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L'alpone IV trim_07 - Pro loco di San Giovanni Ilarione

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L’ALPONE 2<br />

AFRICA,<br />

CHE PASSIONE<br />

L’INTERVISTA<br />

Non capita tutti i giorni <strong>di</strong> incontrare<br />

una persona che nella sua vita abbia<br />

avuto l’opportunità <strong>di</strong> parlare con<br />

Christian Barnard, il celebre car<strong>di</strong>ochirurgo<br />

che ha effettuato il primo trapianto<br />

<strong>di</strong> cuore al mondo a Città del Capo. È<br />

invece accaduto a Roberto Ciman, un<br />

nostro compaesano emigrato in Sudafrica<br />

nel 1964. Per sua fortuna l'incontro<br />

non è avvenuto per necessità legate<br />

al suo stato <strong>di</strong> salute, che, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

quarant’anni, è ancora invi<strong>di</strong>abile, ma<br />

La famiglia Ciman al completo. Renzo è il terzo da sinistra<br />

nel corso <strong>di</strong> una piacevole serata al ristorante<br />

presso il quale Roberto dava libero<br />

sfogo alla sua segreta, ma non tanto,<br />

passione per il bel canto.<br />

Da qualche mese è rientrato a <strong>San</strong><br />

<strong>Giovanni</strong>, ospite dell’amico Carlo<br />

Salgarolo, ma non per rimanervi perché<br />

il suo mondo è ormai quello dove ha trascorso<br />

i migliori anni della sua vita,<br />

dove la moglie e le due figlie gestiscono<br />

un ristorante nel quale vengono servite<br />

specialità tipicamente italiane, sapientemente<br />

interpretate e preparate dalla<br />

moglie, originaria <strong>di</strong> Benevento, con la<br />

passione e la cura ere<strong>di</strong>tate dalla madre.<br />

L'incontro è avvenuto in casa della<br />

signora Mirella Creasi, collaboratrice<br />

per tanto tempo del nostro giornale, che<br />

sentitamente ringrazio per la cortesia e<br />

l’ospitalità.<br />

Lorenzo Ciman, Renzo per gli amici,<br />

ha da poco compiuto settanta anni e vive<br />

nella zona <strong>di</strong> Città del Capo, all’estremo<br />

sud del continente africano. Dopo due<br />

anni <strong>di</strong> lavoro in conceria a Chiampo,<br />

nel 1964 partì per il Sudafrica, la terra<br />

dove, fin dal 1953, viveva la sorella<br />

Francesca e dove lo avrebbero seguito, a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> qualche anno, altri sei tra fratelli<br />

e sorelle. “In tutti - precisa con<br />

orgoglio - eravamo in nove fratelli (uno<br />

era morto appena nato) <strong>di</strong> cui quattro<br />

maschi e cinque femmine”.<br />

Perché ritornare ancora in Africa,<br />

non sente nostalgia per la sua terra d’origine?<br />

La nostalgia è sicuramente tanta, ma<br />

in Africa ho lasciato i miei tesori: la<br />

moglie e due figlie che gestiscono un<br />

prestigioso ristorante dal nome tipicamente<br />

italiano, “La masseria”. E anche<br />

questo la <strong>di</strong>ce lunga a proposito della<br />

nostalgia. Io collaboro con loro anche<br />

se, ufficialmente, sono in pensione.<br />

Cosa viene servito ai clienti che,<br />

EVV<strong>IV</strong>A GLI SPOSINI ... Gambaretto Leone<br />

e Damini Amelia nel giorno del loro ma<strong>trim</strong>onio,<br />

anno 1935, contrada Gambaretti.<br />

ovviamente, non sono soltanto italiani?<br />

Le specialità della cucina pugliese,<br />

pur essendo mia moglie beneventana, a<br />

cominciare dal vino, per continuare con<br />

l'olio d’oliva, la pasta e, naturalmente, la<br />

pizza preparata secondo i canoni classici<br />

della tra<strong>di</strong>zione napoletana. Già<br />

prima <strong>di</strong> emigrare, la famiglia <strong>di</strong> mia<br />

moglie gestiva un ristorante con lo stesso<br />

nome in provincia <strong>di</strong> Foggia. Anche<br />

in questo contesto mi sono sempre sentito<br />

a casa poiché, a quei tempi, anche la<br />

realtà <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Giovanni</strong><br />

