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Segue una piccola appendice. Il Console generale del Perù a Genova, il 15 gennaio 1926 chiede al Sindaco di Domodossola se può indicargli a chi rivolgersi «per avere le copie dei bozzetti scartati nel concor so per il monumento a Chavez in codesta cittá», spiegando che «a Lima si deve erigere un monumento ad un aviatore e potrebbe darsi che qualcuno dei progetti rifiutati, rispondesse ai criteri della commissione limena». Il console non fa il nome dell’aviatore, ma è chiaro ed il Sindaco nella risposta non ha dubbi: Per avere le copie dei bozzetti scartati nel concorso per il Monumento a Geo Chavez la S.V. Ill.ma deve rivolgersi alla Società Italiana di Aviazione con sede in Milano. Un bozzetto di monumento aveva pur fatto l’architetto Senatore Luca Beltrami al quale la S.V. Ill.ma potrebbe pure rivolgersi in Milano. Il console Macchiavello ringrazia e comunica di aver scritto sia alla Società Italiana di Aviazione che al Senatore. 93
94 Il monumento eretto a Lima nel 1937 è una grande piramide, che reca sulle pareti anche due statue di bronzo: un uomo che sale verso l’alto ed un altro che sta precipitando; sono «i due aspetti, i due momenti della vita, quello della vittoria e quello della sconfitta, della morte». 27 Autore è lo scultore italiano Eugenio Baroni, attivo a Genova, al quale si deve pure il monumento ai Mille sullo scoglio di Quarto. Dopo quanto è stato sopra riportato ed in mancanza di una documentazione inequivocabile, pare improbabile che lo stesso abbia preparato «un primo bozzetto nel 1910», come da altri indicato. Alla cerimonia d’inaugurazione è presente a Lima anche una squadriglia italiana di aerei di alta acrobazia. La stessa si esibirà, oltre che in Perù, anche a Montevideo, Buenos Aires, Rio de Janeiro e San Paolo per onorare Geo Chavez: nel 1937 ricorre infatti il cinquantesimo anniversa rio della nascita dell’eroe. 5. La tragica conclusione della traversata delle Alpi, con la morte dell’Eroe, che ha vinto, sì, ma a che prezzo!, scuote la pubblica opi nione in tutta Italia e nel mondo, prima in attesa ansiosa dell’evento ed ora sbigottita e sinceramente affranta. La partecipazione all’agonia dell’aviatore e l’immensa folla commossa ai funerali lo provano: nessuna distinzione di classe sociale, di nazionalità, di credo re ligioso incrina le compatte manifestazioni di dolore intenso e sofferto. In un momento come questo non possono mancare i poeti, poeti d’occasione, che pure hanno precedenti illustri nella storia della letteratura italiana. E basterà ricordare Giulio Cesare Croce, il padre di Bertoldo, che a Bologna, nella seconda metà del Cinquecento, fa il cantastorie: scrive versi, e in modesti opuscoli li vende nelle vie della città e campa lui ed i quattordici figli avuti da due mogli. 28 Ora, i nuovi cantastorie hanno a disposizione giornali (soprattutto quelli di provincia accolgono con facilità le loro rime) e Società filodrammatiche pronte a declamare le loro poesie in sera te organizzate appositamente. 29 Certo, ci sono anche i letterati di professione: Vittorio Emanuele Bravetta, fecondo scrittore di libri per ragazzi, data «Sangano, la sera del 27 settembre 1910» i suoi versi In morte di Geo Chavez («Ti sento: mai la sera non fu sì mesta e pura») e Enrico Annibale Butti, romanziere e commediografo, già il 28 settembre ha pronta una poesia in quaranta versi, A Geo Chavez («Vivesti in un’ora una vita, / mille vite vivesti, tutte le nostre vite / tu vi Lima. Il monumento di Eugenio Baroni a Geo Chavez (particolare).
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