dei Congressi, che per tre decenni costituì l’organismo più<br />

rappresentativo del movimento cattolico e che fu sciolto da Pio X<br />

nel 1904.<br />

7. Assai probabilmente Rumor ha citato il nome di Felix Gaillard<br />

succeduto come <strong>presidente</strong> del Consiglio al socialista Guy<br />

Mollet nel novembre 1957. La crisi determinata dalla guerra di Algeria<br />

indusse, il 15 maggio, il generale De Gaulle a dichiararsi disposto<br />

«ad assumere i poteri della Repubblica». L’Assemblea nazionale<br />

investì De Gaulle della carica di capo del governo il 1º giugno<br />

1958 e gli votò i pieni poteri. Nel settembre dello stesso anno un<br />

referendum popolare approvò con l’80% dei voti la proposta di<br />

nuova Costituzione elaborata da De Gaulle (da qui inizia la cosid-


A cena col <strong>presidente</strong> 29<br />

detta Quinta Repubblica). Nel dicembre 1968 De Gaulle venne<br />

eletto <strong>presidente</strong> della Repubblica.<br />

8. Specchio dei tempi è una rubrica del quotidiano «La Stampa»,<br />

di cui in quegli anni Gigi Ghirotti era inviato speciale.<br />

9. Maria Carola (Cari) Ghellini, figlia del professor Augusto e<br />

di Luisa Cisco, sorella di Mariangela. Si sposa con l’ingegnere<br />

Giampaolo Traverso.<br />

10. Le proposte avanzate dal governo sulla riforma pensionistica<br />

nelle trattative del gennaio ’69 furono giudicate dalle confederazioni<br />

Cgil, Cisl e Uil (rispettivamente guidate da Lama, Storti e Viglianesi)<br />

inadeguate per quanto riguardava la riforma dell’Inps, la<br />

normativa generale e l’ammontare finanziario. Da qui lo sciopero<br />

del 5 febbraio, dopo il quale i negoziati ripresero e il 15 febbraio il<br />

Consiglio dei Ministri approvò un testo di riforma che sostanzialmente<br />

accoglieva le richieste sindacali. Il disegno di legge prevedeva<br />

il progressivo innalzamento del trattamento di pensione fino<br />

all’80% dello stipendio lavorativo, l’istituzione della pensione sociale,<br />

la creazione di un nuovo congengo di scala mobile, una radicale<br />

modifica della struttura gestionale dell’Inps. Il ddl venne convertito<br />

in legge dal parlamento nell’aprile del 1969.<br />

11. La riforma universitaria del centrosinistra era stata originariamente<br />

impostata dal ministro della pubblica istruzione Luigi<br />

Gui nel ’65 con il ddl “Modifiche dell’ordinamento universitario”.<br />

Il progetto Gui, oltre alla contrarietà del Pci e di altre forze, incontrò<br />

forti ostilità nel movimento studentesco e in gran parte dei docenti<br />

universitari. Il disegno di legge venne abbandonato con lo<br />

scadere della legislatura. Toccò al nuovo ministro Fiorentino Sullo<br />

predisporre nelle prime settimane del ’69 un nuovo testo di riforma,<br />

approvato dal Consiglio dei ministri nel marzo 1969. Tuttavia<br />

la questione della riforma risultò per il governo più spinosa del previsto<br />

perché, oltre a persistere la dura opposizione del movimento<br />

studentesco, il 22 marzo Sullo rassegnò le dimissioni, peraltro interamente<br />

motivate da questioni alla Dc avellinese e dai dissensi con<br />

Ciriaco De Mita che in quella provincia stava stabilendo un solidissimo<br />

potere personale.<br />

12. I Carlassare sono la grande famiglia, con sette figli, della sorella<br />

di Gigi Ghirotti, Cecilia, e del dottore in farmacia Mario Carlassare.<br />

13. Luisa Cisco è la sorella di Mariangela, sposata con il professor<br />

Augusto Ghellini.


30<br />

Mariangela Cisco Ghirotti<br />

14. La signora Paola Traverso è la madre dell’ing. Giampaolo.<br />

15. Si tratta di Guido Bon<strong>net</strong>, cardiologo torinese, marito di<br />

Susetta. Guido e Susetta sono tra gli amici più cari dei Ghirotti con<br />

i quali, negli anni trascorsi a Torino dai due vicentini, vivono in<br />

stretta comunanza.<br />

16. Giorgio Bassani, scrittore, era all’epoca <strong>presidente</strong> nazionale<br />

di “Italia Nostra”.<br />

17. A. Palmisano era l’addetto stampa del <strong>presidente</strong> del Consiglio<br />

Rumor.<br />

18. Bisaglia non era allora ministro, ma segretario della Presidenza<br />

del Consiglio.<br />

19. Giorgio Pecorini era all’epoca giornalista dell’«Espresso» e<br />

collaboratore esterno della Rai (al TV7). Silvio Bertoldi era un<br />

giornalista di punta del settimanale «Oggi».<br />

20. Gian Paolo Cresci era all’epoca a capo dell’ufficio stampa<br />

della Rai. Fu poi lui a realizzare le famose trasmissioni televisive di<br />

Ghirotti Lungo viaggio nel tunnel della malattia e a curare l’edizione<br />

del libro omonimo.<br />

21. Laura (Lalla) Ghellini, secondogenita di Augusto e di Luisa<br />

Cisco.

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