IL REALE INTERESSE DEI VITIGNI AUTOCTONI - Vivaio Enotria

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Molte varietà sono da definire quali: Abbuoto, Asprinio Bianco, Coda di Volpe - erroneamente indicata come componente della DOC Vesuvio al posto del Caprettone.- Barbera di Benevento, ecc. Altre 90 varietà sono iscritte al catalogo e per brevità rimandiamo al sito MIVA. Di tutti questi vitigni, aldilà dell’enorme importanza della conservazione del patrimonio genetico peraltro compito dell’ente pubblico, ci si domanda quanti avranno le capacità di accesso al mercato sia come oggetto di offerta continuativa che come un reale interesse della domanda. Molti entrano nella composizione dell’uvaggio delle diverse D.o.. A tal proposito è utile sottolineare come la introduzione dei “vitigni miglioratori minori” stranieri: Petit Verdot, Tannat, Alicante Bouchet, Viognier, Syrah e altri abbia ridotto gli spazi dei vitigni italici . Il buonsenso vorrebbe che nella composizione delle base ampelografiche delle D.o. si tenga conto che il Vigneto Italiano è una sommatoria di fazzoletti che non possono ciascuno avere le percentuali richieste dai disciplinari. Vanno perciò differenziati i prezzi per le singole varietà - in base ai costi e alle difficoltà di produzione -. Per questo la Malvasia Puntinata varietà certamente migliorativa ma di difficile coltivazione è marginalmente presente nei vigneti laziali. Alcune varietà sono residuo e vestigia di viticolture importanti e sono capaci di resistere grazie alla valorizzazione e alla identificazione col territorio. Per molte altre è opportuno e necessario suggerire il collegamento con il sistema vitivinicolo regionale, unico a disporre di massa critica necessaria alla valorizzazione. Ulteriore strada da percorrere è quella dell’istituzione di un sistema nazionale di salvaguardia e promozione di queste viticolture eroiche ma residuali con un unico marchio I.G.T. a disciplinare semplificato che potrebbe essere “Giardini dell’Enotria Tellus” sul modello “Jardin de France “, risultato vincente oltre Alpe. Torniamo al paradosso e traumi del vivaismo. Come mantenere questo germoplasma ? Quale e chi lo conserva? Il vivaista che vive e opera in zona lo può fare e lo fa : per lui i vitigni autoctoni sono una bandiera. La variabilità dell’intero germoplasma, spesso molto ridotta, va mantenuta, evitando monocloni e lavorando su selezioni massali inizialmente negative e semmai successivamente positive. Per i vitigni di puro interesse storico e di serbatoio di germoplasma è opportuno il concorso dell’ente pubblico. 12
Abbiamo evidenziato molte ombre perchè chi, come tutti noi, ama il proprio mestiere lotta per migliorarlo. Un grazie agli operatori di filiera che lavorano in un settore che dà poche soddisfazioni economiche ma che vive di valori che vengono da un lontano passato e che non devono andare persi ma consegnati alle future generazioni. BIBLIOGRAFIA TEMPESTA G.(1995). Linee di tendenza del “Vigneto Italia”. Vignevini (10,11,12) :62-63;43- 50; 13-20. (1996). Idem (1/2) 33-40. TEMPESTA G., FIORILO M. (2003). Superficie vitate: quali dinamiche?. Vignevini (3, 4, 5): 47- 65; 78-88; 39-57. TEMPESTA G.,BURRONI F. (2005) Un vivaismo cosciente di filiera. VQ (1,3,4,6): 42-46;56- 63; 124-129; 98-104. TEMPESTA G., FIORILO M. (2005) Scenari della filiera nel medio e lungo periodo. 32° Congresso MIVA: 4-10 TEMPESTA G., FIORILO M. (2006) Il vivaismo viticolo si interroga sul futuro. VQ (3): 142- 149. 13
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