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Novella Prima o di Ferrante - Origami Edizioni

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DECAMERON DEI MORTI<br />

L’ALBA DEI TRAPASSATI REDITIVI<br />

DI<br />

MAURO LONGO


Copyright © 2013 <strong>Origami</strong> E<strong>di</strong>zioni<br />

Anteprima dell’Opera Decameron dei Morti<br />

Autore: Mauro Longo<br />

ORIGAMI EDIZIONI<br />

<strong>Origami</strong> s.r.l.s.<br />

Via Domenico Cimarosa 98, 09128, Cagliari – CA | P.IVA 03451720928<br />

www.origamie<strong>di</strong>zioni.com | info@origamie<strong>di</strong>zioni.com


<strong>Novella</strong> <strong>Prima</strong> o <strong>di</strong> <strong>Ferrante</strong><br />

anche detta de<br />

L'Incontro dei tre Vivi e dei tre Morti<br />

Tre Cavalieri se ne vanno pel gualdo e incontrano tre Morti, che si presentan<br />

con le proprie orrende ingiurie, a ricordar che essi sono dove un giorno i<br />

Vivi saranno e che noi siamo dove un tempo i Morti furono.<br />

La qual cosa vale, ormai, anche alla contraria.<br />

Dunque sarò il primo a narrare, amico mio carissimo, per il <strong>di</strong>letto vostro e <strong>di</strong> coloro che<br />

leggeranno la vostra compilazione, sebbene non saprei <strong>di</strong>re che gioia si possa trarre da sì<br />

oscure vicende e terribili.<br />

Secondo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> molti, conviene che ciascheduna cosa l’uomo faccia, la faccia<br />

principiare dallo ammirabile e santo nome <strong>di</strong> Colui il quale <strong>di</strong> tutte fu facitore. Per questo,<br />

dovendo io al nostro novellare, sì come primo, dare cominciamento, intenderei principiare<br />

da una delle meravigliose cose che Lo riguardano, affinché, u<strong>di</strong>ta tale trista novella, la<br />

vostra speranza in Lui, sì come in cosa impermutabile, si fermi e ben vi si manifesti che le<br />

cose temporali tutte sono transitorie e mortali, e piene dentro e fuori <strong>di</strong> sofferenza e<br />

d’angoscia e <strong>di</strong> fatica, e ad infiniti perigli debban soggiacere.<br />

Il che manifestamente potrà apparire nella novella la quale intendo <strong>di</strong> raccontare,


seguitando d'ora in poi il giu<strong>di</strong>zio non <strong>di</strong> color che son devoti in Dio, ma il mio, che non so<br />

se più lo sono.<br />

Dunque io vi racconterò del mio primo incontro con i Morti, e non intendo certamente,<br />

ch'è ovvio a <strong>di</strong>rsi, i comuni miseri defunti che poteano essere visti e incontrati in tutte le<br />

faccende quoti<strong>di</strong>ane prima dell'avvento del Flagello e dei quali troppa ne ebbi abitu<strong>di</strong>ne<br />

durante le battaglie e negli asse<strong>di</strong>, bensì dei Trapassati Re<strong>di</strong>vivi che si rialzano e si<br />

muovono come i viventi e noi <strong>di</strong>ciamo in tanti mo<strong>di</strong>, siccome Afflitti, Indemoniati e<br />

Ritornanti.<br />

Militavo già io, all'epoca <strong>di</strong> questi fatti che vi <strong>di</strong>co, sotto il vessillo del nostro signore<br />

Malatesta che ormai tutti ci unisce ma che allora, <strong>di</strong> quelli che in questo verziere<br />

amabilmente si ritrovano, comprendeva solo me e il qui presente amico e compagno<br />

Cangrande, col quale in tanti anni ho traversato l'Italia per imbattermi in più e più<br />

avventure.<br />

Dopo che invademmo in gran brigata la Marca e portammo battaglia a varie fortezze e<br />

castelli della regione, sempre <strong>di</strong>fendendo il <strong>di</strong>ritto e la terra del nostro signore e<br />

cacciandone fuori i nemici con gran danno <strong>di</strong> morti e prigionieri, io insieme a molti<br />

compagni pedoni e cavalieri rimasi <strong>di</strong> stanza presso una rocca che sporgeva gli spalti su un<br />

gran contado fatto <strong>di</strong> selve e foreste e colli deserti. In quelle terre, avendone assegnata la<br />

guar<strong>di</strong>a e la dominazione per conto del nostro signore, svolgevamo pattugliamenti a<br />

cavallo e a pie<strong>di</strong>, e presi<strong>di</strong>avamo castelli e torrette, e dopo tante schermaglie finendo a<br />

ristorare il corpo e l'anima nella quiete <strong>di</strong> molti giorni lontani dalle mischie e dalle marce.<br />

Eran quelli i mesi in cui principiavan a <strong>di</strong>ffondersi le notizie <strong>di</strong> alcuni pagani nemici <strong>di</strong><br />

Dio che si aggiravano per le campagne <strong>di</strong>scendendo dall'Alpi, al comando <strong>di</strong> un qualche<br />

eretico <strong>di</strong> Francia che si <strong>di</strong>ceva li avesse inviati a meri<strong>di</strong>one. Tutto quel paese si <strong>di</strong>ceva<br />

fosse percorso da adoratori del demonio, crudeli e ferocissimi come lupi, i quali non solo le


pecore e gli armenti danneggiavano e l'altrui beni <strong>di</strong>struggevano, ma gli uomini uccidevano<br />

e per giunta ne mangiavano. E le strade dove questi passavano si <strong>di</strong>ceva fossero gremite <strong>di</strong><br />

corpi umani squarciati, e che i luoghi d'intorno fossero biancheggianti d’ossa, e che<br />

bisognasse per questo andar con molto riguardo, né prima che il sole fosse levato.<br />