non era molto<br />

<strong>di</strong>versa: la terra<br />

offriva il principale<br />

sostentamento per<br />

la vita.<br />

Nostalgie e<br />

buona cucina a<br />

parte ... cosa ricorda<br />

dei primi<br />

tempi?<br />

Dopo appena<br />

una settimana dal<br />

mio arrivo, mio<br />

cognato acquistò<br />

un appezzamento<br />

<strong>di</strong> terreno dove,<br />

insieme, costruimmo<br />

una struttura<br />

at-trezzata per l’allevamento dei conigli.<br />

E così cominciò la mia avventura in<br />

terra d’Africa, dove, dopo un paio d’anni<br />

mi raggiunsero altri due fratelli, già in<br />

età <strong>di</strong> lavoro, insieme al più piccolo che,<br />

invece, ha continuato a frequentare la<br />

scuola.<br />

Quale la prima impressione alla vista<br />

dell’Africa?<br />

Ricordo con estrema precisione il<br />

momento in cui la nave iniziò la virata<br />

per entrare nel porto e, alla veduta della<br />

baia illuminata mi uscì spontaneamente<br />

<strong>di</strong> bocca un'espressione che non ho mai<br />

Renzo Ciman con il dott. Christian<br />

Barnard.<br />

più <strong>di</strong>menticato: “Sono arrivato in para<strong>di</strong>so”.<br />

C’è anche da <strong>di</strong>re che avevo sofferto<br />

<strong>di</strong> mal <strong>di</strong> mare per l’intero tragitto.<br />

Ma le migliaia <strong>di</strong> luci che si pararono <strong>di</strong><br />

fronte ebbero il sopravvento.<br />

E i rapporti con la gente del posto?<br />

Ottimi sotto ogni punto <strong>di</strong> vista.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto io vivevo a casa <strong>di</strong> mia<br />

sorella. Quando poi la schiera dei congiunti<br />

si infoltì avevamo l'impressione<br />

<strong>di</strong> essere ancora nella casa paterna. Al<br />

nostro arrivo anche il problema dell’apartheid<br />

non sembrava così drammatico.<br />

Dove abitavamo noi gli abitanti erano<br />

tutti bianchi. Queste prime impressioni,<br />

tuttavia, non sono mai state smentite in<br />

seguito. Quando sono arrivati anche i<br />

miei fratelli dalla casa <strong>di</strong> mio cognato<br />

cominciava a <strong>di</strong>ventare stretta.<br />

Il passo successivo?<br />

Fu la decisione <strong>di</strong> mettermi in proprio<br />

acquistando una vicina fattoria, <strong>di</strong><br />

proprietà <strong>di</strong> un citta<strong>di</strong>no svizzero, dove<br />

ho intrapreso anche l’allevamento dei<br />

maiali ... che si rivelarono la mia vera<br />

passione. Il tutto non senza sacrifici!<br />

E le altre vicende?<br />

Successivamente mi trasferii in un<br />

nuovo sito, a circa 60 chilometri, dove<br />

ero arrivato ad allevare fino a 300 scrofe,<br />

3500 maiali, oltre a <strong>di</strong>verse migliaia<br />

<strong>di</strong> polli. Gli affari andavano a gonfie<br />

vele ... ma il <strong>di</strong>avolo ci mise la cosa con<br />

la complicità anche della crisi degli anni<br />

ottanta, dell’influenza aviaria, del conseguente<br />

calo nel consumo della carne<br />

<strong>di</strong> maiale ... Venne poi la volta della<br />

gestione <strong>di</strong> un caseificio fino al 1996<br />

(anche papà e mamma erano “casari” a<br />

<strong>San</strong> <strong>Giovanni</strong>) per tornare all’allevamento<br />

