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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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14 PIERLUIGI BERTINARIA<br />

co di tempo in esame furono schierate nell'italia centrale dalle 9 alle 11 brigate<br />

di fanteria - e cioè 3, poi 4, in Toscana, 2 (talora 3) tra Marche e Umbria,<br />

3 nel Lazio, l (poi 2) negli Abruzzi e Molise - nonché 3 reggimenti<br />

di cavalleria e 2 di bers<strong>agli</strong>eri. Quanto all'Italia meridionale e insulare, vi si<br />

trovano da un massimo di 15 a un minimo di 13 brigate di fanteria, dislocate<br />

di preferenza in Campania (5) e in Sicilia (4), oltre che in Puglia (1), in Calabria<br />

(2) e in Sardegna (l} e, inoltre, una media di 5 reggimenti di cavalleria<br />

e 2 di bers<strong>agli</strong>eri. Sembra più opportuno però adottare il criterio della suddivisione<br />

est-ovest dell'intero teatro peninsulare, perché questo mette bene<br />

in risalto la concentrazione dei reparti sulla costa tirrenica, dove maggiore<br />

si pensava che fosse il pericolo di sbarchi francesi: ecco quindi che a fronte<br />

delle 4 brigate stanziate in Toscana, le 3 nel Lazio, le 5 in Campania, le 2<br />

in Calabria e le 4 in Sicilia, si hanno solamente 2 brigate nelle Marche e in<br />

Umbria, l (o 2) negli Abruzzi e l in Puglia. La maggiore importanza attribuita<br />

alla costa tirrenica è ancor più evidenziata da un esame particolareggiato<br />

della dislocazione dei comandi di brigata: 2 delle 4 brigate di stanza in Toscana<br />

avevano il loro comando rispettivamente a Pisa e a Livorno, vale a<br />

dire a protezione di quell'imbocco della valle dell'Arno il cui controllo, secondo<br />

gli studi della Commissione, era necessario per proteggere il rovescio<br />

delle posizioni dell'Appennino tasca-emiliano 17; 3 delle 4 brigate del<br />

Lazio avevano il comando a Roma e l a Gaeta, le brigate della Campania<br />

avevano il comando a Napoli (2), Salerno e Nocera Inferiore, quelle della<br />

Calabria a Reggio e a Catanzaro, quelle della Sicilia a Palermo (2), Messina<br />

e Catania. La maggior parte delle unità schierate nel teatro peninsulare erano<br />

insomma dislocate in modo da fronteggiare prontamente eventuali tentativi<br />

di sbarco da parte francese, e questo a conferma degli orientamenti<br />

prevalenti nell'ambito dello Stato maggiore italiano. Infine, quanto al fatto<br />

che un'unica brigata fosse dislocata in Sardegna, che pure era zona potenzialmente<br />

molto esposta a eventuali attacchi francesi, si riteneva probabilmente<br />

inutile stanziarvi delle forze che avrebbero potuto essere meglio impiegate<br />

in altri settori, in considerazione dello scarso peso strategico che il<br />

possesso dell'isola avrebbe avuto sullo svolgimento di un eventuale conflitto.<br />

c. Alcune considerazioni sullo stanziamento dell 'Esercito<br />

Da questa prima analisi della dislocazione dei reparti si evincono dunque<br />

alcuni dati di una certa importanza: innanzi tutto la priorità indiscussa<br />

assegnata al teatro continentale rispetto a quello peninsulare, al quale furono<br />

assegnati reparti inadeguati ai fini di una distribuzione capillare su tutto<br />

il territorio nazionale e la cui difesa fu, di conseguenza, impostata a " capi-<br />

17 MINNITI, Il secondo piano generale delle fortificazioni, cit., p. 106.<br />

LO STANZIAMENTO DELL'ESERCITO ITALIANO 15<br />

saldi , isolati l'uno dall'altro, spesso appoggiati a sistemi di fortificazione e/o<br />

a campi trincerati. Nel teatro continentale, invece, i reparti erano dislocati<br />

in modo molto più regolare, si potrebbe dire per aree piuttosto che per capisaldi,<br />

intendendosi per aree quelle zone cruciali, come la linea Casale -Alessandria<br />

o quella Piacenza - Parma - Reggio Emilia - Bologna, che gli studi<br />

della Commissione avevano indicato come vitali per la difesa. Per ultimo<br />

è da sottolineare la marcata prevalenza _data all:_1 costa tirreni ca nei confronti<br />

di quella adriatica 18.<br />

Quale valore si può attribuire a questi dati? Sembra opportuno ricordare<br />

ancora una volta che siffatta dislocazione in tempo di pace può avere un<br />

significato da non sopravvalutare, poiché è dai piani di radunata e mobilitazione<br />

che si desumono gli orientamenti effettivi dell'<strong>esercito</strong>; e tuttavia questa<br />

disposizione non può non essere connessa alla necessità di parare colpi improvvisi<br />

laddove era lecito attendersi che venissero di preferenza vibrati e,<br />

quindi, alla prima, immediata difesa del territorio in attesa del compimento<br />

delle operazioni di mobilitazione 19.<br />

3. L'AVVICENDAMENTO DEI REPARTI DELL'ESERCITO<br />

Un discorso completamente diverso va svolto in relazione all'avvicendamento<br />

dei reparti. Lo stanziamento delle unità sul territorio nazionale dal<br />

1884 al 1910 può essere infatti considerato sotto due punti di vista diversi:<br />

o meglio, le unità dell'Esercito presenti in determinate aree possono essere<br />

chiamate a svolgere funzioni molteplici. Se dallo schema generale or ora tracciato<br />

risulta evidente che la disposizione per aree geografiche rispondeva<br />

soprattutto a necessità di ordine strategico, il sistema di rotazione dei reparti,<br />

invece, che spostava da un capo all'altro d'Italia i reggimenti di fanteria<br />

e cavalleria lasciando sostanzialmente inalterato il numero complessivo delle<br />

forze presenti nelle varie zone, rispondeva a tutt'altre esigenze. Vediamo<br />

allora quali fossero queste esigenze e come funzionasse il meccanismo di<br />

spostamento dei vari reparti. Per motivi di semplicità e di chiarezza, prendiamo<br />

anche in questo caso ad esempio il periodo successivo al 1884, quan-<br />

18 Cfr. ancora MINNITI, op. ult. cit.<br />

19 Sarebbe di estremo interesse a questo proposito poter accertare se, e in che misura,<br />

la presenza di reparti numericamente più o meno rilevanti, nelle varie località, fosse<br />

desiderata o meno sia dalle popolazioni sia dalle autorità, ai fini di un incremento delle<br />

varie autonomie locali. Questo gradimento non si esclude che possa in qualche modo<br />

aver fatto sentire il suo peso nelle decisioni prese a livello governativo di stanziare que­<br />

sto o quel reparto in una sede piuttosto che in un'altra. Un'indagine siffatta, che abbiamo<br />

ritenuto esulasse da queste brevi note, potrebbe essere proficuamente condotta median­<br />

te lo spoglio accurato sia della stampa locale sia dei verbali delle riunioni dei consigli<br />

comunali.

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