Poiché eravamo stati lasciati in<strong>di</strong>etro a quel baluardo, non cognoscevamo con precisione<br />

le gran<strong>di</strong> manovre che si teneano in quei giorni per le Venezie e nella Romagna e<br />

attendevamo solo agli or<strong>di</strong>ni dei <strong>di</strong>spacci, aspettando che Galeotto o alcuno dei gran<br />

capitani ci aggiornasse sulla nostra schiera e sui compiti da eseguire.<br />

Portavo io sulla pelle e sull'ossa vecchie ferite e botte varie, ma nulla che mi nuocesse<br />

particolarmente. E ben presto constatai che i <strong>di</strong>ntorni della rocca dove tenevamo campo<br />

erano quanto <strong>di</strong> più amabile si potesse immaginare. Un villaggio <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni sorgeva<br />

<strong>di</strong>scosto <strong>di</strong> una mezza giornata <strong>di</strong> cammino dal nostro presi<strong>di</strong>o ed era composto <strong>di</strong> un<br />

popolino che badava solo alle faccende dell'agro e della vigna. Senza che nulla chiedessimo<br />

loro, <strong>di</strong> spontanea volontà e per tenerci cari, ci offrivano cibi e vini delle loro cantine e<br />

granai e solo chiedevano <strong>di</strong> essere lasciati brigare le proprie faccende, vedendoci e<br />

sentendoci meno che fosse possibile. Né noi stessi volevamo affliggerli o gravar su loro con<br />

ingiusta tirannia, ché le nostre spade avevamo già troppo macchiato <strong>di</strong> sangue nei mesi<br />

precedenti e solo pace, silenzi e riposo agognavamo. Ben presto, il mio signore mi<br />

perdonerà, imparammo a svolgere velocemente i nostri incarichi militari e a riposare per il<br />

resto del giorno, bevendo vino e conversando della condotta e dei fatti della guerra, ché<br />

anche questo ci vuole nella vita <strong>di</strong> fanti e miliziani.<br />

Prendevamo i nostri coman<strong>di</strong> alla lettera e onestamente li portavamo a compimento per<br />

meritarci il soldo, ma nel tempo che rimaneva svolgevamo tutti i passatempi più amabili<br />

che ci potessimo concedere pur rimanendo nei limiti imposti a una brigata <strong>di</strong> guerra. In<br />

quei giorni <strong>di</strong> ristoro, mi venne in mente che potessimo andare nella selva per cacciare


caprioli e cinghiali, e controllato che la regione non fosse sotto alcun patronato e potessimo<br />

vagare liberamente nella foresta, a turno ce ne andammo a inseguire fiere e uccelli <strong>di</strong><br />

macchia, più per passar tempo che per sperare <strong>di</strong> trovarvene. Di certo non potevamo<br />

figurarci che presto, da audaci cacciatori, ci saremmo noi stessi tramutati nelle prede <strong>di</strong><br />

ben più orren<strong>di</strong> battitori.<br />

* * *<br />

Fu dunque un giorno luminoso e terso, <strong>di</strong> quelli in cui le mansioni nostre lo<br />

consentivano, che io e due compagni ci preparammo per andar cacciando insieme, decisi a<br />

tornar alla sera ricchi <strong>di</strong> preda. Prendemmo tre cavalli della nostra scorta e tutto quello che<br />

ci potea essere utile per l'occasione, e all’alba ci inoltrammo nel bosco.<br />

Dopo tanto tempo <strong>di</strong> affanni e preoccupazioni, io mi sentivo quel dì compiutamente<br />

felice e questo per via dell'amabile occasione così come della scelta compagnia dei due<br />

amici, poiché con me c'era sia il comandante della nostra guarnigione, nobile dai quarti<br />

blasonati, sia il più caro dei miei compagni d'arme d'allora, esperto più <strong>di</strong> noi tutti <strong>di</strong> caccia<br />

e uccellagione. E, vogliate credermi, tanto ora io in vostra presenza mi allieto e solo mi<br />

sento pienamente umano e confidente, quanto con loro all'epoca gli stessi sentimenti <strong>di</strong><br />

gioia ed amistà provavo, che essi erano in quel tempo i più cari amici che potessi<br />

desiderare in mezzo ai fatti <strong>di</strong> una vita dura e faticosa.<br />

Il nostro capitano, che chiamerò Tancre<strong>di</strong>, montava il più nobile dei destrieri, un cavallo<br />

bianco come il latte che quasi risplendeva tra le foglie e si <strong>di</strong>stingueva da lungi nel<br />

barbagliare del sole. Egli portava con sé un bel mastino, compagno fedele come solo i<br />

segugi sanno essere, <strong>di</strong> età non più giovane, ma esile e slanciato come un leopardo africo.<br />

Lo seguiva l'altro mio compare, che nominerò Gherardo. Egli avea preso per sé un sauro<br />

e un bel falcone, raccolto ferito un mese ad<strong>di</strong>etro ai limiti del bosco, e che ancora stava


cercando <strong>di</strong> addestrare alla caccia o anche solo a star sul braccio.<br />

