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naturalistiche o sociologiche quanto le dottrine<br />

giusnaturalistiche.<br />

Secondo Kelsen, infatti, le dottrine<br />

sociologiche considererebbero <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

come un frammento del mondo naturale e<br />

spiegandolo secondo la legge <strong>di</strong> causalità<br />

trasformerebbero la scienza giuri<strong>di</strong>che da<br />

normativa in naturale.<br />

Le dottrine giusnaturalistiche, invece, si<br />

fonderebbero non sul <strong>di</strong>ritto positivo, bensì<br />

su postulati etico-politici fungenti da criteri<br />

per valutare le norme giuri<strong>di</strong>che positive.<br />

Per fondare l’autonomia del <strong>di</strong>ritto rispetto<br />

al mondo naturale, Kelsen ricorre alla<br />

antitesi tra Sein e Sollen, già ut<strong>il</strong>izzata da<br />

Kant per fondare l’autonomia della ragion<br />

pratica rispetto alla ragion teoretica e conosciuta<br />

da Kelsen attraverso <strong>il</strong> f<strong>il</strong>tro della<br />

scuola neokantiana (approfon<strong>di</strong>re <strong>il</strong> punto).<br />

Scrive Kelsen nella sua autobiografia:<br />

La purezza metodologica in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

alla scienza giuri<strong>di</strong>ca mi sembrò garantita<br />

dalla contrapposizione tra essere (Sein) e<br />

dover essere (Sollen), che nessun f<strong>il</strong>osofo<br />

aveva formulato con più rigore <strong>di</strong> Kant.<br />

Quin<strong>di</strong> fin dall’inizio la f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> Kant fu la<br />

mia Stella Polare. La recepii dapprima nella<br />

forma che era stata tramandata dai f<strong>il</strong>osofi<br />

della scuola tedesca sud-occidentale.<br />

La conoscenza <strong>di</strong> Kant è avvenuta per <strong>il</strong><br />

tramite dei neokantiani e in particolare della<br />

scuola tedesca sud-occidentale, attiva<br />

tra <strong>il</strong> 1890 e <strong>il</strong> 1930 in Friburgo <strong>di</strong> Brisgovia,<br />

Strasburgo e Heidelberg.<br />

Tra i principali esponenti, vanno annoverati<br />

W<strong>il</strong>helm Windleband (1848-1915), <strong>il</strong><br />

fondatore, e Heinrich Rickert (1863-1936).<br />

Tale scuola proclamava una f<strong>il</strong>osofia dei<br />

valori fondata appunto sulla f<strong>il</strong>osofia kantiana.<br />

In particolare, Windleband attribuì ai valori<br />

un essere che non andava però inteso<br />

come un essere delle cose reali; egli denominava<br />

questa particolare forma <strong>di</strong> esistenza<br />

dei valori l’esistere o <strong>il</strong> valere come<br />

dover essere: terminologia che verrà poi<br />

ripresa anche da Kelsen.<br />

Lo stesso Kelsen racconta della sua<br />

esperienza con Kant e le dottrine neokantiane:<br />

Con l’approfon<strong>di</strong>mento della f<strong>il</strong>osofia<br />

neokantiana della scuola <strong>di</strong> Marburgo, che<br />

mirava alla massima purezza metodologica,<br />

<strong>il</strong> mio sguardo percepì con maggiore<br />

18<br />

chiarezza gli offuscamenti altamente <strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>i<br />

che la teoria giuri<strong>di</strong>ca subisce a<br />

causa delle consapevoli o inconsapevoli<br />

tendenze politiche dei vari autori.<br />

L’interesse per la f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong> Kant porta<br />

dunque <strong>il</strong> Kelsen nel corso <strong>degli</strong> anni ad<br />

avvicinarsi all’approccio della scuola <strong>di</strong><br />

Marburgo.<br />

L’occasione del passaggio fu la pubblicazione<br />

<strong>di</strong> una recensione a un’opera <strong>di</strong><br />

Kelsen curata da Oscar Ewald e pubblicata<br />

nelle “Kant-Stu<strong>di</strong>en” vol. 17 del 1912.<br />

Attraverso tale recensione <strong>il</strong> Kelsen si<br />

rende conto del notevole parallelismo esistente<br />

tra alcune sue posizioni in materia <strong>di</strong><br />

volontà nel <strong>di</strong>ritto e la f<strong>il</strong>osofia della volontà<br />

pura <strong>di</strong> Herman Cohen (1842-1918), fondatore<br />

insieme a Paul Natorp (1854-1924)<br />

della scuola <strong>di</strong> Marburgo.<br />

Questa scuola concepisce la f<strong>il</strong>osofia<br />

come teoria delle scienze esatte e, ricollegandosi<br />

alla deduzione trascendentale <strong>di</strong><br />

Kant, cerca <strong>di</strong> spiegare i fondamenti logici<br />

delle scienze naturali e della matematica.<br />

In particolare, Cohen reinterpreta <strong>il</strong> dualismo<br />

tra fenomeno e cosa in sè: la cosa in<br />

sè <strong>di</strong>viene <strong>il</strong> concetto limite dell’esperienza,<br />

