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<strong>L'Azione</strong> 4 AGOSTO 2<strong>01</strong>2 >DIALOGO<<br />

23<br />

Per tutte tanta gratitudine<br />

Un omaggio alle Suore della Carità che se ne sono andate dalla Casa di Riposo<br />

Un grato ricordo meritano<br />

(oltre alle quattro ultime:<br />

Zefirina Augelli, Alodia<br />

Minicucci, Cesarina<br />

Dessi, Luciana Stroppa) anche Suor<br />

Carolina, Suor Rosa, Suor Pierina,<br />

Suor Maurina, Suor Giovanna che<br />

hanno lavorato nella nostra Casa<br />

di riposo in questi ultimi anni.<br />

Nei quattro volumi de “Il chi è?<br />

fabrianese“ di Dalmazio Pilati<br />

sono ricordate come benemerite le<br />

seguenti suore di carità operanti a<br />

Fabriano:<br />

Celestina Tanzi (1890-1978) per 50<br />

anni nella nostra Casa di Riposo;<br />

Pierina Checchi (1919-1994), “Il<br />

volto della bontà incarnata“ 48 anni<br />

di servizio;<br />

M. Antonietta Tabasso (1911-1999)<br />

per 64 anni a Fabriano, <strong>prima</strong><br />

nell’Ospedale anche come direttrice<br />

della Scuola Infermieri, poi nella<br />

Casa di Riposo;<br />

Giovanna De Arcangelis (1903-<br />

1995), <strong>prima</strong> nel Brefotro o-Orfanotro<br />

o, poi custode del Santuario<br />

Madonna del Buon Gesù (de nita<br />

“lampada ardente quotidiana”).<br />

Suore di carità dell’Istituto S.<br />

Antonio:<br />

M. Antonietta De Santis (1890-<br />

1968): dal 1921 al 1956, fu docente<br />

e preside;<br />

M. Paola Caccavale (1913-1998)<br />

per 50 anni <strong>prima</strong> docente, poi<br />

preside;<br />

Uga D’Ormea (1917-1999), docente<br />

e scrittrice;<br />

Sabina Fiasco (1890-1968) a S.<br />

Antonio dal 1917 (il volto umile,<br />

affabile, popolare delle suore di<br />

La vera santità<br />

delle Suore di Carità<br />

La Congregazione delle<br />

Suore di Carità, nella sua<br />

vita relativamente breve<br />

(circa 200 anni) è stata<br />

una fucina di santità. E’<br />

santa la sua fondatrice<br />

Giovanna Antida Thouret<br />

(nella foto) (1765-1826),<br />

francese, venuta in Italia,<br />

a Napoli, nel 1810.<br />

E’ santa anche Agostina<br />

Pietrantoni (1864-1894),<br />

martire in un ospedale<br />

romano. Sono beate: Nemesia<br />

Valle (1847-1924);<br />

Giuseppina Nicoli (1863-<br />

1924); Enrichetta Al eri<br />

(1891-1951), la “Mamma<br />

di S. Vittore” che ha dato<br />

testimonianza della sua<br />

eroica dedizione nel carcere<br />

milanese nel tempo<br />

drammatico della guerra e<br />

dell’occupazione nazista.<br />

Queste suore di carità, italiane,<br />

le cui virtù eroiche<br />

sono state riconosciute dalla chiesa e che sono state quindi elevate agli<br />

onori dell’altare. Ma sono innumerevoli le altre suore la cui santità è nota<br />

solo a Dio e a pochi testimoni che hanno incrociato la loro vita.<br />

Dedicato alle Suore di Carità e a chi opera ora<br />

nella Casa di Riposo-Residenza Protetta<br />

CANTICO DI UN ANZIANO<br />

Benedetti quelli che mi guardano con simpatia<br />

Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco<br />

Benedetti quelli che a voce alta per minimizzare la mia sordità<br />

Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti<br />

Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza<br />

Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi<br />

già tante volte ripetuti<br />

Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto<br />

Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo<br />

Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine<br />

Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza<br />

Beati quelli che rallegreranno gli ultimi giorni della mia vita<br />

Beati quelli che mi saranno vicini nel momento del passaggio.<br />

Quando entrerò nella vita senza fi ne mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù.<br />