Dietro a entrambi venivo io, su un morello giovane e irrequieto, e più interessato a<br />

trovar rinfresco tra le selve che a cacciar caprioli.<br />

Procedemmo nella boscaglia con archi e scorte, e con la compagnia <strong>di</strong> un battitore del<br />

villaggio, un ragazzo il cui nome io penso possa riferire ed era Ciar<strong>di</strong>no, che portava due<br />

levrieri alla corda e ci faceva strada tra le selve.<br />

Così bardati e armati ce ne andavamo per il gualdo che parea fossimo, vogliate credermi,<br />

tre principi o conti o duchi che si danno <strong>di</strong>letto nelle riserve dei propri domini e per<br />

qualche ora, ci si perdoni l'impudenza, davvero ci <strong>di</strong>menticammo <strong>di</strong> esser soldataglia <strong>di</strong><br />

condotta, buoni solo a coltivar battaglia. Né ancora avevamo contezza che da settentrione<br />

si faceva pressante sempre più l'orda dei Morti, ma solo credevamo che quelli <strong>di</strong> cui si<br />

parlava fosser ribal<strong>di</strong> fuggitivi o forse eretici come ci era stato detto, perché chi mai potea<br />

pensare allora che quelle cose che or sappiamo certe fossero veritiere?<br />

Procedemmo nella battuta <strong>di</strong> caccia tranquilli e senza fretta e al termine della mattina<br />

avevamo conquistato a trofeo solo una lepre, frutto più degli sforzi dei cani e <strong>di</strong> Ciar<strong>di</strong>no<br />

che dei nostri. Quand'ecco che, con il sole alto sulle nostre teste e indosso il calore e la<br />

polvere della caccia, sbucammo dalla macchia in uno spiazzo privo <strong>di</strong> alberi ma con rovine<br />

<strong>di</strong> case e mura, come fosse un castello perduto nel bosco che era da secoli bruciato e<br />

crollato e s’era ricoperto d'erba.<br />

Ciar<strong>di</strong>no ci <strong>di</strong>sse trattarsi <strong>di</strong> un borgo abbandonato da gran tempo, anticamente dotato<br />

<strong>di</strong> una via a mezzogiorno che lo congiungeva con la grande strada a fondovalle, e che si<br />

<strong>di</strong>ceva vi abitassero spettri e fantasime e che <strong>di</strong> notte parea che in cielo le streghe si<br />

riunissero a fare sabba. Datosi che <strong>di</strong> codeste storie erano pieni tutti i villaggi e le regioni<br />

che avevamo visitato infino ad allora, non ce ne curammo e ci fermammo per riposare<br />

un'ora e fare campo.


Non appena il fuoco fu acceso e Ciar<strong>di</strong>no intento a preparar provviste, sentimmo una<br />

porta sbattere come per gran colpo <strong>di</strong> vento e grida alte levarsi <strong>di</strong> tra le rovine, sicché<br />

scattammo in pie<strong>di</strong> e ci preparammo all'armi, che cosa più facile a noi tre non veniva in<br />

alcuna circostanza. Quelle che sentivamo, senza vederne la cagione, erano grida lunghe e<br />

acute, che sembravano non <strong>di</strong>co <strong>di</strong> uomo o donna, ma <strong>di</strong> quegli orrori notturni misteriosi,<br />

che fanno strilli prolungati e niuno sa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> dove provengano. E mentre sentivamo tali<br />

stri<strong>di</strong>i degni dei demoni, anche u<strong>di</strong>vamo porte o stipi o altre assi <strong>di</strong> legno sbattere e<br />

rumoreggiare, come se <strong>di</strong>eci scellerati tutti assieme facessero a gara a chi più degli altri<br />

percuotesse legnami e spaccasse fasciamenti. Ciar<strong>di</strong>no, <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong> colpo pallido, s’azzittì,<br />

e i nostri cani si misero a ringhiare furiosi con il capo basso e il pelo <strong>di</strong>ritto. Il falcone <strong>di</strong><br />

Gherardo lanciò strepiti e sbattè l'ali, e in ogni cosa vi fu tremore e sospetto e stupore.<br />

Ci guardammo e d'istinto ci stringemmo tra noi, e io e Gherardo fiancheggiammo il<br />

nostro comandante Tancre<strong>di</strong> d'un lato e dall'altro, attendendo i suoi pronunciamenti. Ed<br />

egli allora, risoluto come <strong>di</strong> consueto, ci fe’ cenno con il capo <strong>di</strong> avvicinarsi a quel rumore,<br />

sicché stringemmo forte l'else dei nostri ferri e ci avviammo.<br />

Tra le rovine e le mura cadute intravedemmo il rudere <strong>di</strong> una antica torre e accanto ad<br />

essa una piccola cappella <strong>di</strong> nu<strong>di</strong> conci <strong>di</strong> roccia, grande meno che la stalla del nostro<br />

fortilizio.<br />

Di fronte alla cappella vi era una creatura miserabile, dalle vesti stracciate, i capelli<br />

ispi<strong>di</strong> come <strong>di</strong> serpenti e bianchi e sporchi. In lui vi erano tutti i segni della vecchiaia,<br />

dell'afflizione e dell'insanità, ed egli continuava a battere avanti e in<strong>di</strong>etro la porta della<br />

chiesa e vi dava colpi e ogni sorta <strong>di</strong> scuotimenti, proprio come nell'inten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> far<br />

rumore e mostrar follia. Ci guardammo avanti e in<strong>di</strong>etro e tutt'attorno, temendo <strong>di</strong> esser<br />

bersaglio <strong>di</strong> assalti e imboscate, ma niuno apparve in quella via e niun altro vi era, se non<br />

