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TRAIL RUNNING WEBZINE - The North Face® Lavaredo Ultra Trail

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Il pianoro da attraversare è incredibilmente<br />

morbido, come uno spesso<br />

strato di moquette sotto la quale<br />

deve esserci dell’acqua, qua e là<br />

spuntano pietre .<br />

Decido di approfittare del tratto pianeggiante<br />

per mangiare qualcosa,<br />

mi sento un po’ stanca.<br />

A passo veloce mastico una barretta<br />

dal sapore indefinito, la divoro,<br />

come se fossi a digiuno da tempo,<br />

è strano come in questo genere di<br />

gare ti ritrovi svuotato, anche se non<br />

sempre avverti il senso di fame, appena<br />

metti qualcosa in bocca la<br />

trangugi senza ritegno.<br />

Guadato il torrentello si risale nuovamente,<br />

questa volta deve essere<br />

l’ultima, quasi in cima si vede un<br />

nevaio, mi passa la prima donna, mi<br />

sorride, quando la saluto, complicità<br />

femminile.<br />

Finalmente sono al Colle di Loo, 2450<br />

m, gli uomini del soccorso alpino<br />

sono tutti imbacuccati, tira aria e<br />

loro sono fermi, mentre io scaldata<br />

dal movimento non mi rendo conto<br />

della temperatura e per di più il<br />

sole se n'è andato, il cielo è coperto,<br />

spero che l’atteso temporale pomeridiano<br />

decida di abbattersi altrove<br />

e non sui nostri passi.<br />

Anche in questo luogo la vista è eccezionale,<br />

non so, non mi sembra<br />

neanche di essere sulla terra, sarà<br />

quell’alternanza di rocce, tonalità di<br />

grigio, di verde, cime appuntite, spazio<br />

aperto che dà l’impressione di essere<br />

in uno di quei vecchi telefilm di<br />

fantascienza degli anni ’70: “Spazio<br />

1999 Odissea nello spazio”quando la<br />

luna staccatasi dall’orbita terrestre<br />

iniziò a vagare nello spazio immenso.<br />

I ricordi riaffiorano freschi nella mente,<br />

mi pare addirittura di provare le<br />

medesime sensazioni del 2006, bizzarri<br />

giochi della mente, un miscuglio<br />

di stanchezza e reminescenza che<br />

mi proiettano nel passato, una sorte<br />

di macchina del tempo invisibile.<br />

Questa è la sensazione che mi accompagna<br />

per tutto quel tratto fatto<br />

di brevi saliscendi che si alternano a<br />

zone sassose, pietraie a sentiero.<br />

Il Colle della Mologna Grande, le<br />

nubi sempre più basse, il passaggio<br />

è stretto appena un varco, in quel<br />

minuscolo spazio mi affaccio come<br />

se fossi su un grattacielo, una lieve<br />

vertigine, un ondeggiamento, mi<br />

dico sottovoce: “adesso viene il bello”,<br />

1300 metri di dislivello in discesa<br />

in neanche 7 km.<br />

Al rifugio Rivetti c’è un tifo da stadio,<br />

ora il sentiero è parecchio frequentato,<br />

c’è chi lentamente sale e chi<br />

velocemente scende, spesso mi<br />

devo fermare e lasciare il passo.<br />

Le nuvole basse impediscono la visuale<br />

a valle, non riesco a capire<br />

dove sono e quanto manca, sono<br />

stanca e non ne posso più di scendere,<br />

incespico e mi arrabbio.<br />

Il frastuono delle pale di un elicottero<br />

mi inganna, penso di essere quasi<br />

arrivata, poi invece riappare il sole e<br />

mi rendo conto che la strada è ancora<br />

lunga.<br />

Corro sul bordo della mulattiera, un<br />

po’ scoraggiata, ad un certo punto,<br />

quando sono nel bosco e in basso<br />

passa un torrente, sento un grido arrivare<br />

dall’altro lato: “brava!”, mi volto<br />

ma non vedo nessuno, e penso che<br />

effettivamente lo sono a prescindere<br />

dalla prestazione, me lo hanno detto<br />

in tanti in quest’ultima ora che incomincio<br />

a crederci veramente, anche<br />

se loro non sanno che io sono partita<br />

un’ora e mezza prima degli altri.<br />

Tra un sasso, una scivolata e tanti<br />

pensieri buoni e cattivi arrivo alle prime<br />

case, dove auguro il buon appetito<br />

ad una coppia che sta pranzando<br />

e anche loro di rimando per<br />

quando sarò arrivata.<br />

Piedicavallo, posso finalmente lasciarmi<br />

andare in scioltezza corro, un<br />

po’ l’inclinazione in discesa mi aiuta,<br />

un po’ il sentire il traguardo vicino, un<br />

po’ le persone, la falcata si amplia,<br />

l’avampiede spinge via quel che rimane<br />

del percorso, sotto il gonfiabile<br />

c’è Mau con il microfono e Beppe<br />

con la macchina fotografica, l’uno<br />

chiama tutti gli arrivati per nome,<br />

l’altro li fotografa.<br />

E’ fatta, sono arrivata in 6h18’, meno<br />

del previsto.<br />

Sono contenta della scelta dell’orario<br />

di partenza, se all’inizio ero sola poi<br />

ho potuto vedere e correre insieme<br />

agli altri, ho potuto assistere all’arrivo<br />

di molti, incitare gli ultimi metri di<br />

Stefania, di Luciano e, così potermi<br />

godere un po’ anche la festa.<br />

Grazie e un BRAVI a lettere cubitali<br />

va agli organizzatori, Maurizio e Beppe<br />

che amano i trail e le loro montagne<br />

e lo dimostrano senza alcun<br />

dubbio.<br />

Grazie a chi ci ha assistito lungo tutto<br />

il percorso, pazientemente con il sorriso,<br />

a chi si è dato da fare per ripulire<br />

i sentieri e renderli sicuri.<br />

Un ultimo pensiero per quel ragazzo<br />

disteso sulla barella, che possa rimettersi<br />

al più presto per tornare di<br />

nuovo a correre su e giù per i monti,<br />

giungendo sulle vette più alte per<br />

avere l’impressione di toccare il cielo<br />

con un dito.<br />

In macchina mentre percorro a ritroso<br />

il viaggio dell’andata ripenso<br />

alle parole lette in un libro:<br />

“Camminare (correre aggiungo<br />

io) ha a che fare con il benessere<br />

e la salute. Ma non solo. Quando<br />

si va a piedi si è deposta ogni corazza.<br />

Il contatto con le pieghe<br />

e la rugosità della terra è diretto.<br />

Non c’è più alcuna parete d’aereo,<br />

treno, pullman, nave a fare<br />

da intercapedine con la realtà.<br />

Quando si va piedi si è a contatto<br />

diretto con la natura ed è più facile<br />

sentirsi ridotti alla dimensione<br />

che ci spetta. A quella di un uomo<br />

e non quella di un titano.<br />

Così la natura quando abbiamo<br />

lasciato la corazza dei mezzi di trasporto<br />

e accettato di essere quello<br />

che siamo si lascia avvicinare<br />

fino quasi a svelare il suo aspetto<br />

più segretamente ed insopportabilmente<br />

fragile.”<br />

Da “Senza Volo” di Federico<br />

Pace<br />

SPIRITO<strong>TRAIL</strong> [SETTEMBRE] - 15

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