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DOSTOEVSKIJ, il filosofo del male e della libertà - Liceo Statale ...

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L’uomo <strong>del</strong> sottosuolo afferma <strong>il</strong> principio di <strong>libertà</strong> individuale di fronte al <strong>male</strong> e alla<br />

sofferenza. Pensatore solitario, anticipatore dei “f<strong>il</strong>osofi <strong>del</strong>l’arbitrio” dei romanzi<br />

successivi, egli affronta con lucidità diabolica <strong>il</strong> diritto <strong>del</strong>l’uomo anche di sprofondare nel<br />

“sottosuolo” (tana, miseria, <strong>male</strong>, sofferenza) e detesta l’utopia di una società giusta,<br />

libera dal dolore. Definisce le idee dei progressisti “tranelli e menzogne”, afferma <strong>il</strong> proprio<br />

diritto a seppellirsi nella sua tana, ad arrovellarsi nell’angoscia, a farsi scoppiare <strong>il</strong> fegato<br />

dalla rabbia. Perché l’uomo, egli sostiene, non sempre agisce secondo una logica<br />

ut<strong>il</strong>itaristica, anzi spesso va contro i propri stessi interessi, contro la propria felicità o<br />

perfino contro la propria pace. Parrebbe ovvio che l’uomo non possa coscientemente<br />

desiderare ciò che è contrario ai suoi interessi, eppure l’uomo è così inafferrab<strong>il</strong>e e<br />

imprevedib<strong>il</strong>e che non potrà mai entrare in un sistema scientificamente organizzato per <strong>il</strong><br />

suo bene senza iniziarne subito la distruzione per affermare anche contro i suoi interessi,<br />

la propria individualità.<br />

L’uomo <strong>del</strong> sottosuolo è uno sconcertante ragionatore. Tutti i futuri rivoltosi di Dostoevskij<br />

saranno dei diabolici ragionatori. Egli afferma e nega. Inventa le “battute” di un ipotetico<br />

interlocutore, di un ipotetico lettore, che in realtà sono <strong>il</strong> pensiero parlato <strong>del</strong> suo alter ego<br />

carico di inebriante disprezzo verso se stesso. Certo, l’inerzia <strong>del</strong> sottosuolo acuisce la<br />

coscienza <strong>del</strong> proprio pantano spirituale, anche se ciò non serve affatto per uscirne. Anzi,<br />

sospinge a crogiolarcisi e a farsene persino un vanto, a riportare a galla le proprie<br />

turpitudini. Per vanità ci si può anche accusare di <strong>del</strong>itti. L’uomo <strong>del</strong> sottosuolo passa<br />

dunque <strong>il</strong> suo tempo a crogiolarsi negli oscuri meandri <strong>del</strong>la psiche, ad analizzare<br />

impietosamente le proprie contraddizioni, a sezionare gesti, comportamenti , pensieri. Un<br />

grumo denso, torbido, contorto di autolesionismo e autocompiacimento: sa perfettamente<br />

di essere diffidente e suscettib<strong>il</strong>e come un pigro, cinico, inconcludente, vendicativo,<br />

vigliacco, ma certamente più intelligente di tutti quelli che gli stanno intorno. In lui<br />

coesistono una incessante volontà di um<strong>il</strong>iarsi e una luciferina smania di emergere. Nel<br />

sottosuolo “sordido e puzzolente” l’uomo si immerge in una rabbia “fredda, velenosa e<br />

soprattutto eterna”. La sua malattia è una sola e inguarib<strong>il</strong>e: ipertrofia <strong>del</strong>la coscienza. E’<br />

una malattia che paralizza, rende inerti. Nel magma velenoso ogni azione si scontra con<br />

una reazione, ogni mossa trova la contromossa. Tutti gli esseri immediati, se sono attivi è<br />

perché sono stupidi o limitati. In loro trionfa la ragione con le sue leggi rigide <strong>del</strong> due più<br />

due fa quattro, trionfa l’esteriorità, la maschera. Ma l’uomo autentico non è così, l’uomo<br />

autentico è quello che sa affondare completamente nella propria coscienza libera e<br />

irrazionale, che non conosce le leggi <strong>del</strong> mondo, non conosce gli schemi astratti<br />

<strong>del</strong>l’intelletto. Il sottosuolo è disarmonia radicale tra ciò che” è intimo e informe e ciò che<br />

ha smercio sociale, disarmonia che alimenta nell’uomo una perpetua e morbosa irritab<strong>il</strong>ità,<br />

un costante senso di irrequietezza e risentimento”(Cantoni). Sottosuolo è scontro<br />

incessante tra pulsioni diverse, tra ordine e disordine, tra regole e caos, tra serenità e<br />

tumulto, tra costruzione e distruzione, tra fantasmi eroici e meschinità quotidiane.<br />

Sottosuolo è negazione, è distruzione, è rifiuto di ogni fissità convenzionale, è<br />

<strong>male</strong>dizione <strong>del</strong>la solitudine. Il sottosuolo con <strong>il</strong> suo dedalo ambiguo resta una tappa<br />

fondamentale nella narrativa dostevskijana : d’ora in poi tutti i personaggi di un cero peso<br />

soffriranno più o meno acutamente di questa “malattia”, vi affonderanno per perdersi<br />

senza speranza, senza soluzione, oppure per risorgere rigenerati. Ma per risorgere, per<br />

uscire dalla palude <strong>del</strong>la propria coscienza contorta bisogna incamminarsi verso<br />

l’accettazione <strong>del</strong>l’altro, <strong>del</strong> prossimo, con un atto d’amore e di um<strong>il</strong>tà, e poi verso<br />

l’accettazione <strong>del</strong>l’Altro, <strong>del</strong> Cristo. Un cammino, una meta di fronte a cui tutti si<br />

troveranno, da Raskol’nikov ai Fratelli Karamazov.<br />

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