quell'uomo terribile.<br />

Le sue parole adesso potevamo sentire chiaramente e io credo <strong>di</strong> non averle <strong>di</strong>menticate


e <strong>di</strong> trattenerle ancora alla mente, trattandosi senz'altro <strong>di</strong> un qualche volgar commento<br />

alle sacre scritture.<br />

Diceva egli: «Ecco! Ora il Signore farà del tutto perire ogni cosa d'in su la faccia della<br />

terra, farà perire gli uomini, e gli animali, farà perire gli uccelli del cielo e i pesci del mare,<br />

sterminerà gli uomini d'in su la faccia della terra!» E seguitava a sbraitare in quella fatta,<br />

gridando con voce roca e malandata.<br />

A quel sacramentare che ci parea folle, Tancre<strong>di</strong> chiese, con voce alta per sovrastar le<br />

grida: «Non vi confondete, buon vegliardo. Due volte avete nominato gli uomini in<br />

quell’imprecare: e quante volte hanno da perire gli uomini sulla faccia della terra? Non ne<br />

basta forse una?»<br />

Il miserabile si girò allora verso <strong>di</strong> noi, spalancò gli occhi e lanciò la propria voce ancor<br />

più in alto, aprendo una bocca piena <strong>di</strong> denti storti e neri e mostrando le pubenda ad ogni<br />

movimento delle membra, e ancor più mattamente riprendendo a <strong>di</strong>re: «Silenzio, per la<br />

presenza del Signore Id<strong>di</strong>o! Conciossiaché il giorno del Signore sia vicino; perciocché il<br />

Signore ha apparecchiato un sacrificio ed avverrà che farà punizione dei principi e dei<br />

figliuoli del re e <strong>di</strong> tutti quelli che si vestono <strong>di</strong> vestimenti strani, <strong>di</strong> tutti coloro che saltano<br />

sopra la soglia, che riempiono le case dei lor signori <strong>di</strong> rapina e <strong>di</strong> frode. Ecco! Questo mi<br />

ha detto all'orecchio il Signore degli Eserciti, con mugghiare <strong>di</strong> narici e soffiare <strong>di</strong> mantici:<br />

Case numerose saranno desolate! Case gran<strong>di</strong> e belle saranno private <strong>di</strong> abitanti! Guai a<br />

coloro che si alzano presto e tutto il giorno corrono <strong>di</strong>etro alle bevande e fanno tar<strong>di</strong> la sera<br />

perché il vino li infiammi!»<br />

«Vecchio, buon vecchio,» a lui <strong>di</strong>sse ancora il capitano nostro «a cosa dobbiamo tanto<br />

fracasso? Cercate forse <strong>di</strong> farvi sentire su infino al cielo, battendo con tanta foga il<br />

batacchio della casa <strong>di</strong> Dio?»<br />

Allora, riguardandolo, mi accorsi che i suoi stracci laceri e fetenti un tempo dovettero<br />

essere il saio indossato dai membri <strong>di</strong> qualche or<strong>di</strong>ne minore <strong>di</strong> frati o monachelli, sicché


per aver avuto contezza <strong>di</strong> quella cosa, <strong>di</strong>ssi a Tancre<strong>di</strong>: «Attento, capitano, forse egli è un<br />

sant'uomo, un profeta o un Pazzo del Signore, come <strong>di</strong> coloro che si <strong>di</strong>ce vaghino per le<br />

campagne in questi giorni e portino rivolta.»<br />

«Pazzo lo è <strong>di</strong> sicuro» rispose per schernirlo il duce nostro Tancre<strong>di</strong>. E quel vecchiaccio<br />

<strong>di</strong> certo <strong>di</strong>ssennato era, però ci u<strong>di</strong>va benissimo e <strong>di</strong> rimando a noi gridò: «Pazzo io? Io che<br />

tengo a bada il maligno con la mia fede? Io che riesco a sconfiggere i <strong>di</strong>avoli con la parola<br />

del Signore?»<br />

Allora Gherardo si volse a propria volta verso il folle e <strong>di</strong>sse: «Non volevamo ingiuriarvi,<br />

santo frate, ma ci siam stupiti e timorati per il vostro strepitare, <strong>di</strong> cui non compren<strong>di</strong>amo<br />

la cagione.»<br />

E quello <strong>di</strong> rimando si gettò in ginocchio <strong>di</strong> fronte a noi, con gli occhi strabuzzati e<br />

rivoltati all'in<strong>di</strong>etro, <strong>di</strong>cendo: «Badate a voi! Badate a voi, nobili signori e principi <strong>di</strong><br />

questo mondo. Dove essi sono voi un giorno sarete, e dove voi siete essi un giorno<br />

saranno.»<br />

E Gherardo, mondano, <strong>di</strong> rimando gli <strong>di</strong>sse: «Alzatevi, zio prete, ché noi non siamo<br />

certo principi <strong>di</strong> questo mondo e non c'è bisogno <strong>di</strong> gettarsi in terra in nostra presenza.»<br />

Ma l'infame vecchiaccio gridò ancora: «Non a voi, non a voi miserrimi! Solo <strong>di</strong> fronte a<br />

Dio io mi inginocchio, per implorarlo <strong>di</strong> avere pietà delle nostre anime e della nostra<br />

carne!»<br />

Fu allora che <strong>di</strong>etro le nostre spalle un altro grido si sollevò, stavolta <strong>di</strong> Ciar<strong>di</strong>no.<br />

* * *<br />

Senza soffermarci troppo a badar al vecchiarello, ci voltammo e corremmo nella radura<br />

ove avevamo lasciato il ragazzo, e fu allora che vedemmo l'apparizione più orribile che ci<br />

fosse mai capitato scorgere, infino a quel giorno.


