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DOSTOEVSKIJ, il filosofo del male e della libertà - Liceo Statale ...

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Dominare quella paura equivale dunque a fare definitivamente scomparire la religione, a<br />

vincere la battaglia per l’ateismo e per la deificazione <strong>del</strong>l’uomo. L’uomo ama la vita, che<br />

però si concede al prezzo di dolore e di paura; qui sta l’inganno. Per questo non è ancora<br />

comparso <strong>il</strong> vero uomo. “Vi sarà un uomo nuovo, felice, superbo. A chi sarà indifferente<br />

vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo. Chi vincerà <strong>il</strong> dolore e la paura, quello sarà<br />

Dio. Mentre l’altro Dio non sarà”. Coerente fino in fondo con <strong>il</strong> suo ragionamento, <strong>il</strong><br />

giovane Kir<strong>il</strong>lov, ingegnere, persona buona, sensib<strong>il</strong>e e generosa, compirà <strong>il</strong> gesto fatale<br />

<strong>del</strong> suicidio per liberare se stesso e l’umanità dalla paura e da Dio.<br />

Anche quella di Kir<strong>il</strong>lov è una rivolta, come lo è stata quella di Raskol’nikov, di Ippolit e di<br />

Ivan Karamazov, che griderà appunto “Tutto è permesso”. Sono rivolte titaniche sottese<br />

da una disperata solitudine, da una disperata assenza d’amore, da una categorica volontà<br />

di autodistruzione.<br />

Scrive Dostoevskij nel Diario di uno scrittore : “Il suicidio, quando sia perduta l’idea<br />

d’immortalità, diventa un’assoluta e inevitab<strong>il</strong>e necessità per ogni uomo che si sollevi nel<br />

suo sv<strong>il</strong>uppo anche solo un pochino al di sopra <strong>del</strong>le bestie “.<br />

Ancora una volta la sensib<strong>il</strong>ità di Dostoevskij, così vicina a quella di Nietzsche nel cogliere<br />

<strong>il</strong> carattere drammatico <strong>del</strong>la scoperta <strong>del</strong>la “morte di Dio”, si differenzia dalle conclusioni<br />

<strong>del</strong> f<strong>il</strong>osofo tedesco, per <strong>il</strong> quale la fine di Dio non è la fine <strong>del</strong>l’immortalità, ma <strong>il</strong><br />

trasferimento <strong>del</strong>l’immortalità e <strong>del</strong>l’eternità dall’<strong>il</strong>lusione metafisica alla realtà<br />

<strong>del</strong>l’oltreuomo.<br />

Dostoevskij sv<strong>il</strong>uppa questo tema <strong>del</strong>la “ morte di Dio “ attraverso un altro personaggio<br />

“nicciano “,<br />

Ivan Karamazov, uno dei tre fratelli protagonisti <strong>del</strong> romanzo omonimo. Egli formula una<br />

grande idea : “ Se Dio non esiste, tutto è lecito, tutto è permesso “. Questa tesi di Ivan<br />

viene ulteriormente sv<strong>il</strong>uppata : bisogna distruggere l’idea di Dio nell’umanità. Infatti, una<br />

volta che l’umanità abbia rinnegato Dio, tutta la vecchia concezione <strong>del</strong> mondo cadrà da<br />

sé, la vecchia morale sarà rifiutata e tutto si rinnoverà. “Gli uomini si riuniranno per<br />

prendere alla vita tutto ciò che essa può dare, ma unicamente per la felicità e la gioia di<br />

questo mondo. L’uomo si esalterà in un orgoglio divino, titanico, e apparirà l’uomo-Dio”. La<br />

morale è una barriera alla <strong>libertà</strong> <strong>del</strong>l’uomo, è per l’uomo un sistema di schiavitù. Ma con <strong>il</strong><br />

rifiuto di Dio tutto diverrà lecito. La negazione di Dio sarà per l’uomo la propria<br />

divinizzazione.<br />

Questa la teoria di Ivan. Il suo discepolo, <strong>il</strong> fratellastro Smerdjakov , ritiene di poterla<br />

mettere in pratica contro l’odiato padre Fedor Karamazov, che non ha mai voluto<br />

riconoscerlo come figlio e lo ha accolto in casa come servo. Così decide di ucciderlo.<br />

Dell’omicidio è accusato l’altro figlio Dmitrij, che verrà processato e condannato per una<br />

colpa non commessa. Ma Smerdjakov, in un incontro privato con Ivan, dopo di aver<br />

confessato di essere l’artefice materiale <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto, lo accusa di essere <strong>il</strong> vero responsab<strong>il</strong>e<br />

<strong>del</strong> parricidio. Messo di fronte alle conseguenze dei propri insegnamenti e alle proprie<br />

responsab<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> giovane Ivan impazzisce.<br />

Io vi insegno l’oltreuomo e l’oltrepassamento <strong>del</strong>la morale – così predicava Zarathustra -<br />

Nietzsche - ;<br />

ma di fronte ai discepoli che lo seguivano e ascoltavano <strong>il</strong> suo insegnamento si indignava<br />

perché non riuscivano a staccarsi dal maestro. La “morte di Dio” e la fine <strong>del</strong>la morale può<br />

aversi solo con l’assunzione piena e totale di tutte le proprie responsab<strong>il</strong>ità da parte<br />

<strong>del</strong>l’individuo.<br />

Su questo c’è accordo fra Nietzsche e Dostoevskij : fintanto che c’è bisogno di un<br />

“maestro “ o di una Chiesa protettrice e rassicurante, l’uomo non può dirsi libero. La follia<br />

<strong>del</strong> maestro, <strong>del</strong>l’oltreuomo, <strong>del</strong>l’uomo di fede, è la condizione inevitab<strong>il</strong>e di fronte alla<br />

“saggezza “ <strong>del</strong> gregge, alla sua “normalità “ e alla sua “morale “.<br />

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