Se ne sono andate dalla Casa di Riposo, nello scorso giugno, le Suore<br />

di Carità. Una volta erano tante a Fabriano (nell’Istituto S. Antonio, nel<br />

brefotro o-orfanotro o Madonna del Buon Gesù, Ospedale, Asilo Braccini<br />

e Asilo di Collamato) ed ora non ce n’è più nessuna. Abbiamo già scritto<br />

di loro, di questo mesto necessitato congedo (vedi L’Azione del 14 e del<br />

21 luglio). Ora vorremmo rendere un omaggio al loro impegno a Fabriano<br />

durato 130 anni, con questa pagina di ricordi e di testimonianze.<br />

castità).<br />

Altre suore come S. Umberta e S.<br />

Elena sono ancora nella memoria<br />

di non pochi fabrianesi.<br />

Nell’anno 2000 il Cif – Centro<br />

Italiano femminile di Fabriano<br />

ha assegnato la “Mimosa d’oro”<br />

a Suor Alodia Minicucci (nella<br />

foto), come riconoscimento<br />

delle sue benemerenze nei<br />

confronti della popolazione<br />

fabrianese. Era venuta a Fabriano<br />

nel 1942 e da allora ha<br />

dedicato tutta se stessa, <strong>prima</strong><br />

alle orfanelle della Madonna<br />

del Buon Gesù, poi agli anziani<br />

e agli invalidi della Casa<br />

di Riposo. La “Mimosa d’oro”<br />

era un riconoscimento dell’impegno<br />

profuso da tutte le suore<br />

di carità in tanti anni di servizio<br />

in questa istituzione.<br />

Il compito di chi opera in una<br />

casa di riposo non è affatto<br />

facile, anzi si potrebbe dire<br />

ingrato. Tra tante persone da<br />

assistere , c’è anche la parte più<br />

fragile e dolente dell’umanità,<br />

che presenta non troppo di rado<br />

patologie psichiche, disturbi<br />

comportamentali, caratteri<br />

comunque dif cili. Quello delle case di riposo è un<br />

ambiente che richiede grande comprensione e in nita<br />

pazienza, che non mancavano davvero a Suor Alodia.<br />

“Il Chi è?” del Prof. Pilati ricorda<br />

anche le Suore di Carità nate a Fabriano,<br />

ma operanti altrove.<br />

M. Filomena Castagnari (1893-<br />

1960) che fu superiora provinciale<br />

a Napoli;<br />

M. Lamberta Corsi (1895-1957),<br />

educatrice in Abruzzo e a Roma,<br />

sorella dell’a vvocato Corsi;<br />

Le sorelle Teodorica (1896-1985) e<br />

Benigna (1903-1985) di Collamato,<br />

impegnati egli ospedali romani.<br />

M. Enrica Martini (1910-1953)<br />

anche lei impegnata negli ospedali<br />

di Roma. In una cappella del cimitero<br />

fabrianese di S. Maria riposano<br />

nella pace del Signore 18 Suore di<br />

Carità di S. Giovanna Antida morte<br />

dal 1919 al 1978. I loro nomi sono<br />

ricordati nel libro di Pilati “Istituto<br />

S. Antonio a Fabriano (1900-2000)-<br />

Alba e tramonto di una gloriosa<br />

scuola privata”. Chi porterà un ore<br />

sulla loro tomba?<br />

Alla scuola di San Vincenzo de' Paoli<br />

Questa che segue è una pagina<br />

di Mario Tobino, il celebre<br />

medico-scrittore che fu direttore<br />

dell’Ospedale Psichiatrico di<br />

Lucca e quindi viveva a quotidiano<br />

contatto con gli ammalati<br />

e con le suore che li assistevano.<br />

Erano le suore cosidette “cappellone”,<br />

cioè “Figlie della Carità”<br />

sorte direttamente dal carisma di<br />

S. Vincenzo de' Paoli (e di S. Luisa<br />

de Marillac). Questa pagina è l’esaltazione<br />

discreta commossa – un<br />

‘esaltazione che non sembra neppure<br />

tale - della dedizione scon nata<br />

di cui sono capaci le donne consacrate<br />

che si impegnano in compiti<br />

gravosi e ingrati. Mario Tobino,<br />

scrittore laico sotto tutti i punti di<br />

vista, signi cativamente non coglie<br />

queste suore nel momento del loro<br />

lavoro, ma nel momento della loro<br />

preghiera che è sorgente di tanta<br />

capacità di dedicazione e sacri cio.<br />

Cioè che Mario Tobino ha scritto<br />

delle “Figlie della carità” di S.<br />

Vincenzo de' Paoli si può trasferire,<br />

senza troppe varianti, alle “Suore<br />

della carità” di S. Giovanna Antida<br />

(che appartengono alla stessa<br />

grande famiglia vincenziana), in<br />

particolare a quelle della nostra<br />

casa di Riposo.<br />

Alle quattro del mattino odo la campanella<br />

che echeggia nell’appartamento<br />

delle suore, disposto proprio<br />

dirimpetto al mio ingresso. E’ l’ora<br />

Cosa scrisse<br />

un celebre<br />

medico<br />

notturna che le suore si svegliano e<br />