Al lato della radura, alle spalle della cappella c'era un piccolo recinto con qualche albero<br />

al centro, abbandonato. In esso vi scorgemmo tre figure, che descriverò in dettaglio, perché<br />

allora esse mi apparvero innanzi con un’impressione così forte che per molte notti ancora<br />

ne sognai e per giorni ne rimasi scosso ed impaurito. E anche se molte altre e peggiori ne<br />

vi<strong>di</strong> appresso a quei fatti per l'Italia e per Firenze, quei primi tre Morti mi rimasero in<br />

mente più <strong>di</strong> tutti i successivi contati insieme.<br />

Il primo <strong>di</strong> essi, il più prossimo a noialtri, era vestito come <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>no, con abiti miseri<br />

eppur tenaci. Egli sembrava un malato <strong>di</strong> chissà quale pestilenza o marciscenza, con ampie<br />

parti del viso e delle membra caduche e sfibrate, come se corrose dai mali o mangiate dai<br />

cani. Si muoveva come ubriaco e tendeva le mani in avanti come a cercar compagno o a<br />

sorreggersi. Gli occhi erano cupi e neri come pozzi d'acqua scura e ci seguivano con lo<br />

sguardo attento e fisso, seppure con la rigi<strong>di</strong>tà attonita degli i<strong>di</strong>oti. Dalla gola gli proveniva<br />

un rantolo basso, che man mano si alzava a <strong>di</strong>ventare un grido raschiante, come <strong>di</strong> chi,<br />

sofferente, chieda aiuto al prossimo suo.<br />

Il secondo <strong>di</strong> loro era nudo, se così si possa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> qualcuno cui la pelle sia<br />

completamente lacerata o assente. Esso parea simile alle carcasse dei santi martiri o degli<br />

antichi, conservati in cripte e catacombe. L'intero suo addome era incavato e se vi fosse<br />

stato un tempo qualcosa delle mollezze e interiora, esso era del tutto colato via e aveva<br />

lasciato un vuoto nero <strong>di</strong> concrezione e rapprensione. Le gambe erano smagrite e appena<br />

un filo <strong>di</strong> materia <strong>di</strong>sseccata ricopriva le ossa. Mentre il primo dei tre caracollava come<br />

ubriaco, questo altro era completamente curvato al suolo, tanto da sfiorare la terra con le<br />

mani. Solo la testa egli sporgeva in avanti, e sebbene i bulbi degli occhi sembrassero<br />

asciugati e rappresi, anch’esso sembrava guatarci o forse fiutarci o u<strong>di</strong>rci come le belve, per<br />

trovar la via <strong>di</strong> avanzare verso <strong>di</strong> noi. Nemmanco rantolo potea essere definita la sua voce,<br />

bensì forse versi belluini e privi <strong>di</strong> qualsivoglia apparenza <strong>di</strong> intelletto.


Terzo veniva un essere che era, se possibile, ancor più raccapricciante. Se il primo <strong>di</strong><br />

quell'orrenda compagnia potea sembrare un appestato o un ammalato <strong>di</strong> qualche terribile<br />

ammorbamento e il secondo pari a una deformità e a uno scherzo della natura, forse una<br />

delle nere scimmie dei deserti africani, l'ultimo <strong>di</strong> loro non potea essere altro che un frutto<br />

dei giar<strong>di</strong>ni del demonio. Solo <strong>di</strong> ossa parea fatto, uno scheletro che si trascinava a terra<br />

con braccia e gambe, come un soldato morente che strisci nel fango per trovare ricetto e<br />

luogo dove attender <strong>di</strong> spirare. Guardandolo più a fondo, si <strong>di</strong>stingueva appena sull'ossa<br />

un velo lucido e scuro <strong>di</strong> materia, come fosse pelle o altro tegumento, che altra funzione<br />

parea non avere se non quella <strong>di</strong> tenere insieme quelle nacchere biancastre che ne<br />

costituivan l'ossame. La sua testa era completamente priva <strong>di</strong> carne o guanciale o<br />

ricoprimento: un cranio lurido e deformato, privo <strong>di</strong> orecchie, <strong>di</strong> labbra e <strong>di</strong> naso,<br />

dall'orbite vuote e la gola cava. Niun suono emetteva, poiché una gola non avea più, ma<br />

avanzando batteva la man<strong>di</strong>bola e <strong>di</strong>grignava, e le uniche cose che rimanevano attaccate<br />

all'ossa erano i lunghi denti e i sozzi capelli giallastri, che gli cadevano sulle spalle e<br />

strofinavano a terra.<br />

Ciar<strong>di</strong>no ci in<strong>di</strong>cò le tre figure e cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>re qualcosa, annaspandosi e quasi<br />

soffocandosi da solo nel parlare, così <strong>di</strong> essi temendo come dei morti corpi si teme quando<br />

li si vede andar come vivi per la prima volta. Non appena lo raggiungemmo nella radura,<br />

subito egli, seguito da presso dai nostri cani, si mosse repentino e si pose alle nostre spalle,<br />

per pararsi le terga <strong>di</strong>etro alla compagnia <strong>di</strong> noi armati. Intanto noi tenevamo le armi<br />

avanti e guatavam costoro, senza che la nostra ragione riuscisse a comprendere appieno<br />

quello che i nostri occhi stavano fissando, che oggi questi spettacoli sono comuni, ma<br />

all'epoca era come viver in stupore e trasognamento.<br />

Mentre esitavamo e ciascuno <strong>di</strong> noi pensava che trattavasi forse <strong>di</strong> appestati, <strong>di</strong> malati o<br />

