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Leggi il formato PDF - Ordine degli Avvocati di Lecco

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portato in appen<strong>di</strong>ce, la dottrina pura cerca<br />

<strong>di</strong> scoprire la natura del <strong>di</strong>ritto stesso, <strong>di</strong><br />

determinare la sua struttura e le sue forme<br />

tipiche in<strong>di</strong>pendentemente dal contenuto<br />

variab<strong>il</strong>e che presenta in epoche <strong>di</strong>verse<br />

e tra <strong>di</strong>versi popoli. In questo modo essa<br />

cerca <strong>di</strong> determinare i principi fondamentali<br />

nei quali può essere compreso qualsiasi<br />

or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co.<br />

Come teoria, prosegue Kelsen, <strong>il</strong> suo unico<br />

fine è quello <strong>di</strong> conoscere <strong>il</strong> suo oggetto.<br />

Essa risponde alla domana che cos’è <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>ritto, non già a quella che cosa <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

deve essere: quest’ultima è una domanda<br />

<strong>di</strong> politica e invece la dottrina pura del <strong>di</strong>ritto<br />

è scienza.<br />

Essa è una teoria del <strong>di</strong>ritto positivo pura,<br />

cioè rivolta soltanto al <strong>di</strong>ritto e a prescindere<br />

da tutto ciò che al <strong>di</strong>ritto è estraneo.<br />

Ed ecco dunque chiarita ed enunciata<br />

la finalità della dottrina pura: essa vuole<br />

liberare cioè la scienza del <strong>di</strong>ritto da tutti<br />

gli elementi che sono estraenei. Kelsen,<br />

dunque, fissa un principio <strong>di</strong> carattere metodologico.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un principio metodologico per<br />

nulla scontato: infatti, denuncia Kelsen,<br />

uno sguardo alla scienza tra<strong>di</strong>zionale del<br />

<strong>di</strong>ritto nel suo sv<strong>il</strong>uppo durante <strong>il</strong> corso dei<br />

secoli XIX e XX <strong>di</strong>mostra però chiaramente<br />

quanto questa sia ancora lontana dal<br />

rispondere a una tale esigenza <strong>di</strong> purezza.<br />

In modo del tutto acritico la giurisprudenza<br />

si è infatti mescolata con la psicologia e la<br />

biologia, con l’etica e la teologia.<br />

L’attacco <strong>di</strong> Kelsen a tale prassi è molto<br />

duro: “Oggi non esiste quasi più una scienza<br />

speciale nella quale <strong>il</strong> giurista non si<br />

creda competente; anzi, egli crede <strong>di</strong> poter<br />

accrescere la sua fama scientifica col prendere<br />

appunto in prestito elementi da altre<br />

<strong>di</strong>scipline, Con ciò, naturalmente, la vera<br />

e propria scienza giuri<strong>di</strong>ca va perduta”.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista metodologico, Kelsen fu<br />

rigoroso fino alla monotonia: nei suoi saggi<br />

sul <strong>di</strong>ritto egli continuamente riprese, rivide<br />

ed affinò <strong>il</strong> tema della purezza (metodologica),<br />

cioè dello stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>ritto in sè e<br />

per sè, senza influenze <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline.<br />

Ciò non toglie che comunque Kelsen si<br />

occupò anche <strong>di</strong> temi sociologici ed etici<br />

connessi con l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co, sempre<br />

però con la costante preoccupazione <strong>di</strong><br />

tener <strong>di</strong>stinta la metodologia giuri<strong>di</strong>ca da<br />

16<br />

quella delle altre <strong>di</strong>scipline.<br />

2.1. Il problema della purezza metodologica:<br />

un approfon<strong>di</strong>mento<br />

Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>retto riflesso della presa<br />

<strong>di</strong> posizione del Kelsen nel <strong>di</strong>battito sulla<br />

avalutatività nelle scienze sociali, <strong>di</strong>battito<br />

vivissimo nella Germania del primo 900.<br />

Il punto iniziale del <strong>di</strong>battito sulla avalutatività<br />

è tra<strong>di</strong>zionalmente considerato <strong>il</strong><br />

1904.<br />

Proprio nel 1904 Max Weber, Werner<br />

Sombart ed Edgar Jaffè entrano nella redazione<br />

della rivista “Archivio per la legislazione<br />

e la statistica” e, mutatone <strong>il</strong> titolo in<br />

“Archivio per la scienza e le politiche sociali”,<br />

pubblicano un articolo <strong>di</strong> Max Weber<br />

dal quale emerge chiaramente <strong>il</strong> programma<br />

dei nuovi redattori: Realizzare la <strong>di</strong>stinzione<br />

tra <strong>il</strong> conoscere e <strong>il</strong> valutare, cioè tra<br />

<strong>il</strong> compimento del dovere scientifico <strong>di</strong> vedere<br />

la verità dei fatti e <strong>il</strong> compimento del<br />

dovere pratico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere i propri ideali.<br />

