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Musica nella Liturgia dicembre 2004 - Unione Cristiana Evangelica ...

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L’animazione<br />

musicale liturgica<br />

I<br />

tempi sono ormai maturi per far sì che un rinnovamento<br />

possa concretizzarsi nelle nostre chiese.<br />

Rinnovamento che non significa abbandono o<br />

rinuncia delle forme liturgiche, cultuali e di vita comunitaria<br />

che ci sono familiari e non significa neppure critica<br />

assoluta dei modelli tradizionali. Piuttosto il contrario:<br />

rinnovamento come riscoperta di ciò che abbiamo perduto<br />

nel tempo, ma con i nostri linguaggi e la cultura del<br />

nostro tempo. Il «nuovo» è appunto in questo: una ritraduzione<br />

del messaggio in cui crediamo. Il terreno, quindi,<br />

passando via la paura d’intendere il rinnovamento<br />

come sovvertimento radicale della nostra tradizione,<br />

man mano si va spianando; occorre, dunque, lavorarci.<br />

Le chiese sono più pronte ad ascoltare le novità, sia per<br />

condividerle, creando nuove forme liturgiche, sia per<br />

confutarle, conservando le forme tradizionali.<br />

Una delle novità maggiori è appunto<br />

quella della figura dell’animatore<br />

e dell’animatrice musicali per la<br />

liturgia. Di che cosa si tratta?<br />

L’animazione musicale ha, come<br />

primo compito, quello di scoprire<br />

innanzitutto nuovi talenti, di coinvolgerli<br />

e appassionarli e, nello<br />

specifico liturgico, di aiutarli e seguirli nel lavoro della<br />

testimonianza evangelica attraverso la musica. Come<br />

secondo compito, l’animatore o l’animatrice hanno<br />

quello di realizzare una «regia» insieme al pastore e<br />

alla pastora della comunità, ai predicatori, coordinando<br />

i musicisti e la comunità nel canto, <strong>nella</strong> musica,<br />

durante i culti, negli incontri di evangelizzazione. Vale<br />

sempre la pena ricordare la regola d’oro per ogni<br />

animazione che si possa definire «ottima»: l’animatore<br />

e l’animatrice sono coloro che ci sono, ma non si vedono,<br />

perché a vedersi saranno i talenti che essi stessi<br />

hanno scoperto e valorizzato. Inoltre sarà loro compito<br />

far emergere «il gruppo», mai il singolo individuo né<br />

tantomeno solo se stessi; accade, ed è umano, ma l’animazione<br />

è madre della «condivisione».<br />

Anche questo si chiama «rinnovamento».<br />

11<br />

Note in musica<br />

a cura di Virginia Mariani<br />

O<br />

gni volta che penso alla liturgia o devo curarla,<br />

in occasione del culto domenicale di adorazione<br />

o in celebrazioni più solenni, penso alla<br />

liturgista o al liturgista come a chi conduce per mano<br />

la comunità che sempre, anche per esortazione di<br />

Gesù, è come una fanciulla. Ai piccoli e ultimi del<br />

Mondo, infatti, è promesso di entrare nel Regno di<br />

Dio e le comunità sono chiamate a esserlo anche nel<br />

predisporsi all’ascolto della Parola, oltre che nell’affidarsi<br />

completamente alla Sua volontà.<br />

E così, umile pedagoga della liturgia, per iniziare<br />

questo percorso insieme vi propongo un piccolo studiotest<br />

al quale anch’io mi sono sottoposta prima di occuparmi<br />

di animazione musicale e biblica. Ritengo, inoltre,<br />

che sia importante avere le idee chiare su quale funzione<br />

abbia la musica e il canto <strong>nella</strong> comunità di appartenenza<br />

in particolare: per questo vi invito a condividere<br />

questo studio in uno o più gruppi di lavoro, offrendo<br />

l’opportunità di approfondire l’argomento e, contemporaneamente,<br />

proponendo già una semplice animazione.<br />

La chiave di lettura del nostro lavoro in comunità è<br />

il servizio con l’allegrezza della condivisione: l’evangelizzazione<br />

s’intona con predicazione, ma anche con<br />

personale e continua conversione! Se proponete l’animazione<br />

durante uno studio biblico o in un gruppo,<br />

iniziate introducendo l’argomento attraverso alcune<br />

letture, a mo’ di safari biblico, scelte fra quelle che suggerisco<br />

alla fine del mio intervento. L’intento è quello di<br />

far rilevare la notevole presenza della lode, cantata e<br />

suonata, <strong>nella</strong> Bibbia: noi notiamo che la prevalenza è<br />

nell’Antico Testamento, ma indugiare su questo ci porterebbe<br />

verso altre riflessioni. Per il momento possiamo<br />

chiederci semplicemente come mai Gesù abbia<br />

‘trascurato’ tutto questo, così come le prime comunità<br />

cristiane, se si tratta soltanto di un’impressione superficiale<br />

e se noi chiese del terzo millennio di tradizione<br />

protestante possiamo ignorare questo aspetto, chiamate<br />

come siamo all’annuncio e alla predicazione nell’accoglienza<br />

della differenza che l’intercultura e l’interreligiosità<br />

ci donano di vivere quotidianamente.

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