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Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 25<br />
<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />
tana. Nello stesso anno il teatro assunse il nome di Nicola Vaccaj. Dopo<br />
una lunga attività che vide sul palcoscenico nomi illustri come Eleonora<br />
Duse e Pietro Mascagni, il Vaccaj chiuse i battenti per restauro dal 1973<br />
al 1985.<br />
La facciata, neoclassica, a tre ingressi, è considerata una delle più pregevoli<br />
opere architettoniche del Lucatelli. Sulla destra, nel 1879, è stata<br />
aggiunta un’ulteriore ala della costruzione. Il soffitto del foeyer è decorato<br />
ancora con dipinti del Lucatelli, il resto delle decorazioni è da attribuirsi al<br />
Fontana e ai suoi collaboratori, seppure alcune riprendono le linee orginarie<br />
del primo decoratore.<br />
La decorazione della platea e dei palchi è stata realizzata interamente<br />
dal Fontana e dai suoi collaboratori. La volta è dipinta come un Olimpo.<br />
Sopra l’arco della volta l’effige di Nicola Vaccaj e Apollo con le Muse.<br />
Anche il sipario è dovuto al Fontana e andò a sostituire quello più antico,<br />
dipinto dal Lucatelli.<br />
Palazzo Parisani Bezzi<br />
Nel 1797 Tolentino fu centro di un avvenimento storico: il 17 febbraio, nel<br />
Palazzo Parisani Bezzi, fu firmato il Trattato di Tolentino, dal generale<br />
Napoleone Bonaparte e dai delegati di Papa Pio VI. Con questo trattato si<br />
riconobbe la caducità del potere temporale della Chiesa. A fare da cornice<br />
a questo importante momento storico fu Palazzo Parisani Bezzi, che apparteneva<br />
ad una delle famiglie cittadine più antiche ed illustri. La facciata<br />
del Palazzo risale alla fine del XVII secolo ed è stata costruita sui resti di<br />
un più antico edificio. Vi è conservato l’appartamento che ospitò Napoleone<br />
nei giorni della firma del Trattato con tutti i suoi arredi originali. Vi<br />
possiamo ammirare la camera da letto, la Sala della Pace e la Sala dei Quadri<br />
che conserva alle pareti alcune opere seicentesche di rilievo artistico.<br />
Castello della Rancia<br />
Il castello della Rancia, situato a qualche chilometro ad est dal centro<br />
abitato, nei luoghi ove si combattè quella che gli storici considerano la<br />
prima battaglia per l’Indipendenza (1815), fu voluto da Rodolfo II da<br />
Varano e fu lui a dargli l’appellativo di Rancia, derivato dal latino grancia,<br />
cioè deposito del grano. Con ogni probabilità in luogo del castello, esisteva<br />
precedentemente un’altra struttura, ma la trasformazione in castello è da<br />
farsi risalire intorno alla seconda metà del 1300. Il castello che si innalza<br />
al centro di una vasta pianura, fu scenario di numerose battaglie nel<br />
corso dei secoli. Quella del 1815 cui abbiamo accennato non fu che l’ultima<br />
di una lunga serie e vide schierati, dopo la restaurazione dello Stato<br />
Pontificio, l’esercito austriaco del generale Bianchi e le truppe napoleoniche<br />
di Gioacchino Murat, che si affrontarono nelle giornate del 2 e 3<br />
maggio.<br />
Nel 1581 il castello divenne possesso dei Gesuiti che vi costruirono<br />
una cappella che ancora si può ammirare in tutta la sua particolare bellez-