Tale manifesto rappresentava la <strong>di</strong>chiarazione<br />

<strong>di</strong> guerra a Schmoller ed alla scuola<br />

economica dei socialisti della cattedra, formatasi<br />

intorno alla sua rivista.<br />

Senza entrare nel merito della polemica<br />

sui giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, occorre evidenziare,<br />

ai fini <strong>di</strong> una corretta comprensione del<br />

testo kelseniano, che alle spalle delle due<br />

posizioni metodologiche in urto stanno due<br />

inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i visioni del mondo: da un lato<br />

<strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Schmoller crede che la scienza<br />

possa guidare l’azione sociale, armonizzando<br />

gli interessi in conflitto (e quin<strong>di</strong> non<br />

solo ammette i giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, ma anzi vi<br />

si fonda); dall’altro lato, <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> Weber,<br />

invece, non crede a questa funzione attiva<br />

della scienza e la limita quin<strong>di</strong> alla descrizione<br />

oggettiva della realtà (bandendo ogni<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore dall’attività che aspiri ad<br />

essere scientifica)<br />

a) Presupposti neokantiani<br />

La purezza metodologica perseguita da<br />

Kelsen si fonda sull’avalutatività, <strong>di</strong> cui<br />

s’è parlato, e sull’unità sistematica della<br />

scienza: si ritorna quin<strong>di</strong> alla nuova nozione<br />

<strong>di</strong> scienza fondata sui presupposti<br />

f<strong>il</strong>osofici della scuola neokantiana.<br />

Secondo Kelsen, ogni scienza deve costituire<br />

un tutto metodologicamente unitario:<br />

pertanto, l’oggetto della scienza è<br />

determinato anzitutto dal suo metodo,<br />

dal suo modo <strong>di</strong> osservare e afferrare le<br />

cose.<br />

La scienza, cioè, non descrive entità<br />

come sono <strong>di</strong> per sè, ma piuttosto l’oggetto<br />

del sistema scientifico è costituito<br />

dall’angolo <strong>di</strong> visuale che a sua volta è<br />

definito dal modo in cui <strong>il</strong> problema è<br />

formulato e trattato.<br />

L’elemento centrale della scienza è <strong>il</strong> metodo,<br />

non l’oggetto e lo scienziato mira<br />

alla costruzione <strong>di</strong> una teoria formale,<br />

non sostanziale: queste le concezioni<br />

f<strong>il</strong>osofiche che Kelsen applica con estremo<br />

rigore alla teoria del <strong>di</strong>ritto.<br />

In particolare, <strong>il</strong> materiale empirico cui Kelsen<br />

applica questa metodologia è <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

positivo: in questo senso, la dottrina<br />

pura del <strong>di</strong>ritto si presenta come la più<br />

elaborata teoria del positivismo giuri<strong>di</strong>co<br />

(Mario G. Losano).<br />

b) La purezza metodologica<br />

In modo del tutto acritico la giurisprudenza<br />

è infatti mescolata con la psicologia<br />

e la sociologia, con l’etica e la<br />

teoria politica. Questa confusione può<br />

spiegarsi col fatto che queste scienze<br />

si riferiscono a fatti che, senza dubbio,<br />

sono strettamente connessi con <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />

La dottrina pura del <strong>di</strong>ritto si propone<br />

<strong>di</strong> delimitare la conoscenza del <strong>di</strong>ritto<br />

nei confronti <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>scipline, non<br />

perchè ignori o ad<strong>di</strong>rittura neghi questa<br />

connessione, bensì perchè tenta <strong>di</strong> evitare<br />

un sincretismo metodologico che<br />

oscura l’esistenza del <strong>di</strong>ritto e cancella<br />

i limiti che le sono posti dalla natura del<br />

suo oggetto.<br />

Su questa premessa metodologica Kelsen<br />

fonda una dottrina che, presentandosi<br />

come meramente descrittiva, vuole eliminare<br />

ogni giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore nell’esposizione<br />

del <strong>di</strong>ritto.<br />

Proseguiamo nella lettura del testo:<br />

Il <strong>di</strong>ritto è un fenomeno sociale, la società<br />

è però un oggetto completamente<br />

<strong>di</strong>verso dalla natura, perchè è una connessione<br />

<strong>di</strong> elementi del tutto <strong>di</strong>versa. Se la<br />

scienza del <strong>di</strong>ritto non deve risolversi nella<br />

scienza della natura, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto deve essere<br />

allora staccato <strong>il</strong> più chiaramente possib<strong>il</strong>e<br />

dalla natura. Questo è però <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e per <strong>il</strong><br />

fatto che <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto [...] pare che, almeno per<br />

una parte del suo essere, stia nel campo<br />

della natura ed abbia un’esistenza del tutto

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