DOSTOEVSKIJ, il filosofo del male e della libertà - Liceo Statale ...
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vita. Lo assale un odio impotente: decide di uccidersi, mette per scritto le motivazioni <strong>del</strong><br />
suo gesto e le legge a Myskin e ai suoi ospiti. Parla degli incubi che stravolgono la sua<br />
pace notturna, parla soprattutto <strong>del</strong>la rabbia sorda contro <strong>il</strong> destino “che aveva deciso di<br />
schiacciarmi come una mosca, certo senza nemmeno sapere perché lo facesse”, contro la<br />
gente intorno a lui che sperpera la vita. A Ippolit è negata anche la consolazione <strong>del</strong>la<br />
carità. Nelle pagine <strong>del</strong>la spiegazione, visioni frammentarie, idee isolate, immagini<br />
mostruose. Vede, appesa a una parete una copia <strong>del</strong> “Cristo morto” di Holbein (lo stesso<br />
di fronte a cui Myskin aveva esclamato: “Lo sai che osservandolo a lungo si può anche<br />
perdere la fede ?”) e ne è anche lui sconvolto. “Nel quadro non c’è traccia di bellezza; è<br />
nel pieno senso <strong>del</strong>la parola <strong>il</strong> cadavere di un uomo che prima ancora di essere stato<br />
crocifisso ha sopportato un supplizio orrendo, ferite, torture, percosse dalle guardie e dalla<br />
plebe quando portava la croce e quando cadde sotto <strong>il</strong> suo peso e infine per sei ore lo<br />
strazio <strong>del</strong>l'estremo supplizio. La natura appare, contemplando quel quadro, in forma di<br />
un’immensa bestia, muta e implacab<strong>il</strong>e, oppure, come una di quelle immense macchine di<br />
nuovissima costruzione, che assurdamente, senza rendersi conto di quello che fa, afferra,<br />
schiaccia e inghiotte, sorda e calma. Il quadro sembra dare appunto l’impressione di<br />
quella forza, oscura, potente, assurda ed eterna, cui tutto è sottomesso e vi domina vostro<br />
malgrado “. Lentamente si fa strada la rivolta, <strong>il</strong> rifiuto. E la religione quale consolazione<br />
offre ? La vita viene data e tolta dalla volontà di una potenza superiore, che non chiede a<br />
nessuno <strong>il</strong> consenso. Perché dunque bisogna accettare questo dono ? Perché bisogna<br />
doc<strong>il</strong>mente piegarsi alle leggi imperscrutab<strong>il</strong>i <strong>del</strong>la Provvidenza ? Perché l’uomo deve<br />
essere responsab<strong>il</strong>e di ciò che va oltre la sua comprensione ? A questi interrogativi<br />
risponde con una disperata affermazione : “ Io morrò, fissando quella sorgente di forza e<br />
di vita che è <strong>il</strong> sole, io non accetterò questa vita ! La natura, con la sua sentenza di tre<br />
settimane, ha limitato a tal punto la mia attività, che probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> suicidio è ancora<br />
l’unico atto che io possa compiere dal principio alla fine per mia propria volontà. Una<br />
protesta può avere talvolta un valore non insignificante”.<br />
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