che non è più conoscib<strong>il</strong>e.<br />

Questa reinterpretazione/superamento<br />

del dualismo venne recepito da Kelsen,<br />

che parla della fondamentale concezione<br />

gnoseologica <strong>di</strong> Cohen, in base alla quale<br />

la <strong>di</strong>rezione della conoscenza determina<br />

l’oggetto della conoscenza.<br />

Questa determinazione conduce al postulato<br />

del metodo della purezza in Cohen ovvero<br />

della purezza del metodo in Kelsen (in<br />

opposizione al sincretismo metodologico).<br />

Secondo Kelsen, <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto è <strong>il</strong> mondo del<br />

Sollen, la natura <strong>il</strong> mondo del Sein.<br />

La norma giuri<strong>di</strong>ca è descritta dalla<br />

scienza del <strong>di</strong>ritto come “giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Sollen”<br />

e, come tale, si contrappone alla legge<br />

naturale: <strong>di</strong> qui l’importanza che la norma<br />

giuri<strong>di</strong>ca assume per la dottrina kelseniana,<br />

che considera <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto come un sistema<br />

<strong>di</strong> norme giuri<strong>di</strong>che descrivib<strong>il</strong>i con giu<strong>di</strong>zi<br />

<strong>di</strong> Sollen.<br />

Come la f<strong>il</strong>osofia kantiana ritiene che la<br />

natura (quale oggetto delle scienze naturali)<br />

sia un insieme <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi in cui trova<br />

espressione la legge <strong>di</strong> causalità, come<br />

nesso collegante tra loro eventi naturali,<br />

così per Kelsen <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto (quale oggetto della<br />

scienza giuri<strong>di</strong>ca) è un insieme <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi<br />

<strong>di</strong> Sollen, esprimenti una legge <strong>di</strong> collegamento<br />

propria soltanto del <strong>di</strong>ritto.<br />

Le due leggi sono <strong>di</strong>verse, dal momento<br />

che la prima fa uso del principio <strong>di</strong> collegamento<br />

detto “causalità”, mentre la seconda<br />

fa uso <strong>di</strong> un principio <strong>di</strong>verso, detto<br />

“imputazione”.<br />

Con riguardo alla sociologia, scrive Kelsen:<br />

➯ particolarmente lo [<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto] si delimita<br />

anche <strong>di</strong> fronte a una scienza la quale<br />

si propone <strong>di</strong> indagare le cause e gli<br />

effetti <strong>di</strong> quegli acca<strong>di</strong>menti naturali<br />

che, qualificati dalle norme giuri<strong>di</strong>che,<br />

si presentano come atti giuri<strong>di</strong>ci. Se si<br />

vuole designare tale ricerca come sociologia,<br />

o specificamente come sociologia<br />

del <strong>di</strong>ritto, non v’è nulla da obiettare al<br />

riguardo<br />

➯ una tale conoscenza non ha nulla a che<br />

fare con le norme giuri<strong>di</strong>che come specifiche<br />

strutture qualificative, ma soltanto<br />

con certi fatti senza riguardo al rapporto<br />

che essi hanno con una qualsiasi norma<br />

riconosciuta o presupposta come valida.<br />

Questa sociologia del <strong>di</strong>ritto non pone in<br />

relazione i fatti naturali che deve stu<strong>di</strong>are<br />

con le norme valide, ma stab<strong>il</strong>isce un<br />

rapporto <strong>di</strong> causa ed effetto fra questi<br />

altri fatti naturali<br />

➯ non è quin<strong>di</strong> propriamente <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto quello<br />

che costituisce l’oggetto <strong>di</strong> questa<br />

scienza, ma costituiscono quest’oggetto<br />

soltanto certi fenomeni paralleli della<br />

natura.<br />

Col <strong>di</strong>stinguere la scienza del <strong>di</strong>ritto dalla<br />

sociologia, ovviamente, Kelsen non nega<br />

la legittimità e l’importanza <strong>di</strong> quest’ultima<br />

<strong>di</strong>sciplina; tuttavia, egli respinge con<br />

la massima energia le pretese <strong>di</strong> quei<br />

giuristi sostenitori della cosiddetta giurisprudenza<br />

sociologica, i quali vorrebbero<br />

sostituire la scienza del <strong>di</strong>ritto con la sociologia<br />

del <strong>di</strong>ritto e considerare quest’ultima<br />

come l’unica scienza del <strong>di</strong>ritto.<br />

Così come Kelsen <strong>di</strong>stingue la scienza<br />

del <strong>di</strong>ritto dalla sociologia, egli la <strong>di</strong>stingue<br />

pure dalla politica. La scienza del <strong>di</strong>ritto si<br />

richiama a una istanza oggettiva.

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