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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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lO PIERLUIGI BERTINARIA<br />

La grossa differenza tra il sistema di mobilitazione introdotto in Italia<br />

postato su base territoriale (oggi si direbbe regionale), per cui le reclute di<br />

e quello prussiano consisteva nel fatto che in Prussia il reclutamento era im­<br />

una dtrminaa provincia ricevevano la loro istruzione militare presso il re­<br />

parto 1v1 stanztato e ad esso si presentavano al momento della mobilitazio­<br />

ne, accelerandone sensibilmente i tempi. In Italia, invece, non si ritenne op­<br />

portuno adottare un sistema di reclutamento territoriale perché si temeva<br />

che usto, stimolando e incoraggiando separatismi e regionalismi, potesse<br />

costltmre una potenziale minaccia all'unità da pochi <strong>anni</strong> realizzata. Pertanto,<br />

sebbene non mancassero opinioni favorevoli all'introduzione anche in<br />

Italia el reclut _ amento su base territoriale, durante il dibattito parlamentare<br />

sulle nforme Rtcotti gran parte dello schieramento politico si dimostrò concord<br />

nel ritener inapplicabile in Italia un ordinamento analogo a quello<br />

russtano. Solo Gmseppe Sirtori ne parlò a favore, in quanto, oltre a ridurre<br />

una magg10re coes10ne formandoli con reclute provenienti dalla stessa area<br />

1 tempi ncessari pr la mobilitazione, avrebbe consentito di dare ai reparti<br />

e avrebbe infine permesso di risparmiare sulle spese causate dai cambi di<br />

guarnigine: _ ttto ciò, concludeva Sirtori, senza " mettere in pericolo l'Uni­<br />

ta. ( ... )L Italia e fatta e non può essere disfatta se non da un grande disastro<br />

militare " 12.<br />

Quella<br />

.<br />

del Sirtori rimase una voce isolata e, come qualche anno prima,<br />

er tema dt compromettere l'unità faticosamente raggiunta era stato definitivamente<br />

affossato il principio di un decentramento politico-amministrativo<br />

del nuovo regno, difeso nel Parlamento di Torino dal solo Ferrari 13 così<br />

tra le riforme degli <strong>anni</strong> '70 non trovò posto l'introduzione del reclut;mento<br />

su base territoriale.<br />

Fu però necessario introdurre comunque un meccanismo che consentisse<br />

di snellire i tempi della mobilitazione; si procedette perciò all'istituzione<br />

dei distretti, che dovevano provvedere: alla fase iniziale dell'addestramento<br />

d:lle rclute di l a categoria, da inviare successivamente ai Corpi; all'intero<br />

Ciclo dt addestramento, relativamente breve, delle reclute di 2 a categoria; e<br />

dove:no soprttutt _prvvedere ad armare i richiamati ed inviarli ai reggimett<br />

m caso dt mobthtazwne. Si evitava in questo modo la perdita di tempo<br />

denvante dal fatto che gli uomini richiamati alle armi dovessero dapprima<br />

12 MINNITI, Esercito e politica, cit., p. 106. Le recenti ricerche che Christoph Berger­<br />

W<br />

smente al corente, smbrano n parte modificare questo assunto, indicando un mag­<br />

,<br />

aldenegg sta conducendo su qesto argomento, dei cui risultati egli mi ha messo corte­<br />

giOr numero d1 sostemton dell mtroduzione del reclutamento su base territoriale<br />

13 ROBERT C. BINKLEY, Realism and nationalism, 1852-1871 New York Harpe a d<br />

Row, 1935, pp. 222-223. ' ' n<br />

LO STANZIAMENTO DELL'ESERCITO ITALIANO<br />

recarsi al deposito reggimentale - che poteva anche essere molto lontano<br />

dalla zona di provenienza della recluta - e, poi, spostarsi nell'area di raduna­<br />

sembrava indicare nella relazione a Vittorio Emanuele n che ne accompagnava<br />

il decreto istitutivo, avrebbero dovuto costituire i capisaldi di quel « se­<br />

ta dove si trovava il reparto,di destinazione. I distretti, infine, come Ricotti<br />

condo <strong>esercito</strong> " basato prevalentemente sulla milizia territoriale, destinato a<br />

provvedere alla sicurezza del territorio nazionale in caso di ostilità 14.<br />

La creazione dei distretti fu dunque un momento di particolare rilievo<br />

nella definizione del rapporto tra <strong>esercito</strong> e territorio, non solo perché co­<br />

stituì l'alternativa all'introduzione del reclutamento territoriale, ma anche<br />

perché, creando le premesse per una nuova concezione della difesa del territorio,<br />

pose le basi per esonerare ulteriormente i reparti esistenti in tempo<br />

di pace dai compiti di difesa del territorio. È opportuno poi ricordare che<br />

con le riforme ricottiane furono istituite le compagnie di alpini: reclutate,<br />

queste sì, su base strettamente locale, avevano il compito specifico di difen­<br />

dere le zone montane di frontiera, in modo da ritardare il più possibile la<br />

marcia di un eventuale aggressore sfruttando le asperità del terreno e consentendo<br />

in tal modo il regolare svolgimento della mobilitazione.<br />

stinate a rimodellare l'Esercito Italiano sul tipo di quello prussiano, il gover­<br />

Negli <strong>anni</strong> in cui vennero messe a punto e poi approvate le riforme de­<br />

no del Regno d'Italia mise altresì allo studio il problema più generale del­<br />

l'impostazione da dare alla difesa del territorio nazionale. Un primo proget­<br />

to generale, com'è noto, fu elaborato tra il l866 e il 1871 dalla Commissioni<br />

di fortificazione dei punti nevralgici del territorio italiano: ma tanto la ver­<br />

ne permanente per la difesa dello Stato, la quale nel 1871 presentò due pia­<br />

sione completa quanto quella ridotta del progetto non andarono oltre la fa­<br />

furono poi ritirate dal governo nel 1874. Dopo varie vicissitudini, una seconda<br />

Commissione per lo studio della difesa dello Stato fu insediata nel<br />

1880: ne facevano parte gli ufficiali più brillanti di cui l'Esercito Italiano al­<br />

se preliminare del dibattito parlamentare e a causa del loro eccessivo costo<br />

lora disponesse e i suoi lavori, svoltisi in varie sessioni dal 1880 al 1883, for­<br />

nirono una serie di valide indicazioni per l'approntamento a difesa del terri­<br />

torio nazionale. La Commissione studiò i vari teatri operativi nei quali avrebbero<br />

potuto svolgersi combattimenti: un teatro nord-orientale, uno nordoccidentale,<br />

la costa ionica e adriatica, il teatro meridionale e insulare, la di­<br />

fesa interna del teatro nord-occidentale. È da aggiungere -ma soltanto in<br />

tri allora definiti sarebbe più corretto chiamarli scacchieri. Una prima distin-<br />

aderenza alla concezione dottrinale attuale - che, terminologicamente, i tea­<br />

14 GALLINARI, I primi quindici <strong>anni</strong>, cit., pp. 74-75. MINNITI, Esercito e politica, cit.<br />

p. 107.<br />

11

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