cominciano la loro giornata di lavoro<br />

e di preghiera. In pochi minuti la<br />

Regola le fa vestire e tutte insieme,<br />

col vastissimo cappello bianco<br />

inamidato che sugli inginocchiatoi<br />

della piccola chiesa le unisce e le<br />

tiene discoste, eccole tutte insieme<br />

(la suora di notte andrà a dormire<br />

dopo la Messa) inginocchiate a<br />

pregare. Il frate cappuccino arriva<br />

alle cinque e comincia la Messa.<br />

Una mattina ho assistito a questa<br />

Messa, sola testa nuda e piena di<br />

peccati, nel mare ondeggiante di<br />

tele inamidate.<br />

Quando fecero la Comunione furono<br />

come guerrieri delle crociate e<br />

mi si empiva l’anima di stupefatta<br />

commozione. Conoscevo il lavoro<br />

delle suore, continuo e ingrato,<br />

conoscevo il loro coraggio di affrontare<br />

le malate più agitate nelle<br />

membra e di più nel turpiloquio,<br />

sapevo le notturne loro preoccupazioni<br />

quando hanno lasciato<br />

nel reparto, per quelle brevi ore<br />

Altre informazioni sulla presenza e l’impegno delle Suore di Carità a Fabriano si possono ricavare dal libro<br />

di Dalmazio Pilati “Istituto S. Antonio – Alba e tramonto di una prestigiosa scuola privata” e dal libro di Elio<br />

Pal ego “Suor Uga, una donna”, editi dal Centro Studi Riganelli, rispettivamente nel 2003 e nel 2008.<br />

Una volta - ricordo – si parlava<br />

di un ricoverato molto dif cile<br />

da trattare, anche perché abusava<br />

nel bere. C’era chi voleva<br />

allontanarlo dalla Casa di Riposo<br />

e comunque trattarlo con<br />

grande durezza. Suor Alodia se<br />

ne uscì con questa frase : “Ma<br />

S. Vincenzo de' Paoli gli ubriaconi<br />

andava a cercarli” e questa<br />

frase non fu senza effetto. Per<br />

Suor Alodia i ricoverati erano<br />

tutti come gli e i gli non si<br />

cacciano via, ai gli si perdona<br />

sempre.<br />

Un’altra frase che mi è rimasta<br />

impressa nella memoria. L’ho<br />

sentita sulla bocca di Suor Placida:<br />

“I poveri sono padroni esigenti,<br />

ce l’ha detto S. Vincenzo.<br />

E noi abbiamo scelto di averli<br />

come padroni”. Ed anche questa<br />

volta si placarono espressioni<br />

di stizza e di sdegno per<br />

certi comportamenti di un poveretto<br />

ritenuto insopportabile.<br />

A questa scuola si sono formate<br />

le suore di carità. Ecco perché hanno una marcia in più<br />

nella capacità di comprendere e amare anche chi non<br />

è affatto amabile.<br />

di sonno, malate sospette di ogni<br />

triste azione; conoscevo bene Suor<br />

Giacinta, abituata a combattere<br />

gli sputi e gli insulti e ogni feroce<br />

spettacolo per il lunghissimo<br />

giorno, e quella mattina la vedevo<br />

appena di pro lo inginocchiata con<br />

le altre, una piccola colomba, una<br />

creatura senza peso, sorridente nella<br />

preghiera, linda e felice. Mentre la<br />

suora ad una ad una si partivano dal<br />

loro inginocchiatoio e arrivavano<br />

alla piccola balaustra dove dal frate<br />

cappuccino le sarebbe stata offerta<br />

la Particola, piombò un silenzio<br />

di profonda sospensione come se<br />

si fosse sopra un abisso che non<br />

contiene aria. Poi quando furono<br />

comunicate non vedevo altro che un<br />

mare immobile inamidato, chino,<br />

che non sapeva cosa pensasse ma<br />

mi sembrava che quelle creature in<br />

quegli istanti si sentivano consolate<br />

di tutto e forti e sicure innanzi tutto<br />

forti e sicure.<br />

Dal basso della portineria si vede<br />

uno scorcio del terrazzo, inciso nel<br />

celo, che d’estate è terso. Le loro<br />

voci si alzano come una zuffa d’ali,<br />

gioco del paradiso; sedute torno<br />

torno alla ringhiera. Mi rapisco a<br />

mirarle; premio della virtù che in<br />

musica si manifesta, consapevole<br />

gioia di essere tali, l’una l’altra<br />

si lanciano la loro dedizione;<br />

non so se si ricordan di Gesù.<br />

Vedo questo spettacolo come se le<br />

guardassi da già morto e felice, e,<br />

se in paradiso c’è un linguaggio,<br />

<strong>prima</strong> eco a chi si avvicina, è uguale<br />

al terrazzino delle mie suore.<br />

Da “Le libere donne di Maiano” (1953)<br />

23 dialogo.<strong>indd</strong> 2 30/07/12 15.54

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