<strong>di</strong> demonii, il primo dei tre Morti era giunto a pochi passi da noi, sempre barcollando come<br />

stravolto. Il mio comandante Tancre<strong>di</strong> allora gli rivolse un grido, <strong>di</strong>cendogli con gran


imposizione della voce <strong>di</strong> fermarsi e ristare o essere ucciso. Quello, per tutta risposta, parve<br />

rallentarsi un attimo e volgersi a guatarci, come se per la prima volta ci notasse bene.<br />

Aveva, come <strong>di</strong>ssi, quegli occhi neri che parean cavi e non saprei <strong>di</strong>re se essi potessero<br />

vedere, ma pure parve girarsi e fissarci. Poi d'un tratto, lanciò una sorta <strong>di</strong> raglio soffocato<br />

e gorgogliante e si gettò sopra <strong>di</strong> noi, correndo dritto dritto su Tancre<strong>di</strong>, con una spinta e<br />

uno scatto quali l'ultimo balzo <strong>di</strong> una fiera dopo che essa, quatta, si fosse avvicinata per<br />

lungo tempo alla propria preda. In pochi passi ci fu addosso, allungando le mani e<br />

tendendo verso <strong>di</strong> noi lerci artigli spaccati e bocca fetida e marciscente.<br />

Ma noi eravamo uomini d'arme, adusi al ferro, agli assalti e alle cariche. Appena fu a<br />

portata delle nostre lame, tutti e tre lo colpimmo con il nostro braccio e tutta la potenza<br />

che il lungo addestramento ci avea conferito. I colpi si piantarono sul volto, sul petto e sul<br />

braccio dell'Afflitto, quasi d'insieme, con forza tale che ciascuno <strong>di</strong> essi avrebbe fermato se<br />

non stor<strong>di</strong>to un qualsiasi uomo d'arme o selvaggio o bruto.<br />

Ma quello uomo non era, né bruto.<br />

Fendenti e rovesci che avrebbero ricacciato all'in<strong>di</strong>etro chiunque, stordendolo pel<br />

dolore, la paura e il contraccolpo, nullo effetto ebbero, come ormai immaginerete, su cotale<br />

avversario. Nemmanco esso mo<strong>di</strong>ficò la propria corsa, ma si lasciò cadere, con faccia<br />

ingiuriata, petto squassato e braccio <strong>di</strong>velto, sopra Tancre<strong>di</strong> nostro capitano. Egli, sorpreso<br />

dal gesto e ostacolato nel retrocedere dalla nostra prossimità e compattezza, caracollò<br />

all'in<strong>di</strong>etro e cadde sulla schiena sopra l'erba. Armatura non portavamo, che non<br />

aspettavamo battaglia. Con l'elsa della lama e l'altra mano, Tancre<strong>di</strong> mosse a ricacciare<br />

lungi da sé il nemico mortale che lo incombeva e gravava. Altro che morti! Ora sembrava<br />

che il nostro nemico pesasse come un cavallo e si muovesse su <strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong> come un gatto<br />

infuriato, premendo, graffiando e mordendo con ogni parte del suo corpo immondo. Grida<br />

lanciava il nostro amico, non <strong>di</strong> dolore o spavento, quanto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto e incitamento a noi,


che gridavamo con lui a nostra volta per lo stupore e l'orrore <strong>di</strong> quello che avveniva. Grida<br />

lanciava <strong>di</strong> presso anche Ciar<strong>di</strong>no, abbaiavano i cani, nitrivano i cavalli, strideva il falcone<br />

e urla senza fine mandava verso il cielo anche il vecchiaccio romito, che avea ripreso al suo<br />

meglio a sbraitare e sbattere fasciami.<br />

Sopra gli strepiti <strong>di</strong> bestie, uomini e demoni sentivamo il malefico frate lanciare al cielo<br />

invocazioni. E la qual cosa vi <strong>di</strong>rò, e voi caro amico potete pure scriverla, tanto era<br />

fasti<strong>di</strong>osa quanto la situazione terrifica in se stessa, che in fede mia nulla <strong>di</strong> più pervicace<br />

può esservi nella vita se non parole devote in mezzo a fatti tragici.<br />

E mentre noi pugnavamo contro quei mostri, egli così tuonava: «Non avete posto mente<br />

a ciò che fa il Signore e non avete considerato l'opera delle sue mani. Perciò il popolo sarà<br />

trascinato via, a causa della sua ignoranza. I suoi nobili moriranno <strong>di</strong> fame e le sue folle<br />

saranno inari<strong>di</strong>te dalla sete. Perciò il soggiorno dei morti si è aperto bramoso e ha<br />

spalancato oltremisura la gola!»<br />

* * *<br />

Io e Gherardo, da un fianco e dall'altro <strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong>, con tutta la forza che avevamo<br />

spingevamo i ferri nel corpo del nemico, pungendo e penetrando nelle sue membra infino<br />

all'ossa. Con lunghi colpi <strong>di</strong> lama, cauti per non colpire il capitano, fendevamo le carni<br />

rotte in maniere che avrebbero fatto ruotar gridando un uomo normale o almeno<br />

facendogli perdere la capacità del prendere e dello stringere. Esso invece niente sembrava<br />

soffrire, solo muovendosi in ogni parte della macchina corporea come estensione delle<br />

proprie fauci, che infine colsero la carne del collo del capitano e su <strong>di</strong> essa si chiusero a<br />

morsa.<br />

E mentre ancora il vecchio monaco gridava i suoi biascimenti dall'altro lato della radura<br />

e si alzava la gran cagnara dei nostri animali <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi, il comandante cercava <strong>di</strong>


icacciare via il lercio gravame della carcassa e ci incitava «Dagli! Dagli!» e «Uccide!<br />