dei maiali fino al 1999. Infine,<br />

l’apertura del ristorante da cui ha preso<br />

avvio il racconto della mia movimentata<br />

storia.<br />

Una storia interessante ...<br />

Interessante e, per certi aspetti, anche<br />

gratificante. Sono stato nominato “cavaliere<br />

del lavoro” dal locale Circolo italiano,<br />

ho incontrato illustri personaggi<br />

andando a cantare le melo<strong>di</strong>e italiane<br />

nei pubblici locali. La passione per il<br />

canto non mi ha mai abbandonato. A<br />

se<strong>di</strong>ci anni avevo ad<strong>di</strong>rittura tentato<br />

l’approccio con il Conservatorio: dopo<br />

un’au<strong>di</strong>zione, ero stato accettato ... ma<br />

mio padre mi nascose la lettera <strong>di</strong><br />

ammissione. Non gliene faccio una<br />

colpa, dati i tempi.<br />

I rapporti con la popolazione <strong>di</strong> colore?<br />

Inizialmente i rapporti tra i bianchi e<br />

le persone <strong>di</strong> colore erano quelli tipici<br />

del colonialismo: da padrone a servo. I<br />

posti <strong>di</strong> “potere” e i lavori “nobili”, e<br />

quin<strong>di</strong> più red<strong>di</strong>tizi, erano tutti appannaggio<br />

dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> razza bianca. La<br />

storia <strong>di</strong> Nelson Mandela che, secondo<br />

me, dovrebbero fare santo, ha profondamente<br />

cambiato la situazione. Con i suoi<br />

sacrifici e la cultura <strong>di</strong> pace da lui concretamente<br />

pre<strong>di</strong>cata e praticata ha rovesciato<br />

il panorama politico e i rapporti<br />

tra le persone. Purtroppo molti <strong>di</strong> quelli<br />

che erano poveri prima lo sono tuttora,<br />

ovviamente con qualche eccezione. Ma<br />

il livello generale è sicuramente mutato<br />

in positivo. I rapporti tra i bianchi e i<br />

neri, o tra i bianchi e i “colorati”, sono<br />

notevolmente migliorati.<br />

Per concludere ... qualche ulteriore<br />

progetto per il futuro?<br />

Non chiedo niente <strong>di</strong> più. Ho raggiunto<br />

un perfetto equilibrio familiare.<br />

Aiuto le mie donne. Io le amo e sono<br />

ricambiato. Sono un po’ il factotum. Il<br />

sabato e la domenica, accompagnato dal<br />

fisarmonicista, intrattengo i clienti cantando<br />

canzoni e arie da opere rigorosamente<br />

italiane. E la vita continua ...<br />

spero ancora per molti anni.<br />

... questo è anche l’augurio del<br />

nostro giornale.<br />

DELIO VICENTINI<br />

DAL MONDO DEL LAVORO.<br />

Imprese e<strong>di</strong>li ... d’altri tempi (7 fratelli) ... fine anni ‘70. Più<br />

