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IL REALE INTERESSE DEI VITIGNI AUTOCTONI - Vivaio Enotria

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I vitigni autoctoni, come dall’istogramma seguente, sono perciò base e identità dei territori su cui<br />

insistono.<br />

Gli incentivi FEOGA degli anni ’70 reiterati dopo una generazione nelle attuali sovvenzioni al<br />

restyling hanno portato ad una discreta coetaneità del Vigneto Italia rilevata dall’entità delle<br />

produzioni vivaistiche.<br />

Alcuni di questi vitigni sono in netto abbandono: Trebbiano d’Abruzzo, Malvasia Bianca Lunga,<br />

Nuragus, Canaiolo Nero, Trebbiano Giallo, Bombino Bianco, Bellone, Greco Nero, Molinara,<br />

Montù, Cococciola. Altri hanno avuto effimeri momenti di gloria: Brachetto, Sagrantino, ieri ed<br />

oggi il Pecorino.<br />

8. <strong>VITIGNI</strong> <strong>AUTOCTONI</strong> MINORI<br />

Oltre ai cento vitigni precedentemente citati, che ricordiamo avere valore collegato ad un<br />

determinato territorio, sono iscritti al Registro Nazionale altre 300 varietà che dagli autori sono<br />

state analizzate in maniera certosina. Questi vitigni autoctoni possiamo etichettarli come<br />

“minori”. Di questi 140 hanno non solo valenza ed importanza storica ma reale e sostanziale<br />

presenza nel vigneto per un totale di 28.499 ettari sempre al censimento 2000.<br />

Da allora ad oggi è probabile che, insistendo in aree marginali, l’erosione abbia pesantemente<br />

inciso. Per questi vitigni la superficie media occupata è di 203 ettari cada uno pari a circa 10<br />

mila ettolitri cioè quanto viene consumato dall’annuale raduno degli alpini.<br />

Per di più, l’incessante lavoro dei ricercatori continua a proporre la iscrizione nel Catalogo di<br />

nuovi vitigni.<br />

Riteniamo utili alcune considerazioni:<br />

Molti sono palese testimonianza della viticoltura da alberata quali:Empibotte, Pagadebito,<br />

Mostosa, Carica l’Asino, Fortana, Lambrusco Viadanese, Biancone di Portoferraio.<br />

Varietà di grande vigoria e qualità mediocre.<br />

Altri sono da “viticoltura eroica”: Avanà, Biancolella, Doux d’Enry, Erbaluce,<br />

Guarnaccia, Malvasia di Casorzo, di Lipari, di Schierano, Moscato di Scanso, Nero<br />

Buono di Cori, Pecorino ecc. cultivar che resistono all’oblio.<br />

Alcuni sono il residuo di viticolture “arcaiche e storiche” come: Olivella o Fosco Peloso -<br />

probabile discendenza del Falerno del Massico -; Uva Tosca, Vernaccia d’Oristano,<br />

Mammolo, Picolit - tanto nominato ma poco diffuso - ecc.<br />

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