Uccide!»<br />

Ma la voce gli si ruppe <strong>di</strong> poco a presso, quando quel demonio che lo angheriava tirò e<br />

torse la morsa dalla gola e gli cavò via con uno strappo un intera libbra <strong>di</strong> carne dal collo.<br />

Cruore senza fine prese a fluire dallo squarcio, soffiato via come da pompa ad ogni respiro<br />

<strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong>, mentre gridava e piangeva come mai lo ebbi a vedere, neppure quando<br />

camminavamo tra i corpi smembrati dei nostri compagni, per le vie <strong>di</strong> Rimini infame.<br />

Come una fiera, il mostro la sua bocca sollevò verso l'alto, rivoltò il capo al contrario e si<br />

mise a mordere e ingurgitare il brano <strong>di</strong> carne sanguinante che avea lacerato,<br />

spingendosela in gola e ingozzandosene, con un verso gorgogliante <strong>di</strong> trionfo. Fu allora che<br />

Gherardo si mosse e abbatté la sua spada sul suo capo immondo, dall'alto in basso<br />

trapassandolo, spaccandone le ossa sotto il ferro e scendendo a ficcarglielo in fondo infino<br />

all'altezza degli occhi.<br />

Sapevamo bene noi, per le molte imprese condotte e per aver visto feriti e morti comuni<br />

a centine, che il corpo dell'uomo <strong>di</strong>pende dalla sua cervice e che ferire o solo intaccarne<br />

questa parte, porta a scatti repentini, dolori, paralisi e tormenti. Sapevamo anche che,<br />

qualsiasi sia la durezza e la tempra <strong>di</strong> un guerriero, pure il più barbaro dei mangiatori <strong>di</strong><br />

uomini saraceni al dolore fitto <strong>di</strong> una lama sarebbe dovuto saltare in<strong>di</strong>etro o si sarebbe<br />

mosso a scansarsi o avrebbe compiuto brivi<strong>di</strong> e singulti e si sarebbe allontanato, magari<br />

guaendo e rantolando come cane.<br />

Ma così non accadde quella volta. Fermo era il braccio <strong>di</strong> Gherardo e la sua lama fatta <strong>di</strong><br />

pesante ferro. Eppure appena il suo colpo si abbatté su quel demonio, fracassandogli le<br />

cervella, quello parve nemmanco avvertirlo, come se fosse stata carezza inferta da mano <strong>di</strong><br />

fanciulla che reggesse per arma <strong>di</strong> un fiore lo stelo. Con la lama ficcata nella testa e il<br />

lembo <strong>di</strong> carne insanguinata nella gola, il morto non si piegò e non si alterò in alcun modo,


ma girò solo la capa quanto poté verso Gherardo. Appena la linea ferma della lama gli<br />

impedì <strong>di</strong> girarsi ancora, essa cosa volse oltre il limite lo sguardo nero, con ancora tra le<br />

fauci gocciolanti la carne dell'uomo che avea sotto. Poi tirò su le braccia spezzate e si spinse<br />

per cercare <strong>di</strong> abbrancicare il mio compagno, come già avea fatto del nostro capitano,<br />

mentre il suo verso rintronava e rimbombava come un raglio senza fine. Allora mossi<br />

anch'io la mia spada e gli spiccai la testa dal collo, ed essa si staccò con uno schianto molle,<br />

scivolò dalla lama <strong>di</strong> Gherardo e saltò via senza emettere alcun sangue, rotolando nell'erba.<br />

Tancre<strong>di</strong> intanto a terra rantolava e si contorceva, con la mano a tentar <strong>di</strong> tenere il<br />

sangue che scorreva dalla ferita, senza potersi però nemmanco toccare per il gran dolore.<br />

Né io né Gherardo potemmo in alcun modo aiutarlo, perché egli per la sofferenza, come un<br />

pazzo faceva e si stirava, spingendoci lontano come fossimo ancora il suo persecutore.<br />

Lanciò via la sua spada nell'erba e inarcò la schiena, mentre tutto il vestimento si tingeva<br />

<strong>di</strong> rosso e l'istesso terreno attorno a lui era <strong>di</strong>ventato una pozza <strong>di</strong> liquame.<br />

Ciar<strong>di</strong>no si appressò a noi, che eravamo come allucinati e ci riscosse con la voce. Ci<br />

in<strong>di</strong>cò gli altri due cadaveri ambulanti e li scoprimmo essersi molto avvicinati.<br />

Ingiungemmo al villano <strong>di</strong> restare in<strong>di</strong>etro e badare al capitano e ci muovemmo per colpire<br />

le due carcasse, prima che essi a noi facessero altro assalto.<br />

Il più vicino era quello tra i due che riusciva a trattenersi in pie<strong>di</strong>. Sembrava avere come<br />

la schiena spezzata, eppure tutto il suo muoversi mostrava ardore ferace e scimmiesco,<br />

come se la menomazione e le stesse con<strong>di</strong>zioni del suo corpo non valessero a tenerlo fermo,<br />

ma esso cercasse in ogni modo seguir l'esempio del mostro che lo avea preceduto e rizzarsi,<br />

balzare in avanti e brancicare uno <strong>di</strong> noi. Gli fummo in breve accanto e lo colpimmo al<br />

corpo, buttandolo a terra. Il demonio cadde riverso, ma prese a rotolarsi come verme a cui<br />