che sudate le leggendarie 7 camicie, i nostri le hanno consumate.<br />

IL NUOVO PARROCO DI CASTELLO<br />

DON ANGELO SACCHIERO<br />

Eccomi qua: sono don Angelo<br />

Sacchiero, provengo da Castelgomberto<br />

(mio paese natale), ho 33 anni e<br />

sono prete da otto. Ho vissuto il mio<br />

ministero sacerdotale in tre esperienze<br />

<strong>di</strong>verse: due anni a Marano<br />

Vicentino, tre anni nel Nord<br />

dell’Albania, tre anni nell’unità<br />

pastorale <strong>di</strong> Cresole e Rettorgole, nel<br />

comune <strong>di</strong> Caldogno.<br />

Era fine maggio quando il<br />

Vescovo mi chiamò <strong>di</strong>cendomi che<br />

c’era una parrocchia nel Veronese<br />

che mi invitava a vedere.. Sono venuto,<br />

ho bussato alla porta della canonica<br />

ed ho incontrato don Adriano, con<br />

il quale ho scambiato qualche opinione.<br />

Ho avuto subito una bellissima<br />

impressione, trovandomi immerso fra<br />

ciliegi e vigneti, attorniato da uno<br />

splen<strong>di</strong>do panoprama. Fin da subito<br />

don Adriano si è <strong>di</strong>mostrato molto<br />

<strong>di</strong>sponibile a intessere un <strong>di</strong>alogo e<br />

una relazione che poi si sono <strong>di</strong>mostrati<br />

importanti per il futuro avvicendamento,<br />

e <strong>di</strong> questo lo ringrazio<br />

<strong>di</strong> cuore.<br />

A fine giugno è arrivata la conferma<br />

del mio arrivo in mezzo a voi, in<br />

accordo con il Vescovo che mi lasciò<br />

due semplici raccomandazioni: va’ a<br />

trovare le famiglie e non aggiungere<br />

messe domenicali.<br />

Ho fatto il mio ingresso nella parrocchia<br />

<strong>di</strong> Castello il 16 settembre<br />

scorso e, fin da subito, mi sono sentito<br />

accolto e ben voluto e <strong>di</strong> questo vi<br />

ringrazio <strong>di</strong> cuore. Con me ho portato<br />

mia mamma Maria, che con me ha<br />

Matteo Confente mostra con giustificato<br />

orgoglio la vescia <strong>di</strong> kg 3,200 da lui trovata<br />

nei boschi della Belloca.<br />

con<strong>di</strong>viso gli ultimi anni <strong>di</strong> ministero<br />

a Rettorgole e anche lei si unisce al<br />

mio più sincero grazie a tutti voi.<br />

Come primo obiettivo mi sono<br />

proposto tre cose: raggiungervi,<br />

incontrarvi, conoscervi. È quello che<br />

effettivamente desidero ed è su questa<br />

strada che voglio iniziare il mio<br />

essere per e con voi. In questi primi<br />

due mesi ho già incontrato numerose<br />

famiglie, che sento desiderose <strong>di</strong><br />

aprire porte e cuore ad un incontro<br />

fraterno nello Spirito del Signore;<br />

colgo infatti l’occasione per la bene<strong>di</strong>zione<br />

della famiglia, vero centro e<br />

cuore della vita cristiana: è un servizio<br />

che occupa in pienezza il mio<br />

tempo, ma sono felice <strong>di</strong> farlo proprio<br />

per la ricchezza degli incontri e<br />

degli scambi fraterni con voi.<br />

In questo primo periodo abbiamo<br />

già accompagnato sei persone, fra<br />

fratelli e sorelle, a vivere l’incontro<br />

col Signore nella morte: sento <strong>di</strong><br />

dovere stringermi in un caloroso<br />

abbraccio alle famiglie per intensificare<br />

la speranza e guardare nello<br />

Spirito del Signore Risorto al futuro<br />

che Lui ci sta preparando.<br />

I gruppi giovanili, l’A.C.R., la<br />

festa del Ringraziamento sono l’occasione<br />

per con<strong>di</strong>videre con don Elio,<br />

don Cesare e la comunità <strong>di</strong> S.<br />

Caterina in Villa l’esperienza dell’Unità<br />

Pastorale iniziata qualche<br />

anno fa: auguro e auspico che il futuro<br />

sia sempre in questa prospettiva<br />

compresa, con<strong>di</strong>visa e sostenuta da<br />

tutti. In questo senso sento che vi sarà<br />

da fare molto lavoro <strong>di</strong><br />

scambio, nella prospettiva<br />

tipicamente cristiana<br />

della con<strong>di</strong>visione e dell’aiuto<br />

reciproco.<br />

Ringrazio infine il<br />

Signore per l’occasione<br />

offertami <strong>di</strong> vivere in<br />

mezzo a voi, auguro e<br />

auspico <strong>di</strong> arrivare presto<br />

a conoscervi e incontrarvi,<br />

perché penso che<br />

sia solo attraverso una<br />

personale conoscenza<br />

che possiamo volerci<br />

bene e sostenerci lungo<br />

il cammino, per continuare<br />

ad operare ed a<br />

vivere da cristiani che<br />

hanno compreso il grande<br />

dono ricevuto, cominciando<br />

a trafficarlo e<br />

a metterlo in comune.<br />

Carissimi, an<strong>di</strong>amo<br />

avanti insieme!<br />

DON ANGELO<br />

13 ,OTTOBRE 20<strong>07</strong>.<br />

Il sindaco Dal Cero consegna la pergamena ai fratelli Piccinin in segno<br />

<strong>di</strong> riconoscenza per l’operato della <strong>di</strong>tta Termoidraulica Valdalpone.

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