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Conoscere la <strong>Cina</strong><br />
innanzitutto mettere or<strong>di</strong>ne nell’uso delle parole. Ben detto. Nulla è più pericoloso <strong>di</strong><br />
un utilizzo sconsiderato e improprio delle parole, poiché “quando un uomo nobile<br />
d’animo fissa per una cosa un nome, tale nome può essere certamente pronunciato<br />
e, se pronunciato, tradursi in azione. Ecco perché nell’esprimersi egli è prudente”.<br />
(Dialoghi, 13/3, tr. T. Lippiello, Einau<strong>di</strong> 2003, p. 147).<br />
Prudenza, dunque. Ai fini <strong>di</strong> determinare, per quanto possibile, il profilo dell’identità<br />
cinese, ritengo sia opportuno tentare <strong>di</strong> isolare alcuni tratti culturali specifici in cui oggi<br />
i cinesi potrebbero identificarsi. Ad esempio, il culto del passato: la <strong>Cina</strong> quale emblema<br />
della tra<strong>di</strong>zione, erede <strong>di</strong> una cultura millenaria. Sì… ma anche no… Il passato ha<br />
certo rappresentato il faro che ha dettato per secoli le linee guida del comportamento,<br />
per quanto va ammesso che la tra<strong>di</strong>zione (sicuri che ne esista solo “una”?) è stata<br />
costantemente messa in <strong>di</strong>scussione, dall’antichità a oggi. L’esposizione forte ai modelli<br />
<strong>di</strong> mercato americani, giapponesi ed europei avrà anche indotto negli ultimi anni le<br />
autorità a promuovere elementi nazionalistico-patriottici mutuati dalla tra<strong>di</strong>zione, ma<br />
resta il fatto che, anche in <strong>Cina</strong>, si assiste alla miope <strong>di</strong>saffezione dei giovani verso<br />
l’ere<strong>di</strong>tà culturale del passato. Le metropoli cinesi sono un riflesso della modernità e<br />
della velocità che contrad<strong>di</strong>stinguono i nostri tempi: ad<strong>di</strong>rittura, sono ancora più<br />
esasperatamente “contemporanee” in quanto gangli meticci e indefinibili.<br />
Non parliamo, poi, del supposto ateismo o materialismo dei cinesi, propugnato<br />
con (relativo) successo dal governo comunista in quanto già con<strong>di</strong>viso, in nuce, dai<br />
valori tra<strong>di</strong>zionali. Nulla <strong>di</strong> più falso. La spiritualità cinese è secolare, perché la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>vina è propria dell’uomo così come degli altri esseri, e il secolarismo<br />
cinese è profondamente spirituale. Non <strong>di</strong>menticherò mai un piacevole colloquio con<br />
un tassista <strong>di</strong> Pechino che esibiva con nonchalanche una sorta <strong>di</strong> “santino” del<br />
padre della patria, Mao Zedong, assurto al rango <strong>di</strong> shen, categoria assimilabile,<br />
forse, allo status <strong>di</strong> “santo” o “<strong>di</strong>vinità protettrice”. Ritengo che il Grande timoniere<br />
ne sarebbe lusingato. Ma ciò non deve stupirci. Il mondo è inteso come palcoscenico<br />
in cui spiriti, esseri umani e forze naturali coabitano secondo regole precise, obbedendo<br />
in primis all’andamento ciclico che caratterizza ogni fenomeno: la permanenza e la<br />
stasi sono illusorie, la realtà è transizione, negoziazione, mutamento, ciclicità.<br />
E se chiedessimo ai <strong>di</strong>retti interessati “come si sentono”? I cinesi sono soliti<br />
definirsi “<strong>di</strong>scendenti del drago” (lóng de chuán rén): perché? Eccoci finalmente<br />
giunti al dragone. Il termine cinese, lóng, si riferisce a qualcosa <strong>di</strong> ben più complesso<br />
<strong>di</strong> un semplice drago. Il drago cinese, anzi, il lóng, è una creatura mitica con quattro<br />
o cinque artigli da aquila, corna da cervo, muso da cammello, ventre da rospo, scaglie<br />
che ricoprono il corpo serpentiforme tipiche della carpa, fauci enormi con denti<br />
affilatissimi simili a quelle del coccodrillo, orecchie da bovino. Tutti sanno che,<br />
<strong>di</strong>versamente dal drago, il lóng in <strong>Cina</strong> è visto come una creatura benaugurale:<br />
dominatore incontrastato dei cieli e della terra, il lóng resta, essenzialmente, sovrano<br />
delle acque; <strong>di</strong>spensatore della pioggia, padrone incontrastato degli abissi, dove si<br />
rifugia in letargo durante l’inverno per poi riemergere in tutta la sua fulgida potenza