è stato troncato il capo, volgendosi e ruotandosi sulla polvere e tra l'erba, senza trovare<br />

pace o ricetto. Continuammo a colpirlo senza perder mai il vigore: dapprima ne


staccammo pezzi <strong>di</strong> pelle e ossa da braccia e schiena, poi riuscimmo a spiccarne dal tronco<br />

i quattro arti e a fracassargli parte del petto e della testa.<br />

All'epoca niuno avrebbe creduto a quel pro<strong>di</strong>gio che ci appariva innanzi agli occhi:<br />

anche in cotal guisa ridotto, il mostro non sanguinava, non soffriva, non gridava pel dolore,<br />

non si fermava e non si arrendeva. Continuava piuttosto a lanciar strepiti e girarsi,<br />

cercando qualcosa per avventarvi il muso. Alzai lo sguardo verso il mio compagno e già<br />

l'odore proveniente da quell'immonda carcassa mi <strong>di</strong>sturbava e stava risalendomi alla<br />

testa, facendomi venire meno. Egli se ne dovette accorgere, perché prontamente mi<br />

ingiunse: «Ristai! Trafiggilo dalla schiena!»<br />

Presi dunque l'elsa con le due mani e la abbattei dall'alto verso il basso contro il tronco<br />

del mostro, passandolo da parte a parte e piantandolo al terreno.<br />

Allora Gherardo mi sospinse ancora innanzi, <strong>di</strong>cendo: «Scostiamoci e an<strong>di</strong>amo all'altro<br />

ché questo infame non si sposterà per un bel tratto.»<br />

Lasciai quin<strong>di</strong> la spada piantata in quel corpo corrotto e lo seguii, mentre egli<br />

raggiungeva l'ultimo dei tre Morti, il quale a sua volta si trascinava verso <strong>di</strong> noi senza<br />

arrestarsi mai, come i suoi due compari. Quei resti umani terrificanti, quell'ossame, si<br />

allungò verso <strong>di</strong> Gherardo, tendette le proprie abiette membra, <strong>di</strong>stese le braccia e cercò <strong>di</strong><br />

sfiorare con le <strong>di</strong>ta i suoi stivali.<br />

Muto e assorto, il mio amico e compagno prese a calciare con forza l'ammasso <strong>di</strong> ossa<br />

che si spingeva tra l'erba. Ruppe le falangi delle mani, spaccò braccia e spalle, calpestò il<br />

demoniaccio con tutto il proprio peso, finché ogni pezzo <strong>di</strong> quella cosa giacque scomposta e<br />

<strong>di</strong>velta sul terreno. Solo il cranio e una parte della schiena si agitavano ancora, attaccate<br />

assieme ma prive <strong>di</strong> alcuna capacità <strong>di</strong> muoversi. Al termine <strong>di</strong> quell'opera silenziosa<br />

Gherardo finalmente parlò, inventando irripetibili bestemmie contro quello che all'epoca ci<br />

parea un pro<strong>di</strong>gio dell'inferno, mentre ancora e senza fine la mascella e le altre ossa del<br />

cranio dello scheletro si volgevano verso <strong>di</strong> noi. Allora egli prese nuovamente la spada e


con tutte le forze colpì più volte la bocca, i denti e le ossa <strong>di</strong> quella testa che ancora si<br />

muoveva, spaccando in minutaglia e schegge tutto quello che faceva opponenza.<br />

Ci guardammo intorno. Non giungevano altri <strong>di</strong> quei mostri dal recinto né da altre zone.<br />

Il miserabile vecchio avea smesso <strong>di</strong> sbattere muraglia e legna e ora solo lanciava le proprie<br />

lamentazioni verso il cielo. Privi <strong>di</strong> fiato e affannati com'eravamo, mentre riprendevamo<br />

respiro e cercavamo <strong>di</strong> comprender cosa era accaduto, <strong>di</strong> nuovo prestammo orecchio alle<br />

sue farneticazioni.<br />

«Il gran giorno del Signore è vicino; Egli è vicino, e si affretta molto; la voce del giorno<br />

del Signore sarà <strong>di</strong> persone che grideranno amaramente e quello sarà giorno <strong>di</strong> angoscia e<br />

in<strong>di</strong>gnazione, <strong>di</strong> tumulto e <strong>di</strong> fracasso, giorno <strong>di</strong> tenebre e <strong>di</strong> caligine, <strong>di</strong> nebbia e <strong>di</strong> folta<br />

oscurità, giorno <strong>di</strong> tromba e <strong>di</strong> stormo, sopra le città forti e sopra gli alti cantoni. Ed Egli<br />

metterà gli uomini in <strong>di</strong>stretta ed essi cammineranno come ciechi e il loro sangue sarà<br />

sparso come polvere e la loro carne come sterchi e i cadaveri saranno come spazzatura in<br />

mezzo alle vie. Con tutto ciò, la sua ira non si calmerà e la sua mano rimarrà <strong>di</strong>stesa!»<br />

I cani ancora latravano e il mastino <strong>di</strong> Tancre<strong>di</strong> abbaiava forte attorno al corpo riverso<br />

del proprio padrone, su cui era piegato anche Ciar<strong>di</strong>no.<br />

Continua...

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